Francesca Michielin presenta il nuovo album “Cani sciolti”: un disco consapevole e maturo

Francesca Michielin pubblica il nuovo progetto discografico “Cani Sciolti”, in uscita il 24 febbraio 2023.

La cantautrice ha curato in prima persona ogni singolo particolare dalla scrittura all’arrangiamento e alla produzione, l’album è composto da 12 tracce – 9 inediti in aggiunta ai singoli già editi bonsoir e occhi grandi grandi e al brano un bosco. I cani sciolti sono le persone dissidenti, quelle che non stanno al guinzaglio o alle regole, e così il titolo del disco è la metafora del lavoro alla base di questo grande progetto maturato nel tempo, che ha mosso i primi passi tra il 2016 e il 2017, e dei temi che la cantautrice e polistrumentista riesce a sviscerare track by track.

Cani Sciolti, registrato “in famiglia” a Bassano del Grappa e finalizzato a Milano, con la direzione artistica di Francesca Michielin e Giovanni Pallotti, è stato mixato da Ricky Damian – premio Grammy “Record of the year”, Pino Pinaxa e Gigi Barocco. Le canzoni, nude e crude, prive di sovrastrutture, si possono definire, anche dal punto di vista musicale, coraggiose e “controcorrente”, completamente suonate, realizzate molto spesso in presa diretta, quasi a celebrare gli artisti internazionali che l’hanno ispirata fin da piccola (Rage Against the Machine, The Verve, Red Hot Chili Peppers, Foo Fighters, Radiohead, etc.), con una forte attitudine grunge.

La cover del disco è una sorta di finto dipinto, Francesca piange lacrime che si trasformano in fiamme: una rappresentazione della sua maturità personale e artistica, e una sublimazione del dolore e di certe problematiche che attraverso la musica è riuscita ad affrontare e a trasformare in qualcosa di potente come il fuoco. Il booklet, scritto e disegnato da lei, è realizzato sottoforma di diario.

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Ecco cosa ha raccontato Francesca Michielin alla stampa in occasione della presentazione dell’album:

“I cani sciolti sono coloro che non stanno dentro uno schema predefinito, non seguono la corrente, sono liberi di esprimersi. Volevo prendermi il lusso di essere me stessa scrivendo brani più coraggiosi del solito. “Sciolto” deriva da absolutum=assoluto, una canzone assoluta è una canzone che non ha un riferimento temporale e stilistico preciso. I temi presenti nel disco sono tantissimi, ci sono temi di vecchi album che ritornano, il costante rapporto con la natura, il legame con la provincia, con i suoi pro e i suoi contro. Vivo il dissidio tra l’accettare e non accettare le cose della provincia e al contempo cosa ci dà e cosa non ci dà la città. Ho voluto dare spazio anche all’amore in tutte le sue forme, in particolare ci tenevo a realizzare una sorta di manifesto per tutte le donne che non hanno potuto dire mi sono innamorata di te a un’altra donna e che hanno sempre trovato pezzi declinati al maschile. Un altro macro tema è la fragilità.

Il processo di scrittura e scoperta è stato lunghissimo, ho iniziato a scrivere “Quello che ancora non c’è” nel 2016. Mi sono spesso sentita incompleta, da questa incompletezza è nato un pezzo, una fragilità che, quando cresci, diventa la tua arma come dico in “Carmen”: il brano è nato da un dialogo avuto con Carmen Consoli prima e dopo un suo concerto tenutosi proprio a Padova. Il suo è un cantautorato dissidente, è un cane sciolto della musica italiana, porta sempre la sua cifra e non strizza l’occhio a nessuno. Abbiamo fatto una lunga discussione e da questo confronto è nato il brano che lei ha ovviamente ascoltato. Lei è il mio spirito guida in questo disco.

La critica sociale è presente in “Ghetto perfetto” ma anche in “Padova può ucciderti più di Milano”: Sono cresciuta in Veneto in cui non esiste una grande città accentratrice. Padova è simbolo di tante differenze mai veramente ascoltate. Tanti miei amici vanno via proprio perché sentono di non aver trovato il proprio spazio.

Questo disco l’ho scritto da sola, curando musica, arrangiamento, booklet. In questo lavoro di squadra ho potuto metterci tutta me stessa. Come regalo di compleanno mi sono regalata il primo tour teatrale con una formazione nuova e tante new entries al femminile.; le ho fortemente volute, sono professioniste e polistrumentiste di grande talento alla loro prima esperienza. È una scommessa ma sono molto felice di cosa stia venendo fuori. La scenografia racconterà molto di questi 10 anni, ci saranno anche diversi sold out e ne sono molto orgogliosa, non bisogna dare mai niente per scontato.

Io voglio fare pop non populismo, a volte chi fa musica pop non si deve dimenticare che facciamo pop per comunicare non per parlare di noi stessi. Noi artisti siamo dei mezzi, anche se siamo solo interpreti, dobbiamo fare in modo che le storie che raccontiamo possano salvare qualcuno.  Quando mi arrivano messaggi tanto forti da parte di chi mi ascolta, capisco che ciò che faccio ha un senso. Ogni tanto ci dimentichiamo e anteponiamo noi stessi al messaggio che intendiamo veicolare, talvolta vengono fuori sovrastrutture che non servono. Non dobbiamo solo compiacere, dobbiamo anche stare sul cazzo, magari non tutti capiranno subito ma capiranno dopo. Il mio intento è provare a creare un momento di riflessioni e ogni tanto ci sta usare questo spazio privilegiato per gli altri.

Condurre X Factor mi ha dato la  voglia di divertirmi, arrivavo in quel programma dopo Cattelan, non c’era mai stata una conduttrice fissa, il valore aggiunto siamo noi e la nostra personalità, quanto riesci a metterci del tuo rispettando quello che devi fare, puoi fare comunque la differenza. L’avventura televisiva è terminata intorno al 10 dicembre, per questo ho escluso l’idea di andare al Festival di Sanremo quest’anno. Il mondo ci vuole estremamente performanti e performativi. Nel 2016 mi sentivo un outsider, nel 2021 demodè. Mi chiedevo cosa portare sul palco, alla fine è giusto portare se stessi: se ti senti fragile, porti la fragilità, se ti senti forte, porta la tua forza, se ti senti sexy, porta la tua sensualità. Portare se stessi è un  lungo percorso da capire. È vero che conta la  canzone, io sono arrivata seconda due volte a Sanremo, ma ci sono anche dati che parlano chiaro. Mancano spazi e possibilità per le donne. Gli uomini hanno più fiducia negli uomini ma forse c’è anche della misoginia intrinseca nel pubblico. Su questo ovviamente non c’è una verità assoluta ma ci sono dei dati su cui riflettere”.

 Raffaella Sbrescia

I Pinguini Tattici Nucleari presentano il nuovo album Fake News

Fake News è il titolo del nuovo album dei Pinguini Tattici Nucleari in uscita venerdì 2 dicembre 2023. Anticipato dai singoli Giovani Wannabe (Triplo Platino) e Ricordi (certificato Platino), Fake News riassume gli ultimi due anni della band bergamasca che oggi ha presentato l’album alla stampa presso il Ride di Milano.

“Il titolo Fake News è nato la scorsa estate a Cattolica quando, parlando del più e del meno, durante la nostra vita fatta di attese, discutevamo di come le fake news possano influire sulla società moderna, inquinando un possibile dibattito politico sociale di qualsiasi tipo. Abbiamo quindi voluto portare questo tipo di riflessione in un album quanto mai vero e talvolta autoreferenziale. Parlare di sé può essere rischioso ma anche terapeutico nonché interessante per il pubblico.

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In quanto band, riteniamo che l’aspetto comunitario sia tanto tautologico quanto importante per noi. Le risposte ai problemi si affrontano insieme, noi ci completiamo a vicenda, ciascuno di noi suona il suo strumento e ci piace anche l’idea che qualche ragazzino possa avere voglia di suonare in una band. La solitudine in pandemia per noi è stata micidiale, ci siamo sentiti prede dello sconforto e ci sembrava ipocrita non parlarne dopo anni lontani dai palchi. Fake news è stato un album difficile, ci abbiamo messo parecchio tempo a partorirlo e registrarlo. La stesura risale a un anno e mezzo fa, alcune canzoni hanno avuto diverse gestazioni e rimescolamenti; anche per questo lo sentiamo come un album maturo ma non marcio. Abbiamo una certa manualità in studio, ci mettiamo tempo a fare le cose, ci sono dibattiti, idee, confronti. Tutto questo può rallentare il processo ma non l’allegria di quando esce un album come questo, soprattutto quella che viene pensando a un pubblico come il nostro che sente e percepisce il lavoro che c’è dietro e che spesso apprezza anche le singole parti suonate rispetto alla figura del frontman. La nostra proposta è diversa, riempie un segmento poco popolato e, in un mondo in cui le band stanno scomparendo, portiamo avanti questo stendardo e ne siamo molto fieri.

Fake news è un disco ampio, ci sono tanti pezzi che prendono anche direzioni sperimentali. Ci sono brani che cercano di strizzare l’occhio a diverse modalità di far musica, c’è un tentativo di andare oltre la frasetta empatica, abbiamo voluto intavolare un discorso che raccontasse uno sprazzo della nostra generazione. Questo emerge in particolare nel brano “La cena di classe” in cui si racconta la crescita e l’incontro con gli ostacoli della vita. Siamo una proposta che mostra delle differenze rispetto a tante altre cose che escono, la nostra aspirazione è quella di rimanere nel tempo, così come vorrebbero fare tutti quelli che fanno questo mestiere. Siamo diversi in partenza, siamo qualcosa di atipico, cerchiamo di attraversare con i nostri testi e concept alcuni dei luoghi comuni che la nostra generazione vive.

