Maldestro presenta “EgoSistema”. Intervista ad ego aperto.

Abbiamo  incontrato il cantautore napoletano Maldestro per una chiacchierata sull’ultimo album “EgoSistema” ma anche tanto altro. Un universo-uomo fatto di immagini, pensieri, personaggi che fluttuano voluttuosi tra i tanti progetti di un artista poledrico.
maldestro

Antonio, più che un’intervista a cuore aperto, la nostra è una chiacchierata ad “Ego” aperto sulle canzoni di questo nuovo progetto. Partiamo proprio dal cuore, disegnato anche sulla copertina del disco. Secondo te come se la gioca con l’ego?

Penso che cuore ed ego siano sempre e completamente in lotta. Ogni tanto vince l’ego, ogni tanto il cuore ha la meglio su tutto. La soluzione sarebbe trovare un equilibrio perfetto tra le due cose. L’ego è fondamentale per l’essere umano, ma non deve prevalere, “sforare”; in questo modo, finirebbe solo per fare danni. La cosa più giusta sarebbe costruire un ponte tra cuore ed ego…

So che “EgoSistema” è un album che, almeno dal punto di vista della scrittura, non ha avuto una gestazione lunghissima…

Sì, è vero, l’ho scritto in pochi mesi, da Novembre 2019 a Gennaio 2020. Rispetto agli album precedenti, è stato diverso il metodo, nel senso che prima tendevo solitamente a prendere la chitarra o il pianoforte e cominciavo a scrivere canzoni. Per questo disco, invece, ho cercato prima un suono diverso, ho creato prima gli arrangiamenti e poi ho cominciato a scrivere, quindi è stato partorito in maniera diversa. Mi sono divertito molto. Ho concluso le registrazioni a Milano a Marzo del 2020, qualche giorno prima del primo lockdown. Sono tornato a Napoli giusto in tempo…

Nel primo periodo di pandemia sei anche tornato al tuo primo grande amore, il Teatro, scrivendo molto anche per questo…

Sì, in quei mesi ho lasciato stare un po’ la musica e mi sono dedicato al teatro, riprendendo delle cose già scritte e scrivendo dei racconti nuovi per ultimare il mio primo romanzo. Gli ultimi due anni li ho trascorsi così…

Qualche mese fa hai anche portato in scena al Teatro Piccolo Bellini di Napoli lo spettacolo “Io non sono pacifista”…

Sì, è uno spettacolo ispirato alla storia di Gino Strada. Ho letto i suoi libri e mi hanno letteralmente aperto il cuore a metà, così ho pensato di farne una pièce teatrale. E’ stato un bellissimo viaggio. Io amo molto il teatro civile. Questo è stato uno spettacolo necessario, e anche doloroso. Persone come Gino Strada devono essere raccontate, perchè si tratta di uomini in grado di “spostare” il pensiero e cambiare la visione del mondo. Per me è stato un onore poterlo far rivivere in questo spettacolo e poterlo rappresentare in qualche modo…

Iniziamo ad entrare nelle canzoni di questo disco. Parto dalla title track “EgoSistema”. La frase “Io fingo di ascoltare tutti” quanto ti somiglia?…

Parecchio. Mi somiglia parecchio perchè è così, talvolta siamo così presi da noi stessi che quello che dicono gli altri ci interessa poco. Nonostante io sia un “ascoltatore seriale” e mi piaccia molto ascoltare, ogni tanto fallisco vergognosamente…

Alla fine della canzone ci sono delle bellissime parole. Mi hanno colpito in particolare queste, perchè raccontano una grande verità: “Ci sono persone scritte al contrario, puoi leggerle solo da dentro, e allora ci devi entrare”…

Sì, a declamare queste parole è Cinaski, Vincenzo Costantino, un bravo poeta milanese, anche se dire bravo è molto riduttivo. E’ un grande poeta con il quale ho collaborato; ci siamo ritrovati una sera a Milano in un locale, assieme a Manuel Agnelli, e per caso è nata anche la nostra amicizia. Lui ha scritto molti libri e ha lavorato anche con Vinicio Capossela. Le persone scritte al contrario sono in assoluto le migliori che abbia mai incontrato in vita mia, hanno un pensiero diverso dai soliti schemi abituali. Faccio sempre il tifo per questo tipo di persone…

Sì questo è un po’ il discorso che facevamo prima, dell’equilibrio tra cuore ed ego. Trovare un equilibrio col mondo esterno ti aiuta poi a guardarlo meglio il mondo, e per trovarlo, secondo me, bisogna prima cercare dentro di sè, cercare chi si è, in modo che poi gli altri si possano accordare, un po’ come le navi sull’oceano. Il mondo è fatto di individualità che devono poi creare una comunità, e quindi è fondamentale trovare questo equilibrio…

Una delle mie canzoni preferite di questo disco è “Anna se ne frega”, un pezzo delicato e intimo che racconta anche di quanto a volte sia liberatorio “sbagliare e fregarsene”…

Assolutamente. Sbagliare ci aiuta a correggere il tiro, a comprendere chi siamo. Chi non fallisce, non fa. Sono un grande fan dei fallimenti perchè su quelli si costruisce e si guarda avanti. Sbagliare è fondamentale…

Un’altra canzone fortemente autobiografica è “Pezzi di me”. Hai in qualche modo ricomposto i pezzi di questo Puzzle?

