Videointervista con Alfa in gara al Festival di Sanremo con il brano “Vai”


ALFA, cantautore genovese classe 2000 e artista multiplatino, parteciperà per la prima volta al Festival di Sanremo, in gara con il brano “Vai!”.

Esponente della Generazione Z, ALFA si presenta come un ragazzo semplice, normale, con le stesse paranoie e ansie dei suoi coetanei. In un mondo in cui apparire è così importante e i valori di oggi riguardano l’autodeterminazione del singolo, il giovane cantautore mette invece l’amore al centro delle sue canzoni perché, per lui, l’essere romantici è la vera rivoluzione.

Dopo un 2023 travolgente in cui ha scalato le classifiche e ha fatto due tour sold out, la partecipazione al Festival di Sanremo rappresenta, per ALFA, la realizzazione del sogno di un artista che considera la musica il suo migliore amico, che gli ha permesso di superare le sue paure e di spiccare il volo.

alfa due
Il testo di “Vai!” è stato scritto da ALFA e la musica composta dallo stesso ALFA con la collaborazione dei produttori statunitensi Ian Scott e Mark Jackson. Il brano uscirà nelle radio e su tutte le piattaforme digitali subito dopo l’esibizione sul palco dell’Ariston e sarà contenuto nel nuovo disco che si intitolerà “NON SO CHI HA CREATO IL MONDO MA SO CHE ERA INNAMORATO” e verrà pubblicato da Artist First il 16 febbraio sulle piattaforme digitali e il 23 febbraio in formato picture disc.
Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, ALFA terrà il suo primo tour nei palazzetti che prenderà il via dal Milano Mediolanum Forum, e toccherà successivamente le città di Padova, Torino, Napoli, Bari e Firenze.

 https://www.youtube.com/watch?si=5UgN8ETRvmXazlF0&v=wDrA-Sm-AaQ&feature=youtu.be

Santi Francesi al Festival di Sanremo 2024: “L’amore in bocca racchiude momenti e suggestioni senza mai svelarsi del tutto”.

Alessandro De Santis e Mario Francese, in arte Santi Francesi, portano la loro arte al Festival di Sanremo 2024 con il brano “L’amore in bocca”, dopo aver conquistato l’accesso alla gara grazie alla partecipazione alla fine di Sanremo Giovani con il brano “Occhi tristi”. Il duo è avvezzo alla performance televisiva eppure ciò che rende affascinante la loro essenza artistica è quell’insito elemento di imprevedibilità e mistero che avvolge e caratterizza i loro testi. Anche in questo caso il brano “L’amore in bocca racchiude una raccolta di diapositive, momenti e suggestioni senza meta o direzione precisa:

“Sanremo è capitato per caso – spiegano i due – Era la terza volta che tentavamo Sanremo Giovani e a questo giro è andata bene. Abbiamo voglia di lanciare degli ami e scoprire chi avrà la voglia e il piacere di abboccare e seguirci. “L’amore in bocca” sarebbe dovuto essere “amaro”, ma è diventato, grazie al correttore dell’iphone mentre stavo scrivendo una nota sul cellulare, un errore fatalista che abbiamo considerato come un’ispirazione fondamentale da cui è nata la canzone. In realtà abbiamo tenuto questa espressione sepolta per qualche mese nel telefono per poi tirarla fuori in una sessione con Cecilia Del Bono con cui abbiamo scritto la versione finale del pezzo: stavamo facendo colazione prima di andare in studio e ci siamo semplicemente detti di seguire il flusso di quello che sarebbe successo. Il brano racconta momenti delle nostre rispettive vite private, senza lasciarci andare a troppe spiegazioni, ed è perciò che la natura di questa canzone rimane nascosta perfino a noi stessi.  Alla fine, per riassumere, si tratta di una canzone costituita da tutte immagini che ruotano attorno al titolo. È affascinante il non sapere, il non esserci mai detti cosa intendessimo davvero, a chi stessimo indirizzando quelle parole. Il pezzo parte come una ballad per poi evolversi con l’ingresso dell’elettronica raggiungendo quel solito mix che noi amiamo definire con l’immagine del “piangere ballando”.   In genere tendiamo ad avere sempre un approccio deduttivo quando componiamo, spesso mentre stiamo provando un giro di chitarra o una produzione, succede che io (Ale) mi avvicini al microfono e dica parole a caso che molto spesso finiscono poi nella versione definitiva della canzone. Quindi, in un certo senso, musica e parole nascono insieme”.

Santi-Francesi ph Mattia Guolo

Santi-Francesi ph Mattia Guolo

A dirigere l’orchestra sarà Daniel Bestonzo, non nuovo al palco del Teatro Ariston dove ha diretto negli anni scorsi Levante, Gianmaria, Willie Peyote. Sul palco del Teatro sanremese i Santi Francesi indosseranno abiti firmati Dolce&Gabbana.