Acquisire la consapevolezza di avere un pubblico più ampio ci ha spronato ad avere un confronto molto più clinico al fine di avere la migliore canzone possibile. Abbiamo cercato di dare lo stesso tipo di attenzione a tutti i pezzi con l’obiettivo di poter arrivare a una persona. Ci rendiamo conto del fatto che ci siano persone che hanno delle aspettative, questo spaventa perché per noi il pubblico è sempre stato fondamentale. Chi fa pop deve ragionare così, amiamo l’idea di generare un engagement anche fisico con la gente sotto al palco. La nostra storia nasce dalla fisicità, dal riscontrare qualcosa l’uno nell’altro. Abbiamo incasellato canzoni che sono andate molto bene, ci si aspetta quindi che vada sempre meglio ma a una certa è ovvio che qualcosa non andrà bene, per questo ci diamo equilibrio mentale a vicenda. Vogliamo essere esempi di persone che sono contente nella vita, non di gente che ha avuto successo nella vita.

Per noi fare bene ha la priorità, il resto è conseguenza ma anche effetto collaterale. C’è gente che storce il naso rispetto alle nostre date negli stadi, in effetti è stato un bell’azzardo ma fa quasi piacere che ci siano le critiche, sta succedendo davvero qualcosa di grande e pur non credendoci neanche noi stessi, i risultati ci sono e non potremmo essere più contenti di così. La nostra dimensione è sempre il concerto, lavoriamo sinergicamente tra discografia e booking esattamente per questo.

Anche se facciamo 10 stadi, resteremo sempre i ragazzi della porta accanto, queste cose ci caricano di responsabilità e ci aprono ad un pubblico più grande, abbiamo sempre fatto ore e ore di prove per preparare lo show, ci sentiamo con i piedi per terra. Questo risultato arriva da tanti anni di lavoro, la forza di noi sei è anche questa; nessuno si sente più importante , siamo molto felici, ma ci piace lavorare giorno per giorno, questo è rimanere umili e darsi da fare , non andiamo in salotti e contesti che non siano nostri, viviamo dove vivevamo, la nostra terra ci ha insegnato l’etica del lavoro, il divismo è alieno dal nostro dna.

Non ci aspettavamo di fare un tour del genere, né di fare così bene. Stiamo costruendo idee che possano portare il live a essere un’ esperienza narrativa. Vogliamo far capire che siamo qui per restare. La gente si aspetta che tu non ti comprometta, abbiamo detto no diverse volte, anche a malincuore, a volte vorresti fare altro ma scegliere di fare altro non è troppo ben visto da fuori, è come se togliesse verità al discorso, a quel poco mito che ci può essere oggi in una società moderna. Per il momento ci sentiamo di fare soltanto questo e mettere la nostra professionalità al servizio della musica che ci consente di essere noi stessi e far cantare tutti. Ci allontaniamo dalla finzione, non sapremmo conviverci”.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST
01_Zen; 02_ L’ultima volta; 03_Hold On; 04_Stage Diving; 05_Ricordi; 06_Melting Pop; 07_Forse; 08_Fede; 09_Dentista Croazia; 10_Hikikomori; 11_Giovani Wannabe; 12_Barfly; 13_Non sono cool; 14_ Cena di classe

IL TOUR NEGLI STADI 2023
07.07.2023 – VENEZIA PARCO SAN GIULIANO MESTRE - DATA ZERO
11.07.2023 – MILANO STADIO SAN SIRO - SOLD OUT
12.07.2023 - MILANO STADIO SAN SIRO - NUOVA DATA
15.07.2023 – FIRENZE STADIO ARTEMIO FRANCHI - NUOVA DATA
19.07.2023 – TORINO STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
23.07.2023 – ROMA STADIO OLIMPICO - SOLD OUT
24.07.2023 –  ROMA STADIO OLIMPICO - NUOVA DATA
27.07.2023 - BARI STADIO SAN NICOLA - NUOVA DATA
30.07.2023 - MESSINA STADIO SAN FILIPPO - NUOVA DATA
13.08.2023 – OLBIA RED VALLEY FESTIVAL - NUOVA DATA

Mario Venuti presenta “Tropitalia”. Intervista

Ritratti Di Note ha incontrato il cantautore siciliano Mario Venuti per una breve intervista sul suo ultimo progetto “Tropitalia”, un disco di canzoni italiane rivisitate in maniera originale e in chiave “bossanova”…

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Mario, prima di parlare dell’ultimo disco, torniamo agli inizi della tua carriera da solista. Che ricordi hai riascoltando l’album “Un po’ di febbre” e il tuo singolo d’esordio “Fortuna”?

Beh, quegli anni sono irripetibili, scoprivo il magico mondo del Brasile e con “Fortuna” in qualche modo rendevo omaggio a questa cultura straordinaria. La canzone è anche una dedica ad una persona cara che è stata un po’ il mio Guru e mi ha fatto conoscere questa cultura affascinante.

A partire dalla collaborazione con i Denovo, hai attraversato con la tua musica tanti decenni. Cosa tenere secondo te oggi degli Anni ’80?

E’ cambiato tutto, ma al di là delle caratteristiche del mercato corrente e dei mezzi di fruizione, che ci sia il vinile, il cd o lo streaming. Credo che alla fine, l’essenza della creazione, dell’urgenza comunicativa dell’artista, che poi è la cosa più importante, non sia cambiata, perchè alla fine, alla base, ci deve essere il tocco, la magia della creazione: deve essere genuina, deve avere qualcosa che tocca il pubblico, cose che non si sono mai potute racchiudere con una formula. Non c’è un ricettario per fare la canzone perfetta, di successo. E’ sempre qualcosa di misterioso, un miracolo che avviene all’improvviso…

“Tropitalia” è il tuo ultimo progetto discografico. Cosa ti ha guidato nella scelta delle canzoni da rivisitare?

Nella scelta delle canzoni ho cercato di coprire un arco temporale molto vasto. Sono tornato anche agli anni Trenta. Poi gli anni ’50 con “Nel Blu dipinto di blu di Modugno”, che ha un rifacimento in portoghese; una versione percussiva che ha stupito chi l’ha ascoltata; è totalmente diversa dall’originale.Gli anni ’60 sono molto presenti, un’epoca d’oro di cantanti e canzoni. Poi gli Anni ’70 ed ’80. La cosa più recente del disco risale al 2000. Il criterio di scelta delle canzoni non è stato razionale ma istintivo. C’era davvero da perdersi tra migliaia e migliaia di canzoni e quindi si è andati un po’ a cuore e istinto.  Tutto il lavoro di scelta l’ho fatto con il produttore Toni Canto, che è stato un complice perfetto in questa operazione. Siamo andati avanti finchè non abbiamo raccolto il numero sufficiente di canzoni che potesse convincerci, perchè il gioco doveva essere interessante, divertente, stimolante. Se non aggiungi alle cover qualcosa di originale, non vale la pena rifare le canzoni; se invece una reinterpretazione aggiunge elementi nuovi e spiazzanti, offre all’ascoltatore anche una chiave di lettura diversa. In questo caso il gioco vale la candela…

Veniamo da due anni difficili per il mondo della musica. In questo tempo, oltre alla musica, quale è stata la tua ancora di salvezza?

La Pandemia ha minato tantissimi capisaldi della nostra vita; è stato uno sconvolgimento radicale. Il primo lockdown è stata una dimensione che ricordo con un po’ di nostalgia. L’isolamento totale, le città deserte. Qualcosa di poetico lo riconosco a quel periodo. C’era un sentire comune, la voglia di lottare insieme contro questo mostro e quindi c’era anche qualcosa di eroico. Poi i lockdown che sono seguiti dopo, anche per la gestione vaccini e green pass, hanno reso tutto più noioso e burocratico. Ora siamo tutti un po’ esausti, speriamo che possa essere vicina la fine di tutto, e di poter ricostruire sulle ceneri…

In quest’album duetti con con due artisti con i quali hai già collaborato: Joe Barbieri e Patrizia Laquidara…

Questi due artisti sono prima di tutto amici con i quali ho una storia da raccontare, che parte nel passato, ed è per questo motivo che li ho chiamati a cantare nel disco. Con Joe Barbieri duetto in “Vita”, il successo di Dalla e Morandi, con Patrizia Laquidara in “Maledetta Primavera”. Loro due sono stati gli artisti più nelle corde di questo progetto, quindi non ho davvero dovuto spiegare loro nulla. Il disco è nato nel pieno del primo lockdown e, nonostante le distanze, tutti i musicisti che hanno collaborato sono stati eccezionali. Molti hanno suonato da remoto, ma la musica è un linguaggio che riesce ad esprimersi benissimo anche a distanza, anche se non si è presenti tutti insieme in uno studio.

Rivedremo Mario Venuti a Sanremo?

Perché no, spero ci sia l’occasione…

GIULIANA GALASSO

“Tropitalia” Tracklist

1) Ma che freddo fa

2) Figli delle stelle

3) Quella carezza della sera

4) Maledetta Primavera

5) Xdono

6) Non ho l’età (Per amarti)

7)  Voar (Nel blu dipinto di blu)

8) Vita

9) Vivere

10) Il cuore è uno zingaro

11) Una carezza in un pugno

Maldestro presenta “EgoSistema”. Intervista ad ego aperto.

