Pomigliano Jazz: Napoli e Brasile si abbracciano sul cratere del Vesuvio

Pomigliano Jazz - Gran Cono del Vesuvio

Pomigliano Jazz – Gran Cono del Vesuvio

Solo un anno fa il mondo restava affascinato dal primo concerto sul Gran Cono del Vesuvio. Esattamente un anno dopo, il Pomigliano Jazz inaugura la nuova edizione con una emozionante esperienza live:  Maria Pia De Vito, regina del canto libero e jazzato italiano, il celebre trombettista Enrico Rava ed il talentuoso chitarrista brasiliano Roberto Taufic hanno dato vita ad un progetto inedito, legato sia alla tradizione popolare partenopea che alla musica d’autore brasiliana. Una «Sarau sul Vesuvio», un incontro tra amici che suonano,  una commistione di anime scelte per rendere tangibile  il concetto d’intimità musicale. Immersa da un po’ di anni nel mondo della musica brasiliana, Maria Pia De Vito è riuscita ad individuare la chiave di volta per cesellare le parole di quelle che, da traduzioni dal portoghese, diventano nuove appassionate poesie da cantare a cuore aperto e ad occhi chiusi.

Pomigliano Jazz - Gran Cono del Vesuvio

Pomigliano Jazz – Gran Cono del Vesuvio

La travolgente vitalità della De Vito,  unita al timbro della sua voce e alla sua inconsapevole ed ipnotica gestualità, ulteriormente arricchita dal lirismo e della sensibilità per la melodia di Rava  e dalla naturale capacità improvvisativa di Taufic, hanno offerto al pubblico l’opportunità di vivere un momento di ascolto che, nota dopo nota, ha raggiunto un livello di poesia e completezza sempre maggiore. Le canzoni di pregevoli cantautori  come Guinga,  Carlos JobimChico Buarque, Vinícius De Moraes,  Ivan Lins si sono rivestite del sanguigno fascino del dialetto napoletano per solcare le pieghe dei ricordi e dell’anima. Amore che strega, che imprigiona, che tormenta, che conquista, che appaga, acchiappa, disarma,  lacera, sfrugulea; questo il tema centrale delle canzoni in scaletta.

Pomigliano Jazz - Gran Cono del Vesuvio

Pomigliano Jazz – Gran Cono del Vesuvio

 ’Mmiez’ô ggrano, Teresinha, Noturna, Construçao, Sciogliersi, Voce ‘e notte sono solo alcune delle “pazzarie” che i tre artisti hanno interpretato con passione e trasporto, senza trascurare la suggestiva body percussion della De Vito. Parole e note che ci restituiscono il senso del nostro stare al mondo, il tutto su un “mucchio di roccia e lava” che minaccia e che abbraccia allo stesso tempo Capri e Sorrento, Napoli, i Paesi Vesuviani, Miseno, Procida, Ischia , e lontano lontano, Ventotene.

 Raffaella Sbrescia

Leuciana Festival: il rock autentico di Edoardo Bennato apre la XVI edizione della kermesse

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

La XVI edizione del Leuciana Festival prende vita con un concerto comprensivo di tutte le migliori premesse possibili. Ad animare il Belvedere di San Leucio a Caserta è l’amato cantautore Edoardo Bennato, artista avanguardista, lungimirante, schietto nonché baluardo di verità e riflessione. Da sempre legato al territorio di Bagnoli, Bennato ha fatto della sua anima rock, la via d’espressione perfetta per concetti  dissacranti ed irriverenti provocazioni. Con lui sul palco, pregevoli musicisti: Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli alle chitarre, Patrix Duenas al basso, Raffaele Lopez alle tastiere e Roberto Petrone alla batteria. Ad inaugurare la serata la delicata vocalità della giovane cantante di Casaluce Rosa Chiodo e le mani sapienti del pianista Francesco Oliviero. Subito dopo i grandi successi di Bennato hanno trovato ed incrociato il calore del numeroso pubblico accorso all’evento:  Sono solo canzonette,  Il gatto e la volpe , È asciuto pazzo ‘o padrone , Il paese dei balocchi , L’ isola che non c’è , Mangiafuoco , Vendo Bagnoli , Rinnegato,  Il rock di capitan Uncino, Un giorno credi sono alcune delle canzoni scelte per la scaletta di un concerto intenso e curato nei dettagli. Il carisma di Edoardo è sempre sinonimo di emozione e subbuglio dei pensieri, non rimane che attendere il suo prossimo album di inediti intitolato  “Pronti a salpare”, in uscita il prossimo ottobre  per Universal Music .

