Io Sì (Seen) candidata agli Oscar 2021: Laura Pausini racconta le sue emozioni a cuore aperto

Solo due settimane fa Laura Pausini si è aggiudicata il Golden Globe con Io sì (Seen) premiata per la migliore canzone originale. Ieri, invece, il brano, frutto della collaborazione tra la Pausini, Diane Warren e Nicolò Agliardi, nonché colonna sonora del film La vita davanti a sé del regista Edoardo Ponti con (la madre) Sophia Loren è entrato nella rosa dei cinque brani nominati per la categoria Best Song alla prossima cerimonia degli Oscar. Oggi la cantante ha condiviso tutte le emozioni di questo momento d’oro con la stampa italiana e internazionale.

Mi sento bisognosa di tanta energia e tanta positività. Questa nomination arriva in un momento particolare ed è per tante ragioni controversa rispetto alle difficoltà che stiamo vivendo, proprio per questo il suo valore va al di là della mia musica e della mia persona.

Non so cosa abbia di particolare la mia vita, da quando ho vinto il Festival di Sanremo 28 anni fa, mi chiedo continuamente perché. Da quel giorno è nato dentro di me il desiderio di non volermi accontentare e ho voluto essere una persona disciplinata, impegnata e fare sempre il meglio che potevo. La vittoria del Golden Globe e ora questa nomination sono fatti così grandi che non so come prenderli. A volte mi sento piccola rispetto a queste cose, mi chiedo sempre se sono sicura di volermi prendere queste responsabilità ma poi non riesco a dire di no. È mio dovere nei confronti di questa vita non arrendermi. I premi sono bellissimi però significano anche qualcosa. Ogni volta che si riceve un riconoscimento, significa ogni volta ricominciare e adoperarsi in qualcosa di nuovo. Questo ogni tanto mi spaventa, perché non so se sono in grado, nessuno di noi in fondo lo è. Oggi sono una donna che ha conservato molte cose di quella ragazzina di 18 anni, in questi anni ho anche imparato tanto ma rimane la stessa ansia e anche il mio modo di gioire è rimasto uguale. Il principio di cantare è sempre uguale però attorno ci sono tante cose che non mi immaginavo. Tutti questi cambiamenti negli anni mi hanno spesso spaventata, ogni volta invece di tirarmi indietro mi sono buttata al centro di una nuova sfida. Mi chiedo cosa ci possa essere dopo gli Oscar, forse proprio il mio pianobar degli esordi. Il contesto in cui mi sento sempre più piccola è sicuramente Sanremo, quando vado all’estero la cosa che mi dà più forza è vedere il riconoscimento unanime che arriva nei confronti della mia voce, specialmente dagli addetti ai lavori. Durante i primi anni non capivo perché succedesse tutto a me, sono nata con questa voce, questo rappresenta il mio più grande orgoglio ma implica anche che devo darmi da fare sulla ricerca delle canzoni, dei musicisti, degli autori; un lavoro lungo, bellissimo, complicato che mi dà grinta nonostante la mia fragilità di fondo. Questi traguardi mi danno la voglia di spingere sull’acceleratore che ho dentro di me e vedere se davvero mi merito quello che ho.

pausini

Sarà strano per voi ma quando mi chiama Pippo Baudo sono sempre in ansia, mi sento nervosa. Magari può sembrare assurdo ma sono più tranquilla quando parlo con Beyoncè, mi sono dovuta istruire e capire che le star alla fine sono persone che hanno un talento ed è questo che le rende davanti ai miei occhi delle persone differenti e in quanto tali speciali. I primi 10 anni vivevo con agitazione il fatto di incontrare persone così famose, ci ho dovuto lavorare ma alla fine sono quelle italiane quelle che mi fanno agitare di più. Da due settimane la canzone sta esplodendo in America nella versione in italiano ed è nei primi 30 posti in classifica radio. Sono veramente orgogliosa di tutto questo. Sophia Loren mi ha scelta sapendo che la canzone sarebbe stato il proseguimento del suo messaggio. Da tanti anni cercava di fare un film in grado di trasmettere un messaggio di inclusività e so che teneva particolarmente a questo aspetto. Sentirla farmi i complimenti mi dà così tanta gioia ma mi fa anche sentire in grande contraddizione con quello che stiamo affrontando tutti in questo momento.

Per questo sono convinta che bisogna lavorare duro, bisogna raccontare quello che fai, non ho paura di impegnarmi, so cosa significa darsi da fare, mi rimbocco le maniche anche dopo che ho vinto un Golden Globe. Non può essere solo fortuna, ho fatto un lavoro dentro di me. Magari vi posso non piacere come cantante o come persona ma sono fatta così. All’estero tutto questo non è così anormale, in Italia sento di avere una grande responsabilità, mi sento sempre di dover spiegare il perché, anche a me stessa. Questo è l’unico paese in cui ho fatto un tour negli stadi, il Sud America mi ha formato di più come donna, mi hanno insegnato un modo di essere e di vivere ma i più grandi risultati li ho ottenuti a casa mia. Da due anni non viaggio mentre in genere trascorro a casa circa 20 giorni al massimo. Faccio fatica in questo periodo a sentirmi in equilibrio ma devo essere sempre al top anche se non lo sono. Solo voi italiani mi avete visto come sono a Sanremo, voi mi avete visto dire “Italia abbiamo vinto ancora” perché mi sento orgogliosa di essere italiana ed è questo quello che mi viene in mente in quei momenti di grande gioia.

