Tuxedomoon live all’ Auditorium Parco della Musica: il report del concerto

Sono trascorsi otto anni dall’ultima data Romana dei Tuxedomoon, e il ritorno di Blaine L. Reininger è una chicca golosa per gli amanti del gruppo che nella seconda metà degli anni ’70 ha rappresentato probabilmente il meglio della scena musicale di S.Francisco. La band, fondata nel 1977 da Blaine L. Reininger e Steve Brown ha fuso synt ritmica, dettagli di musica classica, e la voce del cantante mimo di origine cinese Wiston Tong, componendo un effetto straordinario, onirico e decadente.
Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Blaine, violinista polistrumentista, cantante e compositore, ha presentato il 18 marzo all’Auditorium Parco della Musica di Roma, insieme a Georgio Valentino, chitarrista greco talentuoso e molto originale, il suo nuovo lavoro, Wounds and Blessings.
In apertura e in corso di concerto gli inserti virtuosi del violinista Luca Ciarla accompagnato dalle note e le sonorità raffinate del Sax di Nicola Alesini, prossimamente di scena con il suo lavoro “Un Amore Partigiano”, sempre in Auditorium in collaborazione con Helikonia Concerti.
Ai brani tratti dal nuovo album, doppio, si sono affiancati successi della discografia da solista di Blaine e alcuni immancabili brani storici dei Tuxedomoon. La voce di Blaine è rimasta calda , spessa, profonda, avvolgente, assolutamente individuabile, come se il tempo non fosse mai trascorso.
Degne di nota, per la affascinante e colorata scenografia che ha arricchito lo spettacolo, le raffigurazioni grafiche della compagna di Ciarla, Keziat.
Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Un concerto raffinato, elegante, prezioso: una prelibatezza per intenditori, pur restando alla portata di tutti, come è solita arrivare, anche solo attraverso i canali emotivi, la bellezza.
Roberta Gioberti
La scaletta:
Night Air / Café au Lait /Mystery and Confusion/Blue Sleep/Dry Food/Broken Finger/Birthday Song/ I am an Old Poem/ I Inhabit Dunes/ Blue Suit/Volo Vivace/ Jinx/What Use/No Tears /Litebulb Overkill
Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

Tuxedomoon @ Auditorium Parco della Musica ph Roberta Gioberti

 

 

 

 

 

Alex Britti live alla Casa del Jazz di Roma: poche parole e tanto buon blues

Alex Britti @ La Casa del Jazz

Alex Britti @ La Casa del Jazz

Di Alex Britti conosciamo tutti il pop. E tutti sappiamo quale sia la sua abilità di chitarrista, e la sua passione per la musica, prima che per la scrittura, nonostante la sua ultima fatica sia proprio un libro, “Strade”, in cui racconta del suo spirito intimamente on the road. Quello che forse può sfuggirci è la capacità di questo cantautore romano (e concedetemi una puntina di orgoglio), di interfacciarsi con dimensioni sonore molto distanti da quella in cui lo vediamo solitamente esibirsi.
Alex Britti @ La Casa del Jazz

Alex Britti @ La Casa del Jazz

Sul palco della Casa del Jazz a Roma, in occasione dell’appuntamento romano del “Progetto Speciale” Tour 2021, Britti è accompagnato da Flavio Boltro alla tromba, Davide Savarese alla batteria, Emanuele Brignola al basso e Mario Fanizzi al pianoforte e tastiere. Il concerto parte con “Gelido”, uno dei brani di Britti a mio avviso più belli, per scaldare in un batter d’occhio la platea coinvolta ed entusiasta, con un susseguirsi di giri di blues incantevoli.
E’ virtuosismo sicuramente, quello di Britti, ma per nulla stucchevole. E soprattutto, chi ha avuto modo di seguirlo più approfonditamente lo sa, ha un suo stile dal quale mai si distacca, ma che sa integrare armoniosamente con altri meccanismi interpretativi musicali. Sia la tromba di Boltro, sia la chitarra di Mesolella, sia il rock di Bennato. Insomma, sostiene tutto. Ieri sera ne ha data ampia dimostrazione, oscillando tra blues e jazz, con qualche intersezione rock, che male non fa.
Alex Britti @ La Casa del Jazz

