The Ophelia’s Nunnery, la recensione di “Non basta vivere”

Cover CD_Non basta vivere (2)The Ophelia’s Nunnery è una band nata nell’hinterland milanese quattro anni fa. La compagine musicale composta da Matteo Arienti (voce, chitarra), Matteo Zappa (basso, voce), Simone Manzotti (batteria), Dario Azzolini (chitarra) è giunta alla pubblicazione di un primo ep autoprodotto, intitolato “Non basta vivere”, la cui uscita è prevista per il prossimo 7 ottobre. Registrato al Blap Studio di Milano sotto la produzione di Riccardo Carugati e masterizzato da Giovanni Versari, questo primo lavoro del giovane gruppo lombardo intende muoversi a metà strada tra l’indie rock ed il pop d’oltremanica ma, sebbene il sound si avvicini agli intenti dichiarati è il cantato in italiano, in alcuni momenti molto simile a quello di Raf, a tenere gli Ophelia’s Nunnery ancora lontani dall’obiettivo prefissato. Ad aprire l’ascolto è “Martedì”: “Non basta vivere per sentirsi vivo” è la frase che racchiude lo spirito ed il messaggio chiave di questo primo lavoro della band lombarda raccontando un’urgenza ed una impellente necessità di svolta.

The Ophelia’s Nunnery

The Ophelia’s Nunnery

Intensi e curati sono gli intrecci di chitarre proposti sulle note de “Il rumore del passato”, un brano intimo, ispirato al tema dello scorrere del tempo. Il mood malinconico  di “Benedire” è più vicino a tematiche di valenza socio- culturale ed è attraversato da linee melodiche più incalzanti ed aggressive. Le preannunciate atmosfere british si palesano ne “Il pentito” : “Si cade per riparare e rialzarsi, è la più grossa bugia di questo mondo perché quando tocchi il fondo sei solo sulla cima opposta e cerchi una risposta”, canta Matteo Arienti, mettendo a nudo debolezze e pensieri comuni. A chiudere l’Ep è “Solo Mostri”: lacrime di inchiostro danno voce a piccole alienanti ossessioni.  “Non basta vivere” racconta, dunque, le emozioni, i pensieri e le riflessioni di quattro ragazzi che hanno scelto di unire le proprie strade in nome della musica e che, dopo quattro anni di lavoro, sono stati in grado di gettare le prime fondamenta di un percorso che, a giudicare dai presupposti, possiede le carte in regola per farsi strada.

Raffaella Sbrescia