Colapesce e Dimartino live all’Alcatraz di Milano: il live report del concerto

Un bagno di folla all’Alcatraz di Milano per Colapesce e Dimartino ha avuto luogo lo scorso 5 dicembre in occasione del loro concerto meneghino. I due cantautori siciliani, reduci dalla pubblicazione dell’album “Lux Eterna Beach”, conquistano il pubblico con un live tirato, muscolare che non si perde in orpelli e lazzi ma va, bensì, dritto al sodo. Massiccia è, difatti, la sostanza testuale, linguistica, filosofica che permea la scaletta del duo che, chiaramente, coglie l’occasione per prendersi la libertà di esprimere al meglio la propria estetica musicale veleggiando dal pop al post rock senza soluzione di continuità. Leggerezza e moralismo s’intersecano divertendo ma anche stordendo il pubblico che si lascia quindi trasportare sulle onde di uno sciabordìo emotivo dolce e succulento.

La scaletta del live è articolata: metafisica e retorica lasciano trasudare fili di inquietudine esistenziale, stralci di ironica derisione intaccano la deriva socio-culturale in cui siamo impantanati da un paio di decenni. L’introspezione lascia spesso spazio al sorriso, a tratti amaro, a tratti squisitamente rilassato.

Surreale pensare che i due successi sanremesi “Musica leggerissima” e “Splash” abbiano spalancato le porte mainstream a due penne affamate di vita e di emozioni che, da anni, regalano perle cantautorali di spessore. La formula vincente ha attecchito tra grandi e piccini ma sono i cultori della bellezza linguistica che apprezzano fino in fondo le molteplici sfaccettature che rendono i testi di Colapesce e Dimartino delle miniere da cui estrarre suggestioni, visioni e rimandi generazionali.

In scaletta trovano posto i brani  dell’ultimo album ma anche quelli tratti da “i Mortali”.  Tra tutti citiamo Luna araba”, “Sesso e architettura”, “Considera” e “Noia mortale, “Ragazzo di destra”, “Rosa e Olindo”, “Il cuore è un malfattore”, L’ultimo giorno”. Ospite a sorpresa sul palco anche Joan Thiele, che propone live il duetto inciso in “Lux Eterna Beach”: “ Forse domani”. Molto significativo l’omaggio a Ivan Graziani grazie al brano “I marinai”, donato dalla famiglia del cantautore a Colapesce e Dimartino che ne hanno recuperato alcune registrazioni vocali. Il brano è stato eseguito dal vivo durante il concerto insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, che ha illuminato il pubblico con la sua grazia vocale.

“Siamo le cicale, le cicale e anche se non ci piace, continuiamo a cantare pure nel dolore, sotto questo rumore”, cantano Colapesce e Dimartino che, da soli o insieme, si confermano una felice certezza all’interno del panorama musicale italiano.

Raffaella Sbrescia

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Canzoni Per Gli Altri Live: il report del concerto di Federica Abbate alla Santeria Toscana di Milano

Federica Abbate si è esibita sul palco della Santeria Toscana di Milano, in occasione del “Canzoni Per Gli Altri Live”, una speciale data evento, prodotta da Vivo Concerti , in cui la cantautrice ha presentato non solo i brani tratti dal suo omonimo album pubblicato il 22 settembre 2023, ma anche alcuni dei numerosi successi scritti in collaborazione con importanti artisti della scena musicale italiana.

Federica, visibilmente emozionata, ha colto l’occasione di questo suo primo vero concerto per raccontarsi e mettere a nudo tante sue fragilità emotive ma anche per mettere in evidenza lo spirito di resilienza con cui si è misurata in svariate occasioni della sua vita.

Federica Abbate racconta di sè e di quando, da adolescente, era una ragazzina molto sensibile che scriveva canzoni e non riusciva gestire i picchi delle emozioni negative e di quelle positive. La Federica adulta dedica quindi il concerto alla se stessa piccina dicendole che è giusto che queste emozioni trovino una naturale via di espressione e che, una volta che si è finalmente trovato il modo corretto per esprimerle, queste sono destinate a diventare un qualcosa di speciale.

