Intervista al flautista Pino Porsia: “La mia nuova avventura con i Joy’s Celtic Connection”

Pino Porsia

Pino Porsia

I Joy’s Celtic Connection radunano in un unico gruppo tre musicisti di lunga esperienza musicale in un inedito progetto folk, ispirato alla tradizione celtica: Pino Porsia (voce, flauti e ukulele), Rosario Le Piane (chitarra e percussioni) e Antonio Tuzza (basso e voce) torneranno ad esibirsi, al Joy’s Pub (C.so Sonnino 118/D – Bari – ore 21.45) per il “St. Patrick Day Revival”. Per l’occasione abbiamo raggiunto Pino Porsia al telefono per lasciarci conquistare dalla sua sconfinata passione per la musica irlandese e per il flauto, uno degli strumenti più affascinanti della storia.

Pino, il tuo percorso musicale è iniziato quando eri soltanto un adolescente… qual è stato il motore che ha innescato in te la passione per la musica antica e per quella celtica in particolare?

Ho iniziato suonando e ascoltandoaltra musica poi, ad un certo punto, sono stato in viaggio in Irlanda e da lì mi sono innamorato della cultura e della musica di quella terra. Da lì è iniziato un percorso che mi ha portato a scoprire altre la musica antica, quella medievale e quella rinascimentale, anche se la mia grande passione rimane la musica celtica e quella irlandese in particolare.

Cosa significa per te suonare il flauto? Qual è la storia che accompagna questo tipo di strumento e quali tipologie di flauto suoni?

Questo strumento è generalmente associato a feste pagane. Il flauto è uno degli strumenti più antichi che l’umanità conosca. Il primo strumento musicale mai rinvenuto dagli archeologi è stato proprio un flauto, sin dagli albori dell’umanità si cercava di far musica suonando dentro tubi di ossa, pezzi di canne di bambù o di legno, già questo è un fatto di per sé affascinante, inoltre questo strumento ha avuto una storia molto interessante perché ogni epoca ha prodotto flauti differenti. Il flauto è, dunque, uno strumento che si adatta sia ai tempi che ai posti in cui viene suonato e questa è una cosa davvero affascinante. Io suono prevalentemente flauti di origine irlandese, i thin whistle in latta. Oggi esistono anche flauti in plastica tipologie di strumento più evolute, più intonate, che rispondono meglio al suono. Poi suono i flauti traversi irlandesi, in legno e a volte suono anche il flauto traverso moderno, un po’ meno espressivo per questo tipo di musica, però alle volte può essere utile.

Hai mai preso parte alle leggendarie sessions di musica irlandese nei pub locali?

Sì certo! Ho fatto vari viaggi in Irlanda proprio per per partecipare alle sessions dei pub. Questo tipo di evento non è rappresenta solo un momento di gioia musicale ma anche, e soprattutto, una preziosa occasione di studio. Vado lì per conoscere nuovi brani, nuovi musicisti, ho avuto anche la fortuna di poter suonare con Matt Molloy in una di queste sessions. Matt è il più grande flautista irlandese, fondatore dei The Chieftains, uno dei gruppi folk più famosi, e io ho avuto l’onore di suonare anche con lui ed è una cosa molto bella.

E i Festival?

Naturalmente ho partecipato a tantissimi festival! Sono talmente tanti che diventa difficile anche citarne solo qualcuno… Tieni conto che durante il periodo con i Folkabbestia abbiamo girato l’Europa intera, i Festival di musical folk li abbiamo girati quasi tutti. Quelli erano anni in cui non si stava fermi nemmeno per un giorno!

Per un po’ di anni hai fatto parte del gruppo del Folkabbestia. Quali ricordi conservi di quel periodo?

Certamente conservo dei bellissimi ricordi. L’esperienza con i Folkabbestia non è nata tanto come esperienza musicale quanto come esperienza umana. Eravamo e siamo ancora molto amici, un vero gruppo formato da amici a cui piaceva anche suonare insieme. Abbiamo condiviso tanta strada e tanta musica, ho suonato con loro per tantissimo tempo fino a quando poi le strade si sono naturalmente divise per esigenze diverse. Spesso, però, amiamo continuare a suonare insieme, ogni tanto mi chiamano a suonare e siamo sempre in contatto sia umanamente che musicalmente.

Joy's celtic connection_Locandina (2)Che tipo di repertorio affronti con i Joy’s Celtic Connection?

In realtà questo progetto è nato per gioco. Abbiamo deciso nell’ambito del Joy’s Pub, il locale che ci ospiterà anche stasera (2 maggio), di provare a suonare insieme e devo dire che sta funzionando bene. Insieme a Rosario Le Piane (chitarra e percussioni) e ad Antonio Tuzza (basso e voce) abbiamo iniziato a suonare per fare un concerto il giorno di San Patrizio lì nel pub. In quell’occasione ci siamo divertiti così tanto che abbiamo pensato di continuare e di non lasciare che si trattasse di un episodio isolato. In seguito siamo stati invitati a suonare alle Giornate Federiciane ad Altamura, lo scorso 26 aprile, ed è stato un bellissimo concerto con tante persone che si sono divertite con noi. Tutti questi avvenimenti ci hanno incoraggiato ad andare avanti, il repertorio abbraccia la tradizione irlandese e scozzese: musica da danza, allegra e divertente anche se suonata in maniera non propriamente tradizionale. Tenendo conto del fatto che l’ ”irlandofilo” della situazione sono io, ci sono spunti di apertura ad altri generi musicali perché Antonio e Rosario non hanno mai suonato musica folk per cui in quello che stiamo facendo si fondono un po’ le esperienze di tutti noi.

Ci saranno dei vostri brani inediti in futuro?

Per ora direi che si tratta di un discorso prematuro, ci stiamo concentrando molto nel cercare un linguaggio comune per avvicinare i nostri tre linguaggi musicali però non è escluso che prima o poi inizieremo a lavorare su dei brani originali.

 Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Pino Porsia e Roberta Ruggiero per la disponibilità