Alex Britti @ La Casa del Jazz

Le canzoni le conosciamo, fanno parte della colonna musicale della vita di tutti noi. Meno noti invece i giri armonici che quei testi possono supportare.
Dal Blues al Funk, al Jazz , senza negarsi un poco di melodia, con “Una su un milione”, che coccola un pubblico cantante e commosso.
Britti parla poco ai concerti, quando lo fa, è sempre timido e impacciato, come lo era trent’anni fa. Ma musicalmente maturo e in grado di sostenere l’ineguagliabile tromba di Boltro, sul finale, in un lungo duello di note che si rincorrono senza mai scontrarsi.
Britti ha tre caratteristiche impareggiabili: la modestia, la simpatia e la bravura.
Senza accelerare i tempi, è ora giunto a una maturità musicale che lo mette sul podio del panorama sonoro italiano. E, se osasse di più, anche oltre.
Roberta Gioberti
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Alex Britti @ La Casa del Jazz
Alex Britti @ La Casa del Jazz
Alex Britti @ La Casa del Jazz

Alex Britti @ La Casa del Jazz

Morabeza tour: il report del concerto di Tosca a Napoli

Lo scorso 23 Luglio, Tosca ha portato il suo “Morabeza Tour” a Napoli, all’Agorà Scarlatti, uno spazio all’aperto che, in questa estate, ancora segnata dall’emergenza pandemica, ospita eventi di musica, cultura, cinema e teatro.
“Morabeza” è anche il titolo dell’ultimo progetto di Tosca, con gli arrangiamenti curati interamente da Joe Barbieri, così come quelli dello spettacolo dal vivo, che si snoda attraverso le canzoni di questo disco, in un viaggio che ha portato noi spettatori in terre vicine e lontane, Parigi, Tunisi, l’Algeria, il Brasile, con le lingue più diverse, francese, arabo, portoghese, fino a tornare in Italia.

Tosca

Tosca

“Morabeza”, come racconta la stessa Tosca dal palco, è un termine creolo ma non indica una parola, bensì esprime un sentimento, uno stato d’animo: è l’insieme di saudade e allegria, è la nostalgia del presente prossimo.
In un’alternarsi di parole e suoni, Tosca canta e incanta Napoli sotto il chiaro di luna. E’ una sorta di Sirena Partenope che, con la sua voce, ci culla e ci riporta a terre e culture solo apparentemente lontane da noi, ricordandoci l’importanza dell’integrazione tra popoli, e della contaminazione, non solo musicale.
Tosca è stata accompagnata sul palco dalla sua “Famiglia Nomade”: Massimo De Lorenzi alla Chitarra, Giovanna Famulari al Violoncello, Pianoforte e Voce,
Luca Scorziello alla Batteria e Percussioni, Elisabetta Pasquale al Contrabasso e Voce, e Fabia Salvucci, musicista e interprete, con la quale Tosca ha duettato in “Piazza Grande”.
La scaletta del concerto si è nutrita delle tracce di questo ultimo bellissimo disco di Tosca. Mi sono emozionata sull’esecuzione di un pezzo che amo molto, “Per ogni oggi che verrà”, e su “Ho amato tutto” c’è stato l’applauso più forte del pubblico napoletano. “Napoli è sempre Napoli”, ha detto Tosca alla fine del concerto e di una serata meravigliosa.

Giuliana Galasso

LP: una stella indomabile al Fabrique di Milano. Il report del concerto

Laura Pergolizzi LP

Laura Pergolizzi LP

In occasione dell’Heart to mouth tour, che vede ovunque tappe sold out, l’Italia riabbraccia Laura Pergolizzi, in arte LP, protagonista al Fabrique di Milano con uno show ricco e corposo sotto diversi punti di vista. LP è in grande forma artistica e personale, la sua carica energica sposa la sua voce mettendo in luce uno spirito libero e puro. La sua band è vibrante e i suoni proposti in scaletta sono curati ed evocativi. L’allure che emana la cantautrice, che abbiamo imparato ad amare grazie a una massiccia heavy rotation radiofonica, va decisamente oltre quello che crediamo di immaginare quando pensiamo a una rock star.
La peculiarità di questa ragazza è il suo appartenere a una dimensione unica e speciale le cui fondamenta si basano sulle emozioni, sulla passione che strappa il cuore dalle viscere e sui sogni in continuo divenire. Quello che salta subito all’orecchio è il fatto che le canzoni di LP ispirano immagini, sarebbero per questo perfette per essere colonne sonore di film o della nostra stessa vita.
Lp live @ Fabrique “Girls go Wild”

