Intervista ai Canova: Con “Vivi per sempre” continuiamo il nostro percorso di crescita

Canova

 

Esce venerdì 1 marzo, per Maciste Dischi/distribuito da Artist First, “VIVI PER SEMPRE” il nuovo disco dei Canova.

VIVI PER SEMPRE” non ha un destinatario unico: è un augurio, un imperativo, una speranza. Le nove canzoni che compongono il nuovo lavoro della band oscillano tra il pop super catchy e un rock  più ruvido  e spesso. Variegati anche i temi: si va dalle notti insonni, le rincorse, le sigarette, le bevute, alle domeniche noiose, all’infanzia, alla vita da tour, fino al male di vivere.

Intervista

Bentrovati Canova, come state? Da cosa nasce questo nuovo progetto musicale?

Vivi per sempre” vuole essere il proseguimento naturale del disco precedente. Ci piace l’idea di vedere i nostri dischi sotto la stessa luce, come passaggi naturali di un percorso omogeneo.

Tutto il nostro lavoro si basa sulla verità e sull’autenticità. Anche per la copertina dell’album non abbiamo voluto chiuderci in studio, ci siamo messi a spulciare instagram per ore finché l’immagine di questo cane si è stampata in testa. La sua espressione enigmatica racchiude lo spirito del disco: un po’ stralunato, un po’ innamorato, un po’ smarrito. L’abbiamo scelto andando anche oltre le nostre stesse aspettative. La foto è in analogico, ci ricollegava al nostro amore per il vintage, la fotografa è una ragazza tedesca che l’ha scattata per caso durante un viaggio in Sud Africa. Pensiamo che questo sia il miglior modo per dare verità a quanto facciamo, lontani da un mondo di plastica. In linea generale, queste nuove canzoni rientrano in un percorso unico, ci piace l’idea che possano offrirci la possibilità di fotografare momenti diversi in successione.

Come pensate di trasformare tutta questa energia sul palco?

La “botta” live è una cosa a cui teniamo molto. Le canzoni saranno esattamente queste, non le stravolgeremo, abbiamo registrato il disco in pochi mesi abbiamo molta voglia di suonarli dal vivo. In scaletta ci saranno solo brani nostri, abbiamo un approccio molto naturale alle cose, il nostro intento sarà creare una sinergia estemporanea.

Un po’ come è capitato con le ospitate di tanti colleghi/amici sul palco durante lo scorso tour?

Certo, le collaborazioni nascono sempre da una birra bevuta insieme. Brunori SAS si è esibito con noi all’Alcatraz dopo una serata trascorsa in compagnia. Lo stesso è accaduto con Lo Stato Sociale e Gazzelle.

Avete dichiarato che c’erano molte canzoni pronte, come mai ne avete scelte solo nove?

Partiamo dal presupposto che a noi piace l’idea dell’album come percorso d’ascolto. Non siamo fan dei progetti one shot, non siamo una band da singoloni, abbiamo quindi cercato di dare una coerenza al progetto senza scardinarne la varietà. Le canzoni rimaste nel cassetto troveranno sicuramente il modo di vedere la luce, non ci sono dubbi.

Come mai la title track si differenzia in modo così netto dagli altri brani in tracklist? Il messaggio è disturbante, l’avete definita un inno all’apatia…

Vivi per sempre” è una canzone pesante, pensata per sentirsi male. La sensazione che lascia addosso è come se mancasse qualcosa. Volevamo comunicare una grande depressione, il mood non è di quelli catchy, l’obiettivo è creare un punto di domanda, un punto di vista esterno.

canova

canova

Cosa ci dite di “Ho capito che non eravamo”?

Questo brano è un no sense, un momento più rilassato, privo di dietrologie. Questa vorrebbe essere una canzone sulla fine di una relazione, il tono è ironico, la finalità è avulsa da un significato particolare. Anche questo è un lato della nostra medaglia: se da un lato c’ è la spensieratezza, dall’altro c’è il totale smarrimento.

