‘Know No Better’: l’estate dei Major Lazer è a tutto ritmo. Pubblicato il nuovo Ep

Major Lazer ph Shane McCauley

Major Lazer ph Shane McCauley

I Major Lazer (trio composto da Diplo, Jilionaire e Walshty Fire) pubblicano oggi a sorpresa un EP di 6 nuove tracce intitolato ‘Know No Better’, accompagnato dal singolo omonimo ‘Know No Better’ featuring Travis ScottCamila Cabello e Quavo—ascolta qui here.

L’EP arriva dopo 2 anni dall’uscita dell’album che ha cambiato la storia della band ‘Peace is the Mission’, ed espande i confini dei suoni esplorati dal trio traendo ispirazione dai loro viaggi in Pakistan, Cuba, Sud America, Africa sempre con un occhio alle radici della loro terra di provenienza.

‘Know No Better’ vede i ML collaborare con artisti da tutto il mondo che condividono la loro mission di“rendere il mondo più piccolo creando un party sempre più grande”. E quindi ecco da Trinidad il “collega” di Jillionaire, Machel Montano mentre gli artisti giamaicani Busy SignalSean Paul e Konshens vanno ad affiancarsi al loro connazionale Walshy Fire. E come sempre l’americano Diplo, porta la sua sensibilità da giramondo prendendo tutti questi suoni globali e fondendoli nella musica dei ML.

Il trio mette queste caratteristiche in primo piano mescolando i contributi dei vari artisti coinvolti  in un suono unico. ‘Buscando Huellas’ featuring J. Balvin e Sean Paul è un tormentone reggaeton, mentre ‘Particula’  dagli accenti afro beat  vede il featuring del rapper Sud Africano Nasty C dei nigeriani Ice PrincePatoranking e di Jidenna. La superstar dancehall Busy Signal, collaboratore di lunga data dei ML, fornisce i suoi vocals per ‘Jump’, mentre ‘Sua Cara’ registra la presenza delle icone brasilianae Anitta e Pabllo Vittar ed è unfluenzato da elementi di samba. La chiusura caraibica dell’EP ‘Front of the Line’ vede invece il featuring della star della soca Machel Montano affiancato dalla legenda dancehall Konshens. Contributi a livello di produzione su ‘Know No Better’ anche da artisti come Jr. BlenderBoaz van de BeatzKing HenryMaphorisa ed altri ancora.

Il nuovo EP fa seguito, andando in ordine a ritroso, ai succesi di ‘Run Up’ featuring PARTYNEXTDOOR and Nicki Minaj( DISCO D’ORO in Italia)‘Cold Water’ featuring Justin Bieber and MØ (4 DISCHI DI PLATINO), ‘Light It Up’ feat Nyla (4 DISCHI DI PLATINO)  ‘Powerful’ feat EllieGoulding & Tarrus Riley (DISCO DI PLATINO)  e l’indimenticabile ‘Lean On con DJ Snake e MØ,  una delle canzoni di maggiore successo di tutti i tempi, che  in Italia ha totalizzato ben 7 DISCHI DI PLATINO.

Da ricordare inoltre il documentario dei  Major Lazer Give Me Future, girato durante il loro storico show del 2016 all’Havana a Cuba davanti a 400.000 persone e che è stato presentato nel 2016 al  Sundance e verrà pubblicato quest’inverno

KNOW NO BETTER TRACKLIST

1.Know No Better (feat. Travis Scott, Camila Cabello & Quavo)
2. Buscando Huellas (feat. J Balvin & Sean Paul)
3. Particula (feat. Nasty C, Ice Prince, Patoranking & Jidenna)
4. Jump (feat. Busy Signal)
5. Sua Cara (feat. Anitta & Pabllo Vittar)
6. Front of the Line (feat. Machel Montano & Konshens)

Ritratti di Sanremo: Marianne Mirage presenta “Le canzoni fanno male”. Intervista con contributo di Caterina Caselli

Marianne Mirage

Marianne Mirage

Marianne Mirage con “Le canzoni fanno male” è tra gli otto finalisti di Sarà Sanremo e si esibirà in gara sul palco dell’Ariston nella categoria “Giovani” del Festival di Sanremo 2017. L’abbiamo incontrata negli uffici della Sugar a Milano; a darle tutto il sostegno possibile anche Caterina Caselli per un lungo e piacevole incontro informale. Ecco com’è andata.

