I Baustelle ritornano con “L’amore e la violenza vol.2″. Dodici pezzi che sono tutto tranne che facili.

Baustelle

Baustelle

Amore e violenza. I concetti si rincorrono, si intrecciano per poi distanziarsi all’interno del recente percorso artistico dei Baustelle. Ne “L’amore e la violenza vol.2 – Dodici nuovi pezzi facili” il gruppo nato a Montepulciano nel 1996 concede una tregua alla guerra per mettere in primo piano la love song che, in ogni caso, rimane lontana anni luce da quella inflazionata, mielosa e ormai trita che a ogni più sospinto ci viene riproposta.
Qui i Baustelle sfoderano la loro maestria linguistica, testuale e compositiva celebrando un amore che nasce con la consapevolezza che sarà destinato a consumarsi, previa la sublimazione assoluta.

Perchè un volume 2?

Abbiamo composto queste canzoni mentre eravamo in tour con “L’amore e la violenza vol.1″. Questo è un fatto inedito per noi che non abbiamo mai amato scrivere mentre siamo in giro. Forse stavolta l’immaginario sonoro e le cose che avevamo in mente di dire non si sono esaurite nel vol.1 e abbiamo voluto completare il discorso. Definire questi pezzi facili è un provocazione ironica che fa il verso a un film con Jack Nicholson. Il primo era un disco d’amore in tempo di guerra, c’era più focus sul contesto che sul racconto privato. Stavolta abbiamo dato spazio a relazioni sentimentali anche se le canzoni di questo album parlano di storie d’amor che contengono violenza al loro interno. Possiamo quindi dire che la guerra non è affatto finita, continua semplicemente in modo diverso da quella narrata del volume 1, in cui era più legata al contesto storico-sociale che stiamo vivendo.

L’unica eccezione, in questo senso, è data dal brano “Tazebao”?

Sì, in effetti lo è. Al suo interno ci sono folli aforismi sul presente. Possiamo considerarla l’eccezione che conferma la regola.

Come intendono l’amore i Baustelle? 

In “Amore negativo”, ad esempio, raccontiamo che l’amore è quello in cui nella migliore delle ipotesi ci scappa il morto, attraverso il sacrificio del proprio io. L’annullamento del sè per l’adesione all’altro. Il testo parte con una negazione, poi si sublima in piacere, ancora più forte se si riesce ad annullare l’ego e darsi all’altro senza chiedere niente in cambio. Viviamo in una società che non incita assolutamente questo tipo di concezione, anzi, al contrario siamo al centro di un grande massaggio all’ego. Vogliamo vivere per sempre, essere belli, magri, in forma. L’amore per come lo intendo io è il contrario di questo: è sporco e distruttore.

L’amore è salvifico?

No. Applicare l’annullamento del sè per darsi a qualcosa d’altro è sicuramente qualcosa che dà piacere ma non so da cosa dovremmo salvarci, l’amore non serve per vincere o eliminare le guerre, è una cosa più alta.

Perchè ne “Il Minotauro di Borges” il mostro accetta di morire?

Il Minotauro viene descritto come un essere mostruoso ma in realtà è un essere solo, chiuso in una casa grande come il mondo con stanze ripetute all’infinito. Ogni 12 anni arrivano le fanciulle in sacrificio per lui ma, ancora prima che possa dilettarsi, quelle muoiono prima dallo spavento. Nel dialogo tra Arianna e Teseo si evince che il Minotauro non voleva più vivere. I suoi sono amori impossibili.

Cosa sceglierete di portare dal vivo stavolta?
Porteremo in tour gran parte di questo disco e del precedente. Naturalmente non mancheranno le vecchie glorie che non possiamo non fare. Inoltre abbiamo ritrovato l’amore per certe canzoni vecchie che con un nuovo arrangiamento sono più vicine al nostro modo di suonare contemporaneo.

Una canzone si può giudicare pop o semplice a seconda della fatica che si fa per comprenderla?

Troviamo che sia sempre giusto fare fatica. Tutte le cose che ci piacciono richiedono un importante lavoro interpretativo e, si da il caso che a queste corrispondano per lo più cose che hanno resistito al tempo. La storia ci insegna che le cose che hanno richiesto fatica interpretativa non sono state apprezzate subito e che i loro autori morissero di fame o scoperti postumi. Intanto però sono rimasti nella storia. Tutto il resto è puro commercio. Secondo noi, dunque, l’attitudine giusta per fare qualunque lavoro artistico è cercare di sopravvivere al tempo e rimanere nella storia.

baustelle- cover album

baustelle- cover album

Cosa implica fare pop?

