Calcutta in concerto a Latina: autentico, disincantato e naif

Calcutta - Latina - ph Valentina Pascarella

Calcutta – Latina – ph Valentina Pascarella

La performance di Calcutta allo Stadio Francioni di Latina è stata in linea con la sua persona: autentica, disincantata e al contempo naif. Una carrellata delle sue canzoni più note intervallata da brevissimi commenti velati da imbarazzo misto a incredulità per un pubblico enorme e caldo, pronto a farsi sentire forte e chiaro. In scaletta immancabili le hits: Paracetamolo, Cosa mi manchi a fre, Gaetano, Orgasmo, Frosinone, Pesto e una Oroscopo cantata con un improbabile Tommaso Paradiso: il senso di questa apparizione non è stato del tutto chiaro e si è rivelata l’unica scelta poco convincente. L’atmosfera ritorna intima per Saliva, Le barche, Hubner, Albero. Calcutta disegna e costruisce un contesto familiare con l’augurio reiterato che le sue canzoni possano essere gradite, si spende in saluti alla nonna che abita lì vicino, snocciola dediche intime ad amici di vecchia data. Uno spettacolo coinvolgente sì ma assolutamente genuino e naturale quello del cantautore di Latina che , senza grandi pretese, sta dettando legge nel tanto amato e odiato panorama mainstream. A proposito, dal prossimo autunno Calcutta sarà in tour nei Palazzetti italiani.

Francesca De Rosa

Le date del tour invernale:

sabato 19 gennaio 2019
Padova
Kioene Arena

lunedì 21 gennaio 2019
Milano
Mediolanum Forum

mercoledì 23 gennaio 2019
Bologna
Unipol Arena

venerdì 25 gennaio 2019
Bari
PalaFlorio

sabato 26 gennaio 2019
Napoli
Palapartenope Casadellamusica

mercoledì 6 febbraio 2019
Roma
PalaLottomatica

☘️sabato 9 febbraio 2019
Acireale (CT)
Palasport

Calcutta: l’estetica decadente è l’arma vincente di “Evergreen”. La recensione

Calcutta-EVERGREEN

Calcutta-EVERGREEN

“Evergreen” è il titolo del nuovo lavoro di Edoardo D’Erme, in arte Calcutta. Un titolo che è già esemplicativo di una precisa intenzione. Il cantautore originario di Latina, fautore, si dice, dell’evoluzione della corrente indie in itPop, porta avanti il proprio personalissimo discorso con un capitolo che un nuovo importante paragrafo all’interno di una parabola artistica degna di nota. Quello che emerge nell’album è la chiara intenzione di declinare in maniera più dettagliata uno stile disegnato sui margini di distinzione tra l’assurdo e il geniale. Il disincanto, la sregolatezza, la ricerca melodica, la cura per la scelta degli arrangiamenti cesellano ritmiche e testi intrisi di malinconia, smarrimento, solitudine. I dilemmi sono i cardini su cui si muovono strofe e ritornelli cosparsi di ironia naïf. Calcutta è crudo ed è amaro, è vintage e innovativo, è melenso e destrutturato, è semplice ma efficace. Nelle sue canzoni descrive l’amore che non si può ammettere, la noia che smarrisce, l’annichilimento che toglie le aspettative, lo spunto di creatività, il barlume di speranza, la dolcezza dei momenti amarcord. La sua musica è italiana in ogni singolo aspetto, gli arrangiamenti sono curati nel dettaglio e lasciano trasparire in modo mai pesante tutta l’allure dell’artigianalità Made in Italy. Quando ci piace il sing along, del tipo “cosa ne potete sapere voi altri”. Quelle metriche che hanno già fatto scuola in pochi mesi rieccheggiano tra i sospiri di “Pesto”, nella visione notturna e ibrida di “Dateo”.
“Quello che voglio è farmi pungicare”, canta Calcutta, in “Kiwi” tra inquietudini e strette al cuore. Tra i picchi emotivi di “Paracetamolo” e l’isolamento spirituale di “Hubner”. Le canzoni di Calcutta sono agrodolci, a tratti distorte e fuorvianti. L’inadeguatezza cantata di “Rai” si trasforma in ipocondria nelle strofe di “Nuda nudissima”, per poi evolversi tra le memorabili ammissioni di intima rassegnazione in “Orgasmo” . La bellezza del repertorio di Calcutta sta forse nella sua estetica decadente, quasi post-apocalittica in cui si passeggia tra i ricordi e si finisce per cedere ad una irresItitibile scioglievolezza dei sensi.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST
01. Briciole
02. Paracetamolo
03. Pesto
04. Kiwi
05. Saliva
06. Dateo
07. Hübner
08. Nuda nudissima
09. Rai
10. Orgasmo

MI AMI Festival 2018: il trionfo del popolo indie

Cosmo - MI AMI Festival

Ex Otago – MI AMI Festival

Quattordici anni di musica, 14 anni di storie, di giovani diventati adulti, di giovani che cominciano a scoprire il mondo dei grandi. Un percorso di crescita, di evoluzione e di conferma racchiude l’evoluzione del MI AMI Festival che, anche quest’anno, ha segnato un momento importante per la nuova musica italiana. Record di presenze all’Idroscalo di Segrate. Il Circolo Magnolia addobbato a festa è più suggestivo che mai. Organizzato da Rockit e dall’agenzia creativa Better Days, il MI AMI rappresenta a tutti gli effetti lo specchio dei gusti dei giovani italiani in fatto di musica. L’invito che ha fatto da motto a questa edizione è “Laggiù, tutto è ordine e bellezza, lusso, calma e voluttà”. E allora avanti così, spazio al popolo dell’indie, gli occhi pieni di muri di persone e le orecchie colme di ritornelli che profumano di giovinezza, sentimento e scoperta. Un continuo via vai e andirivieni tra il Palco Pertini e il Palco Havaianas per cercare di perdere poco o nulla del massiccio programma messo su da Carlo Pastore e Stefano Bottura.

