Amal Murkus live: Napoli Dea Madre all’insegna della pace e della fratellanza

Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

Continua il viaggio sonoro di “Napoli Dea Madre”, il progetto musicale coordinato da Fiorenza Calogero nell’ambito del Forum Universale delle culture e ideato dall’associazione Antares con il sostegno del Ministero per lo sviluppo economico, dell’Unesco, della Regione Campania e del Comune di Napoli. A scaldare il palco del Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare di Napoli, nel corso del concerto tenutosi lo scorso 10 novembre, l’artista palestinese Amal Murkus. Attivista e simbolo di un canto pacifista, radicale, suadente e materno, Amal ha presentato un concerto incentrato sulla tradizione mediterranea ed il tipico e folklore palestinese.

Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

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Attraverso un fitto percorso tra i titoli degli album “Shauq”, “Baghani (I Sing)” e l’omonimo “Amal”, la cantante, che ha avuto diverse esperienze teatrali e cinematografiche e che ha collaborato con Robert Wyatt, Mercedes Sosa, gli Stadio, Enzo Avitabile, Noa e Joan Baez,  ha deliziato il pubblico con un mix antologico supportata da Firas Zreik (kanon), Naseem Dakwar (violino e oud),  Nizar Khater (pianoforte) e, a sorpresa, dal coinvolgente contributo di Enzo Avitabile. Con la sua voce dotata di particolare tempra e carica emotiva, Amal costruisce le sue canzoni conferendo loro un elevato contenuto socio-culturale con il dichiarato scopo di smuovere le coscienze dall’interno e, a giudicare dal riscontro del pubblico, la sua missione può considerarsi ampiamente riuscita.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

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Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

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Amal Murkus live @ Napoli Dea Madre ph Luigi Maffettone

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Napoli Dea Madre: la regina del fado Cristina Branco incanta il pubblico

Napoli Dea Madre: Cristina Branco live ph Luigi Maffettone

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Napoli Dea Madre: un progetto, un percorso all’insegna della bellezza, intesa nel senso più alto del termine. Tre donne, tre signore della musica, cantanti-donne e figlie di un mare-madre s’incontrano incrociando voci, sguardi, linguaggi e culture alla ricerca di una comune dimensione espressiva. Sul palco del Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare di Napoli arrivano Cristina Branco [Portogallo], Amal Murkus [Palestina], Fiorenza Calogero [Italia], cantante e coordinatrice della manifestazione, con tre esclusivi concerti gratuiti organizzati nell’ambito del Forum Universale delle Culture, ideati dall’associazione Antares con il sostegno del Ministero per lo sviluppo economico, dell’Unesco, della Regione Campania e del Comune di Napoli, assecondando la radice di gea, altrimenti detta grande madre. Simbolo/culto che risale al ciclo iniziale in cui la donna, emblema della Terra poiché madre, anch’essa muore e si rigenera attraverso il passare dei mesi.

Napoli Dea Madre: Cristina Branco live ph Luigi Maffettone

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Protagonista della prima serata, in programma lo scorso 9 novembre, è stata Cristina Branco, dea del fado contemporaneo, fiera nella ricerca di una dimensione futuribile della musica portoghese. Attraverso lo spettacolo intitolato “Idealist”, l’artista ha proposto al pubblico un viaggio sperimentale seguendo il linguaggio della tradizione, eseguito con approccio naif e audace, molto vicino alla dimensione espressiva di una jazz-singer. Senza mai rinunciare all’essenza poetica dei versi narrati sul palco, Cristina ha inserito in repertorio numerose canzoni da “Tango”, “Histórias do tempo” a “Meu Amor è Marinheiro”” e “Bomba Relógio”. Accanto alla Branco, valenti musicisti come Ricardo Dias (piano e accordion), Bernardo Couto (chitarra portoghese) e Bernardo Moreira (contrabbasso). Rispettando l’obiettivo di dare una nuova dignità alla tradizione, Cristina canta ed ipnotizza il pubblico con enfasi, dote radicale del suo lavoro, dedicando particolare attenzione a sentimenti come la sofferenza, il desiderio e l’impotenza che proviamo di fronte al destino.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Napoli Dea Madre: Cristina Branco live ph Luigi Maffettone

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Napoli Dea Madre: Cristina Branco live ph Luigi Maffettone

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“Libere”, il nuovo album di Deborah Iurato. La recensione

