Colapesce e Dimartino live all’Alcatraz di Milano: il live report del concerto

Un bagno di folla all’Alcatraz di Milano per Colapesce e Dimartino ha avuto luogo lo scorso 5 dicembre in occasione del loro concerto meneghino. I due cantautori siciliani, reduci dalla pubblicazione dell’album “Lux Eterna Beach”, conquistano il pubblico con un live tirato, muscolare che non si perde in orpelli e lazzi ma va, bensì, dritto al sodo. Massiccia è, difatti, la sostanza testuale, linguistica, filosofica che permea la scaletta del duo che, chiaramente, coglie l’occasione per prendersi la libertà di esprimere al meglio la propria estetica musicale veleggiando dal pop al post rock senza soluzione di continuità. Leggerezza e moralismo s’intersecano divertendo ma anche stordendo il pubblico che si lascia quindi trasportare sulle onde di uno sciabordìo emotivo dolce e succulento.

La scaletta del live è articolata: metafisica e retorica lasciano trasudare fili di inquietudine esistenziale, stralci di ironica derisione intaccano la deriva socio-culturale in cui siamo impantanati da un paio di decenni. L’introspezione lascia spesso spazio al sorriso, a tratti amaro, a tratti squisitamente rilassato.

Surreale pensare che i due successi sanremesi “Musica leggerissima” e “Splash” abbiano spalancato le porte mainstream a due penne affamate di vita e di emozioni che, da anni, regalano perle cantautorali di spessore. La formula vincente ha attecchito tra grandi e piccini ma sono i cultori della bellezza linguistica che apprezzano fino in fondo le molteplici sfaccettature che rendono i testi di Colapesce e Dimartino delle miniere da cui estrarre suggestioni, visioni e rimandi generazionali.

In scaletta trovano posto i brani  dell’ultimo album ma anche quelli tratti da “i Mortali”.  Tra tutti citiamo Luna araba”, “Sesso e architettura”, “Considera” e “Noia mortale, “Ragazzo di destra”, “Rosa e Olindo”, “Il cuore è un malfattore”, L’ultimo giorno”. Ospite a sorpresa sul palco anche Joan Thiele, che propone live il duetto inciso in “Lux Eterna Beach”: “ Forse domani”. Molto significativo l’omaggio a Ivan Graziani grazie al brano “I marinai”, donato dalla famiglia del cantautore a Colapesce e Dimartino che ne hanno recuperato alcune registrazioni vocali. Il brano è stato eseguito dal vivo durante il concerto insieme a Filippo Graziani, figlio di Ivan, che ha illuminato il pubblico con la sua grazia vocale.

“Siamo le cicale, le cicale e anche se non ci piace, continuiamo a cantare pure nel dolore, sotto questo rumore”, cantano Colapesce e Dimartino che, da soli o insieme, si confermano una felice certezza all’interno del panorama musicale italiano.

Raffaella Sbrescia

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Motta in concerto all’Alcatraz: quante cose possono cambiare in un anno.

Motta

Motta

“La voglia di non dimenticare e il coraggio di lasciarsi andare” sintetizzano il fulcro della nuova fase artistica di Francesco Motta. A un anno esatto di distanza da quel nervosissimo 31 maggio 2017, Motta torna sul palco dell’Alcatraz di Milano con un nuovo album sulle spalle e tanta esperienza di vita in più. La transizione tra “La fine dei vent’anni” e “Vivere o morire” è stata scandita da una maturazione personale e artistica che trasuda dallo sguardo fiero dell’artista. Ruvido fuori e assolutamente romantico all’interno dei suoi testi, Motta seziona i suoi brani, ne mette solo 17 in scaletta e li arricchisce di vibranti innesti strumentali in un concerto vivo, concreto, suonato, sentito. Il biglietto da visita parla subito chiaro: “Ed è quasi come essere felice”, introdotto da una lunga e psichedelica premessa. L’aspetto di Motta è di quelli che trasmettono inquietudine ma la sua voce e il suo sguardo catalizzano l’attenzione verso parole cercate, studiate, riposte, riprese, scelte, volute, tramandate. Il viaggio di Motta è un andirivieni tra il presente e il passato, è un gioco di tasselli che convergono in una scarica adrenalinica che non può essere arginata. Va ascoltato tutto d’un fiato Motta, Prima o Poi Ci Passerà a Sei Bella Davvero, La Fine Dei Vent’Anni, Abbiamo Vinto Un’Altra Guerra, Roma Stasera, Del Tempo Che Passa La Felicità, La Nostra Ultima Canzone, l’inaspettata “Fango”, testimoninanza degli anni con i Criminal Jokers e quella struggente “Mi parli di te”, che rivela in tutto il suo splendore la sensibilità di un rocker non più maledetto.

