Daniele Silvestri live: trenta concerti a Roma per emozionarsi, divertirsi, sognare, riflettere ed essergli grati.

Il tempo vola, e Daniele Silvestri lo marca a ritmo di musica e versi. L’idea di tenere trenta concerti a Roma in occasione del trentennale di carriera, è sicuramente singolare, e potrebbe sembrare, di primo acchito, partorita da una mente megalomane e autoreferenziale. Ma già dalle prime slides che scorrono sul grande schermo che fa da fondale all’intima scenografia dello spettacolo che il cantautore romano presenta all’Auditorium Parco della Musica di Roma, si capisce che, in realtà, si tratta di ben altro.

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ un racconto, il racconto di una storia che ne contiene molte altre, come in un gioco di scatole cinesi: un racconto articolato su più puntate, che poco delega all’autoreferenzialità, lasciando molto spazio ai contributi fondamentali di quanti, nel corso di questi anni di carriera, hanno concorso ad arricchirla e a farla crescere, fino a consacrarla ai nostri giorni come quella del più talentuoso e poetico cantautore di seconda generazione.
Uno spettacolo denso di parole: ed  è proprio dalla parola che comincia, Silvestri, da quell’elemento che ci permette di raccontare le storie.
Già, perché le parole non creano le storie, ma le raccontano. Le storie sono lì, nella vita di tutti i giorni, nelle cose che facciamo, nelle persone che incontriamo, nelle esperienze di viaggio, nel consolidarsi di amicizie, nei ricordi di infanzia, nelle gesta della squadra del cuore, nelle collaborazioni artistiche: sono decine, centinaia di storie che, a volte, diventano canzoni.
Le parole Silvestri  le ha ereditate dal padre, la musica per farle vivere dalla madre, e sono rapidissimi gli accenni ai primi anni di vita e al contesto familiare, prima che “L’Uomo intero”, intensa dedica alla figura paterna, si diffonda sulla gremita sala Petrassi, già introdotta allo spettacolo da alcuni minuti di racconto “rappato” alla sua maniera, con quel modo elegante e pieno di fraseggi a volte anche improvvisati cui ci ha abituati nel corso del tempo.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Il concerto sarà lunghissimo, lo sappiamo, ma la cosa non ci preoccupa, perché Silvestri è una garanzia e di sicuro saprà tenere alto il tono e l’attenzione, accompagnandoci attraverso la narrazione di questi trent’anni durante i quali le sue note hanno raccontato anche molto di noi, in percorsi a volte incidenti, altre volte paralleli, accarezzando i nostri stati d’animo con poesia ma anche con molta ironia.  Il percorso musicale si dipana tra le note di Mi Persi, Acrobati, La Mia Casa, Desaparecido, L’uomo col Megafono, Le strade di Francia, tutto sostenuto in maniera magistrale dalla band con cui Silvestri collabora da anni: Piero Monterisi alla batteria, Gianluca Misiti alle tastiere, Jose Ramon Caraballo alle percussioni e alla tromba, Gabriele Lazzarotti al basso, Marco Santoro al fagotto, tromba e cori, Duilio Galioto a tastiere e cori e Daniele Fiaschi alle chitarre.
Un primo atto intenso, che riprende, dopo una decina di minuti di pausa, con l’ospite di turno.  Da Max Gazzé, a Cammariere, a Finaz, a Rodrigo D’Erasmo: trenta ospiti diversi, uno per serata. Per ospitarli, una piccola “rubrica”: Le cose che abbiamo in comune.
Questa sera è il momento di Petra Magoni, e dei suoi virtuosismi vocali che si alternano ai racconti delle esperienze vissute insieme, di quelle parallele e al  ricordo dei mentori condivisi.
Per lei “La doccia”, perfetta in un duetto dai toni graffianti, e l’incantevole “L’Autostrada”, che, a mio avviso, rimane il più bel brano del cantautore romano.
Petra Magoni non è un’ospite “facile”, e Silvestri ne è pienamente all’altezza, assecondandone la gestualità, l’estro vocale e la simpatica impertinenza.
Al pubblico, canti a due voci irripetibili, consumati alla carta in  un momento di altissima performance musicale e teatrale.
Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri e Petra Magoni @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