Raffaella Sbrescia

Photogallery a cura di: Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

Edoardo Bennato live @ Leuciana Festival ph Luigi Maffettone

 

 

 

 

Suoni di Napoli: un omaggio alla città dalle produzioni musicali partenopee

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Sei produzioni tutte napoletane per un unico concerto al Maschio Angioino: è “Suoni di Napoli”, il nuovo format presentato da tre note realtà della discografia partenopea, Marocco Music, AreaLive e Full Heads, che si terrà giovedì 3 settembre alle ore 21:00 (Ingresso Euro 7) nell’ambito del festival del teatro comico e del cabaret “Ridere”, organizzata dal Teatro Totò e dall’Associazione Teatro Bruttini.
Protagonisti sul palco, la poesia del cantautore Maldestro, il fascino italo-greco di Marina Mulopulos, il soul-rap di Pepp-Oh, lo stile nostrano di Tommaso Primo, la voce inconfondibile di Ciro Tuzzi (Epo), Pier Paolo Polcari con il progetto “Intraterrae”. La serata sarà presentata da Peppe Underif, speaker di Radio Crc Targato Italia.

“Suoni di Napoli – spiega il produttore Rocco Pasquariello di Marocco Music – è più di un concerto, è un omaggio alla città, un luogo d’incontro tra le produzioni musicali che nascono a Napoli, impreziosendone l’immagine, e il pubblico. Vogliamo testimoniare quanto sia produttivo ed eterogeneo il tessuto musicale urbano, sostenendo realtà molto diverse, il cui sound non potrebbe essere più distante, ma che si fonde grazie all’incanto della nostra terra.”

“Per la prima volta ci siamo uniti, – dice con orgoglio Luca Nottola di AreaLive – contando solo sulle nostre forze, per regalare ai nostri artisti un’occasione di esibirsi in uno dei posti più suggestivi della città. Senza competizione, ma solo puntando alla realizzazione di una serata unica che ci auguriamo possa diventare la prima tappa di una lunga serie di concerti.”

“Suoni di Napoli dimostra come tre realtà dell’industria musicale partenopea, – afferma Luciano Chirico dell’etichetta indipendente Full Heads – operano per valorizzare il panorama artistico della città, e per esportarne i talenti, in Italia e all’estero. La musica di Napoli, quella che viene prodotta qui, è un patrimonio che merita di essere conosciuto oltre i confini locali”.

Si parte con il soul-rap di Pepp-Oh, esponente della G.A.S. Family, un artista trasversale, attento alle rime e alla scrittura quanto alle melodie, in grado di dar vita ad un progetto apprezzato da appassionati dell’underground e non. Nel 2015 ha pubblicato con Etichetta Full Heads il suo primo progetto ufficiale solista, l’LP “Sono un cantante di Rap”.

A seguire le melodie autenticamente “made in Naples” prenderanno vita nel live di Tommaso Primo, giovane cantautore che con il suo primo Ep, “Posillipo Interno 3″, pubblicato nel 2013, ha conquistato i tantissimi fan che ora aspettano l’LP d’esordio in uscita per Full Heads/AreaLive a novembre 2015.

Spazio poi alla world music con la cantante italo – greca Marina Mulopulos, che a Suoni di Napoli presenterà in anteprima l’album “Distichòs” in uscita ad ottobre per la Marocco Music. Disco d’esordio da solista per l’artista già nota al pubblico per le sue importanti collaborazioni, tra cui Almamegretta, Autobam, Acustilak, Malfunk, Neem, Tilak, con cui ha realizzato dischi e concerti in Italia e all’estero. Artista poliedrica, canta e scrive sia in greco sia in italiano, riuscendo a fondere perfettamente, nella sua musica, ascolti blues, influenze della sua terra d’origine ed echi del proprio percorso artistico.

Ancora protagonista il cantautorato con Maldestro, autore di ballate che raccontano l’amore, la rabbia, la speranza, il disagio e la disperata voglia di vivere di un giovane poeta dei nostri tempi, raccolte nell’album “Non trovo le parole”. Maldestro è stato il cantautore rivelazione del 2013 con  il brano “Sopra il tetto del Comune” storia di un operaio licenziato che cerca soluzione ai suoi problemi arrampicandosi sul municipio. La canzone, inviata quasi per scommessa ai più importanti Premi musicali italiani, ne ha fatto man bassa (Premio Ciampi, Premio De André, SIAE, AFI e Musicultura 2014).

Sul palco anche gli Epo, formazione rock dal sound ricco di sfaccettature, il cui talento cantautorale del frontman, Ciro Tuzzi, è affiancato e valorizzato dalle particolari scelte stilistiche musicali, che danno vita a una commistione di generi diversi quali il rock, il pop, la canzone d’autore e l’elettronica. La toccante voce di Ciro è lo strumento che sostiene e accompagna i testi intensi e le evocative melodie.

