Peppe Barra live all’ Auditorium Parco della Musica. Maestro, pe’ cient’ann

E’ un’epoca di incertezze, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, di certezze che non vorremmo avere. Forse anche l’età, non vorremmo avere, ma c’è. È “Un’età certa”. Per chi è giovane assai e vive un momento storico decisamente poco rassicurante, e per chi giovane lo è stato e ricorda con nostalgia ma anche con molto affetto periodi che erano migliori di questo.
Si, è verissimo che il tempo trasforma i ricordi, spesso in positivo, e che la nostalgia è la caratteristica dell’età matura. E’ vero che il brutto spesso viene rimosso e resta solo il bello, come pure è vero che tanto significa il tipo di vita che si è condotta. E quando la vita è quella del Maestro Peppe Barra, beh, quella nostalgia, che ci coinvolge tutti, si trasforma in racconto, e il racconto in fiaba.

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica - Roma - ph Roberta Gioberti

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica – Roma – ph Roberta Gioberti

E così, come una figurina fiabesca il Maestro si palesa all’applauso dell’affollata Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone di Roma, e intona quello che oramai possiamo considerare un inno, ma non solo. In questi tempi bui, Jesce Sole assume connotati apotropaici, una preghiera, una supplica alla luce, al calore, che arrivino a spazzare il gelo che collassa i cuori.
E’ un ingresso gentile, accompagnato dai musicisti che oramai fanno parte integrante dei progetti del Maestro Barra, musicisti di prim’ordine come Paolo del Vecchio, incantevole chitarrista e esperto di strumenti a corde, Ivan Lacagnina, un percussionista dall’aspetto delicato, in netta contrapposizione con la forza esplosiva con cui sa sottolineare sempre al giusto momento il commento musicale ai versi di Barra, il bassista potente, la dorsale imponente e imprescindibile del gruppo, Sasà Pelosi, il giovane Francesco de Cristofaro ai fiati, che ha preso il posto di Alessandro De Carolis, e al pianoforte e alla fisarmonica l’eclettico, fantasioso e espressivo Luca Urciuolo.
Un gruppo oramai collaudato da decenni, che non necessita quasi di sound check, tanta è la dimestichezza che ha col repertorio e l’affiatamento con il Maestro.
La scaletta alterna brani che possiamo definire “must” ad altri che sono stati introdotti per l’occasione, andando a sostituire note sublimi come quelle di “Picceré” e di “Vasame”, escluse un po’ a sorpresa da un repertorio che comunque si dipana su più di due ore di concerto. Che il Maestro Barra sia animale da palcoscenico, è noto: è lì che trova la sua migliore espressione, i suoi sorrisi più accattivanti, la mimica facciale unica, la grinta vocale che non le è da meno: in una parola, “Barra”.

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica - Roma - ph Roberta Gioberti

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica – Roma – ph Roberta Gioberti

Un nome che non ha saziato con lo spettacolo di dicembre 2024 i desideri del pubblico romano, e per questo ha dovuto mettere in cartellone una seconda data capitolina.
Barra non si limita a cantare, o a raccontare, o a recitare: Barra immediatamente, già solo con la sua presenza, si insinua nei cuori della gente, del pubblico che diventa quel canto, quei racconti, quella recita. Lo diventa addirittura quando scherza con l’assistente di palco per un microfono difettoso. Anche di un inconveniente tecnico riesce a fare poesia e teatro.
Pochi artisti al mondo hanno questa spontaneità empatica, non ci deve pensare, il Maestro, gli viene naturale, è un talento assoluto.
Certo, è il figlio di Concetta, nel teatro ci è cresciuto, l’ha succhiato col latte materno, ma questo è accaduto a molti. Peppe Barra ha qualcosa in più, un qualcosa di magnetico e innato.
A testimonianza di ciò, un piccolo inciso di chi scrive, che a dodici anni vide a teatro la Gatta Cenerentola, nella versione in cui lui era tra i protagonisti, e ricorda una sorellina di soli sei anni che ogni volta che Barra appariva in scena rimaneva incantata. Come se fosse stato un pifferaio magico.
Ha il profumo della sua terra di origine, il Maestro Barra, il brio della spuma delle onde, i sorrisi della luce del mattino: commuove. Commuove mentre si ride, si ride tanto ma non in maniera grassa o amara. Si ride alla maniera di Barra, con poesia.
Brani di Leonardo Vinci, Ferdinando Russo, Pino Daniele, Giorgio Gaber, Enzo Gragnaniello, e alcuni tratti dal suo ultimo lavoro, Cipria e Caffè cui, ci fa piacere ricordarlo, ha preso parte anche Gnut, cantautore partenopeo dall’animo garbato e poetico.
“‘O Vasillo”, “La Procidana”, accompagnata dal ricordo di Concetta, che negli spettacoli del Maestro non manca mai, “Si tenesse 20 anni”, scritta con il già citato Claudio Domestico, in arte Gnut, una delle figure più significative del panorama musicale partenopeo che si sta imponendo a livello nazionale, “Papaveri e Papere”, “Cipria e Caffè”, l’omaggio a Gaber con “Lo Shampoo” (un poco modificata, ma poco…”ca chill po’ s’inquieta”), una dolcissima aria di Pino Daniele, “Cammina Cammina”, e poi storie. Storie di vita vissuta, storie di teatro, racconti di una Napoli tratteggiata con i pastelli a colori di un bambino che la disegna con parole sue, per finire con una Tammurriata Nera potente, catartica e beneaugurale.

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica - Roma - ph Roberta Gioberti

Peppe Barra @ Auditorium Parco della Musica – Roma – ph Roberta Gioberti

Nella versione ad alto contenuto di pathos, la dedica è a tutte le donne che subiscono violenza, ma non possiamo prescindere dal valore scacciaguai della tammurriata, che è da sempre un rito propiziatorio.
E in tempi in cui i guai sembrano venirci a cercare, beh, quale conclusione migliore per un concerto di un ottuagenario ancora così pieno di energia, di parole e note che altro non chiedono che di essere raccolte.
Standing ovation più che meritata, all’Artista, e all’Uomo che in sessant’anni di carriera non ci ha mai delusi.
Maestro, pe’ cient’ann…

Roberta Gioberti

La Cantata dei Pastori alla Sala Umberto di Roma: un momento di alta teatralità che rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.

Era il 1977, e in casa entrava il primo TV a colori: uno scatolo gigantesco con tubo catodico che, quel Natale, catalizzò l’attenzione più del presepe. E proprio quel Natale la Rai trasmise la rappresentazione del più bel presepe vivente che avessi mai visto, e tale è rimasto nel tempo.
La Cantata dei Pastori, i colori meravigliosi, le risate senza capire nemmeno bene cosa si dicessero Sarchiapone e Razzullo: bastava la gestualità a incantare una ragazzina di una decina di anni. E poi le voci, questo passare da momenti di raffinata comicità ad altri di alto lirismo, erano un qualcosa che, sospeso nel fiabesco, aveva un effetto ipnotico.
Da allora, ogni volta che ho potuto, ho ripetuto il magico rituale, regalandomi un classico che dal 1698 racchiude in sé tutta l’essenza del Natale, nel suo aspetto sacro e profano, proprio come rappresentato nell’arte presepiale più famosa del mondo.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

La messa in scena del 1977 venne curata dal Maestro De Simone, e rappresentò in qualche modo uno stravolgimento rivoluzionario dell’opera, una riscrittura integrale. Interpreti i membri della Nuova Compagnia di Canto popolare, tra i quali spiccava un esilarante e irresistibile Peppe Barra. E fu proprio a Peppe Barra, immenso e granitico esponente della tradizione musicale partenopea che il Maestro De Simone cedette il testimone della regia dell’opera, che giunge ai nostri giorni con tutta la sua carica di effetto scenico, musicale e interpretativo.
La storia, liberamente ispirata all’Opera Pastorale Sacra di Andrea Perrucci racconta dell’attesa e la nascita di Ninno, Gesù, attraverso le rocambolesche peripezie dello scrivano Razzullo, ruolo di Peppe Barra per destinazione, e di Sarchiapone, un comico e un poco grottesco personaggio napoletano, convinto di avere grandi doti di avvenenza e fascino. Il ruolo in cui Concetta Barra fu indimenticabile, nella versione messa in scena in questi giorni alla Sala Umberto di Roma, è magistralmente ricoperto da Lalla Esposito, leggera, divertente, mai esagerata. Uno dei migliori Sarchiapone nella storia della Cantata.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