Le canzoni per gli altri racchiudono cose della vita, anche mai dette a nessuno. Le nostre verità attraverso le voci degli altri parlano di noi ed ecco che con questo album e con questo concerto, Federica vede sbocciare il suo sogno e raccogliere i frutti del suo multiplatino lavoro di autrice. “Avere a che fare con i sogni è complesso, racconta Federica, questo album è la risposta alla domanda se volevo fare veramente questo percorso”.

Sembra surreale percepire quanti dubbi si siano instillati nella testa di Federica e quante tortuosità abbia dovuto affrontare proprio lei che, con la sua penna è riuscita a vestire, colorare, illuminare i testi di tanti artisti, anche diversi tra loro, entrandoci in forte empatia, non solo professionale ma anche e soprattutto umana.

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Ne sono una riprova i numerosi featuring che compaiono non solo nel disco ma anche e soprattutto sul palco. Tra tutti citiamo gli ospiti del live: Nashley sulle note di “Sorry” per cantare delle stupide vite d’artista. Shade l’ha accompagnata su “Se non fosse”, Franco 126 per “La cuenta”, Matteo Romano in “Sogni prima di dormire” e a chiudere “Grandine” con Alessandra Amoroso che, tra l’altro, si è resa protagonista di una vera e propria attestazione di stima e gratifica professionale nei confronti di Federica che inevitabilmente, l’ha ringraziata emozionata.

Per il pubblico è stata sicuramente un’occasione unica per scoprire dal vivo la versatilità e il talento cantautorale di Federica Abbate, soprattutto durante il medley piano e voce in cui l’artista si è esibita sulle note di alcune delle numerose hit che negli anni hanno avuto un grande successo: “Due”, scritta per Elodie, “Supereroi” per Mr Rain, “Una volta ancora” cantata da Ana Mena e Fred De Palma e “Niente canzoni d’amore”, cantata da lei stessa con Marracash.

 Il concerto si chiude con una lunga lista di ringraziamenti che Federica si era diligentemente appuntata a margine della scaletta. Alla fine il ringraziamento più importante, la cantautrice deve farlo a se stessa per non aver mai smesso di scrivere, donarsi e donare luce agli interpreti ma soprattutto a chi ama la musica e vibrare di emozioni, senza confini né categorizzazioni. Ad majora Federica, che tu possa spiccare il volo come meriti.

 Raffaella Sbrescia

E ora balla con me: la poliedricità di Elodie irradia di sensuale leggerezza il Mediolanum Forum di Milano

Lo show di Elodie è arrivato al Mediolanum Forum di Milano riempendolo in ogni suo anfratto per due sold out sonori e pregni di significato. Reduce dalla pubblicazione dell’clubtape Red Light dello scorso 6 ottobre, Elodie porta tutta la sua essenza sul palco mettendo a punto ogni minimo dettaglio dei 5 blocchi che compongono una performance matura, complessa, versatile e fortemente improntata a rimarcare la sua potente unicità. Molteplici sono infatti le forme espressive  con cui Elodie si misura sempre con grande coraggio e impegno. La sua tangibile voglia di mettersi in discussione si riversa in variegate modalità ma il minimo comun denominatore è sempre contrassegnato dalla linearità con cui Elodie raggiunge risultati di elevato spessore performativo.

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foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Il suo nuovo live, scandito, tra l’altro, anche da ben quattro cambi d’abito con creazioni custom made di Atelier Versace, dura circa 90 minuti, si apre sulle note “Purple in the sky” e continua con ”Strobo”, “Guaranà”, “Nero Bali”, “Andromeda” attraversando un andirivieni temporale del tutto pensato in funzione dell’efficacia in termini di ingaggio da parte del pubblico astante. In forte risalto anche e soprattutto la libertà con cui Elodie mette in risalto la propria sensualità sancendone un’importanza di rilievo in termini di affermazione identitaria ed espressiva. Elodie trascende i limiti ma soprattutto i pregiudizi, attinge dal suo vissuto a piene mani riuscendo a ritararne i contorni adattandoli ad un contesto glam e patinato in cui 11 danzatori la valorizzano e la incorniciano sotto la supervisione di Irma di Paola e Francesco Cariello.  A dare valore aggiunto al progetto, c’è la collaborazione di Elodie con (RED), organizzazione no-profit fondata nel 2006 da Bono e Bobby Shriver che si avvale dell’aiuto dei personaggi e brand più iconici per creare prodotti ed esperienze al fine di raccogliere fondi per contrastare le crisi sanitarie globali. Ad oggi, (RED) ha generato oltre 750 milioni di dollari per il Fondo Globale, uno dei maggiori finanziatori al mondo della salute globale, aiutando più di 245 milioni di persone. Elodie darà il suo contributo alla causa  donando il 100% dei profitti derivanti dalla vendita della t-shirt (RED) LIGHT per sostenere gli sforzi di (RED) nel portare programmi sanitari salvavita a donne e ragazze nell’Africa subsahariana.