Abbiamo  incontrato il cantautore napoletano Maldestro per una chiacchierata sull’ultimo album “EgoSistema” ma anche tanto altro. Un universo-uomo fatto di immagini, pensieri, personaggi che fluttuano voluttuosi tra i tanti progetti di un artista poledrico.
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Antonio, più che un’intervista a cuore aperto, la nostra è una chiacchierata ad “Ego” aperto sulle canzoni di questo nuovo progetto. Partiamo proprio dal cuore, disegnato anche sulla copertina del disco. Secondo te come se la gioca con l’ego?

Penso che cuore ed ego siano sempre e completamente in lotta. Ogni tanto vince l’ego, ogni tanto il cuore ha la meglio su tutto. La soluzione sarebbe trovare un equilibrio perfetto tra le due cose. L’ego è fondamentale per l’essere umano, ma non deve prevalere, “sforare”; in questo modo, finirebbe solo per fare danni. La cosa più giusta sarebbe costruire un ponte tra cuore ed ego…

So che “EgoSistema” è un album che, almeno dal punto di vista della scrittura, non ha avuto una gestazione lunghissima…

Sì, è vero, l’ho scritto in pochi mesi, da Novembre 2019 a Gennaio 2020. Rispetto agli album precedenti, è stato diverso il metodo, nel senso che prima tendevo solitamente a prendere la chitarra o il pianoforte e cominciavo a scrivere canzoni. Per questo disco, invece, ho cercato prima un suono diverso, ho creato prima gli arrangiamenti e poi ho cominciato a scrivere, quindi è stato partorito in maniera diversa. Mi sono divertito molto. Ho concluso le registrazioni a Milano a Marzo del 2020, qualche giorno prima del primo lockdown. Sono tornato a Napoli giusto in tempo…

Nel primo periodo di pandemia sei anche tornato al tuo primo grande amore, il Teatro, scrivendo molto anche per questo…

Sì, in quei mesi ho lasciato stare un po’ la musica e mi sono dedicato al teatro, riprendendo delle cose già scritte e scrivendo dei racconti nuovi per ultimare il mio primo romanzo. Gli ultimi due anni li ho trascorsi così…

Qualche mese fa hai anche portato in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli lo spettacolo “Io non sono pacifista”…

Sì, è uno spettacolo ispirato alla storia di Gino Strada. Ho letto i suoi libri e mi hanno letteralmente aperto il cuore a metà, così ho pensato di farne una pièce teatrale. E’ stato un bellissimo viaggio. Io amo molto il teatro civile. Questo è stato uno spettacolo necessario, e anche doloroso. Persone come Gino Strada devono essere raccontate, perchè si tratta di uomini in grado di “spostare” il pensiero e cambiare la visione del mondo. Per me è stato un onore poterlo far rivivere in questo spettacolo e poterlo rappresentare in qualche modo…

Iniziamo ad entrare nelle canzoni di questo disco. Parto dalla title track “EgoSistema”. La frase “Io fingo di ascoltare tutti” quanto ti somiglia?…

Parecchio. Mi somiglia parecchio perchè è così, talvolta siamo così presi da noi stessi che quello che dicono gli altri ci interessa poco. Nonostante io sia un “ascoltatore seriale” e mi piaccia molto ascoltare, ogni tanto fallisco vergognosamente…

Alla fine della canzone ci sono delle bellissime parole. Mi hanno colpito in particolare queste, perchè raccontano una grande verità: “Ci sono persone scritte al contrario, puoi leggerle solo da dentro, e allora ci devi entrare”…

Sì, a declamare queste parole è Cinaski, Vincenzo Costantino, un bravo poeta milanese, anche se dire bravo è molto riduttivo. E’ un grande poeta con il quale ho collaborato; ci siamo ritrovati una sera a Milano in un locale, assieme a Manuel Agnelli, e per caso è nata anche la nostra amicizia. Lui ha scritto molti libri e ha lavorato anche con Vinicio Capossela. Le persone scritte al contrario sono in assoluto le migliori che abbia mai incontrato in vita mia, hanno un pensiero diverso dai soliti schemi abituali. Faccio sempre il tifo per questo tipo di persone…

Sì questo è un po’ il discorso che facevamo prima, dell’equilibrio tra cuore ed ego. Trovare un equilibrio col mondo esterno ti aiuta poi a guardarlo meglio il mondo, e per trovarlo, secondo me, bisogna prima cercare dentro di sè, cercare chi si è, in modo che poi gli altri si possano accordare, un po’ come le navi sull’oceano. Il mondo è fatto di individualità che devono poi creare una comunità, e quindi è fondamentale trovare questo equilibrio…

Una delle mie canzoni preferite di questo disco è “Anna se ne frega”, un pezzo delicato e intimo che racconta anche di quanto a volte sia liberatorio “sbagliare e fregarsene”…

Assolutamente. Sbagliare ci aiuta a correggere il tiro, a comprendere chi siamo. Chi non fallisce, non fa. Sono un grande fan dei fallimenti perchè su quelli si costruisce e si guarda avanti. Sbagliare è fondamentale…

Un’altra canzone fortemente autobiografica è “Pezzi di me”. Hai in qualche modo ricomposto i pezzi di questo Puzzle?

No, non credo. O almeno, in quei tre minuti e mezzo di canzone, sì, perchè in quel breve tempo, canti, ti liberi, e in qualche modo ti rimetti a posto con l’universo. Poi subito dopo, i pezzi, e per fortuna direi, ritornano di nuovo sparsi, e quindi il lavoro che mi tocca fare ogni tanto è quello di raccoglierli e di metterli di nuovo insieme. Sono fatto di pezzi che si compongono e scompongono continuamente…

Probabilmente non basta una vita a raccogliere tutti i pezzi di sè

Ma forse nemmeno due…

“Il Panico dell’ansia”, L’ansia del Panico. Sono in qualche modo complementari o intercambiabili?

Sì, in base al livello di ubriacatura… (ride… n.d.r.)

Nel 2017 hai partecipato al Festival di Sanremo con “Canzone per Federica” (Secondo Posto tra le Nuove Proposte e  Premio Della Critica Mia Martini n.d.r.) che io considero una delle canzoni più belle mai scritte nella musica italiana. Rifaresti il Festival?

Sì lo rifarei. Sanremo è stata un’esperienza molto bella, divertente, appassionante. L’ho vissuta come se fosse veramente un gioco, cercando di non essere risucchiato dalle luci della ribalta. L’ho vissuta davvero come fosse una gita della scuola…

Quale canzone di questo disco avresti presentato a Sanremo?

Forse “Come Kim Ki-Duc”, uno dei pezzi che più mi rappresenta.

Hai citato il Regista “Kim Ki-Duc”, e in due pezzi dell’album citi Marilyn. Che rapporto hai con il Cinema?…

Con il cinema ho un rapporto straordinario. Sono un appassionato di film in bianco e nero, ma anche del cinema muto. Amo in particolare il cinema coreano che, secondo me, ha autori e registi fantastici, tra cui Kim Ki-Duc, Il cinema mi ha dato tanto, ed è una forma d’arte che, attraverso le immagini, la scrittura, il sonoro, esprime tantissimi sentimenti. E’ una forma d’arte completa…

C’è una frase che ripeto spesso nelle mie interviste con gli artisti, e che nel tuo caso, mi sembra particolarmente calzante: Ci sono “Dischi da leggere e Libri da ascoltare”. Tra i tanti, quali sono stati i libri che ti hanno cambiato e salvato la vita?

Uno dei libri che mi ha cambiato la vita è stato “La Fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani, uno di quegli autori che “sposta il pensiero” e ti fa guardare le cose e il mondo in maniera diversa., Questo è stato un libro che mi ha aperto davvero gli occhi su tante cose e situazioni, soprattutto interiori. Terzani, oltre ad essere un giornalista di grande valore, è stato anche un uomo che è sceso spesso dentro di sè. A me ha donato tanto, quindi è un autore che consiglio a tutti…

Un altro pezzo che amo di quest’ album è “Paranoie”, canzone che racconta delle nostre fragilità. Mi piace questa frase che recita un’altra grande verità: “Farsi amare senza amare” è un piccolo reato…

Sì lo è, anche se io sono del parere che si cambia nella vita, si cambia almeno ogni mezz’ora. A volte riascolto cose che ho scritto un paio di anni fa e mi dico ” Ma questo sono io… io non la penso così ora…”. Questa frase ha in sè una piccola verità anche se penso che poi tutto è amore, e anche quando non si ama ci sono sempre delle ragioni d’amore. Riascoltandola oggi probabilmente non la riscriverei…

Cose dette da altri con le quali Maldestro è d’accordo o meno…

“Date fiducia all’amore, il resto è niente” (Giorgio Gaber)
Beh sì, sono d’accordo. L’amore è la ragione per cui tutto è…

“La Globalizzazione è un sistema studiato per far respirare il denaro attraverso la pace” (Alessandro Baricco)

Trovo che la globalizzazione abbia i suoi pro e i suoi contro, io sono per l’Umanità. Per me è un fallimento che l’Italia si chiami Italia e la Polonia si chiami Polonia. Mettere una bandiera per varcare un confine è come mettere un muro, e questo spesso è causa di guerre, ma è anche vero che la globalizzazione ha portato ricchezza culturale; rispetto a cinquant’anni fa, oggi è molto più semplice potersi confrontare con qualcuno che vive in Finlandia, e questo confronto ci porta a crescere, conoscere e comprendere anche altre culture e umanità.