Video: Io Sì (Seen)

Normalmente non mi preparo dei discorsi per le nomination. Non me li sono mai scritti, anche per autoconvincermi che non avrei vinto. Stavolta mi sono ripromessa che lo avrei fatto se fossi finita nella rosa dei cinque finalisti e questo discorso lo voglio dedicare al mio babbo: ho cominciato con lui quando ero piccola. Mio padre è un musicista, un cantante, ha lavorato nelle orchestre romagnole, tra cui anche quella di Raoul Casadei (che è nei nostri pensieri). Quando ero ragazzina, mio padre ha deciso di provare ad affrontare una nuova sfida, di lasciare la vita nelle orchestre e aprire un piano bar. A casa studiava, preparava tantissime canzoni, il repertorio comprendeva anche quello che il pubblico chiedeva. Spesso stava in garage, provava di tutto, tanti stili ed è lì che ho conosciuto la musica. Mio padre mi ha spiegato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone quando trasmettono un messaggio quando avevo solo otto anni. Non mi ha mai chiesto di cantare ma forse ha semplicemente aspettato quel giorno del mio compleanno in cui gli ho chiesto in regalo un microfono. In quel momento abbiamo iniziato qualcosa di unico insieme. Mio padre mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli, non mi azzardavo neanche a sognare di andare a Sanremo. Nella mia vita volevo fare piano bar e volevo essere la prima donna a farlo. Il mio principio è sempre rimasto cantare e questa nomination la dedico a mio padre, che forse la meriterebbe più di me.

Dedico infine un pensiero a Diane Warren con cui mi sento praticamente ogni giorno da agosto. Ci siamo conosciute molti anni fa quando vivevo a Los Angeles, abbiamo cercato di fare canzoni insieme per dei miei vecchi dischi ma non era mai scattata la scintilla. Questo è il nostro momento, siamo molto gasate, ci scriviamo spesso anche cose del passato, lei è una combattente, non ha nessuna intenzione di perderlo questo Oscar, soprattutto alla dodicesima nomination. Lei è innamorata del messaggio del film per questo crede che questa canzone sia più speciale. Il tema dell’accoglienza è vitale per gli esseri umani; il 70% dei nominati ha una canzone con un tema sociale legato al mondo politico e l’Academy è molto attenta a questo aspetto. Il mondo cinematografico non lo conosco ma mi sono rivolta a un ufficio stampa specializzato che mi sta aiutando a capire come muovermi al meglio. Voglio provare a crederci, a questo punto vamos!

 Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

 

 

Che vita meravigliosa: intervista a Diodato e recensione dell’album

Diodato

Esce oggi “CHE VITA MERAVIGLIOSA” il nuovo album di DIODATO, vincitore del 70° Festival di Sanremo con il brano “Fai Rumore”. In questo lavoro l’artista mette in luce anime diverse e allo stesso tempo complementari. La scrittura cinematografica di Diodato offre l’opportunità di vivere frame di vita vissuta ma anche di immergersi in riflessioni sociologiche di un certo spessore.

A due anni di distanza da “Cosa siamo diventati”, Diodato si mostra particolarmente lucido, ispirato e coinvolgente. In queste nuove 11 canzoni, ci sono passioni e fragilità, amori, solitudini, cadute e rinascite senza mai perdere di vista i rapporti tra esseri umani e le relative barriere invisibili che contraddistinguono un’epoca quanto mai controversa come quella che stiamo vivendo.

Videointervista a Diodato:

Il fatto che Diodato abbia vinto non solo il Festival di Sanremo ma anche il Premio della Critica “Mia Martini”, il Premio della Sala Stampa Radio, Tv e Web “Lucio Dalla” e il Premio Lunezia per il valore musical-letterario di “Fai Rumore”, rappresenta la tangibile testimonianza di un riconoscimento artistico unanime. Antonio Diodato si contraddistingue per aver liberamente scelto di essere un perenne viaggiatore, un navigante felicemente disperso ma mai così a fuoco come adesso. La sua ricerca di verità nascosta nelle persone e nelle cose si rivela in tutta la sua luminosa bellezza all’interno dei suoi testi. Se a questo aggiungiamo il prezioso e fertile contributo musciale del noto produttore discografico Tommaso Colliva per la realizzazione dei nuovi arrangiamenti, tanto ricchi, quanto variopinti e strutturati, capiamo perché possiamo definire “Che vita meravigliosa” come l’affresco estemporaneo dell’essenziale invisibile agli occhi ma percepibile dal cuore. La fragilità, la caduta, il fallimento, la riflessione, la rinascita, l’indagine e la riflessione sono gli assi nella manica di un artista apparentemente malinconico ma estremamente innamorato della vita. L’impegno di Diodato è quello che ci serve per reagire, per riaccendere l’emotività, per cedere all’input evocativo di una voce forte, nitida, avvolgente. Che siano baci o altissime e fragorose onde, ascoltando Diodato non possiamo far altro che abbandonarci felicemente a questo flusso di coscienza vorticoso e sì, meraviglioso.

Raffaella Sbrescia

Nel 2020 Diodato sarà live per la prima volta all’Alcatraz di Milano (22 aprile 2020) e all’Atlantico di Roma (29 aprile 2020) e il 16 maggio rappresenterà il nostro Paese all’Eurovision Song Contest nella città di Rotterdam.

Video intervista a Gero: vincitore del Premio Musica contro le mafie

Gero Riggio è un cantautore siciliano vincitore del premio Musica contro le mafie. Il suo impegno artistico trova il modo di concretizzarsi attraverso un taglio narrativo originale e principalmente positivo. Abbiamo avuto modo di incontrarlo al Festival di Sanremo, di seguito al videointervista completa a cura di: Raffaella Sbrescia

 

Ex-Otago: “Solo una canzone” a Sanremo. Tante emozioni in più in “Corochinato”. Videointervista

Dopo due anni costellati di successi e riconoscimenti, gli Ex-Otago tornano in scena in grande stile. Sarà il palco del Festival di Sanremo e dare inizio ad un nuovo capitolo della carriera della band made in Genova. Il gruppo è in gara con il brano intitolato “Solo una canzone”, apripista del nuovo progetto discografico intitolato “Corochinato” (aperitivo tipico genovese dal 1886. La bevanda del dopolavoro, quella delle persone comuni tanto care gli Ex Otago che, dopo aver pubblicato 6 album, restano fedeli a se stessi e alla loro ben definita identità artistica e umana.