Questa è una definizione di gomma, in Italia questa distinzione è sparita abbastanza presto. Noi nel 1997 volevamo essere per tutti, all’inizio abbiamo avuto difficoltà, intorno a noi c’era molto più rock e scena alternativa. A noi va bene che si sia abbattuto questo muro. Se però abbattere l’indie significa diventare uguale al mainstream più becero allora sarà meglio rimettere su più di qualche mattoncino. Eliminiamo la musica prodotta solo per arrivare al commercio, a questa età non ci va più di perdere tempo a fare cose che non ci va di fare. Preferiamo l’ascolto alto.

Come convivete con la vostra spiccata estetica cinematografica?

All’inizio mescolavamo elementi rock alle colonne sonore. Siamo sempre stati affascinati dai compositori e dimenticati. D’altronde siamo nati quando all’estero cominciavano a scoprire proprio grandi compositori italiani, c’era tutto un sottobosco che allora di definiva “easy listening”. Abbiamo sempre amato il cinema e la musica per cinema. Ci ispirano le aperture prettamente strumentali e infatti ci sono anche in questo album. Ci piace l’idea che il disco si apra come una finestra. Rachele scrive molta musica senza testo, insieme gli diamo poi la forma canzone.

Un po’ come accade nel brano Jesse James e Billy Kid?

Ci piacciono i western, quelli di Tarantino in particolare. Nel brano questi riferimenti vengono usati in modo metaforico. I protagonisti vivono una storia d’amore turbolenta e travagliata.

A che punto siete della vostra carriera artistica?

Questo album racconta e fotografa in modo preciso chi siamo adesso. Le canzoni del vol.2 sono molto diverse dal vol.1, sono state scritte più in fretta e hanno visto un uso massiccio della chitarra, a differenza dei tre dischi precedenti. Quando ci si siede al pianoforte si ha a disposizione una maggiore possibilità di colori e complessità armonica. La chitarra invece ha un limite fisico che porta a scrivere canzoni più semplici, più veloci e più rock’n'roll. Per questo il disco ha una serie di colorazioni spigolose e un piglio ritmico più tirato. Naturalmente non abbiamo rinunciato ai sintetizzatori, sentiamo la differenza con il lavoro precedente e ci piace l’idea di poterlo suonare.

 Raffaella Sbrescia

Tracklist

Violenza

Veronica n.2

Lei malgrado te

Jesse James e Billy Kid

A proposito di lei

La musica elettronica

Baby

Tazebao

L’amore è negativo

Perdere Giovanna

Caraibi

Il minotauro di Borges

Baustelle live all’Alcatraz: la fine dell’estate è dandy

Baustelle @ Alcatraz

Baustelle @ Alcatraz

Quanti di voi provano a resistere ma finiscono col cedere all’impellente bisogno di abbandonarsi al sublime fascino della malinconia decadente? Indiscussi maestri di questo imperituro ciclo delle spirito umano sono i Baustelle che hanno scritto ufficialmente la parola “fine” all’estate 2017 sul palco dell’Alcatraz di Milano per recuperare il concerto inizialmente previsto al Carroponte, annullato per maltempo.

Bianconi, Bastreghi, Brasini e compagni hanno chiamato a raccolta il loro pubblico per la celebrazione di un rito pagano in cui amore e violenza sono stati assunti al ruolo di divinità aleatorie.

Forti della loro impattante presenza scenica, stilosi e cinematografici al punto giusto, i Baustelle hanno voluto percorrere un viaggio completo all’interno del proprio personalissimo percorso artistico. Tanto, ovviamente, lo spazio concesso al loro ultimo album di inediti, intitolato per l’appunto “L’amore e la violenza” che è riuscito ad intersecarsi tra le pietre miliari della vita discografica dei Baustelle.

Video: Amanda Lear

Che siano snob o semplicemente dandy, noiosi o pessimisti cosmici, come scherzosamente ha spiegato lo stesso Francesco Bianconi al suo fedele pubblico, i Baustelle rappresentano un punto di riferimento per tutta quella scena cantautorale che nel tempo ha saputo trovare una cifra stilistica in grado di reggere il passaggio di testimone tra epoche contrastanti. L’ermetismo electro-pop, gli strumenti vintage, la cura artigianale per la scelta dei suoni e delle parole, quel piglio un po’ radicale, un po’ sornione sono le caratteristiche vincenti della band toscana. “Fanculo alla vostra allegria del cazzo” – declama Bianconi dal palco – “Sì, siamo tristi. Quando cantiamo le nostre canzoni, un velo di tristezza ci attraversa il cuore” – afferma. E menomale, diciamo noi. Chissà che noia stare due ore ad ascoltare il nulla, con i Baustelle invece è tutto diverso, le storie, i sentimenti, le suggestioni diventano un unicum con il suono creando una miscela ipnotica ma non atrofizzante.