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foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Lo spessore culturale cammina perciò a braccetto con ballo, leggerezza e spettacolo. Elodie lascia tutti a bocca aperta con un paio di riuscite incursioni sul palo da pole dance, omaggia Raffaella Carrà con un bel medley rivisitato e infine chiama sul palco l’iconico e, ormai amico, Marco Mengoni, il cui ingresso  on stage viene sancito da un vero e proprio boato del pubblico. Il ritmo è fluido così come la sensazione di brillante leggerezza che accompagna lo scandire della scaletta che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in risalto  le numerose collaborazioni di successo che si sono intervallate negli anni, così come i successi sanremesi. Il dado è tratto Elodie, la prossima sfida all’orizzonte è lo Stadio. Staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

ELODIE SHOW 2023 – 20 NOVEMBRE @MEDIOLANUM FORUM

PURPLE IN THE SKY

DANSE LA VIE

STROBO

GUARANÀ / NERO BALI

OK. RESPIRA

ANDROMEDA

VERTIGINE

AMERICAN WOMAN

PENSARE MALE

A FARI SPENTI

RED LIGHT

GLAMOUR

ELLE

EUPHORIA

ASCENDENTE

LONTANO DA QUI

LA CODA DEL DIAVOLO

MAI PIÙ

BOY BOY BOY

TRIBALE (a far l’amore)

CICLONE

DUE

PAZZA MUSICA con Marco Mengoni

NO STRESS con Marco Mengoni

MARGARITA

BAGNO A MEZZANOTTE

 

Klangphonics live alla Santeria di Milano: l’esordio italiano del trio tedesco è un successo.

I Klangphonics sono un trio tedesco che produce ed esegue musica elettronica dal vivo utilizzando una combinazione di elementi elettronici, strumenti acustici ed elettrodomestici. Ieri 13 ottobre 2023 alla Santeria di Viale Toscana a Milano, il gruppo ha portato per la prima volta in Italia le sue peculiari sonorità house dal vivo con un concerto sold out. Preceduti da un energico dj set del tastierista Markus Zunic, i Klangphonics si sono cimentati in un saliscendi sonoro che ha virato dalla deep house alla techno melodica. La miscela perfetta del trio è data dall’insieme di batteria, chitarra e percussioni fusi con sintetizzatori e sequencer.

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La performance è molto dinamica e variegata, l’atmosfera è quella di un club e l’energia è di tipo deflagrante. Il piglio è ondulatorio ma costante. Dalla pubblicazione dell’ep di debutto, ‘Songs To Try’, alla fine del 2021, i Klangphonics hanno creato un rapporto virtuale con una fanbase sempre più ampia utilizzando i social media in modo creativo e originale. I loro caratteristici video che combinano la musica techno-house con strumenti acustici hanno infatti guadagnato milioni di visualizzazioni e ottenuto l’approvazione di produttori famosi come Boris Brejcha o Victor Ruiz. Dal vivo piglio, carisma e sudore fluttuano tra una traccia e l’altra, senza soluzione di continuità, il pubblico è entusiasta e partecipe in un fluido scambio di energie primordiali.

L’esordio italiano dei Klangphonics è un successo, ora non gli resta che portare la loro musica techno dal vivo nei locali di tutta Europa.

Raffaella Sbrescia

Muse allo Stadio San Siro di Milano: il live report del concerto

La notte dei Muse allo Stadio San Siro di Milano inizia con il riscaldamento rock dei Royal Blood. Un’ora di set ispirato all’hard rock inglese anni ’70 che mette subito in chiaro le premesse: stasera si fa sul serio.