 Raffaella Sbrescia

Scaletta:

Ed è quasi come essere felice
La fine dei vent’anni
Quello che siamo diventati
Vivere o morire
Chissà dove sarai
La prima volta
Per amore e basta
Prima o poi ci passerà
Del tempo che passa la felicità
E poi ci pensi un po’
Prenditi quello che vuoi
Roma stasera
Encore:
Se continuiamo a correre
Abbiamo vinto un’altra guerra
Sei bella davvero
La nostra ultima canzone
Fango (Criminal Jokers)
Mi parli di te

Canova the band live all’Alcatraz: la degna conclusione di un anno da incorniciare

Canova feat Brunori Sas live - Alcatraz - Milano

Canova feat Brunori Sas live – Alcatraz – Milano

Sono belli, sono liberi, sono bravi, sono giovani. Si parla dei Canova all’indomani del meritato sold out all’Alcatraz di Milano per l’ “Avete ragione club”, l’ultimo appuntamento invernale di un anno da incorniciare. Reduci dall’exploit di “Avete ragione tutti”, album d’esordio (Maciste dischi), Matteo Mobrici e soci hanno scritto un primo paragrafo importante di una carriera promettente.
Testi semplici ma irrimediabilmente accattivanti si sposano a degli arrangiamenti che non abusano dei synth ma che invece lasciano trasparire un buon uso degli strumenti per una formula musicale che, sebbene non racconti nulla di nuovo, risulta molto piacevole e coinvolgente.

Video: Manzarek live

Nei testi scorrono immagini di vita vissuta tra amore, odio, disillusione, sprazzi di felicità e impressioni di disperazione. L’ibrido universo dei trentenni fa capolino tra presente e passato, tra incertezze e catene da spezzare. La foga e la voglia di evadere trovano il via libera tra le fumose luci di un club milanese invaso da fan sì ma anche di discografici, giornalisti e addetti ai lavori, incuriositi dalla fulgida bellezza di un gruppo giovane che non si erge su alcun tipo di piedistallo. In scaletta ovviamente tutti i pezzi del disco ma anche la bella cover di “Mio fratello è figlio unico” di Rino Gaetano e “Chissà se stai dormendo” di Jovanotti. Dall’emblematica “Vita sociale” contenente la frase manifesto: “Vorrei morire anche se fuori c’è il sole” a “Brexit”, passando per il disincanto de “La felicità”, la malinconia della bella “Manzarek” al fascino fuori dagli schemi di “Santamaria”, la band milanese che, in apertura ha dato ampio spazio al song writer Davide Petrella, non si è risparmiata neanche in termini di resa sul palco.
Tastiere, cori, chitarre hanno scandito l’incedere della voce calda, penetrante, sensuale di Matteo Mobrici. Ad arricchire un concerto vivo e vibrante l’inattesa incursione di Brunori Sas, uno dei più validi cantautori in circolazione in Italia oggi.
La sua presenza, sancisce, di fatto, una consacrazione per i Canova. Con le sue perle “La verità ” e “Guardia ’82″, Dario Brunori eha illuminato il pubblico, gli ha aperto gli occhi e lo ha lasciato godere della bellezza artistica offerta dal suo modo di intendere la musica.