Durante la serata delle cover, i Santi Francesi proporranno una versione inedita del brano Hallelujah di Leonard Cohen insieme alla performer internazionale Skin: “Questo brano è un capolavoro che nel tempo ha conosciuto molte versioni  sempre fedeli all’originale. Noi avevamo il desiderio di realizzarne una diversa, più struggente. Quando si tratta di cover, noi ci divertiamo come dei pazzi a prendere le canzoni, a ribaltarle e a rifarle nostre. Circa un mese prima di Sanremo Giovani, pur non essendo sicuri di passare, abbiamo cominciato a pensarci e a portarci avanti. Hallelujah è una canzone che non si può cantare, allo stesso modo di Creep (una delle cover meglio riusciute di quelle portate a X Factor 16), ma noi ci proviamo. Vorremmo trasmettere delle vibrazioni diverse dall’originale, perché in fondo Hallelujah è un pezzo pieno di contraddizioni: spesso viene accostata a Dio e costantemente chiesta ai matrimoni, quando invece parla di tutt’altro. Ci piace l’idea di portare su quel palco una canzone il cui testo, negli anni, ha spesso assunto significati lontani dall’originale provando a riconsegnare a quelle parole la loro vera essenza. Skin era l’artista perfetta per l’idea di reinterpretazione che avevamo di questo brano. Quando le abbiamo chiesto di affiancarci in questa follia non ci saremmo mai aspettati un riscontro positivo, perciò per noi è un grande onore essere accompagnati da una delle voci più significative per la nostra generazione. Chiaramente all’inizio si è mostrata decisamente scettica rispetto alla scelta del brano e ci ha detto di no: “Non ho voglia di suonarlo per la trecentesima volta”, ha detto. La soddisfazione più grande è stata quando poi si è ricreduta dopo aver sentito la nostra versione. Ci ha detto che era la prima volta che sentiva una versione di Hallelujah diversa dalle altre. È stato un complimento incredibile. Dopo il Festival, ci sarà nuova musica, ma non è chiaro ancora se sarà un album o un EP, e un tour”.

Conferenza stampa Festival di Sanremo

Mahmood in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Tuta Gold”: “Tra presente e passato, ecco la mia maturità emotiva”

Mahmood sarà in gara al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Tuta Gold”. Scritto e composto dallo stesso Mahmood con Jacopo Angelo Ettorre e prodotto da Madfingerz e Katoo, il pezzo arriva dopo diversi successi uno in fila all’altro:  “Gioventù Bruciata” a Sanremo Giovani, “Soldi” e “Brividi” in duetto con Blanco tra i big.

“Sono sempre felice di partecipare al Festival di Sanremo”, spiega Mahmood alla stampa. “Credo fortemente che questo sia il miglior palco possibile per fare conoscere questo brano. Il testo fa riferimento a un viaggio tra presente e passato, nato dopo un rave di quattro giorni nei dintorni di Berlino. Ho lasciato riemergere i ricordi di una relazione e, altre sfaccettature correlate, che mi hanno aiutato a superare alcuni momenti infelici della mia vita facendomi sentire emotivamente più forte. Il tema è molto urban con ritmiche brasiliane del baile funk; anche il clubbing avrà una parte fondamentale all’interno di un’ambientazione molto street.

Questo tipo di atmosfera sarà presente anche nel mio terzo disco “Nei letti degli altri”, in uscita il 16 febbraio, dopo “Gioventù bruciata” e “Ghettolimpo”, Questo lavoro intende racchiudere la mia maturazione emotiva mettendo in risalto la mia vita adulta; trovo finalmente il coraggio di parlare di mio padre, la sensazioni legato al ritornare a vivere da mia madre dopo l’incendio della mia casa in affitto a Milano, lascio che il mio immaginario faccia da filtro anche a scene di vita altrui e questo file rouge ricorre anche sulla copertina dell’album in versione post-umana grazie alla creatività di Fredrick Heyman, magistrale nel porre in rilievo alcune mie grandi passioni come la cultura giapponese fatta di anime, manga e robot.

COVER ALBUM_NEI LETTI DEGLI ALTRI credits Frederik Heyman

COVER ALBUM_NEI LETTI DEGLI ALTRI credits Frederik Heyman

Il disco è molto introspettivo, nella scrittura parlo anche di come ho vissuto le persone che ho conosciuto negli ultimi anni. Tra i duetti cito quelli con  Tedua e Chiello in “Paradiso”) e quello con la cantante belga Angele. Tra i produttori ci sono Michelangelo, Drast, Golden Years mentre tra gli autori, insieme a me,  c’è Davide Petrella.

Per tornare a Sanremo, nella serata dei duetti porterò il brano “Come è profondo il mare” di Lucio Dalla e sarò accompagnato dai Tenores di Bitti Remunnu ‘e Locu. Per me è una canzone tra le più belle di sempre, inoltre, dato che nell’album Ghettolimpo c’era “Icaro è Libero”, mi piaceva l’idea di proseguire sul filone della libertà perché il mare è qualcosa che non puoi arginare in alcun modo. I Tenores di Bitti, sono un gruppo corale sardo di canto a tenore e rappresentano le mie origini con un chiaro riferimento alla terra nativa di mia madre.

Per quanto riguarda i live, ad aprile e maggio mi esibirò nei principali club di 10 Paesi europei con un finale che prevede due tappe al Fabrique di Milano, il 17 e 18 maggio 2024 mentre il tour estivo debutterà a Bologna, al Sequoie Music festival, il 19 luglio”.

CALENDARIO “SUMMER TOUR 2024”
in aggiornamento

 

19 luglio 2024 – Bologna – Sequoie Music Festival – Parco Caserme Rosse

20 luglio 2024 – Cervere (CN) – Anima Festival – Anfiteatro dell’Anima

12 agosto 2024 – Lignano Sabbiadoro (UD) – Sunset Festival – Arena Alpe Adria

14 agosto 2024 – Forte dei Marmi (LU) – Bertelli Live – Villa Bertelli

18 agosto 2024 – Gallipoli (LE) – Oversound Music Festival – Parco Gondar/Pineta

20 agosto 2024 – Catania – Sotto il Vulcano Fest – Villa Bellini

21 agosto 2024 – Palermo – Teatro di Verdura

23 agosto 2024 – Roccella Jonica (RC) – Roccella Summer Festival – Teatro al Castello

CALENDARIO “EUROPEAN TOUR”

 

4 aprile 2024 – Rockhal, Lussemburgo (Lussemburgo)

7 aprile 2024 – Kentish Town Forum, Londra (UK)

8 aprile 2024 – Olympia, Parigi (Francia)

10 aprile 2024 – Komplex 457, Zurigo (Svizzera)

