“Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”: Tullio De Piscopo scuote gli animi di Roma.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Ci sono note che ci hanno commossi quando, per la prima volta nella nostra vita, le abbiamo ascoltate. Sono note che hanno segnato la nostra esistenza, i momenti più significativi nel bene e nel male.
Sono le note che il maestro Tullio de Piscopo ha scelto per cominciare il concerto “Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”, che ha fatto tappa all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 25 marzo scorso. “Tu dimmi quando”, quando…fraseggi musicali che una volta nella vita si sono avvicinati a ciascuno di noi, fermando quel preciso attimo, che non avrebbe potuto essere meglio commentato.
Che Pino Daniele sarà in qualche maniera coprotagonista della serata, lo si comprende subito, e ci sarebbe da meravigliarsi se così non fosse: Tullio de Piscopo, quasi 60 anni di fantastica carriera musicale, ha scelto di portare sul palco il binomio cui è sicuramente stato più affettivamente legato nella vita, e gliene siamo grati.
E’ tuttavia necessario fare un tuffo nel passato, per capire il senso profondo del panorama musicale partenopeo di quegli anni, e del suo potenziale esplosivo che coinvolse l’intera penisola, e che ebbe sicuramente come fulcro Pino Daniele.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Esisteva un sound, un groove che in quei tempi scuoteva gli animi, e partiva proprio da Napoli, città non estranea di certo alla musicalità, ma con un profondo desiderio, un’esigenza di rinnovamento, di raccontare cose nuove in modo nuovo.
Nacque così il Sound Napoletano, partì underground, mischiando funk, reggae, soul, jazz, e addirittura la disco: un’enorme fucina di invenzione e innovazione. Edoardo Bennato cantava di favole e rock, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e i Musicanova reinterpretavano la tradizione, i Napoli Centrale sul sax di James Senese portavano il calore del sole nel jazz, Roberto de Simone approfondiva la storia della musica partenopea di spessore, insomma, Napoli fu un vero vulcano (in tutti i sensi), da cui esplosero note intriganti.
Pino Daniele, già membro dei Napoli Centrale, scelse di mettere su un suo gruppo, e affidò la batteria a Tullio de Piscopo, che sapeva fare del percuotere virtuosismo.
Imparammo così a conoscere questo artista incredibile che confeziona fraseggi con le bacchette, quasi fossero magiche, che trasforma il rumore in musica, che sostiene i concerti con un’energia e una mimica rimaste intatte nel corso degli anni: le stesse che abbiamo avuto l’entusiasmo di ritrovare all’Auditorium il 25 marzo. Non invecchia, Tullio de Piscopo, e non invecchiano i suoi brani, la sua energia, la sua capacità di trascinare nell’ascolto, che si tratti di un saltellante funk, o di un impegnato blues.
E’ Toledo, brano musicale contenuto in “Bella ‘mbriana” a dare inizio alle danze, che saranno realmente danze. Danze del pubblico, che non riesce a trattenere l’immenso desiderio di partecipazione, e danze ritmiche sul palco, per una serata di spessore e nello stesso tempo divertente.
E’ un viaggio musicale attraverso le mille esperienze di Tullio de Piscopo questo concerto, un viaggio dove si intrecciano i generi musicali più disparati: jazz, rock, etno, pop, blues e tanto funky. Le sue collaborazioni sono innumerevoli e di prestigio, basti pensare a Quincy Jones, Lucio Dalla, Franco Battiato, Astor Piazzolla. Una scalata che potremmo definire di successo, ma non sarebbe adeguato: una scalata di qualità, in cui le collaborazioni sono state stimolo di crescita e arricchimento.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

E così, in questo concerto incredibilmente bello, Tullio si racconta e ci racconta, attraverso aneddoti, scherzi, giochi con il pubblico, serrate rollate di tamburi e momenti di grande commozione: il racconto della genesi del Libertango di Astor Piazzolla, e la sua esecuzione in “andamento lento”, e, ultimo regalo, l’incantevole Canto d’Oriente, e il ricordo dell’ultimo incontro con Pino Daniele.
Due ore di energia travolgente, accompagnato da una band di musicisti di talento, a ripercorrere quasi 60 anni di carriera, farciti di racconti divertenti, aneddoti, storie emozionanti, creando un’atmosfera intima e coinvolgente.
Un concerto da non perdere, l’occasione per cantare, ballare e divertirsi ma anche commuoversi e riflettere con uno degli artisti più poliedrici del nostro panorama musicale, talentuoso e innovativo.