«Marianne è venuta qui in ufficio da noi due anni fa e ci ha ammaliato. Il suo modo di fare non è da tutti. Durante il percorso intrapreso insieme, Marianne si è impegnata con tutta se stessa, ha agito con umiltà mettendosi in gioco e questo ci ha fatto capire che potevamo fare affidamento su di lei. Tutta l’azienda si sente coinvolta, crediamo molto in lei e la sua personalità ci induce a lavorare per lei con un piacere ancora maggiore. Nel suo ep abbiamo quindi raccolto due anni e mezzo di esperienze personali ma anche di conoscenza reciproca» – ha raccontato Caterina Caselli. «Visti i tanti impegni da fronteggiare ogni giorno – ha aggiunto la signora- non ho idea di come lavorino le altre case discografiche. Di sicuro noi non abbiamo cambiato il nostro metodo di lavoro: la Sugar lavora non solo sul brano ma anche sulla carriera e sul repertorio degli artisti. Per questa ragione quando abbiamo iniziato a lavorare con Marianne, lo abbiamo fatto pensando alla carriera, siamo editori-artigiani».

In effetti è particolare Marianne, con la sua inconfondibile capigliatura e quei tratti somatici così peculiari. Italiana doc, Marianne Mirage incarna lo spirito cosmopolita per eccellenza. Con il pallino per Londra e una giovinezza sdoganata da qualunque standard, Marianne Mirage ha fatto incetta di avventure per l’Europa, colleziona playlist dal taglio unico e ricercato e lavora personalmente alle musiche e a i testi del suo prossimo lavoro discografico intitolato “Le canzoni fanno male”, prodotto da Tommaso Colliva e Riccardo Damian. Nel pieno rispetto della sua poliedricità, Marianne esprime la sua creatività anche come regista dei suoi videoclip e come disegnatrice, curando anche artwork del disco e visual dei suoi concerti. La sua formula musicale è raffinata e graffiante grazie a quel pizzico di fascino grezzo che non guasta mai.

Intervista

Partiamo da “Le canzoni fanno male”: il brano scritto da Francesco Bianconi e Kaballà è una grintosa ballad soul che racconta l’amore perduto con uno sguardo obliquo e disincantato.

Questo brano non è stato scritto da me e non ho voluto metterci mano perché era già perfetto quando l’ho sentito. Bianconi è stato molto carino con me, abbiamo trascorso diversi giorni ad ascoltare musica insieme dopo questa mia interpretazione del brano. Sono convinta che da questo nascerà qualcos’altro perché ci siamo trovati veramente bene nel lavorare insieme.

In che senso hai lottato per averlo?

In verità non avevo in mente di andare a Sanremo perché avevo già pubblicato un disco e questo per me era il punto d’arrivo principale. In un secondo momento ho sentito questa canzone e ho voluto subito cantarla e fargliela avere perché me ne sono praticamente innamorata. Penso che questo brano sul palco di Sanremo sarà un pezzo importante.

Con quale spirito arrivi al Festival di Sanremo?

Spero di trovare il mio posto anche se nel frattempo sto vivendo un piccolo sogno. Sugar mi sta dando la possibilità di portare me stessa su quel palco, oggi non è così così per tutti. Molti hanno bisogno di partecipare a un talent prima di raggiungere certi traguardi ma magari nel talent può succedere che si possa essere snaturati da quello che si era originariamente. Qui si è lavorato su di me, la mia proposta è quella di chi non guarda le tendenze altrui, faccio quello che mi viene spontaneo. So che questa non sarà la strada più facile. Con questa canzone mi sento molto uomo, sarà perché è stata scritta da un uomo, sento un’energia molto forte ma non ho voluto saperne molto.

Cosa vorresti che trasparisse di te?

Spero sempre si veda la passione che metto nel mio lavoro, i miei progetti non nascono mai da soli e hanno sempre bisogno di un ottimo team che capisce il progetto e ne capisce il valore. Questo ep parla di me, canto in italiano ma, così come succedeva negli anni ’60, propongo un tipo di musica che non è prettamente italiana. Tengo a specificare questa cosa perché fin da piccola i miei ascolti si rifanno al mondo soul, al jazz, al blues.

Marianne Mirage

Marianne Mirage

Che rapporto hai con la tua famiglia?

