Caparezza presenta “Museica”, il manifesto del “capaism”

museicaCaparezza presenta “Museica”, un nuovo lavoro discografico ricco di spunti, riferimenti artistici, musicali e letterari, mixato da Chris Lord-Alge. Diciannove tracce da ascoltare, se necessario più volte, per stare al passo della frenetica ed inconfondibile dialettica di Michele Salvemini che, superati i 40 anni, può permettersi di sperimentare come e quanto vuole. Anche la copertina è molto particolare: Domenico Dell’Osso, creatore della copertina, ha realizzato un lavoro ricco nei colori e nella dinamica visiva, dando un’originale interpretazione alle lunghe chiacchierate con Caparezza, che hanno preceduto il lavoro. Nel suo sesto disco l’artista pugliese si lascia conquistare da suggestioni pittoriche passando da Antonio Ligabue a Dalì, da Van Gogh a Goya fino a Duchamp. Ad introdurci in questa ricca esposizione audiovisiva e l’audioguida di “Canzone all’entrata” in cui Caparezza mette subito le cose in chiaro: “Quest’album che non vedi l’ora di sentire, soprattutto tu che non vedi l’ora di dissentire…amici miei dite cose alla cazzo…”, canta spavaldo il Capa mettendo mani e piedi avanti.

L’album si muove in maniera disinvolta su due fronti diametralmente opposti: da un lato la drammaticità del vivere contemporaneo, dall’altro l’arte. L’intro apocalittica di “Avrai ragione tu” dà il via ad una scarica di botta e risposta senza se e senza ma “viaggio sulla quarantina ma non ho ancora smaltito l’adrenalina”, si sente e si vede, Caparezza si è veramente lasciato ispirare in “Mica Van Gogh” l’artista si lancia in un esilarante parallelo tra un comune mortale del 2014 ed il grande pittore olandese; una lotta tra ideali, usi e costumi tra “olio su tela e olio su muscoli”, il risultato è un umiliante ritratto di una gioventù contemporanea ridotta in cenere. L’intro folk di “Non  me lo posso permettere”, il brano ispirato ai ‘Tre studi di Lucian Freud’, un trittico del pittore irlandese Francis Bacon, dà il via ad un’approfondita digressione tutta incentrata sulla frase più popolare di quest’era di crisi latente. Molto duro, e altrettanto schietto, è il ritratto del pessimo rapporto tra Saturno ed suoi figli in “Figli d’arte”: “mio madre non mi ama, non mi caca, tiene più a voi che a me”, canta Caparezza. La canzone ready made del disco è “Comunque Dada” tra suoni elettronici e neologismi sciapi. Il disco è davvero trascinante, Caparezza ha parole brillanti per tutto e tutti. In “Giotto Beat” denuncia una mancanza di prospettiva e auspica la  ricerca di un “nuovo punto di vista” mentre in “Cover” il cuore del Capa pulsa tra i Velvet Underground, Nirvana, Iron Maiden, Eminem, Depeche Mode e chi più ne ha, più ne metta.

Caparezza

Caparezza

“Canzone a metà” si districa tra la paura del punto fine e quella di un cattivo feedback, l’estro che non c’è e l’ispirazione che manca. Caparezza opera tra note e parole come giocando con un flipper, l’obiettivo, riuscito, è quello di prendersi gioco delle nostre certezze, come canta in “Teste di Modì”. In “Argenti vive” c’è la replica in puro stile rapcore di Filippo Argenti a Dante, che nella Divina Commedia lo aveva confinato tra i dannati dell’Inferno. “Ogni crimine ha un indotto” canta Caparezza in “Compro Horror” mentre “Kitaro”, la cover del cartone animato giapponese (Ge ge ge no Kitaro), denuncia uno stile di vita monotono e arido. Il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza Da Volpedo è l’ispirazione per “Troppo Politico”, altra brillante prova creativa. “Appendimi al muro, lascia che la gente ti dipinga come crede” è il messaggio chiave di “Fai da tela”, cantato con Diego Perrone. Fra gli ospiti del disco c’è anche Michael Franti, con un featuring in inglese per il brano intitolato “E’ tardi”, una lucida riflessione sulla volontà di non arrendersi in nessun caso e per nessun motivo. “Museica” si chiude, infine, con “Canzone all’uscita” il manifesto del “capaism”: “se ciò che canto ha preso lascialo appeso sulla parete”, lo faremo di sicuro.

Raffaella Sbrescia

Video: “Non me lo posso permettere”