Discendente di nonni napoletani, figlia di una cantante lirica, LP ha il dono del bel canto nel DNA, le sue corde vocali toccano picchi altissimi senza sforzi e senza velleità esibizionistiche. Le sue canzoni si discostano da mode e tendenze mirando dritte all’essenziale.
Dopo aver lavorato per anni nell’ombra scrivendo numerose hits per dive come Rihanna, Christina Aguilera, Rita Ora, LP si prende finalmente quello che le spetta. L’artista in realtà ha sempre sostenuto di non aver mai scritto per scalare le classifiche, anzi, c’è sempre un tocco personale e intimo nelle sue canzoni, sarà per questa ragione che una commistione di elementi contrastanti convive felicemente in lei senza squilibri.
LP live @Fabrique Milano – Recovery

L’amore di cui LP canta non conosce sesso e scorre fluido verso l’infinito. LP ne canta ferma in acustico solo il pianoforte, lo urla a squarciagola, ne sorride saltando tra un basso e una batteria. Lo declina, insomma in tutte le sue forme salvo voi ricreare un balance portando sul palco la sua rivisitazione di Rolling Stones ed Elvis Presley. Che siano fischietti, virtuosismi vocali o vorticosi saliscendi emotivi, LP riesce a trovare sempre il modo per tenere all’erta l’attenzione dello spettatore stupendolo con nessun colpo di scena particolare se non se stessa: una stella indomabile.
Raffaella Sbrescia
Scaletta

Show intro

Dreamcatcher

When We’re High
Dreamer
When I’m Over You
No Witness / Sex on Fire / Drum Solo
The Power intro
The Power
Die for Your Love
Tightrope
One Night Intro
One Night in the Sun
Girls Go Wild
Recovery
Suspicion
House on Fire / Paint It Black
Other People
Shaken
Special
Encore:

Muddy Waters

Lost on You
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  20. Encore:
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Pop Heart tour: a spasso nel tempo con Giorgia. La recensione del concerto di Milano

GIORGIA - Pop Heart tour

GIORGIA – Pop Heart tour

Ne è passata di acqua sotto i ponti dai lontani anni ‘90 ma la classe e l’energia di Giorgia restano immutati nel tempo. L’ho rivista lo scorso 6 maggio al Mediolanum Forum di Assago in occasione della prima delle due date milanesi del Pop Heart Tour e a dire il vero sorprende osservare come l’artista sia riuscita a mantenere intatto il proprio repertorio storico senza perdere la voglia di mettersi in gioco con grandi successi di suoi colleghi altrettanto apprezzati nella scena musicale italiana. In realtà Giorgia fa di pù e alza il tiro, così come aveva fatto nel suo album di cover “Pop Heart”, anche in questo tour la cantante si diverte a cimentarsi con i brani e gli artisti che ha amato di più, dagli esordi a oggi. Il risultato è uno show molto vario, ricco di momenti di grande intensità evocativa ma anche di incursioni electro-dance, blues, soul e jazz. Sulla carta avrete magari l’impressione che si tratti di una “caciara” musicale invece il file rouge su cui si imposta la scaletta è l’idea di viaggio nel tempo. Giorgia quindi veste i panni di una madrina d’eccezione, fasciata di luminescenti abiti Diori, disegnati per lei da Maria Grazia Chiuri.
A fare da garante a tutto lo spettacolo è l’unico elemento chiave che da sempre è il fortino di Giorgia: la sua incredibile voce. Ad accompagnarla c’è una band di importante spessore artistico: Sonny Thompson al basso, Mylious Johnson alla batteria, Jacopo Carlini al pianoforte, Fabio Visocchi alle tastiere e Anna Greta Giannotti alla chitarra. Nel coro Diana Winter e Andrea Faustini ai quali Giorgia lascia ampi spazi da protagonisti, testimoniando la generosa intenzione di offrire loro l’occasione di mettersi in luce. Ad arricchire lo show anche un DJ set a cura del batterista Mylious Johnson. Un discorso a parte va fatto per tutto ciò che concerne l’aspetto visuale e tecnologico: a capo del progetto c’è il compagno di Giorgia Emanuel Lo. Particolare attenzione è stata posta all’uso di suggestivi schermi che si spostano e si alternano creando forme e sipari virtuali che scandiscono le performance sia di Giorgia che della band.
Video: Giorgia canta “Come saprei”