12 aprile 2024 – Thonex Live, Ginevra (Svizzera)

13 aprile 2024 – Live Music Hall, Colonia (Germania)

15 aprile 2024 – Paradiso, Amsterdam (Paesi Bassi)

16 aprile 2024 – Cirque Royal, Bruxelles (Belgio)

18 aprile 2024 – Im Wizemann, Stoccarda (Germania)

21 aprile 2024 – Huxleys Neue Welt, Berlino (Germania)

22 aprile 2024 – Stodola, Varsavia (Polonia)

8 maggio 2024 – Riviera, Madrid (Spagna)

9 maggio 2024 – Razzmatazz, Barcellona (Spagna)

11 maggio 2024 – Sala Mamba, Murcia (Spagna)

12 maggio 2024 – Pazo de la Cultura, Pontevedra (Spagna)
17 maggio 2024 – Fabrique, Milano (Italia) sold out

18 maggio 2024 – Fabrique, Milano (Italia)

 

Clara in gara al Festival di Sanremo con “Diamanti grezzi”: “Vi racconto il mio anno d’oro tra Mare Fuori, Sanremo, il primo album e il tour”

Clara Soccini, in arte CLARA, vincitrice di Sanremo Giovani 2023 con il brano “Boulevard”, salirà sul palco del Teatro Ariston tra gli artisti in gara alla 74° edizione del Festival di Sanremo con l’inedito “Diamanti Grezzi”, scritto insieme ad Alessandro La Cava e Francesco “Katoo” Catitti, che ha curato anche la produzione. Il brano racconta il tema della ri-scoperta continua e quotidiana di se stessi. Ciascuno, infatti, colleziona nel tempo esperienze di vita e relazioni che definiscono la propria identità̀ e che allo stesso tempo la mettono in discussione, dando l’opportunità̀ di scoprire sempre nuove cose di sé, come “mille pezzi di una storia sola”.

“Questa è l’incoronazione di un  anno straordinario e di grande cambiamento”, racconta Clara alla stampa. “Sono nata in paesino in provincia di Varese, la mia passione per la musica nasce grazie a mio nonno, ero una bimba molto irrequieta, tante volte il mio insegnante di pianoforte chiamava mia mamma dicendo: “Clara è sparita ed è scappata”, alla fine delle elementari chiesi a mio nonno di poter studiare canto; quella è stata la conferma della mia passione. La mia prima insegnate Beatrice Binda, mi ha insegnato tanto e mi ha fatto capire che quello che volevo fare era cantare. All’inizio non sapevo da che parte iniziare, misi via dei soldi per trasferirmi a Milano, ho iniziato quindi a lavorare come modella, non è stato subito facile, è stato come in un film. Un fotografo, durante un set fotografico, mi fece cantare una canzone e la pubblicai su Instagram; a quel punto decisi di lasciare il lavoro per concentrarmi sulla musica. La quarantena per me ha segnato un cambiamento, sono tornata a vivere da mia mamma, ho raccolto quel che avevo scritto fino a quel momento e mi sono fatta fare dei video da mio fratello per pubblicarli su Instagram. Da lì le cose non andarono come volevo, avevo una grande ansia di responsabilità economica verso me stessa ma avevo anche un grande sogno e da sempre ambivo alla perfezione in tutto. Secondo me è una cosa che sbagliamo in tanti, meglio buttarsi piuttosto che ambire alla perfezione nella musica, nell’arte, nel canto, nella bellezza. In quel periodo sono crollata completamente, ho avuto due anni molto difficili in cui mi scappava via la voglia di uscire di casa, stavo per gettare la spugna, poi è entrata nella mia vita Coco il mio cane, da lì a poco  ho ricevuto un messaggio di Ivan Silvestrini, tra i miei pochi ascoltatori di Spotify, che mi propose non solo di prendere il ruolo  di Crazy J, una trapper milanese cinica e disillusa nella serie “Mare fuori” ma anche di scrivere due canzoni. Lì sono entrata in tilt, mi sono fatta cento domande, non mi sentivo all’altezza ma alla fine mi sono buttata e menomale che l’ho fatto! Da quel momento la mia vita si è stravolta: ho avuto la dimostrazione che quando ti butti, è quello il momento che spacchi con te stesso, perché respiri, apprezzi ogni piccola cosa, le persone hanno cominciato ad ascoltarmi, ho partecipato a Sanremo giovani. L’emozione più grande di questo anno stravolgente, è stata non solo vincerlo, ma anche mandare una candidatura ed essere presa per partecipare; quando hanno annunciato che ho vinto, ho visto bianco, è stato un cambiamento dopo l’altro.

Per “Mare fuori” non avevo particolari aspettative ma la cosa che mi rendeva più felice era che dovevo scrivere due canzoni, sapevo di poter non piacere, invece è andata benissimo. Ho avuto la fortuna che le persone mi riconoscessero come Clara e non solo come Crazy J. Di lei porterò la cazzimma sul palco di Sanremo ma per il resto siamo molto diverse, non sono così cattiva (ride ndr).

“Diamanti grezzi”, la canzone che porto in gara a Sanremo, è una canzone a cui tengo molto, in questo caso, quando sono entrata in studio sono subito partita dal titolo, avevo la necessità di raccontare quello che ho capito quest’anno crescendo: è sbagliato lottare per arrivare alla perfezione, piuttosto meglio essere un diamante grezzo alla continua riscoperta di se stessi con tutte le fragilità che ci accomunano. Quando ho scritto  questo brano avevo la necessità di raccontare quello che  scopro crescendo per questo ci sono frasi in cui mi rivedo molto; sicuramente è un brano che parla di me.

