Le pagelle della quarta serata del Festival di Sanremo: Geolier vince grazie al televoto.

La serata dei duetti e delle cover è tradizionalmente l’appuntamento più atteso della settimana festivaliera. Un vorticoso saliscendi di emozioni che, quest’anno ha superato ogni aspettative. Anzi, possiamo tranquillamente dire che il livello è stato uno dei più altri di sempre.

Sangiovanni con Aitana per “Mariposas”: la scelta di non portare una cover ma rifare se stesso non paga affatto, pertanto il ommento è un NC di non classificato.

Annalisa con La Rappresentante di Lista e il coro Artemia “Sweet dreams” degli Eurythmics: tanti vocalizzi di encomiabile purezza. Voto 6

Rose Villain con Gianna Nannini:  un medley (Scandalo/Meravigliosa creatura/ Sei nell’anima) un po’ troppo eterogeneo senza particolare alchimia e qualche stecca di troppo per Rose che, in prova era andata decisamente meglio. Voto 5

Gazzelle con Fulminacci: “Notte prima degli esami” di Venditti: un omaggio bello ed elegante al cantautorato romano. Voto 7

The Kolors con Umberto Tozzi medley “Ti amo/ Tu /Gloria”: una leggenda dei fulgidi anni ’80 per cantare tutti insieme a squarciagola. Questa non è Ibiza ma ci siamo vicini. Voto 9

Alfa con Roberto Vecchioni “ Sogna ragazzo sogna”: un maestro che si apre a cuore aperto alle nuove generazioni in un incontro unico e genuino. Molto intense anche le barre aggiunte da Alfa: Non so chi ha creato il mondo, ma so che era innamorato. Voto 8

Ben riuscito il numero con Lorella Cuccarini, co-conduttrice della serata che ha omaggiato i suoi esordi con una coreografia curata da Luca Tommassini: “L’emozione è sempre fortissima rispetto alla prima volta in cui sono salita sul palco con Pippo Baudo. Spero di aver un po’ più di esperienza per affrontarlo”, aveva commentato Lorella in conferenza stampa, aggiungendo: “Sono la quota nazional popolare di questo Festival. Questa è l’azienda che mi ha dato la possibilità di costruire il mio successo, di crescere. L’anno prossimo festeggio 40 anni carriera e al momento sto molto bene dove sto (Amici a Mediaset), ho ritrovato il piacere e il gusto di fare varietà e spettacolo. Da parte mia c’è ancora tanta energia da poter spendere e regalare al pubblico. In questo momento sto vivendo un periodo della mia carriera e della mia professione che mi dà tanta soddisfazione, non solo in video ma anche per quello che c’è dietro”.

Bnkr44 con il grande Pino D’Angiò “Ma quale idea”: barre inedite integrano senza troppo valore aggiunto l’originale. Voto 4

Irama con Riccardo Cocciante: “Quando finisce un amore”: Cocciante torna apposta dalla Corea per una dimostrazione live di come si fa a squarciare il cuore e una dedica da abbracciare in un momento storico difficile: “Vivere per amare, amare quasi da morire, morire dalla voglia di vivere, amare dare l’anima alla vita, morire dalla voglia di vivere con la voglia di vivere”.

Fiorella Mannoia con Francesco Gabbani per “Che sia benedetta” VS “Occidentali ’s karma” è un cerchio che si chiude all’insegna dell’amicizia tra due artisti doc. Voto 8

Santi Francesi con Skin Hallelujah” una compenetrazione di voci, di storie, identità per una versione terrena ed etera al contempo che incanta e ipnotizza il pubblico. Voto 10

Ricchi e poveri con Paola e Chiara medley “Sarà perché ti amo/Mamma Maria”: e che si può fare se non ballare e divertirsi? Voto 7,5

Ghali con Ratchopper Medley “Italiano Vero” di Cutugno e diverse hit dello stesso Ghali: bella la celebrazione della commistione culturale ma l’effetto non desta particolari guizzi. Voto 6

Clara con Ivana Spagna con coro voci bianche del Teatro Regio di Torino: proprio un bel duetto ben costruito e vibrante. Voto 6

Loredana Bertè con Venerus “Ragazzo mio”: il mordente non manca ma non arriva a fondo. Voto 5

Geolier con Guè Luchè e Gigi D’Alessio: che trio male assortito e lo dico da napoletana. Il flow del rap è un conto ma l’arte è un’altra cosa. Voto 3

Angelina Mango “La rondine” di Pino Mango con il quartetto d’archi dell’Orchestra di Roma: gli archi sono gli stessi dell’orchestra che incise il disco con il padre, l’arrangiamento è completamente a cura di Angelina Mango, l’interpretazione è intrisa di emozione ma anche di personalità ed estensione vocale. Voto 10 e lode.

Alessandra Amoroso con Boomdadash con un medley di roba vista e stravista. Voto 4

Dargen D’Amico con la Babelnova Orchestra omaggio a Ennio Morricone con autocit. “Dove si balla”: risultato veramente discontinuo e  non convincente. Voto 4.

Sempre centrato e focalizzato nel dire con veemenza e coraggio: Cessate il fuoco. Per questo concetto ovviamente non esiste un voto ma solo pieno e concorde sostegno.

Mahmood “Com’è profondo il mare” di Lucio Dalla con i tenores di Bitti: un riuscito omaggio alla cultura musicale più radicata: che sia quella sarda, che sia quella italiana. Voto 7

Mr Rain con i Gemelli Diversi e Le Farfalle olkmpiche “Mary” e una quota di Supereroi per un toccante quadro dedicato alla sensibilizzazione contro la violenza sulle donne. Voto 7

Negramaro con Malika Ayane “La canzone del sole” di Lucio Battisti: un gioiellino confezionato ad hoc per dare un nuovo senso a una pietra miliare della storia musicale italiana. Voto 7

Emma con Bresh medley dedicato a Tiziano Ferro: insieme i due non dispiacciono ma l’arrangiamento ricreato non lascia emergere emozioni. Voto

Il Volo con Stef Burns “Who wants to live forever”: in una sola parola si è trattato di capolavoro. Magistrali voto 10.

