Saint Motel: il debutto italiano di “My Type” è un successo

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

I Saint Motel arrivano in Italia portando con se una bella ventata di freschezza. La band di Los Angeles si è esibita sia in tv, nella trasmissione Rai “Quelli che il calcio”, sia alla Terrazza Aperol di Milano per lo showcase di presentazione dell’Ep intitolato “My Type”, proprio come l’omonimo singolo balzato velocemente in cima alle classifiche. La formula musicale proposta da A/J Jackson (cantante), Aaron Sharp (chitarra), Dak (basso), Greg Erwin (batteria) si basa su una componente ritmica veloce e potente, in grado di conferire un elevato grado di ballabilità a tutti i brani del piccolo lavoro discografico che questi giovani ed intraprendenti musicisti hanno realizzato. I Saint Motel non sono solo “My type”, la loro verve carismatica ha scaldato subito gli animi di quanti sono accorsi ad ascoltarli dal vivo, testimoniando un’immediata capacità comunicativa. Abituati ad esibirsi nei contesti più inusuali  come un party in mutande in un magazzino, nel retro di un camion ad un party di San Valentino o in mezzo ad una pista di skate-boarding, i Saint Motel sono rimasti davvero colpiti dall’entusiasmo del pubblico italiano e, durante la round table che si è tenuta lo scorso 27 ottobre, presso gli uffici della Warner Music, i quattro musicisti hanno raccontato le loro impressioni: “ Ci siamo sentiti davvero a nostro agio. Il nostro primo live italiano ci ha fatto emozionare, il pubblico era caldo, entusiasta e partecipe. Non vediamo l’ora di tornare in Italia per i concerti di marzo, rispettivamente previsti il 10/03 al Tunnel di Milano, il 12/03 all’Orion di Roma, il 13/03  al Vox Club di Modena ed il 14/03 al New Age Club di Treviso”.

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Saint Motel @ Terrazza Aperol Ph Francesco Prandoni

Insieme ormai dal 2009, i Saint Motel lasciano confluire i loro diversi background musicali all’interno di un unico contesto comune, in grado di esaltare echi che richiamano il soul, il rock, il pop latino e la disco anni ’70 arrivando fino al jazz, ovviamente suonato a modo loro. “Non chiedeteci di descrivere la nostra musica. Non ci piace farlo. Preferiamo prendere a prestito citazioni altrui”, spiega A/J Jackson, che, in effetti, più che utilizzare sproloqui sull’arcobaleno di note realizzate, preferisce concentrarsi sulla chimica che scandisce le composizioni del gruppo. Tra i punti chiave dell’incontro con la stampa anche un focus sul video non ufficiale di “My Type”, in cui Jackson balla con Raffaella Carra, grazie ad un brillante fotomontaggio, il visual album “Voyeur”, inciso nel 2012, e gli elettrizzanti feedback degli opening acts degli Imagine Dragons e degli Arctic Monkeys. Lo slancio, la grinta e la leggerezza dei Saint Motel rappresentano, dunque, i promettenti presupposti su cui la giovane band si baserà per i prossimi passi volti alla conquista della scena musicale mondiale.

Raffaella Sbrescia

Video: “My Type”

Eugenio Bennato in concerto all’Arenile Reload: la nuova Italia che balla

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Annoverato tra i più importanti cantori dei sud del mondo, Eugenio Bennato si è esibito in concerto all’Arenile Reload di Bagnoli lo scorso 25 ottobre nell’ambito del “Balla la Nuova Italia tour” proponendo al pubblico partenopeo un live incentrato soprattutto sulla musica popolare, concepita come strumento di aggregazione socio-culturale. Sono tanti i temi affrontati da Eugenio Bennato all’interno del suo concerto: si va dalla fondazione di Taranta Power, che rappresenta storicamente l’avvio di tutto il movimento, per poi proseguire con l’apertura agli altri sud del mondo, dalla sponda meridionale del Mediterraneo alle profondità dell’Africa e di tutte le terre della tradizione e dell’emigrazione, fino ad approdare a tematiche complesse e decisamente attuali quali la globalizzazione e la rivendicazione della storia negata dell’Italia del Sud, che coinvolgono oggi centinaia di migliaia di persone.

