“Tu no”: Irama in gara al Festival di Sanremo con un brano intenso e profondo. In arrivo anche un nuovo album e il tour nei palazzetti.

Irama è in gara al 74° Festival di Sanremo con  il brano “Tu no” (Warner Music Italy), un brano profondo, che racconta il senso di mancanza e quello della distanza nel significato più ampio del termine, mettendo in evidenza le doti canore e interpretative del cantautore. Il brano è firmato da Irama con la collaborazione dei musicisti Giulio Nenna, Giuseppe Colonnelli, Francesco Monti, Emanuele Mattozzi e prodotta da Giulio Nenna e anticipa il nuovo album di prossima uscita segnando una ennesima evoluzione musicale di un artista versatile, sempre pronto al cambiamento.

“Tu no” è un brano diretto, che sputa in faccia la verità trattando temi profondi come la mancanza e la distanza. Arrivo da una ballad e torno con un’altra ballad ma a livello musicale la dinamica ha un flusso diverso. Quando ho la possibilità di partecipare al Festival di Sanremo presento sempre una canzone a cui tengo e che mi ispira; appena ho finito di scriverla, ho pensato che potesse essere raccontata su quel palco. Questa è anche la prima canzone che ho realizzato durante il nuovo anno, è stato un inizio in tutti i sensi per me e rappresenta una buona parte di quelle che saranno le sonorità soul e country contenute nel nuovo disco in cui sto cercando di mantenere un’organica di suono senza mai togliere spazio alle parole e a ciò che dico.

In generale ci sono mille modi di fare musica e raccontarla, si puo’ partire da qualcosa che si è sentito e si è visto;  qui racconto molto di me a livello personale senza girarci troppo intorno in modo molto schietto. Non mi è mai piaciuto il concetto di serenata, mi piacere l’idea di vestire una canzone e raccontare quello che vivo in modo più speciale. Nella vita non siamo sempre seri, tristi, felici, ci sono varie fasi e momenti e questo determina il fatto che un artista autentico possa alternarsi tra racconti più leggeri e altri più intimi e profondi.

Questa canzone ha molte dinamiche al suo interno, per questo è molto difficile. C’è una parte bassa che poi si alza, non è costante, ha dei picchi che continuano a cambiare, d’altronde me la sono scritta da solo, me la sono andata a cercare, sarà una sfida molto stimolante. Aprirsi non è mai facile, raccontare cose personali ti scava dentro. Con “Ovunque sarai” fu molto intenso, ho dovuto parlare tanto, avevo paura di raccontare troppo di me, ancora oggi mi scendono le lacrime, spesso è difficile liberarsi di una canzone; per ora si tiene duro e si sceglie di raccontare il pezzo. “Tu no” richiede un forte riscaldamento vocale, sicuramente disturberò tanto i miei vicini di hotel perché avrò bisogno di arrivare pronto e con una voce calda. Se dovesse essere un concerto, metterei  questa canzone a metà o alla fine della scaletta per arrivare pronto e cantarla al meglio.

Ogni disco rappresenta un nuovo inizio, è come se fosse un pezzo di un’anima di un artista che viene fuori ed è sempre una novità. Per me fare qualcosa di nuovo implica anche conoscere nuovi musicisti, cercare di alzare l’asticella, raccontare lati intimi  di me ma manche sviluppare il mio mestiere e la mia esperienza. Sto cercando di lavorare di più con i musicisti e di allontanarmi dal beat e “Tu no” rappresenta in pieno un primo passo di questo nuovo percorso che farò. Mi interessa la produzione organica, mi sto interfacciando anche con un arrangiamento orchestrale, ho avuto la fortuna di lavorare e disegnare insieme ai musicisti le linee melodiche del disco, ci saranno quartetti d’archi, farò emergere il mio amore per il gospe, a cui mi sto avvinando con cautela e rispetto. Il suono ha sempre fatto parte di me, ho sempre fatto musica dal vivo e in questo disco la scelta dei produttori e dei musicisti è stata fondamentale, soprattutto perché il disco si è sviluppato in posti diversi: qualche canzone è nata in America  ma anche la Puglia rappresenta un centro nevralgico per la mia ispirazione dandomi la sensazione di allontanarmi da un mondo artefatto grazie a uno stretto contatto con la natura. 