Diodato con Jack Savoretti “Amore che vieni, amore che vai” con intro di Filippo Timi: “ed è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo iniziare una chitarra”: un connubio artistico sublime e superbo. Il voto non può essere altro che 10.

La Sad con Donatella Rettore “Lamette”: l’esibizione si atteggerebbe ad essere un manifesto punk ma l’effetto è veramente kitsch e grottesco. Voto 4

Il Tre con Fabrizio Moro per un medley del cantautore romano: Moro è un fuoriclasse indiscutibile, la scelta di coinvolgerlo è stata molto astuta da parte de Il Tre. Voto 7

BigMama con Gaia La Niña e Sissi:  la voce dei diversi nelle mani di donna che spacca: una “Lady Marmalade” ricca di messaggi e suggestioni femministe. Voto 8

Maninni con Ermal Meta “Non mi avete fatto niente”: un bel duetto equilibrato e senza fronzoli. Voto 6

Fred De Palma con Eiffel 65 con un medley “Too much of Heaven/Viaggiare insieme/Blu”: vibes disco anni ’90 e free style senza particolare congruenza. Voto 5

Renga e Nek: Medley di loro stessi molto divertente, soprattutto per la parte di cabaret di cui si sono resi protagonisti. Voto 5

Dopo 27 anni tornano i Jalisse al Festival di Sanremo con “Fiumi di parole” per chiudere il cerchio.

Raffaella Sbrescia

Top 5

1) Geolier – Luchè – Gigi D’Alessio  Medley “Strade”

2) Angelina Mango – La rondine

3) Annalisa – La rappresentante di lista – Sweet Dreams

4) Ghali – Ratchopper Medley “Italiano vero”

5)  Alfa – Roberto Vecchioni “Sogna ragazzo sogna”

Festival di Sanremo 2024: le pagelle della prima serata.

Il menù della prima serata del Festival di Sanremo è molto ampio e versatile. In scena tutti i 30 artisti in gara che finalmente giocano a carte scoperte. Ce n’è per tutti i gusti: dalla quota outsiders a quella cantautorato puro; non manca nulla. La ciccia nei testi è ai minimi storici ma poco male: il monito di Fiorello è quello giusto: Ama pensati libero….  È l’ultimo.

 Ecco le pagelle:

Clara- Diamanti grezzi: freschezza e pulizia della linea non matchano con una melodia sciapa e avviluppata su se stessa in modo monotono. Voto 4

SangiovanniFiniscimi: il testo, molto cupo, risulta sbiascicato e senza tono muscolare. Voto 4

MannoiaMariposa: Elegantissima, in forma smagliante, Fiorella porta sul palco un manifesto femminista in modo femminile.  Libera e orgogliosa, canta e incanta.  Voto 7

La SadAutodistruttivo: Lodevole la volontà di dare visibilità a una fetta meno popolare del panorama musicale ma peccato per l’arrangiamento; si poteva sicuramente osare fino in fondo e fare le cose per bene. Voto 5

Marco Mengoni si mangia il palco e manda tutti a casa con “Due vite”: voce, presenza scenica, interpreatazione, emozione, energia e intenzione. Pazzesco e travolgente il medley: Guerriero, Ti voglio bene veramente,  Mi fiderò, Proteggimi da te, Io ti aspetto, L’essenziale.

mengoni

IramaTu no: una ballad intensa e struggente cantata in modo molto sentito e struggente. Voto 8

GhaliCasa mia: Ghali racconta il dramma dei sogni che si perdono in mare vestendoli con un ritmo da hit estiva. Voto 6

NegramaroRicominciamo tutto: la vocalità di Giuliano è garanzia di classe con mille sfumature e colori intensi. Il tappeto sonoro, delicato e fragile, si evolve in modo ricco e travolgente evocando una visione sognante e felice.  Voto 10

Annalisa -Sinceramente:  il testo evoca altri brani. Tutto si gioca sul ritornello, la melodia ricorda molto da vicino quella di “Can’t get you out of my head” di Kylie Minogue. Voto 5

Profondamente commovente l’omaggio a Giovanbattista Cutolo attraverso la madre Daniela e il suo assolo accompagnato dall’orchestra di Sanremo. Giogio “Nisciuno te scorda”.

Mahmood -Tuta Gold racconta un vissuto difficile con una veste strumentale molto riuscita. Voto 9

Diodato- Ti muovi:  il cantautorato. Quello puro, limpido che va a fondo fino in fondo toccando le corde del cuore e del buon gusto. Voto 9

Loredana Bertè Pazza: Loredana va dritta a ogni bivio. Non ha bisogno di chi la perdona, lei fa sola, è pazza di sé, e a ragion veduta. Voto 8

Geolier- I p’me, tu p’te: il testo è un vorrei ma non posso. La sensazione è quella di aver perso una occasione per dire qualcosa di importante. Ciò dett,o il groove è importante Voto 7

Alessandra Amoroso- Fino a qui: Una ballad ben scritta e che centra il racconto delle difficoltà di tutti i giorni e della capacità di rialzarsi. Performance equilibrata ed efficace. Voto 6

The KolorsUn ragazzo, una ragazza: Le vibes dei fulgidi anni ’80 vincono sul tutto il resto. Se baila senza pensare a niente di specifico. E ogni tanto sinceramente ci sta. Un po’ di sana leggerezza. Voto 8

Angelina MangoLa noia: non ci resta che ridere in queste notti bruciate. La  cumbia della noia gode della presenza scenica di Angelina che ipnotizza la platea. Il marchio di Dardust è quello che ti prende, che ti ritorna, che ti rimane, che ti conquista. Voto 10

Mango Angelina

Il Volo- Capolavoro: sdolcinati e romantici ma demodè. Voto 5

BigMamaLa rabbia non ti basta: un messaggio importante per una storia tutta da raccontare e da scoprire. Voto 7

I Ricchi e poveri -Ma non tutta la vita: dammi retta, scendi adesso in pista. Dopo 32 anni, i Ricchi e poveri portano energia e leggerezza sul palco. Voto 6

EmmaApnea: una versione più raddolcita di Emma, per un’interpretazione gradevole di un brano danzereccio ma che non fa la differenza. Voto 5

Renga e Nek – Pazzo di te: un saliscendi di alti e bassi e grande mestiere per un duo eterogeneo e insolitamente funzionale. Voto 6

