A Roma la celebrazione della giornata mondiale del jazz. Un vorticoso tuffo nella magia.

“Tutti quanti vogliono fare il Jazz” è forse la citazione cinematografica più nota, perché ci è entrata nelle orecchie sin da bambini, grazie a una simpatica e folle band disneyana.
Ma per fare il Jazz ci vogliono tante tante note sulla punta delle dita, note studiate e sudate, regole, impegno, tecnica che, alla maniera picassiana serve per inventare linguaggi musicali diversi, emotivamente diversi ma mai meno intimi, anzi.

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A casa mia il jazz non si ascoltava: un poco di swing, forse, ma jazz niente.
A me però piaceva, rapiva, ipnotizzava, e così me lo sono circoscritto ad un ambito personale, l’ho rinchiuso in un walkman e ci ho trascorso momenti di costruzioni fantasiose, pensieri e dialoghi che assecondavano le note e le speranze che erano sogni a quell’età.
Il Jazz o lo senti o non lo senti, e se lo senti, lo senti da subito, ti entra sottopelle come le proteine del latte materno e si aggiunge a quanto sviluppa le ossa, la pelle, i muscoli ma, soprattutto, il cuore.
Visto che oramai qualsiasi cosa ha diritto alla sua giornata di commemorazione, si è deciso nel 2011 che il 30 aprile sarebbe stata la giornata mondiale del Jazz.

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E Roma, con il suo spettacolare parco città dedicato alla Musica, beh, non poteva certo disertare la chiamata, trasformandosi in un vortice di note e ritmo per celebrare la musica ribelle cullata da New Orleans.
Niente più del Jazz si presta alla contaminazione: affonda le sue radici nelle tradizioni musicali africane, portate dagli schiavi nelle piantagioni del Sud degli Stati Uniti, e mescolandosi con elementi di musica europea ha tessuto l’arazzo musicale più affascinante e completo che esista al mondo: filamenti di dixieland, swing, bebop, free jazz, ragtime, blues, tutti materiali preziosi e sapientemente dosati.
A Roma, per questa celebrazione, si è puntato molto sui giovani, e devo dire a ragione, perché ci hanno regalato uno spettacolo entusiasmante che mai ci saremmo aspettati.
Organizzato dalla Fondazione Musica per Roma e l’associazione Nazionale IJVAS (Il Jazz va a scuola), con la direzione artistica di Gegé Telesforo e Paolo Fresu, e patrocinato dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e dal Ministero dell’Istruzione, e dal Comitato internazionale per l’apprendimento pratico della Musica.

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L’inaugurazione, alle 11.30, si è tenuta alla Casa del Jazz con un concerto a ingresso gratuito di Danilo Rea con Oona Rea e alla voce recitante di Barbara Bovoli e la giornata è poi proseguita con una maratona di otto ore di musica, concerti, jam session, incontri, presentazioni e premiazioni. Tutto tra la Sala Sinopoli, i foyer e negli spazi esterni dell’auditorium Ennio Morricone, dove più generazioni di musicisti hanno raccontato di quanto sia viva e creativa la scena del jazz capitolino.
La mission, fondamentalmente, è di tipo didattico e si propone di coinvolgere in un tessuto a trama e ordito il mondo della scuola per diffondere i valori artistici e sociali del jazz e delle musiche improvvisate, ma non per questo prive di solide fondamenta culturali.
Paolo Fresu, con un intervento in diretta da Torino, e Gegé Telesforo, con la disinvoltura che oramai lo caratterizza, hanno coinvolto a titolo amicale ma soprattutto solidale, musicisti, artisti, docenti tutti impegnati nella divulgazione e costruzione di una cultura dell’ascolto e della partecipazione.
Lo spettacolo ha inizio intorno alle 17.00 nel foyer della Sala Sinopoli con gli Anoumanuche (che ritroveremo anche sul palco) e contestualmente negli spazi esterni con la P – Funking Band.
A seguire, la Jazz Campus Orchestra diretta da Massimo Nunzi, che riceve il premio Luigi Berlinguer, e l’esibizione dei suoi serissimi e preparatissimi ragazzi che fanno davvero ben sperare in un recupero generazionale della musica di qualità.
E’ poi la volta della Saint Louis Ensemble, diretta da Antonio Solimene, con special guest Umberto Fiorentino e ancora Andrea Molinari Quintet, Aliendee, Giorgio Cuscito Swing Band, special guest Nicola Tariello, che proseguirà lo spettacolo nel foyer, coinvolgendo nelle danze un nutrito numero di spettatori che non riescono a trattenere il ritmo nelle gambe. Una vera festa.