Roberta Gioberti

Marlene Kuntz portano il Catartica tour all’Orion di Roma ed è un’onda di pura energia

Cosa resterà di questi anni ottanta, si chiedeva Raf. Oggi possiamo dire tanta, tantissima buona musica. Così tanta e così buona che gli anni novanta si sono trovati a cercare disperatamente una dimensione musicale che potesse rappresentarli al meglio, senza dover necessariamente scadere nel manierismo. E se all’estero il grunge stava assolvendo al ruolo di manifesto di una crescente necessità di trovare una forma espressiva che raccontasse quegli anni, in Italia quel vuoto doveva essere in qualche modo riempito.

1994, Cuneo: un terremoto scuote il panorama musicale italiano, e non sarà possibile dimenticarlo. In una città così lontana dai centri che per tradizione sfornavano da sempre le novità discografiche d’interesse, prese corpo e scrittura un album dal titolo emblematico: “Catartica”.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tre ragazzi si affacciavano alla scena musicale e lo facevano con il senso di inquietudine proprio di quegli anni. Il bisogno di ritrovare il sorriso a tutti i costi degli anni ’80 (almeno musicalmente parlando) lasciava la scena al desiderio di tornare a lavorare sulle emozioni e sui sentimenti a livello più profondo, di spezzare catene che, nel lungo periodo si erano trasformate da avvolgenti virgulti in vere e proprie selve oscure e impenetrabili dell’animo umano. Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca Bergia divennero portavoce di un nuovo movimento musicale che si prefiggeva di rompere con gli schemi sincopati e ritmici degli anni precedenti e fare emergere sonorità aspre, per certi aspetti evocative del prog strettamente inteso, e testi che ne fossero all’altezza.

Sono trascorsi 30 anni, e siamo all’Orion, a Roma, gremito come non mai per celebrare un anniversario davvero speciale. Un pubblico eterogeneo, ma ben intenzionato a stare lì per questo evento e non solo per riempire una serata un poco noiosa, come troppo spesso accade. C’è chi quell’esordio lo ricorda bene, perché può dire “io c’ero” e lo ha guardato in tempi coetanei con la meraviglia di un bambino, gomito a gomito con un pubblico più recente ma non meno affascinato. Si spengono le luci, parte la musica e Cristiano Godano e i suoi compagni irrompono sul palco a far esplodere una carica immediata che travolge ogni anima presente. La scaletta è un viaggio a ritroso nel tempo, un tuffo deciso nelle atmosfere di Catartica. Brani iconici come Musa Distratta e Lieve si alternano a gemme nascoste, regalando al pubblico un’atmosfera ricca di emozioni. La band è in forma smagliante, non li dimostra i suoi anni, Godano ipnotizza con la sua voce graffiante e intensa, è un vortice che travolge, un’onda di pura energia che non lascia scampo.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Un tuffo nel passato che non cede mai alla nostalgia: arrangiamenti inediti donano alla rivisitazione dei brani di Catartica una nuova linfa e una freschezza inaspettata. Due ore di musica intensa, un vortice di potenza che si accompagna ad un’apoteosi di applausi e alla consapevolezza che si sta assistendo a un evento irripetibile. I Marlene Kuntz, come sempre, non sono solo una band, sono un’esperienza, che ha segnato la vita di una generazione e che continua ad emozionare trent’anni dopo come il primo giorno. Un’esperienza che culmina nell’intenso momento di commozione che accompagna il ricordo di Luca Bergia, membro fondatore, recentemente e prematuramente scomparso: la sua presenza aleggia sul palco invisibile ma ben palpabile.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tutte le date del tour sono sold out, ma la speranza è che i Marlene Kuntz decidano di regalare ai fan un tour estivo, un’ultima occasione per lasciarsi travolgere dall’onda di note senza tempo di questa band che è oramai a pieno titolo entrata di diritto nella leggenda del rock nostrano. No, non è una “festa del cazzo”, citando un loro noto motto, ma una festa che, idealmente, continuerà a risuonare per sempre.

