Padroni di niente: Fiorella Mannoia ci racconta la verità.

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fa veramente impressione imbattersi in un disco che ti fa ragionare, che ti fa riflettere su te stesso e su quello che ti circonda. Sì, fa molta impressione perché é necessario ma è anche raro e difficile da trovare, così difficile che tante volte fa paura. Ecco quello che succede ascoltando “Padroni di niente” di Fiorella Mannoia, un’artista che è abituata a dare un significato ad ogni parola che canta e che con estrema naturalezza veicola parole importanti senza retorica alcuna. L’album, prodotto da Carlo Di Francesco, raggruppa 8 canzoni in grado di fotografare con un zoom ravvicinato alcune delle più intime riflessioni che ci stanno accomunando in questi mesi ma anche tanti dei sogni che molti di noi non riusciamo più a fare. D’altronde “Padroni di niente” è figlio del nostro tempo malato, sia fisicamente che metaforicamente. Il carico di riflessioni da fare è importante ma non è mai pesante. Lo sguardo di Fiorella e del suo raffinato parterre autorale non è quello di chi si mette sul piedistallo è, bensì, una coccola, un modo di osservare orientato alla comprensione e alla ricerca di una plausibile soluzione. Il valore chiave, nonché motore attorno a cui gira tutto il lavoro, è il valore della vita, qualcosa di cui non siamo mai padroni ma fortunati affidatari.

Si parte dalla omonima titletrack in cui la penna di Amara è più a fuoco che mai: la voce di Fiorella Mannoia di muove tra disincanto e speranza cantando: “C’è che siamo padroni di tutto e di niente/ C’è che l’uomo non vede, non parla e non sente/ Qui c’è gente che spera in mezzo a gente che spara e dispera l’amore/Qui c’è chi non capisce che prima di tutto la vita è un valore”. Si passa poi ad un mood più introspettivo con i corsivi di Ultimo che, attraverso la voce di Fiorella, diventano interrogativi intrisi di poesia: “Chissà quante domande ho fatto senza mai far capire cosa ho detto perché la vita è una commedia al buio dove per ridere serve del trucco e questa sera non voglio mentire solo guardarmi dentro per cambiare/ E chissà se questi giorni chiusi avranno un prato per volare fuori/ Io non trovo mai una spiegazione ma forse è proprio dai tuoi occhi che nasce una canzone”. L’impattante e centratissimo concetto di rottura attraversa le righe del brano “Si è rotto”: “Si è rotto il vetro, il cuore, l’emozione/ Si è rotto il filo, la chiave nel portone/ Le sere accese al mare a bere le parole a spegnere fatica, la fame e la ragione/ Si è rotto tutto, il manico e l’ombrello/ Il desiderio, si è rotto questo e quello/ Si è rotto il mondo, la luce delle scale il gusto dei sapori, la voglia di giocare/ Si è rotto il sogno, si è rotto all’improvviso quando guardavo il mondo che mi baciava il viso”, canta Fiorella, mostrandoci in maniera incredibilmente nitida la fotografia di uno stato d’animo circondato dalla nebbia e immerso nel torpore dell’incertezza.

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Fiorella Mannoia @Francesco Scipioni

Il momento riflessivo non finisce di certo qui, “La gente parla”, brano firmato da Amara e Simone Cristicchi, tuona e rimbomba facendo decisamente rumore in un modo così scomodo da provocare piacere in chi lo ascolta: Frasi dette così per caso/ Frasi senza senso o significato/ Frasi scontate e già sentite/ Le solite frasi trite e ritrite dette per gioia o per consolazione giusto per esprimere un’opinione/ Le frasi dette per circostanza/ quelle che restano dentro a una stanza /Le frasi dei soliti qualunquisti/ Quelle da veri professionisti/ Frasi da finti intellettuali/ Sempre diverse ma tutte uguali” sono quelle che ci bombardano il cervello a tutte le ore del giorno cercando di spegnerlo. E invece no, la resiliente Fiorella ci riprende per mano con “Sogna” prima: Sogna amore mio/ Sogna al posto mio/ Vivi il tempo tuo inseguendo un principio, un valore, inseguendo l’amore che guarisca le paure” e con “Olà” poi: Ti accende, guarisce, difende, trascina, ti arrende ricostruisce l’amore”. Bisogna raccontare la verità fino in fondo, anche quando non ci piace ed è questo quello che fa Fiorella che in “Eccomi qui” canta: “È un giorno che grida e mette pauraE che ci fa chiedere dove corriamo/ È un giorno che abbraccia tutti i confini/ Tra quello che siamo e quello che vogliamo”. Sempre più lontana dalla comfort zone e dalle verità scontate, Fiorella Mannoia chiude l’album con coraggio e lascia il segno con “Solo una figlia”, un brano tragico scritto dall’emergente Arianna Silveri (in arte Olivia XX) in cui l’artista duetta con l’autrice raccontando le drammatiche storie di due adolescenti accomunate da un destino tanto infausto quanto tragicamente comune a tante, troppe donne. Non può esserci il lieto fine in un disco intriso di verità.

Il vero in questo momento fa male ed è giusto esprimere gratitudine a chi come Fiorella sceglie di osservarlo e di raccontarcelo invece di distorcerlo.

Raffaella Sbrescia

 Tracklist

Padroni di Niente” (Amara), “Chissà Da Dove Arriva Una Canzone” (Ultimo), “Si È Rotto” (Enrico Lotterini, Fabio Capezzone, Fiorella Mannoia), “La Gente Parla” (Amara, Simone Cristicchi), “Sogna” (Edoardo Galletti, Fiorella Mannoia), “Olà” (Bungaro, Cesare Chiodo, Fiorella Mannoia), “Eccomi Qui” (Bungaro, Cesare Chiodo, Carlo Di Francesco) e “Solo Una Figlia (con Olivia XX)” (Arianna Silveri).