“Ultraviolence”, nel nuovo album Lana Del Rey apre spazi quiescenti

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“Ultraviolence” è titolo del nuovo album di Lana del Rey. Il disco verrà pubblicato il 17 giugno su etichetta  Interscope/Polydor UK, a due anni di distanza da “Born to die”,  e sarà composto da 11 brani nella versione standard, a cui si aggiungeranno altre tre bonus tracks nella versione deluxe.  Per il suo ritorno Lana Del Rey ha fatto le cose in grande, “Ultraviolence” sarà, infatti, disponibile in edizione standard, deluxe sia in digitale che tradizionale, oltre a una versione in vinile e un box da collezione. Il titolo del disco fa riferimento al romanzo di Anthony Burgess “Arancia Meccanica” e rispecchia l’intenzione spiazzante ed inquietante con cui la Del Rey ha scelto di restare fedele a se stessa usando storie e contenuti decisamente controversi.

Lana Del Rey

Lana Del Rey

Donne deboli e terribili si interfacciano a contesti tragici e ai margini della società, la sua voce eterea e malinconica trova, attraverso la produzione di Dan Auerbach dei Black Keys, uno spunto di vitalità nell’equilibrato utilizzo di chitarre psichedeliche  e acustiche. Il disco si apre con “Cruel World”: un incubo, della durata di 6 minuti e una manciata di secondi, narrato con voce angelica e attraversato da rimandi e sonorità tipicamente anni ’70. La title track “Ultraviolence” narra l’attesa senza speranza di una donna masochista e priva di rispetto per se stessa. Un lamento, simile ad un richiamo d’amore, destinato a rimanere inascoltato. “Shades of cool” è il brano che, più di altri, mette in evidenza le evoluzioni vocali di Lana; bel vibrato e notevoli picchi lirici precedono “Brooklyn Baby”, la canzone candidata a diventare colonna sonora di adolescenti innamorati ed incompresi. “West Coast” è il singolo dark scelto per anticipare questo nuovo disco che racchiude dubbi, rimpianti e impulsi autodistruttivi, così come avviene in “Pretty when you cry”: “I wait for you babe, that’s all I do/You don’t come through babe, you never do,” canta Lana, presentandoci il suo mondo iconograficamente complesso e controverso, a tratti contorto.

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Lana Del Rey

Il suo cantato in slow-motion ci costringe a concentrare tutti i nostri sensi per carpirne fino in fondo il senso. A coadiuvare questi presupposti, c’è la scelta di allontanarsi dai beat elettronici a vantaggio di una linea melodica più autentica e verace. Le storie cantate da Lana come “Sad girl”, “Money Power glory”, “The other woman”, la cover del brano di Nina Simone, rimandano l’immaginario alle trame di vecchi film e, pur toccando temi scomodi, da cui spesso preferiamo tenerci a debita distanza, Lana Del Rey apre le porte di spazi tendenzialmente quiescenti.

Raffaella Sbrescia

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Video “West Coast”