E’ poi la volta di un ospite virtuale, Fulminacci, e del brano scritto a quattro mani “L’uomo allo specchio”: già, perché in questo racconto non manca l’attenzione che Silvestri rivolge ai cantautori di terza generazione, come ha dimostrato al grande pubblico nella collaborazione con Rancore, che è proseguita sui palchi, dopo l’esibizione sanremese di tre anni fa, e che ha riscosso il consenso della critica e della stampa.
Ancora a seguire, il meraviglioso filmato “A Guerra Finita” di Simone Massi, già proposto nel precedente tour e oggetto di un riuscito esperimento, ad accompagnare la conosciutissima “Il mio Nemico”, brano che surriscalda una platea  molto coinvolta, e il commovente omaggio a Gino Strada, alla sua memoria, con “Le Navi”, occasione per lanciare l’appello per Emergency e per la Life Support.  E, da volontaria di Emergency, approfitto di questo spazio per ringraziare di cuore per il sostegno, che va avanti da anni.
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Siamo arrivati ai bis, a concludere in leggerezza con “La Paranza” e il finale canonico e catartico di “Testardo” che vede un pubblico travolgente e travolto portarsi sotto palco per i saluti.
30 anni di carriera e più di 180 brani pubblicati:  sicuramente il materiale per 30 concerti c’è. E anche la voglia in qualcuno, sicuramente, di tornare una seconda volta.
Non resta che l’applauso lunghissimo, l’abbraccio del pubblico romano (in realtà molti vengono da fuori),  e il grazie da parte nostra a un ragazzo, oramai uomo, che ci ha fatto emozionare, divertire, sognare, ballare e urlare per 30 anni. Un grazie che parte da Roma e arriva lontano: alle nostre emozioni e alle nostre coscienze.
Roberta Gioberti
Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Daniele Silvestri @Auditorium Roma ph Roberta Gioberti

Le date del Tour, prodotto da OTR LIVE, che ringraziamo, le trovate di seguito.
Gennaio
18, 19, 20, 21, 26, 27, 30, 31
Febbraio
1, 2, 26, 27, 28
Marzo
1, 2, 3, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, 27, 28, 29
Aprile
11, 12, 13, 14

Filippo Timi in scena con “Sciarada, Trilogia della vita”. “Parlo a una truppa di creature terrestri: siamo stati sconfitti ma ce la faremo”. Il report dello spettacolo

“Parlo a una truppa di creature terrestri: siamo stati sconfitti ma ce la faremo” E’ l’incipit della nuova creatura di Filippo Timi, che pare un poco riprendere la dimensione visionaria di Bellocchio e proiettarla in una articolazione teatrale e musicale, scenograficamente ammiccante al circo, a Fellini, quasi a voler rafforzare la caratteristica frammentaria , enigmatica e in parte anche onirica di questo articolato montaggio di scrittura e passaggi sonori. Potente come sempre nella recitazione, eccentrico nei costumi, originale, nella scelta di piazzare un attrezzato frigorifero in scena, che non stona e dà sostenibilità, Timi non cede al compiacimento del mattatore che è naturalmente portato ad essere, e, affiancato da un gruppo di giovani ed entusiasti musicisti, porta in scena uno dei lavori più intriganti degli ultimi 10 anni.