Il live si apre con un’entrata a effetto: Giorgia compare al centro della scena, sola sul palcoscenico e infila subito una triade di cover senza prendere fiato: canta “Le tasche piene di sassi”, “Una storia importante”, “Gli ostacoli del cuore.
L’intento di Giorgia è unire gli animi di tutti attraverso immagini e ricordi speciali del passato e del recente presente. I momenti privati lasciano però spazio anche ad intermezzi divertenti e spensierati sopratutto quando a metà concerto il palco si trasforma in una vera e propria discoteca, il ritmo cresce e i laser popolano la scena in uno spettacolo di luci. Al centro dello show anche un momento club, in cui Giorgia ripercorre i suoi più grandi successi degli anni Novanta. Subito dopo l’artista ritorna alle cover ma stavolta si tratta di pietre miliari, quei brani che da ragazzina l’hanno forgiata per sempre quando ancora si esibiva nei club di Roma con la band di suo padre.
GIORGIA Pop Heart tour
Il momento più esilarante del concerto è stato invece quando sulle note di “Come neve”, più di metà pubblico ha confuso in penombra l’ingresso del corista Andrea Faustini con l’ipotesi che si potesse trattare di Marco Mengoni, fino alla sera precedente in scena proprio al Forum. Purtroppo si è trattato solo di una fugace illusione anche se un duetto live tra i due artisti sarebbe stato a dir poco magico.
Per i cavalli di battaglia “E poi”, “Come saprei”, “Strano il mio destino” Giorgia non lesina mai divertenti siparietti per introdurre i suoi brani più famosi, chi va spesso a vedere i suoi concerti però non avrà potuto fare a meno di constatare che si tratta ormai di una consuetudine piuttosto ripetitiva nei contenuti e se ne potrebbe fare tranquillamente a meno. Mancano in scaletta alcune perle dell’album “Oronero” ma almeno “Credo” e la titletrack sono sopravvissute all’invasione delle cover. Chiudono la serata due intense interpretazioni che sono particolarmente significative sia per Giorgia sia per chi ama la sua visione della musica, si tratta di “Anima” di Pino Daniele e “I will always love you” di Whitney Houston. Giorgia riveste le leggendarie canzoni con la sua voce potente e cristallina donando loro una veste leggiadra e fresca. Il risultato è un’esperienza di ascolto intensa, emozionante, a tratti sfidante ma sicuramente completa così come Giorgia riesce ad essere oltre il tempo e lo spazio.
 Raffaella Sbrescia
LA SCALETTA
01 – Le tasche piene di sassi
02 – Una storia importante
03 – Gli ostacoli del cuore
04 – Credo
05 – Scelgo ancora te
06 – Sweet dreams
07 – Quando una stella muore
08- È l’amore che conta
09 – Come neve
10 – Dune mosse
11 – I feel love
12 – Il mio giorno migliore
13 – La mia stanza
14 – Ain’t nobody
15 – E poi
16 – Come saprei
17 – Strano il mio destino
18 – Un amore da favola
19 – Girasole / Tradirefare
20 – Easy
21 – Di sole e d’azzurro
22 – Vivi davvero
23 – Stay
24 – Io tra tanti
25 – L’essenziale
26 – Oronero
27 – Anima
28 – Tu mi porti su
29. I will always love you

Al via l’Atlantico tour di Marco Mengoni: è giunto il tempo della consapevolezza.

marco mengoni -atlantico tour

marco mengoni -atlantico tour

“I’ll show you how great I am” è la scritta che campeggia sullo schermo all’inizio del nuovo show di Marco Mengoni che per l’Atlantico tour si ispira alla filosofia di Muhammad Alì per veicolare un messaggio tanto forte quanto veritiero.

Questo nuovo tour vede Marco alle prese con un concerto molto strutturato sviluppato con Claudio Santucci per Giò Forma e suddiviso in tre parti. Così come nel disco, l’artista veicola idee, energie e contenuti in una scaletta pensata per portare sul palco i suoi ultimi ascolti, i suoi viaggi, le sue idee e la sua evoluzione personale e artistica.

Sul palco con lui c’è un gruppo di musicisti coesi e preparati. Con la direzione musicale di Christian Rigano (piano e tastiere) ritroviamo Giovanni Pallotti (basso), Peter Cornacchia (chitarre), Davide Sollazzi (batteria) e incontriamo Massimo Colagiovanni (chitarre), Leonardo Di Angilla (percussioni) mentre ai cori ci sono Barbari Comi, Moris Pradella (anche chitarra) e Yvonne Park.