No, non credo. O almeno, in quei tre minuti e mezzo di canzone, sì, perchè in quel breve tempo, canti, ti liberi, e in qualche modo ti rimetti a posto con l’universo. Poi subito dopo, i pezzi, e per fortuna direi, ritornano di nuovo sparsi, e quindi il lavoro che mi tocca fare ogni tanto è quello di raccoglierli e di metterli di nuovo insieme. Sono fatto di pezzi che si compongono e scompongono continuamente…

Probabilmente non basta una vita a raccogliere tutti i pezzi di sè

Ma forse nemmeno due…

“Il Panico dell’ansia”, L’ansia del Panico. Sono in qualche modo complementari o intercambiabili?

Sì, in base al livello di ubriacatura… (ride… n.d.r.)

Nel 2017 hai partecipato al Festival di Sanremo con “Canzone per Federica” (Secondo Posto tra le Nuove Proposte e  Premio Della Critica Mia Martini n.d.r.) che io considero una delle canzoni più belle mai scritte nella musica italiana. Rifaresti il Festival?

Sì lo rifarei. Sanremo è stata un’esperienza molto bella, divertente, appassionante. L’ho vissuta come se fosse veramente un gioco, cercando di non essere risucchiato dalle luci della ribalta. L’ho vissuta davvero come fosse una gita della scuola…

Quale canzone di questo disco avresti presentato a Sanremo?

Forse “Come Kim Ki-Duc”, uno dei pezzi che più mi rappresenta.

Hai citato il Regista “Kim Ki-Duc”, e in due pezzi dell’album citi Marilyn. Che rapporto hai con il Cinema?…

Con il cinema ho un rapporto straordinario. Sono un appassionato di film in bianco e nero, ma anche del cinema muto. Amo in particolare il cinema coreano che, secondo me, ha autori e registi fantastici, tra cui Kim Ki-Duc, Il cinema mi ha dato tanto, ed è una forma d’arte che, attraverso le immagini, la scrittura, il sonoro, esprime tantissimi sentimenti. E’ una forma d’arte completa…

C’è una frase che ripeto spesso nelle mie interviste con gli artisti, e che nel tuo caso, mi sembra particolarmente calzante: Ci sono “Dischi da leggere e Libri da ascoltare”. Tra i tanti, quali sono stati i libri che ti hanno cambiato e salvato la vita?

Uno dei libri che mi ha cambiato la vita è stato “La Fine è il mio inizio” di Tiziano Terzani, uno di quegli autori che “sposta il pensiero” e ti fa guardare le cose e il mondo in maniera diversa., Questo è stato un libro che mi ha aperto davvero gli occhi su tante cose e situazioni, soprattutto interiori. Terzani, oltre ad essere un giornalista di grande valore, è stato anche un uomo che è sceso spesso dentro di sè. A me ha donato tanto, quindi è un autore che consiglio a tutti…

Un altro pezzo che amo di quest’ album è “Paranoie”, canzone che racconta delle nostre fragilità. Mi piace questa frase che recita un’altra grande verità: “Farsi amare senza amare” è un piccolo reato…

Sì lo è, anche se io sono del parere che si cambia nella vita, si cambia almeno ogni mezz’ora. A volte riascolto cose che ho scritto un paio di anni fa e mi dico ” Ma questo sono io… io non la penso così ora…”. Questa frase ha in sè una piccola verità anche se penso che poi tutto è amore, e anche quando non si ama ci sono sempre delle ragioni d’amore. Riascoltandola oggi probabilmente non la riscriverei…

Cose dette da altri con le quali Maldestro è d’accordo o meno…

“Date fiducia all’amore, il resto è niente” (Giorgio Gaber)
Beh sì, sono d’accordo. L’amore è la ragione per cui tutto è…

“La Globalizzazione è un sistema studiato per far respirare il denaro attraverso la pace” (Alessandro Baricco)

Trovo che la globalizzazione abbia i suoi pro e i suoi contro, io sono per l’Umanità. Per me è un fallimento che l’Italia si chiami Italia e la Polonia si chiami Polonia. Mettere una bandiera per varcare un confine è come mettere un muro, e questo spesso è causa di guerre, ma è anche vero che la globalizzazione ha portato ricchezza culturale; rispetto a cinquant’anni fa, oggi è molto più semplice potersi confrontare con qualcuno che vive in Finlandia, e questo confronto ci porta a crescere, conoscere e comprendere anche altre culture e umanità.

“Ogni cosa fatta in qualche modo la si paga in ansia, in insuccesso, e se tutto va bene, in nostalgia… (Fabrizio De Andrè)
Sì concordo… e con la morte concluderei io… Mi viene in mente una frase di un film d’animazione, quella della scena in cui Simba e il padre guardano l’orizzonte e Simba chiede al padre: A cosa serve l’orizzonte se noi ci avviciniamo e lui si allontana?… E il padre risponde: Per avanzare…
Anche se noi sappiamo che ad un certo punto c’è la fine, viviamo per avanzare, l’istinto umano ci porta ad andare sempre oltre. Sembra una follia ma la grandezza della vita è questa…

Ci saranno prossimamente appuntamenti live di concerti o teatrali?…

Sì, stiamo lavorando in questi giorni alla chiusura di alcuni concerti. Anche per il teatro è così. Ci saranno delle date estive ma non abbiamo ancora un calendario definito.