Mio padre mi diceva spesso: “Tu non potrai mai fare la cantante perchè non sei nera”. Avevo 12 anni, componevo le mie canzoni con la chitarra poi però ho scoperto Edit Piaf, mi sono appassionata alla musica francese e ho capito che c’erano altre possibilità. I miei genitori non hanno mai guardato a me pensando all’idea di una cantante, adesso sono abbastanza emozionati ma gli ho chiesto di non venire a Sanremo perchè sono molto indipendente nelle mie cose di lavoro. La passione del viaggio l’ho ereditata proprio da mio padre, che è un pittore ma anche un velista. Anni fa aggiustava le barche a vela e poi le riportava ai proprietari con lunghe traversate in mare in cui portava anche me e mia madre. In ogni caso i miei non mi hanno mai imposto nulla.

Perché il nome d’arte Marianne Mirage?

Ho sempre pensato che sul palco si dovesse essere qualcosa di diverso rispetto a ciò che siamo nella vita reale. Mi piaceva anche rifarmi all’idea di Marianne, simbolo della libertà in Francia e poi sono fan di Marianne Faithfull.

Che ne pensi del rap?

Mi piace molto il rap, ascolto molti rapper e non a caso ho fatto un featuring con LowLow in “Io ti ammazzerei” e ci siamo trovati veramente in sintonia. Mi piace mettere insieme nelle mie canzoni i miei ascolti e penso che la musica di oggi abbia bisogno di questo tipo di miscela. Nel mio nuovo ep comunque non troverete del rap perché volevo concentrarmi sul mio lato soul.

Marianne Mirage e Caterina Caselli

Marianne Mirage e Caterina Caselli

Cosa ci dici dei tuoi studi?

Tornata da Londra volevo soltanto cantare ma mio padre mi ruppe la chitarra per spingermi a laurearmi. Oggi penso che un titolo di studio in Lettere e Filosofia abbia rappresentato un mio arricchimento personale per maturare la capacità di scrittura e la mia sensibilità, nonché la mia passione per la fotografia.

Senza dimenticare la tua esperienza di attrice…

La uso molto dal vivo, ho molta coscienza di quello che deve succedere sul palco. Ho studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia a Milano.

Per quanto riguarda la tua veste di autrice: come lavori alle tue canzoni, quali sono i temi che ti ispirano e in che modo ci lavori?

Non riesco a non essere autobiografica, è più forte di me. Tutto quello che racconto ha a che fare con quello che penso, infatti anche la canzone di Sanremo la sento come se l’avessi scritta io perché parla di me. Non ho una tecnica, a volte nasce prima la musica, altre volte nascono prima le parole, di solito nascono in inglese o in francese. Non sono solita scrivere in italiano, scrivo in inglese poi faccio tutto un lavoro di adattamento testuale. Nell’ep c’è ad esempio il brano “Corri”, scelto da Pupi Avati per un film che andrà in tv intitolato “Il fulgore di Dony”, che in realtà si chiama “Slowly”.

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Come hai lavorato con il produttore Tommaso Colliva?

Lui ha soltanto ascoltato le canzoni, non ha modificato nulla, non c’erano references. Abbiamo lavorato senza strafare e con le idee molto chiare, il nostro obiettivo era raggiungere un buon equilibrio tra la resa vocale ed il mondo musicale dentro cui volevamo mantenerci.

In “Un’altra estate” collabori con Cassandra Raffaele, un’artista molto particolare…

Sì, Cassandra è davvero molto brava, le sue canzoni sono diverse dal solito. Abbiamo legato molto, sono andata a conoscerla di persona e ci siamo trovate benissimo. Le mie canzoni hanno un percorso molto lungo, ho bisogno di conoscere realmente le persone con cui lavoro, non potrei fare diversamente.

 Come vivi il live?

Il live è la cosa più bella per me. Le canzoni vivono sul palco, è lì che si consuma la musica. Sono nata suonando per strada e con i soldi che facevo dormivo sui divani, stavo via dei mesi senza dire dov’ero e con chi ero. Vengo da una famiglia molto umile, ho fatto un milione di lavori perché non ho mai sentito l’Italia come la mia unica casa per cui per me era fondamentale viaggiare.