A chiudere la serata sarà Pier Paolo Polcari, tastierista, compositore, tra i membri fondatori degli Almamegretta, con il suo progetto “Intraterrae”, in cui si fondono originali intrecci sonori tra l’elettronica e la musicalità caratteristica del Sud del Mediterraneo.

Durante la serata è possibile acquistare a metà prezzo i dischi degli artisti che si esibiranno sul palco di Suoni di Napoli.

L’evento rientra nella rassegna del festival del teatro comico e del cabaret “Ridere”, organizzata dal Teatro Totò e dall’Associazione Teatro Bruttini. “Ridere”, giunto quest’anno alla sua 26^ edizione, è inserito nel cartellone degli eventi de “L’Estate a Napoli 2015 “FemmeNa – alle origini della creatività” –” presentato da Comune di Napoli – Assessorato alla Cultura e al Turismo.

Prevendita:
Botteghino Teatro Totò: h. 10:30 – 13:00 – tel. 081 5647525
Botteghino Maschio Angioino: h. 17:30 – 19:30 – cell. 392 9440946
Prevendita on line: www.teatrototo.it

Fonte: Ufficio stampa

Leuciana Festival: al via la XVI edizione della rassegna ambientata al Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio

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Musica, arte, film etnografici, mostre, visite guidate e degustazioni di prodotti eno-gastronomici al Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio. Torna dal 30 agosto al 5 settembre 2015 la XVI edizione del “LEUCIANA FESTIVAL”, per la direzione artistica di Enzo Avitabile. Organizzata dal Comune di Caserta e finanziata dall’assessorato al Turismo della Regione Campania, attraverso il Piano d’Azione e Coesione, la rassegna si apre domenica 30 giugno alle 21 con il concerto di Eduardo Bennato, cantautore e musicista eclettico, autore di testi dissacranti, che da mezzo secolo incarna l’anima rock del capoluogo partenopeo. Con lui sul palco, Giuseppe Scarpato e Gennaro Porcelli alle chitarre, Patrix Duenas al basso,Raffaele Lopez alle tastiere e Roberto Petrone alla batteria. In scaletta, oltre a  brani entrati nell’immaginario collettivo come “Viva la mamma”, “ Il paese dei balocchi”e “Il gatto e la volpe”, anche anticipazioni tratte da “Pronti a salpare”, il nuovo album in uscita il prossimo autunno per Universal.

Lunedì 31 agosto, sempre alle 21, tocca invece al grande violinista Uto Ughi accompagnato al pianoforte dal maestro Marco Grisanti.

Bob Geldof

Bob Geldof

Nella sua unica data in Italia, martedì 1 settembre arriva Bob Geldof. Il leggendario musicista, attore e compositore irlandese – ideatore del Live Aid nel 1985 – è accompagnato da una band di 6 elementi che comprende, tra gli altri, Pete Briquette (co-fondatore dei Boomtown Rats insieme a Geldof ), John Turnbull, storico chitarrista di Jan Dury and The Blockeads e Jim Russell batterista trai di Paul Young.

La storica voce del punk italiano torna a raccontarsi live, in esclusiva per la Campania, con le canzoni del suo repertorio solista e con quelle dei C.S.I. e CCCP: Giovanni Lindo Ferretti in concerto “a cuor contento” mercoledì 2 settembre con gli ex Ustmamò, Ezio Bonicelli al violino e chitarra acustica e Luca A. Rossi al basso, chitarra elettrica e batteria elettronica.

Bestemma d’amore” è il titolo dello spettacolo che Enzo Avitabile e Pippo Delbono portano in scena in esclusiva per il Leuciana Festival il 3 settembre. Un concerto dove le parole diventano musica per celebrare l’amore ferito, affogato, ucciso e rinato, con testi tratti da Juan de La Cruz, Pasolini, Rimbaud. In scena con Avitabile (voce, arpina, tamburo e sax sopranino) e Delbono (voce recitante e canto) anche Gianluigi Di Fenza alla chitarra napoletana e Carlo Avitabile ai tamburi.

