Ritratti di note danzanti. Intervista a Tommaso Stanzani: “una stoffa pregiata” con tante novità che bollono in pentola

Ritratti di Note sta incontrando tutti i cantautori di “Amici 20″. Vista la grande quantità di mail e messaggi arrivati in redazione abbiamo deciso di inaugurare lo speciale “Ritratti di Note Danzanti”, con le interviste dedicate ai ballerini di questa edizione del noto Talent.
Il primo ballerino che abbiamo intervistato è Tommaso Stanzani.

Tommaso Stanzani

Tommaso Stanzani

Tommaso partiamo proprio da “Amici”. Ripercorriamo insieme questa bellissima avventura. So che hai vissuto tanti bei momenti...

Sì, di momenti belli ne ho vissuti tanti, da quando sono entrato nella scuola, all’assegnazione della maglia e del mio banco, fino a quando sono uscito. L’uscita dalla scuola è stato un momento triste ma anche quello lo considero un momento importante, perchè è stata la degna conclusione di un percorso che mi porterò nel cuore per tutta la vita.

A proposito dell’uscita, tutti i ragazzi hanno pianto (insieme al pubblico a casa n.d.r.). Credo che tu abbia davvero stretto un legame speciale con tutti in Casetta

Sì, credo di avere costruito un bel rapporto con tutti. Poi è ovvio che con qualcuno ho scherzato di più, con qualcun altro invece mi sono trovato di più nel confidarmi e parlare di cose personali, però tutti mi hanno lasciato qualcosa, e spero anche io di aver lasciato loro qualcosa.

Ritratti di Note è un Blog che si occupa di musica. Quali sono i tuoi artisti preferiti, e quale genere musicale ascolti di più?

Beh, di solito ascolto di tutto. ad “Amici” i ragazzi cantanti mi hanno fatto anche conoscere e apprezzare generi musicali che magari prima non mi facevano impazzire. Mi piace un pò di tutto, e sono particolarmente proiettato verso la musica americana. Adoro Sam Smith, Beyoncè, ma anche la musica italiana ha per me un suo fascino.

Tommaso, da ex pattinatore, sai pattinare benissimo. Sai ballare, sai fare le imitazioni. Come te la cavi con il canto?

Allora, io dico sempre che sono stonato, però in Casetta mi dicevano che ero abbastanza intonato; non è che canto, lo faccio sotto la doccia, e non credo che questa cosa si possa classificare con il saper cantare… (ride n.d.r.)

C’è una esibizione ad “Amici” che ti è piaciuta particolarmente?

A livello emotivo, sono legato a tutte le esibizioni. Tutte le coreografie sono servite per il mio percorso di crescita; c’è una coreografia della Maestra Alessandra Celentano che mi è rimasta un pò di più, ed è “Art of Glass”. Sin dal primo momento in cui l’ho vista mi ha emozionato tanto, non so se per la musica o per l’esecuzione; di sicuro è una coreografia che mi ricorderò.

A proposito della Maestra Celentano che ha creduto tanto in te, quale è stato il consiglio per il futuro più prezioso che ti ha dato?

In verità la Maestra Celentano mi ha lasciato tantissimi insegnamenti, per il Tommaso ballerino e per il Tommaso persona.
Una delle cose che mi ha detto, e che ricordo sempre, è stato all’inizio, quando sono entrato. Mi ha paragonato ad un tessuto e mi ha detto “Tu sei una stoffa, ma io non mi accontento di una stoffa qualsiasi, voglio una stoffa pregiata. Questo mi ha fatto capire quanto sia importante prestare attenzione ai piccoli dettagli che possono modificare una coreografia. Da certi passaggi si capisce che tipo di ballerino sei, non conta solo un salto o un giro. Questo me lo ricorderò per sempre.

Da questo momento ti rivolgo un pò di domande dei Fans. Film preferito?

Film preferito Inception. E’ molto particolare. L’ho visto tre volte prima di capirlo per bene, però mi piace davvero tanto.

L’anello che porti all’indice ha un significato particolare?

Sì, è un anello che ho avuto in dono, ma che ho scelto io. Dentro c’è incisa una frase particolare “It’s time to have only good vibes”.
Io credo tanto nelle energie positive, nelle good vibes, nelle vibrazioni buone. Questo anello mi ha accompagnato in tutto il percorso.

La materia che temi di più per la Maturità?

Inglese. Ho una pronuncia pessima e devo rispolverare i vecchi appunti.

C’è una canzone sulla quale ti piacerebbe costruire una tua coreografia?

Ora sono in fissa con la canzone di Madame “Voce”. Mi piacerebbe costruire qualcosa su questa canzone

Oltre alla danza, quali sono le tue passioni?

Mi piace recitare. Oltre alla danza, ho seguito in passato anche dei corsi di recitazione. E poi amo gli animali. Con alcuni amici danzatori supporto un canile; aiuto amici a quattro zampe a trovare casa.

Come si vede Tommaso tra dieci anni?

Tra dieci anni avrò ventinove anni. Sarò ancora giovane; a parte gli scherzi, spero tra dieci anni di ballare ancora, e di essere felice.

Molti fans hanno chiesto del tuo rapporto con Leonardo Lamacchia all’interno della casa. Io vi trovo davvero simili nella sensibilità che mettete nella vostra arte…

Concordo con questa tua osservazione. E Leonardo mi ha aiutato a capire questa sensibilità nella danza. Ho trovato molto affascinante il modo in cui lui si è rapportato ai brani che gli venivano assegnati e ho cercato di riportare anche io questa cosa nella danza. Per me è stato come un fratello maggiore, un’ancora. Sapeva sempre cosa dirmi per non farmi abbattere. Ho grandissima stima di lui come artista e come persona.

Un pensiero per le Pagine Dedicate e i Fans che ti seguono con affetto ogni giorno. Tutti dicono delle cose bellissime di te…

Ringrazio tutti tantissimo. Prometto che quando avrò tempo leggerò post, messaggi e mail con attenzione.
Una delle cose più belle di questo percorso è stata scoprire l’affetto del pubblico. Tutte le pagine sono fantastiche, e poi ci sono delle cose davvero divertenti. Sono davvero bravi. Anche su Twitter stanno scrivendo dei meme divertentissimi. Non potrei esserne più felice.

Il primo progetto a cui stai lavorando dopo “Amici”?

Il progetto a cui sto lavorando adesso è la partecipazione nel video del nuovo singolo di Arisa. Questa proposta mi ha reso felicissimo. A Settembre dovrei cominciare un corso di perfezionamento per la danza, e poi ci sono altre novità che bollono in pentola, ma non ne parlo ancora perchè sono scaramantico…

Giuliana Galasso

Achille Lauro presenta “Lauro”: Il mio disco è spontaneo, irriverente e tormentato

Achille Lauro pubblica LAURO il sesto album di inediti in uscita oggi per Elektra Records/Warner Music Italy. Questo suo lavoro parla al mondo degli irrisolti, dei fuori rotta, dei falliti e fagocita vite, storie d’amore, riflessioni sul bene, sul male e ciò che sta nel mezzo. Ogni lettera del suo nome identifica un genere musicale mentre i testi danno voce a un vorticoso tormento interiore. L’immaginario estetico dipinge i tratti di una generazione fuori controllo, che non trova risposte nella violenza bensì nel desiderio di voler essere di più, di volersi superare, di raggiungere l’obiettivo velocemente e bene.

Achille Lauro

Achille Lauro

“Lauro”, title track dell’album, ripercorre le fasi della carriera dell’artista, citando alcuni dei momenti topici della sua storia. Specchietto del suo percorso accelerato, la traccia racconta come, nonostante tutti i cambiamenti che la musica ha comportato, Lauro sia rimasto legato alle sue origini e al suo vecchio mondo. “Noi siamo la nuova Generazione X. Non crediamo nella chiesa, nei genitori, nell’arte. Figli dei fiori del male, artisti del niente. Cristo ha smesso di porgerci la guancia. Ma a noi, esattamente come chi era venuto prima, sta bene così”, spiega Lauro nella scheda album, “Generazione X è un pezzo punk, fuori da qualsiasi schema discografico e legge di mercato. Si rifà al mondo degli irrisolti, dei fuori rotta, dei falliti. Siamo noi la nuova religione, la religione dell’irriverenza”.