Ex-Otago @ Sanremo

Ex-Otago @ Sanremo

Ribelli, adulti, impegnati contro i luoghi comuni, gli Ex-Otago presentano un lavoro emotivamente intenso, più notturno e ispirato dall’amore raccontato nella sua quotidianità.

In attesa di vederli sul palco, vi ricordiamo l’appuntamento con il “Cosa fai questa notte tour” in partenza il prossimo 30 marzo.

Qui la video- intervista a cura di Raffaella Sbrescia

 

Il Volo festeggia 10 anni di successi nel mondo. “Musica che resta” a Sanremo con un occhio ai Latin Grammy Awards

Il Volo_Credito foto Shipmates (1)

Li abbiamo conosciuti in tv nel 2019 con “Ti lascio una canzone” quando erano dei bambini prodigio, ritroviamo i ragazzi de Il Volo 10 anni dopo in gara al Festival di Sanremo 2019 e con un nuovo album in arrivo intitolato “Musica”.

L’album uscirà in tutto il mondo e sarà accompagnato da un tour mondiale con tanto di 5 date in Giappone tra Osaka e Tokio. Subito dopo ci sarà una tourneè americana a degna conclusione di un anno di grandi celebrazioni.

Il titolo del disco, diciamolo pure, non è esattamente originale, “Musica” è il termine che Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble hanno scelto per per racchiudere l’essenza di un progetto che, pur rispettano in pieno la natura del trio, lascia uno spiraglio di apertura e rinnovamento che non guasta. Presenti anche diverse cover, scelte per mantenere la promessa fatta al pubblico americano, quella di un repertorio pensato per mettere in luce la forza del bel canto. Tra gli inediti “Vicinissimo” gode di un taglio cantautorale con sfumature di note basse che regalano una certa freschezza al brano.

Tornando invece ai festeggiamenti del decennale, uno dei primi appuntamenti importanti per i tre è stato l’incontro con il Papa in occasione della Giornata della Gioventù a Panama.

“Siamo cresciuti con Papa Francesco e lo sentiamo molto vicino a noi, non ci aspettavamo un’affluenza così forte con centinaia di migliaia di ragazzi tanto devoti. Per noi è qualcosa di difficile da spiegare. Un evento simile ha comportato una importante gestione delle emozioni, solo dopo la performance potevamo provare a metabolizzare quanto abbiamo vissuto poco prima. Su quell’altare c’era un’energia particolare, abbiamo messo la nostra arte al cospetto di Dio, vedere i ragazzi che piangevano e pregavano è stato il coronamento di un sogno che portiamo nel cuore. Se poi aggiungiamo il fatto che il Papa si sia ricordato di noi e del nostro Ave Maria inciso apposta per lui e che si sia fatto un selfie con noi, non possiamo davvero pretendere di più!”

Sono allegri, spigliati e desiderosi di raccontarsi i ragazzi de Il Volo che, a proposito del nuovo album Musica, raccontano: “La produzione del disco è di Michele Canova. Il brano che porteremo in gara al Festival “Musica che resta” è stato in parte scritto da Gianna Nannini di cui abbiamo avuto anche il piacere di fare una nostra versione di “Meravigliosa creatura”. In prima battuta abbiamo provinato il brano ma aveva dei suoni poco contemporanei, Canova ne ha cambiato il volto. Nel disco siamo riusciti a racchiudere la rosa dei nostri gusti musicali. Cerchiamo di non tradire la nostra personalità costruita in 10 anni, non è stato facile passare da bambini prodigio a ragazzi quasi adulti. Molti si perdono, la nostra formula funziona e colpisce il cuore della gente ma cerchiamo in ogni caso di evolverci e rinnovarci. Abbiamo scelto di lavorare con Canova per avere un suono contemporaneo, vogliamo dimostrare di non essere solo tenori o cantare solo la lirica. Da piccoli ci dicevano spesso come cantare, ormai da qualche anno abbiamo preso la situazione in mano, cantiamo come piace a noi. Speriamo proprio che questo aspetto venga fuori, Il Volo è anche questo. I concerti e i viaggi intorno al mondo ci hanno fatto capire cosa vuole il pubblico da noi, fuori apprezzano il bel canto. Nel disco abbiamo voluto omaggiare il Sud America registrando “La nave del Olvido”, un classico sudamericano che sarà incluso nella versione in spagnolo dell’album con cui speriamo di ottenere una nomination ai Grammy Awards”.

Il Volo @ Musica

Il Volo @ Musica

Felici di raccontare anche cosa portano a Sanremo e come si è evoluto il loro rapporto in questi anni:”  Al Festival di Sanremo portiamo “Musica che resta”, a 25 anni vediamo l’amore con un occhio diverso rispetto a 10 anni fa, in alcune coppie la musica è l’unica cosa che resta dopo la rottura. Negli altri due inediti abbiamo collaborato con Davide Petrella e Dario Faini per “Vicinissimo” mentre “Fino a quando fa bene” è stata scritta da Tony Maiello. In sostanza conserviamo la stessa voglia di giocare e scherzare tra noi come quando eravamo piccoli, l’amore per quello che facciamo si è trasformato da una grande passione alla nostra vita. La musica è sempre stato tutto, volevamo fare questo fin da piccolini. La musica ci accomuna, lo ha fatto fino ad oggi e lo farà fino a quando avremo vita. Abbiamo vissuto insieme la nostra adolescenza e ci vogliamo tanto bene. Non possiamo piacere a tutti, possiamo capire i pregiudizi ed è giusto che ci siano, molto dipende anche dai gusti personali di chi ci ascolta. Non abbiamo in mente di lanciarci in progetti solisti, non ne sentiamo la necessità perché siamo felici. Sicuramente appoggeremo Piero nel suo sogno di cantare alla prima di un’Opera in un teatro importante, saremo nel palchetto d’onore a fare il tifo per lui. Oltre ad essere amici, siamo fratelli. Speriamo il meglio l’uno per l’altro. Non pensiamo al singolo, siamo Il Volo. Quello che porta prestigio e positività al gruppo si fa”.

