Iodegradabile: il nuovo album di Willie Peyote testimonia che si può fare rap ad alti livelli

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 Uscirà il 25 ottobre “Iodegradabile”, il nuovo album di Willie Peyote. Il rapper e cantautore incide il quarto lavoro discografico per Virgin Record e si rilancia con piena linfa e rinnovato ardore sull’ottima scia dell’apprezzato singolo “La tua futura ex moglie”. La grande novità di questo lavoro è l’introduzione di un’ossatura strumentale che mette in piedi una ritmica armonica decisamente più matura con ampia evidenziazione del groove sempre caro al Peyote. Il disco è stato registrato a Torino con la partecipazione degli ALL DONE, band composta da Kavah, Danni Bronzini, Luca Romeo, Daio Panza, Marcello Picchioni. Le sonorità sono meno black e più rock di richiamo inglese.

Anche i testi del disco fanno capo alla nota vena ironica del torinese. In “Iodegradabile” Willie ritrae un fedele quadro sociale e antropologico complessivo della situazione attuale in Italia spaziando dalla politica alle relazioni interpersonali.

“Questo è un disco sul pezzo. Si parla di tempo: ne abbiamo sempre poco. Parlo quindi della fine della vita, della morte, dei social, del nostro essere costantemente in vendita o in cerca di approvazione. Funzioni se hai likes, visualizzazioni, condivisioni. Tutto deve funzionare subito, non ci diamo il tempo di capire le cose. Mi sento responsabile di ciò che scrivo e penso a tutti i lati da cui possa essere vista e interpretata la mia scrittura. Spero che con questo lavoro possa allargarsi la fetta di pubblico a cui parlo perché parlare solo con chi ti dà ragione non ha senso, vorrei parlare con chi finora non mi ha mai ascoltato. Non voglio fare l’errore che ha fatto la sinistra negli ultimi 30 anni. Se fai il comunicatore devi capire il linguaggio di chi c’è intorno a te. L’ho capito quando facevo il formatore in un call center.

Parlando dei testi vi dico che  “Mango”è il pezzo più rap, prendo spunto dal rap nuovo, la trap se fatta bene, spacca. In”Catalogo” dico: tutto bene quel che finisce. Il concept gira intorno all’idea che siamo tutti sia venditori che acquirenti di noi stessi. In “Mostro”, incentrato sul governo gialloverde quando era ancora in carica, parlo del dissidio tra contenuto di informazione e complottismo.

Per la prima volta in un disco dico “Ti amo”. L’ho fatto perché ero innamorato, forse lo sono ancora ma non sono il tipo da dichiararlo. Sono nichilista, cinico ma è anche vero che se per un giorno sono felice non vedo perché non possa dirlo solo per scontentare qualcuno. In questo caso ho provato a mettere in piedi anche un progetto di vita senza riuscirci per cui non escludo che nel prossimo album metterò questo fallimento nero su bianco (ride ndr).

Video: La tua futura ex-moglie

Tra i miei cardini di riferimento c’è un unico vero obiettivo: far muovere culo e cervello contemporaneamente. Ho sempre pensato che ai concerti ci si debba divertire e infatti ho scritto questo album pensando proprio al tipo di reazione che avrebbe avuto chi l’avrebbe ascoltato live. Spero che la gente abbia voglia di ballare oltre a cantare. Questa volta nei live ci sarà una band e anche se non siamo ancora settati, posso garantire che il groove non mancherà. La combo basso-batteria è imprescindibile. Sfatiamo il mito secondo cui il rap non può viaggiare di pari passo alla cultura. Si può fare rap a livelli alti, bisogna capire se e come cambiare il linguaggio per arrivare alla gente in modo efficace. La cultura non deve essere per forza pesante, a me per esempio diverte dire parolacce per stemperare la tensione. Non voglio essere così vecchio da non capire la musica dei miei coetanei. Nella musica cerco di far riflettere i ragazzi, nessuno è privo di un diritto, tutti vanno educati a usare lo stesso. In me ci saranno sempre gli artisti che mi hanno forgiato: da Giorgio Gaber, a Frankie Hi- NRG e Daniele Silvestri. In questo disco, ad esempio, c’è un chiaro e nitido riferimento a Pino Daniele. Poi ci sono tanti richiami ai libri che ho letto e ai comici che ho guardato.

Se ragiono più ad ampio raggio, ci sono giorni in cui mi sveglio e penso che la gente davvero non abbia speranza, non voglio però che questo sia l’unico pensiero. Smettere di sperare equivarrebbe a morire”.

Raffaella Sbrescia