malifesto: tutto sul nuovo album di Malika Ayane

Esce oggi “malifesto” il nuovo album di Malika Ayane, nonchè sesto progetto discografico dell’artista prodotto con Antonio Filippelli e Daniel Bestonzo e registrato a Milano. Il titolo del disco si rifà alla riscoperta del valore delle emozioni e all’importanza di manifestarle, alla leggerezza, il migliore degli atteggiamenti per mettersi di fronte alle cose senza paura, con il coraggio di riconoscersi anche quando tutto attorno cambia. Una fotografia di diversi stati d’animo che l’artista ha deciso, a modo suo, di manifestare scegliendo un gioco di parole quanto mai azzeccato.

MALIFESTO DIGITAL ARTWORK

Malika Ayane è un’artista che tramite la sua voce e i testi delle sue canzoni ama narrare il presente, e lo fa anche in “malifesto” (Sugar), che contiene il singolo inedito con cui si è esibita nella 71° edizione sanremese, dal titolo “Ti piaci così”, brano che racconta la consapevolezza di sé, lo scoprirsi risolti, l’avere voglia di vivere con gusto, il riconoscersi senza biasimo, il celebrare se stessi anche solo per il solo fatto di essere al mondo.

Uno degli aspetti più interessanti del percorso che ha portato alla nascita del disco è che Malika ha inviato una serie di foto e video al produttore per dargli delle suggestioni estetiche, per dare un suono alle immagini o seguire quello che un’immagine può evocare. Il disco è figlio di una approfondita ricerca all’interno del cantautorato francese e belga. La produzione è volutamente minimale e si muove sinuosamente intorno alla timbrica unica di Malika. Il suono è principalmente composto da batterie strette registrate con pochissimi microfoni, filtrate nei simulatori di nastri e Vinile e Drum Machine come la Linn o la CR78 che creano il tappeto ritmico. Il basso Hofner è stato utilizzato apposta per creare un disco “bassocentrico”. Poche chitarre elettriche, più spazio a strumenti acustici a corda come la chitarra classica, l’ukulele, la chitarra acustica e l’AutoHarp. Per i tasti la scelta è caduta su pianoforte verticale, Clavi, Rhodes e synth come Juno 60, Jupiter, il tutto abbracciato da tappeti di Mellotron e Archi.

Video: Ti piaci così

La tracklist è composta da 10 brani che Malika Ayane ha scritto e composto insieme ad un nutrito gruppo di autori: Pacifico, Antonino Di Martino, Alessandra Flora, Leo Pari, Colapesce, Antonio Filippelli, Daniel Bestonzo e Rocco Rampino. Il viaggio di Malika Ayane parte da “Peccato Originale”, l’amore irrazionale, e prosegue con “Ti piaci così”, brano sul riconoscersi e celebrarsi per essere al mondo. Da “Telefonami”, il sapore malinconico di un amore appeso nonostante il tempo e la distanza, la tracklist continua con il racconto della maturità in “Come sarà” e la celebrazione dell’agire nonostante le avversità in “Per chi ha paura del buio”. Sesto brano del disco è “Mezzanotte” a cui seguono il bisogno di vivere senza sovrastrutture descritto in “A mani nude”, la necessità di splendere raccontata in “Brilla”, il bisogno di sciogliere le catene in “Formidabile” e, infine, la consapevolezza di esserci raccontata in “Senza Arrossire”.

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

Malika Ayane @ Julian Hargreaves

“Malifesto” è il figlio di Naïf e Domino. Se dal primo eredita l’immediatezza, dal secondo prende la cura certosina della scelta di ogni suono, di ogni immagine da raccontare. Dal primo il sudore da dancefloor, dal secondo la lucida e distaccata osservazione delle cose. Il presente in cui è nato questo album è quello dilatato e infinito che stiamo attraversando. Memoria, immaginazione e immedesimazione sono i mezzi con cui Malika scava in profondità nei suoi stati d’animo mettendo in luce che al netto del contesto sociale o geografico, la vita degli umani è fatta per tutti delle stesse sensazioni che si mescolano e alternano come le stagioni, i ritmi o gli ingredienti in una cucina. Malifesto è un disco sul presente, scritto nel presente mentre si vive il presente. Interpretazione è forse la parola più importante di questo album perché ognuna delle persone che ha lavorato alle canzoni di questo album, dalla scrittura al mix, ha colto un’intenzione e l’ha raccontata con il suo linguaggio rispettando e valorizzando il lavoro e il linguaggio di chi si era occupato della fase precedente e preparando il terreno a chi sarebbe arrivato dopo. Malika Ayane si dice molto soddisfatta di aver scritto con persone nuove e in un modo nuovo mescolando le sue parole con quelle di artisti e autori originali. Magari in un altro momento, il disco sarebbe nato in Normandia ma anche a Milano, nel mese di gennaio, Malika Ayane è riuscita a ritagliare intorno a sé una cornice su misura per mettere in luce il meglio di una vocalità matura, piena, rotonda, completa.

 

 

Måneskin: “Con Teatro d’ira Vol.I siamo pronti a tornare ad infuocare i palchi”

Dopo essersi aggiudicati la vittoria della 71ma edizione del Festival di Sanremo con il brano “Zitti e Buoni” già certificato disco d’oro, i Måneskin pubblicano il nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato tutto in presa diretta al Mulino Recording Studio di Acquapendente (VT) – luogo da cui hanno presentato l’album con un minilive – rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rispecchiare lo stile e il sound della band che, tra l’altro, ha appena annunciato i nuovi concerti della nuova tournée si concluderà nell’iconica Arena di Verona il 23 aprile 2022. In attesa di gustarci la loro performance all’Eurovision Song Contest 2021, ecco cosa ci hanno raccontato i Måneskin.