Mr RainDue altalene: la classica ballad melensa che non aggiunge e non toglie nulla a quanto già presente sul ben vasto menù. Voto 3

Bnkr44Governo Punk: La domanda è: dove sta il punk? Tra incubi e vizi, le vibes riconducono più a una boy band di provincia. Voto 4

Gazzelle -Tutto qui: una ballad romantica e struggente. Menomale, la quota indie è salva. Voto 7

Dargen D’Amico - Onda alta: l’ironia tagliente  di Dargen permea un testo che cela una dinamica di sottotesto retorico. Il tutto con cassa dritta sparata a palla. Infine un appello contro la guerra in Medio Oriente. La storia, Dio, non accetta la scena muta, si appella alla fine Dargen con un sentito “Cessate il fuoco”. Voto 8

Rose Villain – Click Boom: anche qui un’occasione sprecata con un testo e un ritornello che sa di insulso. Voto 4

Santi FrancesiL’amore in bocca: il glam pop di questo duo evoca eleganza e arte a tutto tondo. Voto 8

Fred De PalmaIl cielo non ci vuole: presentato come uno sforna tormentoni, Fred De Palma presenta un brano intriso di tristezza con un arrangiamento che non racconta nulla di nuovo. Voto 3

Maninni - Spettacolare: una ballad che racconta una partita a scacchi con la verità. Fresco e credibile ma la melodia è un po’ troppo debole per lasciare un segno. Voto 5

Alfa - Vai!: sonorità folk che ricordano “Renegades” degli X Ambassadors per raccontare lo slancio della gioventù che non si fa troppe domande su un futuro privo di certezze. Voto 6

Il Tre - Fragili: due crepe in questo mare nero, non ci regalano emozioni di rilievo. Voto 4

Qui la top 5 degli artisti più votati:

1) Loredana Bertè – Pazza

2) Angelina Mango – La noia

3) Annalisa – Sinceramente

4) Diodato – Ti muovi

5) Mahmood – Tuta Gold

Alessandro Bergonzoni all’Auditorium Parco della Musica: sulle ali di una riflessione

Nel panorama teatrale nostrano, che vanta nomi di indiscutibile spessore e valenza artistica, ne esiste uno solo che sa trasformare in estasi dialettica il flusso di coscienza: Alessandro Bergonzoni.
Sono decenni che ci incanta come il pifferaio magico, travolgendoci nella scia della musicalità della parola piena di senso, doppio senso, nonsenso, senso travisato o travisabile. E sono decenni che, stregati, seguiamo quella scia, e vorremmo non finisse mai.
E Bergonzoni non delude, si ripresenta puntualmente e mai ripetitivo, a risucchiarci in quella scia verbale, che chiede soltanto di seguirla, con naturalezza. Una sorta di percorso che, attraverso la parola e il suo trasformarsi, scioglie nodi, libera pensieri, li riallinea senza cercare un ordine, solo un filo: quel filo magico che è il suono del pifferaio.
Se il titolo dello spettacolo è Trascendi e Sali (il sale è qualcosa di ricorrente e prezioso nel teatro di Bergonzoni, indispensabile, come lo è quello della terra), la prima cosa che arriva d’impatto a te, seduto in platea, alla vista di una struttura pensile illuminata a toni freddi, è trasalire. Ed ecco che si apre il sipario dell’immaginario, lo sguardo sulla sola parte visibile dell’attore, i piedi, e l’udito rapito dal flusso.
Il segreto per gustarsi in pienezza uno spettacolo teatrale così, è lasciarsi completamente andare, come in una pratica di rilassamento: solo che qui si arriva da zero a cento in pochi secondi, nel monologo si entra con immediatezza, le pareti rugose del cervello si distendono, e tutto scivola, si ferma solo l’attimo necessario alla riflessione, alla risata, all’applauso a scena aperta (tanti sempre), e riparte, rinvigorito.
Bergonzoni ph Roberta Gioberti

Bergonzoni ph Roberta Gioberti

Domande su domande, si parla di noi, ma ancora non sai se di migranti, di crisi, di ingiustizie sociali, di donne e dei loro diritti: tutto viene introdotto insieme, in rapida successione, e poi piano trascende, e tu con lui. E sale, e tu con lui. E poi esplode, ma senza deflagrazione. Esplode sotto forma di rivendicazioni, da dietro un pannello, la sola cosa visiva su cui ti concentri, sono le mani che rubricano tutta una serie di urgenze che esigono risposte.
Battute su battute, che fanno ridere, e tempi del tutto peculiari, che ti lasciano quel momento per pensare “spesso”, denso, corposo.
Così, avanti per due ore: e alla fine il pubblico, che dovrebbe essere esausto, ne vuole ancora. E l’attore ancora si concede.
Tra la prima messa in scena e quella che ha fatto il SoldOut all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 6 e il 7 dicembre, c’è stata di mezzo una pandemia, e sicuramente il trascendere si è trasformato. L’osservazione, qualcosa che una pausa forzata dai ritmi di tutti i giorni ci ha obbligati, ha preso peso, è diventata essenza e non solo sguardo: osservare un minuto di silenzio e farlo molto da vicino, diventa un’esperienza quasi mistica. E non mancano le sferzate a certe conduzioni, sferzate al fianco, mai al cuore, come il chiedersi se lavorare e ammalarsi o vivere e non lavorare, tra tanti pappataci, pappa taci Papa Taci, di questa baraonda Bara Onda…per i cucchi che siamo tutti e ancora Cucchi e anche re geni, Regeni: siamo tutti Cucchi e Regeni: il pubblico non trattiene gli applausi.
Sarebbe rimasto volentieri altre due ore, ma non è possibile.
E nel congedarsi dalla magia di una espressione teatrale che non conosce eguali, si allontana sulle ali di una riflessione, come sempre: l’importante non è essere le ali. Ma avere le ali…
Roberta Gioberti

malifesto: tutto sul nuovo album di Malika Ayane

Esce oggi “malifesto” il nuovo album di Malika Ayane, nonchè sesto progetto discografico dell’artista prodotto con Antonio Filippelli e Daniel Bestonzo e registrato a Milano. Il titolo del disco si rifà alla riscoperta del valore delle emozioni e all’importanza di manifestarle, alla leggerezza, il migliore degli atteggiamenti per mettersi di fronte alle cose senza paura, con il coraggio di riconoscersi anche quando tutto attorno cambia. Una fotografia di diversi stati d’animo che l’artista ha deciso, a modo suo, di manifestare scegliendo un gioco di parole quanto mai azzeccato.