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Il concerto si snoda sul percorso di tutte le più importanti composizioni di Eugenio, da “Brigante se more” alla recentissima “Notte del sud ribelle”, scritta la scorsa estate in occasione della partecipazione alla Notte della Taranta, e si avvale della collaborazione della consolidata band, impegnata da anni in concerti in tutto il mondo, costituita da Sonia Totaro, Chiara Carnevale, Stefano Simonetta ed Ezio Lambiase, fidati compagni di viaggio che, attraverso la musica, restituisce onore e considerazione a storie troppo spesso dimenticate.

 Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

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Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Eugenio Bennato @Arenile Reload Ph Luigi Maffettone

Leggi l’intervista ad Eugenio Bennato:

http://www.ritrattidinote.it/interviste/intervista-ad-eugenio-bennato-il-meridione-e-la-risposta-allappiattimento-globalizzante.html

I colori del jazz: Alessandro Lanzoni e Barbara Casini in concerto. Il live report

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Emozioni autentiche e profonde quelle vissute dal pubblico partenopeo in occasione di “Uma Mulher”, il raffinato concerto che la meravigliosa Barbara Casini, nota per la sua capacità di interpretare il repertorio brasiliano d’autore, ed il talentuoso pianista jazz Alessandro Lanzoni hanno tenuto lo scorso 23 ottobre presso il Teatro Mediterraneo di Napoli, nell’ambito della rassegna “I Colori del Jazz. Culture in Musica”, a cura del Live Tones, con la Direzione Artistica di Alberto Bruno e la Direzione Organizzativa di Ornella Falco, progettata secondo le finalità del Forum degli scambi culturali e dell’internazionalità. Al centro del live concepito dai due musicisti, i brani che hanno segnato le tappe salienti del lavoro di compositrice della Casini, a partire da brani del suo primo disco del ’97 fino alle canzoni inedite che faranno parte di un prossimo progetto discografico.

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

A curare gli arrangiamenti e a delineare i tratti peculiari delle melodie, il sofisticato Alessandro Lanzoni, vincitore dell’importante e prestigioso riconoscimento Top Jazz 2013. A completare la scaletta, una serie di selezionatissimi omaggi a importanti autori brasiliani, tra tutti: Edu Lobo, Chico Buarque, Ivan Lins. Artisti che hanno segnato il percorso musicale di Barbara influenzand profondamente il suo modo di cantare e che, associati alla potente verve interpretativa di Lanzoni, hanno offerto al pubblico una serata musicale all’insegna della qualità.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alberto Bruno @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

Alessandro Lanzoni e Barbara Casini @ I colori del jazz Ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Appunti di viaggio”, immensa Lina Sastri al Teatro Brancaccio di Roma

Lina Sastri @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Lina Sastri @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

“La musica ha avuto molto spazio nella mia vita. Se l’è preso, io non gliel’ho dato…..io sono un’ Attrice”.

Così, nel giorno del commiato della centosettenne principessa Brancaccio, è avvenuto il debutto nell’omonimo teatro romano dell’icona femminile della scena partenopea, con il suo spettacolo “Appunti di viaggio”. Un percorso, senza canovaccio, attraverso l’esperienza artistica e umana di Lina Sastri, che, elegantemente e appassionatamente, ce ne fa dono. A partire dalla prima volta, con Patroni Griffi, attraverso il Masaniello di Roberto de Simone, fino alle più recenti avventure cinematografiche con Pupi Avati. Il canto materno, che accompagnava i movimenti delle quotidiane faccende domestiche, è un ricordo dolce e commovente. Ed è proprio con la registrazione della voce della madre che Lina introduce la sua esperienza canora. Arrivata tardi, ma esplosa in tutta la sua sonorità teatrale da subito. Che la Sastri non canta, interpreta. E ogni volta che lo fa, il pubblico si scalda, le urla “sei divina, splendida, meravigliosa…..” Lina raccoglie, con naturalezza e quel bel sorriso che fa da cornice ad una vita che lei stessa definisce fortunata per aver incontrato il teatro, per le opportunità che ha saputo cogliere e che ne hanno da subito messo in evidenza il talento. Tanti ne cita, di colleghi e maestri, tanti e a tutti noi cari. Uno fra tutti, sembra quasi superfluo farne il nome: Eduardo. E la voce si incrina un poco, ma è un attimo, che subito riparte, e via, tra citazioni in prosa e i più bei brani della tradizione napoletana, accompagnata da cinque musicisti di prim’ordine: Filippo D’Allio, Gennaro Desiderio, Giovanni Minale, Salvatore Piedepalumbo e Luigi Sigillo.

