E’ un Luciano Ligabue in una veste insolita, quello che ha voluto omaggiare con la sua testimonianza la kermesse tenutasi a Roma, nel quartiere di San Lorenzo, per celebrare gli ottant’anni della Liberazione d’Italia dal Nazifascismo.
Protagonista dell’evento di chiusura di una tre giorni che ha visto alternarsi su due palchi di tutto rispetto musicisti, scrittori, giornalisti, attori e testimoni di quelle giornate che hanno fatto da fondamento alla nostra Costituzione (che da sempre viene definita la più bella del mondo in segno di apprezzamento dei principi di alta democrazia e diritto cui si ispira), il cantautore di Correggio ha lasciato la chitarra e si è concesso un’ora abbondante di chiacchierata con Andrea Scanzi. Un’intervista che è stata il prosieguo di quella già rilasciata allo stesso Scanzi dalla rock star e pubblicata su Il Fatto Quotidiano del 14 aprile scorso. I Campi in Aprile, è il titolo che si è voluto dare all’evento, ispirato a un brano molto bello e poco noto inserito da Ligabue nel 2015, nell’album “Giro del Mondo” e dedicato a Luciano Tondelli, giovane partigiano arruolato nella 77.ma Brigata SAP e morto nella battaglia di Fosdondo, considerata il momento cruciale nella storia della liberazione della Provincia di Reggio Emilia.
Il brano nasce dall’inciampo del Liga, al cimitero di Correggio, nella lapide che portava il suo nome di battesimo affiancato a quello di uno scrittore molto amato, e importante nella sua formazione giovanile, Pier Vittorio Tondelli, incontrato letterariamente durante il servizio di leva e divenuto compagno di giornate difficili e segnanti.
Comincia così un racconto che nell’arco di un’oretta e mezzo ripercorre la vita di Ligabue, a partire dal ricordo del nonno, figura di rilievo nella Resistenza Emiliana, a quello del periodo dell’adolescenza, dei primi approcci al mondo della musica, dei numerosi lavori svolti, dei primi successi musicali.
Persone, amicizie, legami profondi col territorio, attestati di stima verso colleghi, e un sentito e partecipato ricordo della figura di Papa Francesco, incontrato due volte in occasione di due esibizioni tenute in Vaticano. Un ricordo onesto, senza toni enfatici, ma proprio per questo particolarmente toccante nella sua genuinità. Il rapporto con la fede, rinfrancato dall’esperienza diretta con un parroco di Correggio che si prendeva cura dei tossicodipendenti che non volevano uscire dal tunnel, ma non per questo immeritevoli di accudimento. Un racconto intenso, a tratti molto spassoso, esposto con la schiettezza lessicale che è propria del Liga, e che si ritrova, per sua stessa ammissione e consapevole scelta, anche nei testi delle sue canzoni.
Sorridente, accattivante, introspettivo e disponibile anche a vincere una timidezza caratteriale e una riservatezza che solo sul palco, nel momento del live, vengono in qualche modo neutralizzate dal rapporto col pubblico che gli è oramai fedele da una trentina di anni, e che ieri ha affollato Piazza dei Sanniti in una serata che definire climaticamente da autunno padano è perfetto.
Alla domanda un poco provocatoria di Scanzi se ritenesse vi fosse un limite di età oltre il quale un artista legato a un genere musicale in cui la fisicità è fondamentale, dovesse porsi il problema di affrontare l’impegno di un tour, Ligabue sorride: “lo pensavo a trent’anni, che a cinquanta mi sarei sentito a disagio a cantare “balliamo sul Mondo”: invece ne ho sessantacinque e non vedo l’ora che arrivi Giugno, per cominciare il tour”. Tour durante il quale Liga riproporrà in versione naked i brani di Buon Compleanno Elvis, contenuti in una recente riedizione discografica di quello che, a oggi, resta uno dei suoi dischi più famosi.
Del resto non più tardi di Dicembre abbiamo potuto godere del live di un quasi ottantenne Edoardo Bennato che non ha fatto certo rimpiangere quello graffiante e pieno di energia dei nostri vent’anni.
E’ proprio il caso di dire che “non è tempo, per noi” di privarci del piacere di ascoltare dal vivo questi artisti che tanto hanno rappresentato nel nostro percorso di formazione musicale.
Luciano Ligabue, non solo musica, quindi, ma racconti: racconti esposti con lo stesso stile narrativo, essenziale e immediato, che tanti ani fa ci affascinò e commosse nella trama di Radio Freccia, il cui toccante monologo finale, magnificamente interpretato da un giovane Stefano Accorsi ancora riecheggia nei nostri cuori.
Ci fa piacere spendere alcune parole anche per un altro evento che ha catturato e coinvolto la piazza durante questa molto ben strutturata manifestazione, patrocinata dal Comune di Roma Capitale: l’esibizione del magnifico ensamble messo insieme da Riccardo Tesi, con il coinvolgimento di una sempre generosa Tosca Donati, e di tre delle più belle voci femminili che la musica popolare Italiana vanta al suo attivo: Gabriella Aiello, Elena Ledda, e Lucilla Galeazzi. Quattro monumenti del nostro panorama musicale, sostenuti dalla fisarmonica di Riccardo Tesi, la genialità polistrumentale e la potenza vocale di Nando Citarella, l’armonia delle chitarre di Massimo De Lorenzi e Maurizio Geri e la freschezza della batteria di Andrea Ruggeri.
Uno spettacolo coinvolgente, che ci ha restituito la oramai universale Bella Ciao nella sua dimensione originaria di canto delle mondine, per esplodere nell’ urlo gioioso di una piazza multietnica e resistente.
Una Festa della Liberazione che resterà sicuramente nella memoria di un quartiere dove la storia e la Storia, come scrisse Elsa Morante nel suo capolavoro, si fondono in una dimensione corale che nel 25 aprile trovò il riscatto al dolore e all’orrore.
