“Oggi chi sono”: la recensione del nuovo singolo del Management del dolore post operatorio

mcmaoOggi chi sono” è il quarto singolo tratto da “McMao”, il secondo lavoro discografico del Management del Dolore Post-Operatorio. La dinamica logico-testuale si cui si incentra il testo di questo brano assume subito una valenza semantica pluri-strutturata su più livelli: l’uomo del nuovo millennio si riscopre voyeur di se stesso, oltre che degli altri. All’interno di un vorticoso meccanismo di autoipnosi, i propri atteggiamenti, infinitamente ripetuti da più generazioni, si rivestono di sfumature che ne intorpidiscono l’essenza. La società dello spettacolo si trasforma nello spettacolo della società, coinvolgimento e distacco si fondono senza soluzione di continuità. “E prima di uscire se mi guardi in tutta fretta scoprirai che sul mio volto c’è attaccata un’etichetta”, scrivono e cantano con spietata lucidità i ragazzi del Management del Dolore Post-Operatorio.

Un'immagine tratta dal videoclip "Oggi chi sono"

Un’immagine tratta dal videoclip “Oggi chi sono”

Luca Romagnoli e soci riversano nel testo l’amara attualità del nostro oggi: “E se mi vuoi davvero presto io sarò il tuo sogno. Chiudi gli occhi gentiluomo e metti mano al portafoglio, Io non credo nei rapporti non credo nei sentimenti. A me piacciono i contanti, conto solo sui contanti. E siccome sono solo quello che ho addosso oggi chi sono? E cosa indosso? Oddio!”. Disillusione, arrivismo e materialismo si accompagnano al videoclip girato da Fabio Gargano che, attraverso un’esplicita serie di sequenze visive, offre i preliminari del sesso sull’altare sacrificale dello spettacolarismo contemporaneo. Negando le barriere tra il guardare e l’essere guardati, la stessa scena, vista da diversi punti di vista, perde qualsiasi grado di differenziazione interpretativa trascendendo, in questo modo, il labile confine tra immaginazione e realtà. A sancire la chiara dipendenza dal filtro digitale è una delle scene finali del videoclip in cui il pubblico riprende quello che avviene con il proprio smartphone mantenendosi distaccato ed insensibile a tutto quello che lo circonda. In sintesi, la rappresentazione di un’umanità che non sa più emozionarsi.

Raffaella Sbrescia