Anti: il nuovo album di Rihanna delude le aspettative.

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La conosciamo come una delle cantanti più amate del globo ma è anche direttore creativo, brand trasversale di musica, intrattenimento e moda. Stiamo parlando ovviamente di Rihanna, la popstar che ha venduto 54 milioni di album e 210 milioni di brani digitali in tutto il mondo diventando l’artista con il maggiore numero di vendite digitali di sempre. Ha pubblicato 7 album in 7 anni, ha raggiunto la vetta delle classifiche con 13 singoli e ha vinto 9 Grammy Awards, 8 American Music Awards, 22 Billboard Music Awards, 2 Brit Awards, 7 Video Music Awards, 3 European Music Awards, 4 People’s Choice Awards e 4 iHeartRadio Music Awards. Tutte queste notizie sono dati di fatto che possiamo trovare nei materiali riservati agli addetti ai lavori e che riportiamo fedelmente per poter capire meglio come mai “Anti”, l’ottavo album della star sia un’incredibile delusione. L’aspetto più curioso sta nel fatto che il lavoro in realtà è attraversato da una formula sonora piuttosto ricercata, s’intravede un’intenzione sperimentale votata alla fusione tra musica underground e pop mainstream e forse proprio in questo sta il problema.  In “Anti” manca uno stile preciso, una personalità, una direzione chiara. L’unico elemento che attraversa tutto l’album è un sound ispirato alla disco-funk anni ’80. Si passa dall’asettica dimensione di “SZA- Consideration” al fluido mood ambient di “James Joint” alle blande morbidezze di “Kiss it better”. Uno dei brani meno riusciti è proprio il singolo “Work” feat. Drake che, sebbene sia in testa alle classifiche mondiali, dove svetta al #1 della Global Chart di Spotify (al #6 in Italia), al #1 della Hot R&B/Hip Hop Chart, ed entra nella Top5 della Hot100 di Billboard, rappresenta l’esempio tangibile di come un prodotto scadente possa essere osannato in virtù di non si sa quale criterio. A questo proposito, dedichiamo una breve parentesi al doppio videoclip che accompagna la canzone in questione: sette minuti di twerking, trasparenze trash, alcool e volgarità. Viene da chiedersi dove stia l’arte in questo tipo di prodotto, dove stia la Rihanna sperimentale, temeraria, audace che conosciamo. Che sia questa la nuova frontiera del totale menefreghismo? Non rimane che attendere il momento in cui l’artista potrà riscattarsi dal vivo con l’Anti World Tour, il tour mondiale (35 date negli Stati Uniti e in Canada tra febbraio e maggio e 24 concerti in Europa tra giugno e luglio), che vedrà Rihanna impegnata anche in due date italiane: la prima lunedì 11 luglio al Pala Alpitour di Torino e la seconda allo Stadio Meazza di Milano il prossimo 13 luglio. Insieme a lei sui palchi europei, Milano compresa, ci saranno due ospiti d’eccezione, il canadese The Weeknd, rivelazione del 2015 con l’album “Beauty Behind The Madness”  e il rapper americano Big Sean.

Raffaella Sbrescia

Rihanna – Work