TEATRO D'IRA - VOL I

Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.  La nostra non è una rabbia nei confronti di qualcuno, ma un’ira che smuove, che crea le rivoluzioni – raccontano i Måneskin – un’ira catartica rivolta alle oppressioni e agli oppressori, che porta a sfogarsi e a ribellarsi verso tutto ciò che ti fa sentire sbagliato e che, come risultato, porta a una rinascita e a un cambiamento. Abbiamo voluto collocare questa forza molto potente in un contesto, quello del teatro, che nell’immaginario comune viene percepito come elegante e pacato. Ci piace questa antitesi: un contrasto che vive nel momento in cui il sipario si apre e, al posto di uno spettacolo o di un balletto, ci si ritrova catapultati in questa esplosione di energia. Il teatro è una metafora a rappresentare l’arte, il luogo dove questo impulso potente genera qualcosa di artistico e positivo. L’obiettivo del disco è avvenuto in seguito alla maturazione acquisita in questi anni. Durante l’ultimo tour abbiamo capito qual era la nostra forma più naturale. Ognuno di noi ha studiato molto, sia a livello individuale che di gruppo. Abbiamo cercato di trasmettere la dimensione live all’interno del disco senza imporci limiti. Nasciamo live e moriremo live, siamo partiti dalla strada, per l’esattezza in Via del Corso a Roma, quella è stata una scuola per noi. Il nostro linguaggio spazia dall’italiano all’inglese, ci sono brani che toccano estremi opposti senza essere di nature diverse. “I wanna be your slave” ci potrebbe regalare le prime denunce (ridono ndr), vorremmo andare oltre la volgarità delle immagini descritte, si tratta di un modo per descrivere le sfaccettature della sessualità delle persone e di come questa sfera possa essere influente. Ci siamo fatti ispirare tantissimo dall’atmosfera dei club di Londra e lo stesso è valso anche per “For your love”, il primo brano che abbiamo scritto per questo album e che presenta un intreccio strumentale molto naturale. “In nome del padre” è il pezzo più spinto e l’abbiamo scritto per ultimo. Il senso è che noi facciamo musica con così tanta passione che le diamo un’importanza sacrale; non siamo blasfemi. “Lividi sui gomiti” segue un crossover tra rock e hip hop. In questo testo abbiamo voluto parlare di tutto quello che c’è dietro il nostro lavoro: lo studio, l’impegno, la disciplina. “Coraline” è una favola senza lieto fine. Non c’è un cavaliere che salva la principessa bensì il cavaliere guarda inerme il suo appassimento. Ne “La paura del buio” parliamo del rapporto conflittuale tra l’artista e la musica: fare arte regala gioia ma anche ansia. L’abbiamo scritto a Roma, un archeggiato che torna ridondante nelle strofe, emerge nel ritornello e scoppia nello special.

Suonare dal vivo è la cosa che ci manca di più, non aspettiamo altro, è la parte in cui ci sfoghiamo al massimo e che ci godiamo al meglio. Naturalmente ci manca anche il confronto diretto con il pubblico, non vediamo l’ora di recuperare con gli interessi.

Video: Zitti e buoni

A proposito di live, si avvicina l’Eurovision Song Contest, è su tutti i giornali la notizia che riporta la necessità di aver dovuto modificare il testo. Non si tratta di una retromarcia, siamo ribelli, non siamo mica scemi! Non ci ha fatto piacere dover cambiare il testo ma c’è anche il buonsenso da seguire. Da regolamento era obbligatorio eliminare le parolacce altrimenti ci avrebbero squalificato. Bisogna rendersi conto della realtà dei fatti, per noi l’importante è esprimerci con la nostra musica, sarà un ottimo modo per farci conoscere da un pubblico europeo più ampio. Le parolacce non sono il fulcro della canzone.

Non è nostro interesse incasellarci in una casella, certo non siamo i Led Zeppelin, siamo dei ragazzi che suonano un tipo di musica e che suonano gli strumenti analogici. Siamo liberi, abbiamo le nostre influenze ma a noi non interessa se ci dicono che non siamo veramente rock. Se non è rock quello che siamo riusciti a conquistare con la nostra identità, cos’altro lo è? Dobbiamo per forza staccare la testa ai pipistrelli?

La scrittura dei nostri pezzi è molto eterogenea. Non abbiamo un modus operandi, non pensiamo che ci sia un iter giusto o sbagliato, l’importante è il risultato, anche se magari ci vuole più tempo per raggiungerlo. Rischiando di sembrare presuntuosi, pensiamo di essere un progetto valido per l’estero. Scrivere in inglese fa parte di noi, siamo anche stati cercati da una band estera e faremo un brano con The Struts. Non abbiamo paura dell’ignoto, anzi, siamo pronti a buttarci a capofitto!

 

 

 

CALENDARIO TOUR

 

Martedì 14 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Mercoledì 15 dicembre 2021 || Roma @ Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Sabato 18 dicembre 2021 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 19 dicembre 2021 ||Assago (MI) @ Mediolanum Forum – SOLD OUT

Domenica 20 marzo 2022 || Casalecchio di Reno (BO) @ Unipol Arena –NUOVA DATA

Martedì 22 marzo 2022 || Assago (MI) @ Mediolanum Forum –NUOVA DATA

Sabato 26 marzo 2022 || Napoli @ PalaPartenope – NUOVA DATA

Giovedì 31 marzo 2022 || Firenze @ Nelson Mandela Forum –NUOVA DATA

Domenica 3 aprile 2022 || Torino @ Pala Alpitour –NUOVA DATA

Venerdì 8 aprile 2022 || Bari @ PalaFlorio –NUOVA DATA

Sabato 23 aprile 2022 ||Arena di Verona –NUOVA DATA

 

 

Bugatti Christian: cinque nuovi inediti per Bugo e il commento a un Festival di Sanremo diverso

BUGATTI CRISTIAN, l’album di BUGO è il nuovo progetto pubblicato il 5 marzo 2021 su etichetta Mescal e distribuito da Sony e include 5 nuovissime canzoni, tra le quali E INVECE SÌ in gara tra i big al 71° Festival di Sanremo.

BUGO_BUGATTI CRISTIAN

“In questo progetto ci sono 5 nuovi brani che completano un percorso iniziato lo scorso anno. Ho voluto lasciare tutti i feat. Che ho fatto con i Pinguini Tattici Nucleari, con Ermal Meta e anche con Morgan. “Sincero” in quella versione era bellissima e ci tenevo a lasciare viva una creatura artistica valida. Il trait d’union che unisce il tutto sono i produttori Simone Bertolotti e Andrea Bonomo che dal 2018 mi hanno seguito in quest’avventura in termini di arrangiamenti e scelta delle canzoni.

Non faccio musica per prendere in giro nessuno, anche nel disco la mia voce è senza effetti. Solo in “Videogame”, canzone particolare, ho voluto osare con un po’ di vocoder rimanendo in linea con tema del brano. L’idea alla base del disco era mettere insieme tanti singoli, poi il brano “O che cosa” mi dà un po’ di respiro pur rimanendo coerente con quello che dico all’interno del disco.

Non faccio dischi concettuali, cerco di lanciare un messaggio a chi mi ascolta. Con questo progetto è come se mi presentassi, per questo l’ho chiamato per cognome e nome. All’interno c’è la mia visione sul mondo su diversi argomenti: il desiderio di stare bene, di riuscire, la forza della nostalgia, la complessità del vivere e tutto quello che ho vissuto dal 2018 a oggi.

