“E’ tutto da vedere”: l’arrivo di una nuova vita in scena con Martino Corti e Vanessa Korn

Martino Corti e Vanessa Korn in scena per "E' tutto da vedere"

Martino Corti e Vanessa Korn in scena per “E’ tutto da vedere”

“E’ tutto da vedere”, da vivere, da condividere. Il nuovo spettacolo (di e con Martino Corti e Vanessa Korn), produzione “Cimice” (www.cimicerecords.it), in scena allo Spazio Avirex Tertulliano di Milano fino al 29 ottobre, è una sorprendente montagna russa di emozioni. Buio. Silenzio. Sguardi persi nel vuoto ed ecco la svolta: Martino e Vanessa scoprono di aspettare un bambino e via alle inquietudini, ai turbamenti, le paure, l’ansia, la gioia, l’incertezza, lo stupore, l’incredulità. Martino racconta la trasformazione da figlio in padre mettendo in scena tutto l’amore possibile, Vanessa incarna le vesti di una donna tanto fragile quanto matura per far fronte al cambiamento più importante della vita. Al centro di tutto c’è Mirtilla, la bambina di Martino che ha innescato la scintilla giusta per accendere il motore creativo di un viaggio delicato, ironico, commovente. A scandire i momenti salienti dello spettacolo, il sapiente contributo alle chitarre di Luca Nobis e le canzoni che Martino Corti ha scritto per tracciare un filo conduttore adiacente e parallelo al discorso portato avanti con i suoi monologhi. Tra tutte, in particolare, spicca il nuovo singolo “Dal tuo papà”, una lettera d’amore dedicata a tutti i figli di tutti i padri che provano a farsi coraggio in una società che non riconosce più i punti di riferimento a cui eravamo abituati.

Gli aspetti vincenti di questo spettacolo sono la spontaneità, la genuinità, la verità di quello che viene raccontato in scena. Viene facile immedesimarsi nei panni dei protagonisti da parte di chi si ritrova a mettersi spesso in discussione. Ci vuole forza, coraggio, incoscienza, speranza per mettere da parte le travolgenti prime volte e dare spazio a fasi della vita meno avventurose ma altrettanto provanti.

Mettere al mondo una nuova vita, vuol dire donarla al mondo, vuole esporla a mille rischi e altrettante possibilità, è un atto d’amore ma è anche un atto di puro coraggio. Questo spettacolo è un bel momento di teatro italiano, ci insegna a fare i conti con le nostre debolezze ma anche con i nostri pregi, tratteggia la natura umana e cosa, più importante, incastra alcuni importati tasselli in grado di ripristinare un ponte generazionale sempre più necessario per affrontare il domani a cuore caldo.

Raffaella Sbrescia

Sede dello spettacolo: Spazio Avirex Tertulliano Via Tertulliano, 68 20137 – Milano www.spazioavirextertulliano.it

Info e prenotazioni: Tel. 02 49472369 Cell. 320 6874363 dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle 19.00 Sabato: dalle ore 16.00 alle 19.00 Domenica: dalle ore 11.00 alle 16.00

Ritiro dei biglietti: a partire da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo. È sempre possibile prenotare via mail all’indirizzo: biglietteria@spazioavirextertulliano.it

Date spettacolo: 19-20-21-22-26-27-28-29 ottobre 2017

Inizio spettacolo: Da giovedì a sabato ore 21.00 Domenica ore 16.30 Domenica 29 ottobre doppia replica 16.30/20.30 Ingresso: € 16,00

“C’è da morire dal vivere”: Martino Corti presenta il terzo capitolo dei monologhi pop. L’intervista

Martino Corti

Martino Corti

Attore, cantautore, intrattenitore, osservatore sociale. Martino Corti è un artista figlio del nostro tempo, capace di instaurare un rapporto rivelatore con lo spettatore. Con il nuovo spettacolo, in scena fino all’11 ottobre 2015, intitolato “C’è da morire dal vivere”, terzo capitolo della saga dei Monologhi Pop, che racconta con ironia il viaggio alla ricerca della serenità, Corti apre la nuova stagione teatrale dello Spazio Tertulliano di Milano fra canzoni e monologhi. L’intento dell’artista è quello di mostrarci aspetti di noi stessi e della vita quotidiana che, se in primo momento possono sembrarci irrilevanti, in realtà condizionano il corso della nostra esistenza in maniera sostanziale. I Monologhi Pop di Martino Corti sono, quindi, mutui scambi di materiale emotivo da condividere. Suddiviso per capitoli, “C’è da morire dal vivere” trova nelle canzoni tratte dai primi due dischi-spettacolo di Monologhi pop un ulteriore completezza, sia per la qualità dei testi che per le tematiche affrontate. Con questo format innovativo, leggero ma mai banale, Martino Corti rappresenta, infine, la tangibile testimonianza che si può ancora parlare del genere umano senza essere scontati.

L’intervista

In “C’è da morire dal vivere” hai il sorriso sulle labbra ma tocchi tematiche che vanno oltre la superficie.
Questo è esattamente l’intento dello spettacolo. Il filo conduttore è l’ironia attraverso la quale cerco di far passare dei messaggi un po’ più profondi. La bellezza dei Monologhi Pop sta nel fatto che ognuno può viverli a vari livelli: c’è lo spettatore che ride e basta, quello che ha voglia di pensare e di mettersi in gioco e poi ci sono coloro che a fine spettacolo vengono a ringraziarti con gli occhi lucidi.

“Un irrequieto non potrà mai essere sereno”?
Sì, la penso così. Certo, ci sono un po’ di trucchetti per essere un po’ meno irrequieti e sono proprio quelli che  provo ad utilizzare io stesso ogni giorno nel mio privato.

La tua è una sensibilità da osservatore sociale ?
In effetti la frase che di solito utilizzo per far capire cosa sono i Monologhi Pop è quella di Charles Bukowski che dice: “La gente è il più grande spettacolo del mondo e non si paga il biglietto”.

Martino Corti

Martino Corti

Attraverso l’arte del sapersi lamentare, trovi comunque un lato positivo nelle cose…
Cerco di individuare e di alimentare la positività anche se vado anche se sono io stesso un habitueè del “Mondo di merda hour”, così come fan tutti. Il concetto è cinicamente amaro ma assolutamente veritiero.

Che evoluzione c’è stata tra i tuoi primi due spettacoli e quello in corso?
Ne “Le cose non contano nulla” non c’era l’elettronica, abbiamo registrato tutto in studio e poi abbiamo fatto un tour io e Luca Nobis con due chitarre. La grande novità di “C’era una svolta” è stata l’entrata dell’elettronica con il dj producer Kustrell. Per “C’è da morire dal vivere” l’idea iniziale era quella di unire i due spettacoli precedenti con gli sketch più popolari poi, quando mi sono messo a scrivere, è venuta fuori una storia completamente nuova per cui lo spettacolo è nuovo con dei riferimenti ai lavori precedenti. Le canzoni invece sono 4 del primo disco e 5 del secondo.

La telepromozione del disco è un’idea a dir poco brillante.
Si tratta dell’evoluzione dell’iniziativa che ho denominato “disco versatile”. Io e Camilla (Salerno ndr) abbiamo mille idee alternative e qualcuna, di tanto in tanto, la mettiamo in pratica.

“True as we were born” è il brano più intimo dello spettacolo.
Il video che passiamo sullo schermo è quello ufficiale della canzone. In ogni disco mettiamo un pezzo in inglese così tra 10 anni avremo anche un album internazionale (ride ndr). Quella dell’inglese è un po’ un’arma a doppio taglio perché tendenzialmente cerco di scrivere in italiano anche se sono consapevole del fatto che l’inglese suona decisamente meglio.

Martino Corti

Martino Corti

Quale dei capitoli che proponi in questo spettacolo senti più tuo?
Li reputo tutti importanti perché sono il frutto di una selezione accurata, forse quello che sento di più è il capitolo dedicato all’interazione tra adulti e bambini perché sono diventato papà da sei mesi. Provo ad immaginare come potrebbe essere entrare nel mondo dei bambini e viceversa.

Hai fatto tuo il motto jovanottiano “Viva tutto”. Perché?
Quando ho letto il libro di Jovanotti e Franco Bolelli ho cambiato il mio approccio alla quotidianità. In queste due parole è racchiuso tutto il mio messaggio artistico, un mantra che mi piace e che ho fatto mio in maniera totalizzante.

Bella la storia della squadra dei Vigili del Fuoco di La Spezia…
Sì, una storia veramente speciale di cui raccontiamo i dettagli nel video ufficiale, che mostriamo durante lo spettacolo, con tutte le persone coinvolte nella vicenda. Si tratta di una storia vera, che ha avuto un riconoscimento ufficiale solo nel 2002 e ho voluto raccontarla perché, quando l’ho scoperta, mi sembrava assurdo che non la conoscesse nessuno. Una storia di calcio, di vita e di amore con dei valori che oggi è sempre più difficile ritrovare. Tutti i protagonisti sono morti, molti senza nemmeno aver visto il riconoscimento ufficiale. Nel testo della canzone immagino un nonno che racconta questa impresa ai propri nipoti.

“Ogni passo che va verso il controllo, è un passo in direzione opposta alla serenità”?
Anche questa considerazione è molto teorica. Nel mio quotidiano cerco di avere tutto sotto controllo ma ho constatato che più lasci campo libero al corso naturale delle cose, più ti avvicini alla serenità.

“Siamo tutti gocce che scavano la roccia, consapevoli di essere una parte di pioggia”?
Questa è una delle mie canzoni più importanti perché contiene  una serie di input che potrebbero contribuire al benessere generale.

Rifuggi l’etichetta classica di di teatro-canzone?
Abbiamo cercato un nome che potesse racchiudere il mio mondo artistico, che fosse attuale e soprattutto rispettoso dell’intoccabile teatro-canzone. E poi, diciamoci la verità, se lo avessimo definito teatro-canzone i Gaber-integralisti ci avrebbero odiato e additato come pazzi, i ragazzi liquidato pensando “che palle il teatro” e gli addetti ai lavori scritto “Ecco, un altro che porta in giro Gaber”.

Dopo tutti questi piccoli grandi passi artistici, che aspettative hai e che consapevolezze hai acquisito?
La consapevolezza più grande è che fin quando avrò energia da condividere con il pubblico, ogni giorno rappresenterà la tappa di un percorso splendido. Questo è il motivo per cui io e Camilla siamo ripartiti con “Cimice”, l’etichetta fondata da lei e di cui io sono diventato socio tre anni fa quando sono nati i Monologhi Pop. Questo viaggio va avanti un passo alla volta e l’arma più grande che abbiamo è il passaparola. Rimango un po’ perplesso quando vedo che abbiamo uno spettacolo in programmazione per 10 giorni ma le persone si svegliano solo alla fine senza riuscire a trovare posto, così come è avvenuto lo scorso anno. Mi dispiace perché mi sembra un’occasione persa per tanti. In un contesto che offre poco spazio per emergere, tenderemo sempre più verso strade alternative. Probabilmente dopo questi 10 giorni al Teatro Tertulliano di Milano ci butteremo a capofitto in un percorso alternativo, che è, tra l’altro, quello che ci dà più energia e che piace di più alle persone.

Martino Corti

Martino Corti

Con Luca Nobis sul palco c’è un ottimo affiatamento…
Luca è un chitarrista eccezionale, viene dal conservatorio ma sa suonare tutto con ottima tecnica. A questo aggiungo che è una bella persona, è al mio fianco dal 2010, fin dall’uscita di “Stare qui” quando accompagnai i Nomadi in tour con 80 date. Luca c’era già all’epoca e oggi è una colonna portante di questo progetto.

Con “Cimice Records” avete altri progetti in programma?
Stiamo sondando in primo luogo l’andamento dei Monologhi Pop e, qualora dovesse andare bene, a quel punto potremmo pensare di aprirci ad altri artisti con l’intento di creare una sorta di etichetta creativa.

Raffaella Sbrescia

Info e Prenotazioni SPAZIO TERTULLIANO www.spaziotertulliano.it
02.49472369 – 320.6874363
biglietteria@spaziotertulliano.it (ritiro a partire da 1 ora prima dello spettacolo)
Dal lunedì al venerdì: 10.00 -13.00 / 14.00 -19.00
Sabato: 16.00 -19.00
Domenica: 11.00 – 16.00