Esce oggi “MADE IN ITALY” (Zoo Aperto/Warner Music), l’atteso ventesimo disco, e undicesimo di inediti, della carriera di Luciano Ligabue. Frutto di una trance e di un flusso creativo inarrestabile, questo nuovo lavoro è un concept album concepito seguendo un humus artistico basato sulla frizione data da un contrasto specifico: un forte amore per l’Italia ed un altrettanto forte sentimento di ira contro le problematiche che ci attanagliano. Una sorta di amore “frustrato” in cui Riko, il protagonista della storia raccontata in questo disco, viene mandato all’avanscoperta da Ligabue che ne impersonifica i panni. Nel pieno di una crisi esistenziale Riko punta il dito con veemenza ma alla fine è dentro di sé che si compie il vero percorso evolutivo. Lui, che non ha fatto in tempo a decidere per sé, che si è sposato troppo presto, che si affida al venerdì sera per non scoppiare, raggiunge piena consapevolezza alla fine del disco mostrandoci un barlume di speranza. Le disavventure di Riko danno a Ligabue la libertà di giocare con nuovi generi, di parlare in modo più diretto e “sporco”, di affrontare tematiche scottanti. Libero più del solito ma anche responsabile più del solito, Ligabue offre una propria visione delle cose ma descrive bene anche la nostra guerra per la sopravvivenza quotidiana. Prodotto da Luciano Luisi, con musiche, testi e arrangiamenti di Luciano Ligabue, “MADE IN ITALY” è stato suonato da Luciano Luisi (tastiere, cori), Max Cottafavi (chitarre), Federico Poggipollini (chitarre elettriche, cori), Davide Pezzin (basso), Michael Urbano (batteria, percussioni), Massimo Greco (tromba e flicorno), Emiliano Vernizzi (sax tenore) e Corrado Terzi (sax baritono). A questo proposito occorre sottolineare il fatto che gli arrangiamenti del disco restituiscono quella stessa urgenza espressiva con cui nasce questo disco che, in sintesi, è una lettera d’amore al rock’n’roll.
Intervista
Da cosa nasce l’idea di un concept album?
Mentre facevo il giro del mondo con i miei concerti, nonostante l’euforia sentivo nostalgia dell’Italia e dei suoi difetti. Mi capitava spesso di fare il confronto tra le grandi metropoli e le nostre città, mi domandavo se ai tanti italiani che venivano ai miei concerti mancasse l’Italia e quanto e come. Fin dai tempi di “Buonanotte all’Italia” ho cercato di raccontare un rapporto sentimentale con questo paese, io non racconto la cronaca bensì i miei sentimenti nei riguardi di questo paese.
Come hai assemblato le canzoni?
Non avevo messo in preventivo che questo dovesse essere il mio prossimo album, le canzoni sono arrivate una dopo l’altra con estrema facilità. Quando ho pensato al disco avevo il punto a) Riko presenta la propria crisi esistenziale e il punto b) la presa di coscienza e la consapevolezza di Riko. In seguito sono state le canzoni a portarmi a spasso, in certi casi sono andato a scavare nei cassetti, un esempio di questo tipo è il brano “Dottoressa” che aveva un altro testo. Alcuni dei brani nuovi sono rimasti fuori, altri li ho scritti dopo, specialmente quelli di passaggio come possono esserlo “Apperò”, “Quasi uscito”, “Menomale”.
Ti sei chiesto come mai stavolta hai voluto parlare in prima persona?
Una sera abbiamo suonato in un famosissimo locale di Los Angeles, il “Whisky a Go Go”, lì dove avevano suonato tutti i più grandi, mi sono lasciato influenzare da questa magica atmosfera americana. Il giorno seguente ho prenotato lo studio dei Foo Fighters, lo stesso in cui c’è ancora il mixer con cui i Nirvana hanno registrato “Nevermind”, lì è stata registrata “Non ho che te”, un brano che affronta una frizione emotiva e che mi ha spinto a domandarmi perché stessi raccontando qualcosa in prima persona. Al mio ritorno a casa si sono spente le luci. Ecco, in quel momento di buio così forte e intenso per me, ho cercato di capire se questo Riko facesse parte della vita che avrei vissuto nel caso non avessi fatto questo mestiere oppure se si trattasse di un alter ego o di una parte di me.
Le canzoni sono caratterizzate da un linguaggio diretto. Perché?
Riko è molto più incazzato di me, ha molti meno privilegi e questo mi ha messo in una condizione di libertà maggiore rispetto al solito. In questo progetto ho la totale responsabilità di quanto fatto. Mi sono lasciato prendere la mano nel giocare con generi mai affrontati come reggae, ska, skwing, rithm’n’blues e ritmiche diverse.
Ligabue ph Toni Thorimbert e Jarno Iotti
Avete registrato i brani in presa diretta e senza partitura…come è andata?
Ho voluto trasmettere le canzoni ai miei musicisti con la stessa urgenza con cui erano nate. Ho incontrato Luisi mentre stava facendo i missaggi di Campovolo e siamo partiti subito per una nuova storia. Le parti di arrangiamento sono rimaste quelle, Luisi si è innamorato dei riff che avevo fatto per realizzare le demo. Il fatto è che io non sono un chitarrista, uso la chitarra per accompagnarmi, motivo per il quale i chitarristi hanno dovuto fare una sorta di lavoro in bella copia per rispettare quell’urgenza creativa iniziale.
Il nocciolo dell’album è privato anche per forza di cose si rivolge ad un pubblico. Qual è la Giungla di Riko e qual è la tua?
“G come giungla” racchiude davvero un’espressione di rabbia. Riko preferisce avere avuto una disillusione tanto forte ma averci potuto credere; insomma il prezzo della disillusione è un buon prezzo. Allo stesso tempo, però, Riko è anche il diminutivo di Riccardo, il mio secondo nome. Si sa come la penso, molte promesse fatte da quella politica sono state disattese, non ho né i strumenti né la voglia di capire le colpe, so solo che quella forbice tra primi e ultimi è sempre più larga, il sistema è sempre più radicato e questo per me è motivo di fallimento di una civiltà. In questo brano esprimo ovviamente anche un mio pensiero, da 35 anni frequento un gruppo di 20-25 amici, abbiamo affittato una casa in cui abbiamo ricreato la nostra idea di bar, spesso affrontiamo lunghe discussioni sui temi attuali, tra questi l’ingiustizia fiscale è un argomento molto sentito, le informazioni le ho raccolte di prima mano, guardando la loro vena sul collo ed il furore con cui si toccano certe tematiche calde.
Raccontaci di questa copertina.
Collaboro da diverso tempo con Paolo De Francesco, in genere gli chiedo tre cose: mai mettere la mia faccia in copertina (un vezzo che ho da sempre), poi scelgo un’immagine sola o tante immagini. In questo caso venivamo da “Mondovisione” in cui c’era un mondo accartocciato perciò abbiamo voluto mettere tante cose. A questo aggiungo un’altra elemento: vivo con l’illusione che ci sia ancora qualcuno che comprandosi un disco faccia qualcosa che facevo io quando compravo un vinile, ovvero andare aldilà delle canzoni e capire una storia interagendo anche con la parte grafica del lavoro.
