Ritratti di Sanremo: Ron rilancia “La forza di dire sì” con L’Ottava Meraviglia. Intervista

RON ph Alessio Pizzicannella

RON ph Alessio Pizzicannella

Rosalino Cellamare, in arte Ron, sarà uno dei protagonisti del 67° Festival di Sanremo per la settima volta nella sua carriera. Nel 1970, a sedici anni, salì sul palco del Festival di Sanremo insieme a Nada, conquistando il settimo posto con “Pa’ diglielo a ma’”. La sua carriera come autore comincia nel 1972, quando scrive la musica di “Piazza Grande”, presentata poi a Sanremo da Lucio Dalla.  Restano indimenticabili alcune sue canzoni: “Non abbiam bisogno di parole”, “Anima”, “Joe Temerario”, “Vorrei incontrarti fra cent’anni”, “Attenti al Lupo”. Oggi lo ritroviamo con “L’OTTAVA MERAVIGLIA” (M. Del Forno/ Ron, F. Caprara ed E. Mangia), brano che sarà contenuto nell’edizione speciale del doppio disco“LA FORZA DI DIRE SÌ”, in uscita il 10 febbraio. Questa nuova edizione del progetto conterrà, oltre al brano sanremese, anche un secondo inedito: “Ai confini del mondo”.

Intervista

Qual è la forza delle canzoni d’amore?

La loro forza è il nostro innato bisogno d’amore continuo. Il mondo che stiamo vivendo, la difficoltà che stiamo vivendo, il nostro sentirci soli. In questo stato di cose l’amore diventa l’unica cosa che possa sostenerci.

 Come hai lavorato al brano sanremese e che tipo di chimica si è creata con i ragazzi de La Scelta?

La canzone è arrivata senza cercarla troppo. Mattia Del Forno mi ha portato un ottimo inizio del brano e poi abbiamo iniziato a lavorarci. Emiliano Mangia e Emiliano Caprara completano i crediti autorali, mi piace molto lavorare con loro e vedo che quando ci mettiamo a suonare insieme le cose arrivano in maniera spontanea. Qui c’è un’idea che mai come in questo momento fa venire fuori la canzone. Di cosa ho bisogno in questo momento? Di tutto perché mi trovo in un contesto in cui ci sparano da tutte le parti, vivere è sopravvivere. In questa condizione esistenziale il fulcro diventa la persona che hai al tuo fianco, che quindi diventa l’Ottava Meraviglia davvero.

Nel ritornello del brano c’è un riferimento all’America e all’Oriente. Cosa rappresenta per te l’una e cosa l’altro?

L’America per me è sempre stato il sogno. Ci sono andato quando avevo 17 anni, ho avuto la fortuna di andare a cantare al Madison Square Garden insieme a Massimo Ranieri. Prima erano altri tempi, si andava in pompa magna. Adesso andare in America vuol dire andare in un locale con una chitarra e chiedere di poter cantare anche se arrivi da non so quale paese. A me è successo ed è stata una cosa meravigliosa,  sono stato travolto dall’emozione. Per me l’America è ancora il paese dei sogni per chi vuole fare arte, se hai talento lì puoi fare qualcosa sul serio. L’Oriente racchiude, invece, il fascino di un paese che quasi percepisci come invisibile e poi quando ci vai ti rendi conto di essere in un posto magico.

“L’Ottava meraviglia” è stata l’unica canzone presentata a Sanremo?

No, sono state presentate 3 canzoni ed è stata scelta questa.

E l’inedito “Ai confini del mondo”?

Questo brano è arrivato in un secondo tempo. Anche in questo caso si parla di speranza, voglia di ricominciare e di chiamare ancora un nome che hai dentro e che continua a rimbombare nella mente.

Come sono cambiate le sensazioni pre-sanremesi nel corso del tempo?

Sono sempre diverse. La mia prima apparizione a Sanremo è stata nel 1970, avevo 16 anni, ero bellissimo e le ragazzine mi correvano dietro. Per il resto ero uno che era appena uscito dalla scuola, entrai in questo mondo con una grande forza, facevo spesso concorsi per voci nuove, ero abituato a stare sul palco e a combattere. Quando rivedo quel filmato, mi ritrovo a domandarmi come sarebbe adesso se avessi quella stessa forza. Gli altri Festival sono sempre stati collegati al mio iter professionale, man mano cominciavo a sentirmi responsabile per quello che avevo fatto in precedenza. Quindi oggi mi chiedo principalmente cosa penserà il pubblico di questa nuova canzone.

Cosa ti aspetti da questo Festival?

Il piacere di andare a Sanremo con Carlo Conti e Maria De Filippi è forte perché sono due persone intelligenti, che sanno ascoltare. Sono capitato in alcune edizioni del Festival veramente isteriche per cui questa premessa è già importante. Dal momento che avevo questa canzone che si collocava bene in questo contesto, ho colto la palla al balzo.