Da qui parte Il Volo 2.0.

 

 

 

Diodato e Roy Paci in gara a Sanremo con “Adesso”: amici sul palco e nella vita. Intervista

Diodato e Roy Paci

Diodato e Roy Paci

Diodato e Roy Paci sono tra i 20 big in gara al Festival di Sanremo. Le loro storie musicali sono intrecciate da diverso tempo anche sul piano personale visto che i due sono grandi amici da tanto tempo. I due artisti portano sul palco il brano “Adesso” (Carosello Records) e da oggi sarà disponibile negli e-commerce l’esclusivo 45 giri contenente due versioni del brano: l’originale e la strumentale.

Intervista

Si può  trasformare il presente in eterno?
Diodato: “Adesso” è un brano che ho scritto per ficcarmi in testa un concetto importante: una vita con pochi rimpianti è una vita fatta di tanti momenti, anche banali, ma vissuti intensamente. I momenti migliori li ho vissuti quando ero connesso con me stesso.

Roy Paci: questo brano mi rimanda con la mente a una colonna sonora di un film immaginario. II pezzo ha la figura di una forcella, parte da un pianissimo, per arrivare ad un maestoso finale dato dall’uso di tre ottoni molto rari, flicorni baritoni, che appartengono al suono dei rituali e delle processioni del Sud Italia. L’Orchestra di Sanremo dà ancora più lustro a questo film sonoro.

Quale sarà il contributo di Ghemon durante la serata dei duetti al Festival?
Il flow di Ghemon darà vita ad un mix particolare e inedito sul palco dell’Ariston. Lui che ha rotto gli argini e ha sdoganato le differenze tra generi musicali ha anche scritto e musicato una barra apposta per noi.

Che rapporto c’è tra voi due, invece?
Ci siamo conosciuti in Puglia, siamo diventati amici dopo una jam session in una masseria, abbiamo fatto diverse collaborazioni, siamo una coppia di fatto da un po’ di anni, non c’è nulla di strano in questa collaborazione e non è detto che questa sia l’ultima, le nostre strade si incrociano sempre.

Video: Adesso

Roy, tu che sei un’anima selvaggia, come vivi il Festival?
A Sanremo mi sento fuori luogo, ho un’anima punk e la metto in tutto quello che faccio, in questo momento mi sento felice a tutto tondo. Ho vissuto un anno difficile per diversi problemi familiari. Ora sono innamorato e vivo una frase produttiva molto intensa, forse questo è il periodo più adamantino della mia vita. Sto lavorando non solo per me stesso ma anche per gli altri. Devo ammettere che quando mi metto al servizio dei miei colleghi, vivo un arricchimento personale ancora maggiore, amo curiosare oltre gli steccati.

E tu, Antonio?
Il mio “Adesso” è di apertura. Dentro di me c’è un magma emotivo interiore che fuoriesce, questo è quello che porta anche altre persone a riconoscersi nel brano.

Vale la pena essere qui?
Diodato: Certo, creare la propria musica e farla ascoltare a cosi tanta gente in un colpo solo, è il massimo. Per il resto mi piace il fatto che il destino non sappia dove mi porti.

Roy Paci: Vale la pena stare qui adesso perchè abbiamo mantenuto un’identità e un’integrità musicale nostra, non siamo stati snaturati e questo è un grande privilegio. Personalmente sono uno dei più bastardi a livello musicale, sono difficilmente etichettabile, ogni volta traggo in inganno chi deve scrivere di me. Cosa facciamo noi? Semplicemente musica.

Dopo la partecipazione a Sanremo, Diodato partirà nuovamente in tour con il proprio progetto solista e la sua band mentre Roy Paci riprendà il tour già in corso e ha già assemblato un ricchissimo calendario estivo. Magari i due si incroceranno ancora sulle vie della musica, mai dire mai.

 Raffaella Sbrescia

Luca Barbarossa sul palco di Sanremo con “Passame er sale” presenta l’album “Roma è de tutti”

Luca Barbarossa

Luca Barbarossa

Luca Barbarossa è in gara al Festival di Sanremo con il brano “Passame er sale”, una ballad che interpreta l’amore inteso come legame in grado di scandire la vita a due superando gli ostacoli e la routine quotidiana. Il prossimo 9 febbraio uscirà il nuovo album di inediti intitolato ‘Roma è de tutti’ mentre il 16 marzo 2018 partirà dal Teatro Palazzo di Bari la nuova avventura live in cui il cantautore condividerà con il pubblico i brani di questo nuovo ispiratissimo lavoro.

Intervista
“Roma è de tutti” è il titolo del tuo nuovo disco. Al suo interno pare esserci un messaggio già definito, qual è?

Coloro che ci hanno preceduto hanno fatto grandi cose e dovremmo averne semplicemente rispetto. Roma è un patrimonio universale, dire “Roma è de tutti” significa che perdere Roma sarebbe come perdere un pezzo di noi stessi. L’uso del dialetto romano è inclusivo, intende essere un modo per sentirsi parte di un modo di essere. “Passame er sale” nello specifico esprime una pigrizia espressiva tipica dell’intimità. Il senso di questo lavoro è dare voce alla pancia, alla schiettezza, all’istinto naturale.

Nel disco ci saranno due duetti con Fiorella Mannoia e Alessandro Mannarino. Come mai proprio loro due?
Sono due talenti romani straordinari, nonchè miei grandi amici. Fiorella è un’amica di lunga data, nell’81 lei cantava “Caffè nero bollente” mentre io cantavo “Roma spogliata”. Fiorella ha seguito il disco dall’inizio ed è stata la prima a cui ho fatto sentire le canzoni in versione chitarra e voce. Per questo disco ho scritto le canzoni a raffica, erano anni che non scrivevo con una tale urgenza. Per quanto riguarda Mannarino, gli sono estremamente grato per aver sdoganato la lingua romana con canzoni ben diverse dagli stornelli della tradizione. Alessandro mi ha insegnato a cantare in romanesco senza nostalgismo. Con lui canto il brano “Madur”.