Alle 21.23 ecco i protagonisti dello show comparire sul palco: i Muse ci proiettano subito in uno spazio temporale ambientato nelle atmosfere del loro ultimo album Will of the people in cui la resilienza dei ribelli diventa emblema di tutto il concept del concerto. La triade britannica composta Matt Bellamy, Chris Wolstenholme  Dominic Howard aggiunge il polistrumentista Dan Lancaster alle tastiere per un live tiratissimo con pochi interventi extra e costellato di luci piazzate su tutti gli elementi strategici: dagli strumenti, alle maschere indossate, agli outfit, a quelle piazzate sotto e sopra il pavimento, molto più simile a una graticola su cui bruciare nel fulgore della notte.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

La scaletta inizia con la title track “Will Of The People“ mentre l’acronimo del titolo prende letteralmente fuoco a tempo di riff sulle teste dei Muse. A seguire il ritmo rimane sostenuto con  “Hysteria” prima e con “Psycho” poi. La ormai nota cura per i dettagli è un marchio di fabbrica in casa Muse eppure l’audio a San Siro non è davvero all’altezza delle aspettative.

Un’altra evidenza palese è la risposta del pubblico rispetto all’esecuzione dei brani tratti dall’ultimo album di fronte ai grandi classici: la sequenza di “Compliance”, “Thought Contagion” e “Verona” scorre via senza particolari guizzi. La chiosa dei coriandoli rianima il parterre che esplode sulle note di  “Resistance”, tanto per ribadire quale sia la “Volontà del popolo”. Bisogna però sottolineare che le canzoni dei dischi precedenti sono state inglobate in un concept show organico che segue una trama ben precisa. Il  rock distopico e antisistema  dei Muse viene declinato in uno show spettacolare, ricco di effetti speciali, con scenografie molto impattanti e a tratti perturbanti. I riff di chitarre elettriche e i cori di protesta rappresentano la metafora con cui incarnare il rancore dei rivoluzionari che animano i video e le canzoni dei Muse. In “You Make Me Feel Like It’s Halloween” prende vita mentre la maschera del personaggio animato alle sue spalle dei Muse. I volti di Jason Voorhees, Freddy Krueger, Ghostface, della bambola assassina Chucky, di Saw L’Enigmista e di altri serial killer dell’immaginario cinematografico si alternano colpendo allo stomaco.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

A seguire “Madness” e poi la spettacolarità massima con “Time Is Running Out” e la potente “Plug In Baby”. Molto ricca anche l’esecuzione di “Won’t Stand Down” e  “Supermassive Black Hole”. A chiudere il concerto c’è “Knights Of Cydonia” con l’irrinunciabile tema de L’uomo con l’armonica di Ennio Morricone a fare da intro. Le due ore di rock serrato dei Muse si concludono così: 27 canzoni (sette dall’ultimo disco) con il busto di un Satana rivoluzionario a sovrastare il palco. Il messaggio è come sempre passibile di plurima interpretazione. La certezza è che il rock dei Muse è vivo e splende in mezzo a noi.

Raffaella Sbrescia

Lazarus al Piccolo Teatro Strehler di Milano: la recensione

La prima rappresentazione di Lazarus, opera di teatro musicale, scritta da David Bowie poco prima della sua scomparsa insieme al drammaturgo irlandese Enda Walsh, andò in scena il 7 dicembre 2015. Quella fu anche l’ultima apparizione pubblica di Bowie, che sarebbe scomparso appena un mese dopo (il 10 gennaio 2016). Lo spettacolo, in scena al Piccolo Teatro Strehler di Milano, fino a oggi 28 maggio 2023, vede la regia del direttore di Ert Valter Malosti, che ne ha curato la versione italiana. Nel ruolo del protagonista Thomas Newton c’è il poliedrico Manuel Agnelli, cantautore e storico frontman degli Afterhours, che ancora una volta dimostra la propria versatilità approdando al teatro. Ad affiancarlo, tra gli altri, la cantautrice e polistrumentista vincitrice della XIV edizione di X-Factor Italia Casadilego e la danzatrice Michela Lucenti. Il ricco cast di 11 interpreti vede sul palco anche numerosi giovani attori/cantanti di talento: Dario Battaglia, Attilio Caffarena, Maurizio Camilli, Noemi Grasso, Maria Lombardo, Giulia Mazzarino, Camilla Nigro, Isacco Venturini.