Video: La verità – Brunori Sas feat. Canova

Un momento prezioso che ha significato molto anche per gli stessi Canova che ora come ora si godranno un meritato riposo prima di rimettere mano alla penna e agli strumenti per scrivere un nuovo capitolo di un libro fresco e godibile: “Assurda la strada che hanno fatto queste canzone in così poco tempo, passando da un letto e una chitarra a questo palco” – ha spiegato Mobrici – “Adesso ci riposeremo, torneremo solo con dei pezzi che ci piaceranno tanto come questi”. Bravi Canova, restate voi stessi. Sempre.

Raffaella Sbrescia

Baustelle live all’Alcatraz: la fine dell’estate è dandy

Baustelle @ Alcatraz

Baustelle @ Alcatraz

Quanti di voi provano a resistere ma finiscono col cedere all’impellente bisogno di abbandonarsi al sublime fascino della malinconia decadente? Indiscussi maestri di questo imperituro ciclo delle spirito umano sono i Baustelle che hanno scritto ufficialmente la parola “fine” all’estate 2017 sul palco dell’Alcatraz di Milano per recuperare il concerto inizialmente previsto al Carroponte, annullato per maltempo.

Bianconi, Bastreghi, Brasini e compagni hanno chiamato a raccolta il loro pubblico per la celebrazione di un rito pagano in cui amore e violenza sono stati assunti al ruolo di divinità aleatorie.

Forti della loro impattante presenza scenica, stilosi e cinematografici al punto giusto, i Baustelle hanno voluto percorrere un viaggio completo all’interno del proprio personalissimo percorso artistico. Tanto, ovviamente, lo spazio concesso al loro ultimo album di inediti, intitolato per l’appunto “L’amore e la violenza” che è riuscito ad intersecarsi tra le pietre miliari della vita discografica dei Baustelle.

Video: Amanda Lear

Che siano snob o semplicemente dandy, noiosi o pessimisti cosmici, come scherzosamente ha spiegato lo stesso Francesco Bianconi al suo fedele pubblico, i Baustelle rappresentano un punto di riferimento per tutta quella scena cantautorale che nel tempo ha saputo trovare una cifra stilistica in grado di reggere il passaggio di testimone tra epoche contrastanti. L’ermetismo electro-pop, gli strumenti vintage, la cura artigianale per la scelta dei suoni e delle parole, quel piglio un po’ radicale, un po’ sornione sono le caratteristiche vincenti della band toscana. “Fanculo alla vostra allegria del cazzo” – declama Bianconi dal palco – “Sì, siamo tristi. Quando cantiamo le nostre canzoni, un velo di tristezza ci attraversa il cuore” – afferma. E menomale, diciamo noi. Chissà che noia stare due ore ad ascoltare il nulla, con i Baustelle invece è tutto diverso, le storie, i sentimenti, le suggestioni diventano un unicum con il suono creando una miscela ipnotica ma non atrofizzante.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

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Vietato morire tour: la consacrazione di Ermal Meta

Ermal Meta live @ Alcatraz - Milano ph Francesco Prandoni

Ermal Meta live @ Alcatraz – Milano ph Francesco Prandoni

La lunga attesa è valsa la resa. Il live di Ermal Meta all’Alcatraz di Milano si è felicemente consumato celebrando liturgicamente il rito della sacra condivisione di emozioni in musica. Con una scaletta energica, serrata e curata, il cantautore di origine albanese non ha lasciato nulla al caso riempiendo di entusiasmo e di gioia gli occhi delle migliaia di persone accorse al club meneghino per ascoltarlo. Accompagnato da Emiliano Bassi alla batteria, Andrea Vigentini alla chitarra e ai cori, Dino Rubini al basso, Marco Montanari alla chitarra e Roberto Cardelli alla tastiera e al pianoforte, Ermal Meta si è alternato tra chitarra e pianoforte mettendo in risalto non solo le sue doti canore ma anche la sua essenza di musicista. A scandire l’ottima performance dell’artista, una maniacale cura per il dettaglio e per la qualità del suono, due plus che hanno completato e arricchito un’offerta artistica di grande livello e di forte impatto emotivo.