Lo sfogo che ho postato sui miei social è stato figlio della stanchezza di questi giorni vissuti in modo particolare. Tornare qui dopo un anno e vedere i primi articoli in cui veniva riproposta ancora la vicenda dell’anno scorso che in qualche modo mi ha cambiato la vita mi ha dato fastidio. Volevo parlare di musica, penso e credo che per alcuni la mia musica non sia stata importante e ne ho sofferto. La mia arte forse è stata offuscata da questo e per me è stato pesante da affrontare.

Video: E invece sì

Il mio modo di cantare è impreciso, anche i miei idoli lo sono. Lungi da me paragonarmi a loro in qualsiasi modo ma quello che voglio dire è che il mio modo di essere è sempre stato questo. Mi sono concentrato, il palco di Sanremo è difficile e importante, che Bugo piaccia o no volevo semplicemente cantare al meglio la mia canzone.

Io e miei fan ci vogliamo bene, non è affatto scontato che dopo 20 anni continuino a seguirmi. Questo Festival è stato un po’ un crescendo: arriviamo in teatro dopo una giornata trascorsa nel box, ci troviamo in una situazione straniante senza pubblico. La prima volta cerchi di prendere la situazione in mano, la seconda cominci a familiarizzare, la terza sei finalmente a fuoco. Stasera farò del mio meglio. I concerti sono la cosa che mi manca di più in assoluto, sono un artista da live e non da tv.

Raffaella Sbrescia

 

Måneskin: Ci stiamo mostrando per quello che siamo e non vediamo l’ora di suonare nei nostri primi palazzetti”

I Måneskin annunciano la pubblicazione del loro nuovo album “Teatro d’ira – Vol.I”, in uscita il 19 marzo 2021. Questo sarà il primo volume di un nuovo progetto più ampio che si svilupperà nel corso dell’anno e che racconterà in tempo quasi reale gli sviluppi creativi della band insieme alle prossime esperienze. Un percorso ambizioso e in continuo divenire, partito dai singoli “Vent’anni” (disco di platino) e dall’inedito “Zitti e buoni”, che portano in gara nella categoria Campioni alla 71ª edizione del Festival di Sanremo.

Scritto interamente dai Måneskin, il nuovo album è stato registrato in presa diretta, rimandando alle atmosfere analogiche dei bootleg anni ’70, con l’idea e la voglia di ricreare la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra Italia e Europa. Un disco tutto suonato, crudo, contemporaneo, capace di rappresentare lo stile e il sound della band. Il teatro, metafora in contrasto con l’ira del titolo, diventa lo scenario in cui questa prende forma. Non si tratta di una collera contro un bersaglio, ma di un’energia creativa che si ribella contro opprimenti stereotipi. Una catarsi che genera, grazie all’arte, una rinascita e un cambiamento in senso positivo.Un invito a scrollarsi di dosso etichette preconfezionate per vivere appieno ed essere se stessi, senza paura del giudizio.

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Intervista

“Il brano Zitti e buoni è nato molto tempo prima della nostra esperienza a X Factor. Il brano ha subito diverse modifiche, era nato con un’identità diversa e ogni volta abbiamo rivisto il sound in base alla nostra evoluzione fino ad arrivare all’attuale versione. Con questa canzone non ci rivolgiamo a nessuno in particolare, si tratta di una dichiarazione di intenti. Siamo una band che ha studiato molto negli ultimi anni per arrivare a un sound e a un’identità riconoscibile. Quello che vogliamo raccontare è che questa è la nostra musica, la nostra strada, il nostro progetto e nessuno potrà spostarci da questo. L’idea di portare questo brano a Sanremo è giunta in modo naturale mentre scrivevamo il nostro nuovo album. Questo brano ci rispecchia così tanto ed è così anti sanremese che finisce per essere il più giusto per noi. Molti tendono a pensare di doversi omologare al canone sanremese per poter calcare un palco storico. Quello che noi stiamo mostrando, e di cui siamo molto fieri, è che se uno crede in ciò che fa, i risultati ripagheranno di tutto. Siamo felici di ottenere questi risultati con un sound molto duro e diverso da quello che si trova in cima alle classifiche in questo momento. Non vogliamo imporci limiti o incasellarci in generi alla moda, vogliamo fare quello che ci piace. Questo discorso è valso anche per la cover: abbiamo scelto “Amandoti” e abbiamo voluto al nostro fianco Manuel Agnelli, figura di riferimento per noi, per dare voce ad un genere musicale. E’ stato bello condividere questa esperienza con Manuel, anche nell’arrangiare il brano. Siamo stati molto liberi e siamo felici di come stia andando l’esperienza. Siamo venuti qui con poche aspettative, sapevamo di portare un testo non in linea con il contesto, proprio per questo il feedback esterno ci stupisce. Un risultato del genere non era ne’ scontato né pronosticabile.

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Il nuovo album uscirà il 19 marzo e sarà il racconto di quello che abbiamo vissuto negli ultimi anni. Siamo riusciti a ritagliarci dei momenti da dedicare alla scrittura durante il tour e nei backstage. A Londra siamo rimasti affascinati da una scena piena di musicisti e tanti gruppi che ci hanno dato tanti input per scrivere. Siamo poi andati al Mulino Recording, una casa studio dove abbiamo potuto utilizzare tanti strumenti e amplificatori a valvole registrando in presa diretta. Ci sarà un’anima strumentale impattante, “Zitti e buoni” è un ottimo apripista per pezzi uptempo, forti e fuori di testa. Tutto questo progetto nasce da un grande impegno e un percorso di crescita continua, non vediamo l’ora di poterlo suonare durante i nostri primi show nei palazzetti!

Nella vita, così come sul palco ci muoviamo diretti verso i nostri obiettivi. Questo vale per qualunque ambito, dal vestiario ai gusti personali. Cerchiamo di fregarcene dei pregiudizi e delle critiche. Victoria è precisa e puntuale, nonché super organizzata. Thomas risolleva gli animi con la sua positività, Edgar è il maestrino di turno che ti dice esattamente dove sei sul pentagramma e cosa fare mentre io sono il fiammifero che dà fuoco a tutto”, racconta Damiano. (ride ndr).

