Intervista a Mario Riso: il mio “Passaporto” racconta il mio sconfinato amore per la musica

Mario Riso

Mario Riso

Mario Riso è il creatore e direttore del progetto musicale Rezophonic, l’iniziativa a sfondo sociale in cui ha riunito il meglio del rock italiano per aiutare la realizzazione di pozzi d’acqua potabile in Kenya, ma è anche e soprattutto un batterista rock che all’alba del suo 50esimo compleanno ha voluto raccontare la sua storia musicale in “Passaporto”. All’interno dell’album comprensivo di 18 tracce, Mario Riso ha racchiuso le tappe principali della sua carriera iniziata poco più di 30 anni fa. Insieme a lui hanno cantato Danti, Rise, Cristina Scabbia, Tullio De Piscopo, Giuliano Sangiorgi, Movida, Caparezza. L’abbiamo incontrato per lasciarci conquistare dal suo sconfinato amore per la musica e il suo strumento.

Intervista

Ciao Mario, questo nuovo progetto si presenta come una opera omnia…

In realtà si tratta di un vero e proprio passaporto, un documento d’identità in cui si parla, grazie ai timbri, dei viaggi che ho percorso durante la mia vita. Visto che in qualità di batterista divido il tempo in quarti e frazioni di quarti, ho voluto realizzare un passaporto temporale con l’indicazione dei timbri degli anni in cui le canzoni sono state realizzate. Ecco perché si parte dal 1983, l’anno in cui facevo parte in cui facevo parte di una band che si chiamava Mad Runner e sognavo di poter fare della mia passione un lavoro, fino ad arrivare al 2017, anno in cui per la prima volta ho provato a cantare e a utilizzare la mia voce come strumento.

Cosa hai provato nel mettere la tua voce in gioco su supporto discografico? Come ti è venuta questa voglia?

Devo ringraziare Danti, autore incredibile che si è messo in gioco a sua volta insieme a me per aiutarmi a rendere questa canzone così speciale. Cantare per me è ancora oggi qualcosa di strano, mi approccio sempre all’arte con rispetto. Ho cantato con il cuore più che con la gola, ho raccontato una storia per me importante che parla dell’amore nei confronti della musica e della batteria, un’esperienza unica per me, volevo vivermela così a 50 anni e l’ho fatto andando anche contro l’istinto che mi faceva sentire inadeguato al canto.

Uno degli aspetti da evidenziare è il grande rispetto che hai per la musica e chi la fa. Come intendi difendere questo tipo di approccio?

Non saprei comportarmi in un altro modo. Sono grato alla musica, ai musicisti, al mio strumento. Quando ero piccolo sognavo di fare un certo tipo di percorso, oggi che sono arrivato a 50 anni posso dire a voce alta che la mia vita attuale è molto più bella di quella che sognavo. Dico sempre che chi ha avuto tanto dalla vita, deve anche restituire e io sto provando a farlo nel miglior modo che conosco.

Molto interessante il confronto generazionale insieme a Tullio de Piscopo e Rise.

L’idea è nata da una considerazione: grazie all’innovazione tecnologica si riescono a fare delle cose che una volta non si conoscevano neppure. I giovani possono permettersi dei lussi che gli consentono degli sconti, riescono spesso ad ottenere risultati senza meritarseli, parlo in questo caso di chi usa autotune e pro tools. Prima se volevi suonare dovevi essere pronto, se volevi cantare dovevi realmente saperlo fare. Oggi tutti cantano, tuti suonano perché la tecnologia lo consente e gli permettere di essere qualcosa che in realtà non sono. Ragionando in questi termini nel mondo batteristico ho quindi voluto mettere a confronto tre generazioni: Tullio ha fatto innamorare tanti ragazzi dello strumento, la mia è una generazione intermedia e poi c’è Rise che con la bocca fa cose che io non saprei mai riprodurre con la batteria; far convivere queste tre realtà era una scommessa e l’abbiamo vinta.

Video: Un temporale

Come te la sei cavata con Rock tv, considerando le tante difficoltà e soprattutto l’allontanamento “forzato” dalla musica suonata?

L’uomo nasce nudo, passa la vita a cercare di coprirsi e poi ad un certo punto vuole tornare nudo. Questo è metaforicamente il mio caso: ho sempre voluto suonare la batteria poi ad un certo punto ho pensato che fosse arrivato il momento di fare tanto altro perché sono innamorato della vita e son curioso quindi ho deciso di improvvisarmi in un ambito che non conoscevo e questo mi ha portato ad allontanarmi per certi versi dallo strumento e dalla possibilità di migliorarmi, fin quando ho capito che sono semplicemente un batterista e ho ricominciato da dove avevo lasciato. Ho conosciuto tanti artisti stupendi in 12 anni, anche questo fa parte del mio bagaglio di vita e delle mie conoscenze. Ho avuto tutto dalla musica, le sono grato e ne ho troppo rispetto, suonare la batteria tutti i giorni per me è una magia, conciliare la propria passione con la possibilità di lavorarci è il massimo; lo auguro a tutti.

Mario Riso

Mario Riso

“Leggendo” questo tuo Passaporto, viene da approfondire anche la tua passione per la musica latina…

Sono cresciuto in una famiglia contaminata dal mondo latino-americano e argentino. Mio padre ha origini argentine, da sempre ho vissuto il crossover culturale ma non l’ho mai esteriorizzato più di tanto. Il senso di appartenenza a questo tipo di mondo è venuto fuori sempre più negli anni. In questo disco ho colto l’opportunità di fare qualcosa di particolare, ho chiamato dei musicisti incredibili che vengono da Cuba, Costarica, Colombia e abbiamo realizzato una registrazione in presa diretta, proprio come se fossimo in una cantina anni 50. Ho riproposto un mondo che non c’è più ma che fa parte delle mie radici.

E poi c’è il nuovo capitolo Rezophonic dietro l’angolo…

Ho già preparato anche Rezo4, sto trovando un accordo discografico per pubblicarlo, ci saranno sorprese incredibili. Ho voluto fare un solo featuring di caratura internazionale che ci farà il giro del mondo e che ci farà raccontare la nostra storia un po’ ovunque, c’è già anche il video.  Presto saprete di chi si tratta! Nel frattempo non vedo l’ora di andare in giro e suonare le canzoni del mio disco, ci sono tante cose da fare, vi aspetto tutti!

 Raffaella Sbrescia