Raffaella Sbrescia

Austin Mahone presenta “ForMe+You”. Intervista

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Lui è giovanissimo, ha 20 anni è di San Antonio (Texas) ed è già una pop star amatissima dai più giovani: stiamo parlando di Austin Mahone, che lo scorso 30 dicembre 2016 ha pubblicato il suo nuovo ep intitolato “ForMe+You”. Questo nuovo lavoro gioca molto sui gusti molto variegati del giovane artista, in particolare quella per il pop influenzato dall’ R’n'B. L’ep contiene 8 brani e svariate collaborazioni con celebri produttori e rapper di fama, come 2Chainz, Juicy J e soprattutto Pitbull, presente come guest featuring nel primo singolo estratto “Lady” ma ormai punto di riferimento in studio per Austin Mahone. A dircelo è stato proprio la giovane star, all’indomani della sua performance live alla sfilata di Dolce & Gabbana: «Con Pitbull ho lavorato alla rivisitazione del brano dance portato al successo dal duo francese Modjo all’inizio degli anni 2000. Abbiamo presentato il brano in anteprima live allo show di capodanno di Pitbull e in poche ore il brano ha accumulato oltre 400 mila ascolti solo su Spotify! Io e Pitbull avevamo già lavorato insieme in passato e continueremo a farlo anche in futuro». “ForMe+You” è il terzo ep per Austin Mahone: il debutto deflagrante è del 2014 con “The Secret”, prodotto da RedOne (Mika, Lady Gaga, Jennifer Lopez) e contenente la hit “Mmm Yeah” il cui video ufficiale totalizza 150 milioni di visualizzazioni. Nel 2015 segue “This Is Not The Album”, anticipato dal singolo “Dirty Work e dopo questo Ep si vociferà già che nel 2017 ci sarà la pubblicazione del suo primo “full lenght”: «Sono sempre al lavoro in studio. Insieme ai miei produttori creiamo le tracce e beats. In un secondo momento lavoriamo alla registrazione e infine alla scelta delle melodie giuste. I lavori sono a buon punto, spero che quest’anno sia quello buono!».

Austin Mahone

Austin Mahone

A proposito di “ForMe+You” racconta: «Il progetto nasce dal passato: ho collaborato con diverse persone per realizzare otto canzoni, ognuna delle quali ha differenti suoni e messaggi. Personalmente amo tutta la musica. Mi piace dal country all’ R&B. Anzi, non vi nascondo che mi piacerebbe molto collaborare con George Strait: lui è un grande in Texas per la musica country». Un’anima artistica onnivora quella di Austin sempre molto presente sui canali social con quasi 10 milioni di follower su Instagram, 9,7 milioni su Twitter, di 13,2 milioni di like su Facebook: «Sono sempre il primo a pubblicare tanti post e tanti selfie. Penso che i social network, snapchat in particolare, possa essere un modo per divertirmi ma anche per spiegare i miei progetti, dire sempre cosa faccio e interagire con i miei fans». Infine l’annuncio di prossimo ritorno in Italia (con tanto di tweet che testimoniano la nostalgia di Austin nei confronti della cucina italiana): «Vi adoro ragazzi, grazie per il vostro continuo supporto. Tornerò presto in Italia, non vedo l’ora di sentirvi cantare insieme a me. Mi sto organizzando per tornare a trovarvi!»

Raffaella Sbrescia

La tracklist:

When We Make Love (feat. Juicy J)

Pretty and Young

Lady (feat. Pitbull)

Better With You

Double Up

Wait Around

Except For Us

Shake It For Me (feat. 2 Chainz)

Ascolta qui l’Ep:

No Plan: le ultime perle di David Bowie

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L’8 gennaio è stato pubblicato “No Plan” l’EP che contiene 4 pezzi: “No Plan”, “Killing a Little Time”, “When I Met You” e “Lazarus”, il singolo di ★, il 28esimo e ultimo album di David Bowie. Le prime tre tracce erano presenti in “Lazarus Cast Album”, pubblicato il 21 ottobre, e ora sono disponibili separatamente su tutte le piattaforme di streaming e di download.

La regia del video di “No Plan” è di Tom Hingston che aveva già collaborato con Bowie per il premiato video di “Sue (Or In A Season Of Crime)”, dalla raccolta “Nothing Has Changed”, e aggiunge un potente racconto in immagini alla forza ipnotica di una ballad definita da Rolling Stone America (che l’ha messa al #4 nella sua classifica delle 50 Best Songs del 2016) come “un magnifico finale… l’ultimo segnale lanciato dall’universo di Bowie”.