Lina Sastri @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

Lina Sastri @Teatro Brancaccio Ph Roberta Gioberti

“Reginella”, “Malafemmina”, “Torna a Surriento”, “Guapparia”, “Era de maggio”, per finire con Pino Daniele e la sua “Napule è”. Delicata e toccante in uno dei cavalli di battaglia della Ferri, “Gracias a la vida”, energica e grintosa sulle note di una tammurriata veramente ben arrangiata, confezionata per lei come un abito da cerimonia. Il primo spettacolo scritto e diretto, “Cuore mio”, e le sue scenografie, e l’ultimo, dal titolo piuttosto significativo di Linapolina. E tra un brano ed un racconto, chi ha memoria e l’età per averla, sente riaffiorare i ricordi di splendori artistici ed eccellenze di talenti che non vorremmo mai aver dovuto confinare al passato. Un racconto destrutturato, lo definisce. Destrutturato ma con una tale potenza di coinvolgimento emotivo, che il pubblico nemmeno canticchia. E’ lì, incantato dal fascino artistico, interpretativo e femminile di questa splendida donna; che guardò alle scene a soli 17 anni quando ha visto per la prima volta un palcoscenico, e ha pensato che il teatro sarebbe stata la sua vita , e nell’arte la sua libertà di essere.

Roberta Gioberti

Amedeo Minghi “Suoni tra ieri e domani? Un progetto che racconta la mia vita”

Cover disco

Amedeo Minghi  torna sulle scene con un nuovo progetto editoriale e discografico intitolato “Suoni tra ieri e domani”. L’artista ha racchiuso alcuni dei più bei brani scritti da lui ed  interpretati dai nomi storici della musica italiana in un elegante cofanetto comprensivo di un cd audio, un bellissimo brano inedito “Io non ti lascerò mai”ed un libretto di 64 pagine in cui il cantautore ha ricordato aneddoti, artisti, poeti, musicisti, arrangiatori, produttori che hanno segnato le tappe salienti della sua lunga carriera artistica. Rilette e riarrangiate insieme al maestro Gangarella, le canzoni vivono una nuova identità  e, nella loro essenzialità piano e voce, si aprono con stupefacente facilità a nuove coinvolgenti interpretazioni. In questa intervista Amedeo Minghi si è soffermato a lungo non solo su questo importante progetto ma anche su numerosi aspetti strettamente collegati alla dimensione musicale contemporanea.

Così come ha spiegato nel libretto che accompagna il suo nuovo lavoro discografico “Suoni tra ieri e domani”, la scelta di pubblicare questa selezione di brani del suo repertorio è consequenziale ad una “spinta sociale”… ci spiega come le è venuta la voglia di recuperare queste gemme dal suo personale forziere di parole?

In questo album ci sono 10 brani che ho selezionato e che in passato ho affidato a miei colleghi interpreti. In realtà questo lavoro è una sorta di testimonianza di un modo di concepire la musica diverso da quello contemporaneo, un mondo in cui  i grandi compositori, i cantanti, i musicisti avevano una forte apertura verso gli altri, verso la collaborazione, non c’era l’individualismo che c’è oggi. Racconto un mondo in cui c’erano meno sovrastrutture, i cantanti non erano chiusi in torri d’avorio. Noi eravamo abituati a sperimentare, ricominciando ogni volta quasi daccapo. In ogni canzone c’è, inoltre, un piccolo aneddoto che svolge la funzione di collegamento tra brani composti in un arco temporale piuttosto lungo.

Tra tutti gli episodi citati, particolarmente emozionante è quello relativo alla registrazione del brano intitolato “Ma sono solo giorni” con Mia Martini…cosa ha reso quel momento così memorabile?