Per la serata delle cover ho deciso di invitare Ivana Spagna, un’artista a cui sono legata proprio per la canzone “Il Cerchio della vita” in quanto mi ricorda la me dell’infanzia. La cosa bella dell’arte è che matura con noi: da piccola cantavo la canzone senza capirne il vero significato, la musica è maturata con me, porto anche Il coro di voci bianche del teatro regio di Torino perché rappresenta la seconda faccia della stessa medaglia. Ivana Spagna rappresenta un artista a cui ambisco, il coro ricorda la me più piccola e “Il cerchio della vita rimanda molto all’infanzia”. Ivana è stupenda, un’artista di grande umiltà, sono rimasta esterrefatta durante le prove, ha avuto una carriera gigante ma è rimasta semplice e  diretta, mi ha dato tantissimi consigli e sono felicissima. Il consiglio più bello che mi ha dato è stata una cosa molto vera: la costruzione di una carriere non si basa su un singolo che è andato bene, una carriera si basa su un lavoro certosino pensato al lungo termine. Questo è l’inizio di un percorso e, sentire un’ artista come lei dirmi questo, mi ha confortato in quanto la pensa anche lei come me.

CLARA_PRIMO_COVER

Il 16 febbraio uscirà il primo album “Primo” e fino all’ultimo ho voluto assicurarmi di meritarmelo. C’è tempo per tutto e, dopo questo anno speciale, forse è arrivato il momento di condividere molta più musica. Sono molto felice, questo album farà sia ballare che piangere, dentro c’è tutto. Sono una persona metereopatica, rido, piango, sono lunatica. Ringrazio tutte le persone che hanno lavorato con me per realizzarlo, quando l’ho visto mi sono commossa; per me è un grande scalino fatto. “Aquiloni” è la mia prima traccia da interprete: due anni fa ha conosciuto Leo Einaudi, un autore e pianista straordinario che mi ha visto nel mio momento triste, conosce molto di me, sa che ho sempre fatto molta fatica ad avere fiducia nell’altro in quanto non sempre le persone che credevo amiche, si sono mostrate poi tali. Questa canzone è una lettera a un amico che non è più al mio fianco. “Storie di rose appassite” è stata scritta con Alessandro La Cava, con cui ho scritto anche “Diamanti grezzi”. Alessandro è un mio carissimo amico, una persona eclettica, si sa adattare, capisce molto  dell’altro, l’ho scritta come se fosse un colloquio con me stessa allo specchio. Un’altra traccia s’intitola “Ragazzi fuori” ed è la colonna sonora di “Mare fuori 4”, si tratta di una testo generazionale, una canzone importante, una ballad scritta sempre con Alessandro La Cava, di cui sono molto fiera.

Per quanto riguarda il tour, anche questo è un sogno che si realizza. Non so cosa aspettarmi di preciso ma sicuramente mi divertirò. Punto a godermi ogni momento, spesso sbaglio ad andare di fretta ma spero di riuscire finalmente a fermarmi ad apprezzare ogni singolo passo. Niente è da dare per scontato, a maggior ragione, questo concetto è quanto mai vero se parliamo di musica.

Raffaella Sbrescia

 


CALENDARIO CLARA LIVE 2024

Domenica 17 marzo 2024 – Padova @ Hall

Mercoledì 20 marzo 2024 – Firenze @ Viper Theatre

Giovedì 21 marzo 2024 – Roma @ Largo Venue

Venerdì 22 marzo 2024 – Bardi @ Demodè Club

Domenica 24 marzo 2024 – Napoli @ Duel Club

Martedì 26 marzo – Milano @ Magazzini Generali

Fiorella Mannoia al Festival di Sanremo con “Mariposa”: l’impegno con e per le donne in una veste inedita.

Si apre sul palco del 74° Festival di Sanremo un anno speciale Fiorella Mannoia che, ad aprile, spegnerà 70 candeline festeggiando questo traguardo nella dimensione per lei più naturale: sul palco.

L’artista torna in gara all’Ariston per la sesta volta con un brano - Mariposa – di cui firma in prima persona il testo insieme a Cheope e Carlo Di Francesco –che rappresenta un vero e proprio manifesto di donne. Fiorella canta le voci di ognuna di loro, nel tempo, nella storia, nel sentimento e nel mistero, raccontandole nella loro libertà, forza, dolore, gioia, amore…

Per Fiorella Mannoia si tratta della sesta partecipazione in concorso a Sanremo, a sette anni di distanza dalla partecipazione con “Che sia benedetta” che riporterà curiosamente in duetto con Francesco Gabbani durante la serata delle cover.

“Mariposa”, spiega Fiorella Mannoia, significa farfalla ed è nata durante la visione di una serie intitolata “Il grido delle farfalle”. La trama segue la vicenda delle sorelle Mirabal, denominate le farfalle, le più belle di tutto il loro villaggio, attiviste politiche che si battevano contro la dittatura del generale Trujillo. Le sorelle fecero una brutta fine in quanto il governo le uccise facendole trucidare e gettare in un dirupo cercando di far passare il tutto come se si fosse trattato di un incidente. L’opinione pubblica non gli credette, il popolo si adirò a tal punto da costringere il dittatore alle dimissioni. Forse non tutti sanno che il 25 novembre è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne proprio in onore delle sorelle Mirabal che furono uccise il 25 novembre 1960. L’idea del brano è nata dopo la visione di questa serie, in loro onore la canzone si intitola “Mariposa” ma l’unico reale riferimento è la farfalla che imbraccia il fucile in un contrasto di immagini. Per il resto la canzone è un manifesto femminile, ogni frase ha un’immagine con l’obiettivo di arrivare al racconto di quello che siamo state, di ciò che siamo e che saremo.