Come motiveresti la scelta del dialetto?
Suono spesso con Ambrogio Sparagna e l’Orchetra Popolare italiana, il dialetto ha scelto me. La prima canzone che ho scritto per questo disco si chiama “Come stai”. La risposta è “Da non morì mai”. Ecco ,questa frase nasce da una situazione piacevole, divertente, estiva, ultimamente si corre sempre di più . Questi momenti in cui ci si ritaglia degli spazi vitali sono sempre più rari e quando li vivi, ti ricordi com’era la vita. Da questa frase è partito un po’ tutto il disco.

Di cosa parli nel brano “La dieta”?
Non si può fare un disco romano senza parlà de magnà. Ne “La dieta” si mischia il cibo con l’amore. Si va dai bucatini cacio e pepe e la picchiapò (bollito ripassato in padella il iorno dopo con cipolla e pomodoro). Il termine indica risparmio e ottimizzazione delle risorse in ambito edilizio.

Che ruolo hanno le donne nel tuo mondo?
Le donne sono sacre, lo sono perchè ci mettono al mondo, dovremmo ricordarcelo più spesso. Personalmente ho dedicato due canzoni a due donne importanti: nel ’92 ho scritto “Portami a ballare” e l’ho dedicata a mia mamma, oggi nel 2018 canto “Passame er sale” e la dedico a mia moglie che mi ha dato quattro vite: la nostra storia che dura da 20 anni e tre figli. Questa canzone è una confessione che faccio a lei.
Ci sono altre storie che ti hanno ispirato per questo disco?

“Se penso a te” è la storia di un suicidio in carcere. Frequento Rebibbia e Regina Coeli per diverse iniziative e concorsi letterari, ho letto le storie di tutti i detenuti e da queste storie è nata questa canzone.

Raffaella Sbrescia

Lyric video “Passame er sale”

https://www.vevo.com/watch/luca-barbarossa/passame-er-sale-(sanremo-2018)/IT0761800001

Fabrizio Moro: “L’essenza di un uomo rimane la stessa e ve la racconto in Pace”

copertina album Pace_Fabrizio Moro

copertina album Pace_Fabrizio Moro

Dopo essersi conquistato il disco d’oro e la “Menzione Premio Lunezia per Sanremo” come miglior testo in gara nella sezione Campioni al 67esimo Festival di Sanremo con l’emozionante brano “Portami via”, Fabrizio Moro presenta “PACE” (Sony Music Italy), il nuovo disco di inediti in uscita il prossimo 10 marzo. Dopo 20 anni di carriera, l’artista si rimette in gioco attraverso 11 tracce dal mood intimo e autobiografico scegliendo di renderci partecipi di una nuova fase della sua vita, del raggiungimento di un inedito momento di serenità interiore nonché di nuovi piccoli bilanci messi nero su bianco con la sua inimitabile scrittura.

Intervista

“Pace” è un disco meno arrabbiato e più equilibrato. In queste nuove canzoni racconti molto più di te e meno del disagio circostante. Come mai?

Negli ultimi due anni sono successe tante cose e questo si è riflesso nelle canzoni. Da “Pensa” ad oggi sembra siano passati 50 anni. Ho la percezione di aver costruito un’eredità musicale importante e questo mi ha dato serenità. A questo si aggiunge l’esperienza della paternità: per la prima volta ho iniziato a vivere la quotidianità in maniera normale e a fare da solo cose che non avevo mai fatto. Avevo difficoltà a relazionarmi con l’esterno ora sento una pace interiore. Sicuramente questo sentimento non mi accompagnerà per sempre, a causa del mio carattere e della mia personalità ho sempre bisogno di una nuova meta da raggiungere. La pace è una sensazione che cerco ma che continua a sfuggirmi perché ho sempre una battaglia da combattere.

Ascoltando il disco pare quasi che la tracklist possa essere suddivisa in tre parti con un lieto fine, è così?

In effetti sì. Questo disco è stato terapeutico ma me ne sono reso conto solo quando l’ho ascoltato in fase di missaggio con tutti i brani assemblati insieme. La parola che ricorre più spesso è “paura” e questo testimonia che questo lavoro ha scavato molto dentro di me. Ho iniziato a lavorarci con timore, non sapevo a cosa stavo andando incontro, poi però durante le registrazioni ho cominciato ad avere delle conferme. In virtù di tutto questo potrei descriverlo come un concept album delle mie emozioni.

Come mai hai scelto di duettare con Bianca Guaccero in “E’ più forte l’amore”?

Inizialmente la tracklist era composta da 10 brani, il brano con Bianca è arrivato per caso. Lei mi aveva contattato per chiedermi un brano per un film a cui stava lavorando. In quell’occasione ho scoperto che sapeva cantare e anche molto bene, questo è il motivo per cui ho deciso di coinvolgerla in questo lavoro.

Uno dei temi affrontati in questo lavoro è anche quello dell’infanzia…

Sì, mio figlio Libero mi assomiglia molto dal punto di vista caratteriale, proprio attraverso questo confronto costante ho ritrovato il Fabrizio bambino. La paternità ha risvegliato diverse cose che erano rimaste assopite. Ora che i miei figli stanno crescendo riesco ad interagire di più con loro. Li vedo poco ma quando sto con loro finisco per viziarli un po’. Libero è un super appassionato di calcio mentre Anita è innamorata della musica. Con lei sento di avere un legame a doppio filo da prima che nascesse. Fin da quando avevo 15 anni ho sempre avuto il desiderio di diventare padre di una donna forse perché non ho mai avuto una relazione duratura.

Questo è quello che racconti in “Giocattoli”?

Da piccolo parlavo più con Jeeg Robot che con le persone, per questo ho scritto questo pezzo.

Quali sono i pezzi a cui ti senti più legato?

Sicuramente “Portami via” è quello a cui voglio più bene poi ci sono anche “Giocattoli e “Sono anni che ti aspetto” in cui parlo della parte di me che mi è sempre piaciuta di meno.