Fausto Mesolella

Fausto Mesolella

In chiusura è la volta di due casertani doc: Pietro Condorelli (il 4) e Fausto Mesolella (il 5). Il primo, tra le voci più autorevoli della chhitarra jazz in Europa, presenta in quintetto “Jazz, Ideas & Songs“, il suo nuovo reading-concerto. Accompagnato da una ritmica collaudata – Domenico Santaniello al contrabbasso e Claudio Borrelli alla batteria – da Francesca Masciandari al flauto e dalla vocalist Simona Boo, Condorelli (chitarra e testi) affronta differenti tematiche in un continuum spazio-temporale che prende spunto dalla cultura degli anni ’70, da Jack Kerouac, dalla musica del dopoguerra e da composizioni originali. Fausto Mesolella (già chitarra degli Avion Travel), invece, festeggia i 50 anni di carriera presentando in anteprima nazionale il suo nuovo lavoro “CantoStefano”. Il cd, pubblicato dall’etichetta Suoni dall’Italia, contiene testi del poeta Stefano Benni musicati e cantati dallo stesso Mesolella.

Parallelamente, ogni giorno prima dei concerti (ore 18:30) si terrà “L’altro Sguardo”, una rassegna di film etnografici a cura di Intima Lente.

In programma, inoltre, degustazione di prodotti eno-gastronomici (dalle ore 19 alle ore 20), la sezione “Arti nel Cortile” (dalle 20), visite guidate al Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio (dalle 18 alle 20) e la mostra d’arte contemporanea a cura di Enzo Battarra, “Il collasso dell’utopia”, che racchiude le opere di Michele Attianese, Crescenzo Del Vecchio Berlingieri e Lello Lopez.

La Terza Guerra: Mimosa racconta le donne del nuovo millennio nel suo emozionante album d’esordio

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Attrice, musicista e cantante, Mimosa  Campironi è un talento spinto da una fame insopportabile: fame di emozione, espressione, formazione, sperimentazione, conquista? Chi può dirlo. Dopo aver studiato pianoforte in Conservatorio, recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, filosofia alla Sapienza, Mimosa debutta nel mondo musicale italiano con “La terza Guerra”, artisticamente prodotto da Leo Pari, in uscita il 25 settembre per Gas Vintage Records. Le undici tracce che compongono questo lavoro spiazzano, commuovono, provocano, smuovono i pensieri, i ricordi, l’anima. Se è vero che ogni canzone racconta un personaggio femminile sempre diverso, è altrettanto vero che il concetto di “fame” tanto caro a Mimosa ricorre ed emerge con prepotenza ed è indice di intimismo e di sensibilità emotiva. “Ora mi accorgo del mio corpo in evoluzione, dello spirito che si muove dentro di me e prende forza. Penso a quanta importanza ha nella mia vita l’amore in tutte le sue declinazioni e la lotta profonda di liberazione dell’ anima. Penso alle mie amiche che attraversano la crisi economica con me, alle ragazze della mia generazione. Penso all’energia con cui ci affanniamo a costruire qualcosa che nemmeno comprendiamo, con la sensazione che i risultati non li vedremo mai. Così ho scritto “La Terza Guerra” una performance e un disco che mette in scena tutte le storie che ho incontrato e vissuto in questi anni”, scrive Mimosa nella sua biografia, aprendo le porte del suo mondo che, in fondo, è anche un po’ il nostro. Donne che lottano con l’arma dell’amore (Terza Guerra), donne che amano troppo (Voglio Avvelenarmi un po’) o che sbagliano a scegliere l’uomo da amare (Il Ragazzo Sbagliato), donne che vengono uccise (Fakhita) o sfigurate (Non Ero io), donne che perdono un padre (Fame D’Aria) prendono vita tra strofe e ritornelli scanditi da arrangiamenti molto curati, impreziositi dalla costante ed elegante presenza del pianoforte.

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Indifferente alle tendenze contemporanee, Mimosa segue la sua linea musicale ed espressiva. Il messaggio è subito chiaro nella title track “La terza guerra”, definita dalla stessa cantautrice come “la canzone donna”: canto la ‘terza guerra’ come se fosse una donna che marcia verso il futuro , finalmente padrona di sè, armata di amore , voglia di cambiamento e coraggio. Più intimo e delicato il mood di “Arance”, brano ispirato al giardino segreto di Roma in cui Mimosa immagina un uomo che, prima di morire, sdraiato nel suo letto, prega la sua donna di vivere in modo assoluto e di non avere paura perché ogni dolore si dissolverà come acqua. “Ho tante cose da raccontarti ma ho la pancia annodata dalla fame”, canta Mimosa, in “Fame d’aria”, scritta per chi avrebbe voluto conoscere e non ha potuto, per chi ha salutato troppo presto. Bellissima la conclusione strumentale al piano, un magistrale tocco di classe. Ne “Gli Effetti”, il pianoforte è come impazzito, alterato come la realtà che viviamo, infestata da una polvere che aleggia nell’aria ed eccita tutti i valori. Dove è andata a finire la parola diritto? Dove è finita la parola domani? Dove è finito il coraggio di osare? Si chiede e ci chiede Mimosa mettendoci con le spalle al muro e di fronte ad un implacabile specchio riflesso. “Fakhita” è un brano coraggioso e controverso, è una preghiera, un ‘Ave Maria, ispirata alle storie delle tante ragazze trovate uccise, di cui spesso non si conosce l’identità. Fakhita è carne sacrificale sull’altare della gente perbene, madre dei ladri e dei poeti. Frenetico e dirompente è il mood di “Voglio avvelenarmi un po’”,  una canzone al monossido di carbonio  in cui l’amore quotidiano è capace di assuefare fino allo svenimento. Surreale e divertente il crash finale al piano. La canzone più cinematografica del disco è “Bambola” in cui clavicembalo, piano e toys raccontano la vita delle cosiddette ragazze ‘cosa’ svuotate di anima e di emozioni che, in verità, continuano ed esistere e a vivere di vita propria. L’aria che entra ed esce dai polmoni diventa essa stessa una cosa e si accumula con gli altri oggetti nella stanza, i sospiri si ammucchiano sotto le coperte  e gli occhi seminano speranze sul parquet di un appartamento al quinto piano.