Qual è il cambiamento necessario per sopravvivere a questo mondo?
Dobbiamo capire il nostro posto nel mondo, il motivo per cui non riusciamo ad incidere su un sistema tanto radicato. Il contributo di ciascuno di noi pare dalla consapevolezza verso se stessi.
Quanto spazio avrà il disco nel nuovo tour?
Sicuramente lo suoneremo tutto. Devo ancora capire se infliggere al pubblico queste canzoni in un blocco unico o se spezzettarle. La cosa più giusta sarebbe raccontare questa storia per intero però io voglio anche fare felice chi viene a sentirmi quindi mi riservo di capire cosa fare.
In questo disco fai una critica ai media…
Più che altro c’è una rilevazione: si è costretti ad un’informazione sempre più veloce ed urlata che fa il paio con quella dei politici. La colpa non va alla categoria, è la società che va così, i social impongono una velocità diversa, le notizie su internet devono avere un’efficacia diversa ma questo non fa bene né agli utenti né a chi fa questo lavoro; non riusciamo a metabolizzare le notizie perché si passa subito ad altro e non permettiamo alla nostra risposta emotiva di fare il lavoro che dovrebbe.
Quale Italia esce da questo ritratto?
In Italia piena di difetti ma amatissima da Riko che non ne vuole sapere di abbandonare le sue radici, non pensa mai neanche una volta di andarsene.
Video: Made in Italy
E Carnevale chi è?
Per il momento ha le sembianze di un espediente narrativo ma magari non è finita qui…
I riferimenti musicali di questi album?
“Quadrophenia” degli Who è l’album che ho ascoltato di più. Sono andato a sentirli a Milano recentemente e ne “La vita facile” c’è anche un omaggio a loro.
Qual è la morale che emerge da questo disco?
La prima rivoluzione da fare è con se stessi. L’odissea che compie Riko va esattamente in questa direzione. Il fatto che lui sia incazzato con il mondo esterno è giusto ma il percorso che compie è di tipo interiore. Riko non sa come fare per far sentire la sua voce e per fare in modo che uno come lui possa incidere al di fuori. Paradossalmente la sua partecipazione alla manifestazione e la conseguente manganellata innescano uno switch on che gli consente una nuova chance per la svolta personale.
Pensi che questo album possa mettere alla prova i tuoi fans?
Avendo sempre bisogno di confrontarmi con un strumento di consenso popolare non ho mai la garanzia che quello che scrivo possa piacere o che sia quello che i miei fan vogliono sentire. Se c’è una cosa che ho capito è di non capirci quasi niente con le canzoni. Non è una dichiarazione di falsa modestia, ogni volta non so come sarà la risposta del pubblico e, dato che stavolta il cambiamento sarà più grosso, sono un po’ più agitato perché questo progetto resterà. In ogni caso il verdetto lo darà il pubblico, come sempre.
Anche tu hai il tuo venerdì?
Sì, certo. Il mio è molto meno spericolato, quello è il posto in cui ancora rido grazie al rapporto molto forte che ho con i miei amici.
Il flusso creativo con cui è nato questo album testimonia freschezza ed energia…
Se penso al mio primo album, così grezzo e così pieno di identità, non posso pensare di avere quella stessa energia, qui c’è inevitabilmente l’esperienza di anni, non può esserci l’incoscienza, c’è per un impulso: ho lasciato che le cose fluissero.
Ligabue ph jarno-Iotti
Quello che emerge alla fine è “Un’altra realtà”?
Non rinuncio alla speranza. Certo che si vedrà un’altra realtà, sono i bambini a cantarlo. In questo momento la speranza è considerata un sentimento per sfigati ma io sono fatto così, preferisco passare per ingenuo ma questo è il messaggio che voglio trasmettere.
Ti sei già espresso in merito alla questione del Secondary Ticketing Market. Alla luce delle nuove indagini in corso, cosa vorresti aggiungere?
Quando stabiliamo il prezzo dei biglietti dei concerti teniamo in considerazione diverse cose. Il mio diktat è sempre lo stesso: mantenere un prezzo contenuto per il pubblico. Abbiamo sempre cercato di fare in modo di arginare questo fenomeno, chi lascia decuplicare i prezzi dei biglietti ci rema contro. Dal 2009 facciamo informazione sui tutti i nostri canali, abbiamo cercato di fare una black list. Adesso sarà importante capire cosa farà il governo per aiutarci ad estinguere questo cancro.
La tracklist dell’album:“La Vita Facile”; “Mi Chiamano Tutti Riko”; “È Venerdì, Non Mi Rompete I Coglioni”; “Vittime E Complici”; “Meno Male”; “G Come Giungla”; “Ho Fatto In Tempo Ad Avere Un Futuro”; “L’Occhio Del Ciclone”; “Quasi Uscito”; “Dottoressa”; “I Miei Quindici Minuti”; “Apperò”; “Made In Italy”; “Un’Altra Realtà”.
Dopo “Liga Rock Park” (oltre 130.000 presenze), e la pubblicazione del disco “MADE IN ITALY”,Ligabuenel 2017 sarà protagonista nei palasport di tutta Italia per presentare i brani contenuti nel nuovo album, oltre ai suoi grandi successi.
Con oltre 200.000 biglietti venduti, queste le date attualmente confermate del “MADE IN ITALY- PALASPORT 2017”: 3, 4, 6 e 7 febbraioal PalaLottomatica di Roma; 14, 15 e 17 febbraioal Pal’Art Hotel di Acireale (CT); 20 e 21 febbraio al Palasportdi Reggio Calabria; 23, 24 e 25 febbraio al PalaFloriodi Bari; 27 e 28 febbraioal PalaSele di Eboli; 3 e 4 marzoalPalaMaggiò di Caserta; 6 e 7 marzoal PalaEvangelisti di Perugia; 10 marzoal Modigliani Forum di Livorno; 13 e 14 marzoal Mediolanum Forum(Assago) di Milano; 17 marzoal PalaTrieste di Trieste; 20 marzoall’Adriatic Arena di Pesaro; 22 e 23 marzoal Nelson Mandela Forum di Firenze; 28 e 29 marzoal Pala Alpitour di Torino; 1 e 2 aprilealla Fieradi Brescia; 4 e 5 aprilealMediolanum Forum(Assago) di Milano;al7 e 8 aprileall’Unipol Arena di Bologna; 10 aprileal 105 Stadium di Rimini; 19 aprileal Palaonda di Bolzano; 21 e 22 aprile all’Arena Spettacoli Fiera di Padova; 24 aprile al Palaprometeo di Ancona.