Raffaella Sbrescia

La scaletta

scaletta ok

Il MI AMI Festival fa tendenza tra il glam dei Baustelle e l’hype di Liberato

Un MI AMI FESTIVAL in linea con le tendenze è quello del 2017. Alla luce del grande affollamento registrato lo scorso 26 maggio possiamo tranquillamente affermarlo. A confermarlo le gesta dei protagonisti del palco Dr Martens. La serata è iniziata con il set di Giorgio Poi: una formazione a tre per un pop elettronico di stampo cantautorale. Interessanti le intuizioni e i richiami tra generi, glamour l’effetto vintage della voce, aderenti alla mentalità dei giovanissimi i testi. La proverbiale timidezza di Giorgio non limita l’energia di una performance in crescendo. Da tenere sotto’occhio, soprattutto dopo il successo dell’album “Fa niente”.

Baustelle live @ Circolo Magnolia - MI Ami Festival 2017

Baustelle live @ Circolo Magnolia – MI Ami Festival 2017

Alle 23.15 il main stage s’illumina della brillantezza Made in 70’s dei Baustelle. Snob, antipatici e pessimisti cosmici, secondo Bianconi. Eleganti, ispirati e dannatamente affascinanti, diciamo noi. Sì, affascinanti ma perché? Forse per un evidente contrasto che amalgama le parti: da un lato un emaciatissimo Francesco Bianconi che, nell’esprimere il suo costante disagio, mette in evidenza un animo particolarmente sensibile e insofferente, dall’altro una definitiva fioritura di Rachele Bastreghi: sempre più completa ed empatica con il pubblico. A definire i contorni di questo peculiare insieme, è una formula pop che scava a piene mani dal passato rendendolo assolutamente glamour e attuale. Un’apertura alla musica “leggera” che, in realtà, è solo apparente. Attraverso una scaletta secca e concisa, i Baustelle aprono il tour estivo mettendo in primo piano i brani tratti dall’ultimo album “L’amore e la violenza” senza tuttavia mettere da parte tutti i caposaldi della loro discografia. Non è più il momento di commuoversi nel pieno di qualche crisi di autocommiserazione, adesso è il momento di reagire, di puntare alla discontinuità previa velleità dell’istinto. Il metodo ci viene mostrato dai Baustelle che, attraverso una anticonvenzionale fusione tra sacro e profano, conservano credibilità e autorevolezza.

Video: “Tu t’è scurdat’ ‘e me’

Alle ore 1.22 della notte, il palco Dr Martens raggiunge il picco assoluto di presenze: il motivo è l’annunciato esordio live di Liberato: ormai un vero e proprio caso all’interno dello scenario musicale italiano. Dopo il grande successo di “Nove maggio” e di “Tu t’è scurdat’ ‘e me’”, l’ignoto rapper napoletano di stampo neomelodico, era tra i più attesi ospiti della giornata. Curioso constatare l’hype generato da un linguaggio, una scrittura, una mentalità che solo fino a pochi anni fa, prima del clamore generato dalla serie tv “Gomorra”, fosse relegata ai peggiori quartieri di periferia di Napoli. Di fatto, però, anche i più insospettabili fruitori di musicale del nord Italia si sono appassionati alle tematiche e al dialetto di questo artista di cui si sa sempre meno. Di fatto, a differenza di quanto ci si aspettasse, dopo l’evento al MI AMI Festival è tutto ancora più incerto. Sul palco ieri sera si sono presentati Calcutta, Izi, Priestess e Shablo. Il più credibile dei quattro si è rivelato Calcutta, quindi in molti hanno annunciato la “più grande trollata dell’anno”. La verità, però, è ben altra, i quattro artisti di chiara provenienza non campana, si sono semplicemente prestati all’interpretazione dei testi di Liberato, la cui identità non è ancora stata resa nota. Un’operazione di marketing veramente notevole, con dei numeri già importanti per un progetto appena nato che rilancia un modo di concepire la musica in maniera viscerale. Rimane ora da capire chi o cosa sia Liberato, se gli artisti che hanno partecipato al MI Ami facciano realmente parte del progetto e in che modo. Il mistero continua, intanto il boom mediatico è stato raggiunto.