Nell’Egosistema di Maldestro come si vive?…

Una bomba… (ride n.d.r.)… Scherzi a parte, si vive tra terremoti e primavere…

“EgoSistema” Tracklist

1) Ma chi me lo fa fare
2) EgoSistema
3)Precario Equilibrio
4) Anna se ne frega
5) Pezzi di me
6) Il panico dell’ansia
7) Leggero
8) Segnali di fumo
9) Paranoie
10) Un’altra bella scena (porno)
11) Come Kim Ki-Duc

GIULIANA GALASSO

Mia madre odia tutti gli uomini: Maldestro si mette a nudo in un album di alto livello. Intervista

Mia madre odia tutti gli uomini_cover

Mia madre odia tutti gli uomini_cover

“Mia madre odia tutti gli uomini” è il titolo del nuovo album di Maldestro. Il cantautore napoletano compie un importante upgrade compositivo che lo pone subito al centro della scena cantautorale italiana. Il fulcro di queste nuove 10 canzoni prende spunto da pezzi di vita vissuta, quella di Maldestro, che sceglie di spogliarsi del dolore, dello sporco, del veleno e dell’inquietudine e, nel farlo, apre lo scrigno delle parole. Coadiuvato da Taketo Gohara alla produzione artistica, Maldestro trova i vestiti più accattivanti e più originali per i suoi flashback autobiografici. Si va dal ritmo blues de “Il seme di Adamo” al naufragio tra le paure di “Spine”. “Difendiamoci dalle insidie del futuro, da soli non si può combattere”, canta e scrive Maldestro ne “La Felicità” salvo poi mitigare la tensione emotiva con i ritmi caraibici de “I Poeti”, ironicamente definiti osservatori, bugiardi, impostori, ladri di carezze che qualche volta scrivono canzoni per ingannare il tempo. I concetti di paura, bellezza, pazzia, dolore convivono tra le vivaci note suonate da artisti del calibro di Mauro Ottolini (ottoni e conchiglie), James Senese al sax, Vincenzo Vasi al theremin, il quartetto d’archi EDODEA. “Costruire richiede sacrifico” ammette Maldestro in “Fino a qui tutto bene”. Ecco perché dopo lungo peregrinare, dopo notti passate ad ubriacarsi di errori, Maldestro conquista una nuova consapevolezza artistica pur mantenendo “un bagaglio leggero e l’intenzione del viaggio”.
Intervista
In questi testi c’è davvero tanta carne al fuoco, parli tantissimo di te, della tua vita, delle tue inquietudini ma in realtà sei particolarmente illuminato sull’ evoluzione dell’animo umano. Da dove arriva tutta questa ispirazione?
Il processo è stato naturale e bello da vivere. Avevo la voglia e il desiderio di raccontare una parte della mia vita in modo diverso, più intimo. Volevo mettermi completamente a nudo e fermare una parte della mia vita e raccontarla. Da questa intuizione è venuto fuori tutto il resto. La nudità che ne emerge si è trasformata dal mio punto debole al mio principale punto di forza.
Qual è stata la molla che ha innescato questo meccanismo di destrutturazione?
La consapevolezza e l’esperienza. Dopo la pubblicazione del secondo album “I muri di Berlino” e l’incontro con determinate persone ha fatto sì che la mia identità sgorgasse in modo fertile e prolifico. In particolare, molto importante è stato l’incontro con Taketo Gohara che, guardandomi negli occhi, mi ha spinto a tirare fuori la mia vera anima. Quella che lui ha visto subito e che mi ha aiutato a tirare fuori. Taketo ha capito perfettamente quello che sono e ha vestito queste canzoni in modo splendido.
Hai suonato con pezzi da ‘90 come Senese, Ottolini, Vasi… com’è andata?
Sebbene sia stato difficile mettermi così a nudo nei testi, mi sono altresì divertito tantissimo a suonarlo. Entravamo in studio e giocavamo, nel vero senso della parola. La stesura delle melodie è stata naturale e velocissima, la registrazione è durata solo 12 giorni. Tutto è filato liscio e quando abbiamo finito, invece di sentirmi male e nauseato come capitava in passato, mi è dispiaciuto che fosse già finita.
Approfondiamo questo discorso… in che senso prima quando finivi un lavoro ti sentivi sfinito e nauseato?
Probabilmente le persone con cui ho lavorato, pur essendo dei professionisti eccellenti, non mi erano vicine da un punto di vista interiore e psicologico. Con Taketo ho trovato un’empatia diversa, mi ha voluto parlare, capire, starmi vicino per 24 ore prima di mettere mano al disco. Mi ha ascoltato e mi ha messo particolarmente a mio agio. A questo discorso però si accompagna il fatto che dopo 2 mesi passati ad ascoltarti per 12 giorni ore al giorno, odi te stesso, il mondo e quello che hai scritto. Diventa una catena di montaggio e questo non mi piace molto. In questo caso invece è stato fatto tutto con molta leggerezza nonostante si trattasse di testi molto intimi e profondi.
Maldestro