Intervista:

“Sono una persona che scrive tanto. Quando ho qualcosa da dire, la dico e quando ho qualcosa da dare la do. Mi sono ritrovato con un centinaio di brani scritti scritti in maniera spontanea. Non scrivo solo canzoni, molte frasi le trovate anche nel libro uscito a inizio 2020. Sono riflessioni su di me, ogni sensazione fa parte di un tutto. Guardo al passato con malinconia, guardo al futuro da sognatore, sono spinto a scrivere e a immaginare quello che non c’è. Vi chiedo di avere cura di queste undici facce di me. Non mi interessa che le persone si rispecchino in ciò che scrivo ma voglio che sia preso per quello che è e che se ne abbia rispetto. Mi sono chiesto se il mio personaggio possa sovrastare il mio fare musica ma in quel caso sarei rimasto nella mia comfort zone, non avrei cambiato genere e non avrei sfruttato Sanremo per fare uno show nello show, non avrei pubblicato dischi side. Io porto avanti dei progetti artistici, dovrei quindi fare successo eliminando chi sono? Io sono questo e continuo a fare questo. Le persone che lavorano con me mi danno fiducia, le ho selezionate negli anni in base alla passione mostrata per il proprio lavoro. Non mi piace chiamare arte ciò che facciamo, siamo artigiani e lavoriamo concependo il fallimento come una possibilità. Quelli che hanno criticato le mie performance a Sanremo dicendo che eravamo sul palco a caso dovrebbero trascorrere sette giorni con me e il mio staff per capire quanto lavoro c’è dietro.

Quando scrivo non è mai nulla a caso, è difficile far capire i sottostrati di quello che c’è sotto ma sono felice di sapere che un po’ per volta sto riuscendo a farlo capire a un po’ più di persone. Anche il disco si divide in due macro aree: una parte più introspettiva che descrive le tempeste dentro di noi, e nello specifico la mia, che vivo in uno stato di tormento perenne. Sono figlio di gente onesta, mio padre ha fatto il professore universitario tutta la vita e non c’era appoggio economico. Forse la mia voglia di arrivare viene dal un lato caratteriale tipico di un sognatore punk rock grunge che ha investito in tutto quello che aveva a disposizione.

In “Generazione X” fotografo la mia generazione, non ho fatto un percorso scolastico ordinario. Amo sapere, amo conoscere e mi sono accorto che la mia generazione sia molto simile a quella del ‘60 e dell’80: non si crede nella Chiesa, nel matrimonio, in se stessi. Non sanno chi vorrebbero essere, vivono oggi e basta e non capiscono né chi vogliono essere né lavorarci su. In “Femmina” mi dissocio dal maschio che si nasconde pericolosamente dietro la virilità, che fa finta di niente e che vuole essere uomo ad ogni costo. Nella periferia da dove vengo, le persone non sono istruite al rispetto della figura femminile. Sono allergico a quel mondo lì, ho avuto la fortuna di capire presto chi volessi diventare e chi non volevo essere. Non rinnego nulla di chi sono stato e di dove sono cresciuto. A volte a Roma la gente vive un senso di abbandono, questa città decadente regala tanto e fa sì che tanti artisti riescano a veicolare queste emozioni nei loro brani. Ringrazio la periferia e la mia città, senza non sarei chi sono oggi. Rifarei tutto e non scambierei nulla con nient’altro.

Video: Marilù

Mi sento molto vicino alla difesa dei diritti umani in generale. Se vogliamo immaginare un futuro, è doveroso operare un cambiamento, siamo in un momento di transizione e imprigionare le persone dentro dei recinti, significa privarci della novità, di un futuro nuovo. Se non partiamo dai diritti umani, da dove vogliamo partire? Siamo figli di stereotipi pericolosi, se questi sono i presupposti non abbiamo imparato un bel niente.
Nel mio piccolo, faccio parte di una generazione in continua ricerca. Il tormento interiore si attenua quando finisco una canzone che, l’attimo dopo diventa già vecchia. Questa continua ossessione per quel qualcosa in più permane, vivo cercando di costruire qualcosa di immaginato e in funzione di quello che voglio sia il mio futuro. Di momenti per me ce ne sono pochi, niente nasce dal niente, io sono il frullato di quello che sono stato. Le canzoni mi fanno tornare esattamente al momento in cui sono state scritte, fanno parte di miei momenti molto personali ed è forse per questo che definisco questo come il mio ultimo disco; ho bisogno di vivere. Nonostante io abbia già 30/40 pezzi molto a fuoco, voglio prima vivere e poi ritornare su quello che faccio per dare veramente me stesso”.

Raffaella Sbrescia

Intervista ai Coma_Cose: in “Nostralgia” promettiamo a noi stessi di mantenerci integri, coerenti, puri e ispirati

NOSTRALGIA è il nuovo album dei Coma_Cose in uscita per Asian Fake/Sony Music. Nuove canzoni per uscire da un tempo sospeso con rinnovate consapevolezze. Ogni nota è una pagina e ogni canzone un capitolo della storia di rivalsa di Francesca e Fausto; una storia che li ha visti passare dalla rassegnazione di dover rinunciare alla musica, al riuscire a renderla il centro della propria vita. La loro è una favola dai protagonisti improbabili che nel momento in cui si ritrovano a lavorare come commessi scelgono di non rinunciare alla propria fiamma, la loro passione per la musica e con un percorso umano ed artistico si sostengono l’un l’altro fino al palco dell’Ariston.

NOSTRALGIA, prodotto dai Mamakass, come Fiamme Negli Occhi e molti altri brani della band, è un viaggio alla scoperta di ambientazioni e temi nuovi, tradizionalmente assenti o trascurati dalla musica leggera. Meno spazio alla città, alla vita all’aria aperta, molto invece alla solitudine, alla periferia, all’introspezione e all’autoanalisi. Questi sei brani inediti sono l’installazione sonora cresciuta nel corso di un anno anomalo, l’occasione per fermarsi un attimo, scavare a fondo nei ricordi e nelle emozioni del passato per fissarle nel presente.

NOSTRALGIA è un punto tracciato sulla linea continua della vita, un bilancio che passa necessariamente per la parola Nostalgia -per le fasi della vita che non torneranno- e per la parola Perdono, perdonare sé stessi per lasciare andare tutto ciò è stato motivo di afflizione. L’ascolto inizia con “Mille tempeste”, track dalle atmosfere dark e a tratti psichedeliche. Francesca e Fausto sono qui testimoni e cantori di una realtà sottosopra, in attesa di un chiaro segnale di cambiamento, perché nonostante tutto rimane forte la speranza di non vivere più sospesi, sotto la volta celeste. Il racconto introspettivo di Nostralgia prosegue con “La canzone dei lupi”, scritto a quattro mani da Fausto Lama e California che, in un mondo in cui tutto si addomestica e tutto si disintegra, si difendono quella sfacciata libertà di cui solo i lupi sono fieri custodi. “Discoteche abbandonate” è invece un monologo dedicato alle cattedrali del divertimento, in cui oggi risuona una triste eco di serate non vissute e cocktail mai bevuti. “Fiamme negli occhi”, portata sul palco di Sanremo, è la piccola istantanea di una storia grandissima, d’amore e di rivalsa, quella dei Coma_Cose. La struttura di “Novantasei”poggia su un’impalcatura rock-alternative/grunge per un’annata che stravolto gli equilibri di molti. “Zombie al Carrefour” è il brano che chiude il disco ma anche un viaggio emotivamente impegnativo. Il congedo avviene con una passeggiata solitaria all’alba, tra gli scaffali che accolgono un amaro che finisce con il bis e una pastiglia che comincia con la x.

coma_cose ph Mattia Guolo

coma_cose ph Mattia Guolo

Intervista:

“Il disco si intitola “Nostralgia” perché parla di noi in modo molto intimo e racconta le nostre storie prima che ci conoscessimo. Per poter scrivere qualcosa che avesse un valore reale, siamo andati a scavare indietro nel tempo e ad analizzare la vita passata con gli occhi del presente. Questo disco si discosta dal nostro solto, le canzoni hanno un sound e un’anima che si differenzia dal passato. Siamo reduci dall’ esperienza del Festival di Sanremo, una bella deviazione dal nostro percorso. Siamo contenti di come sia andata questa avventura importante e gratificante. La canzone è stata accolta bene dal pubblico e dalle radio. Abbiamo un po’combattuto per portarla al Festival e siamo contenti che sia andata bene.