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Alle 21,30 dopo una breve interruzione, ad introdurre nuovamente la musica negli spazi della Sinopoli sarà la P-Funking Band, e a seguire ospiti veramente internazionali, a testimoniare quanto il nostro Jazz sia d’eccezione e apprezzato a livello internazionale.
Fabio Zeppetella e la sua incredibile chitarra accompagnata dalla Santa Cecilia Guitars Combo, Domenico Sanna, Paolo di Sabatino, Christian Mascetta con Tosca e Rita Marcotulli, Stefano Bollani e Valentina Cenni che ricevono il premio per la comunicazione “Adriano Mazzoletti”.
Momento davvero commovente della serata, l’ascesa sul palco di Renzo Arbore, che con Gegé Telesforo ha un rapporto realmente famigliare, avendolo di fatto scoperto, e i racconti divertenti e ironici intorno a tante avventure musicali che rapiscono il pubblico, come fa la narrazione affabulatoria di una bella favola.
Ma a farla da protagonista in questa serata speciale, un altro mito del jazz italiano: Gegé Munari, quasi novantenne, ma con la freschezza, la simpatia e lo spirito di un ragazzino, si intrattiene con Telesforo e ci regala i ritmi sostenuti e precisi della sua batteria a sostegno dell’esibizione del Cutello Quintet, a dimostrazione di quanto il Jazz possa essere non solo interculturale ma anche e soprattutto intergenerazionale.

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Sono tanti gli ospiti, giunti anche in extremis, che si raccolgono intorno a questa kermesse: Vittorio Solimene Quartet con Fabrizio Bosso,Franco Piana e Stefania Tallini, Gabriel Marciano Quartet, Sergio Cammariere, Rosario Giuliani e Saint Louis Saxophone ensamble.

A noi non resta che ringraziare tutti, che rinnovare il motto “la musica unisce”, e quando è Jazz lo fa di più.

Roberta Gioberti

“Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”: Tullio De Piscopo scuote gli animi di Roma.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Ci sono note che ci hanno commossi quando, per la prima volta nella nostra vita, le abbiamo ascoltate. Sono note che hanno segnato la nostra esistenza, i momenti più significativi nel bene e nel male.
Sono le note che il maestro Tullio de Piscopo ha scelto per cominciare il concerto “Dal Blues al Jazz, con Andamento Lento”, che ha fatto tappa all’Auditorium Parco della Musica di Roma il 25 marzo scorso. “Tu dimmi quando”, quando…fraseggi musicali che una volta nella vita si sono avvicinati a ciascuno di noi, fermando quel preciso attimo, che non avrebbe potuto essere meglio commentato.
Che Pino Daniele sarà in qualche maniera coprotagonista della serata, lo si comprende subito, e ci sarebbe da meravigliarsi se così non fosse: Tullio de Piscopo, quasi 60 anni di fantastica carriera musicale, ha scelto di portare sul palco il binomio cui è sicuramente stato più affettivamente legato nella vita, e gliene siamo grati.
E’ tuttavia necessario fare un tuffo nel passato, per capire il senso profondo del panorama musicale partenopeo di quegli anni, e del suo potenziale esplosivo che coinvolse l’intera penisola, e che ebbe sicuramente come fulcro Pino Daniele.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Esisteva un sound, un groove che in quei tempi scuoteva gli animi, e partiva proprio da Napoli, città non estranea di certo alla musicalità, ma con un profondo desiderio, un’esigenza di rinnovamento, di raccontare cose nuove in modo nuovo.
Nacque così il Sound Napoletano, partì underground, mischiando funk, reggae, soul, jazz, e addirittura la disco: un’enorme fucina di invenzione e innovazione. Edoardo Bennato cantava di favole e rock, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e i Musicanova reinterpretavano la tradizione, i Napoli Centrale sul sax di James Senese portavano il calore del sole nel jazz, Roberto de Simone approfondiva la storia della musica partenopea di spessore, insomma, Napoli fu un vero vulcano (in tutti i sensi), da cui esplosero note intriganti.
Pino Daniele, già membro dei Napoli Centrale, scelse di mettere su un suo gruppo, e affidò la batteria a Tullio de Piscopo, che sapeva fare del percuotere virtuosismo.
Imparammo così a conoscere questo artista incredibile che confeziona fraseggi con le bacchette, quasi fossero magiche, che trasforma il rumore in musica, che sostiene i concerti con un’energia e una mimica rimaste intatte nel corso degli anni: le stesse che abbiamo avuto l’entusiasmo di ritrovare all’Auditorium il 25 marzo. Non invecchia, Tullio de Piscopo, e non invecchiano i suoi brani, la sua energia, la sua capacità di trascinare nell’ascolto, che si tratti di un saltellante funk, o di un impegnato blues.
E’ Toledo, brano musicale contenuto in “Bella ‘mbriana” a dare inizio alle danze, che saranno realmente danze. Danze del pubblico, che non riesce a trattenere l’immenso desiderio di partecipazione, e danze ritmiche sul palco, per una serata di spessore e nello stesso tempo divertente.
E’ un viaggio musicale attraverso le mille esperienze di Tullio de Piscopo questo concerto, un viaggio dove si intrecciano i generi musicali più disparati: jazz, rock, etno, pop, blues e tanto funky. Le sue collaborazioni sono innumerevoli e di prestigio, basti pensare a Quincy Jones, Lucio Dalla, Franco Battiato, Astor Piazzolla. Una scalata che potremmo definire di successo, ma non sarebbe adeguato: una scalata di qualità, in cui le collaborazioni sono state stimolo di crescita e arricchimento.

