Note di viaggio. Capitolo 1. Venite Avanti. A lezione di storia, di vita, di musica con Francesco Guccini e Mauro Pagani.

Francesco Guccini-Mauro Pagani

La canzone è una sorta di gibigianna, e cioè riflesso di luce su una superficie, non sta ferma, si allarga, viaggia, conquista territori e persone, con trame che sfuggono, attraverso passaggi che ignori…Perchè la canzone è magia, un fenomeno continuamente migrante”, scrive Francesco Guccini sulla quarta di copertina del primo capitolo di “Note di viaggio. Venite avanti”. Il progetto discografico nato da un’idea di BMG in collaborazione con Mauro Pagani con l’obiettivo di dare nuova veste e nuovo slancio alle più belle canzoni di Francesco Guccini. In prima battuta il maestro non si dichiarava particolarmente entusiasta del progetto, poi grazie al prezioso contributo di Pagani le cose si sono pian piano fatte più concrete fino ad ingaggiare 27 artisti con i relativi manager per un colossal musicale pensato per prendersi il suo tempo di ascolto e comprensione.

Il disco si apre con un’inaspettata sorpresa: un brano inedito scritto e cantato proprio da Guccini, intitolato “Natale a Pavana”. Un brano che, a partire dall’uso del dialetto pavanese, profuma di altri tempi, crea un’atmosfera sognante, nostalgica e genuina. Nato da una poesia, il brano narra di un Natale pavanese del dopoguerra, quella fase dove il cuore andava ricostruito pezzo per pezzo, così come si andava a costruire nuovi ricordi per seppellire vecchie tragedie. Ferrovie appenniniche, cumuli di neve, occhi curiosi, parenti importanti fanno capolino attraverso la voce imperiosa di Guccini che risuona forte e intensa come se niente fosse cambiato in questi anni.

Invece il Maestro è cambiato, eccome. Si è trasferito in Toscana, al confine con l’Emilia. Si dichiara scrittore convinto, risolto e soddisfatto. Canticchia ritornelli di canzoni raccattate nei meandri del bagaglio mentale di una vita, dichiara di aver messo le chitarre in un angolo e di non guardarle neanche più, eppure c’è un ma. Sì, il Maestro non esita a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: a proposito delle 250 canzoni visionate da Mauro Pagani per questo progetto, Guccini ci tiene a sottolineare che tutti negli anni si sono fissati con “L’avvelenata”, “Dio è morto”, “La locomotiva” ma pochi si sono soffermati sulle sue numerose e lunghissime canzoni piene di contenuti, concetti, ricordi, personaggi da raccontare, amare e ricordare.

Ma torniamo a “Note di viaggio”: un ispirato Mauro Pagani racconta di come si sia sentito grato ed entusiasta nel mettersi a studiare il repertorio di Guccini, andando oltre le canzoni più famose, scegliendo e selezionando 4 brani per ogni artista coinvolto nel disco. Per molti di questi, Guccini è stato un elemento formativo sia dal punto di vista personale che artistico. Un modo per toccare con mano l’affetto, il rispetto e l’amore che il mondo della musica nutre nei confronti di un artista che ha fatto scuola.

Perseguendo l’obiettivo di mantenere intatta l’identità dei brani originali, Mauro Pagani ha lavorato per togliere il superfluo e fare in modo che l’urgenza comunicativa dei brani selezionati potesse arrivare al pubblico fino all’ultima sillaba del testo, il tutto cercando di fare in modo che ogni interprete potesse sentirsi a proprio agio e credibile allo stesso tempo.

Un lavoro difficile, certosino, di quelli che tanto piacciono a un artigiano della musica che, nel corso dei decenni, ha saputo fondere la propria pelle a quella di tanti artisti.