Per chi era abituato a vedere un artista esibirsi a cuore aperto si troverà di fronte a qualcosa di molto diverso. Marco è cresciuto, è maturato, ha imparato a gestire le emozioni e il tremolìo delle gambe. La sua voce tocca note e tonalità che solo lui può fare con tanta naturalezza, allo stesso tempo però non ci sono più scoppi di lacrime e inondazioni di emozioni incontrollate. L’obiettivo di Marco è dosare, equilibrare, concentrare i contenuti delle sue ballads storiche alternandole alla dimensione calda, trascinante, ipnotica del mondo latino, al soul, alle radici afro fino a virare verso echi di dub, metal, tappeti elettronici decongenstionanti.

marco mengoni -atlantico tour

marco mengoni -atlantico tour

Tutto il discorso musicale viaggia di pari passo anche con l’aspetto tecnologico e visuale: la scenografia, dapprima scarna e minimale, si nutre di luci ed effetti strettamente correlati ad uno speciale schermo in grado di diventare completamente trasparente fino a lasciar intravedere una grata industriale. L’obiettivo in questo show è fondere mondo analogico e quello digitale come lui stesso ha spiegato alla stampa alla fine del concerto: “Il progetto del palco esiste già da tre anni ma con il passare dle tempo ha subito continui cambiamenti e trasformazioni fino a pochi giorni prima dello show”. Di grande impatto due grandi passerelle laterali al palco in grado di innalzarsi fino a 7 metri di altezza, un veliero di grande impatto scenico che pone Marco in una condizione visuale di completo trionfo.

In verità il concerto vuole essere di tutti, esattamente come lo stesso Marco sottolinea sia sul palco che nel backstage. L’idea è quella mettere in luce l’operato di tutti nel segno dei valori che nascono da questo tour. Liberazione, apertura, curiosità, riflessione si avvicendano all’interno di un concerto appassionato e ricco di momenti per niente scontati e coraggiosi.

Su tutti spiccano due monologhi intensi, necessari, preziosi. Sarebbe stato bello se a parlare di certi temi fosse stato direttamente Marco in prima persona ma ci accontentiamo anche cosi: “Sei fatto per il 60% di acqua, per il 30% delle persone che ami e per il 10% di quello che ti manca”, recita la voce dell’artista nel primo monologo, proprio lui che da mesi insiste nel dire che gli manca sempre il tempo per godersi le cose. Il secondo monologo si concentra invece sui temi sociali e di grande attualità: Marco Mengoni tenta la sua carta per sensibilizzare il pubblico al rispetto per l’ambiente e per ammonirlo sui rischi di annichilimento e indifferenza, due dei più grandi mali che affliggono la nostra società.

In scaletta ci sono naturalmente quasi tutti i brani di “Atlantico” ma anche vecchie glorie come “In un giorno qualunque”, “Non passerai”, Dove si vola”, fusa in modo convincente con “Someone like you” di Adele e soprattutto una nuovissima vibrante versione di “Credimi ancora” arricchita da un mashup di “Amazing” di Kanye West e “Pastime Paradise” di Stevie Wonder; uno degli esperimenti meglio riusciti in termini di arrangiamenti per questo neonato tour. Irresistibili “Buona vita”, in mashup cubano con Chan Chan di Company Segundo. Il prezioso omaggio a Frida Kahlo con “La casa Azul” e le trascinanti percussioni di “Amalia” dalla imperiosa carica adrenalinica conferitale dal contributo di tutta la band al completo.

Completano la scaletta la trionfale “Guerriero”, un accenno de “L’essenziale” e la versione piano solo di “20 Sigarette” in cui Marco si siede per la prima volta al pianoforte e invita tutti a spegnere i cellulari per godersi fino in fondo ogni singolo istante di un momento da vivere con tutti i sensi all’erta.

Chiudono lo show la versione integrale de “L’essenziale” e l’incantevole “Hola”; il modo ideale con cui Marco Mengoni sceglie di congedarsi dal suo affezionatissimo pubblico dopo una prima tappa carica di emozioni, aspettative, ricordi, scoperte, riflessioni, intuizioni.

 Raffaella Sbrescia

Aspettando il forum è stato bello sognare insieme a Ermal Meta al Live Music live

Ermal Meta live @Live Music Club -ph Andrea Brusa

Ermal Meta live @Live Music Club -ph Andrea Brusa

La favola di Ermal Meta la conosciamo bene. L’epopea dell’autore di prestigio che diventa cantautore di successo nazionale è nota a tutti così unanimi sono i consensi che l’artista ha collezionato negli ultimi anni. Il prossimo 20 aprile Ermal festeggerà il compleanno con un super party al Mediolanum Forum di Milano ma nel frattempo le prove generali si sono tenute nel piccolo Live Music Club di Trezzo sull’Adda.