Filippo Timi - Petra Magoni E’, come lui stesso dice, un work in progress, e dal titolo si può intuire. Sciarada: Trilogia della vita, monologhi e musica non propriamente scritti, né improvvisati, frammenti da comporre, e emozioni da elaborare. Le componenti sono eterogenee: c’è il Timi autore dei monologhi, il Timi interprete dei monologhi, il Timi cantante, l’apporto di Giovanni Onorato, che ha scritto le liriche, e i musicisti Mario Russo, Claudio Larena , il sound engineer Lorenzo Minozzi , e l’inimitabile Petra Magoni col suo entusiasmo che si protrae anche a concerto ultimato, e che sul palco non solo porta la consueta originalità interpretativa, ma in qualche modo gestisce, muove e smuove, organizza e prende iniziativa. Quanto mai adatta alla sua personalità e sensibilità artistica questa Sciarada, così dinamica e fuori dagli schemi. Timi, pronto a dare fuoco al mondo (come se la calura romana non fosse sufficiente), perché è proprio quando non si ha niente che bisogna saper spendere tutto. Il divario, la dicotomia, il tutti dentro o tutti fuori, il manicheismo, in un paradossale quadretto di comparse che cercano di sopravvivere passo dopo passo, giorno dopo giorno, almeno fino alla fine dell’anno. A comporre in musica tutto questo la Pavane, che in chiave poeticamente rock accompagnale parole incendiarie di uno cui il cerino resta alla fine in mano.

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All’onirico e delirante, ma spassoso monologo sulla sessualità di Mussolini, fa seguito, provocatoria, la riflessione “Ma cosa succederebbe se mentre stai giocando la partita della tua vita sentissi di appartenere alla squadra rivale?” Il Goal, il gioco di squadra, una squadra cui potresti sentire di non appartenere più. E qui la provocazione è per chi la vuole cogliere, ma Timi stempera, sorride, scherza scende tra il pubblico senza muoversi dal palco. E se a Roma, al debutto, chiami Totti in causa, il pubblico rumoreggia, lui lo sa e sta al gioco dicendolo chiaramente “sciarada è un rischio”, qualcosa che si alimenta mentre vive e vive per alimentarsi. Nel terzo capitolo, si parla di desiderio, lo spunto è “Nella solitudine dei campi di cotone”, il costume a dir poco intrigante, per un’evocazione di dispute tra uomini insoddisfatti, animali insoddisfatti, il tutto concertato da una Jam Session ben sostenuta dall’eterogenea ma armonica cornice sonora. Petra Magoni, nel corpo dello spettacolo, con I wanna be loved by you, esce alla fine per esibirsi in una strazzacore interpretazione in duetto di un brano di Scialpi, Cigarette and coffee, che sembra davvero scritto ad hoc per raccontare i vuoti e le solitudini di questa pandemia, che sono andati ben oltre le difficoltà economiche generate, e che sicuramente (l’evidenza è agli occhi), porteranno i loro effetti nefasti nell’anima di ognuno ancora per parecchio tempo.

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Sciarada è uno spettacolo in crescita, un enigma da comporre, in qualche frammento anche improvvisato, ma frutto di un grande lavoro fatto durante la pandemia, che, per chi ne ha avuta la capacità, ha potuto rappresentare un giusto momento di riflessione, anche per dare una spallata a degli schemi che, forse, avevano raggiunto livelli di stucchevolezza che spesso lasciavano lo spettatore con un senso di mezzo pieno non proprio piacevole. Questo con Sciarada sicuramente non accade. Un Made in Trastevere, che ci auguriamo possa essere messo a disposizione di tutti quanto prima.

Roberta Gioberti

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Enrico Giaretta live al Blue Note. Emozioni d’antan con le nuove canzoni del Cantaviatore

