“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse”, la recensione del nuovo album di Mariah Carey

mariah carey“Me. I Am Mariah…The Elusive Chanteuse” è il discusso e controverso titolo del nuovo album di inediti di Mariah Carey, in uscita il prossimo 27 maggio in tutto il mondo. Alle prese con svariate collaborazioni artistiche tra cui spiccano quelle con R.Kelly, Mary J.Blige, Nas, Fabolous, Wale e Miguel, la cantante americana ha cercato di rimanere fedele e sé stessa. I testi, piuttosto omogenei nella tematica, soprattutto di natura amorosa, sono stati confezionati con cura ma, salvo poche eccezioni, il risultato non è poi così innovativo e convincente come si sperava. Il disco, versione standard, è già di per sé lungo e anche per questo motivo l’ascolto può essere soggetto a distrazione e noia. Elementi letali per un lavoro pensato per rilanciare l’immagine di un’artista dotata di una voce unica e speciale come Mariah. Tra le canzoni più riuscite del disco c’è la traccia d’apertura “Cry” che mette subito in evidenza la profondità e la bellezza della voce della “Elusive Chanteuse”, senza ulteriori ricami e ghirigori. Anche “#Beautiful” è tra le tracce da evidenziare per il gusto e la coinvolgente ritmica dell’arrangiamento proposto. Fresca e catchy, la canzone potrebbe rappresentare un filone da continuare a sviluppare in futuro. Molto meno riuscita è, invece, “Thirsty”, così come “Supernatural”, in cui risulta francamente incomprensibile il campionamento della voce di un neonato. La collaborazione con Wale regala un certo movimento piacevole a “You don’t want what to do”, il brano che, dall’apertura classica iniziale si apre ad una coinvolgente ambientazione disco dance che non dispiace. La delicatezza e l’eleganza gospel di “Camouflage”, insieme al sound by New Orleans di “Money” Feat. Fabolous e al sorprendente assolo all’armonica di Stevie Wonder sulle note di “Make it look good”sono i tratti più interessanti dell’ ultima parte del disco che, nella versione standard, si chiude con ‘‘Heavenly (No Ways Tired/Can’t Give Up Now)”, il brano che ospita l’intero coro gospel del reverendo James Cleveland, in cui Mariah finisce per strafare con delle urla decisamente inappropriate ed eccessive. In sintesi, questo disco non aggiunge e non toglie nulla a quanto Mariah ha costruito nella sua carriera. Nel tentativo di aggiornarsi alle nuove produzioni, la cantante si è dispersa nel marasma delle possibilità sonore che aveva a disposizione, forse dimenticando che il più bel suono è proprio quello autentico della sua stessa voce.

 Raffaella Sbrescia

Video: ” #Beautiful” Ft. Miguel