In genere si sceglie di tornare a Sanremo quando sia ha tra le mani una canzone importante come in questo caso. “Mariposa” mi rappresenta, è speciale per me e ne sono orgogliosa. Vorrei poter dire che torno su quel palco più spensierata e più tranquilla ma mentirei; ogni volta che si sale su quel palco, soprattutto in gara, le emozioni sono sempre le stesse e le paure pure. Quando sei lì sopra succede sempre la stessa cosa a tutti noi. Le persone che vengono ai miei concerti sanno che ho diverse sfaccettature e che non canto solo canzoni impegnate e statiche. Mi piace ballare, giocare, muovermi, forse nessuno mi ha mai visto in questa veste sul grande palco di Sanremo perciò sarà una grande sorpresa vedere un testo importante accompagnato da una musica gioiosa, ritmica, latina.

FiorellaMannoia_phDirk Vogel.

FiorellaMannoia_phDirk Vogel.

Purtroppo certe volte sui social si vedono messaggi feroci di donne contro altre donne; questo mi fa molto male, il mio impegno è essere attenta a quello che mi circonda, a quello che oggi la società vive; lo sento quasi come un dovere. Quando abbiamo organizzato l’evento “Una nessuna centomila” ho sentito il dovere di fare in modo che non finisse tutto lì, mi sembrava un’occasione sprecata, sentivo che dovevamo fare di più perciò con Lella Palladino e Celeste Costantino, abbiamo creato una fondazione di cui sono presidente onorario per portare avanti il nostro desiderio di stare accanto alle donne in difficoltà.

Ho gli stessi anni della Rai, questo è un anno speciale, il numero 7 mi fa effetto ma quando penso che sto per compiere 70 anni in realtà mi rendo conto che non me li sento affatto. La mia testa ancora viaggia, vuole sperimentare, provare, divertirsi, ha delle passioni da portare avanti. Sicuramente è un momento che vorrò festeggiare, vedremo come e quando, intanto mi dedico al Festival, poi il 4 e5 maggio all’Arena di Verona ci sarà “Una nessuna centomila” e nel frattempo stiamo cercando di organizzarci per capire che festa vorrò fare per festeggiare questo importante traguardo”.

Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

“Tu no”: Irama in gara al Festival di Sanremo con un brano intenso e profondo. In arrivo anche un nuovo album e il tour nei palazzetti.

Irama è in gara al 74° Festival di Sanremo con  il brano “Tu no” (Warner Music Italy), un brano profondo, che racconta il senso di mancanza e quello della distanza nel significato più ampio del termine, mettendo in evidenza le doti canore e interpretative del cantautore. Il brano è firmato da Irama con la collaborazione dei musicisti Giulio Nenna, Giuseppe Colonnelli, Francesco Monti, Emanuele Mattozzi e prodotta da Giulio Nenna e anticipa il nuovo album di prossima uscita segnando una ennesima evoluzione musicale di un artista versatile, sempre pronto al cambiamento.

“Tu no” è un brano diretto, che sputa in faccia la verità trattando temi profondi come la mancanza e la distanza. Arrivo da una ballad e torno con un’altra ballad ma a livello musicale la dinamica ha un flusso diverso. Quando ho la possibilità di partecipare al Festival di Sanremo presento sempre una canzone a cui tengo e che mi ispira; appena ho finito di scriverla, ho pensato che potesse essere raccontata su quel palco. Questa è anche la prima canzone che ho realizzato durante il nuovo anno, è stato un inizio in tutti i sensi per me e rappresenta una buona parte di quelle che saranno le sonorità soul e country contenute nel nuovo disco in cui sto cercando di mantenere un’organica di suono senza mai togliere spazio alle parole e a ciò che dico.

In generale ci sono mille modi di fare musica e raccontarla, si puo’ partire da qualcosa che si è sentito e si è visto;  qui racconto molto di me a livello personale senza girarci troppo intorno in modo molto schietto. Non mi è mai piaciuto il concetto di serenata, mi piacere l’idea di vestire una canzone e raccontare quello che vivo in modo più speciale. Nella vita non siamo sempre seri, tristi, felici, ci sono varie fasi e momenti e questo determina il fatto che un artista autentico possa alternarsi tra racconti più leggeri e altri più intimi e profondi.

Questa canzone ha molte dinamiche al suo interno, per questo è molto difficile. C’è una parte bassa che poi si alza, non è costante, ha dei picchi che continuano a cambiare, d’altronde me la sono scritta da solo, me la sono andata a cercare, sarà una sfida molto stimolante. Aprirsi non è mai facile, raccontare cose personali ti scava dentro. Con “Ovunque sarai” fu molto intenso, ho dovuto parlare tanto, avevo paura di raccontare troppo di me, ancora oggi mi scendono le lacrime, spesso è difficile liberarsi di una canzone; per ora si tiene duro e si sceglie di raccontare il pezzo. “Tu no” richiede un forte riscaldamento vocale, sicuramente disturberò tanto i miei vicini di hotel perché avrò bisogno di arrivare pronto e con una voce calda. Se dovesse essere un concerto, metterei  questa canzone a metà o alla fine della scaletta per arrivare pronto e cantarla al meglio.

Ogni disco rappresenta un nuovo inizio, è come se fosse un pezzo di un’anima di un artista che viene fuori ed è sempre una novità. Per me fare qualcosa di nuovo implica anche conoscere nuovi musicisti, cercare di alzare l’asticella, raccontare lati intimi  di me ma manche sviluppare il mio mestiere e la mia esperienza. Sto cercando di lavorare di più con i musicisti e di allontanarmi dal beat e “Tu no” rappresenta in pieno un primo passo di questo nuovo percorso che farò. Mi interessa la produzione organica, mi sto interfacciando anche con un arrangiamento orchestrale, ho avuto la fortuna di lavorare e disegnare insieme ai musicisti le linee melodiche del disco, ci saranno quartetti d’archi, farò emergere il mio amore per il gospe, a cui mi sto avvinando con cautela e rispetto. Il suono ha sempre fatto parte di me, ho sempre fatto musica dal vivo e in questo disco la scelta dei produttori e dei musicisti è stata fondamentale, soprattutto perché il disco si è sviluppato in posti diversi: qualche canzone è nata in America  ma anche la Puglia rappresenta un centro nevralgico per la mia ispirazione dandomi la sensazione di allontanarmi da un mondo artefatto grazie a uno stretto contatto con la natura. 