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“Il ragazzo sbagliato” arriva al momento giusto per raccontare una canzone d’amore al contrario: “abbracciami senza motivo apparente”, canta Mimosa, trasmettendo delicata fragilità ma anche chiarezza di intenti. L’amore adolescenziale è, invece, il protagonista assoluto de “La palestra della scuola”, canzone che racconta il sentimento senza mezze misure. Spazio anche al tragico tema della violenza sulle donne con “Non ero io”: un uomo e una donna sono al centro del racconto. Lui chiede perdono, promette amore, ma le ha gettato addosso dell’acido di fronte a casa sua. Lei racconta pubblicamente quello che è successo, prova a farlo con lucidità, con il viso di un altra addosso e la freddezza di un dolore troppo grande. Il disco si chiude con “Denti”: pianoforte e voce scandiscono una dolce epigrafe conclusiva che apre le armonie del piano a coda sigillando con eterea grazia un esordio, quello di Mimosa, che sorprende, che convince e che, soprattutto, emoziona.

Raffaella Sbrescia

Video: Terza Guerra

Il Santo: il rock incendiario di Samuel Holkins

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Una ventina di minuti di rock incendiario. L’ ep di Samuel Holkins, il nome da solista con cui si presenta la band di Formia composta da Samuel Holkins alla voce, al basso Vince Esposito, alla batteria Massimo Verrillo e alla chitarra Gianluca Merenda s’intitola “Il Santo” e si compone di 5 tracce, scritte da Samuel De Meo, ed è stato pubblicato per la Music Force. Presentandosi in maniera irriverente come  “ritardatari, disordinati e burloni”, la band si contraddistingue, invece, per la dettagliata cura dei suoni ed una buona maturità musicale. Il disco si apre con la forte impronta sociale della title track che richiama al rock di protesta attraverso il racconto dell’ipocrisia del mondo contemporaneo. Il brano “Mille luci” è, invece, un ballo estenuante, la linea melodica cela una latente oscurità di fondo. Nelle suggestioni punk-rock di  “Un uomo memorabile” il concetto di libertà espressiva e personale traspare in ogni nota  tra infuocati giri di batteria. “Babylonia” cerca le radici nella musicalità della musica cantautorale italiana, nella narrazione da cantastorie, con un’ambientazione rock.  “Fuoco di Russia”, traccia di chiusura, è un brano decisamente aggressivo, un finale a schiaffo che racchiude una graffiante energia ed una travolgente enfasi comunicativa.

Raffaella Sbrescia

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Video: Il Santo

Guardare Lontano: un album ottimista e ricco di suoni per i Ghost

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I loro testi racchiudono le tappe di un cammino, la meta la decidiamo noi, l’unico requisito richiesto è esser capaci di Guardare Lontano, esattamente come cita il titolo del loro terzo disco di inediti. Stiamo parlando dei Ghost, band romana  costituita dai fratelli Alex ed Enrico Magistri nel 1995 che, attraverso una riuscita fusione tra rock ed elettronica, riesce a veicolare importanti messaggi di speranza ed ottimismo. La scelta di un tempo infinito e di un aggettivo strettamente correlato, lascia subito trasparire l’esplicita intenzione possibilista dei Ghost che aprono la tracklist dell’album con L’era del litigio (la tua radio suona).  Un brano musicalmente ricco che analizza la realtà esortandoci a dare volume ai suoni della vita «é l’ora della vita, riprendila, non farti male» mentre il mix and match dei suoni racchiusi in Movimento animano parole pungenti e dirette. Intenso e magnetico il delicato pianoforte che accompagna la storia di Chiara: «Stasera Chiara non confonderti ti dedicherò la ragione e la poesia». Completamente diverso è il potente registro rock de La Diva, un brano viscerale, pensato per travolgere l’ascoltatore. 22 è la traccia più originale: declinazioni e significati legati ad uno stesso numero arricchiscono l’immaginario seguendo le fila di una storia folle e coinvolgente, sulle orme di un sensualissimo sax.