“Nostralgia” è un racconto pervaso dalla sensazione di sospensione che ha intriso la penna e l’ispirazione. Il contesto è la situazione di mezzo tra l’essere ragazzi e l’essere adulti. C’è fragilità e tanta intimità che abbiamo cercato di salvaguardare tra pensieri, pennellate e sensazioni. Anche il viaggio musicale è a sé stante mentre il file rouge è il fuoco: quello che infiamma l’infanzia che ci muove per cambiarci e metterci in gioco per costuire la vita da adulti. Il rischio è che questo fuoco possa essere in qualche modo circoscritto e si possa diventare disillusi, ecco perché in “Nostralgia” promettiamo a noi stessi di mantenerci integri, coerenti, puri e ispirati da quello che ci piace, ovvero il lato nascosto delle cose. Il brano sanremese trova una perfetta collocazione pop e solare all’interno di un quadro che racconta le fasi e le sensazioni che abbiamo vissuto nella nostra vita. Questo è un album vero e ci teniamo molto a difenderlo, ecco perché speriamo che il pubblico possa ritrovarcisi. Nel nostro lavoro ci sono dei chiaroscuri, questo è un tratto distintivo della nostra narrativa. Il nostro è un percorso fatto di cadute e risalite e questo elemento fa sempre capolino nei nostri brani. “La canzone dei lupi” racconta l’amore in un modo ancora più profondo e completo ed è forse l’unica, vera, canzone d’amore che abbiamo scritto. La più difficile da cantare è “Zombie al Carrefour”, tutte le volta che la sentiamo ci emozioniamo, ha un pathos che ci distrugge.

Video: Fiamme negli occhi

Siamo due persone molto diverse di base con opinioni contrastanti su tutto. Francesca è più impulsiva, Fausto è più riflessivo e pragmatico, queste caratteristiche ci portano a smussarci un po’ e a trovarci nel centro. Non ci piace ripeterci, né essere scontati. Del passato ci portiamo dietro tutto e niente, la scrittura del disco è un modo per mettere un punto a certe cose che abbiamo fatto per perdonarci un po’. Solitamente la mente cerca di ricordarti solo le cose belle, in realtà a noi succede di ricordare quelle brutte, la funzione del disco è quella di auto analizzarci e farci prendere coscienza del fatto che tutto ti fa crescere e serve per diventare quello che sei. Prima di una coppia, siamo una band, questo disco quindi non va a indorare la pillola, parla alla pancia e ha anche dei lati ruvidi. L’atmosfera di mezzo permea l’intero racconto e nel suo senso trova l’incertezza e il dubbio, ecco perché questo è anche un disco di passaggio. Abbiamo anche cambiato modo di cantare, abbiamo detto basta ai giochi di parole, non volevamo essere male interpretati. Ci siamo stancati di questo modo di scrivere e per questo il disco procede su altri mondi lessicali. Un’altra grande protagonista di questo lavoro è la provincia: entrambi siamo scappati ma, per quanto la si odi, la provincia alla fine rimane dentro di noi e non te la togli. Nascere in provincia è come nascere al mare. Prima o poi ci ritorni. Quest’anno non abbiamo vissuto la città e non volevamo ripeterci, siamo a Milano Sud e se passeggi dietro casa è facile ritrovarsi in un contesto simile a quello di provincia, quella che ti ricorda da dove arrivi.

Ci auguriamo che qualcuno possa approfondire la nostra conoscenza dopo aver visto il lato leggero sanremese e ricomporre il vaso Coma_Cose. Diciamo no a tante cose che non ci fanno sentire a nostro agio. Non è facile seguire questa via dove gli altri invece prendono corsie velocissime. Alla fine quando si spegne tutto e siamo noi due davanti al piatto di pasta asciutta, capiamo che stiamo facendo bene, siamo noi stessi e siamo felici. Ci vogliono nervi saldi e speriamo di mantenerli.

Per quanto riguarda i concerti dal vivo, aspettiamo risposte certe. Abbiamo una decina di date in calendario ma non abbiamo avuto ancora modo di prepararci. A breve cominceremo a mettere su lo spettacolo e, comunque vada, ci faremo trovare pronti. Possiamo suonare il disco anche in una dimensione meno festaiola perché si presta benissimo anche in una situazione più dimessa. Appena si potrà, sicuramente faremo la nostra parte”.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

Intervista a Leonardo Lamacchia: “Ho tanta nuova musica da farvi ascoltare”

Abbiamo incontrato Leonardo Lamacchia, il cantautore pugliese che ha partecipato ad “Amici 20″, presentando quattro inediti che hanno avuto un grande successo: “Via Padova”, “Il Natale e l’estate”, ”Orione”, “Giganti”.

Leonardo Lamacchia

Leonardo Lamacchia

Leonardo, ascoltando le tue canzoni, ho sempre avuto la sensazione che tu vivessi sulla pelle tutte le storie che hai raccontato

Sì, è così, tutte le mie canzoni sono parti della mia vita; tutto quello che scrivo l’ho vissuto in prima persona, altrimenti non riuscirei a descrivere bene un certo tipo di emozioni. È l’unico modo in cui adesso riesco a scrivere. Parlando di me, di quello che mi succede.

So che l’esperienza di “Amici” è stata per te molto importante. Cosa ti ha lasciato umanamente?

“Amici” è stata una esperienza bellissima, incredibile; mi sono davvero messo in gioco giorno per giorno, anzi, ora per ora. Ho imparato ancora di più il valore della verità delle parole, di essere liberi in quello che sentiamo ed esprimiamo, del sentirsi liberi da convenzioni sociali. Credo che questa libertà sia l’unica chiave per poter vivere una vita piena. Questo è il più grande insegnamento che mi porto da questa esperienza.

Quali sono gli artisti che ti hanno ispirato nel fare musica?

Tra i cantautori, quello che mi ha “sconvolto” di più la vita è stato Lucio Dalla. Aveva una forza comunicativa semplice in quello che scriveva ma esprimeva emozioni universali.
I suoi testi sono incredibili. Poi ci sono tante influenze, la musica che ascoltavo da piccolo, Frank Sinatra, diciamo che c’è un mix di cose che stanno bene insieme…

Quando sei uscito dal Talent, hanno pianto in tanti in casetta. Con quali ragazzi hai stretto un legame più saldo?

Sicuramente ci sono anime che si incontrano. Ho legato tanto con Enula (Cantante n.d.r.); con Tommaso, Giulia (Ballerini). Sono sicuro che continueremo a sentirci fuori e spero di rivedere tutti. Condividere una cosa così grande è una parte di vita. A prescindere dai legami più saldi che ho stretto, mi piacerebbe incontrare tutti quando si potrà, e magari trascorrere una serata insieme…

Sei nato in una terra meravigliosa come la Puglia; c’è un altro posto in Italia in cui ti senti a casa?

Oltre alla Puglia, devo dire che sento casa anche Milano. Oramai ci vivo da oltre tre anni e, nonostante mi manchino il mare e la famiglia, in questa città ho trovato una mia dimensione, uno spazio per me stesso. È un posto in cui mi sento al sicuro e che ho iniziato a chiamare casa…

Ti leggo alcuni messaggi dei Fans arrivati per te.

“Leonardo ti amiamo, non vediamo l’ora di ascoltarti dal vivo…”

Grazie, anche a me manca fare concerti!