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

Tullio De Piscopo ph Roberta Gioberti

E così, in questo concerto incredibilmente bello, Tullio si racconta e ci racconta, attraverso aneddoti, scherzi, giochi con il pubblico, serrate rollate di tamburi e momenti di grande commozione: il racconto della genesi del Libertango di Astor Piazzolla, e la sua esecuzione in “andamento lento”, e, ultimo regalo, l’incantevole Canto d’Oriente, e il ricordo dell’ultimo incontro con Pino Daniele.
Due ore di energia travolgente, accompagnato da una band di musicisti di talento, a ripercorrere quasi 60 anni di carriera, farciti di racconti divertenti, aneddoti, storie emozionanti, creando un’atmosfera intima e coinvolgente.
Un concerto da non perdere, l’occasione per cantare, ballare e divertirsi ma anche commuoversi e riflettere con uno degli artisti più poliedrici del nostro panorama musicale, talentuoso e innovativo.

Roberta Gioberti

Marlene Kuntz portano il Catartica tour all’Orion di Roma ed è un’onda di pura energia

Cosa resterà di questi anni ottanta, si chiedeva Raf. Oggi possiamo dire tanta, tantissima buona musica. Così tanta e così buona che gli anni novanta si sono trovati a cercare disperatamente una dimensione musicale che potesse rappresentarli al meglio, senza dover necessariamente scadere nel manierismo. E se all’estero il grunge stava assolvendo al ruolo di manifesto di una crescente necessità di trovare una forma espressiva che raccontasse quegli anni, in Italia quel vuoto doveva essere in qualche modo riempito.

1994, Cuneo: un terremoto scuote il panorama musicale italiano, e non sarà possibile dimenticarlo. In una città così lontana dai centri che per tradizione sfornavano da sempre le novità discografiche d’interesse, prese corpo e scrittura un album dal titolo emblematico: “Catartica”.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tre ragazzi si affacciavano alla scena musicale e lo facevano con il senso di inquietudine proprio di quegli anni. Il bisogno di ritrovare il sorriso a tutti i costi degli anni ’80 (almeno musicalmente parlando) lasciava la scena al desiderio di tornare a lavorare sulle emozioni e sui sentimenti a livello più profondo, di spezzare catene che, nel lungo periodo si erano trasformate da avvolgenti virgulti in vere e proprie selve oscure e impenetrabili dell’animo umano. Cristiano Godano, Riccardo Tesio, Luca Bergia divennero portavoce di un nuovo movimento musicale che si prefiggeva di rompere con gli schemi sincopati e ritmici degli anni precedenti e fare emergere sonorità aspre, per certi aspetti evocative del prog strettamente inteso, e testi che ne fossero all’altezza.

Sono trascorsi 30 anni, e siamo all’Orion, a Roma, gremito come non mai per celebrare un anniversario davvero speciale. Un pubblico eterogeneo, ma ben intenzionato a stare lì per questo evento e non solo per riempire una serata un poco noiosa, come troppo spesso accade. C’è chi quell’esordio lo ricorda bene, perché può dire “io c’ero” e lo ha guardato in tempi coetanei con la meraviglia di un bambino, gomito a gomito con un pubblico più recente ma non meno affascinato. Si spengono le luci, parte la musica e Cristiano Godano e i suoi compagni irrompono sul palco a far esplodere una carica immediata che travolge ogni anima presente. La scaletta è un viaggio a ritroso nel tempo, un tuffo deciso nelle atmosfere di Catartica. Brani iconici come Musa Distratta e Lieve si alternano a gemme nascoste, regalando al pubblico un’atmosfera ricca di emozioni. La band è in forma smagliante, non li dimostra i suoi anni, Godano ipnotizza con la sua voce graffiante e intensa, è un vortice che travolge, un’onda di pura energia che non lascia scampo.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Un tuffo nel passato che non cede mai alla nostalgia: arrangiamenti inediti donano alla rivisitazione dei brani di Catartica una nuova linfa e una freschezza inaspettata. Due ore di musica intensa, un vortice di potenza che si accompagna ad un’apoteosi di applausi e alla consapevolezza che si sta assistendo a un evento irripetibile. I Marlene Kuntz, come sempre, non sono solo una band, sono un’esperienza, che ha segnato la vita di una generazione e che continua ad emozionare trent’anni dopo come il primo giorno. Un’esperienza che culmina nell’intenso momento di commozione che accompagna il ricordo di Luca Bergia, membro fondatore, recentemente e prematuramente scomparso: la sua presenza aleggia sul palco invisibile ma ben palpabile.