 COVER album_bassa

Libera di esprimersi… con grazia, con eleganza, con energia e convinzione. Deborah Iurato presenta “Libere”, il nuovo album di inediti, prodotto da Mario Lavezzi con la collaborazione di Nicolò Fragile, in uscita il prossimo 10 novembre per  Sony Music Italy. La giovane ed appassionata interprete di Ragusa sceglie di dedicare il suo atteso lavoro discografico alle donne, tutte le donne. I sogni, le strade, le paure, gli sbagli, le speranze delle donne rappresentano, soprattutto oggi, la chiave di volta del nostro presente e in “Libere”, Deborah racchiude 10 racconti raffinati e voluttuosi, in grado di ruotare attorno al tema centrale dell’amore affrontandolo in tutte le sue sfumature, dalle più seducenti alle più distruttive. Ad aprire l’album è “L’amore vero”: il singolo scritto dal giovane cantautore Lorenzo Vizzini è un brano intimo, delicato, in cui ogni parola ricopre un ruolo ad hoc e  Deborah lo interpreta con particolare intensità emotiva: “Chissà come sarà l’amore vero / Se ruberà lo spazio a ogni pensiero / Se mi saprà accettare veramente / Senza cambiarmi, senza chiedere mai niente / Ma l’amore vero che cos’è? / Scoprilo, ma tienilo con te / Ogni amore è come una poesia / Se lo sveli, perde la magia”, canta Deborah, incarnando l’innocenza ed il candore di chi si avvicina per la prima volta al sentimento più importante. Il percorso di “Libere” prende una forma più definita con “Dimmi dov’è il cielo”, scritto da Fiorella Mannoia, insieme a Bungaro e Cesare Chiodo. Un altro splendido regalo per Deborah dopo il successo di “Anche se fuori è inverno” che racconta di un amore così forte da spingersi oltre la dimensione terrena,  verso il cielo, alla ricerca di una nuova forma: “Però tu dimmi dov’è il cielo / La terra non ci basta più / Voliamo un po’ più su / Un po’ più su / Nell’universo e anche di più / E allora dimmi cos’è il cielo / Due mondi in un respiro solo / E anche di più anche di più / Siamo due stelle in mezzo al blu” per provare a fondere due anime aldilà della realtà contingente. La canzone più bella e più significativa dell’album è la title track “Libere”, scritta ancora una volta da Lorenzo Vizzini. Il brano racchiude la più intima essenza di quello che Deborah Iurato intende comunicare al pubblico con questo disco: “Sono diventata grande e a poco a poco / Ho capito che la vita non è un gioco / Sono scivolata sopra i miei difetti / Ma ho ricominciato sempre a denti stretti/ Perché col tempo ti rialzi sempre / Quando riparti non ti ferma niente / E dal dolore ne rinasci forte / E cominci a crescere / Siamo libere, libere, libere / Di riprendere il cammino / Di decidere il destino / Ed andarcene lontano / Siamo libere di sorridere per vivere / E andiamo avanti per la nostra strada / Ovunque il viaggio della nostra vita porterà”. Difetti, paure, sacrifici, catene, inganni non scalfiscono la grinta e la potenza interpretativa e vocale di Deborah Iurato che, in questi mesi, ha avuto modo di interfacciarsi con i più disparati contesti musicali e di mettere a fuoco la propria personalità artistica. Meno coinvolgente, tuttavia orecchiabile, è “Per te”, il racconto  di una storia d’amore, in cui ci si perde l’uno nell’altra.

Deborah Iurato

Deborah Iurato

Deborah mette il proprio cuore in movimento, senza avere paura di mettersi in gioco e, in canzoni come “Aurora”, la giovane cantante riesce a calarsi con grazia e delicatezza anche in atmosfere più oniriche. Il tratto più inaspettato di “Libere” è rappresentato da “Giochi proibiti”, una canzone in cui Deborah cerca di mostrare il proprio lato più sensuale, lo sforzo c’è e si vede, bisogna lavorare un po’ di più su questo aspetto; non bastano le parole per esprimere la carica erotica di un amore, serve trasporto, pathos ed immedesimazione. In “Libere” c’è anche spazio per il duetto con Rocco Hunt, autore del brano “Sono molto buona”, insieme ad Emiliano Pepe. Il ritmo r’n’b della melodia, la miscela delle timbriche di Deborah e Rocco riescono a conferire al brano un’aura originale e sicuramente orecchiabile, senza, tuttavia, raccontare nulla di particolarmente originale. L’amore senza confini, senza remore, che non si cerca e che tuttavia ci trova è il grande protagonista di “Vorrei vorrei” mentre la passione di affievolisce in “Evidente” per poi definitivamente spegnersi in “Domani mi avrai già dimenticato”, il racconto di un amore ormai giunto al capolinea.  La parabola dei sentimenti è il nucleo centrale di questo nuovo lavoro di Deborah Iurato che dimostra ancora una volta di possedere grinta, potenza vocale e tanta voglia di fare; adesso sarà il pubblico a fare la sua parte, staremo a vedere.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Libere” su iTunes