Il valore aggiunto dello spettacolo sono sette esperti musicisti della scena musicale italiana: Laura Agnusdei, Jacopo Battaglia, Ramon Moro, Amedeo Perri, Giacomo «Rost» Rossetti, Stefano Pilia, Paolo Spaccamonti. Il progetto sonoro e la produzione musicale sono di Gup Alcaro. La produzione esecutiva di Emilia Romagna Teatro Ert/Teatro Nazionale è realizzata insieme a importanti Teatri Nazionali: Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale e al Lac Lugano Arte e Cultura.
Il palco si riempie di cinque schermi distribuiti seguendo altezze differenti e di una piccola scatola soprelevata, un luogo altro, proiezione di un sogno, di un ambiente diverso dalla casa del protagonista o della sua stessa mente. Su una pedana rotante, ci sono una poltrona e un tavolo/tastiera, ai lati, due scalinate per accogliere i musicisti che scandiscono questo viaggio il cui filo rosso è proprio costruito sulla base di diciassette canzoni di Bowie interpretate con originalità, struggimento e intensità.
Apparizioni sovrapposte, diventano la materia scenica in cui si muove il profondo senso di solitudine del protagonista che alla fine della propria esistenza, anela un ritorno impossibile verso le stelle, una utopica speranza che si muove tra stallo e desiderio: due forze uguali ed opposte costringono lo spettacolo a una tensione frammentaria, a una narrativa che salta dal senso di oppressione di Newton alle varie situazioni esterne che si delineano in parallelo a quelle del protagonista, che si confronta e lotta con i fantasmi dei propri ricordi e le proiezioni delle proprie paure.
Bowie utilizza quindi il personaggio di Newton per veicolare una serie di temi costanti nella sua musica e li pone a confronto con questo mondo che ci soverchia e ci annichilisce senza mai smettere di ammaliarci. Nonostante tutto.

Raffaella Sbrescia

Solomun al Fabrique di Milano: tutto pronto per il fuoriclasse della consolle

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Nuove visioni, nuovi sguardi, nuove prospettive al Fabrique di Milano con il progetto Vision. Dopo Peggy Gou, la venue milanese, accoglie la Milano Fashion Week con il fuoriclasse della consolle Mladen Solomun che, da oltre un lustro, rappresenta un riferimento assoluto per il suo sound. Le sue selezioni musicali sono un must a Ibiza ma anche in tutti i Festival che contano come Coachella, Exit e Time Warp.  In scaletta naturalmente anche le tracce del suo ultimo album “Nobody Is Not Loved”, uscito lo scorso anno e al quale hanno collaborato tra gli altri Jamie Foxx,  Zoot Woman, Planningtorock, ÄTNA, Annie Clark (ovvero St. Vincent) e Tom Smith degli Editors.
A settembre la programmazione di Amnesia Milano continuerà con Black Child, Frank Storm, Davide Seggio (sabato 10), Leon e Blacksun (sabato 17), Nina Kraviz, Richey V e Simone Zino (sabato 24). Altro appuntamento a settembre a cura di Amnesia Milano, martedì 23 settembre Sven Väth al Just Cavalli.

La trasversalità poliedrica di Stromae incanta Milano. Il report del concerto

Stromae si è esibito sul palco dell’Ippodromo SNAI San Siro, nell’ambito del Milano Summer Festival, per l’unica data in Italia del 2022. On stage alle 21.30, con mezz’ora di ritardo, due opening acts di Rhove e Margherita Vicario, una area vip ricca di colleghi musicisti e cantanti, l’artista belga catalizza l’attenzione del pubblico con la sua consueta eleganza. Lo show è curato nei minimi dettagli sia da un punto vista tecnico che coreografico. Una serie di bracci robotici cambia gli schermi ai led creando scenari sempre diversi, un avatar formato cartoon dello stesso Stromae ricostruisce la storia di Stromae fornendo la possibilità all’artista di rivivere ciò che ha scritto e al pubblico di conoscerne la più intima essenza.