Maldestro

Sono infiniti gli spunti, i concetti e le verità messe a fuoco in questo album. Dove vorresti che si soffermasse l’attenzione ?
Uno dei punti chiave è la nudità. Da qui l’accettazione del dolore come fonte di positività. Il dolore va curato allo stesso modo in cui si cura una gioia. Inutile scacciarlo e metterlo da parte, tanto tornerà indietro come un boomerang, tanto meglio occuparsene con una certa attenzione e prenderlo per mano in cerca della felicità.
Tutta questa inquietudine, tutto questo peregrinare ti guidano ad un approdo sicuro anche se attraverso passaggi sofferti. È questo che racconti nel brano “La felicità”?
Questa canzone mette d’accordo un po’ tutti. Fa da capogruppo, da anello di congiunzione che chiude il cerchio e quando l’ho scritto in modo fulmineo, nemmeno mezz’ora, ricordo che l’ho mandato subito a Luca Nottola che mi ha detto: “Ecco il punto di partenza del tuo nuovo album. Da qui devi partire”. Ecco perché “La felicità” è un brano a cui siamo tutti molto legati.
E poi ‘c’è il western di Joe Maldestro…
Joe è il mio migliore amico Giovanni con cui ho condiviso cose belle, cose brutte, mazzate, gioie, risse, sogni, viaggi. Da qualche anno è diventato papà di una meravigliosa bambina e le nostre vite sono cambiate. Io giro l’Italia, lui cura questo bellissimo fiore. Il nostro tempo ne ha risentito e ho voluto fermarlo in una canzone.
Sei consapevole del fatto che questo lavoro ti consacrerà ad un livello molto alto all’interno del panorama cantautorale italiano?
Sicuramente parto da nuove consapevolezze, credo soltanto che dopo aver fatto un certo tipo di incontri professionali, io sia stato capace di metterli a frutto al meglio. Non limito il mio modo di curiosare, non è detto che tra due anni non possa fare un disco completamente elettronico. La musica per me è un gioco e tale deve restare. Continuerò a sperimentare e a studiare tutto quello con cui riesco a misurarmi. Spero di essere un emergente per tutta la vita.
Cosa accadrà sul palco adesso?
Sono concentrato sulla scrittura dello spettacolo. Avrò con me una nuova fantastica band con cui farò un nuovo viaggio. Adesso però sto prima di tutto scrivendo testi.
In che senso?
Lo spettacolo si ispirerà allo stile del teatro- canzone di Giorgio Gaber, ci saranno dei monologhi ad accompagnare le canzoni di questo disco. Le date del tour usciranno la settimana prossima, partirò dai teatri e finirò nei club.
Raffaella Sbrescia

Maldestro: il garante della continuità del cantautorato Made in Italy

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Non è facile essere innovativi. E questo è un concetto che vale per tutte le epoche storiche e per tutti i contesti.
Si chiamano “geni”, quelli che intravedono nel mare di cose sentite e risentite, scritte e riscritte, dette e ridette, qualcosa di veramente nuovo che si stacchi da tutto ciò che in qualche maniera ha il pregio innegabile di esserne genitore. E’ che in questo mare di cose scritte e riscritte, dette e ridette, sentite e risentite, non è facile nemmeno essere originali. Essere originali ispirandosi a quanto già detto e ridetto, scritto e riscritto nell’ambito di un repertorio, e portare qualcosa di nuovo, di fresco, di qualitativamente pregiato e gradevole.
Questo ha fatto Maldestro nel panorama della canzone d’autore italiana.
Già tenuto d’occhio dai critici negli scorsi anni, che gli hanno conferito nel 2013 un Tenco e molti encomi, il cantautore partenopeo, con la partecipazione al festival di Sanremo, si è proposto al grande pubblico, con “Canzone per Federica”, ottenendo il secondo posto nella classifica delle nuove proposte, il premio Mia Martini, e ricevendo il maggior numero di riconoscimenti come il PREMIO LUNEZIA, il PREMIO ENZO JANNACCI, il PREMIO ASSOMUSICA e il premio conferito dalla REGIONE BASILICATA per il MIGLIOR VIDEOCLIP.

Maldestro live

Maldestro live

E così lo ascoltiamo, questo “I muri di Berlino”. E, dopo averlo ascoltato una volta, non possiamo fare a meno di farlo una seconda, ed una terza, e via dicendo, restando sempre più affascinati dalla freschezza di note che arrivano immediate alle orecchie ed al cuore, sulla reminiscenza di grandi classici cui sicuramente si ispirano, ma senza scimmiottare o clonare alcunché: tutto passato attraverso il filtro attento e caratterizzante della penna dell’autore. Certo, la mano di Maurizio Filardo si fa sentire, in arrangiamenti che riecheggiano fraseggi musicali dei primi anni ’90, quando si affacciavano alla ribalta artisti come Silvestri, Fabi, Carmen Consoli, dando nuovamente spinta e vigore ad un genere, quello della canzone d’autore, che nel corso degli anni ’80 aveva visto una fase di declino. Ed è proprio questo il segreto di una riuscita esperienza cantautoriale: non sottovalutare l’aspetto musicale, che deve costituire, al pari dei testi, un elemento caratterizzante ed articolato di ogni singolo repertorio.