“Leonardo anche fuori dal Talent vogliamo la rubrica In Cucina con Leo e Giulia…”

Perché no?… A parte gli scherzi, è stata molto divertente quella parentesi (Leonardo cucinava in casetta n.d.r.). Devo dire che Giulia, è cresciuta, ha imparato a cucinare, e sa fare tutto.

Non vediamo tutti l’ora che esca il tuo album…

Ci sto lavorando, stiamo capendo quando pubblicarlo; di sicuro prossimamente usciranno nuove cose. Non vedo l’ora di farvi ascoltare nuova musica perché ce ne è tanta, e non vedo l’ora di scrivere nuove canzoni e di lasciarmi ispirare.

Nelle tue canzoni riesci a descrivere perfettamente la quotidianità dell’amore, ma anche la fine di una storia.
Qual è, secondo te, la ricetta per prendersi cura al meglio dell’amore?

Beh, qui ritorniamo un po’ al discorso di prima. Credo che la verità sia un aspetto fondamentale per l’amore. La verità, la chiarezza, la comunicazione; c’è qualcuno che dice che l’amore non esiste. Io penso invece che esista, ed è la cosa più bella che ci possa capitare, in qualsiasi forma, quindi dobbiamo essere anche un po’ aperti all’amore, aperti al confronto con gli altri, anche se questa cosa è difficile al momento. In ogni caso, l’amore è una chiave…

Quale aspetto dell’essere Artista apprezzi di più?

Beh, Artista è un parolone per me, ci sono Artisti giganti. La cosa più bella dell’essere Artista è passare tutto il giorno con le tue canzoni, sapendo che la tua arte è valorizzata, e vivere sempre di questo.

Oltre alla musica, ci sono altre arti o attività, attraverso le quali ti piace esprimerti?

Nel tempo libero mi piace leggere, vedere tanti film, e lasciarmi ispirare da questi. In quarantena mi è capitato ogni tanto anche di dipingere. Per il resto, sono appassionato di Design, e mi piace perdermi nella città, con le cuffie nelle orecchie.

C’è una canzone non tua che avresti voluto scrivere?

Ce ne sono tante. Dovendo sceglierne una, ti dico “Sally” di Vasco Rossi. Mi sarebbe sempre piaciuto scrivere questo pezzo, uno dei capolavori indiscussi della musica italiana degli ultimi anni. Un pezzo per me rivoluzionario.

Una domanda simpatica da parte delle tue Fans che sanno che sei un appassionato di Harry Potter. A quale Casata di Hogwarts senti di appartenere e somigliare?… Io dico Grifon D’Oro…

Adoro Harry Potter. Sì mi sento molto Grifon D’Oro, anche se qualche volta mi hanno detto che potrei essere un Serpe Verde (ride n.d.r.) ma non credo!

Sei consapevole dell’impatto positivo che hai avuto su tanti giovani parlando in generale del tuo vissuto?

Ho ricevuto tantissimi messaggi su questa cosa. Parlare del mio percorso personale, nonostante si possa pensare che sia superfluo farlo, mi ha fatto capire ancora di più che oggi, nel 2021, ci siano ancora dogmi sociali e pregiudizi da superare. Sapere di aver fatto bene con le mie parole, anche ad una sola persona, mi rende felice.

Le canzoni che scrivi hanno un destinatario?

Bellissima domanda! Sì, a volte hanno un destinatario, anzi, diciamo quasi sempre, e se non è un’altra persona, il destinatario sono io. Scrivere è un bel modo per guardarsi allo specchio…

Nel 2017, hai calcato un altro palco importante, quello del Festival di Sanremo, dove hai portato, in gara tra i Giovani, un bellissimo pezzo, “Ciò che resta”. Che ricordi hai di quell’esperienza?…

Sanremo è stata la cosa più assurda che abbia vissuto. Un’esperienza incredibile che mi ha formato tantissimo. Sarebbe bello tornarci con la consapevolezza di oggi. Lo affronterei sicuramente in modo diverso. Avevo ventidue anni ed è stata una esperienza più grande di me. Ne ho un ricordo bellissimo.

Un pensiero per le Pagine Dedicate e i tuoi Fans…

Mi stanno scrivendo in tantissimi, e davvero non riesco a trovare le parole giuste per ringraziare tutti. Avere un sostegno e un supporto così forte da parte loro è fondamentale. Sono felice di aver lasciato loro qualcosa di positivo.
Ringrazio tutti e non vedo l’ora di far ascoltare le mie nuove canzoni…

Leonardo ci lasciamo con un piccolo aneddoto personale.
Sono anche io una grande Fan della tua musica. Credo che la forza delle tue canzoni sia quella di metterci dentro non solo i tuoi ventisei anni, ma i trenta, i quarantadue, i cinquanta degli altri, e non solo. Le storie che racconti ci somigliano. Non sono l’unica della famiglia ad amarti però, perché mia madre, che ha più di ottanta anni, ascolta almeno una volta al giorno “Il Natale e l’estate”, e puntualmente, si emoziona. La tua musica è trasversale…

Che bello sapere che anche una persona di questa età si emoziona con una mia canzone. Meraviglioso. Un bacio alla tua mamma…

Giuliana Galasso

Amici 20: intervista a Ibla

Abbiamo incontrato Ibla, la giovane cantautrice siciliana che ha partecipato alla trasmissione Amici 20.

Ibla

Ibla

Ibla, domanda non scontata in questo periodo, come stai?

Questa è una delle domande più belle che si possa fare a una persona in questo momento. Sto bene e mi sto abituando al mondo fuori da “Amici”. Va tutto bene, anche perché sono in Sicilia. Respirare l’aria della mia terra mi fa bene.

La partecipazione ad “Amici” è stata casuale, scelta, fortemente desiderata?

Beh, devo dire che la partecipazione ad “Amici” è stata un mix di casuale e voluta. Ho partecipato al Talent grazie a Rudy Zerbi che mi ha notato l’estate scorsa a Riccione durante Deejay On Stage, e mi ha proposto alla Produzione di “Amici”. Io avevo già fatto i provini per la Scuola un paio di anni fa, senza riuscire ad entrare. Visto che non avevo intenzione di riprovarci, è stato come se il destino volesse che facessi questa esperienza. Così mi sono rimessa in gioco.

Quale insegnamento, umano e artistico, hai tratto da questa esperienza?

La consapevolezza. Sono entrata ad “Amici” già consapevole di quello che avrei voluto dire e dare, con la mia voce e con la mia penna. Poi, il confronto con ragazzi che hanno la tua stessa passione, e il lavoro con dei Coach meravigliosi, ti portano anche ad avere consapevolezza dei tuoi limiti, di quello che sei e di quello che puoi dare. Ho capito che quello che noi chiamiamo limite in realtà non esiste. Studiando nella scuola, ho scoperto tantissime cose sulla mia voce e ho capito ancora di più che tutto quello che credevo impossibile, era invece frutto della mia mente, era un limite creato da me stessa.

Tu scrivi in lingua italiana e in lingua spagnola. Quale tipo di scrittura è nato prima?

In realtà sono nate insieme. Io scrivo canzoni da due anni, e da due anni è nato il nome d’arte Ibla, quindi diciamo che le due cose sono andate di pari passo. La mia prima canzone, “Libertad”, è stata scritta nella doppia lingua. Prima di questa, avevo scritto altre cose, ma non so se si possano definire canzoni. Nel momento in cui ho iniziato a scrivere cose che volevo che la gente ascoltasse, è nata Ibla, il mio lato artistico.

Tra le cover che hai presentato ad “Amici” mi è piaciuta molto la tua versione di “Sognami” di Biagio Antonacci. Al di là di questa, quale esibizione nelle cover ti è piaciuta di più?

Quella in “Don Raffaé” di Fabrizio De André. Sono molto legata al mondo dei cantautori; credo che in Italia abbiamo avuto artisti geniali, e ci sono canzoni che non dobbiamo perdere. Abbiamo bisogno del passato per costruire il futuro. A me piace cantare canzoni che hanno fatto la storia della musica italiana. È un patrimonio che non possiamo dimenticare. È stato un onore per me cantare questo pezzo.

C’è qualcuno nella scuola di “Amici” con cui hai stretto un legame più saldo?