Cosmo - MI AMI Festival

Cosmo – MI AMI Festival

Tra le sorprese della prima serata: il boom dei Coma Cose, duo milanese che, hit dopo hit, si sta ritagliando un ruolo sempre più solido e l’arrivo a sorpresa di Calcutta, reduce dalla freschissima pubblicazione del nuovo album “Evergreen”. On stage anche gli Ex-Otago, per l’unica data estiva in programma per quest’anno e l’attesissimo Cosmo, sempre più sulla cresta dell’onda. Non si contano più ormai i sold out seminati dal pop dj di Ivrea. Il successo è dilagante.

Coma Cose - MI AMI Festival

Raffaella Sbrescia

Il MI AMI Festival fa tendenza tra il glam dei Baustelle e l’hype di Liberato

Un MI AMI FESTIVAL in linea con le tendenze è quello del 2017. Alla luce del grande affollamento registrato lo scorso 26 maggio possiamo tranquillamente affermarlo. A confermarlo le gesta dei protagonisti del palco Dr Martens. La serata è iniziata con il set di Giorgio Poi: una formazione a tre per un pop elettronico di stampo cantautorale. Interessanti le intuizioni e i richiami tra generi, glamour l’effetto vintage della voce, aderenti alla mentalità dei giovanissimi i testi. La proverbiale timidezza di Giorgio non limita l’energia di una performance in crescendo. Da tenere sotto’occhio, soprattutto dopo il successo dell’album “Fa niente”.

Baustelle live @ Circolo Magnolia - MI Ami Festival 2017

Baustelle live @ Circolo Magnolia – MI Ami Festival 2017

Alle 23.15 il main stage s’illumina della brillantezza Made in 70’s dei Baustelle. Snob, antipatici e pessimisti cosmici, secondo Bianconi. Eleganti, ispirati e dannatamente affascinanti, diciamo noi. Sì, affascinanti ma perché? Forse per un evidente contrasto che amalgama le parti: da un lato un emaciatissimo Francesco Bianconi che, nell’esprimere il suo costante disagio, mette in evidenza un animo particolarmente sensibile e insofferente, dall’altro una definitiva fioritura di Rachele Bastreghi: sempre più completa ed empatica con il pubblico. A definire i contorni di questo peculiare insieme, è una formula pop che scava a piene mani dal passato rendendolo assolutamente glamour e attuale. Un’apertura alla musica “leggera” che, in realtà, è solo apparente. Attraverso una scaletta secca e concisa, i Baustelle aprono il tour estivo mettendo in primo piano i brani tratti dall’ultimo album “L’amore e la violenza” senza tuttavia mettere da parte tutti i caposaldi della loro discografia. Non è più il momento di commuoversi nel pieno di qualche crisi di autocommiserazione, adesso è il momento di reagire, di puntare alla discontinuità previa velleità dell’istinto. Il metodo ci viene mostrato dai Baustelle che, attraverso una anticonvenzionale fusione tra sacro e profano, conservano credibilità e autorevolezza.

Video: “Tu t’è scurdat’ ‘e me’

Alle ore 1.22 della notte, il palco Dr Martens raggiunge il picco assoluto di presenze: il motivo è l’annunciato esordio live di Liberato: ormai un vero e proprio caso all’interno dello scenario musicale italiano. Dopo il grande successo di “Nove maggio” e di “Tu t’è scurdat’ ‘e me’”, l’ignoto rapper napoletano di stampo neomelodico, era tra i più attesi ospiti della giornata. Curioso constatare l’hype generato da un linguaggio, una scrittura, una mentalità che solo fino a pochi anni fa, prima del clamore generato dalla serie tv “Gomorra”, fosse relegata ai peggiori quartieri di periferia di Napoli. Di fatto, però, anche i più insospettabili fruitori di musicale del nord Italia si sono appassionati alle tematiche e al dialetto di questo artista di cui si sa sempre meno. Di fatto, a differenza di quanto ci si aspettasse, dopo l’evento al MI AMI Festival è tutto ancora più incerto. Sul palco ieri sera si sono presentati Calcutta, Izi, Priestess e Shablo. Il più credibile dei quattro si è rivelato Calcutta, quindi in molti hanno annunciato la “più grande trollata dell’anno”. La verità, però, è ben altra, i quattro artisti di chiara provenienza non campana, si sono semplicemente prestati all’interpretazione dei testi di Liberato, la cui identità non è ancora stata resa nota. Un’operazione di marketing veramente notevole, con dei numeri già importanti per un progetto appena nato che rilancia un modo di concepire la musica in maniera viscerale. Rimane ora da capire chi o cosa sia Liberato, se gli artisti che hanno partecipato al MI Ami facciano realmente parte del progetto e in che modo. Il mistero continua, intanto il boom mediatico è stato raggiunto.

Raffaella Sbrescia