Quali sono i vostri gusti, i vostri ascolti, i vostri orizzonti?

Siamo molto legati alla nuova ondata generazionale sia come gusti, sia come percorso. Samo nati tutti allo stesso modo bene o male, abbiamo la stessa età, gli stessi ricordi e stesse influenze musicali. Brunori e Baustelle ci piacciono di più in assoluto. Siamo vicini a Calcutta, Ex Otago, The Giornalisti, Gazzelle, Motta anche se siamo convinti che con la naturale evoluzione della carriera di ciascuno, le strade di divideranno anche in base al gusto e al sound di ciascuno.

Cosa ne pensate del Festival di Sanremo?

Il mondo della competizione è un po’ pericoloso, viene presentato come un gioco ma alla fine non lo è. Quello che conta è portare in gara una canzone in cui si crede fortemente anche se inevitabilmente si tratta di mettere in competizione quello che fai. Si tratta di un discorso delicato ma non escludiamo che un domani potremo partecipare.  Musica e competizione per noi viaggiano separati, devi avere le spalle grosse, una carriera e non sovrastrutture esterne. Deve arrivare il momento giusto.

Da dove arriva “Goodbye goodbye”?

Prima di finire il disco ci siamo regalati un viaggio a Londra, tutto arriva dal mondo british. Visto che in realtà abbiamo trovato una città molto globalizzata, siamo rimasti molto delusi da questo viaggio. L’unica parentesi da estasi è stata la visita agli Abbey Road Studios. Temiamo che Milano possa diventare come Londra tra 20 o 30 anni, abbiamo paura di perdere di noi stessi, la nostra forma canzone. Ci si sente sviliti, privati della propria identità e non vorremmo mai che questo accadesse.

Se doveste ripensare all’esibizione del Primo Maggio a Roma e alla chiusura del tour all’Alcatraz, che tipo di ricordi vi verrebbero in mente?

In genere non ci guardiamo molto indietro, si tratta di scorie positive. Con questo disco abbiamo capito quali sono i nostri punti di forza e cosa ci piace fare. Il live è il nostro momento massimo di espressione, siamo una band da sala prove, andiamo in sala spesso e volentieri, siamo maniacali, ci piace incontrare live chi ascolta la nostra musica, non siamo grandi comunicatori social.

 Raffaella Sbrescia

 

Tracklist del disco:

  1. Shakespeare
  2. Domenicamara
  3. Goodbye goodbye
  4. Ramen
  5. Per te
  6. Ho capito che non eravamo
  7. Groupie
  8. 14 Sigarette
  9. Vivi per sempre

 

La giovane band milanese che nel 2017 ha vinto il premio KEEPON LIVE come miglior nuova realtà dal vivo e il premio M.E.I. come miglior esordio italiano, partirà ufficialmente il 20 marzo 2019 dall’Alcatraz di Milano, lo stesso luogo dove si chiuse, il 31 gennaio 2018, con uno speciale concerto sold out, il lungo tour di “ Avete ragione tutti” che seguì l’uscita del disco d’esordio che contiene i singoli “Vita Sociale” (disco d’oro) e “Santamaria”.

I biglietti per tutte le date sono disponibili in prevendita su www.ticketone.it e nei punti vendita autorizzati. Il tour è organizzato da Magellano Concerti    (www.magellanoconcerti.it). Di seguito le date confermate:

13 marzo 2019 – PERUGIA/Afterlife (Data Zero)

20 marzo 2019 – MILANO/Alcatraz 

22 marzo 2019 – VENARIA REALE (TO)/Teatro Della Concordia 

26 marzo 2019- PADOVA/Gran Teatro Geox 

28 marzo 2019 – ROMA/Atlantico 

29 marzo 2019- NAPOLI/Casa Della Musica

30 marzo 2019 – MODUGNO (BA)/Demodé

03 aprile 2019 – FIRENZE/Obihall Teatro Di Firenze 

05 aprile 2019 – BOLOGNA/Estragon

 