Di sicuro Raffaele (Cantante n.d.r.), perché lo conosco da tre anni. In casetta ho legato anche con Tommaso (Ballerino) che è stato il mio compagno di stanza; tra l’altro, dormivamo in una sorta di letto matrimoniale che avevamo costruito insieme unendo i nostri letti singoli. Una persona stupenda che per me è stato un punto di appoggio umano importante. Ho stretto un bel rapporto di amicizia anche con Enula (Cantante) e Leonardo (Cantante). Diciamo che ho legato più o meno con tutti, poi ovviamente ci sono delle anime che non sono compatibili. Ho cercato di convivere cercando sempre un equilibrio con tutti. Un pensiero anche per Arianna Gianfelici (Cantante) con la quale ho trascorso dei bellissimi giorni, anche se il suo percorso nella Scuola è stato breve.

Dal punto di vista emozionale, cosa significa per Ibla ”Cantare”?

Per me cantare è una questione di necessità. Io faccio musica da dodici anni e mi è capitato per diversi motivi di stare lontano dalla musica per un anno. Avevo smesso di cantare, di studiare, e avevo cominciato un’altra vita. È stato terribile. Ritornare a fare musica è stato come rinascere, tornare a respirare. Mi sono resa conto di essere nata per questo, ne sono sicura, perché la musica per me è ossigeno, aria, ed è l’unico modo in cui riesco ad esprimere il mio lato forte e quello più fragile, tutte le sfaccettature della mia anima.

Dal singolo “No te gusta”, si evince anche una grande ironia.

Sì, è così. Viviamo una fase di giorni pesanti, e ho deciso di scrivere nelle canzoni idee e pensieri profondi da condividere però in maniera leggera, ironica, con un sound quasi ballabile. Voglio che quando qualcuno ascolta le mie canzoni, il pensiero esca da sé. Come si fa con i bambini, voglio esprimere un contenuto importante attraverso il gioco, la leggerezza. Mai come in questo periodo, abbiamo bisogno di tornare ad essere un po’ bambini, spensierati.

Nella voce e nei colori sei proprio una donna del Sud, mediterranea. C’è un’artista donna che è stata importante nella tua formazione?

Sì, è una donna siciliana, Rosa Balistreri. Lei è la massima espressione della terra, del fuoco, dell’anima. Non ha avuto la possibilità di studiare. Ha cantato, raccontato, solo per potersi liberare, anche per una questione di emancipazione; la stimo come persona e soprattutto come artista, perché è riuscita ad arrivare a cose impensabili per una donna siciliana di quell’epoca (anni 30-40 n.d.r). Io ammiro le donne coraggiose, e in generale, le persone che hanno coraggio. Lei è stata per me un grande punto di riferimento.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

Tra i prossimi progetti c’è sicuramente quello di far uscire un Ep che racchiuda con le canzoni questo periodo della mia vita. In questo disco ci saranno gli inediti che ho proposto ad “Amici” e canzoni nuove. Sto continuando a scrivere tanto.

Chiedo anche a te un pensiero per i Fans che attraverso le Pagine Dedicate, ti trasmettono affetto ogni giorno.

Intanto un Grazie pieno. Credo che questa sia una bellissima parola da dire agli altri. Spero che la mia musica in qualche modo aiuti, faccia riflettere, e faccia stare bene chi mi ascolta. Voglio semplicemente far stare bene le persone con le mie canzoni.

Giuliana Galasso

Amici 20: Intervista a Esa Abrate

Abbiamo incontrato Esa Abrate, il giovane compositore e direttore d’orchestra, tra i partecipanti ad “Amici 20″. Anche Esa ha risposto alle nostre domande e a quelle dei ragazzi che lo supportano quotidianamente dalle Pagine Fans.

Esa Abrate

Esa Abrate

Esa, partiamo dai tuoi inizi: tu sei direttore d’orchestra, compositore, autore e polistrumentista. Come ti sei affacciato al mondo della musica?…

Il mio rapporto con il mondo della musica parte all’età di otto anni. Mi sono avvicinato alla musica grazie allo studio della chitarra. È un po’ colpa della frase che ripetevo sempre a mia madre, “Mamma ho la musica in testa”. Da lì ho cominciato a studiare musica classica, perfezionando la mia formazione in Conservatorio. Già dagli anni del Liceo musicale però, mi sono reso conto che mi piaceva di più cantare, quindi canto e direzione d’orchestra sono poi sempre andati di pari passo, fino a quando, sul lungo rettilineo, diciamo così, il canto ha scalato meglio la marcia, prendendo il sopravvento.

Come è nato il tuo inedito “Ci sto male”?

“Ci sto male” è una canzone nata da una situazione in cui pensavo che le cose andassero in una certa maniera, per poi rendermi conto che era andato tutto diversamente, quindi il pezzo è nato “banalmente” dalla normalissima sensazione di stare male per qualcosa in cui si credeva fermamente, e che poi non è successo.

Video: Ci sto male

 

Quali sono gli artisti che hai ascoltato e ti hanno formato, sia umanamente che musicalmente?

L’artista che mi ha accompagnato sempre nel corso della vita è stato Michael Jackson. È stato un punto fermo, sia nella musica, che nel modo in cui si contamina nel genere che fa. Mi ha sempre affascinato.
Quando poi mi sono avvicinato al canto, i miei riferimenti sono stati anche altri artisti, ma sempre internazionali. Ho iniziato a scrivere in italiano solo durante la prima quarantena. Quello è stato un periodo utile per lavorare su me stesso e sulla mia musica. In quella fase ho capito che non volevo solo scrivere e cantare in inglese, ma volevo comporre anche in italiano, per essere più leggero e diretto, e per permettere a chi mi ascoltasse di sposare il mio pensiero.

Un bilancio personale dell’esperienza di “Amici”?

Beh, bilancio super positivo. Non mi aspettavo assolutamente di rimanere così colpito da tutte le cose belle della Scuola.
Per me, entrare ad “Amici”, è stata la conferma che quello che stavo facendo era la cosa giusta, visto che mi ero lasciato alle spalle qualcosa di più fattibile come la direzione d’orchestra, per una cosa meno sicura come il canto. Ho dovuto lottare per questa scelta, e avevo bisogno di dimostrare, prima a me stesso e poi agli altri, che un po’ avevo ragione.
Il percorso all’interno della Scuola è stato tortuoso ma bello, con momenti di up and down, ma sono molto contento delle cose che ho imparato e di come sono cresciuto, artisticamente e personalmente, soprattutto in una fase difficile come quella che stiamo vivendo. Il mio obiettivo era quello di entrare e vincere per me stesso, ossia fare un percorso onesto ed uscire nel miglior modo possibile, a testa alta, con la consapevolezza di poter fare fuori ancora molte cose, e lasciando agli altri un messaggio positivo.

C’è molta curiosità tra i tuoi fans sul singolo “Solo se ti va”…

Io non sono molto propenso in generale a dedicare una canzone a qualcuno; mi è capitato raramente di fare questa cosa. Magari mi faccio ispirare da una situazione più che da una persona. Per spiegare come è nata “Solo se ti va”, utilizzo la metafora della scena di un film, del tipo “tre mesi prima… tre mesi dopo”; ecco la canzone descrive proprio quello che succede tre mesi dopo, per far capire come sono cambiate le cose e come si è evoluta una situazione…

Quale è l’esperienza umana e artistica più difficile che hai dovuto affrontare, e che ti ha reso orgoglioso di te stesso?

Bellissima domanda. Non ho mai avuto problemi nel raccontare la mia vita (Esa è stato adottato in Italia n.d.r.) ma parlare della propria vita e scriverne sono due cose differenti. Nel parlare del tuo passato e della tua vita, puoi in qualche modo proteggerti, invece nello scrivere devi dire tutta la verità. Bisogna essere se stessi al cento per cento, completamente nudi. In questo senso, l’esperienza più difficile è stata scrivere “Nato due volte”, il primo inedito che avete ascoltato ad “Amici”. C’è una frase in cui dico “Mi hanno insegnato a perdonare, Grazie Mamma e Papà”; con quella frase intendo dire che, dopo quattordici anni, sono riuscito a perdonare il mio padre biologico per come sono andate le cose. È stato un passo importante ma difficile.