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Marlene Kuntz ph Roberta Gioberti

Tutte le date del tour sono sold out, ma la speranza è che i Marlene Kuntz decidano di regalare ai fan un tour estivo, un’ultima occasione per lasciarsi travolgere dall’onda di note senza tempo di questa band che è oramai a pieno titolo entrata di diritto nella leggenda del rock nostrano. No, non è una “festa del cazzo”, citando un loro noto motto, ma una festa che, idealmente, continuerà a risuonare per sempre.

Roberta Gioberti

Life for Gaza:A Napoli il concerto a favore della pace in Palestina e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.

La musica, la musica che ci appartiene, da che è tale è veicolo di messaggi di pace. E’ un linguaggio universale capace di unire culture e abbattere barriere e il suo ruolo nella promozione della fratellanza è fondamentale. In un mondo lacerato da conflitti e divisioni, le note assumono un potere dirompente capace di ispirare speranza e solidarietà. Fin da tempi antichi la musica è stata utilizzata come strumento per la nonviolenza e la resistenza pacifica: basti pensare ai canti devozionali indiani utilizzati per mobilitare le masse contro l’oppressione britannica, o a Nelson Mandela, quando cantava con i suoi compagni di cella “Nkosi Sikelel’ iAfrika” trasformando un canto religioso in un inno alla libertà.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli, per tradizione, custodisce un’anima vibrante che si esprime attraverso la musica, e non meraviglia che, prima città in Italia, si sia resa protagonista domenica 25 febbraio di un evento che definire commovente è poco.
Più di cento nomi del mondo dello spettacolo, della politica, della letteratura, dell’arte si sono avvicendati sul palco di un Palapartenope gremito fino all’inverosimile per la campagna di raccolta fondi a favore di Gaza, e a sostegno dell’attività di Medici senza Frontiere e Palestinian Medical Relief.
Uno spettacolo musicale, e non solo, della durata di sei ore, un evento solidale che ha tenuto inchiodate più di seimila persone tra note, parole e immagini.
Cento tra personaggi della politica, dello spettacolo, della letteratura, hanno portato il loro contributo: difficile raccontare di tutti, di quanto questo evento abbia coinvolto e abbracciato la causa della pace, e il dictat: “ Non è questo il mondo che vogliamo”, già espresso da Francesco Forni su Facebook alcuni giorni fa.
Quello che invece riteniamo importante sottolineare, è che la musica può molto: più delle parole, più della diplomazia, più della poesia o di qualsiasi forma di letteratura.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Napoli è una città che porta addosso ferite importanti: la città più bombardata d’Italia durante la seconda guerra mondiale, con una stima di circa 25.000 morti. Numeri che non si dimenticano.
E, come ha detto Fiorella Mannoia, ospite anche lei della serata, “un’iniziativa del genere poteva partire solo da qui”.
Nell’augurarci che altre città d’Italia prendano spunto dall’iniziativa e si uniscano intorno alla musica per denunciare quanto infame possa essere la guerra, e quanto assurdo il prezzo da pagare in termini di sofferenza umana, ci uniamo all’appello solidale, ricordando che la raccolta fondi è tutt’ora in corso, ed è possibile aderire al link: www.pergaza.it.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Ringraziamo tutti gli artisti che hanno dato gratuitamente il loro sostegno, e che andiamo ad elencare di seguito:
Frente Mughero – Alorem – Francesco Forni – Massimo Ferrante – Marzouk Mejiri – Pietro Santangelo Quartet – Carlo Faiello – Ars Nova – Helen Tesfazghi e Afroblue – Enzo Avitabile – Suonno d’Ajere – Lino Cannavacciuolo – E Zezi gruppo operaio – Elisabetta Serio – Enzo Gragnaniello – Ciccio Merolla – Dario Sansone – Fiorella Mannoia – Eugenio Bennato – Franco Ricciardi – 99 Posse – Nicola Caso – Anastasio – Jovine – Giovanni Block – La Maschera – Osanna – Maurizio Capone – Sandro Joyeux – Daniele Sepe e Capitan Capitone.
Gli interventi politici di: Sarah Hamzeh – Medici Senza Frontiere – Luisa Morgantini – Palestinian Medical Relief – Andrea Fabozzi – Mirella Gridas – Luigi de Magistris – Omar – Collettivo Kaos scuola G. Battista Vico
La partecipazione a mezzo letture, interventi e prose di: Gino Rivieccio – Valeria Parrella – Ascanio Celestini – Rosaria de Cicco – Laura Morante – Alessandro Bergonzoni – Patrizio Rispo.
Inoltre, il commovente filmato della premiazione al David di Donatello di un giovanissimo Libero de Rienzo, che già allora dedicò il premio alla Palestina e i provocatori interventi del visual artist Eduardo Castaldo.