Vista la grande richiesta da tutte le regioni di Italia gli organizzatori informano che prossimamente saranno inserite in calendario anche date anche in Liguria e Sardegna.
I biglietti del “MADE IN ITALY- PALASPORT 2017” sono disponibili in prevendita suwww.ticketone.ite nei punti vendita abituali.
LucianoLigabue tiene a battesimo le serate FoxLive che arricchiscono l’offerta dei canali Fox con i big della musica italiana. Il 23 novembre alle 21:00, in contemporanea su FOXe FoxLife (canale 112 e 114 di Sky), due eventi in prima visione assoluta con Luciano Ligabue protagonista. Il docufilm Made in Italy e il best of del Liga Rock Park di Monza, concerto evento del 2016. Il docufilm è il racconto per immagini della creazione del nuovo concept album dell’artista emiliano. La struttura del disco si riflette in quella del docufilm in un gioco coerente di rimandi, seguendo il percorso creativo di Ligabue, dall’ideazione alla registrazione con la band. Il documentario ha la stessa anima rock dell’album, accelera col ritmo di un assolo di chitarra per fermarsi poi a riflettere come in una ballata elettrica. Il docufilm è scritto da Emanuele Milasi e Alessia Rotondo, per la regia di Valentina Be.
A partire dalle ore 22.00 di mercoledì 23 novembre, in contemporanea con FoxLive, RTL 102.5 trasmetterà in radio il best of di “Liga Rock Park”, il doppio evento live il 24 e 25 settembre al Parco di Monza.
Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)
“Ricordo che prima di fare il cantante pensavo che 25 anni nella musica fossero un’infinità. Ad esempio: i Beatles hanno fatto i Beatles per 10 anni. Vivendoli, però, mi sono veramente volati, credo che sia stato per l’intensità con cui li ho vissuti. Ovviamente non è stato tutto rose e fiori. Quando ho avuto i momenti più duri e, credetemi, ce ne sono stati più di quanti voi non pensiate, io ho sempre potuto sapere una cosa: che potevo contare su di voi e questa è stata una costante di questi 25 anni. È per questo motivo che se la Pennetta, dopo aver vinto i Master ha deciso di ritrarsi, io dopo il mio Campovolo non decido di ritirarmi perché, e ci tengo che lo sappiate, se io posso contare su di voi, fino a quel momento voi potrete contare su di me”. Con queste intense parole intrise di profonda emozione e gratitudine, Luciano Ligabue ha chiuso la grande festa di Campovolo, il suo concerto più lungo di sempre ( 3 ore e 30) con cui ha scelto di festeggiare i suoi primi 25 anni di carriera. I numeri sono tutti da record: 70 metri di palco, 780 metri quadri di un unico megaschermo concavo (il più grande mai realizzato in Italia), un impianto luci megagalattico, 2.000.000 di watt uscenti dalle casse posizionate in tutta l’area concerto, 3 band in altrettanti set ma soprattutto 150.000 fan accorsi da ogni parte d’Italia per un incasso finale di 7,5 milioni e mezzo di euro.
Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)
Alle 20.30 in punto una radio gracchia e si sintonizza su una stazione che trasmette le note di “Balliamo sul mondo”. Le lancette tornano magicamente al 1990: il “giorno dei giorni” di Ligabue, può finalmente avere inizio con l’esecuzione live per intero, e in rigoroso ordine di scaletta originale, del disco d’esordio intitolato “Ligabue”. Accompagnato dai ClanDestino, la band dell’epoca composta da Gigi Cavalli Cocchi, Luciano Ghezzi, Max Cottafavi e Giovanni Marani, Ligabue canta con vibrante emozione, occhi fieri e petto gonfio di felicità. L’attenzione ai dettagli e alla memoria storica è l’elemento che fa davvero la differenza. La perla di questa prima trance di concerto è “Piccola stella senza cielo”, proposta esattamente come nei live di allora con le citazioni di “Riders on the storm”, “Knockin’ on heaven’s door”, “See me feel me”, “Because the night” e “Gloria”, arricchita col sax di Emiliano Vernizzi, presente anche in “Sogni di rock and roll”. Magica anche “Non è tempo per noi”, per la prima volta arrangiata nella stessa versione del disco, in cui la parte di banjo viene affidata ad Anchise Bolchi che interverrà anche col violino in “Angelo della nebbia”. Spazio anche per canzoni “poco fortunate” come “Radio Radianti”. Protagonista del secondo set live, eseguito anch’esso per intero, è “Buon compleanno Elvis”. Stavolta ad accompagnare Ligabue, oltre a Pellati ci sono Antonio “Rigo” Righetti, Mel Previte e Fede Poggipollini, altresì noti con il nome de La Banda, i musicisti dell’album dei record ( 1.500.000 copie vendute). Ospiti del set: Max Lugli all’armonica e Pippo Guarnera all’organo Hammond. Sullo sfondo, i contributi spaziano tra passato e presente, tra regia live e immagini d’epoca. Liga è attento a tutto e gioca spesso a cambiarsi d’abito specificando: “Vorrei chiarire che non sto per diventare un fotomodello, per chi non se ne fosse accorto sono semplicemente andato a ripescare alcuni capi originali dei miei videoclip dell’epoca”. Emozionante anche il brindisi con il suo storico manager Claudio Maioli. Veramente indimenticabile la celebre “Certe notti” anche se non mancano di fascino grandi successi come “Quella che non sei”, “Viva!” e “Hai un momento, Dio?”. In scaletta anche “La forza della banda”, “Non dovete badare al cantante”, “Un figlio di nome Elvis”, ”Il cielo è vuoto o il cielo è pieno” e una commovente versione di “Leggero”.