Domanda con risposta secca: tre sostantivi o aggettivi per definire la musica.

Riempitiva, Fedele, Rifugio

Un pensiero per le Fan Page e i Fans che quotidianamente ti scrivono e ti seguono con grande affetto.

Ogni giorno mi arrivano delle bellissime frasi, e penso “Come è possibile, proprio a me”…
La prima cosa che voglio dire è un Grazie enorme sentito col cuore. Per un artista sentire che le persone credono in quello che fai significa farcela anche per loro. La seconda cosa che dico è “scusa”, perché non riesco a rispondere a tutti nello stesso momento come vorrei. La terza è “Ci vediamo presto”. Appena possibile, mi piacerebbe incontrare tutti i miei Fans, chiacchierare con loro, fare foto, e fare un bel concerto. Adoro stare tra le persone!

Una curiosità prima di lasciarci. Tra le persone che ti hanno sempre sostenuto c’è anche Martina Beltrami, cantante amatissima della scorsa edizione di “Amici”.

Sì, Martina è mia vicina di casa a Rivoli, ma praticamente è mia sorella.

Giuliana Galasso

Amici 20: intervista a Gaia Di Fusco

Abbiamo incontrato la dolcissima Gaia Di Fusco, la diciannovenne interprete campana che ha partecipato al Talent “Amici”, e che ha risposto alle nostre domande, e a quelle dei Fans, giunte in redazione.

Gaia

Gaia

Gaia, partiamo proprio dall’esperienza di Amici. Il tuo percorso è stato breve e intenso, come hai scritto tu stessa sui tuoi social, ma ha messo comunque in luce il tuo grande talento.

Grazie per le belle parole. Il mio timore era proprio quello di non riuscire a metterlo in luce, vista la brevità del percorso. Ho imparato tanto e mi sono divertita tanto. Certo, non mi sarebbe dispiaciuto se fosse durato un po’ di più, ma è andata bene egualmente. Ti ringrazio per aver sottolineato che è uscito fuori comunque qualcosa di me da questa breve esperienza.

Ci avevi già incantato con la tua voce, grazie alla partecipazione, qualche anno fa, al Talent “All Together Now”. Che ricordo hai invece di quella esperienza?

Come tutte le esperienze che nascono per caso, è stata inaspettata anche quella, così come “Amici”. Ho un bellissimo ricordo di “All Together Now”. Ogni esperienza è unica e ti regala insegnamenti che ti porti a vita.

Quale musica hai ascoltato e ha influenzato la tua formazione artistica?

Non ho un genere musicale preferito. Ho sempre ascoltato e ascolto ancora oggi un po’ di tutto. Un’ artista che mi ha sempre ispirato, ed è per me un grande punto di riferimento artistico è Mina.

Il tuo inedito ” Forse neanche un bacio”, è una canzone che somiglia alle nostre storie d’amore. Come recita una frase della canzone… Le promesse d’amore mancate dove vanno a finire?

Eh, bella domanda… come dico nella canzone… “Buchi neri nell’atmosfera”. Me lo chiedo anche io dove vadano a finire le promesse d’amore mancate. Speriamo che alla fine ci sia un riscontro positivo e diventino concrete.

Molte promesse d’amore mancate finiscono però nelle canzoni…

Questo è vero. In fondo la musica è il mezzo più vero, il mezzo che ti lascia sognare e ti lascia esprimere al cento per cento.

Tra le cover presentate ad “Amici”, quale hai amato di più?

Tutte le cover che ho cantato ad “Amici” non facevano parte del mio repertorio, quindi per me è stato ancora più bello e magico scoprirle all’interno della scuola, studiarle, perfezionarle, ed eseguirle. Una di quelle che mi ha colpito di più, per quanto riguarda la musica internazionale, è stata sicuramente “No More Tears”, che ho cantato al serale, e che porterò sempre nel cuore, mentre per quanto riguarda i pezzi italiani, porto con me “Di sole e d’azzurro” di Giorgia.

Come è stato lavorare con Arisa, e quale è stato, da Coach, il consiglio più importante che ti ha dato?

Lavorare con Arisa era il sogno di sempre. Seguire ed ascoltare alcuni artisti e poi ritrovarseli davanti che ti ascoltano e ti danno consigli, è una cosa sensazionale. Arisa è la persona alla quale devo di più perché è lei che mi ha voluto fortemente nella scuola; le sarò grata per sempre.

Stai lavorando ad un nuovo singolo o all’album?

Per adesso non ancora. Sto aspettando un progetto concreto e vedremo come andrà. Vi terrò aggiornati. Sarete i primi a saperlo.

Oltre alla tua voce, è molto amato il tuo sorriso. Tu sorridi sempre, anche nei momenti più difficili.

Sì, è vero, sorrido sempre. Ognuno si costruisce il proprio scudo, e il sorriso è il mio.

Gaia

Gaia

C’è qualcuno all’interno della scuola di “Amici” con il quale hai costruito un rapporto di amicizia speciale?

Inizialmente è stato un po’ destabilizzante entrare in un contesto di classe già formato, anche dal punto di vista dell’amicizia. Però, per fortuna, ho un carattere gioviale, e sono riuscita ad integrarmi subito. Se dovessi fare dei nomi, direi Serena e Tommaso (Ballerini n.d.r.). Serena mi manca tantissimo. Anche lei è entrata nella Scuola a metà percorso, e siamo diventate unite da subito. Spero che alla fine del Talent potremo recuperare il tempo perso. Tommaso è stato invece una grande scoperta. Una persona buona, educata, gentile, con la quale mi sono sempre confidata nei momenti di fragilità. Una persona meravigliosa.

Una domanda simpatica da parte dei tuoi Fans: Pizza o Sushi?

Beh, su questa vinco facile: Pizza, da buona campana.

Un pensiero per le Pagine Dedicate e i Fans, che ti supportano e ti seguono con grande affetto ogni giorno?

Io devo moltissimo a loro. Senza di loro non sarei arrivata al punto dove sono arrivata.
Il sostegno fa tanto per un’artista. Spero un giorno, quando sarà possibile, di poter organizzare un incontro e ringraziare personalmente ognuno di loro. Il supporto non è mai banale né scontato.

Domanda con risposta secca. L’ artista, uomo o donna, con cui ti piacerebbe duettare al più presto?

Mi ripeto: Arisa. A me basterebbe anche solo farle i cori. A parte gli scherzi, la mia stima nei suoi confronti era già altissima, ma dopo averla incontrata, mi sono follemente innamorata di lei, come artista e come persona.

Giuliana Galasso

Måneskin: “Con Teatro d’ira Vol.I siamo pronti a tornare ad infuocare i palchi”

Dopo essersi aggiudicati la vittoria della 71ma edizione del Festival di Sanremo con il brano “Zitti e Buoni” già certificato disco d’oro, i Måneskin pubblicano il nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato tutto in presa diretta al Mulino Recording Studio di Acquapendente (VT) – luogo da cui hanno presentato l’album con un minilive – rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rispecchiare lo stile e il sound della band che, tra l’altro, ha appena annunciato i nuovi concerti della nuova tournée si concluderà nell’iconica Arena di Verona il 23 aprile 2022. In attesa di gustarci la loro performance all’Eurovision Song Contest 2021, ecco cosa ci hanno raccontato i Måneskin.