Nella serata dedicata alle cover che andrà in scena al Teatro Ariston venerdì 9 febbraio, Irama salirà sul palco con Riccardo Cocciante, uno dei suoi grandi punti di riferimento, e canteranno insieme il brano “Quando finisce un amore”, pubblicato esattamente 50 anni fa nel lontano 1974:

“Questa è una bella sfida che ho accettato con tantissimo entusiasmo. Riccardo Cocciante in questo momento è in tourneè in Corea e tornerà in Italia in questi giorni apposta per preparare questo duetto che faremo insieme. Per me è un onore poter cantare insieme a lui, non do nulla per scontato, sono contento che abbia deciso di fare questa performance insieme a me, stare vicino a un gigante della musica italiana, sarà una sfida presigiosa. La canzone mi piace tantissimo, completa oltretutto il file rouge del mio Sanremo, attraverso una altalena di emozioni che condivideremo in modo fluido e non quadrato. Racconteremo il brano in modo rispettoso nell’anno del suo cinquantesimo anniversario, sia da un punto di vista emotivo che storico. L’emotività a volte si trasmette anche attraverso un graffio, un grido ed è per questo che trovo sia ancora più bello che Cocciante sia al mio fianco, lui è un mio riferimento in questo, lui è il maestro dell’emotività.

Ogni Festival è diverso, ci sono stati anni in cui ero più up, anni in cui ero più tranquillo; quest’anno mi sto preparando e  sto studiando. Ho in focus il brano, sono molto concentrato e, anche il mondo della moda, che da sempre mi appassiona, lo lascerò un po’ più da parte per dare più spazio alla canzone e meno a ciò che c’è intorno. Detto ciò, speriamo che accada anche qualcosa di divertente”. (ride ndr).

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“Ho un ricordo nitido del mio primo Festival, persi e uscii sul balcone per prendere aria. Ci rimasi male, ero un ragazzino ma, di contro, ero anche molto convinto di quello che stavo raccontando in modo sincero. Ho tanto da imparare e, ancora oggi, dal momento che dedichi la tua vita a cercare di fare bene qualcosa, è difficile vederlo portare via. Quel momento mi è servito, mi dissi che un giorno sarei tornato tra i big a raccontare la mia musica e fui sicuro che qualcuno la avrebbe ascoltata,  mi tremavano le gambe, non sentivo lo stomaco ma quella gavetta atipica mi è servita per farmi il pelo sullo stomaco e imparare come va il mondo; lavorando con i piedi per terra e rimboccandosi le maniche le cose prima o poi arrivano, le mie lo sono ancora.

Spero di non abituarmi mai, sono cresciuto a guardare i miei miti Prince e Freddie Mercury, il cambiamento li rendeva per me interessanti, mi  è sempre piaciuto essere diverso in modo professionale , cercando di portare sonorità diverse, spero di farlo sempre. Ho avuto l’opportunità di incontrare diversi artisti stranieri e mi ha colpito vedere con quanta naturalezza approcciano gli strumenti, la melodia e il canto stesso in modo diverso. A me piace “rubare” qualcosa da ciascuno” per creare qualcosa di nuovo e di inedito.

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Con Rkomi abbiamo girato tutta l’Italia, abbiamo condiviso un momento eccezionale, un progetto fine a se stesso in cui  ci siamo trovati in maniera organica. Ci siamo incontrati a Los Angeles e abbiamo racchiuso questa avventura in un album, un progetto speciale che mi ha fatto tanto divertire. A Sanremo ci sono tanti artisti che mi piacciono: alcuni sono amici, altri non li conosco personalmente ma per la loro musica. Sono curioso di vedere anche gli altri cosa faranno ma nel frattempo sto studiando perciò sto guardando meno il contorno e mi sto preparando al meglio per l’esibizione Infine non vedo l’ora di annunciare il nuovo tour nei palazzetti, sarà il proseguo naturale del mio ultimo tour da solista. La forma live è ancora quella in cui mi rivedo di più e che mi stimola di più in assoluto. In questo momento storico la musica live è tornata più forte di prima. Prima ancora del tour, ci sarà un evento speciale che racchiude la mia carriera, sono molto emozionato per questo annuncio e non vedo l’ora di farlo”.

Raffaella Sbrescia

E ora balla con me: la poliedricità di Elodie irradia di sensuale leggerezza il Mediolanum Forum di Milano

Lo show di Elodie è arrivato al Mediolanum Forum di Milano riempendolo in ogni suo anfratto per due sold out sonori e pregni di significato. Reduce dalla pubblicazione dell’clubtape Red Light dello scorso 6 ottobre, Elodie porta tutta la sua essenza sul palco mettendo a punto ogni minimo dettaglio dei 5 blocchi che compongono una performance matura, complessa, versatile e fortemente improntata a rimarcare la sua potente unicità. Molteplici sono infatti le forme espressive  con cui Elodie si misura sempre con grande coraggio e impegno. La sua tangibile voglia di mettersi in discussione si riversa in variegate modalità ma il minimo comun denominatore è sempre contrassegnato dalla linearità con cui Elodie raggiunge risultati di elevato spessore performativo.