Mimì era considerata da tutti noi dell’ambiente musicale  la numero uno in assoluto. Lo dico con molta chiarezza, noi musicisti abbiamo amato moltissimo Mimì per cui, quando  mi chiamarono per scrivere questo brano per lei, si trattò per me di un vero e proprio salto di qualità. Scrivere per lei fu qualcosa di molto importante e lo fu anche il modo in cui avvenne: io nel box con la chitarra, lei al microfono. Eravamo da soli, tutto era sulle mie spalle. Il brano era anche molto difficile da suonare, non c’erano click, non c’era niente. Per me quello è un ricordo straordinario.

Nella presentazione del disco e del relativo volume, lei parla anche della crisi della discografia e della distribuzione musicale… quanti danni ha causato l’avvento del digitale?

Beh, il digitale ha sicuramente causato gravi danni soprattutto alle giovani generazioni perché magari un ragazzino potrebbe pensare che l’unico modo per ascoltare musica sia soltanto attraverso il pc, non si rende conto di quale sia la reale produzione di un album. A questo aggiungerei un problema tutto italiano: mentre in Germania per scaricare un brano paghi 4 euro, in Italia lo stesso brano costa 0.99 centesimi, un intero album in Germania però costa 7 euro qui, invece, viene 9.99 euro. Si tratta di un problema di impostazione. In casi come questo, in cui un artista propone un libro, il racconto di un percorso di vita, quello che offriamo diventa qualcosa di diverso, pensato per aggirare l’ostacolo: siamo sul digitale ma saremo anche nelle librerie e cercheremo di dare la giusta visibilità ad un lavoro importante e per certi versi addirittura utile per i ragazzi. Lo stesso libretto è stato realizzato dagli studenti dell’Università La Sapienza di Roma, che hanno voluto realizzarlo  in maniera del tutto volontaria e  sono stato davvero molto entusiasta di collaborare con loro.

Amedeo Minghi

Amedeo Minghi

Quale sarà, dunque, il futuro del supporto fisico?

Ci sono alcuni segnali secondo cui il vinile potrebbe riprendere vita, anche perché con i mezzi che abbiamo a disposizione si potrebbe riuscire ad ottenere un disco in vinile con dei costi molto più ridotti. Se si potesse togliere il 4% di iva, come avviene già con i libri, sarebbe un’altra storia. Non siamo ancora riusciti a convincere il governo del fatto che la musica è cultura, se ci riuscissimo potremmo ottenere la realizzazione di lavori fruibili, concreti, tangibili, da vivere e toccare con mano.

A proposito di impostazione del sistema,  il suo lavoro sarà presto protagonista di un grande evento organizzato presso l’Università La Sapienza di Roma… cosa dovrà aspettarsi il pubblico?

Anche per me sarà una grande sorpresa!  Il 30 ottobre scoprirò cosa hanno organizzato i ragazzi che, tra l’altro, hanno realizzato un bellissimo videoclip e anche questo libretto. Insieme ai suddetti progetti è venuta fuori anche questa cosa del tutto inaspettata, quel giorno saranno presenti tantissimi ragazzi e numerosi gruppi, che hanno realizzato delle cover version di brani miei, rivisitati in maniera del tutto spontanea. Ovviamente faremo una ripresa audio e video di quest’evento in cui ci saranno rock, pop, jazz, hip hop, rap, reggae, un balletto ispirato alla musicoterapia , un altro ispirato alle musiche di “Fantaghirò”, insieme a delle coreografie classiche.  Io sarò ovviamente in prima fila a godermi tutto dall’inizio alla fine, adoro stare con i giovani!

Cantare è d’amore?

Certo, tutti cantano d’amore! Alcuni si sono forse celati dietro altre cose, magari buttandosi sul sociale, ma alla fine  l’amore è anche politica.