Enrico Giaretta

Enrico Giaretta

La musica visionaria di Enrico Giaretta ha scaldato il Blue Note di Milano in una fredda sera di gennaio. L’occasione è stata data dall’uscita del nuovo album del cantaviatore intitolato “BLU” (Made in Etaly). Affiancato da eccellenti musicisti quali Stefano Corrias, alla batteria, Juan Carlos Albelo Zamora, al violino, e Luca Bulgarelli, al basso,  Giaretta ha anche ospitato sul palco la straordinaria cantante e interprete Petra Magoni. Sulle ali di melodie intimiste, profonde e a tratti crepuscolari, Giaretta che, oltre ad essere un artista, è anche pilota di linea per Mistral Air, ha messo in atto la trasfigurazione di storie e immagini dal fascino senza tempo. Lui, che per lunghi anni è stato pianista e amico di Franco Califano, ha incantato e sorpreso il pubblico con efficace minimalismo. La vera forza del suo repertorio sono le musiche, ricche di richiami swing, latin, folk, finemente strutturate ed elegantemente cucite addosso alle parole contenute nei testi.

“Blu”, colore del cielo e della purezza rappresenta un metaforico tuffo nella fantasia e nei percorsi compiuti in volo. L’artista si ispira ad itinerari immaginari del cielo, oltre che alle rotte realmente attraversate, ai personaggi incontrati, alle musiche che si rincorrono nella testa, alle suggestioni arrivate da lontano o semplicemente riposte nella memoria. Bello e colorato il primo singolo estratto dal disco “Big Bamboo”, scritto con Marcello Murru, il quale tutt’oggi firma alcuni tra i suoi migliori brani. Cantato insieme alla sfavillante Petra Magoni, il brano risulta vivace, fresco, divertente. “Finalmente ho trovato un allievo”, ha detto il celebre Paolo Conte riferendosi proprio ad Enrico che, sul finire del concerto gli ha dedicato il bellissimo brano “Paolo il ferroviere”. Toccante e delicata  “Tutta la vita in un momento”, l’audace “Scelgo l’allegria”, la versione strumentale di “Over the rainbow”, successivamente ripresa dalla Magoni e la malinconia struggente de “Il cuore non finisce” conferiscono, infine, una luce speciale ad un momento live unico e prezioso.

Raffaella Sbrescia

Intervista a Petra Magoni e Ferruccio Spinetti: Musica Nuda, Little Wonder, concerti all’estero e un nuovo album in arrivo

Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ph Simone Cecchetti

Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ph Simone Cecchetti

Musica Nuda è un progetto che racchiude due anime speciali, quelle di Petra Magoni e Ferruccio Spinetti. Una voce sublime ed un contrabbasso magico e versatile uniti da dodici anni nel nome dello sconfinato amore per la musica. Lo scorso 31 marzo i due artisti hanno pubblicato “Little Wonder” (Warner Music), un album fatto di rivisitazioni di canzoni più e meno famose, la tangibile dimostrazione che nonostante lo scorrere del tempo, i dischi pubblicati e migliaia di concerti, la curiosità e la passione possono portare a volersi rimettere nuovamente in gioco senza limiti. Alle porte del tour che li porterà a girare l’Europa in lungo e in largo, Petra e Ferruccio si sono raccontati a cuore aperto.

L’intervista

“Little Wonder” è un regalo che avete fatto a voi stessi?

Ferruccio: Questo album ripercorre artisticamente quello che è successo nel corso di dodici anni: 7-8 dischi, più di mille concerti in giro per il mondo e tante belle esperienze. Dopo aver realizzato due album di inediti, che erano “Banda Larga”e “Complici”, abbiamo deciso di fare nuovamente un disco di cover per vedere con dodici anni di esperienza e, si spera, con una certa maturazione artistica in più, cosa ne sarebbe venuto fuori. Mantenendo intatte libertà e istinto, e in questo mi riferisco alla scelta dei brani, abbiamo scelto delle canzoni che ci piacevano, che ci emozionavano e le abbiamo trasformate in Musica Nuda.

Cosa vi ha sorpreso di questo lavoro? C’è qualche elemento che dopo tanti anni vi ha messo alla prova?