Ligabue live @ Campovolo (scatto pubblicato sulla pagina Facebook dell’artista)
Per l’ultimo e attesissimo set, con relativa a scaletta a sorpresa, Liga arriva sul palco con Il Gruppo: Michael Urbano, Davide Pezzin, Fede Poggipollini, Niccolò Bossini e Luciano Luisi. Luciano rovista tra la sua discografia e infiamma il pubblico infilando una hit dopo l’altra con Giro del mondo : “C’è sempre una canzone”, “Il meglio deve ancora venire”, la prima esecuzione dal vivo di “A modo tuo”, apprezzatissima da Elisa presente tra il pubblico insieme a tanti amici e colleghi del rocker di Correggio, “Non ho che te”, “Sono qui per l’amore”, “Urlando contro il cielo”, “Ho perso le parole”, “Si viene e si va”, “Il muro del suono”. Menzione speciale per “Buonanotte all’Italia”, intensa versione proposta con la proiezione delle foto di alcuni illustri personaggi che hanno segnato la storia del nostro Paese, alternati a persone care nella vita personale e musicale di Luciano. Le ultime perle in scaletta sono “A che ora è la fine del mondo”, “Tra palco e realtà”, l’intensa “Il giorno di dolore che uno ha” (per buttare fuori tutto in 5 minuti) e la definitiva “Con la scusa del Rock and Roll”. A chiudere la festa, un incredibile spettacolo pirotecnico per illuminare a giorno la notte ricolma di stelle di Campovolo. Ancora una volta Luciano Ligabue ha alzato l’asticella per regalarci e regalarsi un pezzetto di storia da custodire nel cuore.
Guidare nelle buie stradine della costa salentina alla scoperta della Notte della Taranta. Da Gallipoli, arrivare fino a Maglie e meravigliarsi di fronte alla folla oceanica di macchine e persone richiamate dall’eco della manifestazione popolare più famosa d’Europa. Giunti a Melpignano, un tripudio di gonne lunghe, tamburelli di ogni genere e bottiglie di vino colorano l’aria con immagini, suoni, odori, colori tutti da scoprire, uno dopo l’altro. Divertente fermarsi a guardare gruppi di “pizzicati” accompagnare i brani eseguiti sull’imponente palcoscenico allestito per l’occasione e disegnato da Fabio Novembre. Avventurarsi tra le prime file appare, invece, piuttosto azzardato: orde di persone ubriache e barcollanti ostacolano visuale e percezione del suono, meglio ritornare in una posizione più defilata per potersi rilassare e godere appieno della musica e del clima di festa generale. La “notte del ragno” è un rito, quasi una cerimonia evocativa dal fascino ancestrale, modificata dall’evoluzione degli usi e dei costumi, eppure ancora viva nei cuori di molti. Con un evento itinerante, in grado di calamitare persone da tutta Italia e non solo, La notte della Taranta rappresenta il collante perfetto per storia, musica, danze, vite, paesaggi. All’interno di questo microcosmo dal sapore antico, gli artisti scelti dal mastro concertatore ( quest’anno Phil Manzanera), si ergono a figure immaginifiche e fascinose. Tra gli ospiti più apprezzati dell’edizione di quest’anno citiamo Antonio Castrignanò, per la sua profonda passione e per la fulminante energia con cui esprime talento e competenza. Non ha disatteso le aspettative anche l’attesissima performance di Luciano Ligabue, sul palco alle ore 1.30, che ha cantato due perle della tradizione salentina come Ndo ndo ndo e Beddha ci dormi, Il Muro del suono e una versione pizzicata di Certe Notti. A guidarlo in questa speciale esperienza è lo stesso Phil Manzanera, chitarrista dei Roxy music, produttore e maestro concertatore della Notte della taranta 2015. Sul palco con Ligabue anche Federico Poggipollini, Alessia Tondo e Paul Simonon, il bassista dei Clash, a tangibile conferma che questa Notte della taranta è stata all’insegna del rock.
Luciano Ligabue @ Campovolo – Reggio Emilia ph Francesco Prandoni
Luciano Ligabue festeggia 25 avventurosi, inaspettati, appaganti anni di carriera invitando 300 giornalisti da tutta Italia sulla pista di atterraggio di Campovolo, a Reggio Emilia, per annunciare ‘Campovolo – La festa 2015′, un concerto mastodontico, della durata di 5 ore, in cui verranno celebrati i 25 anni di “Ligabue”, i 20 anni di “Buon compleanno Elvis” e i 10 anni dal primo appuntamento di Campovolo, quando più di 150 mila persone si ritrovarono a dar vita al più grande concerto che, ad oggi, la storia della musica italiana ricordi. Il rocker ha accolto i media e la stampa dapprima con uno speciale percorso illuminato da tanti pannelli, quanti sono stati i dischi pubblicati in questi anni, poi, voce e chitarra, ha intonato “Sogni di Rock’n roll”, “Certe notti” e “C’è sempre una canzone” per provare a racchiudere in tre brani l’essenza della propria anima artistica.
Ad affiancarlo durante la successiva conferenza stampa, Ferdinando Salzano di F&P e lo storico manager Claudio Maioli. Al centro dell’attenzione, l’evento previsto per il 19 settembre: il terzo Campovolo sarà una grande festa ed è stato annunciato come quello che sarà il concerto più lungo della carriera di Ligabue, nel corso del quale l’artista suonerà per intero l’album ‘Ligabue’ (1990) con i ClanDestino, per intero ‘Buon compleanno Elvis’ (1995) con La Banda e tutto il meglio di ‘Giro del mondo’ accompagnato dalla sua formazione attuale, Il Gruppo. I festeggiamenti cominceranno con un giorno d’anticipo con ‘Aspettando Campovolo’: dalle 15 alle 24 di venerdì 18 settembre il Liga Village, all’interno dell’area di Campovolo, sarà infatti aperto al pubblico che avrà acquistato il biglietto per il concerto. L’evento sarà animato da ‘intrattenimento da strada’ (artisti, giocolieri, professionisti e musicisti) e dalla proiezione dei film di cui il Liga è stato regista. Per tutti gli acquirenti del biglietto dell’evento ci sarà anche uno special box contenente DVD, gadgets e memorabilia. Saranno previste, inoltre, delle apposite aree per le tende e convenzioni con bus, treni e navette per agevolare gli spostamenti di chi arriverà dalle varie parti d’Italia.
Luciano Ligabue @ Campovolo – Reggio Emilia ph Francesco Prandoni
In occasione del Liga Day, Luciano ha anche annunciato la realizzazione di due documentari per festeggiare tutti coloro che hanno lavorato con lui in questi anni, due making of che metteranno nero su bianco tutto ciò che è accaduto tra palco e realtà: “Mi piace salvaguardare la musica creata , per questo ho pensato a due making of di “Ligabue” e “Buon Compleanno Elvis” anche per ricordare chi tra noi non c’è più. L’idea è di far parlare chi c’era, raccontare le emozioni, ricordi. Il primo devo farlo io per forza, per il secondo spero di trovare un autore”. Soddisfatto ed appagato, l’artista è stato infine premiato da Ticketone per la vendita record di 2 milioni e 232 mila biglietti, avvenuta tra il 2005 ed il 2015.