La cornice dello show durato poco di due ore era costuita dai fan più accaniti e più fedeli dell’artista che hanno sfidato una copiosa pioggia e le impervie strade di provincia per cantare dalla prima all’ultima parola di canzoni che profumano di vita, verità e autenticità.

Ermal Meta ha concentrato tutto il concerto sulla musica: niente scenografia, niente parole in più oltre a quelle dei suoi successi. In scaletta ha inserito praticamente tutti i singoli senza escludere le meno note perle degli esordi. Stranisce l’assenza di “Odio le favole”, sorprende ed emoziona la presenza dello Gnu Quartet per una parentesi acustica di importante caratura artistica.

Video – Amara Terra Mia

Incorpora video

La forza dei brani di Ermal Meta sta in una vestibilità traversale, sia in veste elettrica che più scarnificata. Il comune denominatore sta nella vocalità del cantautore che, in questa speciale occasione, non si è davvero risparmiato nemmeno per un attimo. Alla chitarra, al pianoforte, in vocal solo, Ermal Meta ha saltato, si è inginocchiato, si è sdraiato sul palco mostrandosi in fulgida forma. Dopo decine di live in lungo e largo per la penisola, ha trovato il tempo, la voglia e il modo di inventarsi un tour teatrale, di stravolgere il proprio repertorio, di collaborare con altri artisti, di continuare a scrivere come in preda ad un flusso creativo che non poteva aspettare per palesarsi. Sarà strano pensare che dopo la fatidica data del 20 aprile ci sarà presumibilmente una lunga pausa per un artista come lui, affamato di musica e di studio.

Video:

E’ stato bello sognare insieme, lo è stato ancora di più festeggiare in modo intimo, privato e speciale un percorso luminoso e soprattutto meritato. AD MAIORA, Ermal e grazie.

Raffaella Sbrescia

Luca Carboni: il suo Sputnik tour passa per Roma ed è un successo. La recensione e le foto del concerto

Luca Carboni live - Atlantico Roma ph JR

Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR

E’ atterrato in un coloratissimo scenario di effetti di luce e laser, ed in chiave techno pop, un rinnovato Luca Carboni all’Atlantico di Roma, gremito di gente, nonostante 800 metri più in là, al Palalottomatica, ci fosse il concerto attesissimo dei Thegiornalisti. Soldout di pubblico misto per il cantautore Bolognese, in carriera oramai da 35 anni, con un percorso di tutto rispetto, per la qualità dei testi, degli arrangiamenti, e per l’evoluzione artistica, rimasta sempre però fedele al suo stile: quello del pop d’autore impegnato ed intimista.

Sono passati davvero tanti anni da quando, come raccontava Lucio Dalla, da “Vito”, lo storico locale Bolognese, si presentò un ragazzo timido ed impacciato, e gli propose un brano. A Dalla piacque, e se ne fece mandare altri. E così, come ricorda Carboni nel ringraziare l’entusiasta pubblico Romano, nel 1983, arrivò da Bologna alla Prenestina, e mise per la prima volta piede nella Capitale, per firmare il suo primo contratto con l’RCA.

Sì, ne è passato di tempo, da quando l’idolo delle ragazzine, per i suoi testi romantici e poetici ha cominciato a calcare le scene del panorama musicale italiano. Determinato ed umile, e sempre molto “Bolognese”, il tempo non sembra averne scalfito la grinta.

Luca Carboni live - Atlantico Roma ph JR

Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR

Un Live di Carboni potrebbe durare sei ore, se volessimo includerci tutti i brani di qualità che ha inciso. Senza dimenticare il lavoro di Cover di qualche anno fa, che ha riproposto alcune delle più belle canzoni della musica d’autore italiana, con arrangiamenti tanto accattivanti, da convincere addirittura Claudio Lolli a rivedere i suoi “Zingari Felici”, esattamente come li ha visti Carboni. Infatti in quella versione Lolli amò proporli nei suoi ultimi concerti.