“In ogni giorno ci sei per sempre. Io non ti lascerò mai, non ti lascerò mai. Quel respiro leggero che hai, l’onda del petto  che scende e che sale  e mentre sogno ti penso e fa male . Un’altra vita  eravamo oramai e adesso sì che sto imparando a stare nel mondo…ancora qui per noi”.  Il suo ultimo inedito è una dedica d’amore incondizionato…

Avevo già iniziato a scrivere questa canzone prima che mia moglie se ne andasse, lei l’aveva ascoltata e le piaceva davvero molto per cui ho lavorato molto su questo testo. Alla luce di tutto questo è importante rileggere il video pensando che i riferimenti al mito di Orfeo ed Euridice e alla poesia di Ungaretti sono pensati per dare un senso all’ amore che è più forte di tutto, anche della morte.

Perché  il titolo della raccolta “Suoni tra ieri e domani” presenta un riferimento al futuro?

Il brano “Io non ti lascerò mai” è proiettato al futuro. Io canto canzoni del passato ma le sto eseguendo come in un probabile futuro .

Come ha lavorato con Cinzia Gangarella agli arrangiamenti?

Cinzia ha fatto un lavoro enorme, ha lavorato per mesi scorporando gli arrangiamenti originali per riarrangiare i brani e costruire un’architettura sonora straordinaria.

Hai rimpianti o rimorsi particolari?

Sì, ci sono state occasioni perse ma fa parte della vita. La maggior parte delle volte che fai progetti non ti riescono poi magari ti capitano delle cose strepitose, completamente inaspettate. Il rimorso si può anche avere ma alla fine è completamente inutile perché la vita ti dà quello che vuole lei. Il caso ha un’importanza clamorosa nelle nostre esistenze.

Come saranno i live che presenterà a breve al pubblico il 29 novembre a Bologna, il 21 dicembre a Torino ed il 22 dicembre al Teatro Nuovo di Milano?

La prima parte del concerto sarà con il maestro Gangarella mentre nella seconda parte coinvolgerò il pubblico in un viaggio nel nostro comune passato.

Raffaella Sbrescia

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Video: “Io non ti lascerò mai”

Invers: “In Montagne vi spieghiamo che la resa sta alla radice di una svolta”

Montagne

Gli Invers sono una band originaria di Biella  con una formula musicale a cavallo tra rock e cantautorato. La potenza delle melodie proposte da questi 4 musicisti italiani si sposa con la forza emotiva dei testi proposti al pubblico. Con un gran numero di concerti all’attivo e due Ep pubblicati negli scorsi anni, la band presenta un nuovo singolo intitolato “Montagne”, scelto per anticipare il nuovo atteso album “Dellʼamore, della morte, della vita” che sarà pubblicato ad inizio 2015. Registrato e mixato al MoscowMule Studio (Biella) da VinaBros, il singolo è stato masterizzato al The Exchange (Londra) da Mike Marsh (Franz Ferdinand, Kasabian, Savages).  In questa intervista  Marco B. / Mattia I. / Enrico B. / Mirko L. ci raccontano nello specifico la trama dell’inedito pubblicato lo scorso 17 ottobre, anticipando alcuni gustosi dettagli relativi al lavoro discografico in uscita nei prossimi mesi.

 

Alla luce dei vostri lavori precedenti e di quello a cui state lavorando oggi… chi sono gli Invers?

Quando ci si guarda in faccia, vedendosi ogni giorno, ci si dice che si è sempre uguali, ma sappiamo tutti che la realtà è diversa. Per noi questo è vero in parte, perchè se musicalmente dobbiamo riconoscere e quindi dire di essere cambiati, o meglio di aver intrapreso un percorso in cui ci sentiamo più liberi e forse anche cresciuti e consapevoli, dal lato personale siamo fondamentalmente i soliti quattro di sempre, ognuno con i propri gusti, le proprie idee, i propri modi di fare, costantemente in contrasto con quelli degli altri, che tra un confronto e l’altro riescono sempre a trovare un modo per andare d’accordo. Quattro amici, di cui due fratelli, e gli altri due praticamente fratelli acquisiti.

Avete definito il singolo “Montagne” un brano potente, serrato ed ossessivo…  come motivereste la scelta di questi aggettivi e come spieghereste il senso di questa canzone?