Roberta Gioberti

Life for Gaza:A Napoli il concerto a favore della pace in Palestina e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.

La musica, la musica che ci appartiene, da che è tale è veicolo di messaggi di pace. E’ un linguaggio universale capace di unire culture e abbattere barriere e il suo ruolo nella promozione della fratellanza è fondamentale. In un mondo lacerato da conflitti e divisioni, le note assumono un potere dirompente capace di ispirare speranza e solidarietà. Fin da tempi antichi la musica è stata utilizzata come strumento per la nonviolenza e la resistenza pacifica: basti pensare ai canti devozionali indiani utilizzati per mobilitare le masse contro l’oppressione britannica, o a Nelson Mandela, quando cantava con i suoi compagni di cella “Nkosi Sikelel’ iAfrika” trasformando un canto religioso in un inno alla libertà.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli, per tradizione, custodisce un’anima vibrante che si esprime attraverso la musica, e non meraviglia che, prima città in Italia, si sia resa protagonista domenica 25 febbraio di un evento che definire commovente è poco.
Più di cento nomi del mondo dello spettacolo, della politica, della letteratura, dell’arte si sono avvicendati sul palco di un Palapartenope gremito fino all’inverosimile per la campagna di raccolta fondi a favore di Gaza, e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.
Uno spettacolo musicale, e non solo, della durata di sei ore, un evento solidale che ha tenuto inchiodate più di seimila persone tra note, parole e immagini.
Cento tra personaggi della politica, dello spettacolo, della letteratura, hanno portato il loro contributo: difficile raccontare di tutti, di quanto questo evento abbia coinvolto e abbracciato la causa della pace, e il dictat: “ Non è questo il mondo che vogliamo”, già espresso da Francesco Forni su Facebook alcuni giorni fa.
Quello che invece riteniamo importante sottolineare, è che la musica può molto: più delle parole, più della diplomazia, più della poesia o di qualsiasi forma di letteratura.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli è una città che porta addosso ferite importanti: la città più bombardata d’Italia durante la seconda guerra mondiale, con una stima di circa 25.000 morti. Numeri che non si dimenticano.
E, come ha detto Fiorella Mannoia, ospite anche lei della serata, “un’iniziativa del genere poteva partire solo da qui”.
Nell’augurarci che altre città d’Italia prendano spunto dall’iniziativa e si uniscano intorno alla musica per denunciare quanto infame possa essere la guerra, e quanto assurdo il prezzo da pagare in termini di sofferenza umana, ci uniamo all’appello solidale, ricordando che la raccolta fondi è tutt’ora in corso, ed è possibile aderire al link: www.pergaza.it.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Ringraziamo tutti gli artisti che hanno dato gratuitamente il loro sostegno, e che andiamo ad elencare di seguito:
Frente Mughero – Alorem – Francesco Forni – Massimo Ferrante – Marzouk Mejiri – Pietro Santangelo Quartet – Carlo Faiello – Ars Nova – Helen Tesfazghi e Afroblue – Enzo Avitabile – Suonno d’Ajere – Lino Cannavacciuolo – E Zezi gruppo operaio – Elisabetta Serio – Enzo Gragnaniello – Ciccio Merolla – Dario Sansone – Fiorella Mannoia – Eugenio Bennato – Franco Ricciardi – 99 Posse – Nicola Caso – Anastasio – Jovine – Giovanni Block – La Maschera – Osanna – Maurizio Capone – Sandro Joyeux – Daniele Sepe e Capitan Capitone.
Gli interventi politici di: Sarah Hamzeh – Medici Senza Frontiere – Luisa Morgantini – Palestinian Medical Relief – Andrea Fabozzi – Mirella Gridas – Luigi de Magistris – Omar – Collettivo Kaos scuola G. Battista Vico
La partecipazione a mezzo letture, interventi e prose di: Gino Rivieccio – Valeria Parrella – Ascanio Celestini – Rosaria de Cicco – Laura Morante – Alessandro Bergonzoni – Patrizio Rispo.
Inoltre, il commovente filmato della premiazione al David di Donatello di un giovanissimo Libero de Rienzo, che già allora dedicò il premio alla Palestina e i provocatori interventi del visual artist Eduardo Castaldo.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Infine i sette fotografi che con i loro scatti hanno portato la testimonianza concreta di quanto accade oramai da decenni in Palestina: Isabella Balena – Massimo Berruti – Eduardo Castaldo – Francesco Cito – Simona Ghizzoni – Pietro Masturzo – Alessio Romenzi .
Per quanto riguarda le fotogallery abbiamo scelto di pubblicarne una al giorno, reiterando l’invito ad effettuare una donazione a favore delle organizzazioni mediche già citate: che almeno arrivino i farmaci fondamentali e non si debba più sentire che bambini vengono amputati senza anestesia: bambini vittime di guerre che certo non hanno contribuito a scatenare.
Non è questo il mondo che vogliamo.

Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

Colapesce e Dimartino live all’Alcatraz di Milano: il live report del concerto

Un bagno di folla all’Alcatraz di Milano per Colapesce e Dimartino ha avuto luogo lo scorso 5 dicembre in occasione del loro concerto meneghino. I due cantautori siciliani, reduci dalla pubblicazione dell’album “Lux Eterna Beach”, conquistano il pubblico con un live tirato, muscolare che non si perde in orpelli e lazzi ma va, bensì, dritto al sodo. Massiccia è, difatti, la sostanza testuale, linguistica, filosofica che permea la scaletta del duo che, chiaramente, coglie l’occasione per prendersi la libertà di esprimere al meglio la propria estetica musicale veleggiando dal pop al post rock senza soluzione di continuità. Leggerezza e moralismo s’intersecano divertendo ma anche stordendo il pubblico che si lascia quindi trasportare sulle onde di uno sciabordìo emotivo dolce e succulento.

La scaletta del live è articolata: metafisica e retorica lasciano trasudare fili di inquietudine esistenziale, stralci di ironica derisione intaccano la deriva socio-culturale in cui siamo impantanati da un paio di decenni. L’introspezione lascia spesso spazio al sorriso, a tratti amaro, a tratti squisitamente rilassato.

Surreale pensare che i due successi sanremesi “Musica leggerissima” e “Splash” abbiano spalancato le porte mainstream a due penne affamate di vita e di emozioni che, da anni, regalano perle cantautorali di spessore. La formula vincente ha attecchito tra grandi e piccini ma sono i cultori della bellezza linguistica che apprezzano fino in fondo le molteplici sfaccettature che rendono i testi di Colapesce e Dimartino delle miniere da cui estrarre suggestioni, visioni e rimandi generazionali.

In scaletta trovano posto i brani  dell’ultimo album ma anche quelli tratti da “i Mortali”.  Tra tutti citiamo Luna araba”, “Sesso e architettura”, “Considera” e “Noia mortale, “Ragazzo di destra”, “Rosa e Olindo”, “Il cuore è un malfattore”, L’ultimo giorno”. Ospite a sorpresa sul palco anche Joan Thiele, che propone live il duetto inciso in “Lux Eterna Beach”: “ Forse domani”. Molto significativo l’omaggio a Ivan Graziani grazie al brano “I marinai”, donato dalla famiglia del cantautore a Colapesce e Dimartino che ne hanno recuperato alcune registrazioni vocali. Il brano è stato eseguito dal vivo durante il concerto insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, che ha illuminato il pubblico con la sua grazia vocale.

