Intervista ai Perturbazione: Non c’è racconto senza mistero siamo “le storie che ci raccontiamo”

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“So that’s as wide as we look at stories. A story is the relationship that you develop between who you are or who potentially are and the infinite world and that’s our mythology”. Con le parole del regista angloindiano Shekhar Kapur si chiude il booklet de “Le storie che ci raccontiamo”, il nuovo e settimo album di inediti dei Perturbazione, pubblicato per Mescal il 22 gennaio 2016 a quasi tre anni di distanza da “Musica X”. La scelta di questa citazione non è casuale, l’album, prodotto da Tommaso Colliva (Muse, Calibro 35, Afterhours, Dente, Le Luci Della Centrale Elettrica, Ministri) e registrato in Inghilterra tra il Tilehouse Studio di Mike Oldfield e il Toomi Labs dello stesso Colliva,  si muove su quella linea sottile che separa ciò che siamo realmente da quello che raccontiamo di noi e lo fa attraverso una manciata di preziosi brani che scavano tra gli interstizi e scovano storie, vite e immagini in cui ciascuno di noi potrà ritrovarsi. Con questo lavoro i Perturbazione ritrovano una propria dimensione dopo che nel 2014, il chitarrista Gigi Giancursi e la violoncellista Elena Diana hanno lasciato il gruppo. Oggi, con un ritrovato entusiasmo e con un importante bagaglio musicale, letterario e artistico, la band di Rivoli torna ed emozionarci con una leggerezza di spessore. Ad impreziosire il lavoro ci sono alcune brillanti collaborazioni: quella con la cantautrice Andrea Mirò in “Cara Rubrica del cuore”, il coinvolgimento del rapper Ghemon in “Everest” e Emma Tricca, cantautrice italiana amatissima nel Regno Unito, ha invece duettato con loro nella titletrack. Al pianoforte troviamo, infine, Massimo Martellotta (dei Calibro 35). Il disco di apre con “Dipende da te”: donare o prendere, fermarsi o correre, fuggire o fingere sono gli interrogativi che ogni giorno scandiscono il nostro vivere. Bellissima la trama di “Trentenni”: ti stai guardando attorno, cerchi una dimensione che vada oltre ad un part-time da 20 ore in una galleria senza contratto con i fanali spenti in cerca di un contatto”. Dal particolare si passa ad una trasposizione universale senza soluzione di continuità ed ecco emergere l’immagine nitida di una generazione incerta e tramortita. Non c’è racconto senza mistero siamo le storie che ci raccontiamo, ecco l’essenza di un lavoro che non ci stancheremo di ascoltare.

Intervista

Qual è lo spunto narrativo di un brano attuale come “Trentenni?”

Tommaso: Trentenni come tante canzoni del disco non è una canzone autobiografica. Nella fattispecie si tratta di una storia privatache noi abbiamo cercato di rendere più intima e allo stesso tempo universale. Alla base ci sono gli elementi di crisi di una storia sbilanciata in cui la protagonista si rende conto di aver portato troppo avanti una storia ormai finita. Mi piace l’atmosfera, il contrasto che c’è tra il groove della canzone e quel filo di malinconia che viene fuori da un testo combattivo. Più in generale, mi piace il fatto che i nostri ritornelli siano specchi deformanti, lasciamo sempre al pubblico l’interpretazione,  è bello che l’ascoltatore abbia la possibilità di entrare nella canzone e scegliere tra diverse visioni di sè.

A proposito di groove, come avete lavorato ai suoni e agli arrangiamenti con Tommaso Colliva?

Cristiano: La prima grande differenza sta nell’essere passati da sei a quattro, due persone sono andate sono andate via, erano strumentisti e contribuivano molto alla scrittura musicale. Con Tommaso abbiamo fatto un lavoro che in un certo senso riprende quello dell’ultimo disco “Musica X”. A 40 anni ci siamo svegliati con la voglia di muovere un po’ il culo, d’altra parte mentre prima avevamo bisogno di una terapia d’urto per cambiare completamente il nostro universo sonoro, su questo disco volevamo reimpossessarcene un po’ e con Tommaso è stato facilissimo perché si presta molto al servizio del gruppo. Lavorare Con Tommaso Colliva è stato molto stimolante, lui ci ha invitato per ragioni lavorative in Inghilterra per produrre questo disco e noi siamo partiti vivendolo come un nuovo inizio. Per quanto riguarda noi, io e Alex abbiamo lavorato in un clima di grande armonia togliendoci molte frizioni ma anche lo sfizio di includere tutti i nostri ascolti di matrice britannica. Ci siamo fatti ispirare dal pop inglese con il quale siamo cresciuti, a partire dai “The smiths” per la parte elettronica, passando per i “Pet Shop Boys”; ci piaceva il suono elegante che coniuga l’elettronica con i suoni elettro acustici.

