“Catacatassc”, il fascino agreste de La Bestia Carenne

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“Catacatassc” è il titolo dell’esordio in full-length del gruppo campano La Bestia Carenne. Lucciole, questa la traduzione del titolo, di campagna, di provincia, lucciole che illuminano la polvere di note ispirate da scenari e storie lontane. Piccoli insetti che spianano la via dell’emotività grazie al loro fascino girovago, selvaggio e agreste. Il Folk proposto da La Bestia Carenne, permeato da insolite ed imprevedibili sfaccettature, ora più declinate verso il rock, ora verso il world, senza mai rinunciare alla fervida bellezza neorealista di personaggi umili, mette in rilievo visioni, suggestioni, emozioni autentiche e veraci. Dal country americano al Manouche dei Balcani, Giuseppe Di Taranto, Antonello Orlando, Paolo Montella e Giuseppe Pisano ci accompagnano per mano tra i sogni sognati di “Billy il mezzo marinaio”, tra i giorni di vetro de “Le cose che desideri”, nel dramma bucolico di “Transkei”. Nei dodici brani di “Catacatassc” sono tanti i personaggi, le storie e i linguaggi musicali che si incontrano e che si scontrano lungo le impervie vie di un saliscendi emotivo studiato con cura fin nei minimi dettagli. Particolarmente interessante la ballata blueseggiante intitolata “Cadillac”, meritevole di menzione “Jeanne”, che inizia proprio come una ballata jazzata e notturna per poi virare verso orizzonti lontani. Registrato in una masseria di Sant’Agata dei Goti, “Catacatassc’” non segna soltanto il debutto discografico de La Bestia Carenne, ne delimita, bensì,  i cardini a cui fare riferimento per provare a lasciare il segno.

Raffaella Sbrescia

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