Tiziano Ferro presenta “Il Mestiere della Vita”. Intervista e recensione

Tiziano Ferro - Il Mestiere della Vita

Tiziano Ferro – Il Mestiere della Vita

“Una vita in bilico, un libro epico…. Fine primo capitolo”. Tiziano Ferro va punto e a capo con “Il Mestiere delle Vita” (Universal Music) certificato da FIMI terzo disco di platino, dopo solo quattro settimane dalla pubblicazione. Con questo nuovo album registrato tra Los Angeles e Milano con la produzione di Michele Canova, Ferro si prende il lusso di osare e di contraddirsi. Smarcatosi dalla gelosia per il foglio bianco, Tiziano si è aperto al mondo, si è lasciato ispirare da Los Angeles aprendo le porte a freschezza, vivacità e forza. “Con la serenità per accettare le cose che non riesco a cambiare e il coraggio per cambiare quelle che posso in precario ma sufficiente equilibrio. Lascio che sia, il mestiere della vita”, con queste parole Tiziano Ferro consegna questo album al pubblico che, nel corso degli anni, ha imparato ad amarne la profonda e controversa sensibilità. Oggi ritroviamo un cantautore pronto a rimettersi in gioco, ad emozionarsi e a divertirsi per primo. Dal punto di vista sonoro, l’album è caratterizzato da un ampio uso dell’elettronica e della programmazione ritmica con suoni ottenuti da beats vintage e moderni coadiuvati da sintetizzatori modulari, tanto vocoder e parentesi trap, hip hop. A trainare il disco è stato il singolo “Potremmo ritornare”, una ballata semplice e diretta, per un approccio tradizionale che non rispecchia il mood dell’album. Ci sono momenti più vicini al pop sincopato, altri in cui si gioca più sul downtempo.  Tra i brani più belli del disco segnaliamo “Il conforto”, in duetto con Carmen Consoli, “Solo è solo una parola,” in cui si Tiziano affronta magistralmente il tema della solitudine, e la title-track scritta Alex Vella, in arte Raige: “Goditi il trionfo, crea il tuo miracolo, cerca il vero amore dietro ad ogni ostacolo”; una ballata veramente potente. Non solo tormento dunque, ma anche leggerezza senza rinunciare alla profondità di cui Tiziano Ferro ha ormai fatto il suo inconfondibile marchio di fabbrica.

Intervista

Come nasce il “Mestiere della vita”?

Questo è un disco importante scritto senza starci troppo a pensare su. In quel periodo Canova aveva trasferito tutto lo studio a Los Angeles, città in cui ho anche preso una casa. Ho scritto i brani da solo, senza registrare o produrre demo insieme a lui. Ero in camera mia, cazzeggiavo, ogni tanto facevo delle cose senza la pressione di pensare che sarebbero finite in un disco.

Che tipo di responsabilità senti di avere nei riguardi di chi ti segue?

L’unica è questa: non avere paura di esporre la mia ricerca personale. All’inizio mi spaventano e mi chiudevo dietro le mie canzoni ma poi mi sono reso conto che la scrittura poteva essere utile anche per me. Ho amato questo tipo di processo, invece di mettermi in un angolo, ho assunto un atteggiamento di attacco e apertura. Non amo molto i social, tendo a non esserci troppo, scrivere è l’unico modo che conosco per vivere. Ogni tanto ho fatto salti nel buio che hanno funzionato più delle scelte a tavolino, queste canzoni nascono proprio così: con un atteggiamento più divertito e disinvolto.

Perché il disco si apre con “Epic”?

Questo capitolo suona quasi come una negazione del precedente. Ci tenevo a tracciare questa linea, è molto importante per chi ascolta capire chi c’è dietro le canzoni. L’inglese usato in questo brano è un caso, avevo in mente di farlo cantare ad un artista ma non è successo. Non sapevo neanche che l’avrei usato, il ruolo del brano è cambiato nel tempo.

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

Raccontaci de “Il Confronto”, in cui canti con Carmen Consoli

Carmen è la mia cantante preferita da sempre. Per una serie di suggestioni soltanto mie, la ritengo la vera erede di Mina. Possiede quel suo gusto per il canto istintivo e per la scrittura, non ho mai pensato che lei volesse scrivere una canzone con me ma ho finito con lo scoprire una persona molto simile a me. Due anni fa al Forum la presentai come la mia controparte maschile. In questa canzone cantiamo come se cantassimo insieme da 20 anni, le nostre sono voci diverse ma simili, non ci sono armonie. Il risultato è un duetto lontano dai manierismi degli ultimi anni, si evita la rincorsa all’acuto e all’urlo, non si tratta di un duetto di facciata, ci tenevo a lasciar trasparire tutto il contenuto che c’è al suo interno.