MALIFESTO DIGITAL ARTWORK

Malika Ayane è un’artista che tramite la sua voce e i testi delle sue canzoni ama narrare il presente, e lo fa anche in “malifesto” (Sugar), che contiene il singolo inedito con cui si è esibita nella 71° edizione sanremese, dal titolo “Ti piaci così”, brano che racconta la consapevolezza di sé, lo scoprirsi risolti, l’avere voglia di vivere con gusto, il riconoscersi senza biasimo, il celebrare se stessi anche solo per il solo fatto di essere al mondo.

Uno degli aspetti più interessanti del percorso che ha portato alla nascita del disco è che Malika ha inviato una serie di foto e video al produttore per dargli delle suggestioni estetiche, per dare un suono alle immagini o seguire quello che un’immagine può evocare. Il disco è figlio di una approfondita ricerca all’interno del cantautorato francese e belga. La produzione è volutamente minimale e si muove sinuosamente intorno alla timbrica unica di Malika. Il suono è principalmente composto da batterie strette registrate con pochissimi microfoni, filtrate nei simulatori di nastri e Vinile e Drum Machine come la Linn o la CR78 che creano il tappeto ritmico. Il basso Hofner è stato utilizzato apposta per creare un disco “bassocentrico”. Poche chitarre elettriche, più spazio a strumenti acustici a corda come la chitarra classica, l’ukulele, la chitarra acustica e l’AutoHarp. Per i tasti la scelta è caduta su pianoforte verticale, Clavi, Rhodes e synth come Juno 60, Jupiter, il tutto abbracciato da tappeti di Mellotron e Archi.

Video: Ti piaci così

La tracklist è composta da 10 brani che Malika Ayane ha scritto e composto insieme ad un nutrito gruppo di autori: Pacifico, Antonino Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino. Il viaggio di Malika Ayane parte da “Peccato Originale”, l’amore irrazionale, e prosegue con “Ti piaci così”, brano sul riconoscersi e celebrarsi per essere al mondo. Da “Telefonami”, il sapore malinconico di un amore appeso nonostante il tempo e la distanza, la tracklist continua con il racconto della maturità in “Come sarà” e la celebrazione dell’agire nonostante le avversità in “Per chi ha paura del buio”. Sesto brano del disco è “Mezzanotte” a cui seguono il bisogno di vivere senza sovrastrutture descritto in “A mani nude”, la necessità di splendere raccontata in “Brilla”, il bisogno di sciogliere le catene in “Formidabile” e, infine, la consapevolezza di esserci raccontata in “Senza Arrossire”.

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

“Malifesto” è il figlio di Naïf e Domino. Se dal primo eredita l’immediatezza, dal secondo prende la cura certosina della scelta di ogni suono, di ogni immagine da raccontare. Dal primo il sudore da dancefloor, dal secondo la lucida e distaccata osservazione delle cose. Il presente in cui è nato questo album è quello dilatato e infinito che stiamo attraversando. Memoria, immaginazione e immedesimazione sono i mezzi con cui Malika scava in profondità nei suoi stati d’animo mettendo in luce che al netto del contesto sociale o geografico, la vita degli umani è fatta per tutti delle stesse sensazioni che si mescolano e alternano come le stagioni, i ritmi o gli ingredienti in una cucina. Malifesto è un disco sul presente, scritto nel presente mentre si vive il presente. Interpretazione è forse la parola più importante di questo album perché ognuna delle persone che ha lavorato alle canzoni di questo album, dalla scrittura al mix, ha colto un’intenzione e l’ha raccontata con il suo linguaggio rispettando e valorizzando il lavoro e il linguaggio di chi si era occupato della fase precedente e preparando il terreno a chi sarebbe arrivato dopo. Malika Ayane si dice molto soddisfatta di aver scritto con persone nuove e in un modo nuovo mescolando le sue parole con quelle di artisti e autori originali. Magari in un altro momento, il disco sarebbe nato in Normandia ma anche a Milano, nel mese di gennaio, Malika Ayane è riuscita a ritagliare intorno a sé una cornice su misura per mettere in luce il meglio di una vocalità matura, piena, rotonda, completa.

 

 

Brigata Bianca: dal Golfo Mistico ecco il nuovo album di Samuel

Samuel - Brigata Bianca

Samuel – Brigata Bianca

“BRIGATABIANCA” è il secondo album solista di Samuel Romano che arriva a distanza di quattro anni dal suo primo disco “Il Codice Della Bellezza”, pubblicato a febbraio 2017. Il progetto prende vita nel Golfo Mistico, lo studio rifugio di Samuel ma è anche ispirato al nome del tour che lo ha portato in giro quest’estate per tutta l’Italia, a partire dalle isole Eolie, in cui l’artista è stato protagonista di suggestivi live in barca a vela. A completare la Brigata si uniscono le collaborazioni di Samuel con Colapesce, Ensi, Fulminacci, Willie Peyote e Johnny Marsiglia che danno vita a cinque featuring trascinanti, oltre ai diversi produttori che hanno partecipato: Ale Bavo, Dade, MACE & Venerus, Machweo, Michele Canova, Federico Nardelli e Strage. Fra i nomi dei musicisti da segnalare il tocco di Roy Paci all’arrangiamento, direzione dei fiati, alla tromba e flicorno soprano in due tracce. L’ideadi brigata è quindi quella di un gruppo allegro, baldanzoso in cui ognuno riesce a creare dinamiche e flussi musicali in grado di dare un’anima viva e vibrante alla tracklist del disco. Letture, ascolti musicali, aneddoti, influenze s’insediano nelle strutture delle canzoni creando i presupposti per un progetto anche grafico, decisamente originale. Coadiuvato dall’ Art Director Marco Rainò e dallo stilista Carlo Pignatelli, Samuel mette a punto un’uniforme per sè e una bandiera intrisa di simboli in grado di identificare in modo iconografico ogni singolo brano del disco. Riportati anche sulla bandiera che il cantante stringe sulla copertina, i simboli diventano i talismani di un nuovo viaggio artistico, i segni espressivi con i quali significare un racconto, anche, biografico di grande intensità.