TEATRO D'IRA - VOL I

Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.  La nostra non è una rabbia nei confronti di qualcuno, ma un’ira che smuove, che crea le rivoluzioni – raccontano i Måneskin – un’ira catartica rivolta alle oppressioni e agli oppressori, che porta a sfogarsi e a ribellarsi verso tutto ciò che ti fa sentire sbagliato e che, come risultato, porta a una rinascita e a un cambiamento. Abbiamo voluto collocare questa forza molto potente in un contesto, quello del teatro, che nell’immaginario comune viene percepito come elegante e pacato. Ci piace questa antitesi: un contrasto che vive nel momento in cui il sipario si apre e, al posto di uno spettacolo o di un balletto, ci si ritrova catapultati in questa esplosione di energia. Il teatro è una metafora a rappresentare l’arte, il luogo dove questo impulso potente genera qualcosa di artistico e positivo. L’obiettivo del disco è avvenuto in seguito alla maturazione acquisita in questi anni. Durante l’ultimo tour abbiamo capito qual era la nostra forma più naturale. Ognuno di noi ha studiato molto, sia a livello individuale che di gruppo. Abbiamo cercato di trasmettere la dimensione live all’interno del disco senza imporci limiti. Nasciamo live e moriremo live, siamo partiti dalla strada, per l’esattezza in Via del Corso a Roma, quella è stata una scuola per noi. Il nostro linguaggio spazia dall’italiano all’inglese, ci sono brani che toccano estremi opposti senza essere di nature diverse. “I wanna be your slave” ci potrebbe regalare le prime denunce (ridono ndr), vorremmo andare oltre la volgarità delle immagini descritte, si tratta di un modo per descrivere le sfaccettature della sessualità delle persone e di come questa sfera possa essere influente. Ci siamo fatti ispirare tantissimo dall’atmosfera dei club di Londra e lo stesso è valso anche per “For your love”, il primo brano che abbiamo scritto per questo album e che presenta un intreccio strumentale molto naturale. “In nome del padre” è il pezzo più spinto e l’abbiamo scritto per ultimo. Il senso è che noi facciamo musica con così tanta passione che le diamo un’importanza sacrale; non siamo blasfemi. “Lividi sui gomiti” segue un crossover tra rock e hip hop. In questo testo abbiamo voluto parlare di tutto quello che c’è dietro il nostro lavoro: lo studio, l’impegno, la disciplina. “Coraline” è una favola senza lieto fine. Non c’è un cavaliere che salva la principessa bensì il cavaliere guarda inerme il suo appassimento. Ne “La paura del buio” parliamo del rapporto conflittuale tra l’artista e la musica: fare arte regala gioia ma anche ansia. L’abbiamo scritto a Roma, un archeggiato che torna ridondante nelle strofe, emerge nel ritornello e scoppia nello special.

Suonare dal vivo è la cosa che ci manca di più, non aspettiamo altro, è la parte in cui ci sfoghiamo al massimo e che ci godiamo al meglio. Naturalmente ci manca anche il confronto diretto con il pubblico, non vediamo l’ora di recuperare con gli interessi.

Video: Zitti e buoni

A proposito di live, si avvicina l’Eurovision Song Contest, è su tutti i giornali la notizia che riporta la necessità di aver dovuto modificare il testo. Non si tratta di una retromarcia, siamo ribelli, non siamo mica scemi! Non ci ha fatto piacere dover cambiare il testo ma c’è anche il buonsenso da seguire. Da regolamento era obbligatorio eliminare le parolacce altrimenti ci avrebbero squalificato. Bisogna rendersi conto della realtà dei fatti, per noi l’importante è esprimerci con la nostra musica, sarà un ottimo modo per farci conoscere da un pubblico europeo più ampio. Le parolacce non sono il fulcro della canzone.

Non è nostro interesse incasellarci in una casella, certo non siamo i Led Zeppelin, siamo dei ragazzi che suonano un tipo di musica e che suonano gli strumenti analogici. Siamo liberi, abbiamo le nostre influenze ma a noi non interessa se ci dicono che non siamo veramente rock. Se non è rock quello che siamo riusciti a conquistare con la nostra identità, cos’altro lo è? Dobbiamo per forza staccare la testa ai pipistrelli?

La scrittura dei nostri pezzi è molto eterogenea. Non abbiamo un modus operandi, non pensiamo che ci sia un iter giusto o sbagliato, l’importante è il risultato, anche se magari ci vuole più tempo per raggiungerlo. Rischiando di sembrare presuntuosi, pensiamo di essere un progetto valido per l’estero. Scrivere in inglese fa parte di noi, siamo anche stati cercati da una band estera e faremo un brano con The Struts. Non abbiamo paura dell’ignoto, anzi, siamo pronti a buttarci a capofitto!

 

 

 

CALENDARIO TOUR

 

Martedì 14 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Mercoledì 15 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Sabato 18 dicembre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 19 dicembre 2021 ||Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 20 marzo 2022 || Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena –NUOVA DATA

Martedì 22 marzo 2022 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum –NUOVA DATA

Sabato 26 marzo 2022 || Napoli @ PalaPartenope – NUOVA DATA

Giovedì 31 marzo 2022 || Firenze @ Nelson Mandela Forum –NUOVA DATA

Domenica 3 aprile 2022 || Torino @ Pala Alpitour –NUOVA DATA

Venerdì 8 aprile 2022 || Bari @ PalaFlorio –NUOVA DATA

Sabato 23 aprile 2022 ||Arena di Verona –NUOVA DATA

 

 

Io Sì (Seen) candidata agli Oscar 2021: Laura Pausini racconta le sue emozioni a cuore aperto

Solo due settimane fa Laura Pausini si è aggiudicata il Golden Globe con Io sì (Seen) premiata per la migliore canzone originale. Ieri, invece, il brano, frutto della collaborazione tra la Pausini, Diane Warren e Nicolò Agliardi, nonché colonna sonora del film La vita davanti a sé del regista Edoardo Ponti con (la madre) Sophia Loren è entrato nella rosa dei cinque brani nominati per la categoria Best Song alla prossima cerimonia degli Oscar. Oggi la cantante ha condiviso tutte le emozioni di questo momento d’oro con la stampa italiana e internazionale.

Mi sento bisognosa di tanta energia e tanta positività. Questa nomination arriva in un momento particolare ed è per tante ragioni controversa rispetto alle difficoltà che stiamo vivendo, proprio per questo il suo valore va al di là della mia musica e della mia persona.

Non so cosa abbia di particolare la mia vita, da quando ho vinto il Festival di Sanremo 28 anni fa, mi chiedo continuamente perché. Da quel giorno è nato dentro di me il desiderio di non volermi accontentare e ho voluto essere una persona disciplinata, impegnata e fare sempre il meglio che potevo. La vittoria del Golden Globe e ora questa nomination sono fatti così grandi che non so come prenderli. A volte mi sento piccola rispetto a queste cose, mi chiedo sempre se sono sicura di volermi prendere queste responsabilità ma poi non riesco a dire di no. È mio dovere nei confronti di questa vita non arrendermi. I premi sono bellissimi però significano anche qualcosa. Ogni volta che si riceve un riconoscimento, significa ogni volta ricominciare e adoperarsi in qualcosa di nuovo. Questo ogni tanto mi spaventa, perché non so se sono in grado, nessuno di noi in fondo lo è. Oggi sono una donna che ha conservato molte cose di quella ragazzina di 18 anni, in questi anni ho anche imparato tanto ma rimane la stessa ansia e anche il mio modo di gioire è rimasto uguale. Il principio di cantare è sempre uguale però attorno ci sono tante cose che non mi immaginavo. Tutti questi cambiamenti negli anni mi hanno spesso spaventata, ogni volta invece di tirarmi indietro mi sono buttata al centro di una nuova sfida. Mi chiedo cosa ci possa essere dopo gli Oscar, forse proprio il mio pianobar degli esordi. Il contesto in cui mi sento sempre più piccola è sicuramente Sanremo, quando vado all’estero la cosa che mi dà più forza è vedere il riconoscimento unanime che arriva nei confronti della mia voce, specialmente dagli addetti ai lavori. Durante i primi anni non capivo perché succedesse tutto a me, sono nata con questa voce, questo rappresenta il mio più grande orgoglio ma implica anche che devo darmi da fare sulla ricerca delle canzoni, dei musicisti, degli autori; un lavoro lungo, bellissimo, complicato che mi dà grinta nonostante la mia fragilità di fondo. Questi traguardi mi danno la voglia di spingere sull’acceleratore che ho dentro di me e vedere se davvero mi merito quello che ho.

pausini

Sarà strano per voi ma quando mi chiama Pippo Baudo sono sempre in ansia, mi sento nervosa. Magari può sembrare assurdo ma sono più tranquilla quando parlo con Beyoncè, mi sono dovuta istruire e capire che le star alla fine sono persone che hanno un talento ed è questo che le rende davanti ai miei occhi delle persone differenti e in quanto tali speciali. I primi 10 anni vivevo con agitazione il fatto di incontrare persone così famose, ci ho dovuto lavorare ma alla fine sono quelle italiane quelle che mi fanno agitare di più. Da due settimane la canzone sta esplodendo in America nella versione in italiano ed è nei primi 30 posti in classifica radio. Sono veramente orgogliosa di tutto questo. Sophia Loren mi ha scelta sapendo che la canzone sarebbe stato il proseguimento del suo messaggio. Da tanti anni cercava di fare un film in grado di trasmettere un messaggio di inclusività e so che teneva particolarmente a questo aspetto. Sentirla farmi i complimenti mi dà così tanta gioia ma mi fa anche sentire in grande contraddizione con quello che stiamo affrontando tutti in questo momento.