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Concerto Napoli per la Pace ph Roberto Gioberti

Infine i sette fotografi che con i loro scatti hanno portato la testimonianza concreta di quanto accade oramai da decenni in Palestina: Isabella Balena – Massimo Berruti – Eduardo Castaldo – Francesco Cito – Simona Ghizzoni – Pietro Masturzo – Alessio Romenzi .
Per quanto riguarda le fotogallery abbiamo scelto di pubblicarne una al giorno, reiterando l’invito ad effettuare una donazione a favore delle organizzazioni mediche già citate: che almeno arrivino i farmaci fondamentali e non si debba più sentire che bambini vengono amputati senza anestesia: bambini vittime di guerre che certo non hanno contribuito a scatenare.
Non è questo il mondo che vogliamo.

Roberta Gioberti

Il commento alla terza serata del Festival di Sanremo: la fresca brillantezza di Teresa Mannino irradia di luce le 15 esibizioni in gara.

Il Festival di Sanremo 2024 giunge alla terza serata. Il messaggio iniziale di Amadeus è: “Ci accettiamo in tutta la nostra leggerezza”. Via il grottesco, una botta di autoindulgenza indotta e siamo pronti per passare oltre. Al suo fianco l’attrice e comica Teresa Mannino che, sulla carta pareva volersi muovere un po’ a briglia sciolta ma in realtà il suo monologo è la cosa più brillante a cui abbiamo assistito finora.

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La diretta si è aperta con il Coro dell’Arena di Verona sulle note del “Va pensiero”. Tra gli ospiti annuciati, Eros Ramazzotti, sul palco per festeggiare i 40 anni del suo brano “Terra promessa” con un messaggio importante: “500 milioni di bambini non hanno una terra promessa. Basta guerra, basta sangue” . Questo il messaggio di Eros che, ricorda un aneddoto legato ai suoi esordi: “Avevamo prenotato fino al venerdì l’alloggio, abbiamo dormito in 10 in una stanza, da lì è iniziato tutto. Devo ringraziare tutti quelli che mi hanno dato appoggio, in particolare mio padre che mi ha dato la forza, la voglia, la spinta e  non mi ha mai chiuso le porte. Questo è un messaggio dedicato pure ai genitori di lasciare libero arbitrio ai figli che vogliono provarci”.

Superospite Russel Crowe, accompagnato dalla sua blues band The Gentleman Barbers: l’attore e cantante, oltre ad essersi esibito con il suo gruppo, ha annunciato il suo tour nella più prestigiose location d’Italia e ha raccontato di aver scoperto di recente le sue origini italiane. Sul palco anche Sabrina Ferilli, protagonista della fiction “Gloria” che andrà in onda su Rai 1 dal 19 febbraio. Protagonista di un monologo dedicato all’arte e all’umorismo è Edoardo Leo, in onda su Rai 8, dall’8 aprile con “Il clandestino”. Infine Gianni Morandi, grande amico di Amadeus è tornato a Sanremo per un abbraccio e  ha cantato “C’era un ragazzo”, “Apri tutte le porte” con un abbraccio virtuale al convalescente Lorenzo Jovanotti.
Poi, un momento di riflessione su un forte tema sociale: le morti sul lavoro. Paolo Jannacci e Stefano Massini protagonisti del palco con il loro dialogo in musica, inedito, intitolato “L’uomo nel lampo”. Molto gettonati gli  eventi collaterali: protagoniste del Suzuki Stage in piazza Colombo, Paola e Chiara. Mentre  sul palco galleggiante della nave Costa Smeralda si è esibito invece Bresh con la sua “Guasto d’amore”.

 La gara ha visto esibirsi sul palco gli altri quindici cantanti che non si erano ancora esibiti ieri. A votare la seconda metà delle canzoni in gara, ancora una volta la Giuria delle radio (182 radio effettivamente accreditate nello specifico)  e il pubblico da casa con il televoto.

 Ecco le valutazioni dei cantanti in ordine di uscita con i relativi presentatori:  

Il tre presentato da Loredana Bertè: la riprova che si può fare delle proprie fragilità un punto di forza. Carino il gesto di donare i fiori alla madre, a cui ha dato più di un grattacapo, come lui stesso ha raccontato.

Maninni presentato da Alfa: una grande occasione per esordire su un grande palco e dare il via a un percorso tutto da costruire.

Bnkr 44 presentati da Fred De Palma: incubi e vizi permeano un collage di momenti tristi cantanti in modo fuorviante.

Santi Francesi presentati da Clara portano lontano il loro hard pop con classe, eleganza e sostanza.

Mr. Rain presentato da Il Volo; quest’anno non ha mordente e si vede. Forse la sua partecipazione al Festival era troppo prematura rispetto a quanto ottenuto lo scorso anno.