“Brigata Bianca” è il frutto di una selezione tra centinaia di brani stipati nei cassetti di Samuel. Da sempre penna prolifica per i suoi Subsonica, l’artista può permettersi il lusso di fare un ragionamento differente, di scegliere brani più riflessivi e adatti ad un ascolto pensato. “Non si tratta di musica da assembramento -dice Samuel- lucidamente contestualizzato al momento storico che stiamo affrontando. Avevo tanto materiale, magari anche qualcosa che si somigliava, avevo voglia di scrivere qualcosa che mi portasse da un’altra parte. Tra tutte spiccano “Io e te” e “Felicità”: due canzoni nate prima della pandemia e scritte in uno dei momenti più felici della mia vita. Nate forse per paura che arrivasse un momento simile. “Io e te” racconta l’evoluzione di un percorso in cui tutto quello che ti circonda ti esplode intorno mentre ti fai bastare le sfumature che percepisci. Poi arriva la maturità e la necessità di andare a dire a te stesso cosa ti piace e cosa no. In “Felicità” invece prendo atto di esserci arrivato seguendo il percorso che volevo, nel modo in cui volevo e con le persone che ho scelto.

Negli ultimi due anni ho avuto un periodo deflagrante, ho avuto un percorso accidentato, ho capito di trovarmi a vivere sempre le stesse cose e ho scelto di trovarmi completamente immerso dentro le situazioni peggiori. Avevo una tragedia interiore che si stava sviluppando, ho messo a fuoco le cose latenti della mia vita. Sono quindi andato a scegliere le canzoni che raccontavano meglio questo periodo travagliato per scoprire cosa ne sarebbe stato della mia vita futura concedendomi il permesso di ragionare e far riflettere anche chi mi avrebbe ascoltato”.

 Raffaella Sbrescia

Video: Cocoricò

TRACKLIST

I. Gira La Testa

II. Giochi Pericolosi Feat. Willie Peyote

III. Se Rimani Qui

IV. Tra Un Anno

V. Cocoricò Feat. Colapesce

VI. Bum Bum Bum Bum Feat. Ensi

VII. Nemmeno La Luce

VIII. Io e Te

IX. Felicità Feat. Fulminacci

X. Quella Sera

XI. Dimenticheremo Tutto

XII. Vorrei

XIII. Palermo Feat. Johnny Marsiglia

XIV. Veramente

XV. Chi Da Domani Ti Avrà

 

 

 

 

31SALVITUTTI: la recensione del nuovo album di Flo

Flo-  31SALVITUTTI

Flo- 31SALVITUTTI

A distanza di due anni dall’ultima pubblicazione ufficiale, la cantautrice e poliedrica attrice Floriana Cangiano, in arte FLO, pubblica 31SALVITUTTI (produzione Arealive srl – distribuzione Believe Digital), un nuovo album di inediti che vede il francese Sebastien Martel, artista creativo e visionario, alla produzione artistica. Grande conoscitore della World Music Europea, del meltin pot parigino e della musica africana, Martel mescola il sapore delle banlieue francesi a quello di Napoli raggiungendo un risultato sonoro tanto intenso quanto eterogeneo. A colorare i suoni sono i testi e la inconfondibile vocalità di Flo, un’artista coraggiosa, sempre affamata di palco, di vita, di storie, di emozioni da sfidare e da trasmettere.
Il suo modo di esprimersi si muove lungo un filo sottile che unisce passione, estasi, malinconia e teatralità. Questa volta Flosceglie come punto di partenza un numero: il 31in numerologia rappresenta la lotta, il riscatto e la forza ed è per questo che le 12 canzoni in tracklist racchiudono storie di salvezza, eroica e consapevole oppure semplicemente casuale; storie che esortano, incitano a reagire, a farsi attraversare dalla vita, ad accogliere – anzi a provocare – il cambiamento.

31SALVITUTTI è il nostro primo grido di vittoria, la prima volta che da bambini ci sentiamo degli eroi. Salviamo noi stessi e gli altri, correndo a perdifiato più forte di tutti. Ma se nel gioco i bambini sono tutti uguali e ognuno può vincere, nella vita non è così: a molti questa possibilità è negata sin dal via. Sogno dei “nastri di partenza” più giusti, una corsa più umana, in cui ognuno possa procedere alla sua velocità, verso il traguardo che sceglie”, spiega la cantautrice a proposito della titletrack, cantando “Quando ti manca il fiato, corri più forte”. Il nuovo singolo OUI OUI SAUVAGE è un blues dal ritmo sinuoso emblema della sensualità. Bellissima la tammurriata intitolata AURORA BOREALE, un rituale dai richiami tribali, un inno alla libertà perché da che il mondo è mondo “chi canta votta fore”. L’ascolto prosegue con LA GAVIOTA; il brano trae ispirazione dalla novella di Fernan Caballero, in cui una ragazza soprannominata Gaviota (gabbiano), per la sua voce splendida e il suo spirito libero, intende migliorare la sua condizione attraverso una serie di relazioni con vari uomini. L’autore riserva alla protagonista un finale drammatico, Flo invece la esorta a volare sempre più in alto e a godere della vita senza riserve.

Video: L’uomo normale

Il brano più politico e più importante del disco è L’UOMO NORMALE: “L’uomo normaleè colui che è inconsapevole di quanto razzismo, di quanta omofobia, di quanto fascismo si nasconde dentro i suoi gesti quotidiani. Non è il criminale o il serial killer, ma il nostro vicino di casa, nostro padre, un nostro collega di lavoro. L’uomo normale forse siamo noi. È quello che lavora per la famiglia e quindi pretende che il figlio sia un campione per forza; che non picchia la moglie, ma le impone come vestirsi; che tollera gli stranieri e non ha nulla contro i gay”, spiega Flo a proposito di questo brano in cui ogni “però” diventa pesante come un macigno e finisce per creare differenze e divisioni.