Sorridente e rilassato, Luciano Ligabue ha risposto alle numerose domande arrivate dai tanti giornalisti presenti all’evento. Ecco le principali dichiarazioni:
“Quella del 19 setttembre sarà una serata unica perché non ho mai suonato integralmente i miei primi due dischi. L’idea nasce dal voler far sì che si possano ascoltare anche quei brani che durante i live sono sempre stati nascosti, spiega Luciano.“La canzone da cui è cominciato tutto è “Sogni di rock’n’roll”. All’inizio della mia carriera mi ispiravo alla mia passione per il rock progressivo ed i cantautori. Ho iniziato componendo musiche inutilmente complesse e scrivendo testi troppo pretenziosi, poi una domenica pomeriggio, mentre raccontavo un sabato sera tra amici in discoteca, mi sono reso conto di aver scritto la mia prima canzone compatta. Ho capito che dovevo usare un linguaggio comune, semplice, immediato e mi piace pensare che è proprio in quello che si nasconda la poetica”. In venticinque anni sono cambiato molto, io in primis come essere umano.Ho iniziato la mia carriera nell’incoscienza totale, poi ho pian piano maturato la consapevolezza di come il pubblico senta e percepisca le mie canzoni, prima nate di getto, poi sottoposte a lunghe sessions di revisione artigianale. Oggi ho meno pudore di prima, aggiunge Liga, all’inizio mi mascheravo dietro a dei personaggi, ora parlo in prima persona. In questi anni ho scritto tantissimo di me, del mio punto di vista sul mondo eppure ancora mi meraviglio di aver ancora qualcosa da dire”.
Particolarmente toccante il momento in cui Ligabue ha ricordato il momento in cui si è reso conto di aver “svoltato”: “Ero al Rocktober Fest di Alessandria, c’era il gruppo di supporto, gli Statuto, che avevano già pubblicato tre album e mi sembrava inverosimile che suonassero prima di me. Nelle prime venti file tutti sapevano le mie canzoni a memoria ed è stato in quel preciso momento che ho cominciato a prendere coscienza della potenza delle canzoni e della responsabilità che ne consegue” .
Anni costellati di trionfi ma anche di scivoloni: “Gli scivoloni che ho commesso sono sempre stati evidenti e chiari e credo anche di essermeli anche meritati. Tendo a credere che la canzone debba essere popolare e arrivare alla gente, se questo non avviene, la canzone non funzionerà. Il più clamoroso passo falso furono “Sopravvissuti e Sopravviventi” e “Miss Mondo”. Dopo “Buon Compleanno Elvis” ho sofferto una crisi di identità e volevo raccontare la punta amara del successo, un argomento davvero impopolare, confida Luciano, “Quando le cose vanno male, ricevi inevitabilmente meno telefonate, eppure anche quella solitudine è necessaria; quando caschi devi lasciare che il tempo passi e che la tua consapevolezza maturi”.
Per quanto riguarda l’ultima avventura de il “Viaggio del mondo”: “Fare quel giro del mondo è stato un viaggio della libertà, un regalo che ci siamo fatti. Tornare a suonare nei club mi ha fatto tornare indietro nel tempo, mi ha permesso di cambiare le aspettative e di allontanarmi la maniacale tendenza italiana di voler prevedere cifre, numeri e ritorni”.
Luciano Ligabue @ Campovolo – Reggio Emilia ph Francesco Prandoni
Parlando di ciò di cui non riesce a fare a meno, Liga spiega: “Ho sempre la speranza che ad ogni nuovo disco ci sia un nuovo Ligabue. Al di là delle scelte sonore, quello che ritengo davvero importante è l’urgenza di dire qualcosa: le canzoni che entrano nei miei dischi rispondono a questa prerogativa. Scrivo tanto e quando scelgo, sento cosa ho scritto quando ne avevo davvero bisogno. Con le canzoni cerco la gente, con tutto il resto questo problema non me lo pongo. Con la musica alla gente non gliela si fa, chi fa il furbo ha un brano che dura un’estate. Questo è il mistero delle canzoni dove il giudice è chiaro: il pubblico”.
Solo a chi entro il 30 giugno acquisterà online su www.ticketone.it il biglietto per “CAMPOVOLO – La festa 2015”, scegliendo la modalità di spedizione a casa, sarà data la possibilità esclusiva di assistere al concerto dall’area dedicata “PIT speciale” (PIT A) in prossimità del palco (l’accesso all’area sarà regolato da un braccialetto spedito insieme al titolo d’ingresso del concerto e allo “Special Box Campovolo 2015”).
In alternativa alla modalità di spedizione a casa, per coloro che acquisteranno online su www.ticketone.it è previsto il ritiro dello “Special Box Campovolo 2015” e del titolo d’ingresso direttamente a Campovolo, il giorno dello spettacolo (non è previsto il braccialetto “PIT A”).
Anche chi acquisterà il biglietto presso i punti vendita avrà la possibilità di ritirare lo “Special Box Campovolo 2015” (non è previsto il braccialetto “PIT A”). Info e modalità saranno pubblicate su fepgroup.it.
Dall’1 giugno sarà possibile acquistare postoauto (interno o in prossimità dell’area di Campovolo) e postotenda (all’interno dell’area dedicata) per le notti del 18 e del 19 settembre.
Verranno inoltre messi a disposizione dei treni speciali a/r Milano-Reggio Emilia e a/r Roma-Reggio Emilia (info, orari e tariffe dall’1 giugno).
Eventi in Bus, partner ufficiale di “CAMPOVOLO – La festa 2015”, organizzerà servizi autobus a/r da tutta Italia all’area di Campovolo (tutte le info suwww.eventinbus.com).
Ligabue live @ Mediolanum Forum Assago Ph Francesco Prandoni
Dopo essersi esibito in concerto per oltre un anno, in giro per l’Italia e per il mondo con il suo “Mondovisione tour”,Luciano Ligabue torna al Mediolanum Forum di Assago stregando il pubblico. Nella seconda delle due date meneghine, sold out da mesi, Liga sale sul palco alle 21.00 in punto con invidiabile sicurezza e disinvoltura. Coadiuvato dai suoi fidati musicisti e da Max Cottafavi, sul palco con il rocker di Correggio anche durante i concerti di 25 anni fa, Luciano illumina i volti e i cuori di fan senza età. Le sue parole risuonano limpide e trasparenti, traboccano di vita vissuta e di esperienze che segnano l’anima. Infiniti giochi di luci, megaschermi ed una lunga passerella traghettano l’artista al centro dell’attenzione.