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Grandi dosi di elettronica accendono la linea melodica de  Il respiro di un’estate, il cui ritmo si muove tra nebbia e scorie di sogni d’amore. «Devi combattere per sopravvivere», cantano i Ghost in Un uomo solo servendosi di sound battente che non lascia spazio a fughe di pensiero. A smorzare i toni è Parla di te in cui ritorna il pianoforte a dirigere infinite strade strumentali, pronte ad alleviare il bruciore delle lacrime di un’anima solitaria. La vivacità di Meglio una brutta verità sdrammatizza un brano  che è, in sintesi, un elogio alla lealtà, un modus vivendi sempre più appannaggio di pochi. La traccia di chiusura del disco è Libero, un brano intimo, un inno alla vita in cui i Ghost mettono a nudo loro stessi ma anche tanti di noi. Scrivendo cose come «Le parole non dette mi rendono fragile» i Ghost recuperano la nostra umanità, cancellano il mito dell’infallibilità e riavvicinano la sensazione di armonica felicità che tanto spesso ci sfugge.

 Raffaella Sbrescia

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  Tracklist:

L’era del litigio (la tua radio suona)
Movimento
Chiara
La diva
22
Il respiro di un’estate
Un uomo solo
Parla di te
Meglio una brutta verità…
Libero

 Video: Movimento

 

 

Appino: “Il palco è un non luogo, un punto di verità”

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

A distanza di due anni da “Il testamento”, Appino, leader dei Zen Circus, torna sulla scena musicale con un album completamente diverso dal precedente intitolato “Il grande raccordo Animale”.  Nel nuovo disco, il cantautore compie un viaggio senza meta tra testi intimi e solari, ballate risolute e beat taglienti. “Grande raccordo animale” (Picicca Dischi / La Tempesta / Sony Music), scritto quasi interamente nelle isole del Nord Africa, risente dell’influenza mediterranea, in un alternarsi tra metropoli e deserto, avvalendosi, tra l’altro, della produzione di Paolo Baldini (già con Africa Unite, TARM e tanti altri). In questa intervista Appino ci racconta questo suo nuovo lavoro senza trascurare delle interessanti osservazioni relative al proprio percorso artistico e alla scena musicale contemporanea.

Come nasce il “Grande raccordo animale”?

L’anno scorso ho avuto la voglia e la fortuna di viaggiare per piacere, cosa che non facevo da un bel po’, visti gli impegni con gli Zen e varie altre cose. Ho girato il mondo in 12 mesi  e l’album è nato in maniera molto leggera. Mi sono immaginato questa grande infrastruttura che collegava tutti i posti in cui ero stato, compresa Roma. In  fondo il Grande raccordo anulare circonda la città ma se non si esce, si gira in tondo per sempre…

Hai definito questo disco un carnevale di emozioni e persone, in che senso?

Rispetto a “Il Testamento”, che era un disco con un concept molto preciso, ovvero la famiglia italiana partendo dalla mia esperienza personale, questo è un disco libero, scritto in viaggio, quindi non ha un’argomentazione specifica se non il viaggio in sé. Ogni canzone ha una storia, c’è l’autocitazionismo classico anche degli Zen Circus e c’è l’amore, un tema che non avevo mai toccato. In verità tutto il disco è una cosa che non avevo mai fatto: le voci, la musica, i testi, è tutto diverso. Anche se sembra più leggero de “Il Testamento”, ho ancora più voglia di approfondirlo perché non c’è una linea guida generale.

Entrando nel dettaglio delle scelte stilistiche e degli arrangiamenti, come hai lavorato all’album?

Negli ultimi due anni, soprattutto l’ultimo, ho vissuto dei momenti personali molto forti, c’è stata la musica africana accanto a me, a tirarmi fuori un sorriso anche quando non avevo niente per cui sorridere. A questo aggiungerei anche tanto dub,  ho ascoltato pochissimo rock ed è forse anche naturale; sono 25 anni che suono e lavoro sul rock,  ho sentito l’esigenza di abbracciare la vita con un po’ più di solarità. Credo che i dischi vadano fatti non tanto per piacere al pubblico, quanto per portare avanti il proprio viaggio personale. La differenza sostanziale è che ho fatto sì che le cose andassero come dovevano andare senza  preoccuparmi del possibile riscontro.