Il picco massimo dell’intensità espressiva vocale di Flo arriva sulle note di ACCUSSÌ; il titolo riprende una parola napoletana dai mille significati e che in questo caso racconta di un sentimento nato, cresciuto e finito. Il tocco creativo è racchiuso in RADIO VOLKAN, la radio sovversiva e fantastica, che trasmette da un vulcano addormentato Particolare la personificazione della radio per parlare alla propria città spesso prigioniera dei propri stessi clichè e stereotipi: “Svegliati che il cambiamento può essere ora, venire da dentro” è il monito di Flo a Partenope e ai partenopei. Il discorso continua in MIRACOLOSA ANARCHICA, una sorta di ossimoro che descrive Napoli e tante altre città divise tra sacro e profano in cui si spera nei miracoli, ma allo stesso tempo capita di sentire dentro quella maledetta voglia di andare via.

Il nostro racconto di “31Salvi tutti”, si chiude volutamente con PER GUARDARTI MEGLIO, un brano dedicato a Ilde Terracciano e a tutte le spose bambine del mondo. Bambine vendute come oggetti, spesso vittime delle loro stesse famiglie dal destino tragico e drammatico. Vite al buio senza primavera e senza spiragli di libertà trovano un barlume di luce nelle parole di Flo, capace di raccontare sogni perduti con intenso pathos e travolgente emotività. Alla luce di questi promettenti presupposti sarà interessante scoprire “Brave Ragazze”, il lavoro di ricerca, traduzione e reinterpretazione di canzoni, firmate dalle più coraggiose cantautrici del mondo latino e mediterraneo che Flo pubblicherà nella primavera del 2021 e che segnerà in maniera ancora più decisiva un repertorio già ricco di verità e di emozione.

Raffaella Sbrescia

 

Contatto: il ritorno coraggioso e consapevole dei Negramaro

Contatto - Negramaro

Contatto – Negramaro

A tre anni di distanza da “Amore che torni” i Negramaro sono tornati con “Contatto”: un concept album in cui 12 canzoni spiccano il volo dando voce e lustro al pensiero di sei fratelli/amici/complici che da ormai quasi vent’anni veleggiano in cima alle classifiche. Giuliano Sangiorgi, Emanuele Lele Spedicato, Andrea De Rocco, Danilo Tasco, Andrea Mariano, Ermanno Carlà anche questa volta si sono messi in gioco in un progetto ambizioso, intriso di verità e di speranza. Al centro di tutto c’è “Contatto”, una parola che ingloba al suo interno un significato potente, accentratore di declinazioni fisiche e metafisiche. Una parola che è sempre stata latente durante questo anno e mezzo di lavorazione, che non è stata subito sotto l’occhio dei Negramaro e che all’improvviso si è rivelata in tutta la sua potenza onirica, mai così adatta e necessaria.

A contraddistinguere questo lavoro sono naturalmente i testi di Giuliano, di cui andremo a sviscerarne significato e sfaccettature, ma anche e soprattutto la produzione che, a questo giro, è stata affidata alle sapienti mani di Andro che, in qualità di pianista, tastierista, dj e produttore, ha potuto fare la differenza apportando un concreto valore aggiunto con il proprio lavoro creativo. Nessuna delle 12 tracce di “Contatto” si può dare per scontata, l’effetto sorpresa è sempre dietro l’angolo e fa piacere constatare che il coraggio rimane una prerogativa della band salentina.

La tracklist si apre con “Noi resteremo in piedi”, una stand up song importante, nata durante un periodo difficile per Giuliano Sangiorgi e che mette nero su bianco delle riflessioni sincere, piene di vita e voglia di riscossa umana prima e artistica poi: “E allora mi troverai in piedi proprio allora che tutto è finito, quando pensi che sono caduto. Povero illuso ci avevi sperato e invece, che botta, son solo atterrato, sono solo atterrato, per riprendere fiato, per salire più in alto e ancora più in alto e ancora più in alto fino a sparire del tutto e ora mi prenderò tutto, quello che un tempo era mio adesso che è tuo domani è di un altro”. L’intento del cantautore è quello di mettere in campo una nuova letteratura musicale in cui lasciar convergere tutti gli argomenti che questo imbuto pandemico ha ingurgitato per ritrovare una nuova sensibilità. Sono scoperti i nervi che Giuliano tocca con le sue parole e, proprio in virtù di questa nudità emotiva, l’artista si mette in gioco insieme ai suoi compagni per rispondere alla disumanità attraverso le canzoni. È la musica il posto in cui la band sceglie di esporsi e di esprimersi a pieno, non c’è più scissione tra uomini e artisti, scrivere è politica e l’album è il post più completo in cui poter chiarire una volta per tutte il proprio pensiero.

Contatto - Negramaro

Contatto – Negramaro

L’ascolto prosegue con “Mandiamo via l’inverno” e il featuring intergenerazionale con Madame sulle note di “Non è vero niente”. Dopo 10 anni i Negramaro includono una quota rosa nella loro musica all’insegna della contemporaneità mostrando attenzione e compartecipazione ad una causa importante quale è quella della valorizzazione delle donne all’interno del panorama musicale italiano. Il brano “Devi solo ballare” è dedicato a Stella, la figlia di Giuliano, a cui l’artista chiede di poter essere felice e spensierata: “Devi solo ballare / fino a perdere la pelle / devi solo cantare / per raggiungere le stelle / per rubarne solo una che / faccia stare bene almeno te / e non ti faccia più pensare”. La speranza, come abbiamo modo di constatare a più riprese, è un sentimento che riveste una centralità a tutto tondo all’interno del disco. “Se finisse tutto qui/Senza più dare peso a quelle solite routine/ Che lentamente ci hanno ucciso/ E allora immagina di averne altre/ E tutte nuove da imparare/ Tu diresti che la vita/ Di sicuro è solo adesso/ Solo adesso/ Solo adesso/ Non è mai per sempre/ Ma facciamo che stavolta tu mi reggi il gioco/ E non diciamo ancora basta”, canta Giuliano in “Non è mai per sempre” raggiungendo il culmine del pathos in una ballad aulica e salvifica quale è “La cura del tempo”.