Classifica FIMI: Fiorella Mannoia, U2 e Fedez i più venduti

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Fiorella Mannoia entra subito in testa alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con l’omonima antologia “Fiorella Mannoia”. Al secondo posto ci sono gli U2 con “Songs of Innocence” mentre “Pop-Hoolista” di Fedez si piazza sul gradino più basso del podio. Al quarto e quinto posto ci sono altre due new entries di caratura internazionale, si tratta di Eros Ramazzotti con la raccolta “Eros 30” e di Taylor Swift con “1989”. Paolo Conte scende, invece, al sesto posto con “Snob” mentre al settimo posto c’è l’ultima novità della settimana: è Annie Lennox con “Nostalgia”. All’ottavo posto ritroviamo Francesco Renga con “Tempo Reale” mentre il trio Fabi Silvestri Gazzè si piazza in nona posizione con “Il padrone della festa”. A chiudere la top ten è Cesare Cremonini con “Logico”, ancora in classifica dopo ben 26 settimane di permanenza.

Hugh Masekela & band in concerto al Teatro Mediterraneo: gran finale per “In diverso canto”

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Grandi emozioni per l’unica data italiana che l’icona della cultura e della storia del Sudafrica Hugh Masekela ha tenuto a Napoli, lo scorso 2 Novembre, presso il Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare, per la serata conclusiva della rassegna “In Diverso Canto”, diretta da Gigi Di Luca e organizzata dal festival Ethnos e da La Bazzarra. Con lui, sul palco, la band al gran completo: Abednigo Sibongiseni Zulu al basso, Francis Fuster alle percussioni, Cameron John Ward alla chitarra, Randal Skippers alle tastiere e Lee-Roy Sauls alla batteria. Per la seconda volta in concerto in Italia, il leggendario trombettista e cantante classe 1939, vincitore di due Grammy Awards, ha incantato il pubblico con un concerto gratuito, grazie al Forum Internazionale delle culture, reinterpretando i grandi successi che, in oltre 50 anni di incredibile carriera, hanno esplorato non solo le melodie tradizionali e i ritmi africani ma anche i colori del jazz e del pop occidentale, inventando la world music.

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

Pur avendo pubblicato oltre 40 album e partecipato a numerose incisioni, collaborando con grandi nomi della musica: Dizzy Gillespie, The Byrds, Fela Kuti, Marvin Gaye, Herb Alpert, Paul Simon, Stevie Wonder e Miriam Makeba, sua compagna di vita e di lotta, scomparsa nel 2008, Hugh Masekela possiede ancora il carisma, la forza e l’innata capacità creativa che da sempre caratterizza le sue composizioni sonore. Hugh ha suonato ovunque nel mondo dividendo il palco con i più grandi musicisti ma non ha mai dimenticato le sue radici,  la lotta per i diritti civili ed il suo sentirsi strumento della musica; il risultato è interamente tangibile nelle sue magistrali interpretazioni, autentico patrimonio di un’umanità in agonia.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Hugh Masekela & Band @ Teatro Mediterraneo Ph Luigi Maffettone

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Intervista a [K(s)A/L]: “Viva Terror! è la mia storia stravagante”

ImageProxy

“Viva Terror!” è l’ultimo disco di [K(s)A/L] Kaiser(schnitt)amboss/laszlo, uscito nel 2011 ma riscoperto e dato alle stampe solo ora da Spaceship Management, che pubblicherà anche il nuovissimo album nel 2015. Cecilia, questo il suo nome di battesimo, è una ragazza forte, decisa, ribelle e completamente dedita alla musica. Il suo album è eterodosso, sofferto, anarchico, in bilico tra blues, industrial, elettro wave con momenti acustici e sonorità visionarie ispirate dal costante abuso di droghe che si risversa anche nei testi ermetici, disillusi e diretti. In questa intervista, l’artista si è raccontata senza filtri, svelando molto di sé e della sua potente musica.

