Rosso Istanbul: la recensione della colonna sonora

locandina

Tredici brani e una sola canzone canzone (In Dieser Stadt di Hildegard Knef, del 1965) per la colonna sonora di “Rosso Istanbul”, il nuovo film del regista Ferzan Ozpetez. Edita in digitale da per CAM del Gruppo Sugar, l’opera è frutto del lungo lavorìo di ricerca portato avanti da Giuliano Taviani (due David di Donatello nel 2015 come miglior musicista e per la migliore canzone originale per Anime Nere) e Carmelo Travia (nominato ai David di Donatello come migliore musicista per Cesare deve morire). Melodica, ficcante e fascinosa, la musica dei due compositori s’insinua nella mente creando un legame a doppio filo con i personaggi e le magiche atmosfere di Istanbul, di cui raccoglie anche i suoni. Un viaggio dentro il viaggio è il tema che attraversa la storia del protagonista Orhan Sahin che torna a Istanbul dopo 20 anni di esilio volontario. Giunto in città per collaborare in qualità di editor con il noto regista Deniz Soysal, Orhan rimane inviluppato in una serie di vicende che lo legano ai famigliari e agli amici di Deniz. Su tutti spicca Neval, la donna che con la sua grazia e il suo sguardo magnetico innesca in Ornah una serie di emozioni ormai sepolte sotto una spessa coltre. Malinconiche riflessioni, pochi discorsi e tanti sguardi si avvicendano mentre sullo sfondo le note disegnano i contorni dei profili di ciascuno dei protagonisti. Le diverse versioni del tema centrale “Red Istanbul” si adornano di elementi accessori in grado di fornire inedite sfaccettature di uno stesso luogo pronto a sorprendere il pubblico. Assolutamente magica “Memories of the Bosphorus” intrisa di mistero e pathos. Nervature jazz attraversano le trame di “Yali Pop” e “Falling down” anche se è “The Turkish Key” ad aggiudicarsi lo scettro di composizione regina: struggente nel suo classicismo europeo profumato di etnicità romantica.

Raffaella Sbrescia

Rosso Istanbul: tracklist
1. Istanbul Red 2:13
2. Orhan’s Theme 2:03
3. Yusuf 3:21
4. Istanbul Red (Version 2) 2:32
5. Neval 0:55
6. Rebirth 1:43
7. Memories of the Bosphorus 1:30
8. The Turkish Key 1:34
9. Deniz’s Ghosts 1:50
10. Istanbul Red (Version 3) 2:04
11. Yali Pop 2:36
12. Falling Down 1:33
13. Istanbul Red (Version 4) 2:36
14. In Dieser Stadt (Hildegard Knef) 3:05

 Il trailer:

Soundtrack Stars: un nuovo progetto con Paolo Sorrentino per Lele Marchitelli

 MARCHITELLI AL PALLADIUM

 Un Teatro Palladium completamente esaurito ha accolto ieri Lele Marchitelli, intervistato da Laura Delli Colli e da Vito Zagarrio, regista, storico e professore di Cinema all’Università di Roma Tre.

Dopo La grande bellezza, ancora un progetto con Paolo Sorrentino per Marchitelli: musicista, autore di molte delle colonne sonore cinematografiche più interessanti degli ultimi anni, è già al lavoro per le musiche che sigleranno il debutto internazionale di The Young Pope (Il giovane Papa), una serie prevista in 8 episodi da 50 minuti ciascuno sul personaggio di un giovane papa  conservatore, destinata anche al  mercato internazionale e girata in lingua  inglese. “E non è affatto la stessa cosa pensare la musica per un progetto come  questo, pur avendo una sintonia anche personale molto forte con Sorrentino” dice Marchitelli, che per il film di Sorrentino ha avuto tra l’altro la sesta candidatura ai Nastri d’Argento dei Giornalisti Cinematografici italiani e il  Globo d’Oro della Stampa Estera.