Argento vivo: Daniele Silvestri scuote le coscienze e si prepara al nuovo album

Daniele Silvestri

Daniele Silvestri

“Argento vivo” è il brano con cui Daniele Silvestri, cantautore di punta dello scenario musicale italiano ha partecipato al 69 esimo Festival di Sanremo vincendo il premio della critica Mia Martini, il premio della sala stampa Lucio Dalla e il premio per il miglior testo Sergio Bardotti. La sua canzone, cantata con il bravo rapper Rancore e scritta anche insieme a Manuel Agnelli che, nella versione radio edit del brano, squarcia il petto in due, tratta un argomento scomodo, spesso insondabile, quale è quello dell’adolescenza.

“Argento vivo” fa da preludio all’atteso nuovo album dell’artista che, negli anni, ha dimostrato una profonda sensibilità, un affamato spirito di ricerca e una particolare attenzione alla costruzione del testo.

Abbiamo incontrato Daniele Silvestri durante la settimana festivaliera e, ancora una volta, è stata l’occasione per toccare diversi argomenti che ci hanno lasciato numerosi spunti di riflessione.

«Ho letto commenti di ogni genere per Argento vivo, racconta Daniele. Me l’aspettavo ed è giusto. Il brano non vuole avere un lieto fine, si tratta di un tentativo di entrare nella parte più nera di un sedicenne. “Argento vivo” è la fiamma che qualunque adolescente deve avere dentro di sé. Quando pensi che la fiamma possa spegnersi, sei di fronte a un fatto inaccettabile. Volevo che tutti potessero concentrarsi ad ascoltare parole scomode. La batteria è il motore pulsante, il grimaldello che caccia ogni singola parola dentro le orecchie di chi ascolta. Il raggio di sole è affidato a poche note distese in brevi passaggio del brano.

Sul palco ho passato il testimone a Rancore, un artista che ha un’energia che io non ho mai avuto in questa forma. Non sono stanco, soprattutto non lo sono in questo nuovo disco. Ho seguito un intento narrativo, mi sono lasciato guidare da un’ambientazione precisa, ho voglia di immergermi nella realtà e guardare le cose da vicino. In “Acrobati” ero più poetico, volavo più in alto, ero più poeta che politico, ora sono tornato con i piedi per terra e con la voglia di sporcarmi le mani toccando le cose da vicino.

Sono padre di 3 figli adolescenti, ho visto succedere qualcosa, questo è lo schiaffo che voglio dare nel mostrare certe cose. La scuola ha cercato di adeguarsi al mondo che cade con pochi fondi e pochi strumenti. Le istituzioni dovrebbero considerare la scuola in un altro modo, io sono un nostalgico, sono abituato a vedere lo Stato che educa e cresce i suoi figli, sarei un cieco a non vedere come invece vivono i nostri ragazzi. C’è qualcosa di innaturale nello stare fermo e seduto per ore di seguito. Qui vi invito a porvi delle domande, parlo agli adulti della mia generazione che hanno a che fare con i ragazzi, l’obiettivo ultimo è avere qualcosa da offrire e che sblocchi questo meccanismo. Una delle prime cose che dobbiamo imparare a fare da genitori è ascoltare.

Ho scelto di portare il brano in gara con l’idea di dargli vita anche oltre, nella maggior parte dei casi in cui l’ho fatto ho sempre trovato modi diversi per portare avanti la canzone. Lo stesso è accaduto anche alla canzone A bocca chiusa».

Accompagnato da una band di eccezionali musicisti,Daniele calcherà i grandi palchi dei palasport per la prima volta nella storia dei suoi live-tour dopo il memorabile successo in trio con Max Gazzè e Niccolò Fabi nel progetto “Il Padrone della Festa” e dopo lo spettacolare concerto-evento tenuto lo scorso anno con Manuel Agnelli, Samuele Bersani, Carmen Consoli, Max Gazzè, Niccolò Fabi e Diodato, tutti suoi ospiti nelle oltre 3 ore di musica live “Le cose in comune”, che aveva entusiasmato il Forum di Milano.