Perché il tuo album è intitolato “Viva Terror!”?

Il terrore è molto più penetrante della paura ma può valere la pena provarlo. Provarlo può essere anche tremendo, quindi tanto vale celebrarlo, magari con 11 canzoni, è un gran bel modo di farcela.

Cosa ne pensi del fatto che questo album stia avendo una nuova vita?

Mi fa piacere che questo disco sia stato “riscoperto”, dato che ha avuto una visibilità limitata, sino ad ora. Secondo me ha sempre qualcosa da dire, è diverso, eterodosso, libero, parecchio menefreghista e impertinente, pieno di piccole “trappole” e agitato da diversi colori. I suoni sono fantastici. E’ un long playing, quindi, volente o nolente, è una storia. Una storia stravagante ma una gran buona storia.

A che cosa stai lavorando per il 2015? Puoi anticipare quali saranno i temi delle nuove canzoni?

10 pezzi per il nuovo album completo sono stati già registrati, in attesa di uscire. Un album sostenuto da sole chitarre, acustiche ed elettriche, diverso per molti aspetti da Viva Terror!, almeno per quanto riguarda l’ortodossia degli strumenti utilizzati. I temi delle canzoni? Non c’è nessun tema, se non ciò che mi attraversa personalmente, se non quello che vivo e vedo e i ritratti di quelli che mi gravitano attorno. Qualsiasi cosa mi può muovere a scrivere un pezzo e il suono di una parola ha lo stesso peso del suo significato, nell’economia di un brano. È la mia realtà, che piaccia o meno, ed è così che la descrivo.

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Ti ritrovi quando scrivono che ti piace infastidire, incantare e affascinare il pubblico?

No. Non mi P-I-A-C-E infastidire, incantare e affascinare nessuno. Perché dovrei? Può darsi che infastidisca o può darsi che incanti qualcuno, ma scrivere e suonare un brano non ha nulla a che fare con tutto questo. È tutt’altra faccenda. Sei solo. Hai una chitarra, e la fai cantare con te. E lavori col cesello. Come puoi avere in mente un pubblico da infastidire o incantare, in quel momento? È l’oggetto della tua canzone, la tua ossessione. Allora ti autodescrivi, ti sfinisci e ti completi.

 La tua musica a grandi linee viaggia tra blues ed electro wave, riesci a spiegare la formula sonora di questo disco? Quali sono i tuoi riferimenti?

La formula è semplice. “Viva Terror!” è un album di 11 canzoni nate originariamente per voce e chitarre e che, in corso d’opera, è stato letteralmente agitato da fantastici interventi eretici, a livello sonoro e suonato con molti strumenti. Chitarre, basso, piano, catene, body-percussion, ovviamente voce. Ma è comunque un disco immediato e, come spesso dico, composto da canzoni che possono essere suonate anche in un mondo dove la corrente elettrica venga meno. Ascoltavo e imparavo da Leadbelly, Cluster e i Public Image Limited in heavy rotation e ossessivamente, in quel periodo. E’ confluito molto di tutti loro, in Viva Terror!.

Perché e quando hai scritto una canzone come «Destroy your generation»?

“Destroy your generation” è un inno, una marcia, realizzata con povere cose (un basso, una voce, e una TR 505 filtrata da un flanger). È una canzone ossessiva e notturna, nata davvero velocemente, una vera e propria urgenza, condita da una rabbia precisa. È un inno all’individualismo e all’emancipazione, distruggere il concetto, la famiglia, la macchina, pensandole come strutture precostituite da cui è necessario liberarsi per rifondarsi da capo. O per non rifondarsi affatto!

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

E che dire di “Viva Anarchia”?

L’anarchia di questo brano non è quella politica, sempre che l’anarchia lo possa essere, visto che la sua grandezza è nell’impossibilità della sua etica. E cito il grande Malatesta, intendiamoci. Guyau e Stirner comunque sono sottilmente omaggiati. E anche Viva Anarchia! è un inno, eccome. “C’è stato un tempo in cui ero un tipo carino, non è vero, non lo sono mai stato …”. Un inno a pieni polmoni ai propri difetti, alla tua unicità, anche alla propria indolenza e contraddizione, necessariamente alla propria solitudine, intendetela come volete. Non è facile volersi davvero come individuo. Fa male, come arrivare in fondo al ritornello di questa canzone.

 Pensando al tuo passato, qual è il tuo rapporto con la droga?