La registrazione del brano di “No Plan” è avvenuta contemporaneamente a quella di ★. Nonostante non siano stati annunciati, il video di “No Plan” ha superato le 500mila views nelle prime 24 ore, mentre l’EP ha raggiunto la prima posizione su iTunes in 11 Paesi (tra i quali UK, Irlanda, Norvegia) e ha dominato la top 20 in più di 30 Paesi.

L’8 gennaio era anche l’anniversario dell’uscita di ★, l’album che è riuscito a crescere sempre di più in questi 12 mesi diventando una pietra miliare della produzione di Bowie sia dal punto di vista commerciale che della critica. Ha raggiunto il #1 in più di 20 Paesi (per la prima per Bowie anche in U.S.), ha chiuso il 2016 con 5 nomination ai Grammy (Best Rock Performance, Best Rock Song, Best Alternative Music Album, Best Recording Package e Best Engineered Album -Non-Classical).

Video: No Plan

Audio: Killing a Little time

 

 

 

Wrongonyou: lasciatevi conquistare da “The Mountain Man”

Wrongonyou

Wrongonyou

Prima di chiudere il 2016 non possiamo lasciarci sfuggire una delle novità musicali più interessanti dell’anno in chiusura. Stiamo parlando di Marco Zitelli, in arte Wrongonyou, cantautore romano classe 1990 che, con l’ep “The Mountain Man” (Carosello Records), è riuscito a fare breccia nel cuore degli addetti ai lavori e del pubblico più attento. Fiumi di parole sono già state spese per questo giovane artista dal talento innato, eppure potrebbe essere utile un parere spassionato in riferimento alle suggestioni che la sua musica è in grado di generare. Sapete, quando in genere ci si imbatte in musica di plastica, diventa difficile trovare un elemento su cui concentrarsi per poterne parlare, ecco perché c’è bisogno di sottolineare che l’impatto con questo artista è subito immediato; l’imprinting avviene in maniera quasi inconscia.

Wrongonyou

Wrongonyou

Aldilà dei riconoscimenti e delle tangibili attestazioni di stima in Italia e all’Estero, Wrongonyou detiene il grande merito di riuscire a dirci qualcosa di unico semplicemente attraverso la sua formula musicale in cui confluiscono folk, elettronica, pianoforte. La struggente delicatezza del suo intimismo mai sfrontato si fa largo tra le sei tracce dell’Ep. L’incantesimo ha inizio con “Killer” e prosegue con il soft pop di “Rodeo” puntando su arpeggi ben realizzati. “The Lake” e “Let Me Down” sono i singoli su cui il cantautore ha puntato per far conoscere il progetto in essere e la scelta si è rivelata più che mai azzeccata. Più energica la title track “The Mountain Man”, del tutto in crescendo il flusso vitale di “Oh Lord”; l’accompagnamento ideale per un momento di riflessione, proprio come quelli che scandiscono i nostri giorni in un periodo privo di riferimenti come quello che stiamo vivendo.

Raffaella Sbrescia

Video: The Lake

Ascolta qui l’album:

 

“Save me”: Joan Thiele è la bella sorpresa musicale di questa estate 2016

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Joan Thiele è giovane, è talentuosa, ha una voce peculiare e ama sperimentare.  Nata nel 1991 in Italia da madre italiana e papà svizzero-colombiano, Joan conduce una vita che la porta a viaggiare molto spesso, questo le ha consentito di sviluppare un gusto musicale internazionale e variegato, incentrato sul connubio creativo tra sfumature stilistiche diverse. Cantautrice fin dalla prima adolescenza, Joan ha pubblicato il suo primo Ep “Save Me”, lo scorso 10 giugno per Universal Music. Il disco, anticipato dai singoli “Save Me” e “Taxi Driver”, contiene sei brani inediti scritti da Joan (“Save me”, “Cup of coffee”, “Heartbeat”, “Rainbow”, “Taxi Driver”, “You & I”) e una cover di Lauryn Hills  “Lost Ones” in una nuova veste. I brani del disco sono stati registrati fra Milano, Amburgo, New York e Los Angeles e sono stati prodotti da Andre Lindal e Anthony Preston, Farhot, Fabrizio Ferraguzzo e gli Etna. Nate in epoche diverse, le canzoni di “Save me” parlano di storie quotidiane, di momenti di rottura, di scelte coraggiose. A metà strada da acustica ed elettronica, Joan si muove con carisma tra momenti eterei ed altri più ritmici. Title track a parte, il brano più importante del disco è “Rainbow”, una canzone che Joan ha scritto per sua madre; un arcobaleno che vorrebbe raccontare le sfumature di una donna e che, in senso più ampio, racchiude la natura di un progetto affascinante perchè intriso di spunti e contaminazioni assolutamente eterogenei.

