Vocalmente: dal 6 al 9 settembre il Festival Internazionale A Cappella di Fossano

vocalmenteLa quarta edizione del festival internazionale della musica corale e a cappella di Fossano è alle porte. La manifestazione quest’anno si trasferisce in piazza Castello, più precisamente nella fortezza quattrocentesca degli Acaia.

Ormai nell’establishment dei festival musicali italiani ed europei, Vocalmente torna rinnovato non solo nell’aspetto ma anche nello spirito grazie all’introduzione del modello “free entry” per i concerti: la musica a cappella esce dal teatro per abbracciare non solo il pubblico consolidato del genere ma anche un pubblico nuovo di avventori anche meno consapevoli ma comunque vogliosi di scoprire l’alchimia speciale di un concerto sole-voci.

Inoltre, a partire dal 26 Giugno, per chi preferisce assicurarsi il posto a sedere, è possibile prenotare un sedile al costo di 3 euro a serata oppure “abbonarsi” acquistando con un unico click un voucher mono-posto per tutti e quattro i concerti al costo di 12 euro. Ogni utente potrà ordinare acquistare fino 5 posti (o 5 voucher) fino ad esaurimento dei 600 allestiti nella piazza Tutti i dettagli in Italiano ahttp://www.vocalmente.net/it/informazioni/prenotazioni/ o in inglese ahttp://www.vocalmente.net/informations/reservations/

L’area sarà comunque accessibile gratuitamente, tuttavia i voucher emessi alla prenotazione, da presentare allo staff ad ogni ingresso, garantiranno ai possessore il proprio posto a sedere in platea.

Il programma:

Cluster – Italia - 6 Settembre

Postyr – Danimarca – 7 Settembre

Skety – Repubblica Ceca – 8 Settembre

Rockapella –  USA- 9 Settembre 

Per quel che riguarda il piano didattico storicamente affiancato ai concerti, l’edizione 2017 stacca dalle precedenti fermando lo storico camp per una edizione mentre la direzione artistica dei Cluster già lavora al programma formativo di Vocalmente 2018 – VOCALMENTE ACADEMY – un’offerta didattica ancora più professionalizzante articolata in masterclass, laboratori di recording e talks con i professionisti del genere a cappella che hanno raggiunto la caratura del riconoscimento internazionale.

Un’ultima novità, inoltre, per gli amanti della gastronomia: sigillata la collaborazione con il marchio  Slow Food che si occuperà in via esclusiva delle aree di ristoro interne al festival all’insegna della qualità e dell’eccellenza territoriale piemontese.

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Uomo – Donna: i sentimenti raccontati da Andrea Laszlo De Simone

Andrea Laszlo De Simone

Andrea Laszlo De Simone

Tempo di riflessioni. Meglio farle come si deve con “Uomo Donna”, l’album solista di Andrea Laszlo De Simone pubblicato per 42 records. Un disco libero: da preconcetti, da strutture, da convenzioni. Un lavoro che mette insieme pensieri intimi costruiti in modo assolutamente personale e avulso da tendenze e obiettivi di mestiere. Un saliscendi tra esplosioni e implosioni, una narrazione che sposta di continuo il punto di vista tra soggettività e oggettività; un insieme di dettagli che fotografano impietosamente la natura umana tra passato, presente e futuro. “Uomo Donna” è stato autoprodotto e registrato in presa diretta e successivamente post-prodotto e mixato utilizzando tecniche sperimentali a cavallo tra l’analogico e il digitale fino a creare una sorta di paradosso sonoro che parte dalla canzone italiana anni ’70 per arrivare a oggi.

Video: Vieni a salvarmi

 

Il mondo sonoro di Andrea Laszlo De Simone nasce da produzioni casalinghe a metà strada tra la canzone d’autore italiana, la psichedelia e la sperimentazione con la prospettiva di cercare, indagare e capire il nostro modo di intendere i sentimenti e la vita. L’aspetto ludico di questo lavoro sta nel tentativo di descrivere la forza delle sensazioni più forti che siamo capaci di provare, sarà per questo che l’immaginazione è il vero punto di forza della poetica di Andrea Laszlo De Simone. La gentilezza rude di un cantato che profuma di passato ma che è lucidamente abbracciato al presente fa di questo uomo affamato di pensieri, un cantautore capace di saziare l’uomo perduto.