Raffaella Sbrescia

MI AMI Festival: dal 25 al 27 maggio la nuova edizione. Le news

MI Ami Festival

MI Ami Festival

Parte giovedì 25 maggio la tredicesima edizione del MI AMI Festival,  appuntamento per la nuova musica italiana organizzato da Rockit e Better Days, al Circolo Magnolia fino a sabato 27 maggio. Un’edizione che celebra il ventesimo compleanno di Rockit e che proprio in occasione della serata di apertura festeggia un altro importante anniversario: si tratta del ventennale di Confusa e felice, uno degli album più importanti di Carmen Consoli. La Cantantessa, per l’occasione, ha messo a punto un concerto creato ad hoc per il MI AMI. Un concerto inedito tra il tour teatrale “Eco di sirene” e l’inaugurazione della stagione al Teatro Greco Romano di Catania.

Oltre a Carmen Consoli, cui è dedicato l’hashtag di questa edizione #confusiefelici, per la giornata di giovedì 25 maggio si alterneranno, tra gli altri, i live di: Zen Circus, che anticipano il loro tour estivo sulle note del loro ultimo disco La Terza Guerra Mondiale; Niccolò Carnesi, uno dei nomi più brillanti della nuova generazione di cantautori italiani; Lucio Corsi, giovane cantautore che dopo aver aperto il tour invernale dei Baustelle porta al MI AMI il suo Bestiario Musicale; Di Martino e Fabrizio Cammarata che proporranno al festival il loro omaggio a Chavela Vargas; Il Pan del Diavolo, che con il loro live faranno ancora una volta saltare il pubblico.

Nelle giornate di venerdì 26 e sabato 27 saranno al festival: Baustelle, Le Luci della Centrale Elettrica, Giorgio Poi, Canova, Colombre, Italiano di Cumbia All Stars, progetto capitanato da Davide Toffolo, Pop X, Les Enfants, Davide Shorty, il rap di Mecna, Coez ma anche di Maruego, Laioung (accompagnato da The RRR Mob) e Carl Brave x Franco126 e molti altri, per una tre giorni di concerti imperdibili.

 BIGLIETTI E ABBONAMENTI

L’ingresso al MI AMI costa 23 euro (+d.p.) a giornata in prevendita. I biglietti in cassa costeranno 23  euro a giornata.

L’abbonamento ai tre giorni costa 52 euro (+d.p.) in prevendita e 60 euro alle casse del festival

Bambini fino a 12 anni (inclusi): ingresso gratuito  LA TESSERA ARCI NON SERVE.

Prevendite disponibili su: Mailticket, Xceed, Ticketone

 

 

I Baustelle presentano “L’amore e la violenza”: intervista e recensione dell’album

L'amore e la violenza -Cover album

L’amore e la violenza -Cover album

Disinibiti, liberi e maturi i Baustelle ritornano in scena con il settimo album in studio intitolato “L’amore e la violenza”. Prodotto artisticamente da Francesco Bianconi e mixato da Pino “Pinaxa” Pischetola, il disco è composto da dodici brani – dieci canzoni e due brani strumentali che mettono in evidenza un glorioso azzardo melodico e armonico con una particolare attenzione al suono. I Baustelle usano una dolcezza amara dal timbro antico per cantare una vita in guerra lontano dalle vere trincee, un amarcord senza satira né melodramma. Dopo l’intro strumentale di “Love”, si entra nel vivo del discorso con “Il Vangelo di Giovanni”: io non ho più voglia di ascoltare questa musica leggera, resta poco tempo per capire il senso dell’amore, l’idiozia di questi anni, la mia vera identità”. Meglio sparire nel mistero del colore delle cose quando il sole se ne va. Segue il primo fortunatissimo singolo estratto dal disco “Amanda Lear”: niente dura per sempre neanche la musica. Lo zibaldone del disco è “Eurofestival”, un brano giocosamente esistenzialista che non lascia nulla al caso. Inneggia alle grandi hit Made in Italy e a Viola Valentino “La musica sinfonica”: vivere è rimanere giovani nel cielo con le rondini in terra in mezzo agli uomini. “Io non sono mai stato così schiavo del mondo e attaccato alla vita” cantano i Baustelle in “Lepidoptera” ma è nel brano “La vita” che emerge la fragilità, l’inutilità e la bellezza della vita. Pensare che la vita sia una sciocchezza aiuta a vivere. Molto intenso il brano che chiude il disco, intitolato “Ragazzina”, in cui i Baustelle affrontano il tema dell’adolescenza descrivendo la protagonista come una Biancaneve tra milioni di maiali e la incitano a combattere in questa grotta al freddo e al gelo tra Gesù Bambino e l’uomo nero: “Certe volte l’esistenza si rivela come violenza intorno a me”, scrive Bianconi, e così come si aperto all’insegna dell’amore, così il cerchio si chiude con il tema contrapposto per una struttura organica e completa.