foto-elodie-forum-20-novembre ph  Frncesco prandoni

foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Il suo nuovo live, scandito, tra l’altro, anche da ben quattro cambi d’abito con creazioni custom made di Atelier Versace, dura circa 90 minuti, si apre sulle note “Purple in the sky” e continua con ”Strobo”, “Guaranà”, “Nero Bali”, “Andromeda” attraversando un andirivieni temporale del tutto pensato in funzione dell’efficacia in termini di ingaggio da parte del pubblico astante. In forte risalto anche e soprattutto la libertà con cui Elodie mette in risalto la propria sensualità sancendone un’importanza di rilievo in termini di affermazione identitaria ed espressiva. Elodie trascende i limiti ma soprattutto i pregiudizi, attinge dal suo vissuto a piene mani riuscendo a ritararne i contorni adattandoli ad un contesto glam e patinato in cui 11 danzatori la valorizzano e la incorniciano sotto la supervisione di Irma di Paola e Francesco Cariello.  A dare valore aggiunto al progetto, c’è la collaborazione di Elodie con (RED), organizzazione no-profit fondata nel 2006 da Bono e Bobby Shriver che si avvale dell’aiuto dei personaggi e brand più iconici per creare prodotti ed esperienze al fine di raccogliere fondi per contrastare le crisi sanitarie globali. Ad oggi, (RED) ha generato oltre 750 milioni di dollari per il Fondo Globale, uno dei maggiori finanziatori al mondo della salute globale, aiutando più di 245 milioni di persone. Elodie darà il suo contributo alla causa  donando il 100% dei profitti derivanti dalla vendita della t-shirt (RED) LIGHT per sostenere gli sforzi di (RED) nel portare programmi sanitari salvavita a donne e ragazze nell’Africa subsahariana.

foto-elodie-forum-20-novembre ph  Francesco prandoni

foto-elodie-forum-20-novembre ph Francesco prandoni

Lo spessore culturale cammina perciò a braccetto con ballo, leggerezza e spettacolo. Elodie lascia tutti a bocca aperta con un paio di riuscite incursioni sul palo da pole dance, omaggia Raffaella Carrà con un bel medley rivisitato e infine chiama sul palco l’iconico e, ormai amico, Marco Mengoni, il cui ingresso  on stage viene sancito da un vero e proprio boato del pubblico. Il ritmo è fluido così come la sensazione di brillante leggerezza che accompagna lo scandire della scaletta che non si lascia sfuggire l’occasione di mettere in risalto  le numerose collaborazioni di successo che si sono intervallate negli anni, così come i successi sanremesi. Il dado è tratto Elodie, la prossima sfida all’orizzonte è lo Stadio. Staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

ELODIE SHOW 2023 – 20 NOVEMBRE @MEDIOLANUM FORUM

PURPLE IN THE SKY

DANSE LA VIE

STROBO

GUARANÀ / NERO BALI

OK. RESPIRA

ANDROMEDA

VERTIGINE

AMERICAN WOMAN

PENSARE MALE

A FARI SPENTI

RED LIGHT

GLAMOUR

ELLE

EUPHORIA

ASCENDENTE

LONTANO DA QUI

LA CODA DEL DIAVOLO

MAI PIÙ

BOY BOY BOY

TRIBALE (a far l’amore)

CICLONE

DUE

PAZZA MUSICA con Marco Mengoni

NO STRESS con Marco Mengoni

MARGARITA

BAGNO A MEZZANOTTE

 

Daniele Silvestri incanta Roma con il concerto di chiusura del suo tour. Il live report

Una sala Santa Cecilia gremita, quella che attende l’ultima data del tour di Daniele Silvestri, tour cominciato ad ottobre, che si conclude qui a Roma, con un concerto fortemente voluto. Chiusura in casa, e il pubblico non delude, accorrendo in massa a quello che, ancora non lo sappiamo, ma entrerà nella storia come uno dei più bei concerti dell’ultimo decennio.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Chi già aveva avuto modo di vederlo all’Auditorium della Conciliazione, non è rimasto perplesso di fronte alla scenografia di stampo teatrale che ha accolto i musicisti all’inizio della performance. Due poltrone, una scrivania, molte lampade da camera, una ambientazione salottiera suggestiva ma anomala per un concerto di Silvestri. E lui, seduto al tavolo, che immagina la scrittura di un brano, o meglio, lo scrive. Tra tentennamenti, piccole correzioni, valutazioni musicali. Fino a quando la musica entra in scena. L’intenzione dell’autore è quella di portarci in una sala di registrazione, e raccontarci la genesi delle canzoni: come nascono, quali sono gli spunti che danno il la alla vena creativa, quali le storie cui si ispirano. Si alternano brani dell’ultimo lavoro, una scrittura molto impegnata sotto il profilo sociale e politico, a brani che già conosciamo, ma di cui, probabilmente, ignoriamo l’iter creativo e come hanno accompagnato Silvestri nel corso degli anni, quali emozioni si sono loro affiancate.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

