Ferro: il documentario su Prime Video di Tiziano Ferro è il manifesto della rinascita dell’artista

Tiziano Ferro ph Giovanni Gastel

Tiziano Ferro ph Giovanni Gastel

Non importa come cadi, importa solo come ti rialzi. Se non fai nulla, ricorderanno solo la caduta. Ma se recuperi alla grande, la cosa che più ricorderanno di te è come ti sei rialzato. Partiamo proprio da queste parole per parlare di “Ferro”, il documentario Amazon Original in esclusiva su Prime Video in Italia e in tutto il mondo con cui Tiziano Ferro sceglie di prenderci coraggiosamente per mano e accompagnarci attraverso un viaggio intenso, vero e trasparente nella sua vita privata e professionale. L’artista arriva subito al sodo cominciando il racconto proprio dall’ultima lotta che ha dovuto combattere e che in pochissimi conoscevano, quella contro la dipendenza dall’alcol. In realtà sono tanti i demoni contro cui Tiziano ha dovuto fare i conti: il continuo confronto con se stesso, i disturbi alimentari, le dipendenze, la depressione, l’ansia. In realtà più che demoni, Tiziano Ferro li definisce cicatrici attraverso cui filtrare la vita per trovare nuove soluzioni. Ecco perché sebbene il documentario sia un lavoro che mette in risalto le imperfezioni e l’emotività di Tiziano, l’obiettivo è trasmettere un messaggio a tutti coloro che si trovano a lottare contro loro stessi per divenire se stessi. Il film è ricco di filmati inediti che ci mostrano gli esordi di Tiziano, la sua trasformazione, il trionfo e la gloria ma anche gli incontri ormai regolari con altri ragazzi alcolisti anonimi, il matrimonio e le promesse ricche di amore e di consapevolezze finalmente raggiunte, la vita casalinga a Los Angeles con Victor Allen e le visite alla famiglia a Latina. La musica rimane sempre il filone che Tiziano riconosce come salvifico insieme ad un forte impegno quotidiano grazie al quale cui ha finalmente ottenuto l’equilibrio e la serenità. Nessun santino, Ferro è verità e noi lo ringraziamo perché mai come oggi mostrarsi fino in fondo è appannaggio di pochi ed è veramente un peccato.

Raffaella Sbrescia