Intervista a Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi

 Cosa è racchiuso nel titolo del disco?

Tutto nasce da questo titolo. In genere scriviamo prima la musica e poi passiamo ai dischi. Da un paio di album a questa parte mi trovo invece di fronte a 18 caselle da riempire. Visto che mi capita di bloccarmi, lo stratagemma è quello di darmi dei temi cercando di svolgerli. Il tema di questo disco è osservare il mondo e rendersi conto di essere in guerra, una guerra di tipo diverso da quella a cui siamo abituati, una guerra che entra nel privato, nel nostro intimo.

Quale potrebbe essere il valore aggiunto dato da questo modo di scrivere?

Non so se si tratti di un valore aggiunto, sicuramente è un modo non giornalistico di raccontare il mondo. Descriviamo la contemporaneità attraverso un’ottica per forza di cose distorta, in un certo senso privata. C’è un filtro molto soggettivo davvero inevitabile, stavolta ci siamo dati come obiettivo quello di raccontare una cosa completamente pubblica e politica quale è lo stato di cose che l’Occidente sta attraversando in modo soggettivo. Puoi essere descrittivo quanto vuoi ma di fatto siamo noi ed il nostro privato calati in un contesto di guerra. Ecco queste sono canzoni d’amore sotto i bombardamenti.

Quanto c’è di apocalittico in un brano così ricco come “Eurofestival”?

Questo brano si appoggia sul contrasto tra melodia e testo. Non lo troviamo apocalittico, anzi, è molto ironico, quasi sarcastico. Gioca molto sui contrasti, si tratta di una grande fiera delle atrocità, un circo in cui si mischia tutto tra il caos che disorienta e l’idiozia di questi anni.

Molti sono gli spunti offerti da “Il Vangelo di Giovanni”

Dallo stato di cose che viviamo nasce spesso un mio stato d’animo che corrisponde al volermi staccare dal mondo in cui mi trovo, mi ritrovo a non sopportare quello che vedo ma non si tratta di una rinuncia, c’è anche un aspetto positivo nel sentirsi non allineati all’andazzo generale del mondo, la mia vorrebbe essere una nobile sparizione.

In contrasto a questa affermazione viene da pensare ad una frase contenuta in “Lepidoptera”: “Io non sono mai stato così schiavo del mondo e attaccato alla vita”

Questo lo si dice quando si ha paura di morire. Questa è una cosa che mi ha mandato in crisi, forse coincide con il diventare padre. Quando hai un figlio diventi l’animale che difende il cucciolo, non sono un padre giovane ma ho un senso di estremo attaccamento alla vita. A me non è mai fregato un granchè della morte ma mai così come in questo momento ho paura di morire.

Cosa avete racchiuso nei suoni di questo disco? C’è chi li definisce vintage, chi inneggia agli anni ’70…cosa dite voi?

Quando si parla dei Baustelle spesso ricorrono termini come vintage e citazionismo. Noi semplicemente facciamo uso di strumenti di un certo tipo, ci sono tecnologie che sono ancora all’avanguardia. Le nostre canzoni si compongono di melodia, di parole e di suono. Grande importanza riveste il timbro con cui vengono eseguite, certe canzoni diventano un’altra cosa se suonate con altri strumenti. Per noi un moog o un sintetizzatore analogico non è equiparabile al digitale. Nei nostri dischi teniamo alla stratificazione dei suoni, anche nella musica pop i timbri e gli arrangiamenti hanno un’importanza fondamentale. Detto ciò, abbiamo usato tonnellate di sintetizzatori analogici ed il mellotron un primordiale campionatore divenuto popolare tra la fine degli anni sessanta e la prima metà degli anni settanta, organi elettrici, chitarre acustiche e tante tastiere

A giudicare dai testi delle vostre canzoni, avete una considerazione molto alta del vostro pubblico. Questo dato di fatto è motivo di speranza per il futuro?