La cover del disco è piena di riferimenti…

Questa copertina mi piace tantissimo, finalmente uso il linguaggio grafico e non solo fotografico. In questo scatto è racchiuso il percorso che mi ha portato a fare questo disco: il sogno, la realtà, lo spostamento geografico, la fantasia. Los Angeles è diventata inaspettatamente lo scenario di questo disco, ci ho messo 10 anni per capirla e per trovarmici discretamente. Devi vivere quella zona per capirla, se ci vuoi fare delle cose, lì le puoi fare, i musicisti vogliono suonare con te, gli autori ti danno ascolto ma soprattutto realizzano le cose. Da noi si parla, lì si fa. Questa cosa all’inizio mi ha spiazzato, sono sempre stato molto geloso della pagina bianca, invece qui ci sono sessioni di scrittura con altre persone, un fatto che non era mai successo e con autori giovani per di più. La cosa che più è piaciuta è che il mio percorso è stato quasi quello di tutor. Mi hanno inviato dei demo, li ho ascoltati, li ho aiutati a semplificare il linguaggio, a pulire un po’ l’atteggiamento in studio. Alla fine sono stati loro ad aiutare me, a rinfrescarmi, a rinvigorire la mia voglia di fare le cose. Ecco cosa metto in evidenza nella cover del disco. Esporsi agli altri e non sottrarsi: questo è il Mestiere della Vita.

Che idee stai maturando per il tour?

Succederà qualcosa di diverso, nella mia testa da fan che va ad un concerto del proprio artista preferito, immagino un live al servizio della musica e dello spettatore. Non ho mai fatto tour egoriferiti quello che deve emergere è il ricordo, la riflessione, la possibilità di rivivere delle esperienze attraverso le canzoni più importanti. In questo caso ci sarà anche il disco nuovo e, come ogni volta, sfoglieremo un album fotografico partendo dal passato. Non comprendo gli artisti che riducono i pezzi di maggiore successo ad un medley, lo considero un atto di autolesionismo, non c’è niente di più bello che vedere le persone che ti restituisco lo stesso messaggio in sincrono, un fatto che non si può descrivere a parole!

Cosa racconti nel brano di chiusura “Quasi quasi”?

Per credere alle cose che succedono devo confrontarmi, è difficile esistere come persona solitaria, lo specchio sono le persone che ho intorno. Per questo motivo ho abbassato i ritmi della mia vita, avevo perso i contatti con i miei amici e parenti, c’erano momenti in cui ero in un posto bellissimo ma non c era nessuno di quelli che io volevo accanto a me, non aveva senso fare un milione di cose senza poterle condividere.

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro

A chi ti sei rivolto in “Casa è vuota”?

Questo è uno dei primi pezzi che ho scritto quando ho capito che Los Angeles era un angolo di mondo che poteva darmi qualcosa in più- Ho scritto il testo di getto ma ci tengo a dire che la rabbia fa parte di una fase di passaggio e di cambiamento. Non credo nell’ odio, credo nella zona grigia tra la serenità e il fastidio, non riesco a provare rancore, posso chiudere rapporti e relazioni amorose amichevoli e familiari ma posso farlo con serenità, passo la fase grigia ma poi vado avanti.

Come vivi questa Italia?

Sono andato in America nel momento peggiore per gli americani, per la prima volta immersi in un mare d’umiltà. Sono anni che vivo all’estero ma non sono mai andato veramente via da qua, prima vado poi torno, questa è la mia peculiarità ma forse anche la mia condanna.

Qual è il vero fulcro di “Potremmo ritornare”?

Ricordo esattamente dov’ero quando ho scritto questo brano. Al contrario degli altri è il frutto di un lungo lavoro. In questo caso ho fatto una cosa che non facevo da tanto, ho preso la musica e ho scritto il testo da zero senza nemmeno una parola da parte. Non si tratta di una canzone d’amore, è una canzone che parla di ritorno e l’ho scritta pensando a una persona che non c’ è più.

Che rapporto hai con la paura?

Non auguro a nessuno di fare scelte per paura. La verità è che bisogna imparare un po’ ad aspettare, alla fine le cose tornano ad essere centrate nella maniera giusta, non bisogna mai lasciare che la paura diventi la principale consigliera, ti dà sempre la versione sbagliata delle cose.

 Raffaella Sbrescia

TRACKLIST

  1. Epic
  2. Solo è solo una parola
  3. Il mestiere della vita
  4. Valore assoluto 
  5. Il conforto (feat. Carmen Consoli)
  6.  Lento / Veloce 
  7.  Troppo bene (Per Stare Male) 
  8. My Steelo (feat. Tormento)
  9.  Potremmo ritornare 
  10.  Ora perdona 
  11.  Casa è vuota 
  12.  La tua vita intera 
  13.  Quasi quasi 

Video; Potremmo Ritornare

 

Questo il calendario ufficiale di TIZIANO FERRO TOUR 2017:

11 giugno                    LIGNANO (UD)       Stadio Teghil

16 giugno                    MILANO                    Stadio San Siro

17 giugno                    MILANO                    Stadio San Siro

21 giugno                    TORINO                     Stadio Olimpico

24 giugno                    BOLOGNA                Stadio Dall’Ara

28 giugno                    ROMA                        Stadio Olimpico

30 giugno                    ROMA                       Stadio Olimpico – nuova data!

5 luglio                          BARI                          Arena della Vittoria

8 luglio                          MESSINA                 Stadio San Filippo

12 luglio                        SALERNO                 Stadio Arechi

15 luglio                         FIRENZE                 Stadio Franchi

Ascolta qui l’album: