“Tour estemporaneo Estate 2021″: il ritorno live di Samuele Bersani. Il report del concerto a Vigevano

Si è tenuta nel cortile del Castello Sforzesco di Vigevano la terza data live del “Tour estemporaneo Estate 2021” di Samuele Bersani. Il terzo appuntamento dal vivo in un lasso di tempo durato quattro anni per il cantautore neovincitore della targa Tenco per il miglior disco in assoluto con il suo ultimo album di inediti “Cinema Samuele”. Accompagnato da Tony Pujia e Silvio Masanotti alle chitarre, Stefano Cenci alle tastiere, Davide Beatino al basso, Marco Rovinelli alla batteria, l’artista si è concesso al pubblico ritrovando i suoi vecchi successi e presentando i più recenti brani attraverso suoni ricchi, pastosi e sperimentali senza mai perdere di vista il suo fidato leggio. Un po’ old school, un po’ coperta di Linus, un po’ sinonimo di qualità certificata.

Samuele Bersani - Vigevano

Samuele Bersani è emozionato, si lascia andare al flusso dei pensieri che attraversano la sua mente mentre, intanto, con la voce, ripercorre anni di successi, canzoni, episodi, persone, gioie, dolori, errori. Il dialogo con il pubblico è scorrevole, costante, divertente, empatico. “Occhiali rotti”, “Spaccacuore”, “En e Xanax” si intersecano in un crescendo ritmico fresco, godibile, consapevole.
A seguire “Cattiva”, “Harakiri”, “Lo Scrutatore non votante” catapultano l’immaginario tra frangenti del passato, emozioni del presente, ipotesi sul futuro. ll contesto è infestato dalle zanzare, fisicamente si soffre ma è una sorta di corto circuito tra corpo e spirito. “Le mie parole sono sassi precisi aguzzi pronti da scagliare su facce vulnerabili e indifese, sono nuvole sospese gonfie di sottointesi che accendono negli occhi infinite attese sono gocce preziose indimenticate a lungo spasimate e poi centellinate, sono frecce infuocate che il vento o la fortuna sanno indirizzare. Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato”, canta Samuele Bersani nè “Le mie parole”, un brano tridimensionale, intriso di significato e di poesia, che ancora oggi strappa minuti di applausi scroscianti. Si prosegue con “Mezza bugia”, poi il cantautore si concede una confessione: “Credo di essere un vero amico della Vanoni, le è l’unica vera amica che ho nel mondo della musica. La sua “incontinenza verbale” è stata più volte salvifica. Mi ha detto delle cose che mi avrebbero dovuto dire 30 anni fa: forza Samuele, sali sul palco e mettici grinta, non essere di passaggio sul palco”. Ecco, la forza di queste parole, così come il coraggio che l’artista ha avuto nell’esprimere scherzosamente un concetto difficile e, probabilmente doloroso, rappresentano un surplus emotivo che regala tutto un sapore autentico a questo concerto. Un prezioso scambio all’insegna dell’umanità. Samuele Bersani omaggia l’indimenticabile amico e maestro Lucio Dalla con “Tu non mi basti mai”. Cavalca l’onda emotiva con “Il pescatore di asterischi”, ravviva il ritmo con Freak” e “Coccodrilli”, istiga il pubblico a cantare a pieni polmoni “Giudizi universali” e li saluta con “Il mostro” e “Chicco e spillo”. Un “ciao” che ha il sublime gusto di un arrivederci a stretto giro. Bentornato Samuele.

Raffaella Sbrescia

Mauro Ermanno Giovanardi live al Blue Note di Milano: quando lo stile è pura poesia

Mauro Ermanno Giovanardi live @ Blue Note Milano

Mauro Ermanno Giovanardi live @ Blue Note Milano

Mauro Ermanno Giovanardi festeggia la vittoria della Targa Tenco per il miglior disco dell’anno con uno straordinario concerto sul palco del Blue Note di Milano. A quattro anni dall’ultimo album di inediti “Io Confesso” e a due da “Sinfonico Honolulu”, l’artista torna in scena per presentare “Il mio stile”, l’album che mutua il suo titolo dall’unica cover presente nel disco, “Il tuo stile” di Leo Ferrè. Nelle vesti di “crooner che canta canzoni d’autore del terzo millennio”, Mauro Ermanno Giovanardi lavora artigianalmente sulla parola e sull’ idea di scrivere canzoni d’autore seguendo un immaginario musicale ispirato allo stile cantautorale classico italiano. L’ex La Crus si esprime in maniera efficace e diretta e lo fa aprendosi al pubblico attraverso  una vocalità viscerale ed una potente intensità. E’ il suo stile. Giovanardi mette in scena un pop elegante, senza l’uso dell’elettronica, distaccandosi dal modus operandi imperante senza tuttavia rinunciare all’apporto di straordinari musicisti come Paolo Milanesi alla tromba, Alessandro Gabini al basso, Marco Carusino alle chitarre e lo storico Leziero Rescigno alla batteria. Notevole anche la potente e cristallina voce di Barbara Cavaleri.

Il concerto inizia con un manifesto intimista quale è “Sono come mi vedi”,  si continua con “Se c’è un Dio”, brano in cui Giovanardi si perde completamente dinnanzi alla bellezza di un Dio-donna. “Tre volte” è un testo che sprigiona amore da ogni parola. Giovanardi si muove tra presente e passato, canta i brani tratti dall’ultimo album ma scava a piene mani anche nel repertorio dei La Crus con “L’uomo che non hai”, ad esempio. «Non mi era mai successo di ricevere un brano scritto e pensato per me», racconta Mauro Ermanno, introducendo “Anche senza parlare”, il bellissimo brano che porta la firma di Gianmaria Testa, con lui sul palco per un duetto magico.  L’emozione è palpabile e il concerto non conosce pause: “Su una lama”, “Quando suono”, Nera signora” e poi  “Aspetta un attimo”, un travolgente paso doble con una bella scarica di batteria. Il richiamo amarcord si fa più vivo con “Se perdo anche te” di Gianni Morandi, si continua con “Più notte di così” di Luca Guidi, vincitore di un premio al Rock Contest 2013, “Come ogni volta,” dal repertorio dei La Crus, fino alla sublime “Nel centro di Milano”, la canzone più profonda dell’intero disco, cantata in duetto con la straordinaria Rachele Bastreghi (Baustelle). “Io confesso”, “Il tuo stile”, storica cover di Leo Ferrè in cui Giovanardi si esalta, “Storia d’amore” di Adriano Celentano scaldano a fuoco lento il pubblico, estasiato. Per i bis, Mauro Ermanno sceglie “A cuore nudo”, “Un garofano nero” e, per chiudere all’insegna dell’autentica poesia, “Un giorno dopo l’altro” di Luigi Tenco, cantata ancora con Gianmaria Testa, per ribadire che la speranza è la nostra più bella abitudine.

Raffaella Sbrescia