Video: Zitti e buoni

Se ci chiedete perché la nuova generazione abbia mollato la chitarra, vi rispondiamo che la musica si evolve. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere un importante background grazie ai nostri genitori che ci facevano ascoltare tanto rock. Ci rendiamo conto che i ragazzi di oggi abbiano magari altri gusti. Suonare la chitarra elettrica non è una cosa di tendenza, non c’è un motivo radicato. c’è un altro orientamento. Ci piacerebbe riportare in auge il genere rock con degli strumenti analogici. Agli inizi della nostra carriera, riscontravamo molte difficoltà a suonare nei posti piccoli perché avevamo tanti strumenti ed eravamo in quattro. In questo momento è dura ma siamo assolutamente fiduciosi per il futuro. Intanto cerchiamo di maturare, solidificare la nostra identità. Non ci sentiamo né incompresi, né dei grandi geni, siamo dei musicisti con un potenziale e facciamo il nostro cercando di essere soddisfatti di quello che facciamo. I nostri fan sono molto aperti, diciamo basta ai teen idol, le persone ci seguono per quello che siamo e questo dimostra una volta in più che la sincerità paga. Sempre”.

Raffaella Sbrescia

 

 

 

 

Alberto Urso: “Sto scrivendo tante canzoni e sto lavorando anche ad un nuovo album. Ci sono tante cose in ballo”. Intervista

Ritratti di Note ha incontrato Alberto Urso, per raccontare del nuovo singolo “Amarsi è un miracolo” e dei prossimi progetti.  Il nuovo singolo è una ballata scritta da Alberto insieme a Daniele Coro e Diego Mancino. La produzione è di  Daniele Coro. “Amarsi è un Miracolo” parla della forza dell’amore che supera sempre ogni avversità,  Alberto la  interpreta con la sua voce potente e unica, capace a  trasmettere come sempre forti emozioni.

Il cantante siciliano, molto amato dai più giovani, ha anche risposto alle domande dei tanti fans che ci hanno scritto negli ultimi giorni.

Alberto Urso

Alberto Urso

Intervista

Alberto come è nata “Amarsi è un miracolo” ?

“Amarsi è un miracolo” è una canzone scritta un po’ di mesi fa. È nata di notte. È una canzone d’amore, nella quale parlo anche un po’ di me, di quello che vorrei.
Spesso noi cantanti, e in generale chi fa un lavoro per il quale è sempre in giro, può avere qualche difficoltà a vivere e a gestire dei legami sentimentali, che richiedono naturalmente una presenza costante, e magari si finisce per rinunciare alla persona che si ama veramente. Però, se il legame è forte, si trova sempre il modo di ritrovarsi. Magari poi ci si incontra nel luogo in cui tutto diventa “perfetto”.

Cosa ti ha guidato nella scelta della location del video della canzone ?

Mi sono innamorato subito della location, l’Appia Antica, perché è un luogo unico, iconico. Me ne sono innamorato a tal punto, da girarci il video. Sembra quasi che il muro dell’Appia Antica mi abbracci, è stato bellissimo.

Video: “Amarsi è un miracolo”

C’è una frase diventata virale qualche mese fa sui Social: “Mi manchi come un concerto”. In questa frase l’amore è paragonato alla musica. Immagino manchi anche a te.

Sì, tantissimo. Spero di aprire al più presto le date del nuovo tour, di fare concerti, di cantare in teatro. Davvero tutti non ne possiamo più di quello che stiamo vivendo.
Siamo bloccati da un anno. Sono sicuro che quando ci daranno il via libera, ricominceremo tutti a vivere alla grande. Io farò tanti concerti in giro per l’Italia.

Alberto, “Amarsi è un miracolo” farà parte di un prossimo album?

Sì, sto scrivendo tante canzoni e sto lavorando anche ad un nuovo album. Ci sono tante cose in ballo.

Alberto Urso interprete ed Alberto Urso autore. Come convivono queste due anime?

Beh, devo dire che quest’anno è stato fondamentale per tirare fuori tutto quello che avevo dentro, ed avvicinarmi al mondo autoriale. È bellissimo scrivere tutto quello che voglio dire, perché poi in quello che canto c’è dentro un pezzo di me. Ci sono io, e magari finisco per cantare le cose in una maniera totalmente diversa. È questa la bellezza che quest’anno mi ha regalato, coltivare la dimensione autoriale.

Alberto, c’è una domanda molto simpatica arrivata per te.
Qual è la cosa più folle che abbia mai fatto una Fan per te?

Sono tante le cose che le Fans hanno fatto per me: una fila per una giornata intera, prima di un concerto.
Un cannolo alla ricotta, arrivato la sera, dopo una intera giornata, con la ricotta sciolta e acida, ma c’era amore in quel cannolo. Anche una granita mi hanno portato una volta. Ha resistito dalle otto del mattino fino alle diciannove. Una granita in piena estate è un regalo folle, ma anche qui c’era amore…

Al di là della musica e della scrittura, qual è la cosa più bella capitata in un periodo così difficile e complesso?

Devo dire che negli ultimi mesi ho fatto tante bellissime esperienze, come cantare al Royal Albert Hall con Katherine Jenkins, e registrare in studi importanti. Queste sono esperienze che ogni artista sogna di fare. Sono molto grato a Katherine Jenkins e a tutte le persone che hanno reso possibile tutto questo.

Ci saranno in un futuro prossimo collaborazioni con altri artisti?
L’ artista più citata quando si parla di te, anche per l’amicizia che vi lega, è Giordana Angi.

Sicuramente ci saranno delle collaborazioni. Con Giordana c’è un rapporto di amicizia gigantesco. Non abbiamo ancora parlato di una nuova collaborazione perché siamo entrambi concentrati sulla scrittura al momento. Non escludo che tra le collaborazioni future ce ne possa essere un’altra con Giordana.

Hai mai pensato ad un progetto di Cover o ad un album in un’altra lingua, come l’inglese?

Sarebbe bellissimo. Certo per me è un po’ difficile scrivere in inglese o in un’altra lingua. Il processo di scrittura non è semplice, a partire da quello in lingua italiana, però farlo sarebbe bello, perché significherebbe che è arrivato il momento di portare la mia musica fuori dall’Italia.
Realizzare un album di cover, è un progetto al quale ho pensato, perché sarebbe portare il bel canto, la melodia italiana e le canzoni più famose anche all’estero. È un progetto che ho valutato, ma bisogna lavorarci con calma, per capire quale strada intraprendere.

Cosa provi quando sai che la tua musica arriva agli altri e aiuta qualcuno?

Questa è una cosa bellissima, perché quando si canta, si cerca di emozionare ed emozionarsi. Il nostro scopo deve essere anche quello di aiutare attraverso la musica.
La musica deve essere di aiuto a chi ne ha bisogno. Quando mi dicono che la mia musica aiuta, significa che ho fatto centro, che sto facendo bene quello che voglio fare, ovvero trasmettere un’emozione.
Questa è una cosa che mi fa stare bene.

Cosa è per te la felicità in questo momento della tua vita?

La felicità, al momento, sarebbe uscire presto dal Covid, e poi tornare a fare concerti in tutto il mondo.