Joan sarà in tour, in viaggio sul Red Bull Tourbus, da giugno a settembre 2016 nei più importanti festival estivi italiani  accompagnata dagli Etna: 10 giugno – Milano Market Sound; 21 giugno Roma Rockinroma; 9 luglio – Monza I Days; 16 luglio – Genova Goa Boa; 23 luglio – Vasto Siren Fest; 16 agosto – La Villa Val Badia Jazz; 3 settembre – Treviso Home Fest; 30 settembre – Trieste

Raffaella Sbrescia

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Video: Save Me

La grinta di Giungla in “Camo”. La recensione dell’Ep

Giungla ph Giulia Mazza

Giungla ph Giulia Mazza

Giungla è Emanuela Drei, voce e chitarra negli Heike Has The Giggles e bassista con His Clancyness. Il suo primo Ep da solista s’intitola “Camo” ed è stato prodotto, registrato e mixato da Federico Dragogna (Ministri). Negli undici minuti di cui si compone questo lavoro, la voce di Giungla è un faro accentratore: passionalità, audacia, grinta e sperimentazione si fondono in una irresistibile miscela electropop. Quattro brani tanto inafferrabili quanto gustabili si muovono tra picchi punk rock e qualche inaspettato tratto morbido.  “Camo” si apre con “Cold”, un tiratissimo punk ‘n roll in cui la drum machine detta i tempi mentre la voce flirta con l’elettronica. A seguire “Forest”: suggestioni filmiche riempiono le bolle sonore create da intense sezioni ritmiche; una contrapposizione, quest’ultima, di forte impatto sia semantico che sonoro. Tutt’altro discorso da fare per “Sand”, una dolce ballad che si distanzia da schemi e preconfezionamenti, un modo per abbracciare la disillusione e trasformarla in un punto di forza. Chiude l’ep “Wrong”, un brano ostico, a tratti psichedelico, incentrato su ombreggiature in contrasto così come è la nostra vita quotidiana.

Raffaella Sbrescia

Video: Cold

Intervista ai Raniss: ecco il grunge Made in Italy

Raniss

Raniss

RANISS sono una band grossetana che parte da un duo nel 2010 con i fondatori Mario Policorsi (Voce e Chiatarra) e Alessio Dell’Esto (Basso) amici e musicisti fin dal ’97, cui poi si è aggiunto Andrea Alunno Minciotti alla chitarra. La band ha un sound riconoscibile tra Alternative Rock e Post-Grunge. Nel 2013 pubblicano il loro primo singolo ufficiale “Disordine“. Lo scorso 18 marzo è uscito “Due minuti all’alba“, il nuovo singolo della band mentre il primo EP, registrato da Andrea Alunno Minciotti (chitarrista e sound engineer della band), uscirà a maggio 2016 e conterrà cinque brani.

Intervista

Partiamo dal vostro nome e dai vostri inizi. Le strade di Mario e Alessio si sono incrociate nel 2010. Quali sono state le dinamiche che vi hanno portato fino ad oggi?

A dire la verità io e Mario abbiamo iniziato a suonare nel 1997 insieme partendo dal Punk, dato che negli anni novanta questo genere musicale ispirava i giovani ribelli dalle nostre parti. In quella formazione Mario suonava la batteria mentre io ero al basso. Le dinamiche che ci hanno portato fino ad oggi a sviluppare questo progetto sono semplicemente la nostra natura ed il nostro istinto naturale a creare, suonare e progettare. Il nome “Raniss” lo inventai io mentre sfogliavo una rivista londinese sul punk.

Parlateci della vostra musica: a cosa si ispira, i tratti caratteristici e cosa intende comunicare…

La nostra musica è molto istintiva e lascia pieno spazio agli stati d’animo personali ed a quello che ci attraversa. Per dirla tutta siamo veramente insoddisfatti e decadenti come pensiero in generale e questo ci fornisce energia per mettere in musica tutte queste emozioni. La nostra inclinazione al grunge è davvero reale e molto naturale.