“Siamo le cicale, le cicale e anche se non ci piace, continuiamo a cantare pure nel dolore, sotto questo rumore”, cantano Colapesce e Dimartino che, da soli o insieme, si confermano una felice certezza all’interno del panorama musicale italiano.

Raffaella Sbrescia

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Canzoni Per Gli Altri Live: il report del concerto di Federica Abbate alla Santeria Toscana di Milano

Federica Abbate si è esibita sul palco della Santeria Toscana di Milano, in occasione del “Canzoni Per Gli Altri Live”, una speciale data evento, prodotta da Vivo Concerti , in cui la cantautrice ha presentato non solo i brani tratti dal suo omonimo album pubblicato il 22 settembre 2023, ma anche alcuni dei numerosi successi scritti in collaborazione con importanti artisti della scena musicale italiana.

Federica, visibilmente emozionata, ha colto l’occasione di questo suo primo vero concerto per raccontarsi e mettere a nudo tante sue fragilità emotive ma anche per mettere in evidenza lo spirito di resilienza con cui si è misurata in svariate occasioni della sua vita.

Federica Abbate racconta di sè e di quando, da adolescente, era una ragazzina molto sensibile che scriveva canzoni e non riusciva gestire i picchi delle emozioni negative e di quelle positive. La Federica adulta dedica quindi il concerto alla se stessa piccina dicendole che è giusto che queste emozioni trovino una naturale via di espressione e che, una volta che si è finalmente trovato il modo corretto per esprimerle, queste sono destinate a diventare un qualcosa di speciale.

Le canzoni per gli altri racchiudono cose della vita, anche mai dette a nessuno. Le nostre verità attraverso le voci degli altri parlano di noi ed ecco che con questo album e con questo concerto, Federica vede sbocciare il suo sogno e raccogliere i frutti del suo multiplatino lavoro di autrice. “Avere a che fare con i sogni è complesso, racconta Federica, questo album è la risposta alla domanda se volevo fare veramente questo percorso”.

Sembra surreale percepire quanti dubbi si siano instillati nella testa di Federica e quante tortuosità abbia dovuto affrontare proprio lei che, con la sua penna è riuscita a vestire, colorare, illuminare i testi di tanti artisti, anche diversi tra loro, entrandoci in forte empatia, non solo professionale ma anche e soprattutto umana.

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Ne sono una riprova i numerosi featuring che compaiono non solo nel disco ma anche e soprattutto sul palco. Tra tutti citiamo gli ospiti del live: Nashley sulle note di “Sorry” per cantare delle stupide vite d’artista. Shade l’ha accompagnata su “Se non fosse”, Franco 126 per “La cuenta”, Matteo Romano in “Sogni prima di dormire” e a chiudere “Grandine” con Alessandra Amoroso che, tra l’altro, si è resa protagonista di una vera e propria attestazione di stima e gratifica professionale nei confronti di Federica che inevitabilmente, l’ha ringraziata emozionata.

Per il pubblico è stata sicuramente un’occasione unica per scoprire dal vivo la versatilità e il talento cantautorale di Federica Abbate, soprattutto durante il medley piano e voce in cui l’artista si è esibita sulle note di alcune delle numerose hit che negli anni hanno avuto un grande successo: “Due”, scritta per Elodie, “Supereroi” per Mr Rain, “Una volta ancora” cantata da Ana Mena e Fred De Palma e “Niente canzoni d’amore”, cantata da lei stessa con Marracash.

 Il concerto si chiude con una lunga lista di ringraziamenti che Federica si era diligentemente appuntata a margine della scaletta. Alla fine il ringraziamento più importante, la cantautrice deve farlo a se stessa per non aver mai smesso di scrivere, donarsi e donare luce agli interpreti ma soprattutto a chi ama la musica e vibrare di emozioni, senza confini né categorizzazioni. Ad majora Federica, che tu possa spiccare il volo come meriti.