“Con Paolo, un autore straordinario che sa esattamente quello che vuole in ogni fotogramma, fin dalla sceneggiatura, lavoreremo su un prodotto che, ormai va ben oltre il senso della fiction tradizionale, perché quel tipo di racconto, pur destinato alla televisione, in prima battuta, è puro cinema in un altro  formato. Ma - dice ancora Marchitelli - sarà molto diverso dalle suggestioni uniche che Sorrentino ha voluto ne La grande bellezza”. Di quelle, soprattutto, si è molto parlato nella masterclass con gli studenti del DAMS di Roma Tre che al Teatro Palladium di Roma, in un evento speciale del Festival in corso, grazie  al prof. Vito Zagarrio hanno avuto l’opportunità di incontrare Lele Marchitelli nel secondo appuntamento di  NOTE DI CINEMA: Come nasce una colonna sonora, la rassegna di incontri voluti dagli organizzatori di Soundtrack Stars, premio collaterale alla Mostra del Cinema di Venezia, giunto quest’anno alla terza edizione, verrà conferito alla miglior colonna sonora dei film in concorso. Il compositore è stato Presidente di Giuria del premio Soundtrack Stars durante l’ultima Mostra del Cinema, e ha riscosso enorme successo all’annuncio della vittoria di Birdman, per lo straordinario assolo di batteria che rende unica la colonna sonora del film

Insieme a Laura Delli Colli e allo stesso prof. Zagarrio, con molti interventi degli studenti, Marchitelli ha ripercorso le tappe della sua carriera raccontando soprattutto il suo esordio, con la pubblicità –“una perfetta scuola di formazione anche per i musicisti”- e quanto sia differente lavorare per il cinema rispetto alla fiction. Marchitelli, romano, autore di musiche per molti spettacoli comici e serie cult della televisione come Pippo Chennedy Show o L’Ottavo nano (e anche di alcune canzoni di Corrado Guzzanti) è stato direttore musicale dell’Ambra Jovinelli di  Roma ideando e curando molte rassegne, ha personalmente composto a quattro mani una composizione con Danilo Rea ma ha soprattutto lavorato per il cinema, collaborando con registi come Giuseppe Piccioni, Renato de Maria, Francesco Bruni per la sua opera seconda, Noi 4, e per due volte (Sono pazzo di Iris Blond e Ma che colpa abbiamo noi) con Carlo Verdone, un regista, ha detto, con il quale “è molto facile condividere l’esperienza di un film perché proprio sulla musica Carlo ha una competenza unica ed è un piacere dialogare con lui sulle sue scelte”.

Da dove si comincia per una musica che ‘funzioni’? “Ovviamente da una buona sceneggiatura. Io lavoro fin dalla pagina scritta e non credo in particolare all’ispirazione ma alla disciplina”.

Evento patrocinato da SIAE, MIBAC e SNGCI.

Il Premio Soundtrack Stars è ideato e prodotto dalla società Free Event, in collaborazione con Luce – Cinecittà.

 

Cristina D’Avena: “La mia musica è una pillola del buon umore”

Cristina D'Avena

Cristina D’Avena

Cristina D’Avena rappresenta una vera e propria icona nell’immaginario comune. Interprete di tantissime sigle dei cartoni animati che hanno segnato la crescita e l’infanzia di ciascuno di noi, Cristina è, ancora oggi, uno dei personaggi pubblici più amati dal pubblico italiano e non solo. Nel corso di 30 anni di carriera, l’artista bolognese è riuscita a mantenere intatta la sua proverbiale solarità che contraddistingue anche la sua peculiare vocalità. Impegnatissima tra le date del nuovo tour, programmi radio e tv, Cristina D’Avena si è lanciata anche nel mondo della moda con un progetto tutto suo. Per saperne di più l’abbiamo raggiunta al telefono per una breve intervista.

Da oltre 30 anni sei la regina incontrastata delle sigle tv… la tua voce è l’antidoto alla tristezza?

Penso proprio di sì! Il cartone animato, o la sigla dello stesso, rappresentano qualcosa che, mentre canticchiamo, ci fa bene, ci fa sorridere e gioire… secondo me è una bella pillola del buon umore!