Il concerto è iniziato subito con “Odio le favole”, il grande successo sanremese con cui Ermal Meta è ufficialmente uscito allo scoperto dopo l’esperienza con La Fame di Camilla e le tante collaborazioni in veste di autore. A seguire “Pezzi di paradiso”, l’intensa crudezza di “Lettera a mio padre” e la grinta di “Gravita con me”. Galvanizzato dalla fortissima e costante partecipazione del pubblico, l’artista non si è risparmiato un solo attimo: “Piccola anima”, “Ragazza paradiso”, “Bob Marley” e “Voodoo love” racchiudono il blocco che celebra la magia della normalità. Di gran classe l’intro di “Volevo dirti” con il sassofonista Luca Brizzi al sax soprano. Il momento topico del concerto è stata la parentesi acustica dedicata a “New York” ma soprattutto a “Amara terra mia” di Domenico Modugno che, cantata nella sublime versione con cui Ermal ha conquistato la serata delle cover dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, rappresenta un’esperienza di ascolto che risulta difficile da poter descrivere a parole. L’intensità vocale ed interpretativa con cui l’artista canta questo brano può forse valere l’intero concerto; provare per credere. A stemperare i toni, “Umano” sulle cui note la band è rientrata sul palco. Gradita la scelta di mettere in scaletta anche dei brani risalenti ai precedenti con la band La fame di Camilla come “Buio e luce” e “Come il sole a mezzanotte”. Naturalmente immancabile il brano valso il terzo posto a Sanremo “Vietato morire”. A seguire “Rien ne va plus”, “Schegge” ma soprattutto la perla del suo ultimo disco, ovvero “Voce del verbo“: una ballad autentica, intensa e viva al punto di sapersi trasformare in un viaggio onirico grazie ad una fiammante coda strumentale, brillantemente riproposta anche dal vivo col supporto di visuals creati ad hoc. L’ultimo scorcio del concerto è dedicato a “La vita migliore”, “Bionda” e ad una nuova versione del brano “Straordinario” che Ermal aveva regalato a Chiara Galiazzo. Grato al punto di scendere ad abbracciare personalmente il proprio pubblico, Ermal Meta riscuote l’affetto e il successo meritato godendosi un coro unanime sulle note di “A parte te”, il bellissimo brano che chiude il concerto e sancisce un patto bilaterale basato su un mutuo scambio di emozioni sgorgate direttamente dal cuore.

Raffaella Sbrescia

 

Le Luci della Centrale Elettrica live a Milano. Il report del concerto

Le Luci della Centrale Elettrica live all'Alcatraz - Milano

Le Luci della Centrale Elettrica live all’Alcatraz – Milano

Dopo la recentissima pubblicazione di uno dei migliori album pubblicati ad inizio anno, quale è “Terra”, Vasco Brondi, meglio noto come Le Luci della Centrale Elettrica, ha fatto tappa all’Alcatraz di Milano per presentare, per l’appunto, questo suo nuovo lavoro ma anche per fare il punto sull’evoluzione della propria identità artistica. Pare ormai evidente che il cantautore abbia raggiunto una certa maturità nell’operare con la massima disinvoltura sia nella realizzazione dei testi che nella lavorazione dei suoni. I tratti peculiari convergono sulle fusioni sonore figlie di ascolti etnici e sperimentazioni strumentali. Completi, ricchi ed variegati sono, infatti, gli arrangiamenti che Vasco e i suoi hanno messo a punto per rendere dal vivo tutta la magia di testi intrisi di riflessioni e interrogativi che dal generale si focalizzano su processi analitici individuali. Vasco Brondi pesca a piene mani tra ritmi tribali e musica elettronica partendo dalla provincia italiana (Ferrara) e allargando il proprio raggio letterario agli angoli più remoti del mondo passando dalla solitudine alla moltitudine attraverso un mare di interrogativi. In scaletta i principali successi del suo “pop impopolare” ma anche e soprattutto i brani nuovi. Libero, fresco, disinvolto, il cantautore spazia tra passato e presente godendosi il calore del pubblico senza mai perdere impeto e concentrazione. Tra i brani più belli segnaliamo “A forma di fulmine”: possiamo correre o restare immobili, prenderci o perderci, vivere senza avere niente da perdere e tutto da vincere o magari navigare semplicemente a vista senza mai perdere di vista il valore delle cicatrici che il nostro vissuto ci ha lasciato sulla pelle. Da cantare a squarciagola anche la storia di una “sconfitta e contenta” di cui Brondi narra nel brano intitolato “Nel profondo Veneto”. “Vanno sempre bene i progressi, ma tu come ti senti?”, chiede l’artista nell’attualissima “Iperconnessi”. Sonorità intense e conturbanti animano il bel testo di “Stelle marine”. Altro brano intriso di frammentazioni è “Moscerini”, affresco estemporaneo del nostro morire tracciabili nei desideri e nei movimenti. Vasco Brondi ha imparato ad aggiungere per sottrarre è il frutto del suo lavoro artigianale di cesellatore di parole ha dato i suoi frutti anche dal vivo. Come lo sappiamo? In questo “conglomerato di eremiti” quale è Milano certe serate ci insegnano ad accettare ciò che c’è senza scappare. Anzi.