Atterra, dicevo, in un coloratissimo spazio scenico, dove le luci diventano protagoniste e creano paesaggi suggestivi attraverso uno sfondo realizzato con un maxischermo digitale, per i più significativi brani del repertorio “storico”, che si vanno ad alternare a quelli dell’ultimo lavoro, tra cui “Segni del tempo“, “Amore digitale“, “Il Tempo dell’amore“, “Figli dell’amore“. A seguire, in versione semiacustica, accompagnato dalle tastiere di Fulvio Ferrari Biguzzi e dalla chitarra di Vincenzo Pastano, “L’amore che cos’è”, e “Bologna non è una regola”. Forte e sentito il legame del cantautore con la sua città, senza diventare stucchevole o necessariamente vincolante. Però Bologna, quella Bologna che ai tempi tutti sognavamo di poter vivere, perché in qualche maniera territorio di una creatività musicale ed artistica “anarchica”, non manca mai. Non manca nella “maglia del Bologna sette giorni su sette” di “Silvia lo sai”, non manca in “Mare Mare” e nemmeno in “Luca lo stesso”.

Luca Carboni live - Atlantico Roma ph JR

Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR

Irrinunciabili “Farfallina”, “Inno Nazionale”, e, dopo il “Fisico Bestiale”, che infiamma il pubblico, oramai tutto riversato sottopalco, la Band rientra per un generoso bis ed un teatrale commiato dal pubblico Romano, che non lesina in affetto e calore verso questo artista forse alle volte sottovalutato, ma cui moltissimi dei nuovi volti del panorama musicale italiano, a partire da Calcutta, devono davvero tanto.

JR

Luca Carboni live - Atlantico Roma ph JR

Luca Carboni live – Atlantico Roma ph JR

Ólafur Arnalds live a Milano: profumi d’Islanda e tecnologia ibrida per una notte d’incanto

Ólafur Arlands

Ólafur Arnalds

Poesia ibrida quella del polistrumentista, compositore e produttore islandese Ólafur Arnalds che, nell’ambito della rassegna Freak and Chic si è esibito in concerto all’Auditorium Cariplo di Milano per l’unica data italiana dell’All Strings Attached tour. A poco più di trent’anni, Ólafur rappresenta già un punto di riferimento per chi ama o per chi studia la possibilità di unire il sacro al profano, il classico all’ultra moderno, la strumentazione analogica dal fascino senza tempo alla più variegata sperimentazione digitale. Piano e synth convivono creativamente nel mondo di questo giovane che, in maglietta bianca e calzini ha saputo creare un atmosfera unica, coadiuvato ad un ensemble di archi di tutto rispetto e da un batterista. In scaletta gran parte dei brani tratti dal suo ultimo lavoro “Re:member”senza lasciare da parte le pietre miliari che hanno scandita la sua rapida ascesa nell’olimpo della musica internazionale. Ólafur Arnalds è, infatti, uno dei più promettenti compositori di colonne sonore cinematografiche, e a giudicare da quanto ascoltato, non potrebbe essere altrimenti. Il connubio e le influenze che vibrano tra tastiere e pianoforte innesca un fortunato meccanismo di corto circuito particolarmente efficace. La musica di Ólafur è una metafora della vita stessa. Delay e riverbero declinano in mille modi i cardini e i valori principali su cui si fonda il percorso individuale di ciascuno. Tenebrosità e intimismo riempiono i tasselli romantici e vigorosi degli archi. Incantevoli i vorticosi assoli di violino, disseminati in un avvolgente e voluttuoso susseguirsi di stimoli sonori e visivi. Il valore aggiunto del concerto è, difatti, una particolare cura dedicata alla regia e alle luci che, a tutti gli effetti hanno completato lo spettacolo, aggiungendo significato e suggestione ai brani propositi in scaletta. Litanie ossessive e vertiginosi voli pindarici in un concerto funzionale, variegato, travolgente ma troppo pesante ma soprattutto mai banale. Ólafur Arnalds apre le porte del suo mondo in modo molto graduale e, sebbene sia privo di sovrastrutture, lascia percepire particolare attenzione ai dettagli. L’obiettivo è fare la differenza, incantare il pubblico, sempre rispettoso e in rigoroso silenzio. L’impressione è quella di trovarsi in una dimensione sospesa, quasi ovattata, del tutto estranea alla celebrazione del superfluo che scandisce la quotidianità nel suo complesso. Slow living, slow music, slow emotions. Full life.