Partendo dall’idea primordiale del pezzo, passando attraverso il suo sviluppo e arrivando alla versione definitiva del brano, questi tre aggettivi sono rimasti intatti, dall’energia messa nelle prime prove alle sensazioni percepite ascoltando il risultato finale in studio. Il testo del brano descrive la condizione di inadeguatezza in cui si trova chi non si riconosce più in quello che vede, che fa, che vive, e solo dopo aver preso atto dell’immutabilità di tale condizione, riconosce che l’unica cosa da fare è arrendersi ad essa. La parte musicale è potente, ipnotica, quasi una cantilena tagliente proprio perchè ossessiva, serrata, a sostenere e rafforzare il senso di costrizione descritto dalle parole.

Invers

Invers

Quali saranno i temi, le storie, i personaggi e le scelte musicali che verranno incluse in “Dell’amore, della morte, della vita”?

I tre concetti che regalano il titolo al nostro secondo album sono i temi portanti di ognuna delle canzoni che compongo il disco. Alle volte uno solo, altre volte due, oppure tutti e tre nello stesso brano, sono l’amore, la morte e la vita i “personaggi” in scena in questo nuovo lavoro, che vengono riflessi attraverso storie di persone vicine e lontane, unite e divise, presenti e passate. Tutto ciò è avvolto da una componente musicale decisamente più dinamica rispetto al nostro precedente lavoro, volta a trasmettere nel modo più efficace e profondo possibile il significato e l’atmosfera di ogni brano.

Cosa vi hanno insegnato i tanti concerti che avete tenuto negli scorsi mesi in tutta Italia e cosa amate di più dell’interazione con il pubblico?

Sicuramente abbiamo capito che, nonostante i chilometri, gli imprevisti, le dimenticanze, i ritardi, le ore di sonno mancate, e tutti gli altri accessori inclusi, suonare è quello che vogliamo fare, ad ogni costo, cercando di arrivare a più timpani e cervelli e cuori possibili, per trasmettere la nostra visione e la nostra idea, per poterla mettere nelle mani di altre persone e vedere che effetto fa loro, se la giudicheranno, l’apprezzeranno o la demoliranno, avremo comunque raggiunto l’obiettivo più importante: condividere quel che siamo e facciamo con chi è lì con noi in quel momento.

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Se doveste spiegare la vostra musica a chi non vi conosce, quali parole usereste?

Ci piace usare una frase breve ma significativa per presentare quello che facciamo, ovvero “musica potente con testi particolarmente vicini al cantautorato italiano”, che di fatto descrive molto bene quello che siamo musicalmente parlando, sia sul palco che in studio. Tuttavia non si tratta solamente di una personale presentazione del nostro lavoro, è anche e soprattutto l’idea che abbiamo in testa, che vogliamo realizzare, e il modo in cui sentiamo di doverla esprimere.

La “resa” può rappresentare una svolta esistenziale?

Senza ombra di dubbio la resa sta alla radice di una svolta.Che sia per scelta o per forza, si arriva alla resa dopo un’ attenta analisi della situazione che causa malessere, e solo dopo aver raggiunto una posizione oggettiva rispetto ad essa, si può essere in grado di prendere la decisione di non curarsene più, e quindi lasciare perdere. La resa come atto supremo di presa di coscienza fa da spartiacque tra quello che è stato e quello che sarà, istruendoci su un nuovo e più lucido approccio nella visione della realtà.

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Dove e quando vi esibirete dal vivo?

Da qui alla fine dell’anno porteremo in giro una sorta di anteprima live completa dei brani che comporranno “Dell’amore, della morte della vita”, in attesa della sua pubblicazione ufficiale, nei primi mesi del 2015. Più precisamente, chiunque vorrà ascoltare il nuovo disco, potrà trovarci venerdì 24 ottobre alla Cooperativa Portalupi di Vigevano, sabato 1 novembre al Circolino Porta Torino di Vercelli, mercoledì 12 a Bologna, al Làbas occupato e sabato 22 al Kantiere di Verbania. Per quanto riguarda dicembre, invece, saremo dapprima il 13 a Torino, al Magazzino sul Po, e poi sabato 20 all’Otto di Biella, vicino a casa, giusto in tempo per prepararsi per un nuovo anno, un nuovo disco, una nuova vita.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Montagne” su iTunes

Kiesza: la recensione di “Sound of a woman”