Le date già in calendario sono: 19 ottobre 2019 Foligno(Pala Paternesi), 25 ottobre 2019 Roma (Palazzo dello Sport), 08 novembre 2019 Padova (Kioene Arena), 09 novembre 2019 Rimini (RDS Stadium), 15 novembre 2019 Bari (Palaflorio), 16 novembre 2019 Napoli(Palapartenope), 22 novembre 2019 Milano(Mediolanum Forum), 23 novembre 2019 Torino (Pala Alpitour).

 

 

 

Fru fru: il nuovo album di Edda. La recensione.

edda - fru fru

edda – fru fru

“Fru fru”: sinonimo di leggerezza e volatilità. Questo il titolo del quinto album da solista di Edda, al secolo Stefano Rampoldi, che prosegue il processo di allontamento dal rock. Luca Bossi è il produttore artistico e arrangiatore delle canzoni che compongono questa nuova opera di Edda, pubblicata per la label Woodworm, naturale maturazione artistica giunta a seguito della pubblicazione di “Graziosa utopia” nel 2017.

Il discorso di fondo su cui si basano le canzoni di “Fru fru” è uno stream of consciusness inafferabile, una sorta di vomito-confessione senza schemi, senza paranoie, senza freni. Un monologo in 9 tracce i cui suoni, al solito curati e tiratissimi, lasciano via libera a un fiume in piena. Il manifesto dell’adulto cinico, un luogo i cui i pensieri si inseguono in modo quasi confuso riuscendo a incastrarsi in caselle ben definite. La leva motrice è l’istinto, la pancia.

A testimonianza di ciò che state leggendo, provate ad ascoltare “E se”: una canzone in cui vi sembrerà di sentirvi disturbati e poi beffati da un “qui lo dico e qui lo nego”. Spicca nella tracklist anche “Italia Gay”, una canzone che ironizza sulla ricerca della felicità, un modo per dire qualcosa di vero dando l’impressione di farlo scherzando. La cifra stilistica dell’Edda di oggi è a tratti indecifrabile, a tratti sorniona, sicuramente intrisa di una spiritualità perseguita a titolo personale e che fa capolino quando me ce lo si aspetterebbe. Un po’ come accade in “Ovidio e Orazio”.

Niente paura però, il leit motiv del cantante (guai a chiamarlo cantautore) è “chant and be happy”, un motto del movimento kare krishna degli anni Settanta che potremmo considerare anche come obiettivo di un disco melodioso, facile da ascoltare, meno da metabolizzare, perché in fondo il contenuto provocatorio è quello che ci dà più fastidio anche se alla fine ci piace di più.

Raffaella Sbrescia

Questa la TRACKLIST del disco:

01. E se

02. The Soldati

03. Italia Gay

04. Edda

05. Vela Bianca

06. Vanità

07.Samsara
08. Abat – Jour

09. Ovidio e Orazio

A marzo 2019 Edda partirà con un nuovo tour. Il tour è organizzato da Locusta Booking (www.locusta.net), di seguito le prime date confermate:

09 MARZO – RAVENNA – BRONSON

21 MARZO – BOLOGNA – LOCOMOTIV

22 MARZO – PISA – LUMIERE

28 MARZO – MILANO – SANTERIA SOCIAL CLUB

29 MARZO – MODENA – VIBRA

04 APRILE – TORINO – HIROSHIMA

06 APRILE – FIRENZE – FLOG w/LRDL

12 APRILE – TERLIZZI (BA) – MAT LABORATORIO URBANO

13 APRILE – BARONISSI (SA) – DSSZ – DISSONANZE

27 APRILE – ROMA – MONK – CIRCOLO ARCI

17 MAGGIO – BRESCIA – MUSICA DA BERE LATTERIA MOLLOY

I Subsonica sono tornati e non ce n’è per nessuno. L’8 tour è un trionfo.