Raffaella Sbrescia

Diego De Silva & Il Trio Malinconico: piacere sine die all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

Cos’è la malinconia? La malinconia non è tristezza. Non è nemmeno rimpianto, e nemmeno propriamente depressione. La malinconia è una tristezza poetica, che sa di rimpianto, però un rimpianto attualizzato al presente. Quello che avrebbe potuto essere e non è stato, ma oramai vissuto attraverso la rassegnazione di ciò che è stato.
Malinconico il nome del Trio, e Malinconico il cognome del solo personaggio seriale dei romanzi di Diego de Silva: un avvocato non propriamente “inserito”, non propriamente “rampante”, un po’ sfigato, anche, e un poco fuori contesto. Un avvocato d’insuccesso, ama definirlo il suo creatore, un uomo a metà, sospeso, esattamente come la malinconia. Per metà disoccupato, per metà divorziato, come quel sentimento a metà che ti prende nel momento in cui pensi a quello che avrebbe potuto essere o non essere, ma non è stato oppure è stato. Lì in quell’attimo, e poi via.
Il racconto di Diego De Silva comincia con un diario. Il Diario di un uomo di “un tempo”, sposato con una moglie di “un tempo”, avvolto in un menage di “un tempo”. Un uomo per anni amato, servito, riverito da una donna che probabilmente ha amato, ma poi, nel rapporto coniugale ha indossato la veste della moglie confezionata ad arte. La compagna che accudisce, che riverisce, che serve, che aiuta……e che un giorno sparisce. Una donna tradita, consapevole di esserlo, eppure lì, ferma in quella dimensione di menage che dà tutto per scontato, anche il tradimento. Perché quella è la dimensione in cui il suo compagno la inquadra. Piagnone, fedifrago, spergiuro e opportunista, dopo averla impacchettata nel ruolo di badante rassegnata, si meraviglia, un giorno, di arrivare a casa e non trovarla più.
Un Alberto Sordi alla maniera vintage, ma che, a guardare bene, non si discosta poi troppo da tanti attuali “compagni di vita” semplicemente rinnovati nel look ma non nello spirito.

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

E così ha inizio lo show del trio Malinconico, percorrendo le storie scritte e lette dall’autore, nel rispetto della punteggiatura, attraverso sottolineature musicali essenziali e pulite al punto tale da rasentare il virtuosismo, senza ostentazione.
Accompagnato dal contrabbasso di Aldo Vigorito, e dal sax di Stefano Giuliano, due musicisti “invecchiati con il loro strumento”, fino a padroneggiarlo in funzione delle loro esigenze fisiche e anagrafiche, De Silva intreccia una serie di racconti che si integrano perfettamente con la struttura dei tempi musicali. Sì, perché gli scrittori, ogni scrittore, ha una sua musicalità, che è data dalla composizione del testo. I lunghi fraseggi di Javier Marias, che si avvicinano al “senso” a cerchi concentrici, o la musicalità tutta particolare di Philip Roth, individuabile tra mille.
I racconti hanno tutti una vena ironica, ma allo stesso tempo rimangono sospesi in quella tensione malinconica, che non è tristezza, ma è un qualcosa che ti piglia in gola.
L’incontro con il vecchio professore di lettere, oggi tassista, la divertente analisi sui testi delle canzoni sentimentali e sul loro ruolo nella educazione, o, a ben vedere, la diseducazione sentimentale (alla faccia dei tanto vilipesi Backmasking, spesso tirati per i capelli, del Rock), il cliché dell’amico collega che corteggia e finisce per “guzzarti” la moglie, ma non in maniera cafona, no…..la lusinga e la fa innamorare, perché quello cerca, la conquista attraverso la lusinga, non il rapporto extraconiugale, e lo fa seguendo una tattica ben precisa, tutta riversata nei di lei pensieri, per concludere con un classico, e con la sua definizione.
Un Classico è qualcosa senza tempo senza spazio senza timore di concorrenza. Un classico semplicemente è. E sarà sine die. E il classico è l’amore che finisce, due persone che si lasciano, ma che non si lasciano mai di comune accordo, anche se lo sostengono. Ce n’è sempre uno che soffre, che resterà convinto delle sue intenzioni, che rivendicherà il diritto ad esprimersi, che gli è stato negato.

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

Diego De Silva & Il Trio Malinconico @ Auditorium Parco della Musica di Roma

In fondo è l’altro che ha lasciato, o l’altra, non certamente lui, che non se ne convince.
E continua nel tempo a considerare l’oggetto del desiderio come presente, attuale, imprescindibile.
Every Breath You Take
Every move you make
Every bond you break
Every step you take
I’ll be watching you.

E’ così che l’ultima canzone dei Police, oggi, suonerebbe come un attentato alla privacy, un’azione di stalking. Mentre è e resterà per sempre una meravigliosa canzone d’amore.

Musica (composizioni originali di Vigorito e Giuliano, ad eccezione di Every Break You Take) e parole in “accordo” , per uno spettacolo elegantemente divertente, intenso, assolutamente da non perdere.

JR

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