I Hate Music: Michele Bravi si racconta senza filtri e presenta il suo nuovo lavoro discografico

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Michele Bravi riparte da “I Hate Music (Universal Music), un lavoro in cui il linguaggio e il modo di esprimersi del giovane artista cambiano partendo da sette brani (più una cover) attraversati da un pop elettronico e da testi scritti rigorosamente in inglese. Un album che ci aiuta a capire fino in fondo l’evoluzione umana e artistica di un giovane che ha imparato a fare i conti con se stesso: «Quando inizi a scrivere non ti chiedi troppo. È un flusso di coscienza, lasci che le parole vengano da sole insieme alle note», ha spiegato Michele durante un incontro con la stampa a Milano. “I Hate Music” è un album che racchiude un anno e mezzo difficile, duro, plumbeo in cui Bravi si è ritrovato faccia a faccia con  un momento di disorientamento. «Un periodo durante il quale ho un po’ odiato la musica, confessa il cantante. Dopo la vittoria ad X Factor 7  ci sono state un sacco di cose belle, ma anche tante cose negative. Ero arrivato a un punto in cui ascoltavo la musica poco volentieri, avevo poca voglia di cantare, persino gli altri ci facevano caso. Poi c’è stato un momento in cui ho capito che se una persona odia tanto una cosa è perché in realtà non riesce ad amarla come vorrebbe, altrimenti le sarebbe completamente indifferente». La svolta poi è arrivata con il web e con YouTube in particolare:«Sono partito dal web per capire quali fossero le mie forze e quale fosse il mio rapporto con il pubblico. Quando ho aperto il mio canale YouTube mi sono reso conto che quello che avevo avuto fino ad allora con il pubblico era un monologo, un parlare a senso unico che girava su se stesso. Invece io avevo bisogno di confronto: mi rendevo conto che tirando fuori certi racconti che mi ero tenuto per me, gli altri mi facevano notare cose a cui non avevo fatto caso. Con il web ho trovato la possibilità di raccontarmi, mi ci sono appassionato perché man mano capivo sempre più cose su di me. I media tradizionali hanno dei tempi molto diversi, sul web è tutto più a misura d’uomo e non hai pressione. Chi se ne frega di quelli che dicono che ci deve essere distanza tra cantante e pubblico, io sono un ragazzo che sta facendo esperienza e che vuole vivere di musica. Se c’è qualche errore sarà parte di quello che ritengo sia un viaggio in costruzione».

Una nuova consapevolezza interiore che ha agevolato Michele anche sul fronte artistico: «Ho fatto il disco che volevo con le persone che volevo. Il video e la copertina sono un esempio di come si può giudicare una cosa nuova anche dall’involucro, volevo che ci fosse una rottura. E anche se sono ancora il cantante di “A Piccoli Passi”, il mio primo disco, ora c’è anche un lato di me più disteso, scanzonato e, perché no, anche arrogante.  Ho lavorato con chi mi ispirava. Per la parte visiva c’erano questi ragazzi romani Trilathera che sono ai confini del noir e mi piaceva incorporare le loro idee in questo progetto. Poi per la produzione dei brani, una volta composti mi sono affidato a chi meglio riusciva a trasformare le mie idee in musica. E l’ho trovata questa persona, si chiama Francesco Catitti ed è un giovane producer che ha lavorato a molte cose che mi piacevano già, come il disco di esordio degli About Wayne».

Michele Bravi

Ad anticipare l’album è il primo singolo ufficiale, “The Days che, non a caso, è il brano più forte del disco ma anche quello a cui Michele è più legato: «Ho impiegato un anno a finirlo, proprio perché racconta il mio momento nero». L’unica cover dell’album è “The Fault in Our Stars del noto youtuber australiano Troye Sivan: «Con questo brano l’autore, protagonista di un percorso molto simile al mio, spiegava perfettamente un periodo di cui non avrei saputo scrivere meglio, ecco il senso della cover». Interrogato in merito alla possibilità di andare al Festival di Sanremo, Michele spiega: «A Sanremo non ci voglio andare come se fossi in mutande alla serata di gala. Io dico sempre che Sanremo è una grande vetrina, deve essere sfruttata nel momento in cui hai qualcosa da dire. Le canzoni non nascono mai con un tempo ben preciso. Magari stasera torno a casa e scrivo il pezzo per Sanremo, ma potrebbe volerci pure un anno». A proposito del fan event dello scorso 3 ottobre, tenutosi all’Alcatraz di Milano, il cantante si è mostrato molto entusiasta: «Ho voluto fare l’incontro coi fans e gli youtubers perché volevo evitare la classica conferenza ed è stato un bene perché mi sono stati vicino quelli che mi hanno seguito nell’ultimo periodo. Dopo X Factor ho tirato una linea e ho riconsiderato un po’ tutti i rapporti che avevo. Oggi frequento solo le persone che davvero mi sono vicine». 

Raffaella Sbrescia

Video: The Days