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Non annoiano, i Muri di Berlino. Scorrono uno dietro l’altro a indurci in riflessioni, a rievocare emozioni, a metterci di fronte a tanti piccoli fatti di vita quotidiana in cui ci riconosciamo, a guardarci, anche nei nostri difetti o fallimenti, con un occhio più indulgente e amorevole. Un cd pieno di poesia, di quella poesia delicata che porta il sorriso su un animo infantile e candido. Nulla di torbido o ridondantemente tormentato. Anche nell’affrontare temi dolorosi, come quello dell’immigrazione, che ogni giorno ci getta sotto gli occhi le vite straziate di migliaia di esseri umani, colpevoli solo di essere nati dalla parte sbagliata. Un cd che commuove, fino alle lacrime. Ma che non manca mai, nella sua poetica, di farci alzare gli occhi al cielo e farci raccogliere un messaggio di speranza.
Quello che possiamo augurarci è che Antonio Prestieri, in arte Maldestro, resti ancora a lungo così “maldestramente”, schietto e genuino, pur continuando in quello che è un percorso che riteniamo ben avviato di maturazione artistica e personale. E che continui ancora a lungo ad accompagnarci con parole e note che sicuramente, fanno bene al cuore.

Leggi l’intervista a Maldestro: http://www.ritrattidinote.it/interviste/i-muri-di-berlino-maldestro-album.html

Prossimamente il cantautore napoletano sarà a
26/04/17
Napoli – Teatro Bellini
11/05/17
Recanati – Teatro Persiani
12/05/17
Parma – Wopa
27/05/17
Vicenza – Festival
29/05/17
Napoli – Digital Music Forum (Conferenza)
30/05/17
Torino – Partita Nazionale Cantanti H 21,00
02/06/17
Battipaglia (SA) – Notte Bianca
25/06/17
Montesano sulla Marcellana (SA) – P.za F. Gagliardi
29/06/17
Salina – Salina Doc Fest
dot
10/07/17
Asti – Asti Musica
15/07/17
Odolo (BS) – Festival D-Skarika
21/07/17
Campo di Pietra (CB) – Jazz in Campo
28/07/17
Sant’Anna di Centobuchi (AP) – Piazza
03/08/17
Treviso – Suoni di Marca

e il Primo Maggio in Piazza San Giovanni.

Photogallery a cura di: Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

 

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

 

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

 

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

Maldestro live ph Roberta Gioberti

 

 

I Muri di Berlino: Maldestro presenta il suo nuovo album. Intervista

Maldestro

Maldestro

I MURI DI BERLINO (Arealive / Warner) è il titolo del nuovo album di MALDESTRO che, dopo aver fatto incetta di premi e riconoscimenti in occasione della sua recentissima partecipazione al Festival di Sanremo 2017, nella categoria Nuove Proposte con il brano “Canzone per Federica”(PREMIO DELLA CRITICA ‘MIA MARTINI’, PREMIO LUNEZIA,  PREMIO ENZO JANNACCI, PREMIO ASSOMUSICA e il premio conferito dalla REGIONE BASILICATA per il MIGLIOR VIDEOCLIP), decide di accompagnare chi avrà voglia di ascoltarlo nei meandri di un percorso emotivo fitto e frastagliato. Attraverso una minuziosa cura per la scelta delle parole e un’innata sensibilità, Maldestro scova le crepe esistenziali di ciascuno di noi con il vezzo di una leggiadra melancolia.

Intervista

Antonio, come si colloca questo disco all’interno del tuo percorso artistico?

Comincerei col dire che questo disco lo sento realmente mio perché, nonostante i testi e la musica del primo album fossero comunque miei, non ho avuto modo di lavorare agli arrangiamenti. In questo caso, invece, ho suonato nel disco e ho partecipato anche alla realizzazione degli arrangiamenti mettendo a punto gran parte delle idee che avevo in mente.

Leggendo i testi si evince anche un’evoluzione nel tuo modo di scrivere

Il primo disco era molto più arrabbiato, questo è più tenero. Racconto di sentimenti importanti guardandoli da un’altra prospettiva; c’è una visione più romantica del dolore.

In effetti si nota un mood più riflessivo. Hai cercato di racchiudere in un unico testo una serie di riflessioni che, invece, abbracciano dimensione più vaste. In questo senso la scelta delle parole riveste un’importanza ancora più forte?

Quando scrivo non sto molto a rimuginare. In genere prendo la chitarra e il piano e procedo, raramente vado a modificare qualcosa che ho scritto in modo spontaneo. Di solito scrivo per un’esigenza personale, per liberarmi dai dolori e consumarli. Mi dicono spesso che attraverso i miei testi si riesce a vedere quello che sto raccontando, questo è anche frutto dei miei ascolti (Fossati, Gaber, Dalla).