Per questo sono convinta che bisogna lavorare duro, bisogna raccontare quello che fai, non ho paura di impegnarmi, so cosa significa darsi da fare, mi rimbocco le maniche anche dopo che ho vinto un Golden Globe. Non può essere solo fortuna, ho fatto un lavoro dentro di me. Magari vi posso non piacere come cantante o come persona ma sono fatta così. All’estero tutto questo non è così anormale, in Italia sento di avere una grande responsabilità, mi sento sempre di dover spiegare il perché, anche a me stessa. Questo è l’unico paese in cui ho fatto un tour negli stadi, il Sud America mi ha formato di più come donna, mi hanno insegnato un modo di essere e di vivere ma i più grandi risultati li ho ottenuti a casa mia. Da due anni non viaggio mentre in genere trascorro a casa circa 20 giorni al massimo. Faccio fatica in questo periodo a sentirmi in equilibrio ma devo essere sempre al top anche se non lo sono. Solo voi italiani mi avete visto come sono a Sanremo, voi mi avete visto dire “Italia abbiamo vinto ancora” perché mi sento orgogliosa di essere italiana ed è questo quello che mi viene in mente in quei momenti di grande gioia.

Video: Io Sì (Seen)

Normalmente non mi preparo dei discorsi per le nomination. Non me li sono mai scritti, anche per autoconvincermi che non avrei vinto. Stavolta mi sono ripromessa che lo avrei fatto se fossi finita nella rosa dei cinque finalisti e questo discorso lo voglio dedicare al mio babbo: ho cominciato con lui quando ero piccola. Mio padre è un musicista, un cantante, ha lavorato nelle orchestre romagnole, tra cui anche quella di Raoul Casadei (che è nei nostri pensieri). Quando ero ragazzina, mio padre ha deciso di provare ad affrontare una nuova sfida, di lasciare la vita nelle orchestre e aprire un piano bar. A casa studiava, preparava tantissime canzoni, il repertorio comprendeva anche quello che il pubblico chiedeva. Spesso stava in garage, provava di tutto, tanti stili ed è lì che ho conosciuto la musica. Mio padre mi ha spiegato perché le canzoni sono importanti per la vita delle persone quando trasmettono un messaggio quando avevo solo otto anni. Non mi ha mai chiesto di cantare ma forse ha semplicemente aspettato quel giorno del mio compleanno in cui gli ho chiesto in regalo un microfono. In quel momento abbiamo iniziato qualcosa di unico insieme. Mio padre mi ha sempre detto che i miei sogni erano troppo piccoli, non mi azzardavo neanche a sognare di andare a Sanremo. Nella mia vita volevo fare piano bar e volevo essere la prima donna a farlo. Il mio principio è sempre rimasto cantare e questa nomination la dedico a mio padre, che forse la meriterebbe più di me.

Dedico infine un pensiero a Diane Warren con cui mi sento praticamente ogni giorno da agosto. Ci siamo conosciute molti anni fa quando vivevo a Los Angeles, abbiamo cercato di fare canzoni insieme per dei miei vecchi dischi ma non era mai scattata la scintilla. Questo è il nostro momento, siamo molto gasate, ci scriviamo spesso anche cose del passato, lei è una combattente, non ha nessuna intenzione di perderlo questo Oscar, soprattutto alla dodicesima nomination. Lei è innamorata del messaggio del film per questo crede che questa canzone sia più speciale. Il tema dell’accoglienza è vitale per gli esseri umani; il 70% dei nominati ha una canzone con un tema sociale legato al mondo politico e l’Academy è molto attenta a questo aspetto. Il mondo cinematografico non lo conosco ma mi sono rivolta a un ufficio stampa specializzato che mi sta aiutando a capire come muovermi al meglio. Voglio provare a crederci, a questo punto vamos!

 Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

 

 

Bugatti Christian: cinque nuovi inediti per Bugo e il commento a un Festival di Sanremo diverso

BUGATTI CRISTIAN, l’album di BUGO è il nuovo progetto pubblicato il 5 marzo 2021 su etichetta Mescal e distribuito da Sony e include 5 nuovissime canzoni, tra le quali E INVECE SÌ in gara tra i big al 71° Festival di Sanremo.

BUGO_BUGATTI CRISTIAN

“In questo progetto ci sono 5 nuovi brani che completano un percorso iniziato lo scorso anno. Ho voluto lasciare tutti i feat. Che ho fatto con i Pinguini Tattici Nucleari, con Ermal Meta e anche con Morgan. “Sincero” in quella versione era bellissima e ci tenevo a lasciare viva una creatura artistica valida. Il trait d’union che unisce il tutto sono i produttori Simone Bertolotti e Andrea Bonomo che dal 2018 mi hanno seguito in quest’avventura in termini di arrangiamenti e scelta delle canzoni.

Non faccio musica per prendere in giro nessuno, anche nel disco la mia voce è senza effetti. Solo in “Videogame”, canzone particolare, ho voluto osare con un po’ di vocoder rimanendo in linea con tema del brano. L’idea alla base del disco era mettere insieme tanti singoli, poi il brano “O che cosa” mi dà un po’ di respiro pur rimanendo coerente con quello che dico all’interno del disco.

Non faccio dischi concettuali, cerco di lanciare un messaggio a chi mi ascolta. Con questo progetto è come se mi presentassi, per questo l’ho chiamato per cognome e nome. All’interno c’è la mia visione sul mondo su diversi argomenti: il desiderio di stare bene, di riuscire, la forza della nostalgia, la complessità del vivere e tutto quello che ho vissuto dal 2018 a oggi.

Lo sfogo che ho postato sui miei social è stato figlio della stanchezza di questi giorni vissuti in modo particolare. Tornare qui dopo un anno e vedere i primi articoli in cui veniva riproposta ancora la vicenda dell’anno scorso che in qualche modo mi ha cambiato la vita mi ha dato fastidio. Volevo parlare di musica, penso e credo che per alcuni la mia musica non sia stata importante e ne ho sofferto. La mia arte forse è stata offuscata da questo e per me è stato pesante da affrontare.

Video: E invece sì

Il mio modo di cantare è impreciso, anche i miei idoli lo sono. Lungi da me paragonarmi a loro in qualsiasi modo ma quello che voglio dire è che il mio modo di essere è sempre stato questo. Mi sono concentrato, il palco di Sanremo è difficile e importante, che Bugo piaccia o no volevo semplicemente cantare al meglio la mia canzone.

Io e miei fan ci vogliamo bene, non è affatto scontato che dopo 20 anni continuino a seguirmi. Questo Festival è stato un po’ un crescendo: arriviamo in teatro dopo una giornata trascorsa nel box, ci troviamo in una situazione straniante senza pubblico. La prima volta cerchi di prendere la situazione in mano, la seconda cominci a familiarizzare, la terza sei finalmente a fuoco. Stasera farò del mio meglio. I concerti sono la cosa che mi manca di più in assoluto, sono un artista da live e non da tv.

Raffaella Sbrescia

 

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