Subsonica @Mediolanum Forum - Assago

Subsonica @Mediolanum Forum – Assago

Vent’anni di pura energia, vent’anni di adrenalina, vent’anni di innovazione musicale e di progetti paralleli all’insegna dell’avanguardia e della sperimentazione. I Subsonica sono tornati nei palazzetti italiani con un live intenso e spremi budella. Partendo dal presupposto che chi decide di andare a sentirli è consapevole che non resterà di certo seduto, l’aspettativa non si può assolutamente paragonare alla realtà. Le 5 teste soniche sono in formissima e hanno messo a punto uno show elettrico che lascia ben pochi attimi per riprendere fiato. Negli ultimi anni ci erano mancate le loro gesta in gruppo ma non ci hanno mai lasciato a secco considerando che ciascuno a suo modo ha comunque trovato un veicolo d’espressione di tutto rispetto. Il fatto è che solo insieme Max, Ninja, Boosta, Samuel e Vicio riescono ad approntare un ensemble che fa invidia alle band italiane più o meno datate.

Certo, il repertorio è di quelli monolitici, ci sono assi nella manica che garantiscono ai Subsonica i boati del pubblico: “Discolabirinto”, “Tutti i miei sbagli”, “Nuova Ossessione”, “Aurora Sogna”, “Depre”, “Liberi tutti” e, perché no, “Benzina Ogoshi”. Ci sono poi le perle nascoste che, quando le si riascolta, si rivive inevitabilmente un frame della propria vita e sono salti e lacrime. Ci sono, ancora, i nuovissimi brani di 8, l’ultimo lavoro in studio del gruppo, in cui è trasparente la maturazione della ricerca del suono, sempre più sofisticato e rarefatto. Il cambiamento della scrittura, il cui comune denominatore è la destabilizzazione dell’ascoltatore. Su tutte spiccano “Punto critico”, al cui groove non si può resistere, il commovente omaggio a Carlo Rossi con “Le Onde” e “L’incredibile performance di un uomo morto”, un brano che trascina, conquista e ipnotizza.

Dispiace constatare che nemmeno un brano del disco “Una nave in una foresta” sia stato inserito in scaletta. Perle come “Lazzaro”, “Tra le labbra”, “I cerchi degli alberi” meritano a pieno titolo un posto in questo tour trionfale in cui nulla è stato lasciato al caso. Palchi semoventi, effetti grafici e luminosi degni dei grandi club del mondo. Audio perfetto e tenuta massima hanno francamente fatto la differenza rispetto ad altre produzioni che, sulla carta, erano annunciate come mastodontiche e poi deludenti.

Molto intelligente anche l’idea del crossover tra generi con “l’adozione” di Willie Peyote per tutto il tour. Con lui Samuel canta “L’incubo”, poi Willie propone il suo brano “I cani” e si lancia in una sua interpretazione di un brano storico quale è “Radioestensioni”. D’altronde la commistione tra suoni, idee e sensazioni è territorio ibrido, fertile e promettente. Un humus creativo sul quale i Subsonica hanno saputo fare affidamento creando un’identità forte, precisa, carismatica. Viene spesso da chiedersi quale sia il loro segreto per riuscire a sprigionare in modo tanto impattante una carica energetica così ad ampio raggio; la risposta possiamo darcela guardando noi stessi il giorno dopo completamente scarichi dopo aver ballato per due ore e con la testa intrisa di visioni.