Kiesza - Sound Of A Woman Album Cover_m

Ha conquistato le classifiche mondiali con la coinvolgente freschezza della super hit “Hideaway”, ora l’attrice e cantante canadese Kiesza è pronta per compiere il grande passo con il primo full lenght intitolato “Sound of a Woman”, un lavoro discografico eterogeneo, carico di contenuti e di sfaccettature sonore. Composto da ben 14 tracce, “Sound of a woman” si presta ad un ascolto leggero spaziando dal pop, alla dance, alla deep house, all’r’n’b.  Fresca, vitale, carismatica Kiesza sfrutta la potenza della propria vocalità limpida e trasparente offrendo un’ampia rappresentazione  di uno spettro vocale in grado muoversi nel tempo e nello spazio. Contenuti, melodie e ritmi si fondono in una miscela energica ed inebriante, adatta ai più disparati contesti.

Kiesza_Photo_Hideaway_300CMYK_foto di Meredith Truax

Ad aprire l’album è la già citata “Hideaway”, seguita da “No Enemiesz” un brano adrenalinico e stimolante. Ben diverso è, invece, il mood di “Losin’My Mind” in cui l’intro a cappella fa da apripista alle calde sonorità black del nucleo centrale del brano.  Calda, carezzevole e potente è la voce di Kiesza in “So Deep”mentre il flow  intrigante e misterioso di “Bad thing” lascia inaspettatamente il passo ad una riuscitissima cover di “What is love”, il grande successo targato anni ’90 di Haddaway, opportunamente trasformato in una  coinvolgente ballata pop . L’impulsiva e vitale creatività della title track “Sound of a woman” si sposa alla perfezione con il mood impattante di “The love” e di “Giant in my Heart”, arricchiti da ampie parentesi in cassa dritta 4/4.

Kiesza Ph Renee Cox

Kiesza Ph Renee Cox

La vera sorpresa dell’album è il brano di chiusura  “Cut me Loose”: piano e voce deliziano l’animo e l’orecchio con l’amore dichiaratamente in primo piano. Scritto nella sua quasi totalità a quattro mani con il producer Rami Samir Afuni, con le collaborazioni di Mick Jenkins e Joey Badass, “Sound of a woman” si muove, dunque, in maniera disinvolta tra nuovi e differenziati scenari musicali mettendo in luce la padronanza vocale e la versatilità artistica di Kiesza.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Sound of a woman” su iTunes

Video: “Hideaway”

Lavinia Mancusi trio in concerto al Caffè Letterario Intra Moenia: l’incanto del Mediterraneo

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettonr

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Il Caffè letterario Intra Moenia della storica Piazza Bellini a Napoli ha ospitato l’atteso concerto della cantante e musicista Lavinia Mancusi, accompagnata da Gabriele Gagliarini (cajon, darabuka, djembé, tamburi a cornice) e Riccardo Medile (chitarra classica,liuto spagnolo, oud). Tenutosi nella rigogliosa veranda del locale, lo scorso 22 ottobre, il live ha rappresentato un’ottima occasione di avvicinamento e conoscenza del ricco e variegato repertorio proposto dall’eclettica artista romana.

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Proponendo al pubblico le suggestive melodie del recente album intitolato “Semilla”, Lavinia ed i suoi abili musicisti hanno inteso rendere omaggio alle musiche, alla storia, e al naturale fascino del Bacino del Mar Mediterraneo. Vento, acqua, terra, fuoco sono, invece, gli elementi chiave per interpretare le sfumature del calderone di storie che, i tre artisti hanno raccontato cullando i ricordi e le speranze di ciascuno. Un caldo incontro tra note, storia, cultura e musica per riabbracciare le antiche origini con classe e ricercata eleganza.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

 

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Lavinia Mancusi trio @ Intra Moenia Ph Luigi Maffettone

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Classifica FIMI: U2, Conte, Fedez i più venduti in Italia

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La classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia si apre con due importanti new entries: al primo posto ci sono gli U2 con “Songs of Innocence”, seguiti da “Snob”, il nuovo album di Paolo Conte. Sull’ultimo gradino del podio c’è Fedez con “Pop-Hoolista” mentre il trio Fabi-Silvestri-Gazzè si piazza in quarta posizione con “Il padrone della festa”. L’altra novità della settimana è “Ora” di Gigi D’Alessio, in quinta posizione davanti a “Senza Paura” di Giorgia. I Subsonica scendono al settimo posto con “Una nave in una foresta” mentre Francesco Renga resiste in ottava posizione con “Tempo Reale”. Al nono posto troviamo Chiara Galiazzo con il nuovo album intitolato “Un giorno di sole” mentre i Modà chiudono la top ten con “Gioia. Non è mai abbastanza”.