Francesco Guccini

Francesco Guccini

Tra le canzoni più importanti del disco c’è “Auschwitz”, cantata da Elisa. Il brano con cui è iniziata la carriera pubblica di Guccini ma anche la prima canzone che ha sancito il rapporto di Pagani con la musica del Maestro. Un giovanissimo Pagani, abituato al rock’n roll tutto forma e niente contenuto, si è imbattuto nella profondità di Guccini restandone profondamente colpito. Un’altra scelta coraggiosa, che ha sorpreso anche Guccini, è stata quella di inserire “Tango per due”, interpretato da Nina Zilli. Una rara occasione di ascolto originale e d’antan. Molto intensa anche Malika Ayane in “Canzone quasi d’amore”. Tutto emiliano il duetto di Luca Carboni e Samuele Bersani in “Canzone delle osterie fuori porta”. Particolarmente riuscita è l’interpretazione che Brunori Sas fa di “Vorrei”: forse il migliore di tutto il disco. Immancabile “L’avvelenata” che Pagani ha voluto cantare in prima persona in duetto con Manuel Agnelli.

In attesa del secondo capitolo, in cui magari ci sarà anche un rapper a cantare, Guccini ricorda con rammarico il brano “Van Loon”, ispirato a suo padre, perito elettromeccanico, innamorato degli studi classici. Una canzone rimasta nel cassetto dopo la morte del papà e che avrebbe voluto vedere rinascere in una nuova veste. Per concludere in bellezza, il Maestro ha voluto spendere qualche parola di solidarietà nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre: “E’ una vergogna che una sopravvissuta all’Olocausto sia costretta a viaggiare con la scorta. Così come ho trovato vergognosa l’astensione in parlamento. Sono sicuro che con queste mie parole, mi attirerò una serie di invettive sui social ma per fortuna non li frequento, dicano pure quello che vogliono”. E, sempre a proposito di politica, Guccini si conferma un uomo di sinistra che crede nella sua terra e che confida nel futuro, nonostante tutto.

Raffaella Sbrescia

Chiara: In “Nessun posto è casa mia” ascolterete la vera me

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Vita, consapevolezza e cambiamento. Sono queste le parole chiave con cui Chiara sceglie di ritornare in scena. Il suo nuovo album di inediti uscirà domani 24 febbraio 2017 (Sony Music), s’intitolerà “Nessun posto è casa mia” ed è intrecciato a doppio filo con il vissuto degli ultimi anni della cantante che in questo progetto ha avuto modo di sviluppare anche il suo ruolo di autrice. Coadiuvata dal Maestro Mauro Pagani, Chiara ha ritrovato se stessa, ha messo a fuoco la propria essenza e ha individuato le nuove coordinate da seguire. Per farlo si è circondata di amici e colleghi. Tante sono, infatti, le ottime penne che hanno contribuito alla scrittura delle tracce comprese nel disco: da Daniele Magro a Niccolò e Carlo Verrienti, passando per Edwyn Roberts e Stefano Marletta per arrivare a Virginio, Giovanni Caccamo e Marco Guazzone. Questa mattina Chiara ha accolto la stampa a Milano con un breve showcase  in cui ha presentato il brano sanremese “Nessun Posto è casa mia”, “Buio e luce” e “Il cielo” in una bella versione piano e voce. Ecco cosa ci hanno raccontato lei e Mauro Pagani.

Chiara, cosa è accaduto in questi due anni?

Ci sono stati dei grandi cambiamenti personali che hanno avuto un importante riflesso nel lavoro e nella musica. I primi tre anni dopo X Factor sono trascorsi molto velocemente e posso dire di essere felice di quello che ho fatto però ho anche avuto modo di capire cosa ho fatto. Ho studiato molto, ho acquisito consapevolezza. Prima mi mancava la verità, adesso la perseguo con tutti i rischi del caso.

Quali sono stati i passi fatti?

Ho lavorato sulla mia vita, ho cambiato alimentazione e sono andata in analisi. Dovevo capire che donna volevo essere prima di capire che tipo di cantante volevo essere.