Video: Contatto

La parte finale del disco è particolarmente pregna di significato e ricca di citazioni: “Dalle mie parti” è una preghiera ad un mondo senza barriere e razzismi: “Dalle mie parti si dà una mano/ Dalle mie parti io resto umano/ Dalle mie parti…Dalle mie parti si corre in salvo di chi ha bisogno di un cuore amico”, scrive un ispirato Giuliano Sangiorgi. Il brano viene ulteriormente arricchito sia dalle orchestrazioni arrangiate dal M° Stefano Nanni, storico collaboratore di Luciano Pavarotti, sia da una lunga e suggestiva coda orchestrale ispirata alle atmosfere dei film di Sergio Leone. Ne “Terra di nessuno” Giuliano omaggia Lucio Dalla con un riferimento alla canzone “Anna e Marco” e con uno dei suoi tipici vocalizzi scat. La terra di cui parlano i Negramaro è da ripopolare e restituire agli esseri viventi: “Incontriamoci senza essere nessuno/ Senza sapere da dove arriva l’altro/ E ritorniamo a vivere solo nuove vite/ E ritorniamo a quello che non sappiamo/ A che importa sapere quanto tempo abbiamo/ Quanti stemmi abbiamo appesi al nostro petto/ Incontriamoci e lasciamo tutto al caso/ Che ci tratterrà come tratta nessuno”. Uguaglianza e fratellanza accompagnano questo concept album costellato di nuove consapevolezze e di obiettivi nitidi e definiti. È tempo di uscire dall’ombra e di farsi sentire. I Negramaro lo hanno capito, e a noi altri non resta che entrarci in contatto.

 Raffaella Sbrescia

Padroni di niente: Fiorella Mannoia ci racconta la verità.

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fa veramente impressione imbattersi in un disco che ti fa ragionare, che ti fa riflettere su te stesso e su quello che ti circonda. Sì, fa molta impressione perché é necessario ma è anche raro e difficile da trovare, così difficile che tante volte fa paura. Ecco quello che succede ascoltando “Padroni di niente” di Fiorella Mannoia, un’artista che è abituata a dare un significato ad ogni parola che canta e che con estrema naturalezza veicola parole importanti senza retorica alcuna. L’album, prodotto da Carlo Di Francesco, raggruppa 8 canzoni in grado di fotografare con un zoom ravvicinato alcune delle più intime riflessioni che ci stanno accomunando in questi mesi ma anche tanti dei sogni che molti di noi non riusciamo più a fare. D’altronde “Padroni di niente” è figlio del nostro tempo malato, sia fisicamente che metaforicamente. Il carico di riflessioni da fare è importante ma non è mai pesante. Lo sguardo di Fiorella e del suo raffinato parterre autorale non è quello di chi si mette sul piedistallo è, bensì, una coccola, un modo di osservare orientato alla comprensione e alla ricerca di una plausibile soluzione. Il valore chiave, nonché motore attorno a cui gira tutto il lavoro, è il valore della vita, qualcosa di cui non siamo mai padroni ma fortunati affidatari.

Si parte dalla omonima titletrack in cui la penna di Amara è più a fuoco che mai: la voce di Fiorella Mannoia di muove tra disincanto e speranza cantando: “C’è che siamo padroni di tutto e di niente/ C’è che l’uomo non vede, non parla e non sente/ Qui c’è gente che spera in mezzo a gente che spara e dispera l’amore/Qui c’è chi non capisce che prima di tutto la vita è un valore”. Si passa poi ad un mood più introspettivo con i corsivi di Ultimo che, attraverso la voce di Fiorella, diventano interrogativi intrisi di poesia: “Chissà quante domande ho fatto senza mai far capire cosa ho detto perché la vita è una commedia al buio dove per ridere serve del trucco e questa sera non voglio mentire solo guardarmi dentro per cambiare/ E chissà se questi giorni chiusi avranno un prato per volare fuori/ Io non trovo mai una spiegazione ma forse è proprio dai tuoi occhi che nasce una canzone”. L’impattante e centratissimo concetto di rottura attraversa le righe del brano “Si è rotto”: “Si è rotto il vetro, il cuore, l’emozione/ Si è rotto il filo, la chiave nel portone/ Le sere accese al mare a bere le parole a spegnere fatica, la fame e la ragione/ Si è rotto tutto, il manico e l’ombrello/ Il desiderio, si è rotto questo e quello/ Si è rotto il mondo, la luce delle scale il gusto dei sapori, la voglia di giocare/ Si è rotto il sogno, si è rotto all’improvviso quando guardavo il mondo che mi baciava il viso”, canta Fiorella, mostrandoci in maniera incredibilmente nitida la fotografia di uno stato d’animo circondato dalla nebbia e immerso nel torpore dell’incertezza.

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Il momento riflessivo non finisce di certo qui, “La gente parla”, brano firmato da Amara e Simone Cristicchi, tuona e rimbomba facendo decisamente rumore in un modo così scomodo da provocare piacere in chi lo ascolta: Frasi dette così per caso/ Frasi senza senso o significato/ Frasi scontate e già sentite/ Le solite frasi trite e ritrite dette per gioia o per consolazione giusto per esprimere un’opinione/ Le frasi dette per circostanza/ quelle che restano dentro a una stanza /Le frasi dei soliti qualunquisti/ Quelle da veri professionisti/ Frasi da finti intellettuali/ Sempre diverse ma tutte uguali” sono quelle che ci bombardano il cervello a tutte le ore del giorno cercando di spegnerlo. E invece no, la resiliente Fiorella ci riprende per mano con “Sogna” prima: Sogna amore mio/ Sogna al posto mio/ Vivi il tempo tuo inseguendo un principio, un valore, inseguendo l’amore che guarisca le paure” e con “Olà” poi: Ti accende, guarisce, difende, trascina, ti arrende ricostruisce l’amore”. Bisogna raccontare la verità fino in fondo, anche quando non ci piace ed è questo quello che fa Fiorella che in “Eccomi qui” canta: “È un giorno che grida e mette pauraE che ci fa chiedere dove corriamo/ È un giorno che abbraccia tutti i confini/ Tra quello che siamo e quello che vogliamo”. Sempre più lontana dalla comfort zone e dalle verità scontate, Fiorella Mannoia chiude l’album con coraggio e lascia il segno con “Solo una figlia”, un brano tragico scritto dall’emergente Arianna Silveri (in arte Olivia XX) in cui l’artista duetta con l’autrice raccontando le drammatiche storie di due adolescenti accomunate da un destino tanto infausto quanto tragicamente comune a tante, troppe donne. Non può esserci il lieto fine in un disco intriso di verità.

