I GTO festeggiano vent’anni di musica con “Little Italy”




























“Little Italy” è il quinto album che festeggia il ventennale degli umbri GTO. Edito, pubblicato e promosso dalla Music Force, distribuito dalla Self e prodotto da Leonardo “Fresco” Beccafichi, collaboratore stabile di Jovanotti, l’album presenta undici brani da ascoltare e da ballare. 11 inediti, dal retrogusto agrodolce che spaziano sapientemente dal folk al rock, dalla musica balcanica al blues senza mai perdere un appeal tutto particolare ed intriso di sottile polemica. “Little Italy” propone, in una rigorosa forma canzone, la musica d’autore italiana attraverso un tentativo, a tratti ben riuscito, di fusione con la tradizione musicale americana.
Ogni brano ha una sua storia, una sua peculiare diversità: Stefano Bucci (voce), Luigi Bastianoni (fisarmoniche, chitarre, voce), Alessandro Bucci ( batteria), Piero Passeri ( Basso), Romano Novelli (chitarre e voce)  raccontano difetti, amori, pregiudizi e illusioni di un’Italia insoddisfatta e sovraffollata.
“Little Italy” inizia con lo ska casereccio di Barabba, un brano incazzato quanto basta per dire che la “ la gente spesso giudica le cose con una sola voce ed il giusto è puntualmente messo in croce”.
Le parole possono ferire come raffiche di mitra, ecco perché il protagonista di Rude fugge dal mondo senza, però, riuscire a fare i conti con la morte.
Le sonorità folk lasciano spazio al latin retrò della title track Little Italy tra poeti, santi e navigatori.
Malinconico è lo sfondo de La via del mare mentre nomade e gitana è la fiamma che incendia di energia Lumea Mea Este. Storie senza confini e parole senza ipocrisie scorrono tra i testi dei GTO mentre il “tempo passa pieno di niente” e “nella città c’è troppa gente” in Montedoro. Ammaliante e lussurioso è l’incontro di due amanti in Granelli di sabbia mentre Cielodivento saluta le quattro stagioni tra echi di campagna. Scandali, storie d’amore finite e pregiudizi di paese affollano le note de Amore fermati, La Reginae l’ironico racconto di Festa popolareche chiude il ritratto perfetto di un paese afflitto da una mentalità retrograda e reazionaria.