 Raffaella Sbrescia

E ora balla con me: la poliedricità di Elodie irradia di sensuale leggerezza il Mediolanum Forum di Milano

Lo show di Elodie è arrivato al Mediolanum Forum di Milano riempendolo in ogni suo anfratto per due sold out sonori e pregni di significato. Reduce dalla pubblicazione dell’clubtape Red Light dello scorso 6 ottobre, Elodie porta tutta la sua essenza sul palco mettendo a punto ogni minimo dettaglio dei 5 blocchi che compongono una performance matura, complessa, versatile e fortemente improntata a rimarcare la sua potente unicità. Molteplici sono infatti le forme espressive  con cui Elodie si misura sempre con grande coraggio e impegno. La sua tangibile voglia di mettersi in discussione si riversa in variegate modalità ma il minimo comun denominatore è sempre contrassegnato dalla linearità con cui Elodie raggiunge risultati di elevato spessore performativo.

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foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Il suo nuovo live, scandito, tra l’altro, anche da ben quattro cambi d’abito con creazioni custom made di Atelier Versace, dura circa 90 minuti, si apre sulle note “Purple in the sky” e continua con ”Strobo”, “Guaranà”, “Nero Bali”, “Andromeda” attraversando un andirivieni temporale del tutto pensato in funzione dell’efficacia in termini di ingaggio da parte del pubblico astante. In forte risalto anche e soprattutto la libertà con cui Elodie mette in risalto la propria sensualità sancendone un’importanza di rilievo in termini di affermazione identitaria ed espressiva. Elodie trascende i limiti ma soprattutto i pregiudizi, attinge dal suo vissuto a piene mani riuscendo a ritararne i contorni adattandoli ad un contesto glam e patinato in cui 11 danzatori la valorizzano e la incorniciano sotto la supervisione di Irma di Paola e Francesco Cariello.  A dare valore aggiunto al progetto, c’è la collaborazione di Elodie con (RED), organizzazione no-profit fondata nel 2006 da Bono e Bobby Shriver che si avvale dell’aiuto dei personaggi e brand più iconici per creare prodotti ed esperienze al fine di raccogliere fondi per contrastare le crisi sanitarie globali. Ad oggi, (RED) ha generato oltre 750 milioni di dollari per il Fondo Globale, uno dei maggiori finanziatori al mondo della salute globale, aiutando più di 245 milioni di persone. Elodie darà il suo contributo alla causa  donando il 100% dei profitti derivanti dalla vendita della t-shirt (RED) LIGHT per sostenere gli sforzi di (RED) nel portare programmi sanitari salvavita a donne e ragazze nell’Africa subsahariana.

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foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Lo spessore culturale cammina perciò a braccetto con ballo, leggerezza e spettacolo. Elodie lascia tutti a bocca aperta con un paio di riuscite incursioni sul palo da pole dance, omaggia Raffaella Carrà con un bel medley rivisitato e infine chiama sul palco l’iconico e, ormai amico, Marco Mengoni, il cui ingresso  on stage viene sancito da un vero e proprio boato del pubblico. Il ritmo è fluido così come la sensazione di brillante leggerezza che accompagna lo scandire della scaletta che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in risalto  le numerose collaborazioni di successo che si sono intervallate negli anni, così come i successi sanremesi. Il dado è tratto Elodie, la prossima sfida all’orizzonte è lo Stadio. Staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

ELODIE SHOW 2023 – 20 NOVEMBRE @MEDIOLANUM FORUM

PURPLE IN THE SKY

DANSE LA VIE

STROBO

GUARANÀ / NERO BALI

OK. RESPIRA

ANDROMEDA

VERTIGINE

AMERICAN WOMAN

PENSARE MALE

A FARI SPENTI

RED LIGHT

GLAMOUR

ELLE

EUPHORIA

ASCENDENTE

LONTANO DA QUI

LA CODA DEL DIAVOLO

MAI PIÙ

BOY BOY BOY

TRIBALE (a far l’amore)

CICLONE

DUE

PAZZA MUSICA con Marco Mengoni

NO STRESS con Marco Mengoni

MARGARITA

BAGNO A MEZZANOTTE

 

Klangphonics live alla Santeria di Milano: l’esordio italiano del trio tedesco è un successo.