È da poco ricominciato il tuo tour in giro con i Gem Boy come è nata questa collaborazione così particolare?

Si tratta di un incontro artistico arrivato in maniera molto casuale, loro mi conoscevano molto bene perché avevano iniziato proprio con le mie canzoni, cambiandone il testo, spesso in maniera un po’ dissacrante. Io, d’altro canto, li conoscevo perché loro avevano scritto la canzone “Ammazza Cristina” e poi perché sono anche  originari di Bologna come me. I Gem Boy avevano questo sogno di farmi collaborare con loro ma all’inizio dissi di no perché non mi sembrava il caso. Poi, però, si è creato improvvisamente un buon feeling: mia sorella stava preparando gli ultimi concerti per il Roxy Bar di Red Ronnie e mi propose di cantare con loro, fu lei a convincermi a parlare con il cantante Carletto (Carlo Sagradini) e provare a costruire una scaletta insieme. In seguito ci siamo incontrati, abbiamo fatto un po’ di prove e ci sono piaciute. Quindi abbiamo fatto il concerto al Roxy Bar e si è rivelato davvero un gran successo! C’erano davvero tantissime persone, da lì è nato questo amore folle e abbiamo continuato la nostra collaborazione…

Sabato 12 aprile, invece, sarai la guest star assoluta all’Arenile Reload di Napoli… quali sorprese riserverai al tuo fedele pubblico?

Questa volta sarò da sola sul palcoscenico dell’Arenile, canterò ovviamente le canzoni e le sigle che tutti amano: partirò dalla canzone dei Puffi, Kiss Me Licia, Mila e Shiro ma ovviamente darò spazio a tantissime altre pietre miliari del mio repertorio…chiaramente farò un’accurata selezione della scaletta, ormai le mie canzoni sono arrivate quasi a 800!!!

cristina d'avenaDa poco hai pubblicato la seconda parte di “Cristina D’avena 30 e poi…” cosa racchiude questo progetto?

La prima parte di “Cristina D’avena 30 e poi…” è un progetto completamente musicale con 3 cd di sigle di cartoni animati, la seconda parte, invece, è un Dvd con 50 filmati ed un cd, comprensivo di canzoni inedite o mai pubblicate. C’è anche un libro fotografico con tutte le foto più importanti della mia carriera, scatti storici con i miei collaboratori, con i miei primissimi maestri, alcune foto con la mia famiglia, che amo alla follia… Si tratta di un libro fotografico che mi rappresenta a tutto tondo, un regalo che ho fatto innanzitutto a me stessa e che racchiude la mia vita, ovviamente lo dedico a tutti i fan che condividono con me un grande amore per la musica.

Recentemente hai debuttato anche nel mondo del fashion con la linea di scarpe “My Heart Shoes”… qual è il tuo ruolo all’interno di questa avventura e che rapporto hai con la moda?

Ho aperto uno store da pochissimo, adoro le scarpe, in particolare le sneakers. Un giorno ridendo e scherzando feci un disegno di una scarpa, poi ho incontrato i responsabili di un’azienda artigianale completamente italiana che hanno sposato la mia voglia di creatività innata e, insieme, abbiamo realizzato i primissimi modelli, 5 da uomo e 5 da donna, di questa nuova linea che s’intitola “My Heart Shoes” ovvero le scarpe del cuore, con il mio logo ed un altro piccolo simbolo che mi rappresenta e che in pratica è la sigla del mio nome in giapponese. I colori predominanti sono quelli che piacciono a me: l’oro, l’argento, il bronzo, il nero… I materiali utilizzati sono di prima qualità ed è tutto realizzato a mano 100% Made in Italy. Per noi che abbiamo così tanto bisogno di far ripartire la nostra economia, si tratta di un valido progetto e sono stata ben contenta e ben fiera di partecipare a questa iniziativa!

cristina d'avena 2Che tipo di musica ti piace ascoltare?