“Ogni cosa fatta in qualche modo la si paga in ansia, in insuccesso, e se tutto va bene, in nostalgia… (Fabrizio De Andrè)
Sì concordo… e con la morte concluderei io… Mi viene in mente una frase di un film d’animazione, quella della scena in cui Simba e il padre guardano l’orizzonte e Simba chiede al padre: A cosa serve l’orizzonte se noi ci avviciniamo e lui si allontana?… E il padre risponde: Per avanzare…
Anche se noi sappiamo che ad un certo punto c’è la fine, viviamo per avanzare, l’istinto umano ci porta ad andare sempre oltre. Sembra una follia ma la grandezza della vita è questa…

Ci saranno prossimamente appuntamenti live di concerti o teatrali?…

Sì, stiamo lavorando in questi giorni alla chiusura di alcuni concerti. Anche per il teatro è così. Ci saranno delle date estive ma non abbiamo ancora un calendario definito.

Nell’Egosistema di Maldestro come si vive?…

Una bomba… (ride n.d.r.)… Scherzi a parte, si vive tra terremoti e primavere…

“EgoSistema” Tracklist

1) Ma chi me lo fa fare
2) EgoSistema
3)Precario Equilibrio
4) Anna se ne frega
5) Pezzi di me
6) Il panico dell’ansia
7) Leggero
8) Segnali di fumo
9) Paranoie
10) Un’altra bella scena (porno)
11) Come Kim Ki-Duc

GIULIANA GALASSO

Francesco Dal Poz presenta l’album “Zero”. Intervista

Ritratti di Note ha incontrato il cantautore veneto Francesco Dal Poz, per una chiacchierata sul nuovo progetto “Zero”,  album dal quale sono già stati estratti i singoli “Cerco casa” “Tisana” ed “Estate Spaziale”.

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Francesco, “Zero” è un album che nel titolo ha tutto il sapore della partenza, o della ripartenza…

Sì, come dici tu, è proprio un album “di ripartenza”. Quando sono entrato in studio, nel Marzo 2019, ho avuto subito la sensazione che qualcosa stava cambiando. In quest’album ci ho messo dentro anche tutte le esperienze e le cose fatte precedentemente, la musica ascoltata da adolescente. Lo definisco una ripartenza, perchè c’è stata una piccola grande rivoluzione interiore che ha poi portato alla realizzazione del disco stesso.

Dal punto di vista dei suoni, nel disco hai anche partecipato agli arrangiamenti insieme al produttore Roberto Visentin.

E’ stato un bel lavoro di squadra e la partecipazione di Roberto nell’arrangiamento di alcuni pezzi è stata preziosa.

L’artwork della copertina, curato da Federico Ferè, è assolutamente originale. In copertina ci sono dodici elementi che richiamano le dodici canzoni del disco.

Devo ringraziare Federico Ferè che è stato bravissimo a cogliere la mia sfida, ovvero quella di inserire in copertina dodici elementi che ricordassero le dodici canzoni contenute nell’album. Stando un po’ attenti si riescono a scoprire tutti.

So che hai fatto anche un contest con il pubblico presente alla presentazione ufficiale del disco.

Sì ho lanciato questo simpatico gioco alle persone presenti: chi fosse riuscito per primo ad individuare tutti i dodici elementi della copertina, avrebbe vinto un cd. Il disco è stato assegnato dopo poco.

I testi delle canzoni parlano di quotidianità, vita vissuta, e attingono molto anche alla tua di vita. In questo momento, c’è una canzone che ti somiglia più delle altre?

Bella domanda, direi “Pancake”, una canzone che parla dell’importanza di dedicare il giusto tempo alle persone che amiamo. In questi ultimi tempi mi sono ritrovato sommerso dagli impegni, come nel periodo pre-covid, e ho dovuto spesso mettere il lavoro prima di ogni cosa, anche prima degli affetti. Ecco perchè questa è la canzone che sento più vicina a me in questo momento.

So che ami molto Napoli, una città che ti ha affascinato sin dalla prima volta in cui l’hai vista. 
Una delle canzoni di quest’album, “Un sorriso alla volta”, è stata ispirata proprio da un episodio di vita di una ragazza napoletana…

Sì, mi è successa una cosa molto particolare su Instagram. Una ragazza napoletana, sapendo che ero un cantautore, mi ha contattato, e ha voluto condividere con me un episodio doloroso della sua vita: aveva perso qualche mese prima il suo grande amore, un ragazzo della mia età, venuto a mancare il 2 Maggio 2018, una data per me molto importante, perchè proprio in quel giorno avevo pubblicato “Il Cerchio”, una canzone scritta per mia nonna quando è venuta a mancare. Una serie di coincidenze che hanno portato poi alla nascita di questa canzone. Ho scritto “Un sorriso alla volta” pensando proprio a quella ragazza…

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Ci sono appuntamenti live pianificati per il prossimo anno?

Sì, sto lavorando ad un mini tour che mi vedrà insieme alla Band un po’ in tutta Italia. Speriamo di riuscire a fare tutto così come l’abbiamo pensato…

A te che sei così bravo a descrivere la quotidianità nelle tue canzoni, chiedo cosa sia la felicità. Qualcosa che somiglia di più alla serenità, da cogliere nel quotidiano, o un guizzo improvviso che ti travolge e poi ti lascia?

Mi piace distinguere tra serenità e felicità. In generale mi ritengo una persona mediamente serena; ho una sorta di pace interiore che è abbastanza costante, talvolta con alti e bassi; e poi ci sono momenti in cui la felicità esplode, guizza, per poi ritornare ad appiattirsi. La vita stessa, le cose quotidiane, il fatto di essere una persona normale, alla quale piace scrivere canzoni.
Ognuno trova il proprio modo di esprimersi. La musica è il mio. E mi sta regalando grandi soddisfazioni…

Parliamo degli artisti che hanno collaborato in quest’album.

Luca Donazzan dei “Lost”, band Meravigliosa, che ha suonato una parte di basso in “Tisana”; Reinaldo Anastacio, compositore brasiliano, che ha scritto una parte e ha cantato una parte in “Rio, e Riccardo Rossi di un’altra fantastica Band, “The Sun”, che invece ha fatto la parte ritmica in “Adesso è qui”

Piccolo spoiler: Ci sono canzoni nuove?

Sì, in realtà ho già iniziato prima dell’estate a lavorare con il mio team a un album nuovo. Tra qualche settimana torno in studio…

Giuliana Galasso

Tracklist di “Zero”

1) Tisana
2) Cerco Casa
3) Pancake
4) Vivere d’istanti
5) Banale
6) Un sorriso alla volta
7) Rio
8) Novantanove
9) Estate Spaziale
10) Adesso è qui
11) Bonsai
12) Non ho più nulla

Intervista a Caffellatte: scrivere è libertà

Abbiamo incontrato Caffellatte, nome d’arte di Giorgia Groccia, cantautrice, scrittrice e speaker di origini pugliesi, classe ’94, per parlare del nuovo singolo “Sottovuoto” e di tutti i nuovi progetti.

Caffellatte

Caffellatte

Giorgia, quando inizia il progetto Caffellatte?

In realtà questo nome ce l’ho da sempre, e quando ho iniziato a scrivere le prime canzoni e a pubblicare ufficialmente i primi singoli, ho voluto tenerlo.
Ho iniziato nel 2015 a scrivere canzoni, poi il resto è stato un divenire, una ricerca, soprattutto a livello di suoni, per capire quale sound mi piacesse di più. Con gli ultimi brani usciti, “Endorfine”, “Valium”, “Alcol Test” e “Carta Stagnola”, sono riuscita a trovare il mio vestito sonoro ideale. E’ stata davvero una evoluzione naturale.

Essendo anche una scrittrice, nasci in qualche modo dalle parole. Nel 2018 hai pubblicato il romanzo Blue Frammenti, in cui racconti, anche in modo crudo, il rapporto tra generazioni. Quanto è autobiografica quest’opera?

Il libro non è autobiografico. Racconto una storia totalmente inventata, ma essendo scritta in prima persona, mi sono immedesimata nel personaggio principale; ci sono degli spazi in cui ho utilizzato il “mio personaggio” per esprimere pensieri miei, ma la storia del romanzo, in cui si parla anche di violenza, di dinamiche familiari complesse e non belle, non è la mia. Il libro nasce comunque dall’esigenza di voler inventare qualcosa e di volermi raccontare in maniera allegorica. Scriverlo è stato divertente, e anche molto toccante ed emotivo…

Il singolo attualmente in promozione è “Sottovuoto”, canzone che racconta della sensazione di soffocamento provocato dall’essere tra la folla e al contempo della tristezza nel doverla rifuggire. Farà parte di un album?

Certo, “Sottovuoto” fa parte di un album che uscirà prossimamente. Ho iniziato a scrivere anche nuove canzoni, ma questa è una esigenza personale. Quando un’idea mi illumina e si accende “la lampadina”, io scrivo. La scrittura è una cosa libera; per fortuna in questo ultimo anno sono stata molto presa dalla scrittura, anche in maniera spontanea e naturale. Vedremo cosa salverò e cosa scarterò delle cose scritte in questi mesi, ma già solo il fatto di scrivere è una cosa positiva.

Tu sei anche una speaker radiofonica. In che modo la radio entra, se entra, nel tuo mondo musicale e nel processo di scrittura delle canzoni?