E poi?

Poi mi sono chiesta che tipo di disco avrei comprato ed eccoci qui. Non riesco a mettere in dubbio quanto è stato fatto in questo disco perché è del tutto compiuto. Ci vorrà soltanto tempo, orecchio e pazienza.

Come è stato lavorare con Pagani? Come vi siete incontrati?

Ho avuto tanta fortuna. Ero passata alle Officine Meccaniche per altre cose e ci siamo incontrati così. Avevo proprio bisogno di una persona come lui, da soli non si può fare niente, bisogna cercare di attrarre a sé delle persone che possano aiutarti e capirti. Non pensavo che sarebbe successo, invece ci siamo trovati d’accordo su tutto. Abbiamo lasciato che le cose arrivassero, non abbiamo mai parlato di vendite, ci siamo sempre focalizzati sull’emozione.

Mauro Pagani:

“La cosa più bella del mio mestiere di produttore musicale è che si ha a che fare con il talento degli altri. Questo è un gran dono, è confortante sapere di avere a che fare con gente che ha talento. Nel mio piccolo sono stato fortunato, ho lavorato con tanta gente di talento, ho imparato tante cose e trovo che Chiara sia una cantante fantastica. Il suo punto forte? Un’instancabile attenzione nei riguardi di ciò che dice. Il mio lavoro di arrangiatore con lei è stato davvero semplice. Chiara è arrivata in studio che si era già cercata i pezzi con una definizione che andasse oltre il cantantese, ha evitato i luoghi comuni mantenendo un approccio semplice e popolare; mi è bastato dare una piccola spinta per far sì che le cose funzionassero al meglio. Per quanto riguarda il discorso autori penso che sia bello che questo disco ci sia una bella ventata di autori che coniugano qualità e facilità di comunicazione. Per chi come me sente una frattura generazionale è difficile riconoscere queste cose. La canzone d’autore tende a essere criptica mentre la scrittura popolare è davvero difficile. Se un pezzo sta su da solo basta semplicemente non rovinarlo”.

chiara ph Giovanni Gastel

chiara ph Giovanni Gastel

Chiara, come hai lavorato con gli autori che hanno partecipato alla stesura dei brani?

Tutto è nato in modo naturale e spontaneo, ho cercato gli autori con cui mi sono trovata bene fin dall’inizio. Non c’erano scadenze, ci siamo divertiti lavorando in modo sereno e senza paranoie. Stefano Marletta e Edwyn Roberts sono stati i primi a lavorare con me in un periodo di forte calo psicologico. Quando abbiamo finito, mi sono accorta di stare meglio fisicamente. Ho capito che questo mestiere può essere anche uno sfogo per i malesseri. Il primo brano che abbiamo scritto è “Grazie di tutto”, già da lì era scattata un’amicizia sincera.

E Virginio?

Anche Virginio mi ha fatto ascoltare tante belle melodie, abbiamo scritto il testo di “Chiaroscuro” mettendo nero su bianco quello che volevo dire anche senza la musica.

Curiosa la storia de “Le leggi di altri universi” di Guazzone…

Il brano era stato proposto come inedito ad altri concorrenti di X Factor. Sebbene non fosse stato scelto, io me ne ero innamorata, così, dopo 4 anni, ho cominciato a canticchiarne il motivetto a chiunque nella speranza di ritrovarlo. Poi ho rintracciato Marco, l’ho incontrato di persona e abbiamo lavorato insieme non solo a questo pezzo ma anche a “Le ali che non ho”.

Quanto ti rappresenta questo disco?

Uscire da un talent show può essere un disastro. Sei stato al top senza avere le basi necessarie per esserci. Questa cosa ti condiziona, fai tante cose ma solo dopo ti chiedi cosa hai fatto. Ci sono un sacco di emozioni contrastanti e visto che io ho sofferto molto per questo, ho scelto di fermarmi prendendomi il rischio di sovvertire le regole del mercato discografico. Ho pensato che fosse meglio non farmi vedere se non sapevo nemmeno io cosa volevo dire. Ho preferito lavorare su me stessa ad ampio raggio. Ho scelto di lavorare alla vecchia maniera, come se non avessi partecipato ad un talent. Quella che ascoltate oggi è la vera me.