Il vero in questo momento fa male ed è giusto esprimere gratitudine a chi come Fiorella sceglie di osservarlo e di raccontarcelo invece di distorcerlo.

Raffaella Sbrescia

 Tracklist

Padroni di Niente” (Amara), “Chissà Da Dove Arriva Una Canzone” (Ultimo), “Si È Rotto” (Enrico Lotterini, Fabio Capezzone, Fiorella Mannoia), “La Gente Parla” (Amara, Simone Cristicchi), “Sogna” (Edoardo Galletti, Fiorella Mannoia), “Olà” (Bungaro, Cesare Chiodo, Fiorella Mannoia), “Eccomi Qui” (Bungaro, Cesare Chiodo, Carlo Di Francesco) e “Solo Una Figlia (con Olivia XX)” (Arianna Silveri).

Ferro: il documentario su Prime Video di Tiziano Ferro è il manifesto della rinascita dell’artista

Tiziano Ferro ph Giovanni Gastel

Tiziano Ferro ph Giovanni Gastel

Non importa come cadi, importa solo come ti rialzi. Se non fai nulla, ricorderanno solo la caduta. Ma se recuperi alla grande, la cosa che più ricorderanno di te è come ti sei rialzato. Partiamo proprio da queste parole per parlare di “Ferro”, il documentario Amazon Original in esclusiva su Prime Video in Italia e in tutto il mondo con cui Tiziano Ferro sceglie di prenderci coraggiosamente per mano e accompagnarci attraverso un viaggio intenso, vero e trasparente nella sua vita privata e professionale. L’artista arriva subito al sodo cominciando il racconto proprio dall’ultima lotta che ha dovuto combattere e che in pochissimi conoscevano, quella contro la dipendenza dall’alcol. In realtà sono tanti i demoni contro cui Tiziano ha dovuto fare i conti: il continuo confronto con se stesso, i disturbi alimentari, le dipendenze, la depressione, l’ansia. In realtà più che demoni, Tiziano Ferro li definisce cicatrici attraverso cui filtrare la vita per trovare nuove soluzioni. Ecco perché sebbene il documentario sia un lavoro che mette in risalto le imperfezioni e l’emotività di Tiziano, l’obiettivo è trasmettere un messaggio a tutti coloro che si trovano a lottare contro loro stessi per divenire se stessi. Il film è ricco di filmati inediti che ci mostrano gli esordi di Tiziano, la sua trasformazione, il trionfo e la gloria ma anche gli incontri ormai regolari con altri ragazzi alcolisti anonimi, il matrimonio e le promesse ricche di amore e di consapevolezze finalmente raggiunte, la vita casalinga a Los Angeles con Victor Allen e le visite alla famiglia a Latina. La musica rimane sempre il filone che Tiziano riconosce come salvifico insieme ad un forte impegno quotidiano grazie al quale cui ha finalmente ottenuto l’equilibrio e la serenità. Nessun santino, Ferro è verità e noi lo ringraziamo perché mai come oggi mostrarsi fino in fondo è appannaggio di pochi ed è veramente un peccato.

Raffaella Sbrescia

 

Ólafur Arnalds: Some kind of peace per affrontare il caos.

Ólafur Arnalds

Ólafur Arnalds

Il polistrumentista e compositore islandese Ólafur Arnalds ha pubblicato il nuovo album, “Some kind of peace”. Il lavoro nasce da una presa di coscienza ben precisa: tutto quello che possiamo fare è lasciarci andare e scoprire come reagiamo a ciò che la vita ci offre. Per la prima volta il pianista islandese lascia fluire la vulnerabilità e l’emotività più intima attraverso un viaggio musicale introspettivo che si muove sullo sfondo di un mondo caotico e privo di certezze.

Some kind of peace è stato registrato nel nuovo studio di Ólafur nel porto nel centro di Reykjavik. Una finestra sulla natura che ha offerto all’artista un modo unico e straordinario per esprimersi al meglio e lasciarsi ispirare da un contesto speciale ma anche dalla sua vita personale . Suoni di pianoforte e tastiere scintillanti si muovono vorticosamente raccontando sia il mondo reale che pezzi di vita vissuta dall’artista che, come di consueto, utilizza magistralmente tecniche di campionamento per unire archi e pianoforte in modo delicato e sognante. In virtù di questa sua passione per la sperimentazione, in Some Kind Of Peace, Arnalds, unisce le forze con altri artisti per dare vita ad un progetto ancora più personale. Per questo album, infatti, i collaboratori non sono stati scelti solo per quello che potevano offrire, ma anche per il legame che Arnalds condivide con loro. Nel brano di apertura “Loom”, il musicista britannico Bonobo contribuisce a un suono pulsante e un po ‘eclettico. La loro chimica è nata durante un’escursione nella natura islandese lo scorso anno e il risultato è magico. Il sognante e malinconico brano “The Bottom Line” vede Arnalds affiancato dal suo amico Josin, un cantautore tedesco. “Back To The Sky” vede invece la partecipazione del collega islandese JFDR: una voce pura e cristallina, perfetta per dare luce agli strati di suono di Ólafur. L’album si chiude con “Undone” : il concetto da cui nasce la trama del brano è spiegato dallo stesso artista. “Di tanto in tanto nella vita, senti delle increspature e non sai cosa siano, e la maggior parte delle volte scegliamo di ignorarle”. Il messaggio del disco è proprio questo: seguiamole queste increspature, offriamo conforto a noi stessi e a chi è stanco del mondo. Scorgiamo i barlumi di magia che ci circondano e facciamone tesoro, ci serviranno quando i nostri migliori piani verranno scombinati dal caos.

 Raffaella

Video: Loom

Tracklist

1. Loom (Feat. Bonobo) 2. Woven Song 3. Spiral 4. Still / Sound 5. Back To The Sky (Feat. JFDR) 7. Zero 7. New Grass 8. The Bottom Line (Feat. Josin) 9. We Contain Multitudes 10. Undone

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