Un pensiero a tutti i Fans e le pagine dedicate, che ogni giorno ti supportano e ti sono vicine.

Io adoro tutti i miei Fans, sono grato per tutto quello che fanno per me, per tutto l’amore che hanno nei miei confronti. Posso solo dire che sto preparando tante cose belle per loro e per tutti quelli che mi seguono. Non so mai come ringraziarli adeguatamente. Arriveranno tante novità. Molto presto…

Giuliana Galasso

Ritratti di Sanremo. Aiello: Al Festival presento “Ora” e il mio nuovo pop “Meridionale”

Cosentino di nascita, romano di adozione, AIELLO parteciperà al Festival di Sanremo 2021 nella sezione Campioni con il brano “ORA”, che sarà incluso, così come i precedenti singoli estratti, nella tracklist del nuovo progetto discografico dell’artista intitolato “Meridionale” in uscita il 12 marzo 2021.

MERIDIONALE AIELLO

“Il mio secondo disco è un progetto a cui tengo particolarmente. Dopo “Ex-Voto”, questo nuovo lavoro rappresenta un modo per provare a confermare a chi mi ha apprezzato che non si è trattato solo di un abbaglio. Si tratta di un lavoro di grande onestà e trasparenza, l’ho portato avanti senza tradirmi cercando di fare un passo in avanti e di evolvermi seguendo il mio modo di vivere la musica. Il titolo rispecchia le mie origini e omaggia la Calabria, la terra che mi ha dato la voce. Una terra spigolosa, aspra, piena di ombre ma molto bella e molto generosa, circondata dal mare e dai sapori forti. Volevo accendere una luce su una terra di cui si parla poco, non si tratta di dualismo; vivo a Roma e amo Milano. Il meridione appartiene a tutti e la musica è contaminazione, è mescolare cose diverse e questa è la mia visione. Nel mio album ascolterete pop, clubbing, sonorità street, urban, classic in un turbinio di colori diversi.

La mescolanza tra generi musicali non è un lavoro artificioso. La mia terra è stata particolarmente soggetta a diverse colonizzazioni, ho voluto racchiudere un percorso culturale nel mio linguaggio contemporaneo, parlo di storie nuove ma anche di qualche storia che non sono riuscito a cancellare. Il disco gode della presenza di tre produttori: Brail, Alessandro Forte e MACE che, invece, ha coprodotto il brano sanremese. Sulla base di questa premessa spero che l’ascolto possa offrire diversi spunti. Ragiono in ottica di live, da spettatore ho sempre sognato una musica fatta di abbracci, lacrime e sudore; questa è la mia visione. La carnalità e la passione sono due caratteristiche che mi rispecchiano e che ho sempre riscontrato nelle popolazioni del sud del mondo nonché nel mio modo di vedere le cose e soprattutto la musica.

Nel brano “Ora” racconto la storia di un ragazzo che si appresta a vivere una storia d’amore e, come spesso accade, lo fa tramite il sesso: un sesso curativo ma non abbastanza, tossico ma solo in parte. Si tratta di un pezzo molto carnale, urlo di essere stato uno stronzo, non è banale ammetterlo, di solito è più facile incolpare qualcun altro, lo stronzo sono stato io e me ne assumo la responsabilità.

Ero solo nella mia casa di Roma, ho realizzato di avere delle colpe, ho parlato di sesso, un sesso speciale, che ho definito ibuprofene. Sono scappato, me sono pentito, non si può tornare indietro ma era giusto che chiedessi a me stesso cosa fosse accaduto e spiegarmelo. Ho voluto vestire le parole in modo non scontato, non volevo tradire la mia visione di musica.

 

Sono sempre stato un fan del Festival di Sanremo, tanti lo considerano pesante ma alla fine siamo tutti a guardarlo e a giudicarlo. Non ho mai pensato che fosse un passaggio obbligato per la carriera, l’anno scorso non ci pensavo assolutamente e neanche qualche mese fa, poi il momento particolare ha inciso. Sanremo è il più grande palco della musica live, Amadeus ha allargato molto i generi, il cast è cool, contemporaneo, giovane. Nel mio brano pop, classic e urban si incrociano provando a essere veraci alla ricerca di larghi abbracci sempre più stretti. Il Festival mi darà tre grandi regali: suonare con una grande orchestra, arrivare al maggior numero di persone possibili e poter tornare a suonare dal vivo. Inutile prevedere grande forza e consapevolezza, arrivo sul palco con coscienza maggiore e forte del fatto che tutto questo me lo sono sudato da solo se non con il sostegno delle persone che credono che io valga qualcosa. Ai tuoi live arrivi con una certa tensione ma ti senti anche protetto, a Sanremo sarò tra i big ma sarò il più piccolo dei big, avrò la responsabilità di conquistare tutti, un ruolo molto più difficile che cantare a casa propria. Se dovessi arrivare ultimo e avere i concerti pieni andrebbe benissimo così.

Aiello_ph Gabriele Gregis

Aiello_ph Gabriele Gregis

Sto lavorando per crescere e spero che questo traspaia soprattutto dal mio nuovo lavoro. Porto come esempio il feat. con Sum un’artista napoletana della scena r’nb che vive tra Milano e Londra. Ho chiesto un feat di qualità con un talento in fase di fioritura e l’ho incontrata personalmente al Giffoni Film Festival. Volevo Napoli nel mio disco, la volevo donna, brava, figa, cool e di alto livello. Quando lavoravamo al brano “Di te, niente” ho vissuto tutto il tuo entusiamo e spero di meritarmi la sua fiducia. Anche un artista piccolo rischia nell’ affiancarsi ad un altro progetto in via di sviluppo a cui si viene poi affiancati in seguito. Culturalmente la Campania e la Calabria sono legate da sempre, quella magia che immaginavo possibile si è concretizzata e ne sono orgoglioso.

Tra gli altri brani del disco, vorrei porre un focus anche su “Farfalle”. Il primo pezzo dell’album vuole dare subito uno scossone, si entra a gamba tesa nel viaggio sonoro con suoni più stronzi ma con un cuore sempre morbido. Poi c’è “Scomposto”, la ballad per eccellenza del disco nonché il pezzo manifesto della mia persona. Vivo tutto in modo poco abbottonato, poco schematizzato, seguo il flusso, sono sempre molto fluido nel racconto e nella condivisione delle mie visioni. Con il brano “Per la prima volta” vi dimostro che io sono uno che vuole ballare. Tutte le volte che hanno provato a incasellarmi, sono sempre scappato. Non sono un sottone né un angelo, la clubbing music mi fa volare e mi piace mostrare che si può ballare e sorridere oltre che riflettere sulle macerie delle storie passate”.

