“Interlude”, il nuovo album di Jamie Cullum. La recensione

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Il giovane e talentuoso cantante e compositore jazz Jamie Cullum ha appena pubblicato il suo nuovo album intitolato “Interlude”, un lavoro discografico di notevole qualità e dotato di un particolare spessore. Co-prodotto insieme a Ben Lamdin, un producer che lavora sotto lo pseudonimo di Nostalgia 77, il disco è stato registrato in uno studio di registrazione analogico nel nord di Londra insieme agli stessi musicisti del suddetto studio e al bassista Riaan Vosloo. All’interno delle tracce proposte non ci sono  scelte standard, Jamie Cullum ha, infatti, selezionato brani e composizioni variegate, frutto della sua lunga esperienza in radio e di numerosi e particolari riferimenti musicali. Presenti nel disco anche due duetti di notevole qualità: oltre al vocalist, compositore e vincitore di un Grammy Gregory Porter, che duetta con Cullum nel singolo “Don’t Let Me Be Misunderstood”, in “Interlude”  è presente anche Laura Mvula, in coppia con Jamie nel brano “Good Morning Heartache” . Così come dal vivo, l’artista inglese è, dunque, riuscito ad irrorare le proprie composizioni con eclettica creatività, unendo ballate intense ed intimiste ad allegri e travolgenti beat boxing. In “Interlude” Cullum celebra e mette a nudo tutto quello che ha imparato nel corso degli anni, che lo hanno visto attivamente partecipe di numerosi progetti musicali concepiti da artisti di tutto il mondo. Spontaneo e divertente, “Interlude” è un album che si presta a molteplici ascolti, perfetti per i più disparati contesti. Dalle 12 tracce che compongono la versione tradizionale del disco si percepisce la genuina intenzione di Jamie di lasciarsi trasportare dalla poesia e dall’eleganza della tradizione senza perdere di vista un innovativo contributo contemporaneo. Ad arricchire la versione fisica della deluxe version sono i brani registrati dal vivo durante il Jazz a Vienne Festival.

Jamie Cullum

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Nello specifico della tracklist a colpire l’immaginario è la classe e la raffinatezza della title track “Interlude”, seguita dalla carica sensuale di “Don’t you know”. Il ritmo ondulatorio ed i richiami latineggianti di “The Seers Tower” differenziano le sensazioni, offrendo delle sfumature variegate. L’enigmaticità latente del testo di “Walkin’’” diventa arrendevole scioglievolezza all’interno del flusso delle vellutate e morbide note di  “Good morning Heartache”: le voci di Laura Mvula e Jamie si fondono in un irresistibile vortice di passione. Divertente e disinibito lo swing’n jazz della ritmatissima “Sack O’ Woe”. Originale e gradevole, invece, la rivisitazione in chiave jazz di “Don’t let me be misunderstood” (feat. Gregory Porter). Malinconico e struggente il mood di “My one and only love”, uno dei brani più intimi e romantici del disco insieme a “Losing you”. Spassosa e sorniona è “Lovesick Blues”: bando alle ombre e ai pensieri tristi, qui c’è solo da ballare. Decisamente fuori dal coro è “Out of this world”, tra le composizioni più controverse delll’album, che si chiude con la bellissima “Make someone happy”: una dedica d’amore incondizionato. “Love is the answer, someone to love is the answer”, canta Jamie, riempiendo, ancora una volta, il cuore di emozione.

 Raffaella Sbrescia

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Video: “Good Morning Heartache”