Come lavorate ai vostri pezzi e come funziona la realizzazione effettiva di testi e melodie?

Di solito i riff di chitarra con bozza melodica arrivano sempre da Mario e poi io mi occupo di perfezionare e scrivere il testo, dopo di che lavoriamo tutti insieme all’arrangiamento.

Quali sono gli equilibri all’interno del gruppo e come funziona la vostra routine quotidiana?

Il nostro primo step è la nostra amicizia, e da qua cerchiamo di far partire tutto il resto. Di solito ci troviamo durante la notte a lavorare e comporre nello studio di Andrea nel quale ci sentiamo a nostro agio e tranquilli.

“Due minuti all’ alba” lancia un forte messaggio di rinascita individuale. Nasce da un episodio autobiografico?

Diciamo di sì, nasce da alcune situazioni che ci hanno attraversato e fatto capire molte cose. Il singolo è stato uno dei primi brani scritti e per la stesura del testo abbiamo avuto la preziosa collaborazione di Mario Cianchi, grande compositore e grande amico che ci ha sempre aiutato e supportato.

Il singolo anticipa l’EP “Niente di positivo”, in uscita a maggio. Il titolo viaggia in controtendenza rispetto a quelli proposti dagli artisti dello scenario mainstream. Come mai? Di cosa parlerete e quali saranno le storie che vorrete raccontare al pubblico?

Stiamo cercando di lanciare un messaggio vero e non prodotto a tavolino e dare uno spessore a quello che diciamo anche se nel nostro caso, come già detto, viene fuori il nostro disagio e le nostre frustrazioni che, nonostante possano non essere piacevoli per tutti, restano comunque “reali frequentatori” della vita quotidiana di molte persone.

Parliamo di live: quali sono i contesti a voi più congeniali e quando potremo ascoltarvi dal vivo?

Per noi l’importante e salire sul palco, ci piace troppo e ci fa stare bene! Stiamo organizzando alcune date e show-case di presentazione ultimando gli ultimi dettagli per l’EP. Per adesso ci potete trovare il 30 aprile all’Orcia Rock Festival e il 21 Maggio ad Edicola Acustica, una realtà molto interessante ideata da Michele Scuffiotti qua a Grosseto.

 Raffaella Sbrescia

Video: Due minuti all’alba

Slaves Of Love and Bones: la recensione di Real Fake Music

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“Real Fake Music” segna il debutto discografico ufficiale degli Slaves Of Love And Bones. Pubblicato su etichetta I Make Records, il lavoro raccoglie le attitudini, le sperimentazioni e i voli pindarici della fantasia di Luca Criscuoli (Vocals), Claudio La Sala (Guitar & Computer Programming), Raffaele Caputo (Guitar & Synth), Riccardo Iannaccone (Drum, Pad & Synth) all’interno di sette tracce intrise di soluzioni sonore elettroniche e ‘sintetiche’. Sequencer, campionamenti, pad, synth scandiscono vorticose modulazioni armoniche. Le sorgenti armoniche sono concrete ma danno vita a suoni fittizi; il risultato finale è proprio il paradosso racchiuso anche nel titolo dell’Ep: Real Fake Music.
Se i testi degli Slaves Of Love And Bones raccontano l’uomo e il suo rapporto con la nuova cultura digitale ed il cambiamento dei rapporti interpersonali, le forme sonore danno vita a nuove impercettibili sfumature del mondo sensibile. Se “Everyday” di Buddy Holly, unica cover contenuta nell’Ep, si riveste di inedita oscurità,  ”A final Solution” e “Inside” bilanciano il suono sintetico con potenti riff di chitarra. Intuizioni e spunti trovano, infine, un promettente bilanciamento in “This is a Paradox”, possibile manifesto di una formula sonora qualitativamente interessante.