FABRIZIO MORO_credito fotografico di Fabrizio Cestari 3 b

Cosa cambierà nel nuovo tour?

Dopo due tour molto simili tra loro, ci saranno tanti nuovi arrangiamenti a cui stiamo lavorando già da qualche mese. Ci sarà l’anteprima live il 20 aprile al Fabrique di Milano, poi un po’ di promozione del disco e l’inizio del vero e proprio tour il 26 e 27 maggio (Nuova data) al Palalottomatica di Roma. Nel frattempo abbiamo chiuso gli accordi per nuovi concerti in 20 città italiane, a breve vi dirò le date!

A proposito di suoni, anche in “Pace” si sente una forte ventata di novità…

A differenza dei miei precedenti album, questa volta mi sono affidato ad Antonio Filippelli e Fabrizio Ferraguzzo per la totale produzione del disco. Ho portato la mia band conservando la matrice di sempre con chitarra, basso e batteria registrando tutto in presa diretta. Il fatto è che con due produttori provenienti da un mondo completamente diverso dal mio doveva per forza crearsi un conflitto di interessi, il risultato è questo sound che mi piace molto di più. Finalmente avevo i mezzi per poterlo ottenere.

E tu “i mezzi” hai imparato a costruirteli a suon di canzoni che spesso hai donato a tanti artisti di grande successo.

Fin da quando ho scritto “Sono solo parole”, il percorso di autore ha sempre cercato di far fronte alla mancanza di compromesso con le multinazionali. Dopo quel brano, ho collaborato con tanti altri artisti ma tengo a sottolineare che ho sempre scritto per me stesso. I miei pezzi raccontano la mia vita, con i proventi dei diritti d’autore ho finanziato la mia etichetta e la produzione dei miei album. L’univa volta che ho scritto per un altro artista è stata per Fiorella Mannoia con due testi presenti nel suo album “Combattente”.

 Come è andato questo Sanremo?

Beh, direi che è andato nel mondo inverso a quello che mi aspettavo. Credevo che mi sarei classificato molto più in alto e che il pezzo avrebbe avuto un percorso lento. Reputavo “Portami via” un diesel, l’ho cantato anche male perché per tutta la settimana sanremese ho avuto un groppo in gola che non sono riuscito a sciogliere. Questa è stata la volta in cui ho avuto più paura, mi aspettavo delle conferme da me stesso, così come se l’aspettavano le persone che mi seguono.

Curioso che ti sentissi così, ormai il tuo canzoniere parla chiaro

Sentivo una certa ansia da prestazione, in realtà sono rimasto lontano dai riflettori per anni proprio per questo motivo. Penso che avessi paura di mettermi in gioco, questo è un limite che mi ha frenato spesso, il confronto con la realtà dei fatti mi ha sempre intimorito e, visto che il palco di Sanremo è il riflettore più grande in Italia, sentivo questa paura in modo più forte. Ho sempre temuto di perdere quello che avevo costruito, questa cosa mi succede anche quando pubblico un nuovo lavoro.

Alla luce di questi ragionamenti, come hai vissuto l’esperienza di insegnante ad Amici?

Questo programma lo affronto con serenità, trasparenza e lealtà nei confronti di me stesso. Anche “Amici” è stato terapeutico, mi ha aiutato ad aprirmi di più e a confrontarmi con tante persone tutte insieme. Maria De Filippi mi ha cercato per due anni ma mi spaventava confrontarmi con le critiche. Quando sbagli, i riflettori non perdonano eppure sto cercando di fare pace anche con questo fatto. Io faccio quello che posso, il resto lo lascio al destino.

Che rapporto hai con la libertà?

C’è stato un periodo in cui ho lavorato a “Sbarre”, un programma girato dentro al Piccolo teatro del carcere d Rebibbia, a pochi chilometri dal paese in cui ho vissuto da piccolo. Sono stato lì per un mese, entravo alle 10 e uscivo alle 18, parlavo con molti coetanei e con ragazzi più piccoli di me che erano lì per reati più o meno gravi. Ogni volta che uscivo mi mettevo nel traffico, prendevo l’aria in faccia e mi rendevo conto di quanto fossi fortunato. In quel momento mi sentivo in pace con il mondo circostante riuscendo a percepire cosa fosse davvero importante per me.

 Raffaella Sbrescia

Il 10 marzo partirà l’instore tour durante il quale Fabrizio Moro presenterà il nuovo disco con un mini live, accompagnato al pianoforte dal maestro Claudio Junior Bielli, e incontrerà i fans. Ecco le date aggiornate:

10 marzo a La Feltrinelli di Roma (Via Appia Nuova, 427 – ore 20.00)

11 marzo a La Feltrinelli di Napoli (Via Santa Caterina a Chiaia, 23 angolo Piazza Dei Martiri – ore 17.00)

13 marzo a La Feltrinelli di Milano (Piazza Piemonte, 2 – ore 18.30)

15 marzo a La Feltrinelli di Bari (Via Melo, 119 – ore 18.30)

18 marzo a La Feltrinelli di Torino (Stazione di Porta Nuova – ore 17.00)

20 marzo a La Feltrinelli di Bologna (Piazza Ravegnana, 1 – ore 18.00)

Questa la tracklist dell’album: “Pace”, “Tutto quello che volevi”, “Giocattoli”, “Semplice”, “Portami via”, “La felicità”, “L’essenza”, “Sono anni che ti aspetto”, “Andiamo”. “È più forte l’amore” (con Bianca Guaccero), “Intanto”.

Video: Portami via

Braschi a Sanremo con “Nel mare ci sono i coccodrilli” presenta l’album “Trasparente”

TRASPARENTE_cover

Braschi è tra le nuove proposte della 67esima edizione del Festival di Sanremo con il brano “NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI”. L’abbiamo incontrato per conoscerlo e farci raccontare qualcosa in più in merito a “TRASPARENTE”, l’album di inediti che uscirà il 10 febbraio.