Ovviamente sappiamo che il pubblico è intelligente. Il mito dell’accessibilità è in realtà il frutto di una nostra paura, di una nostra proiezione. Se abituato a farlo, il pubblico può ascoltare ed apprezzare anche cose pesantissime. A volte il vero caprone è proprio “l’artista” che va sul sicuro per la paura di non vendere abbastanza dischi.

Rachele, quanto ha influito l’esperienza da solista in questo album?

Onestamente non riesco a quantificare la cosa. Per me è stata un’esperienza nuova, mi ha dato più sicurezza, ho lavorato con persone nuove, ho superato qualche vecchia barriera per cui mi ha fatto sicuramente bene.

Il nuovo tour vi vedrà nuovamente protagonisti dei principali teatri italiani. Come mai questa scelta?

Con “Fantasma” ci siamo trovati molto bene nella dimensione teatrale. In questo caso sarà diverso perché il nuovo album sarà costretto ad un ascolto più intimo. Vediamo cosa succederà, sarà una bella sfida!

Uno dei brani più suggestivi e più veritieri del disco è “La vita”

Questo brano dice le cose come stanno, non usiamo grandi giri di parole. Nel testo c’è scritto quello che penso della vita, forse cercarne il senso è sbagliato, forse va presa alla giornata. Quello che dico è: la vita non è inutile ma è tutta estetica, pensala come una cosa bellissima ma che non serve a niente. Quando cominci a pensare che serva a qualcosa, sei fregato”.

Cos’è “L’era dell’Acquario”?

Il brano nasce da due cose: la prima è una corrispondenza con una mia amica che dice: “Stai tranquillo, vedrai adesso che siamo appena entrati nell’era dell’Acquario, tutto migliorerà” e poi da un articolo uscito il giorno successivo all’attentato che c’è stato al Bataclan in cui c’era scritta una cosa verissima e devastante: “Ci si abitua a tutto, anche al terrorismo”. Ecco, l’unico modo per disintegrare il terrorismo è quello di considerarlo come un’abitudine. Il terrorismo è una forma di terrore basata sulla paura e sull’agire di sorpresa senza motivo apparente, la cosa più difficile a cui abituarsi. Questa è quindi una canzone autoconsolatoria, per l’appunto un’altra storia d’amore sotto i bombardamenti.

Baustelle

Baustelle

Cosa ci dite del singolo “Amanda Lear”?

Questa è una canzone cervellotica, lei scrive una lettera a lui che la prende in parola. Un doppio flashback e la similitudine con la struttura di un Lp. Ho scelto di omaggiare Amanda Lear sia per questioni di metrica sia perché lei è il simbolo di un certo tipo di femminilità.

In che modo il contributo di Pischetola ha influito nella resa del disco?

Abbiamo scelto lui per creare un contrasto tra la scelta degli strumenti ed il missaggio. Lui è il suono della musica leggera italiana ed è stato bravo ad affrontare questa sfida in modo stimolante. A lui va il grande merito di aver capito la nostra visione.

E poi c’è “La musica sinfonica”. Un brano che sposa il passato al presente con un omaggio a Viola Valentino

Sì, questo è un rondò veneziano. Siamo lieti di confessare che questo disco maneggia e manipola i nostri amori proibiti. A me, per esempio, i Ricchi e Poveri sono sempre piaciuti molto, erano i miei Abba italiani. In questo album tiriamo fuori le nostre passioni dell’infanzia, cose opposte che si mettono insieme. Gli anni ’80 erano anni in cui la musica leggera era bella e varia in ogni campo, c’erano arrangiamenti interessantissimi e siamo stati felici di poterli omaggiare

E oggi cosa ascoltiamo?

C’è un sistema che porta alla creazione di cose prive di personalità e finalizzate ad un successo più immediato. Se mi mettessi nei panni di un emergente, probabilmente ne capirei le motivazioni ma è triste che questa sia la deriva di questo tempo. In ogni caso c’è ancora molta musica interessante in giro, all’estero in particolar modo, questo è un fatto che ci fa ancora ben sperare.

