#Pronto a correre: cronache di un uomo alla riscossa.

Bando agli arzigogoli, ai decori, ai barocchismi Marco Mengoni si spoglia ma lo fa a strati…
“Se il gioco si fa duro è da giocare” canta ne “L’Essenziale” ed è davvero duro il gioco di chi in un mondo che cade a pezzi prova a comporre nuovi spazi. Talmente duro è stato il lavoro di Marco che, per evitare “errori di valutazione”, è necessario ascoltare più volte il disco per poterne comprendere sfumature e colori.
Tutto, a partire dagli arrangiamenti, è diverso da quello a cui Mengoni ci aveva abituati. Il cosiddetto “sound” che accarezza le storie raccontante in #Pronto a correre è assolutamente internazionale. Checché se ne dica, l’impronta italica millantata da molti è lontana anni luce e i suoni che vestono questo disco il Bel paese si limita a contemplarli ammirato.
Ma scopriamo più nel dettaglio in cosa consiste il famigerato “progetto” che Marco ha voluto presentare lontano dai fasti di Sanremo…
Il filo conduttore di questi 15 inediti è il desiderio di riscatto, la voglia di buttarsi alle spalle il passato e ricominciare, anche da zero, se necessario.
 In un contesto socio-culturale come quello in cui viviamo, risulta quanto mai attuale la bramosia di allontanarsi da chi marcisce sotterrato dal doppiogiochismo, da chi riempie di bugie e di scuse il vuoto della propria esistenza e si rintana nella comodità dei rapporti di convenienza solo per paura di vivere la vita respirando a pieni polmoni col rischio di sbattere contro porte chiuse in faccia.
“#Non me ne accorgo” è un brano che raccoglie la tensione emotiva per poi lasciar scivolare via l’inquietudine che pattina sul cuore verso altre strade ed incroci. Il coraggio di guardare giù che canta Marco in questa canzone, è quello che serve per capire che anche se “ non c’è niente che resiste al cuore quando insiste” è il caso di trovare una strada sempre nuova, per provare a reinventarsi.
L’ironia folk di “#Un’altra botta” pare quasi sbeffeggiare il potere che alcune persone sono in grado di esercitare su di noi, in alcune fasi della nostra vita.
Ci pensa però” #Pronto a correre”, scritto da Mark Owen dei Take That, e che da il titolo al disco, a ripristinare gli equilibri e porre un accento forte e chiaro sulla voglia di riscatto.
Ogni parola è azione, movimento, una lunga corsa a perdifiato sempre più lontano, verso orizzonti infiniti, verso l’ignoto di un futuro sempre in divenire. Il testo, disponibile anche nella più assolutista versione in lingua inglese, si fonde e si costruisce con la musica in un crescendo emozionale e melodico.
Con “#La vita non ascolta” emerge tutto il disincanto e la disillusione con cui un occhio stanco guarda il mondo contemporaneo. Nel ritornello però arriva la svolta, l’uomo diventa protagonista della propria vita, scegliendone la direzione e urlandola a chi “tace e non dice cosa pensa di me”.
Il viaggio continua con “#Bellissimo”: l’altro brano sanremese, scritto da Gianna Nanni e da Pacifico che, nonostante le grandi attese, rimane un piccolo cristallo in una pentola di monete d’oro.
Parlando d’oro, viene naturale parlare de “La valle rei Re” il testo scritto e musicato da Cesare Cremonini: un contesto onirico e monumentale si presta come scenario perfetto per una poesia da raccontare. Suadente e suggestivo, Mengoni dà vita ad una destabilizzante rappresentazione teatrale e con “Chiedo scusa, sono ancora un re” chiude il sipario mentre il pubblico è ancora in standing ovation.
Le tracce di swing e i molleggiati riff di chitarra di “#I got the fear” ci conducono verso le atmosfere ovattate di #Avessi un altro modo”. La voce di Marco sussurra le parole e incendia l’animo per “volare piano e andare lontano per dimenticare tutto”.
Lo scioglilingua squisitamente pop di “#Evitiamoci” stempera i toni prima di rituffarci in un oceano di emozioni con “#20 sigarette”, scritto a 4 mani con Ermal Meta, Fame di Camilla, in cui “gli alberi si svestono piegandosi un po’ e la mente si sparpaglia sul pianoforte”.
Il ritratto diventa surrealista con “#Spari nel deserto”, frutto della creatività della penna di Ivano Fossati, rimaneggiata da quella di Marco. Enigmatica e melanconica, questa canzone è una lettera con un finale aperto dove ognuno è libero di scrivere il proprio finale.
Voci sovrapposte ed una frizzante melodia dance, intrisa di elettronica, danno vita a “#Una parola”: accattivante ed arrogante, questo brano è come un filo scoperto…non sai mai come toccarlo.
Infine l’essenza più intima di Mengoni viene fuori in “#Natale senza regali”, niente può essere più distruttivo di una vita di gelo senza brividi.
Che la tanto agognata libertà sia in realtà una prigione immensa? “Lo scopriremo solo vivendo”, cantava Battisti.