La storia del giovane cantautore si snoda tra Santarcangelo di Romagna, la sua città natale, e gli Stati Uniti, dove ha già registrato e portato in tour il suo primo EP, RICHMOND. Il suo secondo album, TRASPARENTE, è stato scritto di suo pugno e uscirà per iMean Music & Management, l’etichetta di Roberto Mancinelli nata tra Milano e New York che ha scelto di debuttare con Braschi proprio per il suo respiro internazionale, e sarà distribuito da Artist First.

Intervista

Cosa racchiude “Nel mare ci sono i coccodrilli”, cosa racconterà di te e cosa vorresti comunicasse al pubblico?

Quello che voglio comunicare con questa canzone è quanto mi consideri fortunato. Forse è banale ma sarà un momento di tre minuti per dire “Ok, va bene così”.

A cosa ti sei ispirato per le tematiche che hai scelto di trattare negli altri brani inediti?

Gli ambiti attorno a cui ruota il cantautorato sono di base sempre gli stessi: amore, morte, odio, Dio. Sta a chi scrive cercare un’angolatura originale e personale.

Perché il disco s’intitola “Trasparente”?

All’interno dell’omonimo brano c’è una frase che identifica questo disco “come se si potesse evidenziare la linea della vita con un evidenziatore giallo sulla mano”; ecco il mio disco si chiama “Trasparente” perché ho disegnato in modo intellegibile e chiaro il mio ultimo anno e mezzo. Questo è il senso del lavoro.

Braschi

Braschi

Come ti approcci alla scrittura? Nasce prima il testo o la musica?

Non c’è una regola, può nascere una frase su cui ricamare pensieri e musiche o, più semplicemente, un motivetto che entra nella testa. Essendo un emergente, comunque, non mi sentirei di dare una ricetta.

Hai presentato “Trasparente” alla Casa Italiana Zerrilli Marimò NYU, importante polo di socializzazione e interscambio culturale a cavallo tra Stati Uniti e Italia e a Brooklyn. Come è andata?

L’esperienza americana, esattamente come ogni volta, è stata positiva e formativa. Ho presentato il disco in due showcase, io e i miei musicisti abbiamo concentrato l’esibizione sul disco e sugli inediti con delle anticipazioni acustiche.

Poi è uscito finalmente il videoclip de “Nel mare ci sono i coccodrilli”, com’è strutturato?

Allo stesso modo del brano a cui è ispirato, il video cerca di analizzare le varie fasce sociali: il business man  di Wall Streeet, l’uomo che dorme in metro, quello che pranza nel ristorante sulla 5th Avenue, quello che prende un hot dog nel Bronx. La canzone parla dell’importanza del nascere da una parte o dall’altra e dell’indecifrabilità del destino.

Quali sono i tuoi ascolti e le tue influenze?

Senz’altro i cantautori in generale. Coloro che danno un valore alle canzoni e danno un peso al messaggio veicolato dalle parole: De Andrè, De Gregori, Dylan, Springsteen.

Solo vecchia scuola o anche contemporanei?

No, anche contemporanei! Faccio l’esempio di Ermal Meta. credo sia un ottimo cantautore.

E Brunori?

Ha fatto un grandissimo disco, c’è l’ho in loop in macchina. Mi piace molto e credo sia uno dei più grandi esempi di come scrivere canzoni nel 2016/2017 possa avere ancora una valenza sociale.

E i tuoi compagni di Sanremo Giovani?

Alcuni li conoscevo già, altri li ho conosciuti qui. Stimo Marianne Mirage con cui condivido la provenienza geografica.

Per quanto riguarda l’aspetto manageriale, senti la responsabilità di essere il primo artista di iMean Music & Management?

Siamo parti insieme e per questo mi considero privilegiato. Roberto Mancinelli, il mio manager, dopo tanti anni in Sony ha deciso di uscire fuori dalle strutture e delle dinamiche di una major discografica partendo con questa nuova realtà concepita tra Milano e New York. Ci siamo semplicemente trovati.

Che idee hai per il tour?

Sono in via di definizione nuove date e saranno tante. Con me ci saranno i musicisti che mi seguono da tanto tempo e che saranno anche sul palco dell’Ariston con me;  li ho voluti a tuti i costi perché sono quelli che hanno vissuto ogni singolo momento di questo mio percorso artistico.

 Video: “Nel mare ci sono i coccodrilli”

http://www.vevo.com/watch/IT2UR1700002

 

TRACK LIST

01. TRASPARENTE (F. Braschi)

02. TERRA DEL FUOCO (F. Braschi)

03. OCCHIALI A SPECCHIO (F. Braschi, M.Marches)

04. NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI (F. Braschi / F. Braschi, M.Marches)

05. LA SEDIA CON LE ALI (F.Braschi-F.Braschi M.Marches)

06. OGNI CATTIVO GIORNO (F.Braschi)

07. ACQUA E NEVE (F.Braschi)

08. PER EFFE (F.Braschi)

09. NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI (WITH ORCHESTRA) (F. Braschi / F. Braschi, M.Marches)

10. SANTA MONICA  (feat. Calexico, 2013) (F.Braschi)

Intervista agli Zero Assoluto: “Di me e di te” è un album che ci ha messo in discussione

ZeroAssoluto_cover

Pubblicato lo scorso 18 marzo  “Di me e di te” (prodotto da Gaetano Puglisi e Massimo Levantini per Fonti Sonore e distribuito da Warner Music) è il  6° lavoro in studio degli Zero Assoluto. Matteo Maffucci e Thomas De Gasperi  per la prima volta aprono le porte della loro produzione collaborando con tanti autori di talento del panorama musicale italiano come Antonio Filippelli, Fortunato Zampaglione, Piero Romitelli, Zibba, Fabrizio Martorelli, Rory Di Benedetto, solo per citarne alcuni. “Di me e di te” racchiude dieci tracce all’insegna del pop, in cui convivono perfettamente le due anime degli Zero Assoluto, quella più elettronica e quella più intima e acustica. A fare da apripista a “Di me e di te” l’omonimo singolo presentato sul palco dell’Ariston che ha immediatamente conquistato le classifiche radio e di vendita, e totalizzato più di 1.500.000 views del videoclip ufficiale. Nel disco, anche la cover di “Goldrake” nella versione del cantautore napoletano Alessio Caraturo, che Matteo e Thomas hanno riarrangiato con il Maestro Adriano Pennino, “L’Amore comune” – tra i brani più ascoltati dell’estate 2015 e scelta come colonna sonora del campionato di Serie B ConTe.it della Lega Calcio Italiana, e altri 7 inediti.