Raffaella Sbrescia

Ascolta qui l’album:

Ensi: “La mia scuola non è vecchia o nuova, la mia scuola è la vera, ti spiego”

Ensi

Ensi

Per chi ha voglia di compiere un excursus di spessore all’interno dello scenario hip hop italiano, è in arrivo il nuovo album di Ensi. Che siate appassionati di rap o meno, saprete che Ensi appartiene alla generazione dei pionieri di questo genere musicale in Italia. Il suo free style ha fatto scuola e, ad oggi, le sue canzoni rappresentano un ponte di collegamento tra i dogmi di ieri e le novità di domani. Il titolo “V” (Warner Music) prende il nome da Vincent, suo figlio, da Vella, il suo cognome, la sua famiglia, le sue radici e da “Vendetta”, il suo primo album e, in ultima istanza, dal numero romano che sta a dirci che questo è il quinto disco di Ensi.

La spina dorsale di questo lavoro è la voglia con cui l’artista mostra di mettersi in gioco, di esserci, di mostrarsi con nuove responsabilità e un punto di vista molto lineare e ben definito. Gli aspetti che rendono tangibili queste deduzioni si possono individuare in una scelta stilistica eterogenea ma equilibrata, che non snatura che principali peculiarità di Ensi.

Forma e contenuto vanno a braccetto tra beat, filtri e trap, Ensi chiude il cerchio e lo fa suo modo.

Intervista.

Bentornato Ensi. In questo disco ti sei divertito a modellare forma e contenuto, come ci sei riuscito?

Per un rapper come me, che nasce da un percorso in cui l’unico modo di farsi notare era farlo dal vivo, la forma è un elemento fondamentale. Ad oggi non sono in molti a saper riprodurre dal vivo ciò che fanno in studio ma, sebbene lo stile faccia parte del gioco, ritengo che i concetti siano altrettanto importanti. In questo mio nuovo lavoro il mantra è “Rap over everything”.

Che tipo di idea hai seguito durante la scrittura dei testi?

C’è stata un’evoluzione nel mio percorso, ho cercato un punto in comune tra il mio essere trentenne e il voler raccontare delle cose anche ai giovanissimi. Ho voluto inserire molto del mio vissuto senza essere dogmatico e senza fare la lista della spesa, ho semplicemente voluto renderlo fruibile. Sono soddisfatto di questo equilibrio globale e devo dire di averci ragionato molto su.

La sensazione che si percepisce è che tu intenda dire a chi ti ascolta: “Guarda, io ti sto dicendo delle cose ma non sono lontano da te, sto cercando di spiegarti cosa significa rappare e come siamo arrivati a quello che ascolti oggi…”

Esatto ma vorrei sottolineare che non mi metto in cattedra, nessuno può insegnare niente a nessuno in questo gioco, tutti i ragazzi devono fare il loro percorso e imparare. Siamo in periodo di forte crossover, il rap ha subito le evoluzioni della società, sono cambiati i mezzi, i formati ed è normale che i ragazzi abbiano voglia di qualcosa di veloce, di immediato, di meno pesante. I ragazzi si sentono lontani da tutto: dalla politica, dai professori, dalle istituzioni. La musica è forse la loro unica fonte di ispirazione. I giovani hanno i mezzi e la possibilità di fare grandi cose, purtroppo però gran parte di loro li vedo schiacciati da un alone di materialismo e di superficialità che un po’ aleggia nella società in generale.

Quindi come si configura questo lavoro nello scenario musicale italiano secondo te?

Non sto dicendo che il mio disco vada a colmare un gap però ho fatto sinceramente quello che mi sentivo di fare e il fatto che questo lavoro si vada a sposare con l’attualità che viviamo credo che farà sì che il disco possa trovare una posizione ben precisa. Nel corso dell’ultimo decennio ho fatto tante cose che nessuno può cancellare, ho conquistato tanti riconoscimenti nell’ambito del free style e, alla luce del mio ruolo, ritengo sia importante che quelli della mia generazione non si mettano a fare i ragazzini perché senno abbiamo finito di giocare.

Video: Iconic

Parliamo delle scelte musicali che hai fatto in “V”

Nel disco parlo a tutti, sia dal punto di vista testuale che musicale. Il mood è quello di alternare elementi musicali innovativi a break beat e filtri. Abbiamo giocato con la spina dorsale dell’hip hop fino mettendo in risalto le mie peculiarità.

Come hai lavorato con i produttori?