I Muri di Berlino - album cover

I Muri di Berlino – album cover

A proposito di questo, cosa ti ha ispirato il testo di “Lucì in un solo minuto”? Nell’unica parola in dialetto che usi in questo album c’è tutto il pathos necessario per rendere in maniera tangibile la forza di un sentimento preciso…

Nella parola Lucì c’è tutta la mia rabbia ma anche tutto il mio amore verso la mia città e verso la mia lingua che ultimamente è stata fin troppo abusata. Ho scelto di raccontare in italiano le mie storie anche se non escludo il napoletano. In questa canzone ho voluto vedere un film e non ho badato a spese per realizzare la chiusura ideale per questo album.

Approfondiamo un attimo la questione relativa all’uso del dialetto…

Ho riflettuto sul fatto che c’è stato chi per anni ha cantato in italiano snobbando il dialetto per poi decidere di seguire la tendenza del ritorno all’uso del napoletano. Per quanto mi riguarda continuo sulla mia strada, ci sono delle canzoni in napoletano che avrei voluto mettere nel disco, ne ho scritte anche parecchie ma poi ho pensato che non c’entravano niente con questo album. Questo sarà un buon motivo per inserirle in un altro progetto. Altre canzoni le sto regalando a persone che mi ispirano e che mi emozionano.

“Sporco clandestino” è un colpo al cuore. Perchè hai deciso di colpire lo spettatore con questa canzone così forte?

Penso che ci sarà qualcuno che questo pezzo lo manderà avanti perché non riuscirà ad ascoltarlo. Ci sono delle cose che vanno raccontate così, senza filtri. Non si può ricamare su argomenti così forti. Io stesso tremo al solo pensarci. Ho scelto un modo diverso per parlare di questo tema, non ho mai sentito parlare di immigrazione dal punto di vista di un bambino. Mi ha sempre colpito l’ipotesi che ad un bambino potesse essere tolta la cosa più bella che abbiamo: la meraviglia. Il pianto straziante di un bambino che a 9 anni cerca di raccontare di quando una bomba gli ha ucciso i genitori mentre lavora in un’officina è stato volutamente scelto per auspicare che i bambini vengano protetti dalla malvagità e dal terrore.

Che rapporto hai con il tempo? Nei tuoi testi sembra sempre un po’ tiranno…

Il tempo fa sempre paura, ci facciamo i conti tutti i giorni e in tutti i momenti, soprattutto quelli belli. Ho paura delle buone notizie perché non riesco a gestirle, penso sempre a quando tutto finirà. La felicità mi mette agitazione perchè non ne conosco la durata, sto sempre lì a pensare che finisca.

Hai fatto una piccola partecipazione nel docufilm dedicato a Pino Daniele. Che ricordo hai di lui?

Con Pino Daniele ho un rapporto strano, lo adoro anche se l’ho ascoltato solo 4 anni fa. Vengo da altri ascolti ma trovo che sia un genio musicale e letterario. Anche se la mia anima è più vicina a Gaber, penso che il primo Pino Daniele abbia detto praticamente tutto ciò che c’era da dire dopo la musica classica napoletana.

Che rapporto hai con i colleghi conterranei?

Non frequento nessuno per vari motivi, sono sempre stato una persona solitaria, ci sono molti personaggi e poche persone. Per me puoi essere Bob Dylan o l’ultimo dei cantautori, a me interessa innanzitutto la persona che sei. Una delle cose più tristi che possa capitare a Napoli è che i colleghi non ti perdonano il successo. Per come la penso io, se un mio conterraneo riesce ad uscire fuori da Napoli affermandosi altrove, ne sono felice e mi sento rappresentato. Aldilà di queste dinamiche, quando poi incontro persone della mia stessa razza, ci instauro legami di sangue.

Ad esempio?

Posso citare i miei fratelli Alessio Sollo e Claudio Gnut. Aldilà della musica, ci siamo sempre sostenuti a vicenda in qualunque contesto.

Cosa pensi dei tanti premi ricevuti in ambito sanremese?

Per me la musica è un gioco. Prendersi sul serio non serve, bisogna essere seri ma non seriosi. I premi sono importanti ma alla fine il vero premio mi viene dato da chi viene al mio concerto e si emoziona riconoscendosi nelle storie che racconto.

Raffaella Sbrescia

Dal 24 marzo Maldestra presenterà il suo nuovo lavoro e incontrerà i fan negli store delle principali città italiane: il 24 marzo a  Roma - Feltrinelli Via Appia Nuova 427 (h 18,00);  il 25 marzo a  Napoli - Feltrinelli P.za dei Martiri (h 18,00); il 26 marzo a Senigallia (AN) – Mondadori C.so II Giugno 61 (h 18,00); IL 27 marzo a Milano - Mondadori Via Marghera (h 18,00); il 28 marzo a  Torino - Mondadori Via M.te di Pietà 2 (h 18,00); il 29 marzo Bologna - Mondadori Via D’Azeglio 34a (h 18,00) e il 30 marzo a  Firenze - Galleria del Disco (h 17,30).

