Teatro degli Orrori: l’intervista a Giulio Ragno Favero e le foto del concerto di Napoli

Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone

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Lo scorso 2 ottobre è uscito l’ultimo omonimo album de “Il  Teatro degli Orrori”  (La Tempesta Dischi / Artist First). Un disco che fin da subito ha fatto parlare molto di sé e che è stato definito dalla stessa band come un lavoro nato per essere suonato dal vivo. Un album irrorato di ironia e sarcasmo ma anche di rabbia viscerale e struggente disincanto per una miscela rock che mira al cuore delle persone e scardina i luoghi comuni. Un lavoro che si scontra con una società dedita al piacere, disinteressata e indifferente nei riguardi del proprio stesso futuro. Dodici canzoni che affrontano, criticano e demoliscono i modelli sociali imposti dai media e dei loro disvalori. Il tutto con una nuova line up che vede ora la presenza di Kole Laca alle tastiere e Marcello Batelli alla chitarra elettrica, insieme a Francesco Valente: batteria e percussioni Giulio Ragno Favero: basso elettrico, Gionata Mirai: chitarra elettrica, Pierpaolo Capovilla: voce. Registrato e mixato presso il Lignum Studio dallo stesso Giulio Ragno Favero, e masterizzato da Giovanni Versari, presso La Maestà, “Il Teatro degli Orrori”, ci accompagna per mano nell’incubo sociale in cui versano i nostri tempi.

Ecco cosa ci ha raccontato Giulio Ragno Favero.

Intervista

Partiamo dalla realizzazione dei suoni di quest’album…

Il disco è stato registrato in uno studio vicino casa mia in un contesto un po’ più casalingo. Abbiamo optato per questa soluzione perché era quella che ci mancava. Siamo contenti del risultato raggiunto, questo è l’album che suona meglio di tutti. Il gruppo è molto più a fuoco, sia dal punto di vista sonoro sia per quanto riguarda le scelte compositive. In questo disco ci avvaliamo della collaborazione di Kole Laca e Marcello Batelli. Quando abbiamo concluso il nostro ultimo tour, abbiamo deciso di fare una prova per vedere che succedeva in sei e, in tre giorni, abbiamo scritto tre pezzi di cui “Benzodiazepina” e “Una donna” sono finiti nel disco esattamente così come erano venuti fuori durante le prove. Diciamo che quando accadono queste cose tra artisti c’è un matrimonio vero. Ognuno si è concentrato sul proprio strumento e credo che dal risultato finale si evinca una compattezza maggiore. Non c’è niente fuori posto, almeno secondo noi.

La scrittura del disco è stata pensata per il live?

Mi piace dire che il disco è iniziato in studio ma finirà sul palco.  Ognuno ha pensato alla propria parte per trasmettere meglio la nostra entità sonora dal vivo. Il disco è anche molto incazzato, più diretto. Per quanto riguarda il linguaggio, ho invitato Paolo a fare un passo in più verso la gente e a cambiare un po’ la sua poetica per una scrittura meno letteraria ma capace di parlare al cuore delle persone.

Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone

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Queste canzoni sono davvero 12 pugni in faccia?

Alcuni sono dei buffetti, di sicuro c’è qualche sberla. Non abbiamo voglia di mandarle a dire, non l’abbiamo mai fatto, non ci appartiene. L’incazzatura che passa attraverso le nostre parole è quello che ci sentiamo di essere in questo periodo. Ci fa schifo il mondo in cui viviamo così come ci schifa l’immobilismo delle persone che si fermano a guardare impotenti. Il problema è che quando alzi la voce sei subito fuori luogo. Questa è  una critica che ci hanno mosso in tanti, anche amici e persone che lavorano nel settore. Credo che forse la società della poltrona e dell’agire poco si sia sentita infastidita. A noi, in ogni caso, è sempre piaciuto dare fastidio, abbiamo sempre infilato il dito nella spina fin dal primo disco. Certo, costringiamo il pubblico ad un tipo di ascolto particolare ma a noi questo disco non sembra così esagerato.

“Cazzotti e suppliche” affronta un discorso esistenziale ma è anche un brano fortemente politico…

Qui parliamo dell’ esser stanchi di farsi portar via delle cose e della rinuncia a se stessi. Il brano è un grido di disperazione indotta. Il fatto di dover sopportare continuamente una vita che ti spinge ad essere un prodotto, e non più una persona, il tutto per arrivare a fine mese, va sottolineato aldilà della possibile retorica. Il sistema capitalistico non porterà ad una crescita reale, si tratta semplicemente dello sviluppo legato ai consumi e non della civiltà. Siamo parte di una catena di montaggio in cui siamo semplicemente un ingranaggio.