 

La geografia del buio: intervista a Michele Bravi

Michele Bravi ph credit Clara Parmigiani

Michele Bravi ph credit Clara Parmigiani

Quando ho ascoltato la prima volta “La Geografia del Buio”, il nuovo album di Michele Bravi, l’immagine a cui ho pensato subito è stata quella del famoso gioco enigmistico dell’unire i puntini con tratti di inchiostro, fino a comporre una figura, il collegare tutte le nostre zone d’ombra, fino ad arrivare alla luce. In realtà questo disco non insegna come trovare la luce ma come convivere con quelle “zone cieche”, che appartengono alle vite di tutti.
Lo conferma anche Michele Bravi, intervistato per Ritratti di note.

Michele, “La Geografia del Buio” è un bellissimo viaggio all’interno dell’animo umano, e della tua di anima…

Sì, e ci tengo a specificare che alla fine dell’album non c’è la luce, c’è piuttosto un modo diverso di intendere il buio, un modo di conviverci. Questo disco non parla di come uscire dal buio e raggiungere la luce, parla di come convivere col buio, di come trovargli uno spazio dentro la propria anima per attraversare il dolore…

Quale è stato il tuo più grande appiglio nel buio?

Guarda in realtà nel buio si sviluppa una sensorialità diversa e quindi, in generale, tu cerchi di ricostruire una realtà nuova, che non ha nulla a che fare con quella che conoscevi prima e che quindi non può essere nemmeno vagamente paragonata.
Io semplicemente l’ho abbracciato quel buio, l’unico appiglio è stato il lasciarsi andare al fatto che non c’era luce.
È come se tastassi le superfici di una stanza al buio, riconosci per prima la sedia, poi il divano, poi altre cose, e piano piano riesci a viverci nel buio…

In quest’album c’è una presenza femminile, quella di Federica Abbate, autrice, e interprete insieme a te della canzone “Un secondo prima”. Al di là del rapporto professionale, in questo pezzo,si evince la bellezza e la profondità del vostro rapporto…

È vero, Federica Abbate nasce come mia amica. In quest’album ha anche una sua veste professionale, che sono felicissimo di poter ospitare. “Un secondo prima” è una canzone sull’amicizia, e ci tenevo che fosse un’amica a cantarla e a condividerla con me.
Aggiungo una nota personale, credo che Federica Abbate sia uno dei più grandi talenti che abbiamo in Italia, e spero che anche il pubblico lo scopra…

Nella canzone “Storia del mio corpo” racconti una grande verità … “Il mio corpo è una casa che mi porto addosso, sopra i muri ha scritto quello che è successo…”
Ognuno di noi si porta sul corpo e sul viso i segni di ciò che ha vissuto, ma ogni piega, ogni ruga, può essere un solco sul quale far nascere un nuovo fiore.

Sì, il corpo è proprio la crepa in cui la vita si modella. In questo senso mi piace vedere come nel volto delle persone, nella loro fisiognomica, ci sia già suggerita la loro storia. Basta avere un velo di umanità in più per poterla accogliere. La storia di un corpo è proprio la storia di una vita.

Video: Mantieni il bacio

Nel processo di scrittura dell’album c’è un pezzo che ti ha toccato emotivamente più degli altri?

Forse proprio “Storia del mio corpo”, il pezzo più intimo tra tutti, perché racconta proprio la storia del mio di corpo, poi grazie alla magia della musica, che rende tutto universale, mi sto accorgendo che in questa canzone si riconoscono in tanti. Sto ricevendo molti messaggi di persone che mi dicono che questa canzone è anche la storia del loro corpo…

In quest’album c’è anche un brano strumentale, “A sette passi di distanza”.
La tua voce diventa il suono di un pianoforte. Nel presentare il brano, hai citato una bellissima frase di Gabriel Garcia Marquez che descrive la distanza geografica di due amanti che si rincorrono per una vita, “Non erano a sette passi di distanza ma in due giorni diversi”…

La frase è tratta dal romanzo “L’amore ai tempi del colera”. Questo brano racconta la mia storia d’amore ma allo stesso tempo la mia incapacità a parlare. Questo disco nasce dal silenzio più totale, non a caso, nell’ultima stanza di questo percorso nel buio, anche le parole non servono più, vengono messe da parte, e rimane soltanto l’unico linguaggio più alto che conosciamo, che è quello della musica.

La prima cosa che farai, artisticamente, quando tutto sarà finito, immagino sia un concerto

La risposta è scontata, ma credo che in questo momento, per chiunque lavori nella musica e nello spettacolo, poter risentire l’odore del palcoscenico, poter rivedere gli occhi delle persone durante un concerto, sia diventato un miraggio lontanissimo. Spero che avrò la possibilità di fare un concerto, spero di poter lavorare per costruirmela questa possibilità, nonostante l’incertezza dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo…

MicheleBravi_tour

Uno dei pezzi che amo di più in quest’album è “Maneggiami con cura”. C’è una frase che è la sintesi di tutto il disco, “Ho trovato la bellezza anche dentro un errore”

È un po’ quello che dico sempre, dall’inizio della mia carriera, già con la scrittura di “Il Diario degli Errori”. L’ errore non deve intendersi come sbaglio, ma come semplice imperfezione. Viviamo gli errori come sbagli perché abbiamo questo disegno della perfezione che ci perseguita, ma nella realtà la vulnerabilità e la fragilità ci insegnano a conviverci con le imperfezioni.

Giuliana Galasso

Dopo “La vita breve dei coriandoli, il secondo singolo estratto dall’album é “Mantieni il Bacio”, canzone che contiene le parole di Massimo Recalcati.

Questa la Tracklist dell’album:

1) La promessa dell’alba
2) Mantieni il Bacio
3) Maneggiami con cura
4) Un secondo prima (feat. Federica Abbate)
5) La vita breve dei coriandoli
6) Storia del mio corpo
7) Tutte le poesie sono d’amore
8) Senza fiato
9) Quando un desiderio cade
10) A sette passi di distanza

La Geografia del buio: il nuovo album di Michele Bravi

MICHELE BRAVI_cover_ph credit Roberto Chierici

MICHELE BRAVI_cover_ph credit Roberto Chierici

Esce il 29 gennaio “La Geografia del Buio”. Il nuovo concept album di Michele Bravi racchiude al proprio interno una prorompente forza evocativa. Il lavoro rappresenta una grande riflessione sul dolore nata dalla solitudine più grande che l’artista abbia mai conosciuto. Dopo tanto tempo trascorso in silenzio, un tempo infinito senza la forza di poter parlare, Michele Bravi presenta l’album parlando come un fiume in piena, con un animo finalmente capace di poter raccontare in modo profondo, intimo e speciale tutto quello che si cela dietro queste dieci tracce.