Video: Abbi cura di te

Il tour

Dal 12 aprile inizierà il tour che lo vedrà coinvolto anche per tutta l’estate:

12/04 Bologna

Teatro San Leonardo

13/04 Roma

Auditorium Parco della Musica

20/04 Milano

Salumeria della Musica

26/04 Napoli

Teatro Bellini

05/05 Recanati

Teatro Persiani

27/05 Vicenza

Festival

25/06 Montesano sulla Marcellina (SA)

P.za F. Gagliardi

29/06 Salina

Salina Doc Fest

15/07 Odolo (BS)

Festival D-Skarika

28/07 Sant’Anna di Centobuchi (AP)

Piazza

Festival di Sanremo 2017: le pagelle della quarta serata

Lele Esposito vincitore "Nuove proposte" - Sanremo 2017 @Rai Uno

Lele Esposito vincitore “Nuove proposte” – Sanremo 2017 @Rai Uno

Scorre lenta e soporifera la quarta serata del 67esimo Festival di Sanremo aggiudicandosi comunque il 47% di share. Nessun ospite di particolare prestigio a risollevare un andamento medio-basso dello show. Gli unici guizzi sono quelli dell’ormai imprescindibile Crozza e della brillante Virginia Raffaele. Sul palco con Carlo Conti e Maria De Filippi anche la bellissima modella e moglie di Eros Ramazzotti Marika Pellegrinelli. La serata si apre con la finale dei giovani nella sezione “Nuove proposte” con il trionfo della nuova Napoli: Maldestro vince il premio della critica “Mia Martini” mentre Lele Esposito si aggiudica la vittoria del premio finale.

Per quanto concerne il discorso gara, non sono mancati i colpi di scena: eliminati Ron, Giusy Ferreri, Al Bano e Gigi D’Alessio. Questo tipo di risultato rappresenta un fatto epocale: nonostante il televoto fosse ripartito tra 30% giuria demoscopica, 40% televoto e 30% giuria di qualità, pare evidente che la vecchia guardia della scena musicale sia stata sobbalzata da una nuova corrente pop. Se da un lato fa scalpore l’eliminazione di due colonne della musica italiana come Ron e Al Bano, dall’altro c’è da riflettere sull’utilità di portare al Festival dei brani anacronistici che non raccontano nulla di nuovo. Discorso diverso per Gigi D’Alessio che non è riuscito a rilanciarsi nonostante un brano molto personale e un’ottima partitura musicale. Rimane il caso di Giusy Ferreri, anche lei vittima della forza social di alcune colleghe meno meritevoli, su tutte Lodovica Comello.

Pagelle

Nuove Proposte

  • Maldestro – “Canzone per Federica” fa giustamente incetta di premi. Evviva la canzone d’autore. Voto 7
  • Leonardo Lamacchia – “Ciò che resta” – Il bel canto e il rispetto della melodia classica non sono abbastanza per svoltare in un contesto affamato di novità. Voto 5.5
  • Francesco Guasti – “Universo” – Per emozionare non serve urlare. Voto 4.5
  • Lele – “Ora mai” – La genuinità riesce sempre a sdoganare i pregiudizi sui talent. Voto 7.5

Big

  • Ron – “L’ottava meraviglia” – La sua nobile missione a favore della ricerca contro la SLA è solo un altro bel tassello all’interno di un puzzle di grande prestigio artistico. Tentativo da premiare. Voto 6.5
  • Chiara –“Nessun posto è casa mia”- Un testo brutto non diventa bello nemmeno provandolo a cantare al meglio. Voto 4.5
  • Samuel – “Vedrai” – Il brano cresce sempre più ad ogni ascolto. Voto 7
  • Al Bano – “Di rose e di spine”- La sua esibizione è tenera e commovente. La voce di Al Bano resterà patrimonio della canzone italiana ma è ora di lasciare spazio a cose nuove. Voto 6-
  • Ermal Meta – “Vietato morire” – La perfettibilità di un insieme già consolidato è minima. Si attende lo sprint finale. Voto 9
  • Michele Bravi – “Il diario degli errori”-  Cresce l’intensità interpretativa di un testo importante. Voto 6.5
  • Fiorella Mannoia – “Che sia benedetta” è come una portentosa preghiera cantata con grazia e carisma. Voto 9.5
  • Clementino – “Ragazzi fuori” – Viscerale e immediato il canto di Clemente. Voto 6
  • Lodovica Comello – “Il cielo non mi basta”-  Con un’esibizione più pulita e precisa, la Comello conquista la finale senza particolare merito. Voto 4.5
  • Gigi D’Alessio – “La prima stella” – Il re del neomelodico perde lo scettro con onore. Voto 6
  • Paola Turci – “Fatti bella per te” risplende fulgidamente in un marasma di banalità. Voto 8
  • Marco Masini – “Spostato di un secondo” – Nonostante un outfit improbabile, il cantautore continua a raccogliere consensi. Voto 6
  • Francesco Gabbani – “Occidentali’s Karma” – L’artista più dissacrante di questo Festival mette un’ipoteca sulla vittoria cantando travestendosi da scimmione. Voto 8
  • Michele Zarrillo – “Mani nelle mani” – Con una performance traboccante di passione, Michele vola in finale per un ritorno in grande stile. Voto 7.5
  • Bianca Atzei – “Ora esisti solo tu”-  Calde lacrime di emozione irrorano le guance di una ragazza spesso bistrattata senza un particolare motivo. Voto 6
  • Sergio Sylvestre – “Con te” – Nonostante tutto l’impegno possibile, “Con te” non è un brano che si addice al Big Boy più tenero del mondo. Peccato. Voto 4.5
  • Elodie – “Tutta colpa mia”-  Ascolto dopo ascolto, Elodie si è trasformata in una macchina macina consensi. Voto 7
  • Fabrizio Moro – “Portami via”-  L’outsider dei finalisti conquista un posto in finale grazie alla sua consueta energia. Voto 6+
  • Giusy Ferreri – “Fa talmente male” – Giusy o la si ama o la si odia. La sua voce può risultare piuttosto molesta e il brano che ha portato quest’anno al Festival non l’ha agevolata. Voto 4.5
  • Alessio Bernabei – “Nel mezzo di un applauso”-  Il brano del giovane cantante ha un ritmo decisamente accattivante e questa è la ragione per cui avrà un sicuro successo in radio. O tempora, o mores. Voto 5