Raffaella Sbrescia

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Bugo presenta Arrivano i nostri: “Mi ritengo un’antenna di emozioni da trasmettere”

Web

Cristian Bugatti, in arte Bugo, torna in pista a 4 anni di distanza da “Nuovi rimedi per la miopia” con “Arrivano i nostri”, un ep che rilancia l’artista nelle nostre playlists con l’espressione di un messaggio che è frutto di un’esigenza comune:  fare squadra nell’affrontare i tempi che corrono. Disponibile in versione digitale dal 23 ottobre 2015, il lavoro, prodotto su  etichetta Carosello Records, rappresenta la prima parte di un progetto discografico che verrà completato nei prossimi mesi: «Ho tanti pezzi pronti ma mi andava di ripresentarmi nel modo più calmo e diretto possibile. Ho scelto di diversificare il mio rientro un po’ come si faceva negli anni ’60 quando si puntava molto sui singoli. Le canzoni le  ho scritte nell’ultimo anno, quando ero in India, anche se non ci sono diretti riferimenti alla mia permanenza lì. Avevo queste canzoni, ho chiamato Carosello e ho detto: “Ragazzi, ho dei pezzi fortissimi”. Tutti i brani sono stati  preprodotti  da me, poi sono stati registrati a Milano», spiega Bugo alla stampa.

Tema ricorrente del disco è la corsa, metafora del buttarsi nel mondo e darsi da fare per sentirsi ogni giorno più vivi nel  bel mezzo di un viaggio in progressione.  Si parte dal movimentato singolo “Vado ma non so”: «Questo brano è il manifesto di come sono e di come sarò. C’è dentro un desiderio di libertà, anche se la libertà è sempre una chimera. Questa canzone è molto seria per me perché la fuga, quando non hai una meta, contiene anche tanta solitudine. “Vado ma non so” è un brano che avrei potuto scrivere anche 15 anni fa. Forse adesso l’ho focalizzata meglio», continua. Il pezzo più significativo dell’ep è proprio la title-track: “Arrivano i nostri”: «Si tratta di un messaggio di attesa del momento in cui le cose miglioreranno. Come? Non lo so, ma già desiderarlo è qualcosa. La musica per me è sempre attesa e porta un messaggio positivo anche se le canzoni non cambiano il mondo. Questa è una frase che mi ricorda i film americani, quando l’esercito amico sta per intervenire. Esprimo il desiderio di far parte di una comunità che la vede un po’ come me. Il mio è un messaggio diretto a chi detiene le redini del potere, è il desiderio di farcela, di cambiare».

Bugo ph Mattia Zoppellaro

Bugo ph Mattia Zoppellaro

Lo sguardo sul mondo circostante si fa ancora più attento in “Tempi acidi”: «Il brano racconta il lato assurdo del vivere contemporaneo. Non ho inventato le cose che canto, le ho lette sul giornale e in rete! Questo è il lato acido dell’uomo. In questa canzone il basso di Enea Bardi tiene il ritmo e dà una cadenza acida che trasmette la frenesia che racconto nel testo». Sorprendente la visione onirica dell’amore ne “Nei tuoi sogni”: «Ragazzi, c’è poco da fare, mi emoziono sempre a parlare dell’amore! –continua- “Nei tuoi sogni” racconto di un amore a distanza. La prima versione di questo brano era molto più onirica, lenta, quasi una ninnananna, ma sentivo il bisogno di dare una ritmica che tenesse vivo tutto». “Sei la donna” è il brano più distante dagli altri, un pezzo in cui vediamo un Bugo diverso da quello che conosciamo: «Questa è una canzone d’amore inedita per come sono abituato a cantare. Mi sono immaginato una scena cinematografica in cui guardo una donna che si cambia. Le dico ‘stai lì, voglio guardarti perché sei bella’. Il senso del brano è più “maschio”, il mio modo di cantare doveva essere diverso ma non mi veniva! Musicalmente il pezzo esplode con l’assolo, su cui ho lavorato veramente a lungo. Sono molto fiero del risultato finale». Chiude il disco “Cosa ne pensi Sergio” in versione live: «Ho voluto fare un regalo a chi mi segue dal vivo riproponendo questo che è stato il primo singolo del disco. Mi piaceva dare qualcosa in più, in questo caso la versione live del brano. Credo molto nei live, datemi un palco e vedrete che ogni volta faccio le mie cose al massimo.  Ho un rapporto pacifico col mio passato – specifica Bugo –  Ogni canzone per me è importante, era vera quando l’ho scritta e lo rimane ancora oggi. Alcune sono venute meglio, altre meno ma certamente non sono nostalgico. La mia vita non mi ha mai permesso di sedermi. Non riesco a star tranquillo. Devo buttarmi, correre, darmi da fare. A proposito – conclude – Adesso c’è il tour! Con sette album alle spalle la scaletta sarà corposa. Sarà un live  molto energetico ma non mancheranno degli intimi momenti voce e pianoforte».

Raffaella Sbrescia

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