Raffaella Sbrescia

 Video: Amanda Lear

Di seguito la track list dell’album:

1-Love

2-Il vangelo di Giovanni

3- Amanda Lear

4- Betty

5- Eurofestival

6- Basso e batteria

7- La musica sinfonica

8- Lepidoptera

9- La vita

10- Continental stomp

11- L’era dell’acquario

12- Ragazzina

Da oggi i Baustelle incontreranno i fan negli store delle principali città italiane: Venerdì 13 gennaio  a Milano – Feltrinelli Piazza Piemonte 2 (h.18.30), Sabato 14 gennaio   a       Firenze – Feltrinelli RED Piazza della Repubblica 26 (h.18.00) ; Domenica 15 gennaio a Torino – Feltrinelli Stazione Porta Nuova(h.18.00); Lunedì 16 gennaio a Napoli – Feltrinelli Piazza Martiri (h.18.00) e Martedì 17 gennaio a Roma – Feltrinelli Via Appia Nuova 427 (h.18.00).

Ascolta qui l’allbum:

All’uscita del nuovo album, seguirà un tour che porterà la band ad esibirsi in alcuni dei teatri più prestigiosi d’Italia.

Si parte con la data zero il 26 febbraio a FOLIGNO (Auditorium S. Domenico) per proseguire poi il 4 marzo a VARESE (Teatro Apollonio), il 5 marzo a TRENTO (Auditorium S. Chiara), il 6 marzo a FIRENZE (Teatro dell’Opera), il 13 marzo a ROMA (Auditorium Parco della Musica / Sala S. Cecilia), il 14 marzo a BOLOGNA (EuropAuditorium), il 15 marzo a PESARO (Teatro Rossini), il 20 marzo a MILANO (Teatro degli Arcimboldi), il 28 marzo a VENEZIA (Teatro Goldoni), il 29 marzo a TOLMEZZO (Udine, Teatro Candoni), il 7 aprile a TORINO (Teatro Colosseo), il 12 aprile a GENOVA (Teatro Piazza Delle Feste / Anteprima Supernova), il 13 aprile a MASSA (Teatro Guglielmi), il 18 aprile a BARI (Teatro Petruzzelli), il 19 aprile a PESCARA (Teatro Massimo), il 21 aprile NAPOLI (Teatro Augusteo). Il tour è a cura di Ponderosa Music & Art.

Arriva “Roma Live!”. Il primo disco live dei Baustelle è un concerto immaginario. L’intervista a Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi

digipack_baustelle_roma live.indd

I Baustelle presentano Roma Live! (Warner Music Italy) in uscita domani 13 novembre. Il primo album dal vivo della loro carriera arriva dopo quindi anni dal debutto con “Sussidiario illustrato della giovinezza”  e a ridosso di un importante rinnovo contrattuale con la Warner. Il disco è stato registrato nel corso di tre concerti tenutisi tra il 2013 e il 2014 a Roma – alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, all’ex-Mattatoio di Testaccio e all’Auditorium della Conciliazione. L’ulteriore peculiarità del lavoro sta nel fatto che il gruppo è accompagnato ogni volta da diverse formazioni: orchestra sinfonica, sezione fiati e quartetto d’archi. Nelle 14 tracce che compongono la tracklist spiccano i grandi classici del gruppo ma anche due cover inedite quali “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di Lady Of A Certain Age dei Divine Comedy, e “Col tempo” di Léo Ferré. «Questo lavoro  è collegato alla tournée di “Fantasma”, un disco principalmente basato su orchestrazioni. Il tour per noi è stato importante e, proprio per questo abbiamo pensato di registrare tutto senza avere l’idea di farne un disco live. Riascoltando le registrazioni, ci siamo emozionato al punto da pensare che meritassero la pubblicazione. Per noi i live hanno più senso di un best of;  in questo caso, invece, raccontiamo, un concerto immaginario nato unendo tre spettacoli, uno show inedito in cui l’unità è data dall’elemento geografico. Il risultato ci piace e pensiamo possa rappresentare una buona chiave di accesso al mondo dei Baustelle: chi non ci conosce potrebbe iniziare ascoltando questo album che contiene tante canzoni significative. Naturalmente si tratta anche di una sorta di regalo per il nostro pubblico dato che non avevamo mai realizzato un disco live», raccontano Francesco Bianconi e Rachele Bastreghi negli uffici della Warner Music di Milano presentando un disco che rappresenta in qualche modo anche una sorta di bilancio: «Certo, il bilancio è inevitabile ma il nostro è stato senza nostalgie. Ci  piace il fatto che  certe canzoni legate a un tipo di denuncia -anche sociale- di qualche anno fa, continuino a funzionare anche scollegate dal loro contesto storico. Alcuni brani mantengono universalità e atemporalità» – continua Bianconi. «Quando abbiamo selezionato i brani da inserire nell’album, abbiamo pensato che non avesse senso inserire troppe canzoni di “Fantasma”. La ragione è che molte canzoni erano uguali alle versioni dell’album in studio, per cui abbiamo privilegiato il resto della nostra discografia. Abbiamo tenuto conto anche dell’esecuzione e infine abbiamo dato spazio a ciò che ci ha emozionato di più riascoltandolo», aggiungono Francesco e Rachele.