Raffaella Sbrescia

Festival di Sanremo 2019: il pagellone definitivo

Sanremo-2019
Alla fine di un viaggio musicale quanto mai variegato. Ecco le pagelle del Festival di Sanremo edizione numero 69.
Daniele Silvestri  Argento Vivo: Il cantautore si sbilancia nel raccontare una vicenda di ingabbiamento adolescenziale. Sensazioni di oppressione, rabbia disincantata si avvicendano in un brano che mette con le spalle al muro in questo mondo vampiro. Voto 8
Anna Tatangelo Le nostre anime di notte: una classica ballad sanremese, in pieno stile melenso. Intonata, bella da vedere e da sentire ma senza un particolare messaggio da veicolare Voto 6
Ghemon  Rose viola: L’artista esprime la propria arte con un taglio originale, una prospettiva al femminile per mettere in evidenza una vena blues e una voce al velcro. Voto 7
Negrita I ragazzi stanno bene: L’attitudine camaleontica della band di Arezzo è una garanzia di energia. Il sound scandisce una vicenda esistenziale da ascoltare on the road. Voto 5,5
Ultimo  I tuoi particolari: Il giovane cantautore fa leva sull’emotività basica, la storia che racconta è intima ma al tempo stesso è facile potercisi immedesimare. Il ragazzo sa creare empatia. Voto 6
Nek  Mi farò trovare pronto: L’artista disegna un bilancio di chi non riesce a sentirsi all’altezza delle aspettative dell’amore. A sto giro non convince, nulla può nemmeno la manciata di schitarrate interposte qua e là. Voto 4,5
Loredana Bertè  Cosa ti aspetti da me: Gaetano Curreri ha scritto una canzone che non può essere cantata da nessun’altro tranne che da Loredana. Il suo piglio rock, la rabbia e la grinta che riesce a far venire fuori lei, nessuna mai. Voto 8
Francesco Renga  Aspetto che torni: un racconto intimo, un corto circuito emozionale che non mette in particolare risalto Francesco, sempre uguale a se stesso. Voto 5
Mahmood Soldi Il dramma affrontato con ritmo diventa una hit. Voto 8,5
Ex-Otago Solo una canzone: Un brano genuino, fuorviante e complesso da metabolizzare. Voto 6
Il Volo  Musica che resta: Il bel canto, la melodia stantìa che piano piano si insinua nella testa. Perfetto per il gusto latinoamericano Voto 4
Paola Turci: Come sprecare un ottimo testo con una tonalità davvero troppo pretenziosa per lei. La performance lascia l’amaro n bocca . Voto 5
The Zen Circus  L’amore è una dittatura: Un po’ di autentico rock in questo maledetto circo pop. l’anarchia dentro un’emozione. Voto 7.5
Patty Pravo e Briga  Un po’ come la vita Una coppia peggio assortita sarebbe stato difficile trovarla altrove. Il testo è ricco, la resa è pessima. Non c’è intesa, non c’è emozione, non c’è intenzione. Una mera esecuzione capitale. Voto 3
Arisa  Mi sento bene: La svolta di Arisa le garantiva il consenso umanime. Testo e chiave di lettura azzeccati. Pessima la performance nella finale Voto 5
Irama  La ragazza con il cuore di latta: la storia porta avanti un messaggio significativo ma la presenza del coro gospel rende il tutto artificioso e inadatto. Voto 5
Achille Lauro  Rolls Royce L’ignoranza che piace al popolo medio. Necessario opporgli resistenza, almeno fino a quando non arriveranno dei contenuti. Voto 3
Nino D’angelo e Livio Cori  Un’altra luce: l’obiettivo è ridare luce al substrato socio-culturale napoletano e ricucire lo strappo generazionale. Voto 5,5
Federica Carta e Shade  Senza farlo apposta: idoli dei giovanissimi. OK. La canzone è inutile, priva di contenuti, si aggrappa ad una melodia catchy. Voto 3
Simone Cristicchi Abbi cura di me: la felicità è lasciarsi semi alle spalle. Quelli di Simone fioriranno senza dubbio. Ultimo baluardo di poesia Voto 9
Enrico Nigiotti Nonno Hollywood: Una canzone genuina, pura, sentita con il cuore e scritta molto bene. Voto 8
Einar  Parole nuove: Un ragazzo di buona volontà ma il talento è un’altra cosa. Il Festival di Sanremo è stata una bella palestra ma dovrà farsi le ossa. Voto 4
Motta  Dov’è l’Italia: Un pezzo scomodo che racconta la verità in modo urgente e necessario. Voto 8
Raffaella Sbrescia

 

Videointervista a Motta: “Scrivo canzoni perché ho urgenza di raccontare la verità”

Motta

Motta

Alla 69esima edizione del Festival di SanremoMotta presenta Dov’è l’Italia, brano scritto e composto interamente da lui. Disincanto, smarrimento e perdizione fanno capolino all’interno di un testo intenso e dirompente. 