L’album prende vita da “Diario di un dolore” di C.S Lewis e da una presa di coscienza: l’afflizione non è uno stato ma un processo. Non serve una mappa per descriverlo ma un racconto. “La geografia del buio” è il disegno di un labirinto ed è la storia di come si convive con il buio; un concept album che va seguito come un sentiero che attraversa il buio e dà uno spazio al dolore.

“Di solito si cerca di nascondere il dolore ma invece va mostrato al salotto e puntarci sopra una lampada. Il dolore è un fatto, una casa senza luce è comunque una casa e io quella casa ho imparato ad arredarla grazie alla terapia, ho potuto dare un disegno a quel labirinto che avevo percorso attraverso queste 10 canzoni.

“La geografia del buio” è anche il disco d’amore più grande che abbia mai scritto e interpretato. Spero che condividere il mio dolore possa avere una forza propulsiva enorme. La condivisione è tutto; ho potuto decifrare il mio dolore solo quando la persona a cui ho dedicato il disco ha condiviso il suo dolore con il mio.

L’obiettivo del disco è narrativo, il suono del pianoforte doveva essere particolare, non perfetto. Ecco perché abbiamo scelto un piano che avesse una storia, uno strumento verticale di inizio ‘900. Tutto il disco è stato scritto nel salotto di casa, tra i suoni della quotidianità, attraverso un lavoro di sottrazione che mettesse in risalto il silenzio.

Ci tenevo che questo disco potesse essere letto sia attraverso la parte lirica che attraverso una trama nascosta, un filo che passasse tra il suono della mia voce e il suono del pianoforte. Ringrazio Andrea Manzoni che è riuscito a colorare con i suoi respiri e con il suo tocco degli arrangiamenti già molto complessi.

C’è un brano intitolato “A sette passi di distanza”, una canzone senza testo, in cui risaltano i miei respiri di quando ancora non riuscivo a cantare. Nel mentre che la eseguivo per spiegarla in studio, qualcuno ha schiacciato un rec ed è stata trattenuta nella sua imperfezione nel momento ideale per farlo. “Mantieni il bacio” è stato scritto da Federica Abate, una mia grande amica che mi ha protetto molto ma anche una grande professionista. A 8 anni perse sua nonna e a mezzanotte scrisse “Cinderella” di cui ha conservato la melodia in un cassetto. Mi ha regalato questo brano che poi ha incontrato le parole di Massimo Recalcati e di Cheope.

 

La seconda parola che racchiude il disco è “amore”. Ritengo questo lavoro la più grande dichiarazione d’amore che io abbia mai fatto. La persona che ha condiviso il dolore con il mio, una mattina sul letto di casa mia mi ha chiesto di usare la musica per raccontare il mio dolore e questo disco è la dimostrazione del fatto che sono riuscito a mantenere la promessa. Tempo fa quando parlavo della mia sessualità volevo dimostrare la parità nel poter non dire, ora invece dico che chi ama deve poter condividere questa forza propulsiva. Questo è il mio invito ad esporsi per chi ha il coraggio di farlo e soprattutto per permettere a qualcuno di dare un primo bacio e sentire effettivamente quel sapore senza nessuna voce che ti confonde e che allontana da un ricordo che può essere bellissimo”.

 Raffaella Sbrescia

Video: Mantieni il bacio

Tracklist

  • La promessa dell’alba
  • Mantieni il bacio
  • Maneggiami con cura
  • Un secondo prima ft Federica Abbate
  • La vita breve dei coriandoli
  • Storia del mio corpo
  • Tutte le poesie sono d’amore
  • Senza fiato
  • Quando un desiderio cade
  • A sette passi di distanza

 

 

 

 

Brigata Bianca: dal Golfo Mistico ecco il nuovo album di Samuel

Samuel - Brigata Bianca

Samuel – Brigata Bianca

“BRIGATABIANCA” è il secondo album solista di Samuel Romano che arriva a distanza di quattro anni dal suo primo disco “Il Codice Della Bellezza”, pubblicato a febbraio 2017. Il progetto prende vita nel Golfo Mistico, lo studio rifugio di Samuel ma è anche ispirato al nome del tour che lo ha portato in giro quest’estate per tutta l’Italia, a partire dalle isole Eolie, in cui l’artista è stato protagonista di suggestivi live in barca a vela. A completare la Brigata si uniscono le collaborazioni di Samuel con Colapesce, Ensi, Fulminacci, Willie Peyote e Johnny Marsiglia che danno vita a cinque featuring trascinanti, oltre ai diversi produttori che hanno partecipato: Ale Bavo, Dade, MACE & Venerus, Machweo, Michele Canova, Federico Nardelli e Strage. Fra i nomi dei musicisti da segnalare il tocco di Roy Paci all’arrangiamento, direzione dei fiati, alla tromba e flicorno soprano in due tracce. L’ideadi brigata è quindi quella di un gruppo allegro, baldanzoso in cui ognuno riesce a creare dinamiche e flussi musicali in grado di dare un’anima viva e vibrante alla tracklist del disco. Letture, ascolti musicali, aneddoti, influenze s’insediano nelle strutture delle canzoni creando i presupposti per un progetto anche grafico, decisamente originale. Coadiuvato dall’ Art Director Marco Rainò e dallo stilista Carlo Pignatelli, Samuel mette a punto un’uniforme per sè e una bandiera intrisa di simboli in grado di identificare in modo iconografico ogni singolo brano del disco. Riportati anche sulla bandiera che il cantante stringe sulla copertina, i simboli diventano i talismani di un nuovo viaggio artistico, i segni espressivi con i quali significare un racconto, anche, biografico di grande intensità.

“Brigata Bianca” è il frutto di una selezione tra centinaia di brani stipati nei cassetti di Samuel. Da sempre penna prolifica per i suoi Subsonica, l’artista può permettersi il lusso di fare un ragionamento differente, di scegliere brani più riflessivi e adatti ad un ascolto pensato. “Non si tratta di musica da assembramento -dice Samuel- lucidamente contestualizzato al momento storico che stiamo affrontando. Avevo tanto materiale, magari anche qualcosa che si somigliava, avevo voglia di scrivere qualcosa che mi portasse da un’altra parte. Tra tutte spiccano “Io e te” e “Felicità”: due canzoni nate prima della pandemia e scritte in uno dei momenti più felici della mia vita. Nate forse per paura che arrivasse un momento simile. “Io e te” racconta l’evoluzione di un percorso in cui tutto quello che ti circonda ti esplode intorno mentre ti fai bastare le sfumature che percepisci. Poi arriva la maturità e la necessità di andare a dire a te stesso cosa ti piace e cosa no. In “Felicità” invece prendo atto di esserci arrivato seguendo il percorso che volevo, nel modo in cui volevo e con le persone che ho scelto.