Gli arrangiamenti sono affidati al Maestro Giorgio Mellone, storico membro del gruppo che da anni accompagna Peppe Barra nelle sue tournée, e vantano il pregio di essere stati molto sfoltiti e modernizzati, donando all’opera una freschezza e un’attualità necessarie, considerata la longevità della rappresentazione, che attraversa le epoche storiche adeguandovisi, ma senza per questo perdere nulla delle proprie caratteristiche satiriche e auliche. Un’impresa non facile, sicuramente, ma anche molto ben riuscita, come sono stati a significare i frequenti applausi a scena aperta, la partecipazione del pubblico, la sala affollatissima.
Seguire testualmente la Cantata non è facile, nemmeno per un Partenopeo. Tuttavia sicuramente il valore aggiunto dato dal lavoro di Peppe Barra, tanto alla regia quanto sul palco fa sì che resti un’opera accessibile a tutti, incantevole nelle scenografie e nei costumi, commovente e divertente: una vera epifania, una gioia per il cuore, un momento di alta teatralità che, giustamente, rivendica il proprio riconoscimento come patrimonio dell’umanità.
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

E nell’augurare che tale riconoscimento arrivi, possiamo dire che non è Natale senza la Cantata: un Natale che scende tra noi, in qualche modo ci rappresenta con molta fedeltà, e, lontano da logiche coercitive, ci restituisce tutto il suo spirito di festa a metà tra il religioso e il laico, come prendere parte a uno di quei presepi magnifici, in cui tutti, protagonisti di una eterna lotta tra il bene e il male, sperano in un mondo migliore.
Roberta Gioberti
La Cantata dei Pastori

La Cantata dei Pastori

L’universo culturale di Peppe Barra sul palco del Teatro Totò di Napoli con “Ci vediamo poco fa”

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Napoli ha ancora voglia di lasciarsi cullare dalla poesia, crescere respirando il profumo della cultura, prosperare lungo le strade della libertà artistica. Lo sa bene Peppe Barra, un artista che conosce a fondo pregi e difetti di una città così peculiare. Con il suo concerto- recital intitolato “Ci vediamo poco fa”, in scena al Teatro Toto’ di Napoli, l’artista ha cantato  e giocato con il pubblico attirandolo nel “suo mondo artistico fatto di follia, poesia, malinconia, ironia graffiante, estro e divertimento, per farci scoprire le canzoni degli autori che più ha amato”. Con un repertorio  incentrato sia su canzoni classiche  che moderne, Barra ha alternato monologhi, parodie e canzoni fino al gran finale di voce e pianoforte. Comico, grottesco, divertente, malinconico, dirompente e vivace, l’artista si mostra senza filtri,  contamina suoni e stili e lo fà, con tutta la sua energia travolgente, accompagnato da Paolo Del Vecchio alle chitarre, Ivan Lacagnina alle percussioni, Sasà Pelosi al basso acustico, Luca Urciuolo alla tastiera e alla fisarmonica, Giorgio Mellone al violoncello e Alessandro De Carolis al flauto.

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

A tracciare le linee guida dello show, una serie di omaggi ad alcuni degli autori più amati da Barra. Tra tutti segnaliamo: Enzo Gragnaniello, Bob Marley, Renato Carosone, Raffaele Viviani, Pino Daniele, Giambattista Basile, Giorgio Gaber, Salvatore Di Giacomo. Per chiudere il suo viaggio culturale, Barra sceglie un brano particolarmente intenso e significativo “Tammurriata nera” di E. A. Mario e NicolardI: un grido di dolore, angoscia e rabbia che,  accostato al duplice omaggio a sua madre Concetta e ad Eduardo De Filippo con “Uocchie c’arraggiunate” di Fieni, sancisce la degna conclusione di un percorso musicale difficile ma di grande bellezza.

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra -  Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone

Peppe Barra – Ci vediamo poco fa Ph Luigi Maffettone