Petra: Sì, certo. A partire dal modo in cui è stato realizzato questo disco;  l’abbiamo registrato sul palco del teatro di San Casciano,  a porte chiuse, senza cuffie, in presa diretta e senza la separazione che c’è nello studio di registrazione, il tutto per ritrovarci nel nostro habitat naturale. Tutto il lavoro è stato molto immediato. Per esempio, la versione che abbiamo inciso di “Is this love” di Bob Marley è la prima e unica. Questo disco è simile al nostro primo album, anche quello fu registrato in presa diretta. Abbiamo scelto di fare cover di tutti i tipi, compreso un nostro stesso brano, con la curiosità di scoprire quale fosse stato il risultato. Little Wonder può sembrare un titolo presuntuoso ma in realtà “wonder” è anche lo stupore, la meraviglia di scoprire qualcosa di nuovo dopo 12 anni.  La meraviglia di voler fare nuove cose con più maturità ma con lo stesso entusiasmo.

Come mai hai avete scelto di rifare “ Io sono metà”?

Quella è la prima canzone che abbiamo scritto insieme, un giorno la stavamo suonando, ci è venuta in una nuova versione  e ci siamo detti: “perché no?!”

Dopo 1000 concerti e tanti palchi, fareste un parallelo tra le locations italiane ed estere? Come cambiano le vostre aspettative di volta in volta?

Ferruccio: Quando si va a fare un concerto è difficile avere delle aspettative, la sorpresa spesso giunge anche durante il concerto stesso. Come dice Petra, il live si fa in due: noi sul palco e il pubblico giù. Quando andiamo a suonare in una città che non conosciamo come può essere Lima,  Buenos Aires, Charleston o Belgrado siamo molto curiosi di vedere quale sarà la reazione del pubblico a questo strano duo. A dire il vero la scaletta che proponiamo potrebbe scatenare lo stesso tipo di reazione anche se all’estero ci chiedono di fare più pezzi in italiano perché il pubblico è curioso nei riguardi della nostra lingua madre.

Petra: Nonostante le differenze nel mondo è bello vedere che la gente ride per le stesse cose, si emoziona per le stesse cose. La musica è davvero un linguaggio universale che va oltre le parole.

Petra, usi la voce in tutti i modi possibili, dal sussurro al virtuosismo. Questa è una dote che in tantissimi ti riconoscono e che fa del tuo live un’esperienza da non perdere…

Petra: E’ una cosa di me che avevo intuito da molto tempo però, in effetti, fin quando non ho incontrato Ferruccio non avevo proprio gli spazi per poter fare quello che faccio adesso. Con un gruppo normale, ma anche solo con un chitarrista, non avrei la possibilità di far sentire tanti piccoli dettagli. Noi abbiamo tantissime dinamiche, andiamo dal pianissimo al fortissimo e  cambiamo spesso repertorio. Tutto questo fa sì che un concerto contrabbasso e voce, che io per prima sulla carta definirei palloso, in realtà poi non lo sia affatto.  Abbiamo una grande curiosità da ascoltatori e cerchiamo di trasmetterla anche in qualità di  interpreti. L’uso  che faccio della mia voce è frutto di necessità e virtù, anche Ferruccio si è dovuto inventare un nuovo modo di suonare. La prima volta che è venuto ad ascoltarci Peppe Servillo, con cui Ferruccio ha suonato per sedici anni negli Avion Travel, Peppe gli ha detto:“Ferrù ma tu suoni così?”

Ferruccio, a proposito degli Avion Travel, c’è qualche novità in vista?

L’anno scorso siamo stati in tour con 20 date, ricordo con particolare affetto il concerto al Castel Sant’ Elmo di Napoli. Quest’anno cercheremo di inventarci qualcosa di nuovo.

Parlando di sperimentazione, ci parli del progetto Inventa Rio?