Video: Nessun posto è casa mia

Cosa pensi del brano “Nessun posto è casa mia”? Cosa pensi che non sia arrivato alla gente?

Questo è stato il primo brano che abbiamo provinato insieme io e Mauro Pagani. In questo pezzo non c’è niente di sbagliato, ci sono molto affezionata perché ha un contenuto e una sua magia. Sapevamo che sarebbe stato televisivamente poco appetibile ma al mio terzo sanremo dovevo far vedere che c’era stato un cambiamento. Non volevo essere fraintesa, tante volte ho cercato i brani più “ruffiani” ma stavolta c’era bisogno di una scelta integralista. Questo brano è quello che ho scelto per fare il primo passo e ricominciare tutto daccapo. So che serve tempo ma ho capito che ci vuole pazienza.

Ti sei tolta qualche soddisfazione in questi giorni?

Sì, non mi era mai successo di incontrare una mia coetanea che mi dicesse grazie per aver cantato qualcosa che in cui si rispecchiasse. Ecco, questo mi ha commossa.

Quando potremo ascoltarti dal vivo?

Il 23 aprile ci sarà un’anteprima del tour al Blue Note di Milano, siete tutti invitati!

Raffaella Sbrescia

 

 

“Malìa – Napoli 1950-1960”, eleganza e sensualità a braccetto nel nuovo album di Massimo Ranieri

Ranieri cover

 “Malìa – Napoli 1950-1960” è il nuovo album di Massimo Ranieri (Sony Music), disponibile anche in vinile dal 23 ottobre 2015 e contiene un repertorio speciale, canzoni delicate che ci si tramanda ormai da generazioni che l’artista ha indossato con grazia ed eleganza, come autentici gioielli di inestimabile valore. Il termine Malìa, che deriva da magia, incantesimo, fascino, seduzione,  dà il titolo al disco e racchiude nel suo antico significato il senso stesso dell’intero progetto, scaturito dal testo di “Te Voglio Bene Tanto Tanto”, contenuto nel disco. Massimo Ranieri e Mauro Pagani, produttore dell’album, in questa nuova tappa del loro lungo viaggio nelle viscere della canzone napoletana,  hanno voluto al loro fianco cinque grandi artisti del jazz: Enrico Rava (tromba e flicorno), Stefano Di Battista (sax alto e sax soprano), Rita Marcotulli (pianoforte), Stefano Bagnoli (batteria) e Riccardo Fioravanti (contrabbasso) per un lavoro artigianale vissuto da tutti  con grande emozione.