Maldestro vince il premio Enzo Jannacci. Il video della premiazione

Maldestro

Maldestro

Maldestro si aggiudica il Premio Enzo Jannacci (Prima edizione) istituito da NuovoImaie, in accordo con la famiglia Jannacci e la collaborazione di Paolo Maria Jannacci con il brano «Canzone per Federica». Ecco la cerimonia della consegna del premio sala stampa Lucio Dalla del Palafiori di Sanremo. Presenti anche Paolo Jannacci e Dodi Battaglia, portavoce del NuovoImaie.

Video: La cerimonia di premiazione di Maldestro

Libertà e giustizia, Maldestro inaugura l’edizione 2015 di Eutropia Festival

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Con l’esibizione del cantautore partenopeo Maldestro si è ufficialmente aperta la nuova edizione del festival Eutropia 2015. Esordio d’autore, per una manifestazione che vedrà protagonisti alcuni dei nomi storici del panorama musicale nazionale ed internazionale. Maldestro, cantautore dal percorso particolare, voce di riscatto e di coscienza, insieme ai giovani Antonio Cece alla chitarra e Luigi Pelosi al basso, ha interpretato un repertorio molto personale, in cui ha affrontato temi sociali, molto cari al contesto giovanile e non solo. Dalla disoccupazione, alle difficoltà relazionali, dalla rabbia all’amore, in un percorso musicale che riprende le sonorità delle ballate tradizionali, affiancandole alla spina dorsale di un basso energico e portante,  e un percorso  testuale che, come preferiamo esprimere con parole dell’autore, riempie e fogli e svuota l’anima. L’estate di Eutropia non poteva vedere miglior esordio.

Roberta Gioberti

Photogallery a cura di: Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

 

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

 

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 - Ph Roberta Gioberti

Maldestro @ Eutropia 2015 – Ph Roberta Gioberti

MessApp Coast Festival: Maldestro, James Senese e Mannarino incantano il Cilento

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Si terrà questa sera la serata conclusiva del “MessApp Coast Festival”, la rassegna musicale in programma dall’1 al 3 agosto ad Agropoli (Salerno), una delle mete turistiche più apprezzate e frequentate del Cilento. Non sono musica, dunque, ma anche mare, sole e divertimento, ingredienti, questi ultimi che vanno ad aggiungersi alle mostre, ai dj set, ai reading e alle visite guidate presso i più rinomati siti di interesse artistico e naturalistico. Diretto da Peppe Macchia e patrocinato dal Comune di Agropoli, il Festival ha proposto al pubblico un variegato cartellone in grado di soddisfare i gusti e le esigenze di un pubblico eterogeneo: reggae, folk, dub, pop, elettronica, jazz-rock hanno, infatti, animato gli spalti ed il prato dello  stadio comunale della cittadina alle porte del Parco nazionale del Cilento. Alborosie, Mannarino, Motel Connection,Raiz & Almamegretta, James Senese & Napoli Centrale, Frank Sent Us, Marcello Coleman, Maldestro, Yes Daddy Yes, Dj Andrea Bertolini si  sono alternati sul palco del MessApp Coast Festival per un inizio d’estate indimenticabile.

Maldestro @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Maldestro @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Tra gli artisti che si sono esibiti durante la manifestazione dedicheremo un piccolo approfondimento a quelli che si sono esibiti durante la serata dello scorso 2 agosto. Protagonisti del palcoscenico: il cantautore partenopeo Maldestro, i cui testi spaziano tra la rabbia, l’amore, il dolore e la disperata voglia di vivere, James Senese & Napoli Centrale, considerati un vero e proprio pilastro della scena musicale partenopea, grazie all’inconfondibile sound del sax di Senese e alla verve autentica che contraddistingue il repertorio della band, ed il cantautore romano Alessandro Mannarino che ha portato il suo bellissimo “Al Monte Live” anche ad Agropoli conquistando ancora una volta  il pubblico.

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Riconosciuto come uno dei apprezzati cantautori italiani, Alessandro Mannarino sta vivendo un periodo particolarmente felice della propria carriera artistica grazie al suo ultimo album di inediti intitolato “Al Monte”. Una scenografia onirica e a tratti perturbante, si accompagna ai dettagli che scandiscono il suo concept live, minuziosamente curato nel dettaglio. Un viaggio alla scoperta di se stessi e degli altri; altamente consigliato.

Fotogallery a cura di: Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

James Senese @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Alessandro Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

 MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

 

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone

Mannarino @ MessApp Coast Festival Ph Luigi Maffettone