Ferruccio: Inventa Rio è un gruppo che esiste dal 2010 formato da me, Giovanni Ceccarelli al piano, Francesco Petreni alla batteria, Dadi Carvalho alla chitarra. Alla base c’è l’idea di fondere la musica italiana con quella brasiliana in maniera innovativa. Il primo disco è uscito nel 2010 con brani in italiano e qualcuno in napoletano, nel 2012 abbiamo omaggiato Ivan Lins, con altri artisti compresa Petra, Bungaro, Maria Pia De Vito, Samuele Bersani, Chico Buarque.  La cosa bella è che Ivan è stato dieci giorni con noi a registrare il disco. L’anno scorso l’album è stato anche candidato ai Latin Grammy,  tra i cinque migliori dischi della musica popolare brasiliana; questo, però,  in Italia non l’ha saputo quasi nessuno.

Tornando a voi due, dopo la lavorazione di “Little Wonder”  avete continuato a scrivere e comporre?

Petra: Sono conscia di essere più forte come interprete che come autrice quindi non ho l’ansia di voler per forza scrivere cose mie. Ferruccio invece è più prolifico.

Ferruccio: Non mi definisco un compositore come prima professione. Già con gli Avion Travel, da strumentista lavoravo principalmente sulla musica. Oggi per i testi collaboro quasi sempre con Alessio Bonomo. Magari per un anno non scrivo niente poi magari in venti giorni vengono fuori tre pezzi.  Non c’è una regola fissa. Io e Petra abbiamo registrato molte canzoni inedite, scritte da tanti bravissimi autori, per cui il prossimo album è già quasi pronto. Questo “Little Wonder” è stato voluto perchè negli ultimi due album c’erano molte canzoni in italiano e, suonando tanto all’estero, il mercato esigeva un disco più internazionale.

EUTROPIA FESTIVAL 2014

Petra Magoni e Ferruccio Spinetti ph Pasquale Modica

Il palco è la vostra linfa.

Ferruccio: La prima promozione per un’artista è, in effetti, proprio il palco. Il live ti dà credito anche tra gli organizzatori  e ti fa circolare negli ambienti musicali giusti.

Petra: Confermo. All’inizio venivano a sentirci dieci persone che ci hanno aiutato molto con il famoso passaparola. Non abbiamo avuto chissà quale battage pubblicitario; anche in tv non ci chiamano spesso.

Avete qualche collaborazione in programma o nel cassetto?

Ferruccio: Punto in alto. Per l’estero dico Sting e Paul McCartney.  In Italia cerchiamo le collaborazioni che sentiamo più vicine a pelle: per esempio Joe Barbieri, sempre presente nei nostri ultimi dischi, Pacifico con cui abbiamo collaborato in passato. Per il resto, vedremo…

Petra: Io aggiungo Fausto Mesolella e Benjamin Clementine!

Raffaella Sbrescia

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Video:

Tout S’Arrange Quand On S’Aime

Le prossime date del tour

Sab 26 Settembre MUSICA NUDA – Teatro Brancaccio – ROMA
Merc 7 Ottobre MUSICA NUDA – Maison de Georges Sand -Nohant -FRANCE
Gio 8 Ottobre MUSICA NUDA – Auditorium Jacques Coeur- Bourges-FRANCE Sab 10 Ottobre MUSICA NUDA – Centre Culturel Jean-Arp- Clamart-FRANCE
Lun 19 Ottobre MUSICA NUDA-Istittuto Italiano di Cultura- Belgrado – SERBIA
Mar 20 Ottobre MUSICA NUDA – Jazz Festival – Pancevo – SERBIA
Ven 30 Ottobre MUSICA NUDA – Teatro delle Ali – Breno – BRESCIA
Sab 31 Ottobre MUSICA NUDA-Reims JazzFestival-Caveau Mumm-FRANCE
Lun 9 Novembre Pippo Delbono, Petra N Magoni, Ilaria Fantin ‘IL SANGUE’- Liege – BELGIQUE
Mar 17 Novembre Delbono, Magoni e Fantin ‘IL SANGUE’ – PRATO
Merc 18 Novembre MUSICA NUDA – Teatro Puccini – FIRENZE