 

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In un’ora e mezza di concerto, Stromae parla spesso con il pubblico, prova a cimentarsi con qualche parola di italiano, chiede spesso al pubblico come sta, si lascia andare a cantare su una poltrona mostrandosi a completo agio. L’artista alterna le super hit FormidableTout Les Memes e Papaoutai a brani che toccano corde molto delicate; su tutte L’enfer, testimonianza di una “sindrome da burnout”. Si va dagli ultimissimi brani di Multitude, a quelli del celeberrimo Racine Carrée. Sulle note di Santè, l’artista si concentra sugli addetti ai lavori ringraziandoli, a memoria, uno ad uno, così come accadrà anche nei titoli di coda. Il gran finale arriva con Alors on Dance ma prima di congedarsi, Stromae regala al pubblico una versione di Mon Amour cantata a cappella con i suoi musicisti testimoniando una volta di più un animo gentile e una trasversalità poliedrica che abbraccia l’arte a tutto tondo.

 Raffaella Sbrescia

 

 

Setlist

Invaincu

Fils de joie

Tous les mêmes

Mon amour

La solassitude

Quand c’est ?

Mauvaise journée

Bonne journée

Papaoutai

Ta fête

Pas vraiment

Formidable

Riez

L’enfer

C’est que du bonheur
Play Video

Santé
Bis:

Alors on danse
18. Mon Amour

Il trionfo di Marco Mengoni allo stadio San Siro di Milano.

“Tredici anni fa non lo avrei mai immaginato. Se sono qui è colpa vostra”, dice Marco Mengoni, tra le lacrime di commozione e di gioia pura, ai 54 mila spettatori di San Siro accorsi per il suo primo concerto allo Stadio. Chiunque di noi fosse presente durante il primo tour del cantautore di Ronciglione nel 2010, non avrebbe potuto fare altro che piazzarsi nel prato gold e godersi ogni singolo attimo di questo traguardo così importante e altrettanto meritato. E così è stato.

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Nell’arco di questi anni Marco ha saputo costruirsi un’identità artistica completa, variegata e di spessore e tutto questo ha voluto e potuto metterlo in uno show di grande impatto sia emozionale che scenico. L’entrata avviene direttamente dalla parte del pubblico, il primo brano è l’emblematico “Cambia un uomo”, tratto dall’ultimo album in studio “Materia-Terra”. Il palco, immaginato come una cavea e dotato di un cubo mobile, che in diversi momenti ha portato Marco tra il pubblico, è frutto della collaborazione con Black Skull, gli inglesi Dan Shipton, Ross Nicholson, Jay Revell, Paul Gardner, alla loro prima esperienza italiana.

Il palco di #MARCONEGLISTADI prende vita anche questa volta dai disegni di Marco stesso e muove dalle atmosfere e dalle suggestioni creative del suo ultimo disco Materia (Terra), l’idea è amalgamare elementi tipici dello staging delle iconiche trasmissioni musicali televisive e radiofoniche degli anni 70 con le dimensioni degli stadi. “Quando ho cominciato a fare i primi schizzi del mio palco ho pensato che avrei voluto riprodurre l’atmosfera calda e avvolgente degli show musicali degli anni 70. Le atmosfere black mi accompagnano da sempre e anche le reference visive di questo tipo per me sono importanti. Volevo che la mia band fosse sempre ben presente in scena, perché suona in maniera incredibile e la musica deve stare al centro di questo show. La sfida era portare in uno stadio le sonorità del mio ultimo disco nel loro ambiente naturale: i club di quegli anni, far sentire quella energia e quella fusione tra musica ed emotività, far uscire il soul e amplificare quella sensazione per tutti gli spettatori che ci sono in uno spazio così grande. Volevo raccontare la connessione con il mio pubblico, come lo show sia un momento collettivo in cui convergono le storie personali di tutti. Per questo era importante stare quanto più possibile al centro del pubblico, vedere negli occhi quante più persone possibile e quindi, con i Black Skull, abbiamo pensato al palco centrale come ad una cavea in cui possa stare al centro della mia band e al palco centrale con il cubo che si alza e mi porta ancora più e in mezzo allo stadio.”

Una passerella, lunga 24 metri, conduce al palco circolare che troneggia nel parterre e che cela un cubo in grado di avvolgere, scoprire ed elevare Marco fino a 5,5 metri d’altezza al centro del prato, “nel cuore dello stadio”, con la possibilità di proiettare sui 4 lati visibili al pubblico immagini ad altissima definizione, grazie ai 4 proiettori laser da 35k ansi lumen.