Tu che vivi il pubblico sulla tua pelle come vivi l’uscita del disco?

Ho deciso di uscire d’estate perché è un disco dedicato al sole; una cosa per me poco convenzionale. Lo sto portando in giro con una band fatta di amici con un live molto bello che mescola sia “Il Testamento” che “Il grande raccordo animale” senza preferire l’uno all’altro; questo crea una scaletta continuativa veramente interessante. Mescolare le carte ci fa divertire da matti e questo si percepisce.

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Quali sono le differenze tra i tuoi progetti da solista e quelli con il gruppo, peso massimo della musica indipendente italiana?

Abbiamo un immaginario forte, veniamo dal punk e da una serie di ascolti nonchè da un tipo di etica che abbracceremo sempre. Siamo un po’ come dei personaggi dei cartoni animati che hanno sempre lo stesso vestito ma vivono avventure diverse. Raccontiamo cosa vuol dire vivere in questo paese oggi dai 16 ai 70 anni. Quando sono da solo tendo ovviamente a lasciarmi andare anche verso altri lidi. La cosa migliore che si può fare, sia nei confronti del pubblico, che di se stessi e fare quello che ci si sente. Quando sono negli Zen è come stare in una congrega di supereroi, una fortezza inespugnabile; sono con loro da quando avevo 16 anni, gli Zen sono famiglia.

Sei una delle penne più originali della scena musicale contemporanea, come ti inserisci all’interno di un contesto che dà sempre più spazio ai talent?

Non riesco ad immaginarmi come possa essere la vita di un musicista senza una storia fatta di scelte difficili, di gavetta, di passione e che non sia figlia di una scatoletta ridicola e finta come la televisione. Da qualche parte c’è del talento, della vera e pura voglia di fare, però mi fa pena che il suddetto talento debba essere giudicato da un mezzo così lontano dalla verità, quale è la televisione. Sono veramente pochi quelli che poi realmente escono con un bagaglio culturale tale da poter portare avanti un discorso musicale bello e interessante.

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Andrea Appino ph Niko Giovanni Coniglio

Un bellissimo elenco di date live affolla la tua estate… faresti il punto sulla situazione sulla musica indipendente italiana e, più in generale, sui Festival?

La musica indipendente ha cambiato molto le direttive generali attraverso i social mentre mentre prima era un vero e proprio porta e porta. Anche adesso è così ma c’è molta discrepanza tra le realtà più piccole e quelle più grandi, non c’è più una via di mezzo, se non c’è un gruppo noto,  non si va a vedere il concerto e questa è una cosa che mi dispiace molto pur facendo parte dei cosiddetti “big”. Ci sono tanti Festival che hanno deciso di puntare su nomi non conosciuti; un esempio su tutti e il MIAMI, che quest’anno ha completamente rinnovato la line up. L’anno scorso si festeggiava il decennale e c’eravamo veramente tutti, quest’anno, invece, si è scelto di cambiare. Quello che farei io è cercare di smuovere un po’ il pubblico verso altri ascolti, nel frattempo io continuo a suonare, mi sento a mio agio sul palco che, per me,  è un non luogo, un punto di verità.

C’è qualche contesto musicale in cui avresti voglia di esibirti ma non ci sei ancora riuscito, per esempio all’estero?

All’estero è sempre bello andare, anche se andiamo sempre per  un pubblico italiano. Non è detto che un giorno possa tornarmi la voglia di tornarci facendo qualcosa di non italiano, questo non lo so…In realtà non ho grandi aspettative, anche perché le aspettative di solito sono fatte per essere mancate quindi mi limito a fare quello che mi piace! Ci sono tante cose che vorrei fare ma non mi metto lì con l’ansia a pensarci su. Una cosa è sicura: i teatri non li sento miei, quell’esperienza lì non la voglio ancora fare perché da noi la gente viene soprattutto per ballare…

Hai mai pensato di mettere nero su bianco quello che hai vissuto fin’ora?

Lo farò sicuramente, è una cosa a cui io e gli Zen pensiamo spesso  ma che, allo stesso tempo, ci spaventa un po’… forse perché è qualcosa che attesta che sei un vecchio, quindi aspettiamo di esserlo davvero! (ride ndr)

Raffaella Sbrescia

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La tracklist di “Grande raccordo animale”: “Ulisse”, “Rockstar”, “Grande raccordo animale”, “New York”, “La volpe e l’elefante”, “Linea guida generale”, “L’isola di Utopia”, “Nabuco Donosor”, “Buon anno (Il guastafeste)”, “Galassia”, “Tropico del Cancro”.