Motta, coerente e fedele alla sua poetica, non ha mai avuto il timore di schierarsi, e ha deciso di portare al Festival di Sanremo un brano che nasce dall’urgenza di raccontare il disorientamento di fronte a quello che sta accadendo oggi nel suo Paese e il timore che si possano perdere i principi di umanità e civiltà che dovrebbero costituire le fondamenta per una convivenza possibile. 

Dopo essersi aggiudicato il premio per il miglior duetto insieme a Nada a Sanremo, l’artista prosegue la sua strada all’insegna della verità e dell’impegno sia artistico che civile.

Qui la videointervista completa a cura di: Raffaella Sbrescia

 

Video intervista a Gero: vincitore del Premio Musica contro le mafie

Gero Riggio è un cantautore siciliano vincitore del premio Musica contro le mafie. Il suo impegno artistico trova il modo di concretizzarsi attraverso un taglio narrativo originale e principalmente positivo. Abbiamo avuto modo di incontrarlo al Festival di Sanremo, di seguito al videointervista completa a cura di: Raffaella Sbrescia

 

Videointervista a Dardust: da autore, compositore e producer a direttore d’orchestra a Sanremo

Dardust

Dardust

Dario Faini, in arte Dardust, è Direttore d’orchestra a Sanremo 2019 con Mahmood, in gara con “Soldi”. In queste ore Mahmood ha ricevuto anche il Premio Enzo Jannacci di NUOVOIMAIE, il riconoscimento dedicato alla migliore interpretazione tra i vincitori di Sanremo Giovani. Cogliamo l’occasione per incontrare Dario che, tra l’altro è autore di spicco all’interno del panorama musicale italiano, compositore di brani inediti e produttore artistico (solo per citare uno degli ultimi lavori, nominiamo “Love” dei The Giornalisti.

Qui una approfondita videointervista a cura di: Raffaella Sbrescia

Francesco Renga: “Aspetto che torni” crea un corto circuito emotivo in me”. Intervista

© Toni Thorimbert - FRANCESCO RENG

© Toni Thorimbert – FRANCESCO RENG

Francesco Renga è in gara al Festival di Sanremo con “Aspetto che torni”, una canzone che fa leva sull’emotività dell’artista, un’intensa istantanea del Francesco di oggi. Stasera Francesco Renga reinterpreterà “Aspetto che torni” con Bungaro, coautore del brano insieme C. Chiodo e Rakele, e l’esibizione sarà impreziosita da una coreografia eseguita dall’étoile Eleonora Abbagnato insieme all’étoile Friedemann Vogel.

Intervista

Cosa ti riporta sul palco dell’Ariston e cosa vorresti comunicarci con questo brano?

“Aspetto che torni” è una canzone molto speciale. Ho sempre sfruttato il Festival di Sanremo per fermare passaggi importanti della mia vita e della mia carriera artistica. Questo è uno di quelli e ci tenevo a condividerlo con tutti voi da questo palco.

Questo brano racchiude i cardini della poetica che mi ha contraddistinto negli ultimi anni, racconta le mie assenze e le mie presenze creando un corto circuito emozionale dentro di me. Il 2019 è un anno molto particolare, comincio ad avere la stessa età in cui mia madre se ne è andata e i miei figlio hanno invece l’età che avevo io quando mi ha lasciato. Avevo bisogno di uno sfogo e di raccontare i piccoli momenti di felicità che spesso abbiamo intorno e di cui non ci accorgiamo cercandoli altrove. Dopo 30 anni ho fatto pace con questo abbandono, ho fatto tesoro del dolore e ho abbracciato la rabbia e il rancore che mi hanno pervaso l’anima in questi anni.