Mi sono creato una squadra di persone che mi conoscono molto bene. Tra queste c’è VOX P, una delle figure più importanti con cui ho condiviso tante cose. Sono tornato a casa con un gruppo torinese. Di Torino è il fonico, il tecnico di studio, il responsabile del progetto fotografico Andrea Nose Barchi. Questa squadra mi è servita superare il fatto che per tre anni non ho scritto più rap concentrandomi sull’essere diventato padre. Insieme a loro ho dosato la scrittura, ho effettuato un grosso lavoro di sgrassatura, le prime settimane eravamo a fare beat e loop su miei free style fino a collezionare l’ossatura del disco. In un secondo momento abbiamo cominciato a coinvolgere gli altri produttori in modo molto naturale: ho avvicinato persone con cui avevo già collaborato ma anche nuovi nomi che potessero arricchire il mio lavoro con le loro doti migliori. Sono contento che il disco abbia raggiunto un equilibrio tra vari livelli.

v- cover album

v- cover album

Tra i duetti, quello con Clementino è forse quello che lascia trasparire una chimica particolare. Concordi?

 Clementino è stata una delle poche persone, insieme a Luchè, a cui ho pensato fin dal primo momento. Clementino ed io abbiamo condiviso tantissime cose insieme: dai momenti bui, al passaggio di testimone con la primissima generazione dell’hip hop italiano, a quelli di maggiore popolarità. Nel pezzo che cantiamo insieme l’obiettivo è quello di trasmettere ai ragazzi questa fortissima voglia di spaccare, di essere MC nel vero senso della parola. Volevamo raccontare di quando, treno dopo treno, viaggiavamo ovunque per farci sentire e farci vedere, di quanto non c’erano le views su youtube per farsi puntare dai discografici. Poi, certo, quando ci siamo visti al Red Bull Studios, non abbiamo resistito alle 4 barre a testa come facevamo nelle sfide di free style. Ah, che figata la tana delle tigri!

E, per chiosare, il tuo marchio di fabbrica: “Non basta che mi segui, serve che ci credi”

In questo momento così caotico in cui tutti si sentono in diritto di dire la loro, in cui esce qualcosa di nuovo ogni giorno, questo tipo di messaggio sottintende il concetto di reale appartenenza ad un genere musicale che in Italia ha attecchito con 40 anni di ritardo, che affonda le radici nella sofferenza, che cerca di scavare in profondità e che, in quanto tale, aldilà dei contenuti sempre meno in linea con il suo scopo principale, intende sempre parlare alle persone senza alcun filtro.

Raffaella Sbrescia

Ensi incontrerà i fan negli store delle principali città italiane.

Questi gli appuntamenti:

 

1 settembre  TORINO Feltrinelli  – h. 18.00

2 settembre BARI Feltrinelli h. 15:00 e BRINDISI Feltrinelli h. 18:30

3 settembre  SALERNO Feltrinelli h. 15.00 e NAPOLI Feltrinelli h. 18.30

4 settembre ROMA Discoteca Laziale h.18.00

5 settembre  FIRENZE Galleria Del Disco h.15.00 e  BOLOGNA Mondadori h. 18.30

6 settembre PADOVA Mondadori h. 15.00 e  VERONA Feltrinelli h.18.30

7 settembre  MILANO Mondadori Duomo h. 18.00

Social Music City: l’hype della techno music non conosce limiti

Social Music City - Milano ph Lagarty Photo - Gabriele Canfora

Social Music City – Milano ph Lagarty Photo – Gabriele Canfora

Cala il sipario prima dell’ultimo atto, in programma a settembre, sul Social Music City. L’ultimo appuntamento prima della pausa estiva è andato in scena lo scorso 29 luglio all’ex Scalo Ferroviario di Porta Romana di Milano con un set tutto Made in Italy. Ilario Alicante, Sam Paganini e Richey V. Non c’erano le stelle, sabato sera, ma i tre dj hanno comunque fatto scintille tra migliaia di giovanissimi che hanno sfidato il temporale per radunarsi e ballare dal primo pomeriggio fino alla mezzanotte. Se pensiamo che in contemporanea si è svolto il ben più blasonato Tomorrowland, il Social Music City ha cercato di tenere alto il livello con una selezione casalinga seppur di stampo internazionale. Musica elettronica, per lo più techno, per uno show curato ma senza colpi di scena.

L’hype della scuola elettronica ha ormai raggiunto vette che spesso altri generi musicali faticano a raggiungere, ecco perché appuntamenti come quelli del Social Music City registrano ogni anno sempre più ingressi e commenti entusiastici. Generazioni a confronto e in mezzo le vibes di releases di successi internazionali. Il fascino del party che incarna lo spirito di Ibiza, la Isla per eccellenza, miete ancora le sue “vittime” compiendo nuovi passi d’avanguardia.

Raffaella Sbrescia