La radio e la scrittura non sono vasi comunicanti. La radio fa parte del mio essere versatile. Io amo in generale comunicare; per me, parlare al microfono, è una cosa bella. Ci sono persone che non riuscirebbero mai a stare davanti ad un microfono; io invece mi sento molto a mio agio.
Sono a mio agio sia nel parlare ad un interlocutore immaginario, non presente fisicamente, come accade in radio, sia quando devo parlare davanti ad un pubblico vasto. E’ una cosa che mi piace, che fa parte del mio lavoro di comunicazione. E’ una dimensione mia, che non interferisce, né in maniera positiva, né in maniera negativa con la scrittura dei brani…

Quali sono gli artisti che ti hanno formato umanamente e musicalmente?

Il primo è Franco Battiato, l’unico artista per il quale ho pianto quando è scomparso. Fa parte davvero della mia vita e del mio passato. Mio padre me lo faceva ascoltare sempre quando viaggiavamo in macchina. Insieme a Fabio Concato è davvero un pezzo del mio cuore.
Per il resto, essendo una persona curiosa, ho sempre ascoltato di tutto, anche generi musicali molto diversi tra loro. Una costante è stata sicuramente l’ascolto del Rap, italiano ed internazionale, sin da quando ero ragazzina. Ho amato Fabri Fibra, il Fedez degli inizi, Mecna, Guè Pequeno, Ghemon, Dargen D’Amico. Ho una lunga lista di artisti che mi hanno influenzato musicalmente.

Da speaker radiofonica e fruitrice di musica invece, cosa trovi di interessante attualmente nella musica italiana?

Mahmood e Blanco. Sono molto attratta dal sound e dalla metrica di Mahmood. Blanco invece sarà secondo me uno dei prossimi Big della musica italiana destinati a durare nel tempo. Ti dico senza ombra di dubbio loro due…

Quando Giorgia si sente “sottovuoto”, quale mezzo di “decompressione” utilizza oltre la scrittura?

Ultimamente una cosa che mi rilassa è il rumore bianco della Tv o dei Film. Anche se non sto seguendo un film su Netflix o in televisione, averlo in sottofondo mi calma tantissimo. Ti confesso che non riesco a dormire senza il rumore della Tv accesa. Anche correre mi piace, ed è un’abitudine che ho acquisito da pochi mesi. Spero che rimanga perche fa bene sia al corpo che alla mente.

Un sogno/progetto che speri di realizzare al più presto…

Beh, se devo sognare in grande, ti dico un concerto a Roma, all’Atlantico o al Palalottomatica. Non so se si realizzerà mai, ma sarebbe bellissimo. Una cosa più probabile invece sarà, dopo l’uscita dell’album, un Tour in diverse città d’Italia. Intanto incrocio le dita…

Un posto, oltre la città in cui vivi, che ti fa sentire a casa…

Sono romana d’adozione e considero Roma la mia città, ma un altro posto in cui mi sento a casa è Acri, in provincia di Cosenza, il paese di origine di mio padre. Lì ci sono tanti ricordi della mia vita, belli e brutti…

Giuliana Galasso

Amici 20. Intervista a Aka7even: “Vi aspetto in tour per cantare insieme a me!”

Per lo Speciale “Amici20″, abbiamo incontrato Aka7even, il ventenne cantautore napoletano, reduce dall’esperienza del Talent. Dopo aver presentato all’interno della trasmissione canzoni quali “Yellow”, “Mi manchi”, “Mille Parole”, Aka7even, (All’anagrafe Luca Marzano n.d.r. )è attualmente in promozione con il nuovo singolo “Loca”, tratto dall’album d’esordio “Aka7even”.

aka7even

aka7even ph Fabrizio Cestari

Intervista
Luca come stai?

Bene. Viaggio ogni giorno, lavoro ogni giorno, ed è tutto bello…

Prima di parlare di “Amici”, facciamo un passo indietro. Quando e come è nata in te la passione per la musica e per il canto?

La passione per il canto è nata quando avevo l’età di quattro anni circa. A casa tendevo sempre a cantare, ma nessuno all’inizio percepì questa dote, finchè non hanno deciso di portarmi a scuola di canto, e da lì si è capito che avrei fatto questo, per molto tempo. All’inizio in modo amatoriale, ma è stata l’occasione per cominciare…

Cosa ti ha lasciato l’esperienza di “Amici”?

L’esperienza di “Amici” mi ha lasciato sicuramente una maturità maggiore rispetto a quella che avevo prima, sia a livello artistico, di palcoscenico, che a livello personale. Mi sento molto maturato…

E’ cambiato qualcosa nel tuo approccio alla musica?

Sì, l’approccio è molto più professionale, sia in quello che viene buttato giù a livello testuale, che a livello di produzioni e di suoni.

Sei stato citato simpaticamente durante l’intervista fatta ad Alessandro Cavallo (Ballerino n.d.r.) perchè lui ci ha raccontato che qualche volta è stato vittima dei tuoi scherzi, e di quelli di Deddy…

Sì vero… (ride n.dr.)

Che rapporti hai stretto con i ragazzi in Casetta?

Ho avuto un buon rapporto con tutti, ma si è creato un legame profondo proprio con lo stesso Alessandro, con Deddy e Tancredi. Con loro ho stretto tantissimo. Condividevamo tutto ogni giorno, se c’era un po’ di tempo libero stavamo sempre insieme. Qualche giorno fa ci siamo visti, quindi ci frequentiamo tutt’ora. C’è un rapporto bellissimo tra noi…

Aka7even Autore, Aka7even interprete. Come convivono queste due dimensioni?

Convivono bene. Io in realtà nasco come interprete, poi, in un secondo momento ho cominciato anche a scrivere. Le due cose per me sono abbastanza connesse. Nel momento in cui interpreto un pezzo, cerco di scrivere un sottotesto all’interno che mi rappresenti, quindi è come se ciò che canto lo avessi scritto io.

Una domanda dei tuoi Fans. Quando hai scritto il pezzo “Black”, l’ispirazione per scriverlo da dove è nata?

L’ispirazione per comporre questo pezzo è nata da uno stato d’animo molto cupo, in un periodo in cui mi trovavo in difficoltà all’interno della Casetta, e l’unico sfogo era scrivere o conversare con qualcuno. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere, è nata “Black”

Quali sono gli Artisti che hai ascoltato fin da piccolo e ti hanno formato umanamente e artisticamente?

Alex Baroni, Pino Daniele, Michael Jackson, Justin Bieber…

Il primo grande sogno che vuoi realizzare adesso, dopo “Amici”?

Sicuramente iniziare i Live, partire in Tour. Uno dei miei sogni è stato sempre quello di avere un palco a disposizione, e sotto i miei Fans che cantano assieme a me le mie canzoni. Da Gennaio ci sarà la possibilità di fare tutto questo…

Uno dei miei pezzi preferiti è “Yellow”. Come è nata questa canzone?

“Yellow” è nata con una Pop Line già pronta, che avevo creato io. Mi trovavo in un B&B con uno dei miei pre-produttori, avevo un mal di pancia forte, e in napoletano, quando hai mal di pancia e sei un po’ opaco in viso, si dice “Stai tutt’ ingialliat”. Io ho trasformato questo essere “Ingialliato” in “Yellow”…

Tre aggettivi per descriverti…

Esuberante, creativo e… il contrario di monotono

 

Ci racconti se e quanto sia autobiografica la canzone “Luna”?

“Luna” è una canzone “semi”autobiografica, soprattutto perchè è stata scritta con Tancredi, quindi nel pezzo c’è parte di me e parte di lui.
Nasce in un momento di divertimento totale; mi mancava il secondo pezzo ad “Amici”, e ho detto a Tancredi “Dai, iniziamo a scrivere qualcosa se ti fa piacere”. Ho deciso di finirla nell’album perchè poi è nata la canzone “Mille parole”…

Il consiglio più prezioso che ti ha dato la tua Coach, Anna Pettinelli?

Di sicuro quello di “Non mollare” nel momento in cui ero in difficoltà nel programma; ero in caduta libera e stavo male psicologicamente. Lei mi ha sempre sostenuto e mi hai detto “Tu hai una dote grandissima, non puoi mollare proprio adesso, quindi alzati e riprenditi, perchè non sai neanche fuori cosa ti aspetta”…

 

Un pensiero per le Pagine Dedicate a te e per tutti i Fans che ogni giorno ti seguono con grandissimo affetto…

Ringrazio tutti per il grandissimo sostegno che mi ritrovo ogni giorno sui Social e in qualsiasi altro contesto. Un messaggio che mi piacerebbe lanciare è quello di non mollare mai, di inseguire sempre un sogno. Sognare non costa nulla. Nel momento in cui c’è qualcuno che blocca il sogno di qualcun altro, bisogna andare dritti alla meta e non ascoltare altro; sentire solo il proprio istinto, seguirlo e andare avanti…

Luca nel salutarti facciamo una menzione speciale per “Loca”, il tuo nuovo singolo, già molto amato e ascoltatissimo in radio e su tutte le piattaforme digitali. Sarà una delle Hit di questa estate.

Grazie mille davvero!

Giuliana Galasso

Paradossalmente, il cantautore jazz “barisiliano” DARIO SKÈPISI si racconta. Intervista

È uscito il 13 maggio, “PARADOSSALMENTE” (Label: Papa Musìque / Distribuzione: Believe Digital), il nuovo album del cantautore jazz “barisiliano” DARIO SKÈPISIIl disco è inserito all’interno della “Programmazione Puglia Sounds Record 2020/2021 – REGIONE PUGLIA FSC 2014/2020 Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro”.