Ho un ottimo rapporto con le droghe, passato o non passato. Che dovrei dire? Certo sono una compagnia parecchio esigente. Se mi si vuole sentir dire che “servono” alla scrittura di un brano, no, non è vero, per nulla. Spesso, anzi,  te lo impediscono. Incidono a loro modo, come qualsiasi altro stimolo, ma sono ben altri i meccanismi mentali e spirituali lì implicati. Che il mondo dell’illecito solletichi la tua fantasia e alzi il livello di adrenalina e la posta in gioco della tua vita, è vero. C’è a chi piace sentirsi così, e a chi no. E a me piace. A questo mondo c’è chi trova soddisfacente, che so, parlare di cibo vegano e complicarsi la vita in cucina. Io non cucino perché penso di impiegare meglio il mio tempo suonando. A ognuno la sua fetta di universo, semplicemente.

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

Kaiser(schnitt)amboss/laszlo Ph Nikka Dimroci

 Cosa ti aspetti dal futuro?

Niente, il futuro è qualcosa che non riesco affatto a prefigurarmi. Non riesco a pensare ad altro che a migliorare sulla chitarra e sulla scrittura delle canzoni. Quella è la mia ossessione, sentire vibrare le corde sotto i calli. Tutto il resto a quel punto può scomparire e nulla ha più importanza.

Raffaella Sbrescia

“Viva Terror!” è in streaming e download grautito su https://soundcloud.com/k-s-a-l/sets/viva-terror

“Concerto anni ’80 e non solo”: sold out per Nino D’Angelo al Palapartenope

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo, tra i cantanti più idoladrati degli anni ottanta a Napoli, torna in scena con “Concerto anni ’80 e non solo”, un live ideato, pensato e realizzato per rivivere le emozioni di un periodo storico non facile ma che seppe, tuttavia, smuovere dall’interno gli animi degli italiani. In qualità di tramite emotivo e portavoce di una generazione, Nino D’Angelo riporta, dunque, i suoi principali successi sui palchi di tutta Italia, a cominciare dal Palapartenope di Napoli. Il sold out dello scorso 1 novembre ha rappresentato un segnale tangibile del fortissimo ed affettuoso riscontro del pubblico nei confronti dell’artista che, pur essendosi rappresentato in scena tantissime volte, è apparso ancora una volta emozionato e sinceramente impressionato dal forte richiamo mediatico ottenuto da questa nuova operazione musicale. Nuove consapevolezze ma vecchi accorgimenti, Nino D’Angelo sceglie strumenti d’annata, tastiere ante-litteram e arrangiamenti originali, per ricostruire in tutto e per tutto la sua epoca d’oro e cavalcare il trend dell’eterno revival.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

Nino D'Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

Nino D’Angelo @ Palapartenope Ph Luigi Maffettone

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Il Nero ti dona: la recensione di “Aut Aut”

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“Aut Aut” della rock band campana Il Nero ti dona è un album che si presta subito ad un ascolto plurimo, di facile fruizione e pronto ad offrire suggestioni tanto vicine quanto contrastanti, il tutto nell’arco di 12 tracce. Maurizio Triunfo (Voce, chitarra, testi), Mario Barbarulo (Chitarra), Fabrizio Cirillo (Batteria), Andrea Belardo (Basso) immergono i propri strumenti in atmosfere dark e rarefatte traendo spunti, parole e ritmiche incentrate su emozioni tanto forti quanto sfuggenti. Echi e riverberi di chitarra sono il plus attraverso cui la band lascia fluire il dolore e la disperazione odierna attraverso le proprie note. Prodotto per la Diavoletto Netlabel “Aut-Aut” rappresenta, dunque, un album principalmente intimista: le facce vuote della psichedelica “Deja vu”, le pozzanghere nostalgiche di “Aria”, la corsa immobile di “Senza fine” e poi, ancora, lo strumentalismo lirico di “Intro (Dolce fine), si alternano alle pose e alle parole di “Inverosimile” alle suadenti ed ipnotiche note di “Terminazioni nervose” ma soprattutto alla definizione della collera in formula didascalica della title track “Aut Aut”: veloce, ritmica, imponente così, come lo stesso suono de Il Nero ti dona, una realtà musicale da tenere sott’occhio.