Rose Villain presentata da Gazzelle: La debolezza del brano di Rose non scalfisce la sua padronanza scenica

Alessandra Amoroso presentata da Dargen D’Amico consolida l’evoluzione del suo stile con una performance studiata e intensa al punto giusto.

Ricchi e Poveri presentati da Big Mama: La loro energia è contagiosa, non rimane altro che lasciarsi travolgere in modo leggero e spensierato.

Angelina Mango presentata da Irama infiamma l’Ariston senza se e senza ma. La sua vittoria sembra già abbondamente ipotecata.

Diodato presentato da The Kolors: Freschezza, poesia e ottimismo romantico caratterizzano la sua performance elegante e raffinata.

Ghali presentato da Mahmood:  il suo brano porta un messaggio importante con stile: come si fa a normalizzare il bombardamento per tracciare confini con linee immaginarie?

Negramaro presentati da Emma: il cantaurato rock della band salentina è sempre garanzia di qualità. Molto bello il tappeto sonoro che veste il loro brano.

Fiorella Mannoia presentata da Annalisa : il manifesto femminile e femminista di Fiorella è molto calzante e lo interpreta orgogliosamente con brio e grazia.

Sangiovanni presentato da Renga e Nek: con questo brano avviluppato tra un mea culpa e qualche rimpianto di troppo, Sangiovanni rimugina senza andare oltre l’autoreferenzialità

La Sad presentati da Geolier: tutto sto circo che vorrebbe essere qualcosa di vagamente vicono al punk in verità racchiude un messaggio di senso compiuto: i rapporti si possono sempre recuperare.

 Raffaella Sbrescia

La cinquina dei primi 5 classificati della terza serata del Festival di Sanremo:

1) Angelina Mango – La noia

2) Ghali – Casa mia

3) Alessandra Amoroso – Fino a qui

4)  Il Tre – Fragili

5) Mr Rain – Due Altalene

Il commento alla seconda serata del Festival di Sanremo: tra piattume sparso e l’inutile l’ospitata di Travolta.

Ruggero il nonno di Viva RAI 2 inaugura la seconda serata del Festival di Sanremo; tanto per ribadire che questo non è un paese per giovani. Il primo a esibirsi è Fred De Palma che, pur consolidando la performance, resta avviluppato nel vortice di amarezza che caratterizza il suo brano.  I La Sad, elegantissimi  e irriconoscibili  presentano Renga e Nek che, nei loro completi mattone, raccontano l’amore maturo in un connubio ben assortito ma comunque dal sapore di bollito. Si festeggiano a dovere i 30 anni di E Poi con Giorgia sempre centrata ma un outfit che non la valorizza. Alfa giovane e volenteroso, migliora mentre Dargen D’Amico chiarisce di non voler essere politico ma di essere stato spinto dall’amore e dalle cose che abbiamo in comune.

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Molto toccante il ritorno di Giovanni Allevi sul palco: “All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono davanti a un pubblico da quasi due anni. Durante uno dei miei ultimi concerti a Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che, durante l’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. Non sapevo ancora di essere malato, dopo la diagnosi, ho guardato il soffitto per un anno. Ho perso il lavoro, i capelli, le certezze ma non la speranza e la voglia di immaginare. Il dolore però mi ha portato anche degli inaspettati doni, quali? Intanto la presa di coscienza del fatto che i numeri non contano. Sembra paradossale ma è giusto sottolineare che ognuno di noi è unico, irripetibile e suo modo infinito. Un altro dono è la gratitudine nei confronti della bellezza del creato: non si contano le albe e i tramonti ammirati dalla stanza d’ospedale. Quando tutto crolla, conta solo l’essenziale. Il giudizio che riceviamo non conta più”. Emma, misurata ed entusiasta, porta la sua “Apnea” sul palco con grinta ma il brano è scialbo. Mahmood, stiloso, ci crede e manco poco e forse fa pure bene; “Tuta Gold” funziona. La regina del Fantasanremo si conferma BigMama che dedica la sua performance alla comunità queer e all’amore libero.

L’espressione del disagio è insita nello sketch con John Travolta, coinvolto nel ballo del Qua Qua insieme a Fiorello e Amadeus. Possibile che il budget dei contribuenti italiani possa essere investito senza criterio e senza una finalità che possa quantomeno andare un minimo oltre il desiderio di soddisfare i sogni del direttore artistico? Un momento inutilmente dispendioso senza infamia e senza lode, del tutto evitabile.