Ligabue live @ Mediolanum Forum Assago Ph Francesco Prandoni
Con una scaletta tiratissima, poco parlato e tante schitarrate, Ligabue traccia un excursus perfetto dei suoi successi: si va dalla terna d’apertura, composta da “Il sale della terra”, “Questa è la mia vita”, “Quella che non sei” alla nuova e dolcissima “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”, la perfida “Eri bellissima”, giocata sul tempo imperfetto e “Sulla mia strada”, rigorosamente cantata a squarciagola da tutto il Forum. Emozionante l’interpretazione di “Voglio volere” (brano che non veniva cantato live dal Liga sin dal 2003 ed introdotto dall’artista con le seguenti parole: “Voglio ostinarmi a pensare come un bambino. Con la sua ingenuità e sincerità”. La festa continua con l’eterna “Viva”, la potenza de “Il muro del suono”, il forte messaggio di speranza di “Salviamoci la pelle”: “Dedico questa canzone a chi è stato costretto a lasciare l’Italia per mancanza di lavoro e di futuro”, spiega Ligabue, senza mai interrompersi per non spezzare l’ipnotica dimensione di magia creatasi tra le mura del palazzetto meneghino.
Ligabue live @ Mediolanum Forum Assago Ph Francesco Prandoni
Grande entusiasmo anche per il nuovo brano intitolato “C’è sempre una canzone”, perfetta per tutti noi, dettagli impossibili da trascurare in un preoccupante quadro socio-culturale generale. Pubblico in delirio sulle note di immensi successi come “Urlando contro il cielo”, “Tutti vogliono viaggiare in prima”, “Balliamo sul mondo”, “Tra palco e realtà”, intenso il momento amarcord con “Ci sei sempre stata”, “I ragazzi sono in giro” e l’inossidabile “Certe notti”.
Ligabue live @ Mediolanum Forum Assago Ph Francesco Prandoni
Bella la novità di questa parte del “Mondovisione Tour” con la canzone scelta e votata dal pubblico; per questa data l’eletta è “Atto di fede”: un momento di pura, rara, coinvolgente intensità emotiva. Per concludere in bellezza il suo show della durata di due ore esatte, Liga sceglie “Tu sei lei”, “Piccola stella senza cielo” e con “Con la scusa del rock ‘n’ roll”, la sintesi perfetta di un animo poeticamente rock. Altro giro, altra corsa, il Liga è una garanzia .
Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)
“Siamo chi siamo”, in rotazione radiofonica dallo scorso 29 agosto, è l’ultimo singolo estratto dal fortunato e premiatissimo album di Luciano Ligabue, intitolato “Mondovisione”. Prima di addentrarci nel merito di questo brano particolarmente significativo, è il caso di soffermarci sul videoclip, realizzato da Riccardo Guernieri, in cui abbiamo avuto l’occasione di scoprire un Ligabue inedito. Seduto dietro una scrivania, il rocker di Correggio offre al pubblico una serie di frame che lo ritraggono in diverse vesti: Luciano passa con disinvoltura da un basco alla Celentano a un boa alla Renato Zero, da una tuta alla Fabri Fibra a una pelliccia alla Lucio Dalla, dalla giacca bianca, simile a quella indossata nel video di “Viva”, al gilet di qualche anno fa, mentre una serie di espressioni non verbali, tra gestualità e mimica facciale, ci trasmettono l’idea di un artista maturo che può permettersi di fare un bilancio ed invitarci a fare un ragionamento simile anche nei confronti di noi stessi.
Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)
Sullo sfondo, intanto, scorrono le foto di alcune delle più significative frasi trovate sui muri d’Italia, perle di vita vissuta che Luciano ha proposto al pubblico anche nel corso del suo seguitissimo Mondovisione tour 2014: “Diffida dai libri, leggi sui muri”, “Non accettate sogni dagli sconosciuti”, “Attenti, sono ancora vivo”, “Non prendere la vita troppo sul serio tanto non ne uscirai vivo”, “Non è mai troppo tardi per farsi un’infanzia felice”, “Voi ridete perché io sono diverso, io rido perché siete tutti uguali” sono solo alcune delle frasi più significative proposte nel videoclip. Su tutte svetta “Il sistema non sistema”: un riferimento diretto e immediato alla politica, una critica ma anche uno stimolo a reagire e a smuovere la nostra esistenza, un incentivo alla partecipazione attiva all’interno della società. “Di tutte quelle strade averne presa una, per tutti quegli incroci nessuna indicazione…Di tutte quelle strade trovarsi a farne una, qualcuno ci avrà messi lì…siamo chi siamo”, canta Ligabue, e poi, ancora, “di tutte quelle strade, saperne solo una. Nessuno l’ha già fatta, non la farà nessuno. Per tutti quegli incroci, tirare a testa o croce…qualcuno ci avrà messi lì…”: in queste parole Ligabue è riuscito a rendere, nero su bianco, un profondo senso di smarrimento, l’incertezza, la confusione, l’ignoranza, la paura di mettersi in gioco e rischiare.
Ligabue (frame tratto dal videoclip di “Siamo chi siamo”)
Nonostante tutto, non manca, tuttavia, nel finale della canzone, un messaggio rassicurante: serio e composto, Luciano chiude il brano con una valutazione personale dalla valenza universale: “conosco le certezze dello specchio e il fatto che da quelle non si scappa e ogni giorno mi è più chiaro che quelle rughe sono solo i tentativi che non ho mai fatto”: parole intrise di saggezza che, senza cadere nella saccenza, consentono a Luciano Ligabue di interpretare il pensiero comune facendolo proprio e mettendoci la faccia. Siamo chi siamo e non c’è miglior presupposto per prendere in mano le redini della nostra vita.