Raffaella Sbrescia

Acquista “Aut Aut” su iTunes

 

Classifica FIMI: U2, Fedez, Paolo Conte sul podio

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Gli U2 resistono in cima alla classifica FIMI/GFK degli album più venduti della settimana in Italia con “Songs of innocence”. Al secondo posto c’è Fedez con “Pop-Hoolista” mentre Paolo Conte chiude il podio con “Snob”. In quarta posizione ritorna Francesco Renga con “Tempo reale” mentre Fabi Silvestri Gazzè si piazzano in quinta posizione con “Il padrone della festa”. La new entry della settimana è Slipknot con  “.5: The Gray Chapter” mentre al settimo posto c’è “Senza paura” di Giorgia. Scendono in ottava posizione i Subsonica con “Una nave in una foresta” mentre i Modà sono al nono posto. Chiude la top ten “L’amore comporta” di Biagio Antonacci.

Sognando Cracovia Tour: Immanuel Casto e Romina Falconi conquistano l’Alcatraz di Milano

Immanuel Casto & Romina Falconi @ Alcatraz

Immanuel Casto & Romina Falconi @ Alcatraz

Irriverente, originale, dinamico e spiazzante. Il concerto tenuto dal re del porn groove Immanuel Casto e dalla cantautrice Romina Falconi all’Alcatraz di Milano, nell’ambito del “Sognando Cracovia Tour”, lo scorso 29 ottobre, ha fatto registrare un’abbondante ed entusiasta presenza di pubblico, accorso in massa per ballare e godersi un show originale e coreografico, arricchito dai numerosi e anticonvenzionali videoclip realizzati dallo stesso Immanuel nel corso di lunghi anni spesi a costruire con instancabile energia creativa quello che, ad oggi, rappresenta un filone musicale unico nella scena discografica italiana. All’interno della serrata scaletta proposta al pubblico, i due artisti, amici ed affiatati partner musicali, hanno inserito i propri brani ritagliandosi spazi e momenti ad hoc costruendo un dinamico “do ut des”. Non c’è spazio per equivoci: il tema delle canzoni è principalmente il sesso, raccontato, mitizzato, esaltato in tutte le sue forme. Nella prima tranche del live si va dall’inequivocabile intro di “Je t’aime”, alla triade composta da “Crash”, “Zero carboidrati”, “Touche” fino all’istrionica “Circe”.

Il pubblico esplode sulle note di “Sexual navigator”, ormai considerato un classico della discografia di Casto. Bando alle etichette, alle barriere, alle discriminazioni sessuali : Casto e Falconi celebrano l’amore a 360 gradi tra fiumi di elettronica, in pieno stile anni ’80. Eclettici e padroni della scena, i due proseguono il proprio personalissimo live con “Freak & Chic”, “Anal Beat”, “Stupida pazza” e l’imprevedibile rivisitazione di “Fever”. “Fist fucking” e “Anus, mouth, hand” mettono in evidenza le buone doti da ballerino di Immanuel Casto, opportunamente affiancato dal corpo di ballo delle The Beat Girls. Ottima l’interpretazione di Romina Falconi della sua “Attraverso”, la giovane cantante ha ancora una volta saputo mettere il luce la grande potenza  della propria voce, senza mai trascurare la notevole presenza scenica che la caratterizza. Decisamente in sintonia nel duetto proposto con “Eyeliner”, Casto e Falconi hanno incentrato l’ultima parte del concerto su alcune delle canzoni forse più distanti dal repertorio conosciuto come “Non la do/Io la do”, “Il mio prossimo amore”, “Da quando sono morto”. Destabilizzante il testo e la versione acustica di “Che bella la cappella”, un brano a metà strada tra sacro e profano, al limite del blasfemo, con un’ironia davvero molto tirata. Intenso e struggente “Lista nera”, l’inedito che Romina Falconi includerà nel suo prossimo Ep intitolato “Un filo d’odio” e che l’artista ha inserito in scaletta a sorpresa.

Immanuel Casto & Romina Falconi @ Alcatraz

Immanuel Casto & Romina Falconi @ Alcatraz

Riservato al gran finale il successone “Tropicanal” con il suo testo che non lascia adito a dubbi: “Alle Hawaii prima lo prendi e poi lo dai”, canta, Immanuel Casto, con un inappuntabile aplomb. Il concerto giunge alle battute conclusive con un encore ovviamente dedicato a “Sognando Cracovia”, il brano che dà il titolo al tour celebrando il sogno di un amore senza tempo. La degna conclusione di un concerto leggero, divertente e spassoso, un’occasione per vivere e affrontare il tema dell’amore senza pregiudizi.

Raffaella Sbrescia

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