Puglia e Brasile si incontrano nell’arte di Dario Skèpisi. Le dieci tracce del disco, che vedono la partecipazione di nomi d’eccezione del panorama jazz nazionale e internazionale, quali Gaetano Partipilo, Giuseppe Bassi, Agostino Marangolo, Mirko Signorile, Nando di Modugno, Pierluigi Balducci, Gianni Iorio, per citarne solo alcuni, porta a compimento un ciclo artistico che è riuscito a fondere perfettamente suoni e sonorità brasiliani alla lingua e alle storie baresi.

Dario Skèpisi

Dario Skèpisi

 

Intervista

Vorremmo subito entrare nel vivo del tuo nuovo album “Paradossalmente” per chiederti di raccontarci l’anima, la genesi e lo sviluppo di questo progetto.

I paradossi non seguono un percorso logico e “paradossalmente” mi è sembrato il titolo azzeccato per le diverse scelte letterarie, musicali e di produzione esecutiva che ho sempre ritenuto di inseguire in questo lavoro. Un esempio su tutti? Provate a girare l’immagine della copertina, vi ritroverete una foto, che, vista al contrario, paradossalmente, sembra un dipinto. E anche questo, paradossalmente, mi ha emozionato.

La tua arte si è sempre fregiata di importanti collaborazioni con musicisti di importante caratura. Anche stavolta il livello è alto e i nomi sono altisonanti. Ti va di raccontarci il lavoro in studio e gli incontri artistici che segnano gli arrangiamenti di questo lavoro?

Ci sarebbe tanto da raccontare, ogni collaborazione ha impreziosito il mio lavoro, e trovandomi in piena empatia con ognuno di questi grandi musicisti, con i quali ho condiviso anche diversi live, questo ha dato luogo a “soluzioni” armoniche su una pre-produzione da me creata con l’ausilio di un programma software (LOGIC PRO) che utilizzo da anni e mi permette di offrire arrangiamenti, scelte ritmiche e armoniche che nascono, ovviamente, da un’idea con la mia chitarra e la mia voce. Mi piace raccontare, per esempio, che sul brano Amambarà nel finale, ho messo in loop una frase del solo del tenorista Carrabba che mi aveva colpito molto.

Parliamo di lingue e di utilizzo del dialetto. Da dove nasce l’esigenza di scrivere e cantare in barese e come cambia secondo te, la veicolazione dei messaggi delle tue canzoni esprimendoti in dialetto?

È nata davvero per caso e quindi è un altro paradosso. Le parole tronche del barese lo rendono ritmico “e con un gioco di parole” come recita il testo di Barisiliano, il mio dialetto può sembrare, come il portoghese, in perfetta sintonia con le sonorità brasiliane. Questo mi ha permesso di “raccontare” in maniera più autentica la mia terra.

Raccontaci come affronti il processo di scrittura dei tuoi testi e quali sono tematiche che ti stanno più a cuore.

I miei testi nascono da stati d’animo o dalla voglia di conoscere e far conoscere storie interessanti. Soprattutto con i testi in dialetto ho avuto l’opportunità di riscoprire storie vere e incredibilmente sconosciute, come in U monde russe, brano che parla della scomparsa di un isolotto prima che un fenomeno di bradisismo lo facesse “inghiottire” dal mare e con lui tutte le meravigliose storie che racconto in questo testo.

Video: Paradossalmente

Come si è evoluto il tuo rapporto con il Brasile e la musica brasiliana nel tempo?

È stata un’evoluzione cadenzata da importanti incontri con artisti brasiliani e con musicisti e professionisti italiani legati all’universo musicale e culturale brasiliano. Uno su tutti il mio amico Max De Tomassi conduttore della mitica trasmissione Brasil di Rai Radio Uno, ora Stereonotte/Brasil, che ha sempre sostenuto con interesse la mia sperimentazione di contaminazione tra testi in dialetto e sonorità brasiliane. Diverse collaborazioni con musicisti brasiliani e il coinvolgimento a promozioni e connessioni dirette con radio, televisioni e manifestazioni in Brasile grazie alla preziosissima amica giornalista Sandra Bandeira, ha fatto il resto. Ma, paradossalmente, non sono mai stato in Brasile e il desiderio di andarci rientra, sicuramente, nei miei prossimi progetti live.

Quali sono i tuoi progetti paralleli in corso?

Ad ottobre, per il Festival Time Zones, porterò in scena “Caro Endrigo”, un omaggio al grande cantautore Sergio Endrigo che ci ha regalato brani meravigliosi. Ci sto lavorando in questi mesi e la considero una sfida non facile, per il rispetto che nutro verso di lui, la sua poetica e straordinaria musicalità. Arrangiare i suoi capolavori e ricercare contenuti letterari con il supporto narrativo dell’attore di Totò Onnis, non è impresa facile!

Cosa pensi dello scenario jazz italiano in questo momento e come pensi che si possa ripartire al meglio dopo lo stop dovuto alla pandemia?

Secondo me il Jazz italiano gode di ottima salute, i punti fermi della storia del Jazz d’oltre oceano rimangono riferimenti imprescindibili, ma trovano nuova linfa negli straordinari talenti che nascono in ogni parte del mondo. Ritengo che le “contaminazioni”, che fanno storcere il naso ai cosiddetti puristi, arricchiscono il linguaggio tradizionale Jazz, del quale bagaglio di ascolto e di conoscenza però non si può prescindere, poi il talento e il cuore di ogni musicista lo farà integrare nel proprio mood. Si deve ripartire dai live, dalle produzioni di qualità e dalle “offerte” musicali di ogni territorio. La Puglia, ad esempio, può offrire molto, e proprio con quel pensiero meridiano, di cui parlava il Sociologo Franco Cassano, si può realizzare l’opportunità di mettere al centro la nostra storia culturale e musicale rendendola protagonista grazie alla presenza di un collettivo di musicisti, artisti, professionisti della cultura e dello spettacolo pugliesi di straordinario talento.

Parlaci del brano “Cape Uastate”: come nasce, che messaggio racchiude e in che modo si colloca all’interno del disco?

Per alcuni ragazzi, cape uastate, la strada è stata cattiva maestra e ogni reato commesso è il risultato di una vita spesso condotta nel degrado socio culturale delle periferie e nell’abbandono. La società civile deve prendersi carico di queste realtà per “trovare una ragione vera per ricostruire”, con la musica ad esempio. Mi piace citare, a tal proposito, “El sistema” di José Antonio Abreu attuato in Venezuela che ha contribuito al recupero di migliaia di ragazzi attraverso un programma di didattica musicale pubblica. Il brano funk che ricorda volutamente il mood del grande Pino Daniele (con Agostino Marangolo alla batteria) rientra nel paradosso di un disco pensato ad avere più anime e diverse influenze che hanno accompagnato il mio percorso che non è solo rivolto alle sonorità carioca. E, paradossalmente, il brano è già in finale nel contest Nazionale “Je so pazz” edizione 2021 dedicato a Pino Daniele, che si terranno a fine Luglio.

Il tuo estro creativo regala una nuova veste a “Padrone mio”. Raccontaci di più di questa idea…

Si tratta di un omaggio al cantautore pugliese Matteo Salvatore. Questa è la sua versione, nel dialetto di Cerignola (Foggia), di un canto popolare di un anonimo siciliano che racconta la condizione di sfruttamento dei contadini nel sud Italia. Mi è sembrato giusto fare richiami corali afro e dare una veste nuova “progressive” a questo canto “popolare” che racconta di uno sfruttamento che ancora oggi è perpetrato nelle nostre campagne, e che, paradossalmente, ci vede come i nuovi carnefici di altri esseri umani.

Infine arriviamo a “Soli” brano strumentale che fa parte del lavoro teatrale, monologo musicato, “Binari Paralleli” tratto dal racconto di Italo Calvino “L’avventura di un soldato” portato in scena da te e dall’attore Maurizio De Vivo. Parlaci di questo progetto e di eventuali nuovi sviluppi in tal senso.

Ho voluto concludere con uno dei brani composti appositamente per musicare uno splendido testo di Calvino. Con la sua ineguagliabile capacità descrittiva lo scrittore italiano in questo racconto narra delle vicende che accadono nello scompartimento di un treno tra un giovane soldato di fanteria ed una misteriosa ed attraente vedova. Tutto ciò ha stimolato la mia creatività nel riportare quelle emozioni in musica. Di questo Monologo Musicato è stato da me realizzato un audio-racconto e spero possa avere al più presto la possibilità di essere pubblicato.

Lo spettacolo teatrale, come per tutti, ha avuto un fermo covid, ma presto rientrerà sicuramente in scena quanto prima, reduce da un responso positivo di pubblico e di critica già riscontrato nelle prime date.

Raffaella Sbrescia

Bingo: la ribelle Margherita Vicario presenta il suo nuovo album

Esce oggi Bingo (Island Records), il nuovo album di Margherita Vicario: 14 tracce che fotografano il variegato mondo di questa giovane artista a compendio di un percorso compositivo durato due anni.

Margherita Vicario cover album

Margherita Vicario cover album

Scritto tra Roma e Torino dalla stessa cantautrice, Bingo è un un progetto che scruta e legge il presente in maniera audace e mai banale, anche quando vuole esserlo. Alla produzione dell’intero progetto troviamo Davide ‘Dade’ Pavanello, “il padre stilistico di questo nuovo disco, che ha voluto trovare per me un suono che fosse riconoscibile e mio, senza incasellarmi in un solo genere ma permettendomi di sperimentare liberamente” racconta Margherita.