Raffaella Sbrescia
Ligabue, intanto, sarà ancora in giro con il Mondovisione Tour – Stadi 2014 in Italia con le date di sabato 6 settembre allo Stadio Nereo Rocco di Trieste, martedì 9 allo Stadio Olimpico di Torino, sabato 13 al Dall’Ara di Bologna e sabato 20 all’Arena Della Vittoria di Bari per poi volare per la prima volta in carriera in America con ben 5 tappe negli Stati Uniti e in Canada.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue torna per la quarta volta allo Stadio Arechi di Salerno in occasione dell’ultima tappa estiva del suo Mondovisione tour. Forte del travolgente successo avuto dal suo ultimo album di inediti “Mondovisione”, che si è aggiudicato ben sei dischi di platino, Luciano Ligabue si conferma, ancora una volta, uno degli artisti più amati in Italia. Fervente l’attesa del pubblico che, sin dalle prime ore del mattino, si è accalcato a ridosso dei cancelli dello stadio per la conquista dei posti più ambiti. Sole cocente, fatica fisica, litri di sudore ma anche ansia, emozione, nuovi volti e nuovi sorrisi da incrociare hanno scandito le lunghe ore di attesa.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Lo spirito del sacrificio, spesso denominato “atto di fede” dai fan del rocker di Correggio, racchiude l’essenza di una passione impossibile da scalfire. Un biglietto, acquistato da mesi, rappresenta il lasciapassare per un sogno chiamato musica. Che si tratti di un habitueè o che si tratti di un neofita della prima ora, il fan di Luciano Ligabue ama soprattutto condividere le proprie emozioni.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Spettacolari coreografie, giochi d’acqua, piccoli scherzi goliardici e un’ora di diretta con radio Rtl 102.5 hanno scandito le ore del tardo pomeriggio mentre, nel frattempo, l’enorme palcoscenico costruito apposta per questo tour, prendeva vita. Un maxischermo mastodontico, retto da una struttura a 180 gradi, alta più 20 metri ed interamente proiettata verso il pubblico, fronteggiava, infatti, una grossa sfera posta quasi alla fine di una lunga passerella protesa all’interno del parterre. Un’opera tecnologicamente avanzata, made in Italy, pensata per dare un tocco assolutamente unico e spettacolare allo show. Maniacale nel controllo dei dettagli e della qualità del suono, Ligabue non ha lasciato al caso nemmeno gli effetti, le luci e soprattutto le grafiche legate alle bellissime e coinvolgenti immagini che hanno accompagnato le canzoni in scaletta.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Alle 21.30 in punto una serie di piccoli cerini, accesi nel buio totale, riempiono lo schermo posto sul palco, ad uno ad uno i musicisti fanno il loro ingresso: Federico “Fede” Poggipollini (chitarra), Niccolò Bossini (chitarra), Luciano Luisi (tastiere e programmazioni), Michael Urbano (batteria) e Davide Pezzin (basso) infiammano subito l’euforico pubblico con “”Il muro del suono”, uno dei brani più politici di Luciano Ligabue. “Chi doveva pagare non ha mai pagato”, sentenzia il cantante che, in questo tour canta ben 11 delle 14 tracce che compongono il suo ultimo album. “Il volume delle tue bugie” ed “Happy Hour” chiudono la prima terna di canzoni in scaletta. “Quanto costa fare finta di essere una star?”, chiede Liga, ai nuovi adepti di un lifestyle social addicted. Una parentesi intima, introspettiva, oseremmo dire dolorosa, quella creata da “Ho messo via” e “Ciò che rimane di noi”: un cuore umano pulsante, proiettato in primo piano sullo schermo, ci aiuta a districarci in un mondo molto duro.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Tra i suoi post-it basici ed immediati, Ligabue cita “Siamo nati per vivere” (ora e qui), un brano che, già dal titolo, ci offre un’ampia selezione di contenuti e riflessioni da vivere in maniera assolutamente personale e soggettiva così come quelle suscitate da “Il giorno di dolore che uno ha”. Capace di raccontare, raccontarsi, raccontarci come pochi altri, Luciano Ligabue entra nel tessuto vivo del nostro apparato organico, ne sviscera i più intimi segreti e li mette a nudo in “Siamo chi siamo”, “Non è tempo per noi”, “Sono sempre i sogni a dare forma al mondo”. “Vieni qua, comunque vada, sempre sulla mia strada”, canta Liga, invitandoci a vivere in maniera immediata ed estemporanea mentre, calcando l’onda dell’euforia e la voglia di evasione del pubblico, davvero molto presente e partecipe, intona l’intro di “Balliamo sul mondo”.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Il racconto in musica di Ligabue prende una piega decisamente autobiografica, specialmente sulle note del brano “Per sempre” quando l’artista decide di aprire il suo album di famiglia e di farlo scorrere in bianco e nero sul grande schermo: ci sono le immagini dei genitori, tenere ed emozionanti istantanee di Luciano e del fratello Marco da bambini, frammenti di vita casalinga e foto di vacanze al mare, impossibile trattenere una lacrima di commozione.
“Bambolina e barracuda”, “L’odore del sesso”, “Urlando contro il cielo” lanciano il pubblico in un’esplosione di cori: compiacimento ed emozione colorano il viso di Luciano che, al centro della passerella, vive il suo sogno lungo tutto una vita. Effetti scenografici accompagnano “La neve se ne frega” evidenziando il bisogno vitale di interessarsi alla vita, ai sentimenti, ai coinvolgimenti personali per davvero e non soltanto in superficie.
Molto particolare e suggestivo il medley delle 3 canzoni cantate dal pubblico: “Un colpo all’anima”, “Tutti vogliono viaggiare in prima”, “Marlon Brando è sempre lui”, vivono della luce e dell’intensità di 30000 voci che cantano all’unisono. Le tonnellate di acciaio e di megapixel non intaccano l’emozione del pubblico che con “Tu sei lei” e “Piccola stella senza cielo” vive l’eterno miracolo dell’amore. “Il sale della terra” rappresenta, invece, il brano più polemico della scaletta. Accompagnato da una serie di aforismi importanti e pensanti come macigni, questo singolo ci invita a reagire e a fare il punto del nostro status quo.
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Tra i must della serata “Il meglio deve ancora venire” e “Tra palco e realtà”, due pietre miliari della carriera di Ligabue, il cui smalto è più brillante che mai. Le canzoni e le emozioni scorrono veloci e, dopo più di ore di musica, si arriva ai bis: “Quella che non sei” e soprattutto “Certe notti” rinnovano l’incantesimo di reciproca necessità tra il pubblico e l’artista che, chiude il concerto salernitano con il brano intitolato “Con la scusa del rock’n'roll”. Lo schermo diventa un enorme patchwork dei filmati estratti da altri importanti eventi della carriera di Ligabue. Nuvole di fumo bianco inondano il parterre, gli occhi, il cuore e le mani di migliaia di persone che, giorno dopo giorno, ispirano canzoni e artisti che, come Luciano Ligabue, sono in grado di raccontare il miracolo della vita.
Raffaella Sbrescia
Fotogallery a cura di: Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
Luciano Ligabue @ Stadio Arechi – Salerno Ph Anna Vilardi
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