Raffaella Sbrescia

Motta: “Mi sono conquistato la libertà musicale. Non vedo l’ora di esplorare nuovi mondi”

Francesco Motta

Francesco Motta

Dopo oltre 80 date nei club, nei teatri e nei festival con altrettanti sold out, il 1° aprile Motta cantante, polistrumentista e autore di testi, arriva all’Alcatraz di Milano per un concerto evento che chiude la seconda parte della tournée che ha fatto seguito alla pubblicazione de “LA FINE DEI VENT’ANNI”, il suo primo disco solista. Insieme a MOTTA ci saranno tanti artisti che negli anni hanno percorso un pezzo di strada insieme a lui tra cui Giorgio Canali, Criminal Jokers, Andrea Appino (Zen Circus) e Nada.  Il 22 marzo alle ore 21.15 su Sky Arte HD andrà in onda una puntata speciale di “Italian Sound” dedicata a Motta e alla sua musica.

Intervista

Francesco, dopo quest’anno così intenso cosa hai capito di te e della tua scrittura?

Ho realizzato che la gavetta e i chilometri percorsi in furgone sono serviti a qualcosa. Mi sono reso conto che aver avuto pazienza prima di uscire con un mio disco da solista è servito per scegliere le parole e le note giuste in modo che venissero fuori canzoni mie attraverso un modo di fare musica e un modo di scrivere veramente miei.

Ci son voluti tanti anni per scrivere delle parole destinare a rimanere, parole che hanno assunto un’identità precisa. Cosa significa trascorrere dei mesi a scegliere una frase o anche solo una parola?

Si tratta di un’esperienza piuttosto drammatica, non c’è niente di particolarmente divertente in tutto questo. L’elemento più importante di tutti è la pazienza, una cosa che ho imparato a gestire anche grazie al produttore del disco Riccardo Sinigallia. Ci sono alcune frasi che davvero mi hanno chiesto mesi anche laddove mi è capitato di tornare sulla prima idea.

Cosa comportava ritornare indietro sui tuoi passi dopo tanta ricerca?

In realtà quando parti da uno spunto e non accetti subito che quello sia quello giusto, quando poi dopo ci ritorni su, il punto iniziale non è mai lo stesso di prima. In questo modo interagisci sempre con qualcosa di diverso.

Come si è evoluta nel tempo la forte alchimia che si è creata con Sinigallia?

Stiamo molto bene insieme, ci vediamo quasi sempre a parte questo periodo in cui sono sempre in giro per concerti. La cosa più bella è che è nata una grandissima amicizia tra noi, c’è una grossa stima reciproca per cui se non collaboreremo per il prossimo disco, lo faremo sicuramente per quello dopo perché Riccardo mi ha insegnato veramente tante cose.

Alla luce dei riconoscimenti che stai ricevendo, in che direzione senti di stare andando oggi?

Fortunatamente sto trovando la mia direzione, giusta o sbagliata che sia, la sento molto mia. Dopo un disco così, sento di avere la libertà di esplorare mondi che ho visitato ma anche di aprire porte di mondi in cui non sono ancora stato; adoro avere questa libertà musicale.