Il nome Bingo è nato quasi per caso.” - racconta Margherita - “Due anni fa Dade mi chiese di raccogliere tutti gli spunti per la mia nuova musica in una cartella del computer. Senza pensarci troppo, la rinominai proprio Bingo e quasi subito capimmo che quello poteva già essere il titolo del mio nuovo lavoro. Il bingo è un luogo multiculturale” prosegue “mi piace pensare che persone di luoghi e tradizioni completamente diverse si ritrovino in uno stesso posto, uniti a divertirsi e tentare la fortuna. Bingo però è anche un’esclamazione che si ricollega solitamente a tutti quegli accadimenti totalmente casuali, di pura fortuna, quelli che non sai mai come va a finire: per me il progetto è stato invece la concreta realizzazione di un lavoro minuzioso, costante e attento in cui io e Dade abbiamo creduto fin dal primo giorno. E’ stato il frutto di una sana lotta gioiosa, che sono contenta di poter condividere ora con tutti i miei fan”.

 Un viaggio quindi, quello di Bingo, attraverso mille atmosfere, sonorità e temi completamente diversi, legati dallo sguardo curioso e audace di un’artista che non si tira mai indietro.

A fianco di Margherita in questo nuovo lavoro anche cinque artisti legati a lei da un forte rapporto di stima, amicizia e da una comune visione della musica: Elodie e Davide Petrella, con cui Margherita ha rispettivamente cantato e composto XY, i rapper Izi e Speranza, a fianco di Margherita nelle già conosciute e apprezzatissime Romeo e PIÑA COLADA e Dardust, producer multiplatino, autore e compositore, che lavora alla produzione di Giubbottino insieme a Dade.

Durante l’estate Margherita sarà impegnata su due fronti: da una parte il tour di Bingo con la sua band, organizzato da Vivo Concerti (tutti i dettagli a breve su www.vivoconcerti.com), e dall’altra sarà ospite dell’Orchestra Multietnica di Arezzo per ii nuovo spettacolo ”Storie della buonanotte per bambine ribelli”, di cui abbiamo visto un assaggio al Concerto del Primo Maggio di Roma.

Video: Come va

Ciò che colpisce di Margherita Vicario è la predisposizione a mettersi in gioco sempre con grande energia e voglia di ricerca e sperimentazione. In questo percorso durato due anni e mezzo, la Vicario fotografa 14 mondi diversi e insieme a Dade ha dato vita e forma a idee, input, esperimenti, esperienze di vita.

“Per questo disco ho fatto proprio le cose per bene”- spiega Margherita in conferenza stampa- “Io e Dade siamo stati chiusi in studio, faccia a faccia e con i nostri esperimenti ma con mezzi diversi. Con l’ingresso in Island Records, dopo i primi tre singoli con Inri, ho avuto la possibilità di proseguire il mio modus operandi senza limitazioni di alcun tipo. Ci tenevamo a lavorare ad ogni traccia con grande cura, sono riuscita anche ad inserire tutta la parte visual con i video e questo ha fatto molto bene al progetto. Da donna, parlo dell’universo femminile basandomi sulla mia esperienza vissuta in prima persona. Il femminismo è un tema talmente gigante e scivoloso che il mio approccio non può essere ideologico bensì empirico. È tutta una questione di statistica, di dati e di specchio della società.

Parlo anche di soldi, proprio quelli che la mia generazione cerca sentendo molto da vicino il tema della precarietà e della mancanza di garanzie. Nelle mie canzoni si parla anche di religione ma senza toccare la spiritualità intima di ciascuno. Semplicemente ritengo che in uno stato laico non dovrebbero esserci ingerenze religiose e giudizi morali.

Prima di essere una cantautrice, sono cittadina di questo paese e partecipo attivamente alla vita sociale. Nel brano “Orango Tango”è come se il fumetto che è nella mia testa abbia preso vita in modo onirico. La politica è diventata pop, nel senso che i politici sono spesso associati a dei meme sui social network e la cosa grottesca è che certi messaggi violentissimi riescono addirittura a far ridere. Tutto questo mi lascia particolarmente perplessa ma sono terrorizzata dal peso dei grandi temi, detesto i detentori della verità, per questo parto sempre da esperienze personali e uso l’ironia caustica, questo è l’unico modo che conosco per affrontare cose di una certa rilevanza.

Di fronte al pregiudizio di alcuni che possono non guardare di buon occhio il fatto che io sia attrice oltre che cantautrice, rispondo che diversamente dal mondo anglosassone che ha un’altra concezione dell’intrattenimento, il vecchio continente è impostato sull’idea che chi fa tante cose insieme possa farle male. Dal mio canto, ho appena terminato una serie per Rai 1, lavoro per compartimenti stagni e do il massimo in ogni nuovo progetto. Se dal 2011 avessi fatto solo musica, magari adesso sarei in altro punto ma se non facessi anche l’attrice, non scriverei come scrivo. Per il futuro spero d collaborare con artisti stranieri, ascolto tanta musica francese e vorrei collaborare con qualcuno di loro. Non escludo di poterlo fare molto presto, intanto mi sono concentrata su “Bingo”, guardando la scena musicale da vicino, ho cercato un modo di evolvermi ma anche di semplificarmi e di essere divertente; la mia penna è rimasta la stessa ma con un po’ più di struttura e occhio verso l’esterno”.

Raffaella Sbrescia

Vasco Brondi presenta Paesaggio dopo la battaglia: “Siamo qui per rivelarci, non per nasconderci”

Vasco Brondi cover album

Vasco Brondi cover album

Dal 7 maggio sarà disponibile PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA, il primo album di Vasco Brondi dopo la conclusione del progetto artistico Le Luci Della Centrale Elettrica. Il disco è autoprodotto da Cara Catastrofe e distribuito da Sony Music. 10 tracce, scritte e prodotte tra Ferrara, Milano e New York, raccontano la nuova visione del cantautore tra battaglie intime e universali, battaglie di crescita e di ricerca, battaglie di perdite e di conquiste. Paesaggio dopo la battaglia è composto da racconti per voce e cori, per orchestra e sintetizzatori. In ogni canzone c’è qualcuno che ricerca fiduciosamente anche in tempi difficili, tra le leggi della città e quelle dell’universo. Dopo la battaglia c’è una pace incerta, piena di ferite o piena di sollievo. C’è qualcuno che chiama un nome tra le macerie, qualcuno che risponde. Nel suo nuovo lavoro Vasco Brondi rivela il suo modo di vedere le cose, la sua sensibilità e la profondità con cui analizza il mondo che lo circonda attraverso un cortocircuito tra atmosfere diverse, e un insieme di battaglie, intime e universali, tenute insieme da una voce narrante accompagnata da strumenti fantasma: un’orchestra di fiati, un pianoforte, un coro gospel e vari sintetizzatori. La cover del disco è una foto inedita di Luigi Ghirri, omaggio alla figura e all’opera del grande artista italiano, filosofo del silenzio.

Il disco, la cui produzione artistica è curata da Taketo Gohara, Vasco Brondi e Federico Dragogna, si arricchisce della partecipazione e la collaborazione di numerosi musicisti di importanza internazionale: da Mauro Refosco (Red Hot Chili Peppers, David Byrne) a Paul Frazier (David Byrne), fino ad arrivare ad Enrico Gabrielli e Alessandro “Asso” Stefana (PJ Harvey, Vinicio Capossela, Mike Patton).

Nella prima tiratura limitata, disponibile al link https://bit.ly/pdlbvb, il CD è accompagnato dal libro Note a margine e macerie, un diario on the road in una nazione deserta, racconto dei tragitti tra uno studio di registrazione e l’altro, di notti silenziosissime tra Milano, Ferrara e i ricordi di un viaggio in India, di un inverno a Lampedusa e dei paesi disabitati dell’Italia interna. È in queste pagine che Vasco ha voluto annotare tutto ciò che esonda dalle canzoni, che per natura, invece, richiedono una certa sintesi. Le sensazioni e i pensieri che l’hanno accompagnato nelle fasi di scrittura sono parte integrante di questo grande progetto. Gli eventi incontrollabili, l’evolversi del mondo, la storia e le circostanze del momento hanno fatto il resto.