Tommaso: quello che cerchiamo di fare soprattutto con gli ultimi dischi è un pop coraggioso, che cerca di comunicare un’atmosfera. Lavoriamo su metriche e linee melodiche che non debbano essere per forza simili tra loro. Il tema di questo album è venuto fuori alla fine.Difficilmente partiamo da un concept, di solito si riassume alla fine quello che si è raccontato. La title track sembra un bellissimo epilogo che racchiude tutto quanto: non c’è racconto senza mistero. C’è sempre una misura tra chi sei e chi racconti di essere e questa verità diventa ancora più autentica in un’epoca in cui ci si racconta molto attraverso i social. Andando a spulciare Instragram è buffo vedere come poche immagini seriali riflettano piccole crepe di ciascuno di noi.

Quali sono gli spunti su cui avete lavorato tu e Rossano per i testi?

Tommaso: Tanti spunti vengono a me e Rossano vengono in mente, seguiamo i social che curiamo noi stessi, ci sono corsi e ricorsi rispetto a come si rappresentano le persone, i social sono steroidi del malumore, tendono a tirare fuori lati di persone che di solito si nascono molto. “Cinico” ruota attorno a queste idee ma anche al nostro cinismo, al nostro aver compiuto 40 anni, all’aver conquistato una scorza che ti serve nella vita. Ci sono molti punti di vista maschili e femminili, cercare di essere se stessi è la cosa più difficile di tutte.

Perturbazione

Perturbazione

Raccontateci del nuovo sodalizio con Andrea Mirò...
Tommaso: Ci siamo conosciuti prima del Festival grazie a Le città viste dal basso, uno spettacolo in cui abbiamo raccontato le città attraverso la musica di grandi cantautori italiani, quindi eravamo già a conoscenza dell’entusiasmo, della simpatia e del grandissimo talento di Andrea Mirò. Quando siamo stati presi al Festival di Sanremo, ci è venuto in mente che Andrea avrebbe potuto fare il direttore d’orchestra, così glielo abbiamo proposto e lei ha accettato subito. Lo scorso anno abbiamo fatto quattro concerti insieme per testare la nostra alchimia e gli arrangiamenti, c’è stato subito un bel feeling quindi le abbiamo proposto di accompagnarci in tour e lei ha ovviamente accettato con entusiasmo.

Come sono arrivati i contributi di Ghemon, Emma Tricca e Massimo Martellotta?

Abbiamo ascoltato “Orchidee” di Ghemon in furgone tutti insieme e ci è piaciuto molto, avevamo il punto di collegamento di Tommaso Colliva e quando lui ce l’ha proposto, ci è sembrato logico coinvolgerlo. Emma vive da molto in Inghilterra, è una cantautrice folk che produce sia per il mercato musicale britannico che per quello americano; anche in questo caso il punto  di contatto è stato Colliva: ci serviva una persona che avesse un background tale da renderla in grado di raccontare cosa fossero le storie. Infine c’erano diverse parti di piano composte da noi, erano appunti che qualcuno che avrebbe dovuto risolvere; in questo caso Massimo, quinto uomo dei Calibro, ha lavorato da solo e lo ha fatto in maniera straordinaria. C’è un brano che non è finito nel disco, in cui il suo contributo ha fatto davvero la differenza, e speriamo davvero  possa finire nel prossimo.

Come state pensando al tour?

Cristiano: Abbiamo fatto un giro in quattro per prendere le misure e capire cosa porteremo in giro. Il tour nuovo sarà tutto suonato, a differenza di prima in cui ci servivamo di più delle basi; da questo punto di vista avere Andrea Mirò sul palco ci aiuterà molto a trasmettere questa idea. Avremo un approccio più istintivo: un conto è avere il piede sull’acceleratore un conto è avere la velocità impostata del volante.

Raffaella Sbrescia

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 Video: Dipende da te

Dal 20 febbraio parte il tour.
Qui di seguito i concerti.

sab 20 feb – ALESSANDRIA / Laboratorio Sociale
ven 26 feb – MILANO / La Salumeria della Musica
sab 27 feb – RAVENNA / Bronson
gio 3 mar – ROMA / Monk
ven 4 mar – PRATO / Officine Giovani
ven 11 mar – TORINO / Cap 10100
ven 18 mar – BRESCIA / Latteria Molloy
ven 22 apr – CASERTA / Smav
sab 23 apr – PESARO / Stazione Gauss
dom 24 apr – MOLFETTA (Bari) / Eremo Club