Earth Hotel, il nuovo album di Paolo Benvegnù. La recensione

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Una struttura ermetica e complessa attraversa “Earth Hotel”, il nuovo album di inediti firmato dal ottimo Paolo Benvegnù, pubblicato il 17 ottobre da Woodworm e distribuito da Audioglobe. A tre anni di distanza da “Hermann”, il cantautore attraversa le fasi del vivere umano contemporaneo attraverso 12 canzoni, metaforicamente associate a 12 piani di un posto che, per antonomasia, esprime l’idea di passaggio. Intrigante e destabilizzante al contempo “Heart hotel” rappresenta un non-luogo da cui osservare il mondo da vicino, pur rimanendo comodamente nella propria stanza. La solitudine rappresenta, infatti, un tema molto caro a Benvegnù, cantore di un mondo silenzioso eppure traboccante di pensieri e di emozioni descritte in maniera ermeticamente concettuale. La cura per i dettagli sia dei testi, che degli arrangiamenti, rende “Earth Hotel” un lavoro destinato a spiriti sensibili ed ad intelletti particolarmente sviluppati. La ricerca dell’equilibrio tra materia e forma, tra arte e sentimenti ha condotto Benvegnù a compiere un percorso complesso, spesso difficile da comprendere ed interpretare con lucida completezza. La prima traccia che l’artista propone all’ascoltatore è “Nello spazio profondo”, l’enigmatica ed impalpabile descrizione di un’illusione sentimentale. “Le parole sono pietre ambiziose”, canta Benvegnù, tra arpeggi di chitarra e volute di sintetizzatore. Appassionata e suadente è la trama di “Una nuova innocenza”, un brano dal fascino perturbante, addolcito dal fortunatissimo inserimento degli archi tra le sonorità profonde delle chitarre e delle tastiere. Carne e sangue sono gli elementi tangibili di questa potente mistura di parole e note.

Paolo Benvegnù

Paolo Benvegnù

L’amore e le sue molteplici declinazioni collegano gli intricati passaggi di  “Earth Hotel”: si passa repentinamente tra contrasti di chiaro/scuro, pieno/vuoto, presenza/assenza, passando attraverso i contrappunti affilati del violino e degli archi. La ricerca di un nuovo ordine del caos attraversa “Nuovosonettomaoista” mentre il surreale fascino e la suadente lunghezza di “Avenida Silencio” traghettano l’ascoltatore all’interno di imprevedibili  e cosmopolite dimensioni spazio-temporali . La delicatezza della ballad acustica intitolata “Life” si contrappone alla durezza semantica di “Feed the distruction” mentre la bellezza immaginifica di “Stefan  Zweig” incarna la perenne sete dell’animo umano, condannato all’insoddisfazione eterna. “Tutto ci parla senza farsi vedere”, così Paolo Benvegnù descrive in maniera minimalista eppure lucida il nostro tempo in “Divisionisti” mentre le domande senza riposta di “Orlando” si disintegrano negli anatemi contenuti in “Piccola pornografia umana”. I toni e le atmosfere si addolciscono con il sopraggiungere di “Hannah”, un’altra ballad ammorbidita dal carezzevole fascino delle corde arpeggiate. A chiudere l’album è il brano intitolato “Sempiterni sguardi e primati”: “verrà un tempo per la verità, per la gioia, per la solitudine, per la noia”, canta Benvegnù, rilanciando fino alla fine  l’insita bellezza del nichilismo improntato alla ricerca del profondo senso dell’esistenza umana.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Earth Hotel” su iTunes

Video: “Una nuova innocenza”

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