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Anche l’ospitata di Bob Sinclair si è rivelata una fuffosa parentesi di 3 minuti di base e nessuna performance significativa. Menomale che Giorgia riporta in alto lo standard della qualità e insegna a tutti cosa vuol dire saper cantare e incantare. Geolier è spavaldo e sicuro di sé, visto il grande hype di cui si fregia ma mi è ancora oscura la ragione che motiva questo successo . Loredana Bertè va a prendersi una standing ovation. Annalisa molto costruita, si vede che punta alla vittoria ma il risultato non è affatto scontato. Irama, un po’ più centrato e più padrone delle proprie emozioni, mette a fuoco la performance riequilibrandola a dovere. A chiudere Clara, introdotta dai Negramaro, molto emozionata porta a casa l’esibizione con eleganza. Per non farci mancare nulla, Leo Gassmann nei panni di Califano, come in una puntata di “Tale e quale show“ qualunque.

Raffaella Sbrescia

Ecco i primi 5 classificati:

1) Geolier I p’me, tu p’te

2) Irama Tu no

3) Annalisa Sinceramente

4) Loredana Bertè – Pazza

5) Mahmood – Tuta Gold

Tutto pronto per la seconda serata del Festival di Sanremo: co-condutttrice di oggi è Giorgia. Ecco l’ordine dei cantanti in gara, i relativi presentatori.

La conferenza stampa di apertura della seconda giornata del Festival di Sanremo mette in evidenza che gli ascolti sono stati superiori alle aspettative: 65,1% di share 10,6 milioni di telespettatori, di cui 320.000 legati allo small screen, +27% rispetto allo scorso anno.

Co-conduttrice di oggi è Giorgia: “E’ sempre un palco magico e ti mette addosso una certa responsabilità. La mia storia è iniziata su questo palco. Spesso l’ho ribadito ma c’è un rispetto profondo del tempo di cui rendo conto al pubblico. Sono curiosa di fare questa esperienza accanto ad Amadeus, che crea sempre un’atmosfera in cui si lavora bene. Ci si può concentrare con pace e tranquillità e questo aspetto per persone ansiose come me, è un aspetto fondamentale”.

sanremo2024

Durante la serata ci sarà il cast di “Mare Fuori”, un momento dedicato alle Olimpiadi di Milano-Cortina, l’atteso ritorno di Giovanni Allevi e il premio per i 60 anni di carriera a Gaetano Castelli. La serata terminerà intorno alle 1.40 circa.

Molto entusiasta dei risultati ottenuti ieri sera, il conduttore e direttore artistico Amadeus: “Ho il privilegio di riunire per una settimana il paese, un po’ tutti, aldilà delle origini, dei problemi contingenti e del ceto social amano godersi questa cosa alla stessa maniera, un po’ come succede per la  Nazionale durante i mondiali. Mi piace pensare che Sanremo possa essere considerata la nazionale della musica”.

Ecco l’ordine di uscita dei cantati in gara durante la seconda serata del Festival con i relativi presentatori:

1)Fred De Palma presentato da Ghali

2)Renga e Nek presentato da La Sad

3) Alfa presentato da Mr Rain

4) Dargen D’Amico presentato da Diodato

5) Il Volo presentato da Rose Villain

6) Gazzelle presentata da Bnkr44

7) Emma presentata da Santi Francesi

8) Mahmood presentato da Alessandra Amoroso

9) BigMama presentata da Il Tre

10) The Kolors presentati da Angelina Mango

11) Geolier presentato da Fiorella Mannoia

12) Loredana Bertè presentata da Sangiovanni

13) Annalisa presentata da Maninni

14)Irama presentato da Ricchi e Poveri

15) Clara presentata dai Negramaro

Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

Colapesce e Dimartino live all’Alcatraz di Milano: il live report del concerto

Un bagno di folla all’Alcatraz di Milano per Colapesce e Dimartino ha avuto luogo lo scorso 5 dicembre in occasione del loro concerto meneghino. I due cantautori siciliani, reduci dalla pubblicazione dell’album “Lux Eterna Beach”, conquistano il pubblico con un live tirato, muscolare che non si perde in orpelli e lazzi ma va, bensì, dritto al sodo. Massiccia è, difatti, la sostanza testuale, linguistica, filosofica che permea la scaletta del duo che, chiaramente, coglie l’occasione per prendersi la libertà di esprimere al meglio la propria estetica musicale veleggiando dal pop al post rock senza soluzione di continuità. Leggerezza e moralismo s’intersecano divertendo ma anche stordendo il pubblico che si lascia quindi trasportare sulle onde di uno sciabordìo emotivo dolce e succulento.

La scaletta del live è articolata: metafisica e retorica lasciano trasudare fili di inquietudine esistenziale, stralci di ironica derisione intaccano la deriva socio-culturale in cui siamo impantanati da un paio di decenni. L’introspezione lascia spesso spazio al sorriso, a tratti amaro, a tratti squisitamente rilassato.

Surreale pensare che i due successi sanremesi “Musica leggerissima” e “Splash” abbiano spalancato le porte mainstream a due penne affamate di vita e di emozioni che, da anni, regalano perle cantautorali di spessore. La formula vincente ha attecchito tra grandi e piccini ma sono i cultori della bellezza linguistica che apprezzano fino in fondo le molteplici sfaccettature che rendono i testi di Colapesce e Dimartino delle miniere da cui estrarre suggestioni, visioni e rimandi generazionali.