 Partiamo dal presupposto che mi piace tantissimo la musica in generale, a parte la musica rock, che non rientra nei miei ascolti più frequenti. Adoro la musica pop italiana di Tiziano Ferro, quella di  Jovanotti, che amo alla follia, ma mi piace spaziare: passo da David Guetta e Bob Sinclair alla musica celtica fino ai canti gregoriani. Sono un po’ particolare nei miei ascolti e non trascuro gli emergenti, che hanno da proporre tante nuove idee, ed è giusto che anche loro possano offrirci la loro creatività!

Che ne pensi di un genere musicale come il rap?

Beh mi piace moltissimo! Sono molto contenta che pian piano si stia conquistando un bel posticino nel nostro panorama musicale. Mi piace molto Fabri Fibra ma anche i più giovani, ad esempio ho ascoltato Moreno e l’ho trovato molto bravo, questo tipo di musica esercita una buona energia dentro di noi, i testi raccontano spesso cose forti che fanno riflettere ed è giusto ascoltarli.

 Raffaella Sbrescia

Si ringraziano Cristina e Clarissa D’Avena per la disponibilità

 

 

“Her”: le note scelte da Spike Jonze e Arcade Fire per descrivere un amore irreale

herNel film “Her” Spike Jonze indaga la natura dei rapporti umani nel mondo contemporaneo attraverso una sceneggiatura originale e l’uso della tecnologia che, come una minuscola lente,  scava all’interno dell’animo umano rivelandone le più intime fragilità. Il rapporto tra uomo e macchina, rispettivamente simboli del reale e del virtuale, pur essendo irreale, acquisisce  una stupefacente naturalezza grazie alla sensibilità di Theodore (Joaquin Phoenix), un uomo che vive di parole, che dà voce alle incapacità comunicative altrui, attraverso il suo lavoro di ghost writer e che, a sua volta,  trae linfa vitale da quelle che provengono dal sistema operativo Samantha ( voce di Scarlett Johansson).  Nel suo elogio all’imperfezione umana, Jonze si muove tra fantascienza e melodramma, conferendo alla musica un importante ruolo. Le note raccontano le immagini, conferendo significati e sfumature alle emozioni del passato ma soprattutto a quelle del presente. Suoni e strumenti scrivono le fasi di un amore che vive grazie alle impressioni, alle riflessioni e alle suggestioni del protagonista che, attraverso la sua coscienza femminile, riesce a risolvere i conflitti irrisolti della propria personalità. Diversi sono i momenti musicali degni di interesse: si parte da “Off you” dei The Breeders, uno dei momenti in cui la drammatica condizione di solitudine di Theodore appare in tutta la sua drammatica evidenza. I tanti flashback che irrompono nel quotidiano del protagonista sono, invece, animati da “When You Know You’re Gonna Die” degli Arcade Fire che firmano anche “Supersymmetry “, il brano strumentale che compare nei titoli di coda del film che, insieme a “Dimensions”  fa parte di “Reflektor”, il nuovo album della band. C’è spazio anche per momenti musicali più eterogenei  come  le atmosfere orientali di “Cleopatra in New York” (Zim Zam Mix), il folk di  “I’m so Glad” (Entrance) e il suadente blues di “Need Your Love So Bad” di Little Willie John. Il picco emotivo è rappresentato dalla complicità che Theodore e Samantha riescono a raggiungere sulle note del brano “The Moon Song”, scritto da Karen O delleYeah Yeah Yeahs ,con il supporto del regista Spike Jonze: “But with you my dear, I’m safe and we’re a million miles away”, canta Samantha che, fotografando il suo amore per Theodore nella sublime composizione al pianoforte, intitolata “Photograph” e realizzata dagli Arcade Fire, concretizza l’essenza di un sentimento autentico, eppure destinato ad eclissarsi.