I Klangphonics sono un trio tedesco che produce ed esegue musica elettronica dal vivo utilizzando una combinazione di elementi elettronici, strumenti acustici ed elettrodomestici. Ieri 13 ottobre 2023 alla Santeria di Viale Toscana a Milano, il gruppo ha portato per la prima volta in Italia le sue peculiari sonorità house dal vivo con un concerto sold out. Preceduti da un energico dj set del tastierista Markus Zunic, i Klangphonics si sono cimentati in un saliscendi sonoro che ha virato dalla deep house alla techno melodica. La miscela perfetta del trio è data dall’insieme di batteria, chitarra e percussioni fusi con sintetizzatori e sequencer.

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La performance è molto dinamica e variegata, l’atmosfera è quella di un club e l’energia è di tipo deflagrante. Il piglio è ondulatorio ma costante. Dalla pubblicazione dell’ep di debutto, ‘Songs To Try’, alla fine del 2021, i Klangphonics hanno creato un rapporto virtuale con una fanbase sempre più ampia utilizzando i social media in modo creativo e originale. I loro caratteristici video che combinano la musica techno-house con strumenti acustici hanno infatti guadagnato milioni di visualizzazioni e ottenuto l’approvazione di produttori famosi come Boris Brejcha o Victor Ruiz. Dal vivo piglio, carisma e sudore fluttuano tra una traccia e l’altra, senza soluzione di continuità, il pubblico è entusiasta e partecipe in un fluido scambio di energie primordiali.

L’esordio italiano dei Klangphonics è un successo, ora non gli resta che portare la loro musica techno dal vivo nei locali di tutta Europa.

Raffaella Sbrescia

Muse allo Stadio San Siro di Milano: il live report del concerto

La notte dei Muse allo Stadio San Siro di Milano inizia con il riscaldamento rock dei Royal Blood. Un’ora di set ispirato all’hard rock inglese anni ’70 che mette subito in chiaro le premesse: stasera si fa sul serio.

Alle 21.23 ecco i protagonisti dello show comparire sul palco: i Muse ci proiettano subito in uno spazio temporale ambientato nelle atmosfere del loro ultimo album Will of the people in cui la resilienza dei ribelli diventa emblema di tutto il concept del concerto. La triade britannica composta Matt Bellamy, Chris Wolstenholme  Dominic Howard aggiunge il polistrumentista Dan Lancaster alle tastiere per un live tiratissimo con pochi interventi extra e costellato di luci piazzate su tutti gli elementi strategici: dagli strumenti, alle maschere indossate, agli outfit, a quelle piazzate sotto e sopra il pavimento, molto più simile a una graticola su cui bruciare nel fulgore della notte.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

La scaletta inizia con la title track “Will Of The People“ mentre l’acronimo del titolo prende letteralmente fuoco a tempo di riff sulle teste dei Muse. A seguire il ritmo rimane sostenuto con  “Hysteria” prima e con “Psycho” poi. La ormai nota cura per i dettagli è un marchio di fabbrica in casa Muse eppure l’audio a San Siro non è davvero all’altezza delle aspettative.

Un’altra evidenza palese è la risposta del pubblico rispetto all’esecuzione dei brani tratti dall’ultimo album di fronte ai grandi classici: la sequenza di “Compliance”, “Thought Contagion” e “Verona” scorre via senza particolari guizzi. La chiosa dei coriandoli rianima il parterre che esplode sulle note di  “Resistance”, tanto per ribadire quale sia la “Volontà del popolo”. Bisogna però sottolineare che le canzoni dei dischi precedenti sono state inglobate in un concept show organico che segue una trama ben precisa. Il  rock distopico e antisistema  dei Muse viene declinato in uno show spettacolare, ricco di effetti speciali, con scenografie molto impattanti e a tratti perturbanti. I riff di chitarre elettriche e i cori di protesta rappresentano la metafora con cui incarnare il rancore dei rivoluzionari che animano i video e le canzoni dei Muse. In “You Make Me Feel Like It’s Halloween” prende vita mentre la maschera del personaggio animato alle sue spalle dei Muse. I volti di Jason Voorhees, Freddy Krueger, Ghostface, della bambola assassina Chucky, di Saw L’Enigmista e di altri serial killer dell’immaginario cinematografico si alternano colpendo allo stomaco.