Molti hanno criticato anche “Lavorare stanca”. Perché?

Forse perchè con tutta la disoccupazione che c’è hanno pensato che non fosse giusto mettersi a parlare del fatto che il lavoro distrugge la vita all’uomo. Noi parliamo di un sacco di gente che si fa un culo così per niente, che passa la vita a spaccarsi la schiena avendo soddisfazioni futili come può esserlo una vacanza di 15 giorni. Molti meccanismi possono essere modificati; in sostanza vale sempre il motto: lavorare meno, lavorare tutti.

“Slint” tratta di un tema importante come quello del TSO.

Mi piace pensare al corto circuito che crea questa canzone. Gli Slint me li ha fatti scoprire una persona che di TSO ne ha subiti 7 o 8. Quando ho letto il testo mi ha colpito un sacco . Non siamo delle macchine, legandoci ad un letto non si risolvono i problemi, questa tecnica è barbara, non ha niente a che vedere con la cura, è semplicemente una forma di tortura. Nel momento in cui ci si mette a limitare la libertà di un essere umano, per quanto in una condizione di crisi, si fa una cosa inconcepibile.

Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone

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Warner Chapell Music è il vostro nuovo editore?

Per i dischi precedenti era Universal, ora è Warner. Il loro ruolo è quello di recuperare la parte editoriale del diritto d’autore. C’è un impegno comune nel cercare di far finire un pezzo in un film, ad esempio. A noi fa comodo perchè essendo un gruppo piccolo non facciamo grossi numeri e non abbiamo tanti passaggi mediatici. Questi soldi, che in ogni caso non sono tantissimi, ci servono per fare un disco, per preparare il tour etc. Ci  interessa il fatto che una major s’interessi a gruppi come noi. Sono contenti di lavorare con noi per quello che siamo, non per quello che potremmo essere e che non diventeremo comunque mai.

Nell’introdurre un workshop che terrai a novembre hai detto che spiegherai l’importanza di avere coscienza di sé come musicisti ed interpreti in uno studio di registrazione. In che senso?

Mi è stato chiesto di tenere un workshop e ho pensato che, nonostanteio sia un autodidatta, so che quello che serve è capire come si fa ad inserire la propria essenza artistica in un disco. In linea di massima c’è poca attenzione alla cura del proprio suono, alle proprie composizioni, a quello che si sente.  Ad un gruppo va sostanzialmente insegnato a capire chi è, non a fare il disco del secolo. Questo percorso va fatto nel modo giusto e per farlo bisogna imparare a camminare sulle proprie gambe.  Si tratta di  un viaggio nuovo per me, vediamo che succede.

Teatro degli Orrori live @ Casa della Musica ph L. Maffettone

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Cosa ne pensi di  Stromae?

Sono innamorato di questo artista. Quando ho sentito “Formidable” sono rimasto veramente molto colpito dalla sua dialettica, dal modo in cui canta e da quello che canta. I suoi testi parlano al cuore delle persone con una facilità che in Italia al momento non esiste. Per contenuti importanti dobbiamo nominare Gaber, Conte, De Andrè, Ciampi. Stromae in una mossa sola ha messo insieme tre fattori: contenuti, musica (radici africane a favore del beat e della ritmica mantenendo intatte le armonie europee) e poi ha messo i suoni che piacciono ai ragazzini; il tutto condito da una maestria vocale con pochi eguali. Uno che riesce a fare i numeri che fa parlando del cancro in una canzone per me passerà alla storia. Il cantautore del 2015 deve fare esattamente questo: deve parlare al popolo di cose importanti usando le parole della gente con una musica attuale.

 Raffaella Sbrescia

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La tracklist de “Il teatro degli orrori”: 

“Disinteressati e indifferenti”, “La paura”, “Lavorare stanca”, “Bellissima”, “Il lungo sonno (lettera aperta al Partito Democratico)”, “Una donna”, “Benzodiazepina”, “Genova”, “Cazzotti e suppliche”, “Slint”, “Sentimenti inconfessabili” e “Una giornata al sole”.

Video: Lavorare stanca

Photogallery a cura di: L. Maffettone. Gli scatti risalgono al concerto de Il Teatro degli Orrori tenutosi lo  scorso 30 ottobre presso La Casa della Musica -Federico I di Napoli

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