Raffaella Sbrescia

Video: “The Moon Song”

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12 anni schiavo: l’analisi di musiche, suoni e voci

12 anni schiavoCandidato a 9 premi Oscar,  “12 anni schiavo” è l’acclamato film di Steve McQueen ed è considerato, a ragione, l’evento cinematografico dell’anno. Chiwetel Ejiofor (nei panni del protagonista), Michael Fassbender, Benedict Cumberbatch, Lupita Nyong’o, Paul Dano, Paul Giamatti e Brad Pitt incarnano i personaggi della pellicola che completa e continua un discorso cominciato dal cinema americano con “Lincoln” di Spielberg e “Django Unchained”  di Tarantino. I dialoghi, i silenzi, le cruente scene di violenza e i paesaggi mozzafiato di questa drammatica e sconvolgente storia trovano il filo conduttore principale nella musica. Solomon Northup è, infatti, uno stimato musicista che un giorno si risveglia in catene per essere venduto come schiavo nei campi di cotone. Il violino è lo strumento che costituisce, al contempo, sia il mezzo che stabilisce il legame di Solomon con il suo passato da uomo libero del nord America, sia la condanna ad essere riconosciuto come diverso dagli altri  neri, “allevati come bestie” per servire i padroni. La musica è, dunque, un elemento essenziale per nutrirsi della vita senza soccombere ad un destino atroce. “Io non voglio sopravvivere, io voglio vivere”, ripete Solomon, a più riprese, senza mai perdere la fiducia nella possibilità di un rapporto di reciproca stima con l’uomo bianco. Tutt’intorno, intanto, si spengono vite e speranze. Nei cocenti campi di cotone il blues e il gospel richiamano la provvidenza divina: gruppi di schiavi esausti trovano la forza per sopravvivere nel canto che, in qualità di naturale valvola di sfogo, diventa, in questo modo, un richiamo spirituale dalla forza travolgente. A questo proposito, è importante sottolineare la bellezza della tracklist del film. Delle 16 tracce disponibili, la dirompente forza evocativa del brano “Roll Jordan Roll” di John Legend, interpretato nel film da Topsy Chapman e dal protagonista Chiwetel Ejiofor, rappresenta il momento più intenso e doloroso. Le voci a cappella degli schiavi rendono omaggio ad uno di loro, che ha perso la vita pochi attimi prima, gli occhi sono rivolti al cielo, le mani dimenticano le ferite e la fatica levandosi al cielo. Schiocchi di dita vibrano nitidi scuotendo i sensi ma la collettività di un sogno eterno si spegne col sopraggiungere della notte.”(In the evening) When the sun goes down” di Gary Clark scandisce, invece, l’altro momento clou del film: gli occhi di Solomon seguono il calar del sole: attimo dopo attimo il colore ed il movimento delle pupille  descrivono le sofferenze di un animo disperato mentre la natura continua, indifferente, il proprio corso. “Misery Chains” di Chris Cornell, “Queen of the Field (Patsey’s song)” di Alicia Keys e “Little Girl Blue” di Laura Mvula si trasformano in richiami ancestrali, inni alla vita e alla libertà. Impossibile, infine, resistere al fascino di “Washington Hans Zimmer”: sullo schermo scorrono i titoli di coda ma il cuore batte ancora all’impazzata e negli occhi, colmi di lacrime, sono impresse le immagini di una colpa eterna.

Raffaella Sbrescia

TRACKLIST:

1. “Devil’s Dream” – Tim Fain
2. “Roll Jordan Roll” – John Legend
3. “Freight Train” – Gary Clark Jr.
4. “Yarney’s Waltz” – Caitlin Sullivan
5. “Driva Man” – Alabama Shakes
6. “My Lord Sunshine (Sunrise)” – David Hughey
7. “Move” – John Legend
8. “Washington Hans Zimmer”
9. “(In the Evening) When the Sun Goes Down” – Gary Clark
10. “Queen of the Field (Patsey’s Song)” – Alicia Keys
11. “Solomon” – Hans Zimmer
12. “Little Girl Blue” – Laura Mvula
13. “Misery Chain” – Chris Cornell
14. “Roll Jordan Rol”l – Topsy Chapman
15. “Money Musk” – Tim Fain
16. “What Does Freedom Mean (To a Free Man)” – Cody Chesnutt

John Legend – “Roll Jordan Roll”

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