Animali Notturni: la recensione del nuovo album di Fast Animals and Slow Kids

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Con il quinto album “Animali Notturni” i Fast Animals and Slow Kids approdano in Warner Music e si affidano alla produzione artistica di Matteo Cantaluppi. Sulla carta tutto questo suona come un totale stravolgimento per la band capitanata da Aimone Romizi. Nella pratica invece si evince un dato di fatto: il gruppo perugino si è semplicemente evoluto. La passione viscerale è intatta, quello che è vivo è lo scambio di idee, una fusione di concetti, intenti e influenze che è sconfinata in un lavoro di non facile impatto. C’è bisogno di ascoltarlo diverse volte per coglierne i messaggi e le sfumature.

Nelle undici tracce di “Animali Notturni”, i FASK escono in avanscoperta cercando e, quindi trovando, una nuova direzione di un percorso creativo mai stantìo. Si sceglie di dare fiducia a questa band per la coerente intenzione di volersi emozionare suonando e di piacere innanzitutto a se stessa. Non si parla di autocompiacimento bensì di onestà artistica.

All’interno di questo discorso, la figura di Matteo Cantaluppi riveste un ruolo centrale in quanto il suo contributo ha lasciato migrare la centralità del lavoro della band dal testo all’arrangiamento, configurando concetti e pensieri in un modo diverso dai precedenti lavori; un approdo inaspettato, nuovo e forse ancora da metabolizzare per gli stessi FASK, il cui fuoco artistico è vivo brucia insieme a noi esattamente come si evince proprio nella omonima title track del disco. Vibranti, intense, appassionate sono le immagini di stampo evocativo presenti in “Cinema”. Coraggioso, onesto, libero e disperato è il testo de “L’urlo”. Si racconta di pene sentimentali ma da un punto di vista maturo e razionale in “Non potrei mai”, si riconoscono errori, paure e paranoie tra le righe di “Dritto al cuore”. Si insegue la felicità, la diversità, l’apertura dello spirito in “Canzoni tristi”. Arrivano poi i brani oscuri, scomodi e fascinosamente interessanti come “Un’altra ancora “ e “Demoni”: ammissione di colpa, ragionamenti fastidiosamente veri, autentici, viscerali che fanno male al cuore ma che al tempo stesso lo rendono puro e splendente.

I FASK parlano, suonano e scrivono di tutto quello che gli va, in questo ampio range semantico c’è spazio anche per affrontare lo spinoso tema del compromesso artistico in “Radio radio”: la voce di Romizi è incazzata, le parole pure. Il discorso prende una piega più introspettiva in “Chiediti di te” per capire se e come ci si possa sentire inadatti all’interno di un contesto sociale allo sbando. Ed è qui che si finisce al tema del cambiamento in “Novecento”: nuovi orizzonti sono quelli che vorremmo davanti a noi, grandi incertezze sono invece quelle con cui conviviamo ogni giorno senza trovare risposta. Il finale di “Animali Notturni” è più aperto che mai, starà a ciascuno di noi, scegliere come sarà il proprio.

Raffaella Sbrescia