Muse ph Henry Ruggeri

Muse ph Henry Ruggeri

A seguire “Madness” e poi la spettacolarità massima con “Time Is Running Out” e la potente “Plug In Baby”. Molto ricca anche l’esecuzione di “Won’t Stand Down” e  “Supermassive Black Hole”. A chiudere il concerto c’è “Knights Of Cydonia” con l’irrinunciabile tema de L’uomo con l’armonica di Ennio Morricone a fare da intro. Le due ore di rock serrato dei Muse si concludono così: 27 canzoni (sette dall’ultimo disco) con il busto di un Satana rivoluzionario a sovrastare il palco. Il messaggio è come sempre passibile di plurima interpretazione. La certezza è che il rock dei Muse è vivo e splende in mezzo a noi.

Raffaella Sbrescia

Al via il tour estivo dei Santi Francesi. Il report del concerto al Castello Visconteo di Pavia

Il duo dei SANTI FRANCESI composto da Alessandro De Santis (voce, chitarra, ukulele) e Mario Francese (producer, tastiere, synthesizer e basso) ha iniziato il tour estivo partendo dal Castello Visconteo di Pavia. Accompagnati dal batterista Alessio Sanfilippo, i Santi Francesi hanno presentato al pubblico cavalli di battaglia, vecchie chicche e il nuovo singolo, senza dimenticare le ormai famose cover che li hanno valorizzati anche in TV durante l’ultima edizione di X Factor di cui sono stati i vincitori indiscussi.

I Santi Francesi veleggiano tra  cantautorato e pop moderno con un’ampia contaminazione beat/rock. Il loro approccio creativo convince e trascina un pubblico eterogeneo e trasversale. Nel corso di un concerto della durata di un’ora e mezza circa, i due hanno portato sul palco 15 brani di cui tre cover “Un ragazzo di strada” dei Corvi, “Ti voglio” di Ornella Vanoni e “Creep” dei Radiohead. Ogni brano è stato sapientemente rivestito sia da un punto di vista strumentale che interpretativo, mettendo in luce la personalità artistica dei due, che ripercorrono idealmente la loro storia e il sogno di vivere di musica.

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

 

Si parte da “Giovani favolosi”, il brano con il quale nel 2021 vinsero Musicultura  per proseguire con  “Buttami giù”, Bianca”, “Cartapesta”, “Elena”, “Vaniglia”, Medicine e il brano Spaccio

 Tra  brani più coinvolgenti,  “Il pagliaccio” che forse descrive al meglio il loro modo di fare musica parlando di quella fortissima, vorace paura di perdere qualcuno o qualcosa che abbiamo. Bella anche la parentesi strumentale di ”Interludio” riarrangiata con Alessandro alla batteria in un flow di synth elettronici e groove ruvido.

Immancabile il nuovo singolo “LA NOIA, un input, a dare valore positivo alla noia per non spaventarci davanti ai momenti di vuoto . In scaletta anche “Signorino” riarrangiato e uscito come singolo nel 2022, che indubbiamente mette in luce tutte le peculiarità del loro sound.

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

Santi Francesi @ Castello Visconteo -Pavia

 

Non sono mancati momenti di ilarità e intrattenimento con il pubblico che è rimasto sempre partecipe ed entusiasta. La chiusura del concerto vede chiaramente  protagonista il brano Non E’ Così Male, il singolo entrato in rotazione radiofonica subito dopo la fine di X Factor. Una ipnotica intro e una vorticosa chiosa strumentale hanno incorniciato perfettamente il brano sancendo la fine del concerto. La sensazione è che saremmo volentieri rimasti di più a godere di un live intenso, autentico e genuino. La speranza è che il repertorio dei Santi Francesi possa presto rimpiguarsi per ritrovarsi quanto prima sottopalco.

Raffaella Sbrescia

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