Intervista

Ragazzi , come è andata la settimana sanremese?

Delirio puro, ma Sanremo è sempre un’esperienza affascinante. Lo stress e l’emozione vengono  compensati dalla possibilità di presentare una nuova canzone ad un pubblico grandissimo e questo è meraviglioso; lungi da noi il vivere la competizione del Festival; non è stato mai così e mai lo sarà. Abbiamo portato a Sanremo la canzone che ci rappresentava di più e che rappresentava al meglio anche il nostro nuovo disco. “Di me e di te” è una canzone forse poco festivaliera, non la classica ballad, ma a noi piaceva, ed è stata scelta. Siamo soddisfatti di come sia andata…

Hanno collaborato all’album tanti bravi autori; citiamo il primo, Zibba, che ha scritto il pezzo “Luce”; c’è una bellissima frase di questa canzone, che recita “La malinconia è un signore che porta il cane a passeggiare”…

E’ una frase che esprime pienamente la canzone. Nei cinque album precedenti io e Thomas siamo stati gli unici ad essere presenti sia da un punto di vista compositivo che nella scrittura dei testi; questa volta abbiamo sentito il bisogno di aggiungere elementi “estranei”, anche se familiari, nel senso di amici con cui lavorare, metterci in discussione, perché sennò il rischio era di ripeterci. Abbiamo voluto, diciamo così, rimescolare un pò le parole. Nel disco ci sono tanti autori, sia per le musiche che per i testi, come Fortunato Zampaglione, Antonio Filippelli, il già citato Zibba, Piero Romitelli, Rory Di Benedetto, Saverio Grandi, Luca Vicini e tanti altri. Una parte del disco, quella più intimista, più nel nostro stile, è stata fatta a Roma, quella più elettronica a Milano. Lo consideriamo il nostro disco più bello fino a questo momento…

Zero Assoluto ph Julian Hargraves

Zero Assoluto ph Julian Hargraves

Tra i tanti impegni, c’è stato anche quello cinematografico. Avete recitato in un cameo del film “Forever Young”

In “Forever Young”  facciamo una parte straordinaria della durata di circa 34 secondi, ci aspettiamo come minimo un David Di Donatello (Matteo ride…); noi nella parte di noi stessi, gli Zero Assoluto. Un’interpretazione breve ma intensa. E’ stata comunque una bella esperienza. Conosciamo da tempo il regista Fausto Brizzi e ci siamo divertiti. E’ una di quelle esperienze che poi metti nelle casella ricordi…

Tornando all’album, “Di me e di te” è un album di grandi condivisioni…

Sì, l’obiettivo questa volta era quello di fare un album più lucido degli altri, di mettersi in discussione seriamente e completamente e questo lo puoi fare solo se apri le porte alla collaborazione; la cosa bella è che abbiamo discusso tanto, litigato tanto, ma il tutto è stato direttamente proporzionale alla gioia di concludere i pezzi e anche di stringere rapporti di amicizia più profondi. Quando si ha a che fare con un autore, in questo caso amici, si mette in moto uno strano meccanismo per cui ognuno dà il suo, poi c’è il braccio di ferro. Ovvio che se non ti fidi dell’altro, finisci per schiacciarlo; quindi bisogna accoglierlo. Le canzoni di quest’album sono un giusto equilibrio tra quello che abbiamo dato noi e quello che hanno dato gli altri autori…

Progetti di Live a breve?

Sì, a fine primavera, inizio estate. Stiamo già facendo le prove per aggiungere al repertorio i pezzi del nuovo album. Non li faremo tutti ma stiamo scegliendo quelli da portare anche live. A breve, pubblicheremo le prime date sui nostri social, Facebook, Instagram, Twitter. Siamo carichi per la partenza dei live, perché quello è il momento più bello per un artista.

Questo è un album con tanti possibili singoli. Quale sarà il prossimo dopo “Di te e di me”?

Beh, siamo in crisi… in questi giorni stiamo girando negli appuntamenti con i firmacopie e la prima cosa che chiediamo agli ascoltatori e ai nostri fans è “Quale canzone ti piace di più dell’album”?… Al 99 per cento piace sempre la ballad, il lentone, ma si avvicina l’estate e probabilmente sceglieremo qualcosa di più veloce, o forse no. Stiamo pensando seriamente di fare un contest per la scelta del secondo singolo…

Giuliana Galasso

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“Di me e di te” – Tracklist

1)      Di me e di te

2)      Eterni

3)      Una canzone e basta

4)      In noi

5)      Dove sei

6)      E’ così che va

7)      Luce

8)      L’amore comune

9)      Il ricordo che lascio

10)   Goldrake

Dopo l’uscita del disco gli Zero Assoluto presenteranno il nuovo album ai fan. Questi i primi appuntamenti instore:  19 marzo Torino (Feltrinelli Porta Nuova, ore 14) e Cuneo(Galleria Auchan, ore 18), 20 marzo l’Aquila (Centro Commerciale l’Aquilone, ore 17), 21 marzo Roma (Discoteca Laziale, ore 16), 22 marzo Napoli (Mondadori Bookstore Piazza Vanvitelli, ore 18), 23 marzo Catania (Mediaworld c/o CC Porte di Catania, ore 18), 24 marzo Palermo (Mondadori Megastore Via Ruggero Settimo, ore 15), 1 aprile Milano (Mondadori Megastore Piazza Duomo, ore 18),

 Video: Di me e di te

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