Cosa ne pensi di questa rosa di cantanti in gara?

La qualità delle canzoni è davvero molto elevata, credo che non si sia mai rappresentato così tanto bene il panorama musicale italiano e sono felice di poter partecipare con la mia storia.

Come ti confronti con le penne più giovani del nostro cantautorato?

Ci sono molti talenti giovani da cui cerco di carpire i cardini del linguaggio, hanno un modo di scrivere fresco e diretto. Mi confronto da tempo con giovani autori per cercare di andare avanti al meglio. Resto coi piedi per terra e le orecchie aperte, pronto a capire e tradurre con la mia sensibilità, la mia cifra, il mio stile tutti gli spunti che arrivano per rendere la mia musica un qualcosa di unico ma più contemporaneo.

Come si arriva a decidere di andare Sanremo con tanti anni di carriera sulle spalle?

Il palco di Sanremo lo puoi domare solo se hai qualcosa di così importante, urgente, intimo, coinvolgente e privato da dire, tanto da impegnarti da un punto di vista emozionale da dimenticare dove ti trovi. Nel mio disco nuovo ci sono tante cose meravigliose che però qui non avrebbero trovato posto perché non erano figlie dello stessa urgenza espressiva. “Aspetto che torni” è arrivata da me tramite Claudio Baglioni, l’ho ascoltata in modo violento e ho capito subito che risvegliava delle cose che gridavano dentro di me, per troppo tempo in fermentazione. In una notte travagliata ho riscritto il testo, alla fine è rimasto solo il ritornello poi con Tony ho individuato una scrittura classica che mi ha dato modo di tornare un po’ alle mie origini.

Come vivi il tuo ruolo di padre in questo contesto socio-culturale?

Faccio quello che posso, esattamente come tutti i genitori. Il mio essere artista si traduce nel mio lavoro. Scrivere canzoni è il mio modo fisico di stare al mondo, ed è l’unico modo che ho. Resto ben ancorato alle cose concrete della vita. I figli mi hanno fatto crescere, mi hanno reso responsabile, mi hanno fatto guardare la vita attraverso il loro sguardo. Tutto questo mi terrorizza ma mi dà anche forza. Vivo una vita normale, sono innamorato e sono fiero della mia provincialità. Vivere in una piccola città ti fa sentire protetto, ora i ragazzi vivono la società in modo decisamente diverso, ora si gioca on line, non ci si incontra più di persona. Questo mi spaventa molto ma cerco di tenere tutto sotto controllo.

Raffaella Sbrescia

 

Nino D’Angelo e Livio Cori: portiamo la luce di Napoli a Sanremo e lottiamo contro il pregiudizio

Nino D'Angelo e Livio Cori_ph.Flavio e Frank

Nino D’Angelo e Livio Cori_ph.Flavio e Frank

 

Nino D’Angelo e Livio Cori sono insieme sul palco del Teatro Ariston con “Un’altra luce”. Un duetto inedito che vede incontrarsi uno degli artisti che ha segnato un pezzo di storia della musica italiana e una delle voci emergenti della scena urban napoletana. Il risultato è l’incontro tra due generazioni a confronto unite dalla stessa terra e dalla stessa passione per le storie di vita vissuta. Il dialogo tra due delle mille facce di Napoli , un confronto tra mondi, un passaggio di testimone generazionale. Il brano, a metà tra italiano e dialetto napoletano, è scritto da Nino D’angelo e Livio Cori insieme a Big Fish, e presenta sonorità soul internazionali, sotto la produzione di Big Fish, Gianclaudio Fracchiolla e Frank Fogliano. Il primo capitolo di una nuova avventura per Livio Cori che, in questa occasione, vedrà pubblicato “Montecalvario”, album d’esordio in scuderia Sugar, tutto in lingua napoletana.

Videointervista

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