Negli ultimi due anni ho avuto un periodo deflagrante, ho avuto un percorso accidentato, ho capito di trovarmi a vivere sempre le stesse cose e ho scelto di trovarmi completamente immerso dentro le situazioni peggiori. Avevo una tragedia interiore che si stava sviluppando, ho messo a fuoco le cose latenti della mia vita. Sono quindi andato a scegliere le canzoni che raccontavano meglio questo periodo travagliato per scoprire cosa ne sarebbe stato della mia vita futura concedendomi il permesso di ragionare e far riflettere anche chi mi avrebbe ascoltato”.

 Raffaella Sbrescia

Video: Cocoricò

TRACKLIST

I. Gira La Testa

II. Giochi Pericolosi Feat. Willie Peyote

III. Se Rimani Qui

IV. Tra Un Anno

V. Cocoricò Feat. Colapesce

VI. Bum Bum Bum Bum Feat. Ensi

VII. Nemmeno La Luce

VIII. Io e Te

IX. Felicità Feat. Fulminacci

X. Quella Sera

XI. Dimenticheremo Tutto

XII. Vorrei

XIII. Palermo Feat. Johnny Marsiglia

XIV. Veramente

XV. Chi Da Domani Ti Avrà

 

 

 

 

31SALVITUTTI: la recensione del nuovo album di Flo

Flo-  31SALVITUTTI

Flo- 31SALVITUTTI

A distanza di due anni dall’ultima pubblicazione ufficiale, la cantautrice e poliedrica attrice Floriana Cangiano, in arte FLO, pubblica 31SALVITUTTI (produzione Arealive srl – distribuzione Believe Digital), un nuovo album di inediti che vede il francese Sebastien Martel, artista creativo e visionario, alla produzione artistica. Grande conoscitore della World Music Europea, del meltin pot parigino e della musica africana, Martel mescola il sapore delle banlieue francesi a quello di Napoli raggiungendo un risultato sonoro tanto intenso quanto eterogeneo. A colorare i suoni sono i testi e la inconfondibile vocalità di Flo, un’artista coraggiosa, sempre affamata di palco, di vita, di storie, di emozioni da sfidare e da trasmettere.
Il suo modo di esprimersi si muove lungo un filo sottile che unisce passione, estasi, malinconia e teatralità. Questa volta Flosceglie come punto di partenza un numero: il 31in numerologia rappresenta la lotta, il riscatto e la forza ed è per questo che le 12 canzoni in tracklist racchiudono storie di salvezza, eroica e consapevole oppure semplicemente casuale; storie che esortano, incitano a reagire, a farsi attraversare dalla vita, ad accogliere – anzi a provocare – il cambiamento.

31SALVITUTTI è il nostro primo grido di vittoria, la prima volta che da bambini ci sentiamo degli eroi. Salviamo noi stessi e gli altri, correndo a perdifiato più forte di tutti. Ma se nel gioco i bambini sono tutti uguali e ognuno può vincere, nella vita non è così: a molti questa possibilità è negata sin dal via. Sogno dei “nastri di partenza” più giusti, una corsa più umana, in cui ognuno possa procedere alla sua velocità, verso il traguardo che sceglie”, spiega la cantautrice a proposito della titletrack, cantando “Quando ti manca il fiato, corri più forte”. Il nuovo singolo OUI OUI SAUVAGE è un blues dal ritmo sinuoso emblema della sensualità. Bellissima la tammurriata intitolata AURORA BOREALE, un rituale dai richiami tribali, un inno alla libertà perché da che il mondo è mondo “chi canta votta fore”. L’ascolto prosegue con LA GAVIOTA; il brano trae ispirazione dalla novella di Fernan Caballero, in cui una ragazza soprannominata Gaviota (gabbiano), per la sua voce splendida e il suo spirito libero, intende migliorare la sua condizione attraverso una serie di relazioni con vari uomini. L’autore riserva alla protagonista un finale drammatico, Flo invece la esorta a volare sempre più in alto e a godere della vita senza riserve.

Video: L’uomo normale

Il brano più politico e più importante del disco è L’UOMO NORMALE: “L’uomo normaleè colui che è inconsapevole di quanto razzismo, di quanta omofobia, di quanto fascismo si nasconde dentro i suoi gesti quotidiani. Non è il criminale o il serial killer, ma il nostro vicino di casa, nostro padre, un nostro collega di lavoro. L’uomo normale forse siamo noi. È quello che lavora per la famiglia e quindi pretende che il figlio sia un campione per forza; che non picchia la moglie, ma le impone come vestirsi; che tollera gli stranieri e non ha nulla contro i gay”, spiega Flo a proposito di questo brano in cui ogni “però” diventa pesante come un macigno e finisce per creare differenze e divisioni.

Il picco massimo dell’intensità espressiva vocale di Flo arriva sulle note di ACCUSSÌ; il titolo riprende una parola napoletana dai mille significati e che in questo caso racconta di un sentimento nato, cresciuto e finito. Il tocco creativo è racchiuso in RADIO VOLKAN, la radio sovversiva e fantastica, che trasmette da un vulcano addormentato Particolare la personificazione della radio per parlare alla propria città spesso prigioniera dei propri stessi clichè e stereotipi: “Svegliati che il cambiamento può essere ora, venire da dentro” è il monito di Flo a Partenope e ai partenopei. Il discorso continua in MIRACOLOSA ANARCHICA, una sorta di ossimoro che descrive Napoli e tante altre città divise tra sacro e profano in cui si spera nei miracoli, ma allo stesso tempo capita di sentire dentro quella maledetta voglia di andare via.

Il nostro racconto di “31Salvi tutti”, si chiude volutamente con PER GUARDARTI MEGLIO, un brano dedicato a Ilde Terracciano e a tutte le spose bambine del mondo. Bambine vendute come oggetti, spesso vittime delle loro stesse famiglie dal destino tragico e drammatico. Vite al buio senza primavera e senza spiragli di libertà trovano un barlume di luce nelle parole di Flo, capace di raccontare sogni perduti con intenso pathos e travolgente emotività. Alla luce di questi promettenti presupposti sarà interessante scoprire “Brave Ragazze”, il lavoro di ricerca, traduzione e reinterpretazione di canzoni, firmate dalle più coraggiose cantautrici del mondo latino e mediterraneo che Flo pubblicherà nella primavera del 2021 e che segnerà in maniera ancora più decisiva un repertorio già ricco di verità e di emozione.

Raffaella Sbrescia

 

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