E’ un metronomo a scandire il tempo di Tik Tak, il brano che dà il via alla musica, e anche ultimo singolo che preannuncia l’uscita del lavoro più recente del cantautore romano. Scritto con l’ottimo chitarrista e amico Daniele Fiaschi, il brano prende la forma di una specie di labirinto testuale e verbale, interrotto da inserti musicali. Momenti di ritmica, momenti corali, e il rap che è proprio di Silvestri, e che lo caratterizza da sempre. Un rap addolcito, armonicamente strutturato ma non per questo meno graffiante. Una tecnica che l’artista padroneggia con assoluta perfezione. Si susseguono poi storie. Storie che già conosciamo e storie che impariamo ora, sul palco, come vengono, frutto di una continua rielaborazione che durante il tour ha dato vita ad arrangiamenti ed esecuzioni mai una identica all’altra. Un lavoro in divenire, e l’esatto opposto di quanto di solito accade: non un tour per presentare un disco, ma un disco che parte embrione e durante il tour cresce, arricchendosi di volta in volta di sonorità e ritmi e pause e strofe diverse. E in questo sicuramente consiste l’originalità del lavoro proposto da Silvestri e dalla sua band, quella delle occasioni di lusso, cui si aggiungono la tromba e le percussioni di Jose Ramon Caraballo Armas che tanto rievocano le sonorità di Buena Vista Social Club. Insomma, un lavoro discografico non confezionato a tavolino, ma creato giorno per giorno, tappa per tappa, concerto per concerto. Un Work in Progress, che si arricchisce di sonorità, silenzi, emozioni, oggetti, uno scambio diretto con il pubblico, un feeling ininterrotto.
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Quattro ore di concerto, tra brani inediti e brani conosciuti, ma diversamente arrangiati, un pubblico assetato e mai sazio,, il ricordo di Pietrangeli e la citazione di Contessa, un omaggio emozionante a Lucio Dalla e una dedica commovente a Gino Strada, commovente e autentica, impreziosita dalle animazioni di Simone Massi, che il pubblico asseconda e accoglie con una lunga standing ovation.
Quattro ore e potrebbe continuare ancora. Un commosso Silvestri si concede senza remore, abbraccia chi per il bis si è riversato sotto palco, stringe mani, è visibilmente commosso.
Raramente ha deluso, Daniele Silvestri, nel corso della sua carriera, forse mai.
Ma con questo tour sicuramente si pone sul gradino più alto del podio.
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L’esperienza mi insegna che se un concerto ti torna su è stato sicuramente un buon concerto. E le immagini, i suoni, le parole del 30 dicembre 2022 all’Auditorium Parco della musica di Roma, continuano a riecheggiarmi nella mente, come un racconto in divenire che non ha un capitolo finale.
Grazie Daniele, per le intense emozioni.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri live - Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri live – Roma ph Roberta Gioberti

Alessandro Mannarino live al Fabrique di Milano: il racconto di un rituale magico e travolgente

Dopo anni di estenuante attesa, Alessandro Mannarino è tornato sul palco del Fabrique di Milano per la prima delle tre date milanesi del suo nuovo tour. Il viaggio live che l’artista propone si muove tra terre vergini, orizzonti misteriosi e spiriti magici. I protagonisti di questo percorso sono la donna, la natura, l’irrazionale profondo, il corpo e una ritmica ossessiva che rimanda agli ancestrali rituali trance-genici. A contraddistinguere il concerto ideato da Mannarino è una ricerca musicale profonda, completa, totalizzante. Natura, patriarcato, animismo, femminilità, rapporto uomo-donna, sono solo alcuni dei temi affrontati dal cantautore, non solo in scaletta ma anche e soprattutto in “V”, il suo ultimo lavoro discografico.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

Suoni di foresta e voci indigene registrate in Amazzonia introducono il pubblico al rituale live. La voce calda, cavernosa e viscerale di Mannarino è il lasciapassare per accedere ad una dimensione spazio-temporale che conduce l’immaginario in un altrove potente e immaginifico.

Con “Fiume nero” ci si addentra in un luogo dove le leggi della natura primordiale e selvaggia si smuovono tra suoni della natura,  percussioni ancestrali, elettronica e i suoni gutturali degli indigeni dell’Amazzonia registrati dal vivo. A seguire “Agua” prende le mosse dell’immagine di Iracema, la protagonista indigena del romanzo omonimo di José de Alencar, che fa anche da sfondo alla scenografia del concerto.

In un susseguirsi di frasi archetipiche, mentre la musica si arricchisce e si ingrossa come un fiume, il brano avanza inesorabile verso una celebrazione-preghiera alla potenza vitale dell’acqua. E’ la volta di “Apriti cielo” che, come un mantra, libra una preghiera quanto mai attuale: “Apriti cielo. Sulla frontiera. Sulla rotta nera. Una vita intera. Apriti cielo Per chi non ha bandiera Per chi non ha preghiera Per chi cammina Dondolando nella sera”.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

 Il conflitto tra il nichilismo e la lotta al potere del sistema si fa vibrante ne “L’impero” per poi evolversi in modo approfondito  in “Cantarè”: il brano parte da una condizione di solitudine ed evolve in un canto corale. Tra rime in italiano, spagnolo e in romanesco, il pezzo trascina. Canti di rabbia, di rivolta, di resistenza, d’amore, diventano l’ultimo baluardo per superare ingiustizia e delusione.

Frutto della collaborazione con “MEXICAN INSTITUTE OF SOUND” la “BANCA DE NEW YORK” è un esperimento ironico in cui il registro più romanesco e radicale si fonde con un mondo sonoro acido ispirato alle atmosfere del Mississippi.

Il focus su “Lei” restituisce l’immagine della donna come  forza eterna, creatrice, distruttiva, creativa che continua in “Bandida”: la fotografia della ribellione al sistema patriarcale. Sulle  note di “Ballabylonia” il rituale entra nel vivo e si fanno largo immancabili vecchie glorie come “Serenata lacrimosa”, “Tevere Grand Hotel”, “Scetate vajò” e soprattutto “Arca di Noè” che trasforma il Fabrique in un carnascialesco catino.

Mannarino ph Roberta Giobert

Mannarino ph Roberta Gioberti

Il trittico finale si apre con Mannarino, da solo alla chitarra, che visibilmente emozionato, dice: “Ho pensato tanto a questo momento, non sapevo cosa avrei provato sul palco, ho sentito persino paura, invece è stato più bello di prima. Da questo palco ho visto un altro spettacolo, guardarvi mi ha ripagato di tutto”, subito prima di intonare il poetico brano intimista “Paura”. Sensuale e ipnotica “Statte zitta” lascia il passo alla celeberrima “Me so ‘mbriacato”. Il cerchio si chiude con il pubblico annichilito dal sublime piacere di essere stato parte attiva di un concerto magico e prezioso.

Raffaella Sbrescia

Mannarino ph Roberta Giobert

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