In scaletta trovano posto i brani  dell’ultimo album ma anche quelli tratti da “i Mortali”.  Tra tutti citiamo Luna araba”, “Sesso e architettura”, “Considera” e “Noia mortale, “Ragazzo di destra”, “Rosa e Olindo”, “Il cuore è un malfattore”, L’ultimo giorno”. Ospite a sorpresa sul palco anche Joan Thiele, che propone live il duetto inciso in “Lux Eterna Beach”: “ Forse domani”. Molto significativo l’omaggio a Ivan Graziani grazie al brano “I marinai”, donato dalla famiglia del cantautore a Colapesce e Dimartino che ne hanno recuperato alcune registrazioni vocali. Il brano è stato eseguito dal vivo durante il concerto insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, che ha illuminato il pubblico con la sua grazia vocale.

“Siamo le cicale, le cicale e anche se non ci piace, continuiamo a cantare pure nel dolore, sotto questo rumore”, cantano Colapesce e Dimartino che, da soli o insieme, si confermano una felice certezza all’interno del panorama musicale italiano.

Raffaella Sbrescia

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Canzoni Per Gli Altri Live: il report del concerto di Federica Abbate alla Santeria Toscana di Milano

Federica Abbate si è esibita sul palco della Santeria Toscana di Milano, in occasione del “Canzoni Per Gli Altri Live”, una speciale data evento, prodotta da Vivo Concerti , in cui la cantautrice ha presentato non solo i brani tratti dal suo omonimo album pubblicato il 22 settembre 2023, ma anche alcuni dei numerosi successi scritti in collaborazione con importanti artisti della scena musicale italiana.

Federica, visibilmente emozionata, ha colto l’occasione di questo suo primo vero concerto per raccontarsi e mettere a nudo tante sue fragilità emotive ma anche per mettere in evidenza lo spirito di resilienza con cui si è misurata in svariate occasioni della sua vita.

Federica Abbate racconta di sè e di quando, da adolescente, era una ragazzina molto sensibile che scriveva canzoni e non riusciva gestire i picchi delle emozioni negative e di quelle positive. La Federica adulta dedica quindi il concerto alla se stessa piccina dicendole che è giusto che queste emozioni trovino una naturale via di espressione e che, una volta che si è finalmente trovato il modo corretto per esprimerle, queste sono destinate a diventare un qualcosa di speciale.

Le canzoni per gli altri racchiudono cose della vita, anche mai dette a nessuno. Le nostre verità attraverso le voci degli altri parlano di noi ed ecco che con questo album e con questo concerto, Federica vede sbocciare il suo sogno e raccogliere i frutti del suo multiplatino lavoro di autrice. “Avere a che fare con i sogni è complesso, racconta Federica, questo album è la risposta alla domanda se volevo fare veramente questo percorso”.

Sembra surreale percepire quanti dubbi si siano instillati nella testa di Federica e quante tortuosità abbia dovuto affrontare proprio lei che, con la sua penna è riuscita a vestire, colorare, illuminare i testi di tanti artisti, anche diversi tra loro, entrandoci in forte empatia, non solo professionale ma anche e soprattutto umana.

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Ne sono una riprova i numerosi featuring che compaiono non solo nel disco ma anche e soprattutto sul palco. Tra tutti citiamo gli ospiti del live: Nashley sulle note di “Sorry” per cantare delle stupide vite d’artista. Shade l’ha accompagnata su “Se non fosse”, Franco 126 per “La cuenta”, Matteo Romano in “Sogni prima di dormire” e a chiudere “Grandine” con Alessandra Amoroso che, tra l’altro, si è resa protagonista di una vera e propria attestazione di stima e gratifica professionale nei confronti di Federica che inevitabilmente, l’ha ringraziata emozionata.

Per il pubblico è stata sicuramente un’occasione unica per scoprire dal vivo la versatilità e il talento cantautorale di Federica Abbate, soprattutto durante il medley piano e voce in cui l’artista si è esibita sulle note di alcune delle numerose hit che negli anni hanno avuto un grande successo: “Due”, scritta per Elodie, “Supereroi” per Mr Rain, “Una volta ancora” cantata da Ana Mena e Fred De Palma e “Niente canzoni d’amore”, cantata da lei stessa con Marracash.

 Il concerto si chiude con una lunga lista di ringraziamenti che Federica si era diligentemente appuntata a margine della scaletta. Alla fine il ringraziamento più importante, la cantautrice deve farlo a se stessa per non aver mai smesso di scrivere, donarsi e donare luce agli interpreti ma soprattutto a chi ama la musica e vibrare di emozioni, senza confini né categorizzazioni. Ad majora Federica, che tu possa spiccare il volo come meriti.

 Raffaella Sbrescia

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