A completare lo staging tre schermi ad altissima definizione, per un totale di 250 mq di LED utilizzati come “vasi comunicanti” per tutta la larghezza del main stage per dare dinamicità e continuità anche alla parte video, in grado di esaltare i visual scelti e, soprattutto, le riprese live che mixano e sovrappongono immagini di Marco della band e pubblico, studiate per raccontare con forza la fusione tra palco e spettatori durante questo show.

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Lo show è diviso in tre grandi blocchi tematici e si passa dal punk rock al funky al soul, pop, alla dance. Visual, led, fiamme. Il cerchio luminoso in alto dal peso di una tonnellata, coriandoli, fasci di luce, ma soprattutto una voce immensa, capace di volare altissimo e di fissarsi nel cuore. Ventisette sono stati i brani in scaletta, intervallati da diverse ovazioni di un pubblico coinvolto, emozionato, divertito. Marco catalizza l’attenzione su di sé, ad accompagnarlo ci sono Giovanni Pallotti alla direzione musicale (anche basso, synth e programmazione), Peter Cornacchia (chitarre), Massimo Colagiovanni (chitarre), Davide Sollazzi (batteria, batterie elettroniche), Benjamin Ventura (pianoforte, piani elettrici, synth), Leo Di Angilla (percussioni, ritmiche elettroniche), Adam Rust (organo, synth), Moris Pradella (backing vocalist, direzione cori, chitarra acustica), Yvonne Park (backing vocalist), Elisabetta Ferrari (backing vocalist), Nicole di Gioacchino (backing vocalist), a cui si aggiungono durante alcuni brani Francesco Minutello (tromba), Alessio Cristin (trombone), Elias Faccio (sassofono). Un club anni ’70 in cui perdersi, ballare a più non posso, lasciarsi incantare dalla bellezza, dalla varietà di intenti, contenuti, idee, ispirazioni che questo ragazzo ogni volta traduce in emozioni. Il viaggio tra presente e passato di questi 13 anni è lungo, intenso,  volte nostalgico, altre gudurioso. Da sempre con Mengoni si gode e si piange allo stesso tempo, ed è per questo che esserci diventa irrimediabilmente restare. Molto toccante il monologo incentrato sull’importanza delle parole e sul concetto di indifferenza. In questo percorso di crescita, Mengoni ha spesso dimostrato di quanto la sua sia una ricerca a tutto tondo: che si tratti di musica, ambiente, cultura, Mengoni s’interseca a più livelli in questi tempi difficili e riesce a fare suoi concetti universali su cui poter fare leva in qualunque contesto.

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Che sia in un completo over size Marni, in canotta metallica e boots seventies e camicia Versace, nell’incantevole total white Valentino, Marco Mengoni tiene catalizzata l’attenzione su di sé. Tra i brani in scaletta che più di altri hanno spiccato per intensità interpretativa ci sono “Cambia un uomo”, “Proteggiti da me”, “Luce”, Ti  ho voluto bene veramente”, “Guerriero. Il picco adrenalinico su “Pronto a correre”  e “Io ti aspetto”. Sulle note di “Buona vita” l’artista si congeda ma è solo un arrivederci per rinnovare la magia nei palazzetti di tutta Italia.

Raffaella Sbrescia

#MARCONEGLISTADI_SET LIST

 

Cambia un uomo – (Materia (Terra)_2021)

Esseri Umani – (Parole in circolo_2015)

No Stress

 

Voglio – (Atlantico_2018)

Muhammad Alì – (Atlantico_2018)

Psycho Killer – (Dove si vola_2009)

Credimi Ancora (Re matto_2010)

Mi Fiderò (feat. Madame) – (Materia (Terra)_2021)

Solo Due Satelliti – (Le cose che non ho_2015)

 

Luce – (Materia (Terra)_2021)

Proteggiti da me – (Marco Mengoni Live_2016)

Parole In Circolo – (Le cose che non ho_2015)

L’Essenziale – (Pronto a correre_2013)

Non Passerai – (Pronto a correre_2013)

Onde – (Marco Mengoni Live_2016)

 

Sai Che – (Marco Mengoni Live_2016)

Hola – (Atlantico_2018)

Ti Ho Voluto Bene Veramente – (Le cose che non ho_2015)

Duemila Volte – (Atlantico On Tour_2019)

Come Neve – (Oro Nero Live_2018) / Venere e Marte (2021)

In Un Giorno Qualunque – (Re matto_2010)

Guerriero – (Parole in circolo_2015)

 