L’ascolto si apre con 26000 giorni, un brano dalle liriche alte e dalle atmosfere sognanti, un canto libero che vuole ricordarci che siamo qui per rivelarci, non per nasconderci. 26000 giorni è l’età media mondiale degli esseri umani, settantun anni, che in termini di giorni suona diversa, rivela fragilità e diventa quasi un’emergenza: avere i giorni contati dà più valore a ogni cosa. A seguire troviamo Ci abbracciamo, brano dal titolo più evocativo del momento, che prende vita l’idea delle canzoni come richiami per gli esseri umani, forti grida alla libertà e all’amore in tutte le sue forme. Amate e fate quello che volete, uno dei versi chiave di questa poesia in musica, richiama il proposito di Sant’Agostino. Città aperta è una dichiarazione, ci sarò sempre per te attraverso le ere cosmiche da una vita all’altra infrangendo leggi fisiche. La title track si presenta, invece, come una fotografia attualissima ed estremamente chiara della nostra attuale situazione. Al suo interno si mischia l’Italia di varie epoche quella dei partigiani descritti da Fenoglio che corrono tra gli spari giù dalla montagna senza divisa e quella dei rider che corrono in bicicletta tra le macchine in missione per una multinazionale. All’interno di questo Paesaggio dopo la battaglia, Mezza nuda è il capitolo emotivo e ha il compito di ridare la giusta proporzione agli esseri umani. Questo brano è un romanzo di formazione che rivive una storia d’amore dai sedili di un treno interregionale per Milano e va a sfidare le dinamiche e lo stile di vita di una grande e caotica città, che sa offrire opportunità come nessun’altra ma anche mettere a dura prova legami e rapporti. Due animali in una stanza è un grande e ininterrotto sospiro. Due animali in una stanza è una canzone d’amore anomala perché è pieno di canzoni che parlano dell’inizio di un amore o della sua fine ma questa ci racconta della sua durata, tutta la parte in mezzo che di solito non viene cantata. Adriatico è un’ode all’omonimo mare visto come spazio poetico, un inno alla bassa marea e alle acque torbide, dove si può camminare centinaia di metri con l’acqua alle caviglie senza scorgere il fondo, un canto popolare per i lidi anni Sessanta, con i bar sulle spiagge e le distese di ombrelloni. Le sonorità sono quelle tipiche della banda di paese, fiati e percussioni in chiave tradizionale danno un’impronta eroica e leggendaria al brano. I cori e il clarinetto degli Extraliscio, tra cui Moreno il Biondo arrangiatore e capo banda da sempre dell’Orchestra di Casadei, si aprono maestosamente nel finale del pezzo rendendolo un inno profondo e liberatorio. Il protagonista di Luna crescente è partito per cercare qualcosa che non sa se troverà, qualcosa che risale a un passato che non smette di ardere, ha semplicemente fiducia nell’universo e gli va incontro. Chitarra nera è il primo estratto dal disco ed è un brano importante, un flusso di pensiero sereno e allo stesso tempo lancinante, che non rispetta nessuna regola musicale o di metrica, scritto senza pensare alla forma che dovrebbero avere le canzoni. L’ascolto si chiude con Il sentiero degli dei, l’ultima traccia del disco e l’unica in cui Vasco decide di suonare la chitarra acustica, pura e grezza, non addolcita. Il brano prende per mano l’ascoltatore e con l’ultimo verso ricorda la provvisorietà dell’uomo rispetto all’universo: siamo solo due forme di vita nel terzo pianeta del sistema solare.

Ecco cosa ci ha raccontato Vasco Brondi in occasione della presentazione del disco: Parlare di questo mio nuovo lavoro mi ha permesso di capire meglio e a posteriori tante decisioni che ho preso rispetto alle canzoni che ho scritto. Paesaggio dopo la battaglia è un buon contenitore per tutti gli altri brani e racchiude battaglie intime, collettive e universali. La foto di copertina rappresenta la capacità umana di risorgere nel momento in cui ci si mette d’impegno ed è anche la metafora dell’Italia, capace di uscire dall’apocalisse scollandosi la giacca e tirando dritta. Mi sono reso conto che la copertina fosse importante perché mi riportava al punto di partenza: il primo brano Chitarra Nera è uscito fuori dopo due anni che non scrivevo più niente. Sono tornato per raccontare il cerchio e continuarlo, non è una chiusura.

Video: Chitarra Nera

Mi sono accorto che la mia battaglia è stata proprio quella di scrivere il disco: un percorso fatto di allontanamento e inversione sfociato in una illuminazione: siamo qui per rivelarci e non per nasconderci. Questo è il mantra del disco. Chitarra nera segue un filo di verità che mi è servito per esprimermi e liberarmi. Questo è un disco in cui esco con il mio nome per la prima volta e ho reagito circondandomi di persone. Tra tutti mi sono confrontato con Mauro Refosco ed è stata un’esperienza forte, importante, travolgente. Mi sono accorto che fosse indispensabile seguire la mia direzione, senza sentirmi in obbligo di subire. Ho seguito la possibile di essere autentico, ho iniziato a scrivere un po’ prima del lockdown, poi la scrittura ha preso una eco importante durante la pandemia. Il tema del disco è rimettere gli esseri umani nella giusta proporzione rispetto al resto; da dominatori dell’universo, la pandemia ci ha ridimensionato e non poco.

Il processo di scrittura non è mai stato forzato, ho atteso che uscisse fuori la necessità di farlo, ho rispettato il tempo del silenzio e della riflessione, sì ci ho messo 4 anni, un tempo fuori luogo e controproducente ma questo era l’unico modo possibile per esprimermi. Ci vuole una certa fede per mettersi in cerca, guardarsi dentro e attorno e cercare di evolversi.

Chitarra nera mi ha fatto iniziare a scrivere il disco. Negli ultimi tre anni mi sono ripreso la musica e la scrittura come mio intimo strumento, questo mi metteva in soggezione rispetto al pensiero che questa musica sarebbe stata condivisa proprio perché si tratta di uno strumento di conoscenza di me stesso ma anche di conoscenza dell’esterno. L’ambizione espansionistica non mi corrisponde, la musica è il mio anticorpo, rafforza il sistema immunitario dell’anima. In base a questo presupposto ho iniziato a concepire la musica in modo verticale, ne ho studiata tanta, principalmente quella che non è fatta per essere venduta, bensì pensata per altri momenti della vita umana. Questo mi ha fatto capire di non sottovalutare il mistero che c’è dentro le canzoni e mi ha fatto riacquisire fiducia attraverso un meccanismo che non riesco a tradurre razionalmente. Per me è importante che nelle canzoni ci sia il soffio della vita, le canzoni sono fatte di dettagli che si contraddicono, questo è quello che siamo tutti noi: dei grandi cortocircuiti. Siamo governati dalle stesse leggi che governano la natura, non siamo macchine.

Vasco Brondi

Vasco Brondi

Nell’uscire dalla città, ho ritrovato la necessità di scrivere, ho un file da centinaia di pagine in cui mi sono ripromesso che qualunque cosa uscirà, resterà per me. Mi autoproduco da sempre, faccio questo lavoro a contatto diretto, ci sono cose che non sono accettate come la timidezza, il distacco e la riservatezza, questi sono temi di riflessione costante per me. Non ho il controllo totale delle canzoni, temevo di scrivere per l’attualità ma non potevo ignorare qualcosa che ci toccava da vicino. Le canzoni non devono essere documenti storici ma lirici, credo che in ogni canzone ci sia la scintilla dell’eternità, la possibilità di trascendere e di andare nel profondo, di togliere la polvere ai giorni. Uso questo mezzo per custodire il fuoco, per aprirmo e non difendermi dagli altri, questa battaglia mi dà coraggio e tranquillità e fa passare la paura di esporsi. Quest’estate sarà rocambolesca, ci ritroveremo in luoghi intimi e cercerò di sfruttarli per guardare le persone negli occhi, sarà tutto in itinere ma spero di arrivare un po’ ovunque con un concerto minimale che ci permetterà di ritrovarci tutto nello stesso momento e nello stesso luogo.

 Raffaella Sbrescia

Video: Ci Abbracciamo

È per il suo interesse per il mondo e per gli esseri umani e la sua profonda sensibilità, che Vasco, cantautore, musicista e scrittore, sarà protagonista di una serie di prestigiosi incontri organizzati presso alcuni importanti Atenei italiani con antropologi, filosofi, filologi, psicologi e scrittori. Questi dialoghi saranno anche occasione per presentare il suo nuovo progetto PAESAGGIO DOPO LA BATTAGLIA e svelarne retroscena e processi compositivi, aprendosi al confronto con docenti e nuove generazioni.

I primi cinque incontri di questa serie di appuntamenti, che continuerà fino alla fine dell’anno, sono:

10.05 – Università Statale di Milano Dipartimento di Filosofia dialogo con il Prof. Andrea Borghini 11.05 – Università degli Studi di Napoli Federico II Dipartimento di Studi Umanistici dialogo con la Prof.ssa Fortuna Procentese

14.05 – Università di Siena Dipartimento di Filologia e Critica delle letterature antiche e moderne dialogo con il Prof. Claudio Lagomarsini

18.05 – Università degli Studi di Trento Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dialogo con il Prof. Nicola De Pisapia

25.05 – Università di Bologna Dipartimento di Filosofia e Comunicazione e Dipartimento di Scienze per la Qualità della Vita dialogo con i Prof. Stefano Marino e Lucio Spaziante

Il NUOVO TOUR, organizzato da IMARTS International Music & Arts in collaborazione con Gibilterra Management, vedrà Vasco esibirsi in alcuni degli scenari più suggestivi e incantevoli d’Italia.

Queste le prime date annunciate, info e biglietti a breve vascobrondi.it:

28 GIUGNO – ESTATE SFORZESCA 2021 CASTELLO SFORZESCO, MILANO (MI)

30 GIUGNO – ESTATE FIESOLANA TEATRO ROMANO, FIESOLE (FI)

13 LUGLIO – SEQUOIE MUSIC PARK PARCO CASERME ROSSE, BOLOGNA (BO)

16 LUGLIO – FLOWERS FESTIVAL COLLEGNO (TO)

18 LUGLIO – FESTIVAL ESTATE AL CASTELLO VILLAFRANCA NON SI ARRENDE 2021 CASTELLO SCALIGERO, VILLAFRANCA DI VERONA (VE)

21 LUGLIO – VILLA OLMO FESTIVAL COMO (CO)

30 LUGLIO – TENER-A-MENTE FESTIVAL sezione “INDIECATIVAMENTE” VITTORIALE DEGLI ITALIANI, GARDONE RIVIERA (BS)

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