Motta live al Monk - Roma (scatti presenti sulla pagina Facebook dell'artista)

Motta live al Monk – Roma (scatti presenti sulla pagina Facebook dell’artista)

Hai fatto le prime prove con i Criminale Jokers per il live dell’Alcatraz. Quali sono state le tue sensazioni dopo tanto tempo?

È stato bellissimo perché siamo ritornati in sala prove completamente rigenerati e con una stima reciproca fortissima. Sarà bello avere  loro lì per festeggiare questo anno perchè sono stati fondamentali per arrivare fino a questo punto.

In questo tour ci sono tante parti strumentali, quali sono le influenze e le correnti che le attraversano?

Il mood presente nel disco viene fuori dal vivo con più forza e più audacia. In particolare metto in luce il mio amore verso la musica africana e alcuni miei ascolti di altro genere.

Lo studio della composizione per musica da film ti aprirà nuovi orizzonti artistici?

Sì mi piacerebbe però, per ora, la mia priorità sarà lavorare al mio prossimo disco.

Ti sei conquistato i mezzi per esprimerti… qual è la tematica di cui senti di dover parlare in questo momento della tua vita?

Per la me la cosa più importante è prendere posizione sulle cose, anche laddove canto di canzoni d’amore; lo è soprattutto in questo preciso momento storico.

Come vivi la definizione di “cantautore rivelazione”?

Cantautore vuol dire cantare le canzoni che scrivo e questa è la cosa di cui vado più fiero in assoluto. Vengo da una gavetta lunga, certo non lunghissima, però va bene così. Io penso a scrivere le canzoni, non penso alle etichette.

Che sorprese ci saranno durante l’ultima data del tour a Milano?

Io e la mia band abbiamo fatto circa 100 date, siamo più che rodati, faremo quello ci riesce meglio. Emozionarmi e divertirmi saranno le cose meno banali e più importanti per me. Farò tutto senza trucchi, non li ho usati finora, non vedo perché usarli nell’ultima data!

Raffaella Sbrescia

Video: Del tempo che passa la felicità

Brunori Sas live: quando la canzone d’autore è da sold out

Brunori Sas live @ Alcatraz Milano ph Francesco Prandoni

Brunori Sas live @ Alcatraz Milano ph Francesco Prandoni

Pronti ad evader con la mente, a piangere, a ballare, ad emozionarci. Così ci ha trovati Brunori Sas all’Alcatraz di Milano per un sold-out tanto atteso quanto meritato. Reo di essersi messo in discussione con un gran bell’album quale è “A casa tutto bene” (Picicca dischi), il cantautore si è conquistato una bella fetta dei consensi della critica e degli addetti ai lavori, tutti presenti al suo concerto meneghino. La cosa è stata particolarmente gradita da chi, invece, conosce Dario da anni e sa bene cosa è in grado di fare sul palco insieme alla sua fidata band composta da Simona Marrazzo (cori, synth, percussioni), Dario Della Rossa (pianoforte, synth), Stefano Amato (basso, violoncello, mandolini), Mirko Onofrio (fiati, percussioni, cori, synth) e Massimo Palermo (batteria, percussioni), Lucia Sagretti (violino). Al centro di una scaletta ben assemblata, gran parte dei brani del nuovo disco ma anche gli irrinunciabili successi prontamente riarrangiati.

Video: A casa tutto bene tour – Highlights

Attraverso un sound molto stratificato, ricco di sfumature e interamente riprodotto manualmente dai musicisti sul palco, Brunori Sas è riuscito a ricreare il complesso mood del disco e a infondere nuova linfa ai suoi pezzi storici. Il concerto è iniziato con il brano manifesto del nuovo album, “La verità”. Le sue parole esorcizzano, spiazzano, divertono e commuovono senza soluzione di continuità. “In mezzo a tutto questo dolore e a questo stupido rumore sarà una stupida canzone a ricordarti chi sei”, canta Brunori, cercando di lenire le ferite del nostro animo stanco, frustrato, sbattuto da una quotidianità devastante. Tagliente ironia e presenza scenica completano in maniera esaustiva un live energico, ulteriormente arricchito dall’allestimento luci curato da Francesco Trambaioli, che ha già lavorato, tra gli altri, con Ludovico Einaudi e Vinicio Capossela. Il concerto si chiude sulle note di “Secondo me” e la scelta non è casuale. Dario Brunori ha scritto e cantato tante belle storie ma adesso si trova in una fase artistica in cui canta quello che sente e che quello pensa, questo mood così riflessivo si percepisce e rende in maniera assolutamente fedele e non filtrata l’idea di un artista pronto a mettersi in gioco senza riserve. Il risultato è pura empatia; avanti così.