RON ph Alessio Pizzicannella

RON ph Alessio Pizzicannella

Qual è il tuo vero intento?

Ho un sogno da realizzare: dare una spinta importante al disco “La forza di dire sì”, uscito a favore della ricerca per la SLA. Si tratta di un disco che ha richiesto sei mesi di lavoro con 24 artisti eccezionali che hanno duettato con me, è stata una delle soddisfazioni più grandi della mia vita però non abbiamo ancora raccolto abbastanza per poter consegnare un bel gruzzolo all’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica). Per fare ricerca ci vogliono molti soldi per cui non mi sono accontentato e ho voluto portare di nuovo questo disco alla ribalta, esattamente un anno dopo,, per sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti di questa malattia.

Quindi senza questo progetto non avresti partecipato al Festival?

No. Innanzitutto perché non avevo un disco nuovo. Per me fare un disco vuol dire mettermici sul serio e per diverso tempo. Questa è l’occasione per dare forza al progetto per la ricerca.

Per quanto riguarda la cover perché hai scelto “Insieme a te non ci sto più” e perché duetti proprio con Annalisa?

Il brano lo sento particolarmente vicino perché da bambino ci facevo i concorsi per voci nuove, era un mio cavallo di battaglia e ha un testo bellissimo. Ho voluto riprendermi il brano in questa occasione anche se circolava anche “Piazza Grande” tra le papabili che ci hanno messo a disposizione. Avevo già portato Lucio Dalla tempo fa a Sanremo con “Cara” non mi sembrava onesto riproporlo. Ho scelto Annalisa perché la trovo eccezionale, lei è un outsider, è protagonista, ha delle idee, non si lascia influenzare, è una musicista che potrebbe stare benissimo in America a fare il suo lavoro.

A distanza di un anno che ricordi hai della lavorazione al disco “La forza di dire sì”?

Quello è un esempio della grande forza che abbiamo in Italia. Abbiamo anche dei grandi cuori, io ho incontrato 24 cantanti che erano completamente a mia disposizione. Non stavo promettendo loro nulla di pazzesco, non ho millantato niente, ho solo proposto di venire a cantare un pezzo con me dicendo loro che questa canzone avrebbe rappresentato un pezzetto di ciascuno, che sarebbe rimasto a chi avrebbe comprato il disco per la SLA. Si è svolto tutto in un clima di grande serenità a casa mia e ci siamo ritrovati in tantissimi, mi guardavo intorno ed ero incredulo. Tutti hanno messo l’anima nel cantare con la consapevolezza di sapere cosa stava facendo. Erano lì per fare la cosa più bella non solo per esserci e basta. Vista la forza con cui abbiamo agito, credo che un progetto del genere possa ripetersi.

Quali sono stati i riscontri da parte delle persone a cui è dedicato il disco?

Quando cammino per strada la cosa che può darmi più soddisfazione sta nel vedere che chi ha comprato il disco ha creduto in questo progetto. Il vero riscontro arriva quando vado a trovare le persone ammalate di SLA, lì sono il loro Pelè, capiscono che ho lavorato per loro, che mi sono messo a disposizione. Per questi motivi non ho voluto perdere tempo e lasciare che il disco si perdesse. L’ho ripreso in mano e ci voglio lavorare al massimo.

Qual è il tuo giudizio in merito alla nuova scena cantautorale italiana?

Sto seguendo un po’ tutti, mi piace molto Ermal Meta, mi ha colpito. Faccio ancora molta fatica con i rapper. Sto cercando un’armonia gradevole tra come cantano e quello che cantano e che musica ci mettono sopra. Sento che c’è ancora qualcosa che non funziona.

Esiste ancora l’attitudine alla lotta?

I ragazzi che esordiscono oggi lo fanno principalmente attraverso i talent per cui è chiaro che sono più abituati al palcoscenico e all’idea di giuria. In questo senso sono anche avvantaggiati perché è il pubblico a votarli. In ogni caso è giusto che ci siano, sono una realtà, alcuni sono strepitosi. Mi piacciono molto Giusy Ferreri e Mengoni, il loro approccio è stato diverso.

Dopo la partecipazione al Festival di Sanremo, tornerai live il 6 MARZO al TEATRO ARCIMBOLDI di Milano con un concerto-evento benefico a sostegno di AISLA insieme a tanti amici e colleghi. (Tra i primi ospiti confermati: Annalisa, Luca Barbarossa, Loredana Bertè, Luca Carboni, Elodie, Giusy Ferreri, La Scelta, Nek, Francesco Renga, Syria). Cosa stai preparando?

L’allestimento sarà praticamente lo stesso di quello che sarà un viaggio che prenderà il via il 6 marzo e che toccherà tutta l’Italia. Sarà una grande festa e ce la metteremo tutta per far venire quanta più gente possibile. Anche in questo caso i proventi saranno devoluti all’AISLA, così come avverrà per quelli provenienti dal brano sanremese e del brano inedito.

Raffaella Sbrescia