Ma Stasera – (Materia (Terra)_2021)

Pronto a correre – (Pronto a correre_2013)

Io Ti Aspetto – (Parole in circolo_2015)

 

Buona Vita – (Atlantico_2018)

Alessandro Mannarino live al Fabrique di Milano: il racconto di un rituale magico e travolgente

Dopo anni di estenuante attesa, Alessandro Mannarino è tornato sul palco del Fabrique di Milano per la prima delle tre date milanesi del suo nuovo tour. Il viaggio live che l’artista propone si muove tra terre vergini, orizzonti misteriosi e spiriti magici. I protagonisti di questo percorso sono la donna, la natura, l’irrazionale profondo, il corpo e una ritmica ossessiva che rimanda agli ancestrali rituali trance-genici. A contraddistinguere il concerto ideato da Mannarino è una ricerca musicale profonda, completa, totalizzante. Natura, patriarcato, animismo, femminilità, rapporto uomo-donna, sono solo alcuni dei temi affrontati dal cantautore, non solo in scaletta ma anche e soprattutto in “V”, il suo ultimo lavoro discografico.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

Suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia introducono il pubblico al rituale live. La voce calda, cavernosa e viscerale di Mannarino è il lasciapassare per accedere ad una dimensione spazio-temporale che conduce l’immaginario in un altrove potente e immaginifico.

Con “Fiume nero” ci si addentra in un luogo dove le leggi della natura primordiale e selvaggia si smuovono tra suoni della natura,  percussioni ancestrali, elettronica e i suoni gutturali degli indigeni dell’Amazzonia registrati dal vivo. A seguire “Agua” prende le mosse dell’immagine di Iracema, la protagonista indigena del romanzo omonimo di José de Alencar, che fa anche da sfondo alla scenografia del concerto.

In un susseguirsi di frasi archetipiche, mentre la musica si arricchisce e si ingrossa come un fiume, il brano avanza inesorabile verso una celebrazione-preghiera alla potenza vitale dell’acqua. E’ la volta di “Apriti cielo” che, come un mantra, libra una preghiera quanto mai attuale: “Apriti cielo. Sulla frontiera. Sulla rotta nera. Una vita intera. Apriti cielo Per chi non ha bandiera Per chi non ha preghiera Per chi cammina Dondolando nella sera”.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

 Il conflitto tra il nichilismo e la lotta al potere del sistema si fa vibrante ne “L’impero” per poi evolversi in modo approfondito  in “Cantarè”: il brano parte da una condizione di solitudine ed evolve in un canto corale. Tra rime in italiano, spagnolo e in romanesco, il pezzo trascina. Canti di rabbia, di rivolta, di resistenza, d’amore, diventano l’ultimo baluardo per superare ingiustizia e delusione.

Frutto della collaborazione con “MEXICAN INSTITUTE OF SOUND” la “BANCA DE NEW YORK” è un esperimento ironico in cui il registro più romanesco e radicale si fonde con un mondo sonoro acido ispirato alle atmosfere del Mississippi.

Il focus su “Lei” restituisce l’immagine della donna come  forza eterna, creatrice, distruttiva, creativa che continua in “Bandida”: la fotografia della ribellione al sistema patriarcale. Sulle  note di “Ballabylonia” il rituale entra nel vivo e si fanno largo immancabili vecchie glorie come “Serenata lacrimosa”, “Tevere Grand Hotel”, “Scetate vajò” e soprattutto “Arca di Noè” che trasforma il Fabrique in un carnascialesco catino.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

Il trittico finale si apre con Mannarino, da solo alla chitarra, che visibilmente emozionato, dice: “Ho pensato tanto a questo momento, non sapevo cosa avrei provato sul palco, ho sentito persino paura, invece è stato più bello di prima. Da questo palco ho visto un altro spettacolo, guardarvi mi ha ripagato di tutto”, subito prima di intonare il poetico brano intimista “Paura”. Sensuale e ipnotica “Statte zitta” lascia il passo alla celeberrima “Me so ‘mbriacato”. Il cerchio si chiude con il pubblico annichilito dal sublime piacere di essere stato parte attiva di un concerto magico e prezioso.

Raffaella Sbrescia

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

Mannarino ph Roberta Gioberti

Mannarino ph Roberta Gioberti

Mannarino ph Roberta Giobert

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