«Nel disco ci sono due anime: una più luminosa e una più scura. Nella versione in vinile il primo disco è il giorno, fatto di canzoni più rock, il secondo è composto da ballad e brani sinfonici, più notturni» – continuano – «Abbiamo prestato particolare attenzione anche alla copertina, la cui grafica è stata curata dal collettivo Malleus. A me le copertine dei dischi live non piacciono, perché sono sempre “artista sul palco, pubblico in delirio”, il classico cliché. I Malleus sono stati bravi rendendo l’idea del concerto dal vivo disegnando due ragazze sedute su un prato, hanno evocato un ipotetico festival rock. Poi per noi le cover sono sempre molto importanti, fanno parte di un discorso a 360°. Fare un disco significa fare le canzoni ma curare anche i dettagli non strettamente musicali, come l’artwork», specifica Bianconi.

Baustelle

Baustelle

Reduce dall’esperienza solista con l’album “Marie”, Rachele Bastreghi ha inoltre dichiarato: «Ancora dobbiamo metterci a scrivere il nuovo disco ma, senza dubbio, c’è ancora più voglia di condividere con Francesco e Claudio cose nuove e di scoprire questa esperienza da solista cosa mi ha portato. Penso di essere stata fortunata a 19 anni ad incontrali, mi hanno sempre arricchito e mai impoverito. È un equilibrio che, per quanto strano, perché poi non ci vediamo tanto, è davvero forte». E a proposito del nuovo album in programma raccontano: «Dopo un disco come “Fantasma” non abbiamo voglia di farne un altro uguale. Per me “Fantasma” è il disco più bello che abbiamo fatto, ingombrante da tenere in casa. Si tratta di un album che mi è entrato dentro con delle cose che se considerate da un punto di vista di scrittore e compositore, non verranno mai cancellate», ha aggiunto Francesco. Particolarmente significativi i commenti relativi alle due cover inserite nel disco: «“Signora ricca di una certa età” da “Lady of a certain age” dei Divine Comedy è una canzone molto ben scritta così come lo è “Col tempo”. Questo tipo di canzoni pop si sente sempre meno,  si va verso l’omologazione e canzoni così diventano sempre più rare». Particolare e tormentato invece il rapporto con “Charlie fa surf”: «La veste che questo ha brano ha nel disco non sarà definitiva. I ‘grandi classici’ il pubblico li chiede e hai la responsabilità di suonarli. A volte vorresti mettere altre canzoni in scaletta, quindi dare un vestito nuovo a brani noti è il giusto compromesso per continuare a suonarli anche quando non vorresti».

Lo sguardo e l’approccio cambiano rispetto al linguaggio, al contesto e al tipo di scrittura. Lo sa bene Bianconi, tra gli autori più richiesti della scena musicale italiana: «Certo, l’approccio cambia inevitabilmente perché si tratta di due linguaggi diversi. Le canzoni sono più ‘facili’ da scrivere perché hanno più regole, uniscono musica e appigli a cui aggrapparsi, nel nostro caso sono fatte per essere interpretate da un gruppo, ci sono più maschere a disposizione. Quando scrivi prosa, invece, sei solo e più nudo. Poi entrambe, se le vuoi fare bene, sono cose difficili da fare». Infine sull’eventuale esistenza di limiti e paletti aggiungono: «Abbiamo detto due volte no a Sanremo ma abbiamo fatto il Festivalbar, che poi ha chiuso definitivamente. I talent  show sono l’unica cosa buona che c’è adesso in Italia (ride, ndr) e se qualche ragazzo proveniente da questi format ci chiedesse di collaborare, potrebbe sempre essere possibile che ne valga davvero la pena. Vedremo!».

Raffaella Sbrescia

I Baustelle incontreranno i loro fan in tre occasioni: Lunedì 16 novembre saranno a Firenze presso la Feltrinelli Red in Piazza Repubblica h.18.30; Martedì 17 novembre a Milano presso la Feltrinelli  in Piazza Duomo h.18.30 e Mercoledì 18 novembre a Roma presso  la Feltrinelli in Via Appia h.18.00.