Nella serata dedicata alle cover che andrà in scena al Teatro Ariston venerdì 9 febbraio, Irama salirà sul palco con Riccardo Cocciante, uno dei suoi grandi punti di riferimento, e canteranno insieme il brano “Quando finisce un amore”, pubblicato esattamente 50 anni fa nel lontano 1974:

“Questa è una bella sfida che ho accettato con tantissimo entusiasmo. Riccardo Cocciante in questo momento è in tourneè in Corea e tornerà in Italia in questi giorni apposta per preparare questo duetto che faremo insieme. Per me è un onore poter cantare insieme a lui, non do nulla per scontato, sono contento che abbia deciso di fare questa performance insieme a me, stare vicino a un gigante della musica italiana, sarà una sfida presigiosa. La canzone mi piace tantissimo, completa oltretutto il file rouge del mio Sanremo, attraverso una altalena di emozioni che condivideremo in modo fluido e non quadrato. Racconteremo il brano in modo rispettoso nell’anno del suo cinquantesimo anniversario, sia da un punto di vista emotivo che storico. L’emotività a volte si trasmette anche attraverso un graffio, un grido ed è per questo che trovo sia ancora più bello che Cocciante sia al mio fianco, lui è un mio riferimento in questo, lui è il maestro dell’emotività.

Ogni Festival è diverso, ci sono stati anni in cui ero più up, anni in cui ero più tranquillo; quest’anno mi sto preparando e  sto studiando. Ho in focus il brano, sono molto concentrato e, anche il mondo della moda, che da sempre mi appassiona, lo lascerò un po’ più da parte per dare più spazio alla canzone e meno a ciò che c’è intorno. Detto ciò, speriamo che accada anche qualcosa di divertente”. (ride ndr).

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“Ho un ricordo nitido del mio primo Festival, persi e uscii sul balcone per prendere aria. Ci rimasi male, ero un ragazzino ma, di contro, ero anche molto convinto di quello che stavo raccontando in modo sincero. Ho tanto da imparare e, ancora oggi, dal momento che dedichi la tua vita a cercare di fare bene qualcosa, è difficile vederlo portare via. Quel momento mi è servito, mi dissi che un giorno sarei tornato tra i big a raccontare la mia musica e fui sicuro che qualcuno la avrebbe ascoltata,  mi tremavano le gambe, non sentivo lo stomaco ma quella gavetta atipica mi è servita per farmi il pelo sullo stomaco e imparare come va il mondo; lavorando con i piedi per terra e rimboccandosi le maniche le cose prima o poi arrivano, le mie lo sono ancora.

Spero di non abituarmi mai, sono cresciuto a guardare i miei miti Prince e Freddie Mercury, il cambiamento li rendeva per me interessanti, mi  è sempre piaciuto essere diverso in modo professionale , cercando di portare sonorità diverse, spero di farlo sempre. Ho avuto l’opportunità di incontrare diversi artisti stranieri e mi ha colpito vedere con quanta naturalezza approcciano gli strumenti, la melodia e il canto stesso in modo diverso. A me piace “rubare” qualcosa da ciascuno” per creare qualcosa di nuovo e di inedito.

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Con Rkomi abbiamo girato tutta l’Italia, abbiamo condiviso un momento eccezionale, un progetto fine a se stesso in cui  ci siamo trovati in maniera organica. Ci siamo incontrati a Los Angeles e abbiamo racchiuso questa avventura in un album, un progetto speciale che mi ha fatto tanto divertire. A Sanremo ci sono tanti artisti che mi piacciono: alcuni sono amici, altri non li conosco personalmente ma per la loro musica. Sono curioso di vedere anche gli altri cosa faranno ma nel frattempo sto studiando perciò sto guardando meno il contorno e mi sto preparando al meglio per l’esibizione Infine non vedo l’ora di annunciare il nuovo tour nei palazzetti, sarà il proseguo naturale del mio ultimo tour da solista. La forma live è ancora quella in cui mi rivedo di più e che mi stimola di più in assoluto. In questo momento storico la musica live è tornata più forte di prima. Prima ancora del tour, ci sarà un evento speciale che racchiude la mia carriera, sono molto emozionato per questo annuncio e non vedo l’ora di farlo”.

Raffaella Sbrescia