Valentina De Giovanni fa sua Gabriella Ferri in “Sono Partita di Sera”

“Signora…….non mi sento signora….”

E così Gabriella Ferri comincia a raccontare la sua storia sul palco del Teatro Lo Spazio. Una storia fatta di musica, parole, ricordi e sentimenti. Passioni. Questo è Gabriella Ferri. Passione.

Ragazzina di strada, di una Testaccio che portava in sé le caratteristiche di una romanità che, ai tempi, era peculiare ed individuabile. ”La mia vita è balorda. Balorda come ‘na canzona che nun t’esce…..” In una scenografia semplice, che si sviluppa in fiumi e fiumi di parole che cadono dall’alto al basso: parole, versi, emozioni. In questo percorso poetico, accompagnata dalle note delicate della chitarra di Gabriele Elliott Parrini, Gabriella canta. Canta e Racconta. Canta e racconta subito dell’amore per Vittorio. Il grande amore della sua vita. Bello come un angelo “coll’occhi azzuri”…..come i suoi. Bello e scapestrato, ambulante “co poca voja de lavora’”, e tante canzoni da vendere a cappello, per un pubblico di strada, quello di Testaccio, che di quelle canzoni era il protagonista.

Valentina De Giovanni - Sono Partita di sera ph. G.R.

Valentina De Giovanni – Sono Partita di sera ph. G.R.

Una specie di cantastorie, guitto alla Zamapano’, Vittorio se la portava dietro. E lei, piccola, bionda, innamorata, lo seguiva facendogli il controcanto. Passava col cappello ed era terrorizzata dalla gente. Vittorio, l’angelo biondo, che la riempiva di coccole, di abbracci, baci e carezze “quanno ce stava, quer fijo de…….quanno nun stava in galera”. Vittorio che con lei condivideva il cognome. E una piccola e fragile donna, con la voce di un usignolo, e i modi di una regina. Una donna che lo amo’ al punto da mettersi contro la ricca famiglia, pur di sposarlo. Vittorio. Suo Padre. Una figura che segnerà in maniera indelebile le sue scelte di vita.

Anche con gli uomini.

Valentina De Giovanni - Sono Partita di sera ph. G.R.

Valentina De Giovanni – Sono Partita di sera ph. G.R.

E il racconto, che parte dalle vie de Testaccio, quelle della Toppa che Pasolini scrisse per Lei, e arriva alle luci della ribalta. Alla notorietà, al successo, ai personaggi famosi che l’hanno artisticamente corteggiata, passando attraverso le note delle canzoni che ha cantato. Cucite su di lei come abiti di sartoria, anche quando non scritte per lei. Lei, ragazzina di testaccio, figlia del popolo, questuante a cappello. Già, perché quando diciamo “Grazie alla Vita”, è a lei che pensiamo. E’ a lei che pensiamo quando cerchiamo “Remedios”, e in pochissimi sappiamo che quel “Sinno’ me moro” lo strappo’ alla Rustichelli come una malandrina. E lo ha donato al mondo come un “pezzo unico”. Va avanti per un’oretta e mezza, Gabriella, nel racconto e negli accordi. E quando, alla fine, il pubblico entusiasta, chiede il bis, lei, ancora Gabriella, ringrazia, fa un inchino e se ne va.

Ritrovo Valentina de Giovanni solo in camerino, quando vado a salutarla. Fino a quando non si spengono le luci, è Gabriella. E’ Gabriella perché non la interpreta, la vive. Sicuramente avvantaggiata da una somiglianza fisica impressionante, ma profondamente coinvolta, in ogni gesto, in ogni piccola piccola frase, in ogni nota che le sfiora le labbra. Lo racconterei tutto, lo spettacolo. Ma vi toglierei il gusto. E quindi mi fermo qui. C’è una cosa che quasi tutte le interpreti di canzoni romanesche patiscono. La difficoltà di staccarsi dalle interpretazioni della Ferri. E difficile cantare quello che ha cantato lei, non facendosi condizionare dalle sue flessioni, dai suoi ghigni, dalle sue pause, dalla sua sonorità. La straordinarietà di questo spettacolo sta proprio in questo. Valentina de Giovanni è riuscita nell’impresa. Ci ha ridato Gabriella, così, come se fosse li. Ma in tutto quello che interpreta, non la scimmiotta, la vive. E così le canzoni non sono “cover”. Non sono scimmiottamenti, né riproduzioni forzate. Valentina canta con la sua voce, le sue pause, il suo sentimento.

Valentina De Giovanni - Sono Partita di sera ph. G.R.

Valentina De Giovanni – Sono Partita di sera ph. G.R.

E questa la è magia. Gabriella è lì. Puoi vederla, annusarla, sentirla. Gabriella è lì. Ma dentro c’è l’anima di Valentina.

Grazie a Valentina de Giovanni, a Betta Cianchini per i testi, e a Camilla Piccioni per la sensibile e attenta regia, e per una scenografia che rimarrà per sempre impressa negli occhi, in quello sfumare di luci alternate, dal caldo al freddo dal calore della felicità al freddo della depressione, della confusione, dell’irrequietezza. Uno sfumare che porta all’applauso finale, all’uscita di scena, al mancato bis.  Perché non è uno spettacolo di canzoni. E’ Gabriella che si racconta attraverso Valentina. Uno spettacolo che ho amato, e che spero abbia tutta la fortuna ed il successo che merita.

G.R.