Massimo Ranieri

Massimo Ranieri

«Benvenuti sul luogo del misfatto, spiega Mauro Pagani, ci siamo veramente divertiti a realizzare questo disco. C’ è stata una grande disponibilità di tutti ad entrare davvero nel progetto. In genere i musicisti tendono a mostrare la propria abilità strumentale, qui invece c’era attenzione, cura e salvaguardia del risultato finale. Mi sono goduto ogni singolo giorno, abbiamo registrato nove pezzi in tre giorni, gli altri tre in un giorno e mezzo, non è stata una jam session, ognuno ha suonato per il progetto con una pulizia cristallina, l’equilibrio ha magicamente funzionato e niente è stato lasciato al caso». L’avventura musicale di Ranieri prende energia e ispirazione da un tempo magico quando tra la fine degli Anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta quelle melodie già universali si riempirono improvvisamente di estate e di erotismo, di notti e di lune rivestendosi di un fascino elegante e internazionale. La  Napoli isolana, la napoli by night,  sexy come un’irresistibile stella del cinema. Sotto ad ogni nota di quei brani, nati e vissuti nell’intimità dei night e dei piano bar, brillano e ammiccano la formidabile fantasia e l’incontenibile libertà della musica Americana di quegli anni. Stupisce la versione di “Doce doce”, lato B con cui debuttò il grande Fred Bongusto. Travolgente “Ue Ue Che femmena”, brano di Nisa e Scalise del 1960, intrigante “Luna caprese” (lanciata da Nilla Pizzi nel 1953), qui ricamata dalle note di un pianoforte sornione. Nella tracklist ci sono autori ingiustamente considerati minori (Bongusto, Di Capri, Calise, Calvi, Kramer oltre che Carosone o Modugno) in un disco che è stato fatto come non si usa più, come pochi sanno fare al giorno d’oggi. «Mi sono messo al servizio di un grande periodo di Napoli che ho sfiorato. Anche se debuttai dodicenne all’EM Club di Napoli proprio cantando in inglese davanti a soli americani di stanza in città, quando Napoli respirava atmosfere a stelle e strisce, jazz compreso. Ho cercato i brani studiando il repertorio più nascosto, non volevo riproporre e ranierizzare i grandi classici che già conosciamo e amiamo. Mi sono messo al servizio di canzoni meno note. Sono tornato con la mente a Napoli, per cercare di ricordare come cantavano i crooner di quel periodo. Ne è nato un album, Malìa, che contiene dodici perle che fondono pop e jazz, proprio come allora. Personalmente ho cercato di contenermi, di non esagerare con la voce, alla fine è nato un album di canzoni delicate, tenere, profondamente napoletane ma al contempo internazionali», racconta Massimo Ranieri, partito da Roma per raccontare alla stampa di Milano quello che lui stesso definisce «il più bel viaggio degli ultimi 15 anni, da quando ha cominciato a collaborare con Mauro Pagani».

Massimo Ranieri ph_ Marco Piraccini

Massimo Ranieri ph_ Marco Piraccini

L’atmosfera è di quelle magiche, nello studio del maestro Pagani tutto assume un senso più intimo e più profondo, esattamente come fa il disco attraverso una ricerca di emozioni del passato, della nostra storia che è la nostra identità. Dopo l’uscita di “Malìa”, Massimo Ranieri si metterà nuovamente in gioco per una nuova avventura televisiva e il tour teatrale: «A gennaio ripartirò con la trasmissione Rai Sogno E Son Desto 3, durante la quale avrò occasione di cantare i brani del nuovo album accompagnato dai miei cinque fantastici musicisti jazz. Poi spero di portarmeli anche in giro per i teatri italiani. Devo ammettere che molti giovani mi conoscono più come attore che come cantante», confessa infine l’artista: «Mi hanno visto calcare i palcoscenici e vestire i panni di Riccardo III, oppure in televisione. Come dare loro torto? Non ho fatto canzoni per quasi venti anni! Nel 1975 non credevo di poter dire ancora qualcosa e non volevo una routine. Per questo bussai alle porte di Strehler, Patroni Griffi, De Lullo. Per imparare altro. Ora per molti sono un attore, non un cantante: popolarità che uso per progetti come questo. E’ forse “colpa” di Pagani se sono tornato alla musica. Il nostro sodalizio dura ormai da anni ma è con Malìa che ho vissuto l’esperienza più bella e più emozionante».

Raffaella Sbrescia

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Tracklist

01.  Accarezzame

02.  Nun E’ Peccato

03.  Tu Vo’ Fa L’Americano

04.  Doce Doce

05.  ‘Na Voce ‘Na Chitarra E ‘O PPoco ‘E Luna

06.  Ue Ue Che Femmena

07.  Malatia

08.  Luna Caprese

09.  ‘O Sarracino

10.  Anema E Core

11.  Te Voglio Bene Tanto Tanto

12.  Resta Cu’Mme