 Raffaella Sbrescia

Leggi l’intervista a Brunori Sas: http://www.ritrattidinote.it/interviste/brunori-sas-a-casa-tutto-bene-album.html

Setlist

La verità

L’uomo nero

Canzone contro la paura

Lamezia Milano

Colpo di Pistola

La vita liquida

Come stai

Le quattro volte

Fra milioni di stelle

Pornoromanzo

Lei, lui, Firenze

Arrivederci Tristezza

Una domenica notte

Il Costume da Torero

Sabato Bestiale

Don Abbondio

Rosa

Guardia ‘82

Kurt Cobain

Secondo me

The Zen Circus live all’ Alcatraz di Milano: musica da combattimento vero per i “leoni da tastiera”

The Zen Circus live @ Alcatraz

The Zen Circus live @ Alcatraz

Sapete che c’è? Basta buonismo a tutti i costi. Diamo spazio al disagio, al cinismo, ai bassi istinti. Facciamolo e, per aiutarci a farlo, scegliamo le canzoni firmate The Zen Circus. Appino, Karim e Ufo ieri sera hanno riempito l’Alcatraz di Milano e l’hanno praticamente rivoltato come un calzino grazie alla dirompente potenza delle loro canzoni e della loro musica. Forti del grande riscontro ottenuto dal loro ultimo album “La terza Guerra Mondiale”, i tre hanno giocato a carte scoperte. Macerie, fiamme e desolazione in primo piano. Menegreghismo, violenza e perdizione sono i mali a cui tentano di sopravvivere attraverso la loro musica disillusa e provocatrice. Fatica, sudore e sforzo psico-fisico sono  i requisiti necessari per entrare veramente nello spirito e nelle viscere di brani che si distaccano con forza e veemenza dalle tendenze in auge. Chitarre e suoni distorti fanno strada in un panorama nebbioso per ritrovare il senso di una collettività perduta a colpi di punk-rock.  Figli sbadati, sballati e arroganti sono quelli accorsi al live milanese del trio che si sono divertiti a cantare e sudare fino allo spasmo sui toni di ritmi ossessivi e testi scivolosi, perennemente protesi alla provocazione. Musica da combattimento è quella del malandrino Circo Zen che rimanda a dormire nella foschia con una sola certezza: “Maledetto il giorno in cui mi son fidato di questo paese luridosperduto, imbarazzato, freddo, grigio, solitario, disastrato dove ho creduto di esserti vicino ma vicini eran solo i guai ed i tuoi”

Setlist

La terza guerra mondiale
Canzone contro la natura
Gente di merda
Vent’anni
Non voglio ballare
Andate tutti affanculo
Ilenia
L’amorale
Pisa merda
Zingara
I qualunquisti
L’anima non conta
Terrorista
Vecchi senza esperienza
Vai vai vai!
Postumia
Mexican Requiem
Ragazzo eroe
Figlio di puttana
Canzone di Natale

BIS

Nati per subire
L’egoista
Viva
Andrà tutto bene

 

Thegiornalisti: la photogallery del concerto all’Alcatraz di Milano

Sono la band del momento, loro sono i Thegiornalisti. Qui la fotogallery del concerto Sold out all’Alcatraz di Milano tenutosi lo scorso 17 novembre  a cura di Carmine Arrivo.

Qui il link dell’intervista a Tommaso Paradiso: http://www.ritrattidinote.it/interviste/thegiornalisti-completamente-sold-out.html

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