 Video: La volpe e l’elefante

Marco Ligabue sui palchi di tutta Italia con “Luci – Le uniche cose importanti”

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Continua l’intensa estate musicale di Marco Ligabue che, dopo l’uscita del secondo album di inediti “Luci – Le Uniche Cose Importanti”, artisticamente prodotto da Corrado Rustici e composto da nove tracce inedite, il cui filo conduttore è l’ottimismo e l’entusiasmo, arriva sui palchi di tutta Italia con invidiabile grinta. Dopo aver conquistato una menzione speciale al Premio Lunezia 2015 “per la sua capacità di saper cantare, con un linguaggio diretto, temi importanti della vita e della società italiana”, Marco Ligabue ha intrapreso un inarrestabile percorso di crescita live, sostenuto dal proprio coraggio e dalla forza delle sue ballate pop-rock, in cui il cantautore dimostra di padroneggiare il senso delicato dei versi scritti di proprio pugno e le relative tematiche. Con questo album, realizzato in maniera più consapevole rispetto a “Mare dentro”, Marco Ligabue sta riscontrando davvero tanti consensi e i numerosi concerti che sta tenendo dimostrano una crescente sintonia anche con il pubblico, sempre molto attento e partecipe.

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

«Io mi indigno per delle cose con il sorriso sulle labbra. Non mi piace unirmi al coro del lamento che c’è fuori però voglio pensare che vi possa essere ancora un’Italia bella e far vedere le cose che funzionano», ha spiegato l’artista in una recente intervista, a proposito del messaggio contenuto in questo album, ulteriormente impreziosito da importanti collaborazioni con  Beppe Carletti, storico cofondatore dei Nomadi, Paolo Belli, Antonella Lo Coco, Lello Analfino e Othelloman. Con questi racconti di opportunità, Marco Ligabue celebra la bellezza e lancia un necessario input di rinascita, una scelta coraggiosa a cui seguirà sicuramente una entusiasmante risposta.

Raffaella Sbrescia

Photogallery concerto San Nicola a Mare -Montecorice  (Cilento)  - 21 agosto 2015 a cura di Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

 

Marco Ligabue live @ CIlento ph Anna Vilardi

Marco Ligabue live @ Cilento ph Anna Vilardi

 

Notte della taranta 2015: una festa per 200 mila persone all’insegna della contaminazione

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Guidare nelle buie stradine della costa salentina alla scoperta della Notte della Taranta. Da Gallipoli, arrivare fino a Maglie e meravigliarsi di fronte alla folla oceanica di macchine e persone richiamate dall’eco della manifestazione popolare più famosa d’Europa. Giunti a Melpignano, un tripudio di gonne lunghe, tamburelli di ogni genere e bottiglie di vino colorano l’aria con immagini, suoni, odori, colori tutti da scoprire, uno dopo l’altro. Divertente fermarsi a guardare gruppi di “pizzicati” accompagnare i brani eseguiti sull’imponente palcoscenico allestito per l’occasione e disegnato da Fabio Novembre. Avventurarsi tra le prime file appare, invece, piuttosto azzardato: orde di persone ubriache e barcollanti ostacolano visuale e percezione del suono, meglio ritornare in una posizione più defilata per potersi rilassare e godere appieno della musica e del clima di festa generale. La “notte del ragno” è un rito, quasi una cerimonia evocativa dal fascino ancestrale, modificata dall’evoluzione degli usi e dei costumi, eppure ancora viva nei cuori di molti. Con un evento itinerante, in grado di calamitare persone da tutta Italia e non solo, La notte della Taranta rappresenta il collante perfetto per storia, musica, danze, vite, paesaggi. All’interno di questo microcosmo dal sapore antico, gli artisti scelti dal mastro concertatore ( quest’anno Phil Manzanera), si ergono a figure immaginifiche e fascinose. Tra gli ospiti più apprezzati dell’edizione di quest’anno citiamo Antonio Castrignanò, per la sua profonda passione e per la fulminante energia con cui esprime talento e competenza. Non ha disatteso le aspettative anche l’attesissima performance di Luciano Ligabue, sul palco alle ore 1.30, che ha cantato due perle della tradizione salentina come  Ndo ndo ndo Beddha ci dormi, Il Muro del suono e una versione pizzicata di Certe Notti. A guidarlo in questa speciale esperienza è lo stesso Phil Manzanera, chitarrista dei Roxy music, produttore e maestro concertatore della Notte della taranta 2015. Sul palco con Ligabue anche Federico Poggipollini, Alessia Tondo e Paul Simonon, il bassista dei Clash, a tangibile conferma che questa Notte della taranta è stata all’insegna del rock.

Raffaella Sbrescia

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